sabato 28 marzo 2015

Intervista: ENABLERS - "IL FLUSSO DEL TEMPO"






SONO FELICE DI AVER AVUTO L'OPPORTUNITA' DI INTERVISTARE I CALIFORNIANI ENABLERS (PROVENIENTI DA SAN FRANCISCO). LE RISPOSTE CHE MI SONO STATE DATE DA JOE GOLDRING, PETE SIMONELLI E KEVIN THOMSON PERMETTONO DI CAPIRE COSA SI NASCONDE DIETRO IL NUOVO ALBUM "THE RIGHTFULL PIVOT", OLTRE CHE DARCI LA POSSIBILITA' DI CONOSCERE L'ATTITUDINE DI UNA DELLE FORMAZIONI PIU' INTERESSANTI DEL CIRCUITO POST-ROCK. UN RINGRAZIAMENTO SPECIALE VA A MAGNUS DELLA CREATIVE ECLIPSE PR. PER AVERMI MESSO IN CONTATTO CON QUESTI GRANDI MUSICISTI.

1. Oggi è un giorno speciale perché sono molto felice di parlare con voi. La mia prima domanda è la seguente: Guardando al presente ma tenendo in considerazione il vostro passato, quanto è stata importante l'evoluzione per una band come gli Enablers? Siete soddisfatti e felici dei risultati raggiunti fino ad oggi?

JG: E' tutto più divertente. La nostra analisi con ciò che stiamo facendo è molto più costruttiva che distruttiva. Oggi abbiamo maggiore fiducia nel nostro operato.

PS: Si, oggi è molto più divertente.

KT: Il songwriting degli Enablers si modella grazie alle nostre capacità e cambia anche in relazione alle esperienze di vita personali.

2. Potete illustrarci l'attuale processo di scrittura degli Enablers? Quando scrivete un nuovo album, preferite affidarvi ad uno specifico stato d'animo per completare tutte le tracce, oppure create delle singole canzoni per poi tentare di fonderle insieme?

PS: Non c'è mai stato un tono specifico in quello che creiamo. E' un modello in costante mutamento.

JG: Può essere una composizione fatta da Kevin, oppure da Joe, ma anche una combinazione tra le due parti. Ovviamente non mancano le canzoni improvvisate.

KT: Cerco di essere "ricettivo" quando scrivo delle canzoni e non voglio che siano troppo difficili da dirigere, quindi le cose non vanno mai in una direzione particolare. Di solito quando una composizione è adatta alla band la modifichiamo o la arrangiamo per determinare la sua poetica.

3. Come descrivereste il nuovo album "The Rightful Pivot" a quanti non lo hanno ancora ascoltato?

JG: E' un disco rock che evita di essere troppo rock. Gli arrangiamenti e le composizioni sono più in linea con una struttura narrativa. Il fatto che nella band ci siano due chitarre, una batteria e soprattutto un cantante narratore, ci distingue dalla maggior parte dei gruppi rock. Perché noi non seguiamo un approccio di genere guidato da qualcosa di premeditato. Le nostre canzoni possono avventurarsi in numerosi territori sia come tempi che come arrangiamenti.

4. Pete, vorrei sapere di cosa trattano i nuovi testi. In che modo porti i tuoi pensieri su carta?

PS: Ciò che scrivo sono delle poesie e non le ho mai volute considerare come 'testi'. Vengono adattate sulla musica e quindi restano sempre tali. Quando scrivo, mi siedo e ho bisogno di stare del tempo da solo, potrei farlo ovunque, sulla base di varie curiosità personali.

5. Il tour che state facendo celebra il decimo anniversario della band? Quali sono le vostre considerazioni su di esso fino a questo punto?

KT: Non abbiamo mai pensato di celebrare i dieci anni di attività con un tour, però sì, sono dieci anni fino a questo punto! Abbiamo un nuovo Lp da promuovere e l'impulso è quello di suonare in giro la nostra musica e vedere i nostri amici. So far, this tour has delivered.

6. Qual è la vostra opinione sulla scena post-rock di oggi? Sono sempre incuriosito da quello che i miei interlocutori ascoltano nel loro tempo libero. Avete dei gruppi che preferite oppure delle releases (attuali o più datate) che amate riascoltare?

KT: Veramente non ho mai seguito attentamente la scena post rock. I miei ascolti possono variare. Potrei andare da "Harvest" di Neil Young a Satie che suona le melodie di Coltrane.

JG: Io non mi sento sicuro nell'esprimermi sulla scena post rock, ma ci sono delle band che mi piacciono: Suzanne Silver, Picore, Torticoli.

7. Ho conosciuto la vostra band diversi anni fa, utilizzando i canali della rete, sfogliando delle riviste musicali e leggendo delle vostre interviste su vari blog; quindi, voglio chiedervi: Cosa ne pensate di Internet e delle possibilità che concede a quanti vogliono promuovere la propria musica? Appoggiarsi al web può aiutare? Inoltre, vorrei sapere se vi gratifica quando trovate il nome degli Enablers tra le influenze di altre giovani band...

KT: A dire il vero sto ancora imparando su questo genere di cose. Sono certo che per i gruppi che hanno raggiunto il nostro livello o che hanno voluto proseguire in un certo modo, Internet è stato sicuramente indispensabile. Usare i canali del web è molto importante per il booking e per restare in contatto con i nostri fan, e quest'ultima cosa mi piace veramente. Ma sono anche il primo a tenere le distanze dai media, perciò non ho molto da dire sui siti musicali o sugli attuali blog. Rispondendo alla seconda parte della tua domanda, posso dirti che essere menzionati tra le influenze di altri gruppi può essere di aiuto ma nello stesso tempo può diventare controproducente. Noi Enablers non ci glorifichiamo attraverso le opinioni degli altri. La cosa più soddisfacente per me è vedere una stanza piena di persone che godono della nostra musica. Questo è quello che piace a tutti noi.

8. Non finirò mai di ringraziarvi per questa piacevole intervista e spero che la prossima volta io possa intervistarvi di persona. Avete qualcosa da aggiungere per i lettori di Son of Flies webzine?

JG: Send recipes! Thank you!


CONTATTI:

enablers.bandcamp.com
facebook.com/Enablers
atypeekmusic.com


ENABLERS line-up:

Joe Goldring - Chitarra
Kevin Thomson - Chitarra
Pete Simonelli - Voce
Sam Ospovat - Batteria


RECENSIONE:
ENABLERS "The Rightful Pivot" - Atypeek Music | Exile on Mainstream