mercoledì 30 aprile 2014

Recensione: DREAD SOVEREIGN "All Hell's Martyrs"
CD 2014 - ván records




"All Hell's Martyrs" è un album di debutto energico e ben prodotto, forse stilisticamente poco innovativo, ma senz'altro autentico e funzionale. Il progetto DREAD SOVEREIGN è stato messo in piedi dal musicista irlandese Nemtheanga dei Primordial che appoggiato da Sol Dubh (batteria) e Bones (basso) evidenzia un suono ruvido influenzato dall'heavy sound degli '80 (le sfumature dei Celtic Frost, Saint Vitus non mancano!). Avvalendosi di certi elementi della vecchia scuola è prima emotivo, per poi virare, su ogni brano, verso plumbee atmosfere dal ritmo cadenzato. "All Hell's..." evidenzia fin dal primo ascolto un'accuratezza produttiva oltre la media, fatta di passaggi elaborati ma essenziali, e una purezza compositiva che non delude mai. Il primo disco dei Dread Sovereign andrebbe inteso quindi , come un'ottima occasione per osservare (da vicino), il personaggio su citato in delle vesti che forse gli sono più congeniali (la sua immensa teatralità vocale raggiunge livelli sbalorditivi). Seguendo il percorso già calcato dai vecchi 'dei' del doom, Nemtheanga si pone come un anima spettrale che, alimentata da una musica così cupa, ipnotica e voluminosa, racconta la sua tragedia più profonda. Scelti dalle tenebre i 3 cavalieri dell'oscuro verbo proiettano le strutture lisergiche in una cavità aperta in cui l'aria vibra in risonanza con un determinato suono pulsante. Non ci sono cenni di cedimento durante l'intera durata!! I Dread Sovereign suonano da manuale riuscendo a nutrire al meglio il mio animo instabile. E' impossibile non rimanere rapiti da canzoni quali: "13 Clergy To The Flames", "Cthulhu Opiate Haze", "Pray To The Devil In Man", "Cathars To Their Doom". Provare per credere.

Contatti: 

dreadsovereign-vanrecords.bandcamp.com/release
facebook.com/DreadSovereign

TRACKLISTING: Dread Sovereign (Ván Records) - Drink The Wine, 13 Clergy To The Flames, Cthulhu Opiate Haze, The Devil's Venom, Pray To The Devil In Man, Scourging Iron, The Great Best Speaks, We Wield The Spear Of Longinus, Cathars To Their Doom, Live Through Martyrs - Transmissions From The Devil Star.




martedì 29 aprile 2014

Recensione: JACKALS "No Solution"
12" LP 2014 - hardware records




Questo "No Solution" dei JACKALS è un album che vomita un punk/hardcore drogato e tormentato fino al midollo. Il sound grezzo riesce a spingermi indietro nel tempo, tanto da farmi rivivere alcune sensazioni assimilate negli anni '90. La proposta degli inglesi pur essendo abbastanza datata, non manca d'impatto, per questo motivo il virus dell'odio presente nei pezzi non stenta a diffondersi nell'apparato uditivo. Per farla breve,
un muro di suono ruvido edificato su delle solide fondamenta!! Ma cosa rende vincenti questi Jackals? Semplice: la schiettezza e la genuinità con cui maltrattano i loro strumenti. Musicalmente ci troviamo di fronte ad un ampio spettro di influenze ancorate all'old-school, mentre le linee vocali fanno da corazza al corpo nervoso della band. "No Solution" farà le sue vittime nelle cantine fetide dei tanti centri sociali autogestiti e fungerà da esempio utile per affermare la longevità di un filone duro a morire. I Jackals hanno l'attitudine dura / ringhiante degli animali da combattimento e faranno la felicità di quanti si entusiasmano all'ascolto di trame veloci, arrembanti, bastarde, senza compromessi, a tratti figlie del crust-powerviolence. In conclusione posso dire di aver conosciuto un disco gradevole, specie se metabolizzato senza nessuna pretesa. A buon intenditor poche parole!

Contatti: 

wearejackals.blogspot.it
facebook.com/pages/Jackals
hardwarerecords.bandcamp.com/album/jackals-no-solution-12

TRACKLISTING: Gunboat Diplomacy, Violent Suppression, Indefinite Detention, Manipulation, Pulled Under, Sorry Excuse, Right To Protest, Illusion Of Control, No Solution, Hierarchy.


lunedì 28 aprile 2014

Recensione: CATACOMBE "Quidam"
LP 2014 - downtone | raging planet | wooaaargh | wolves & vibrancy




Dopo i già validi "Memoirs" (2008) e "Kinetic" (2010), arriva il momento di concentrarsi sul nuovo capitolo dei portoghesi CATACOMBE. Il gruppo è attivo in quel di Porto dal 2007 e in soli 7 anni è riuscito a trovare un buon posto all'interno della scena post-rock (strumentale), grazie ad un songwriting che alimenta suoni voluminosi, ipnotici e mette in evidenza le innumerevoli idee di scrittura creativa. "Quidam" è un'opera davvero particolare che tende ad alzare la soglia del potenziale d'azione molto lentamente, dopo la prevedibile stimolazione iniziale, determinando una progressiva catarsi interiore. Trasducendo l'energia risoluta dei quattro strumenti in impulso elettrico mantengono tutto il lavoro in equilibrio. Forse rispetto al passato i Catacombe hanno preferito soluzioni distese e meno articolate, ma resta il fatto che la tensione non lascia mai spazio alla rassegnazione. La membrana plasmatica del sound riesce a sopportare il peso degli accordi ed è anche per questo che le vibrazioni riescono ad agire attraverso un moto ondulatorio costante. Certo, si poteva variare un po' di più anche se i musicisti hanno fatto del loro meglio per tirare fuori qualcosa di emozionale. I momenti riusciti ci sono all'interno del disco (provate ad ascoltare "Shroud" o "Lolita") e vanno approfonditi con la giusta attenzione. L'LP "Quidam" mette bene in mostra l'evoluzione compositiva dei nostri per questo piacerà ai fan del genere. Consigliati a chi ha apprezzato le ultime releases dei Tides From Nebula. Le due band hanno delle caratteristiche in comune.

Contatti: catacombeofficial.bandcamp.com/quidam - facebook.com/catacombeband

TRACKLISTING: Zenith, Ninho de Vespas, Shroud, Lolita, Mental Confusion, Nadir.




domenica 27 aprile 2014

Recensione: BEASTPLAGUE "Beastplague"
CASSETTE 2014 - autoprodotto




A due anni di distanza dal precedente "Manifestation", tornano a farsi sentire i BEASTPLAGUE, con il nuovo EP omonimo, breve lavoro che sviluppa ulteriormente il lato più diretto della band americana, costruito sia su tempi aggressivi e tirati che su passaggi rallentati e meno sistematici. Premetto che non siamo di fronte a dei musicisti speciali, ma quantomeno i nostri riescono a macinare al meglio i loro riff assassini e i cambi di tempo fulminei; il tutto spalmato su di un minutaggio davvero essenziale (ogni brano non supera mai il minuto di lunghezza). Il punto di forza di questa formazione rimane il drummer (incredibilmente efferato nel modo di percuotere le pelli del suo strumento) anche se gli altri membri fanno il loro dovere senza particolari affanni. Quindi, se avete assimilato queste mie poche righe, potreste ben immaginare cosa vi riserverà l'ascolto di questo "Beastplague". 10 pezzi che sputano odio viscerale mediante un death/grind cinico ed animalesco! Un EP fugace dotato dell'inconfondibile marchio di fabbrica del genere. E dopo tutto titoli come "True Force", "Castration", "No Future, No Past" parlano chiaro. Non serve aggiungere altro. Sparatevi la vostra dose attingendo dal bandcamp del gruppo.

Contatti: beastplague.bandcamp.com - facebook.com/beastplague

TRACKLISTING: Concubina Sordibus, True Force, Full Sequence, Fortis Quadramanus, Ruined, Castration, Glorified Rottendom, No Future - No Past, An Evolution of Violence, Self-Extinction.


sabato 26 aprile 2014

Recensione: BRUTALLY DECEASED "Black Infernal Vortex"
CD 2014 - doomentia records




Se siete tra quelli che 'adorano' "Like an Ever Flowing Stream", il primo full-length dei maestri Dismember, allora dovreste schierarvi dalla parte dei deathster BRUTALLY DECEASED, impegnati a far rivivere quel sound così scarno ed efficace. Provenienti dalla Repubblica Ceca, i 5 musicisti sono attivi dal 2007 ed hanno già confezionato due releases (il primo CD "Dead Lovers' Guide" del '10 e lo split con gli svedesi Interment, risalente al 2013). Si sa che oggi il music business è talmente 'malato' che puoi fare il disco più bello del mondo e non piacere a nessuno oppure farne uno che sia nella norma e ricevere un sacco di attenzioni soltanto perché suoni la musica giusta al momento giusto e magari con attitudine vera. Dipende sempre dai gusti personali di ognuno. I Brutally Deceased fortunatamente possono essere avvicinati a quanti continuano a perseverare per mantenere alta la bandiera del death metal dal taglio swedish. Nonostante siano una band nata da poco, hanno tutte le carte in regola per ritagliarsi un po' di spazio nell'underground. La cosa importante rimane comunque il fatto che questa volta i nostri abbiano avuto l'occasione di produrre un disco compatto, dal suono 'live' e che probabilmente catturerà le attenzioni ed i consensi delle vecchie generazioni. Lontani dall'ottenere la notorietà dei mostri sacri del genere, i Brutally Deceased si meritano comunque la loro fetta di pubblico grazie ad un full-length che sa mantenere una certa intensità e che colpisce allo stomaco con una produzione azzeccata. Per chi volesse farsi un idea più approfondita potrà ascoltare due songs ("Devil's Tarn", "Black Hammer of Satan") dal bandcamp ufficiale. "Black Infernal Vortex" non è da sottovalutare.

Contatti: brutallydeceased.bandcamp.com - facebook.com/brutallydeceased

TRACKLISTING: Divinity And Decay, Devil's Tarn, Day Of Darkness, Black Hammer Of Satan, Serve The Labyrinthine Tombs, Regurgitation Of Blood, Devoured Flesh And Gastric Juices, Below The Adversary, Prelude To Deathwish, Deathwish.


venerdì 25 aprile 2014

Recensione: MIASMAL "Cursed Redeemer"
CD | LP 2014 - century media




Per far esplodere l'adrenalina, non c'è altro da fare che inserire nel vostro lettore cd questo "Cursed Redeemer", album degli svedesi MIASMAL (attivi nella città di Gothenburg). I musicisti impegnati nel progetto sanno come far girare certe sonorità dei tempi che furono, costringendo gli strumenti a sottomettersi alla loro precisa volontà e a determinate linee portanti. Le vocals, i riff, la sezione ritmica, sono stati tirati a lucido con accurata meticolosità in modo da accomodare tutti quegli ascoltatori che in un modo o nell'altro si sentono costantemente legati
a quel suono svedese dalla formula ormai fin troppo "usata ed abusata" (vedi: Dismember, Entombed...). Il dubbio si pone allorquando si deve posizionare sulla bilancia l'effettiva sostanza del quartetto scandinavo, anche perché, i Miasmal si limitano a seguire i fantasmi di alcuni dei migliori dischi dell'epoca. Cosa ne viene fuori??? Semplice, un album concreto che si proietta in uno spazio piuttosto saturo già consumato da nomi abbastanza affermati. Il gruppo è in perfetta forma, e lo dimostra chiaramente, ma forse inizia a dipendere un po' troppo da quanti li hanno preceduti. Questa è di sicuro la loro migliore produzione (il nome Studio Fredman fa un certo effetto!), ed esprime al meglio la musica contenuta sul secondo lavoro. "Cursed Redeemer" si fa ascoltare senza particolari affanni: svedish death metal imbastardito dal thrash, ma, soprattutto, permeato da un feeling punk / rock'n'roll avvelenato, che rende i loro brani fortemente ribelli e coinvolgenti. Niente di nuovo, ma almeno i 4 ragazzi hanno il pregio di non annoiare (a differenza di altri simili!!). Se per voi è sufficiente, stappate una birra ghiacciata e godeteveli fino in fondo. Non vi fermerete ad un solo ascolto.

Contatti: facebook.com/miasmal 

TRACKLISTING: Cursed Redeemer, Call of the Revenant, Whisky Train, Excelsior, A Veiled Remembrance, Until the Last, Frozen in Time, 2013.


giovedì 24 aprile 2014

Recensione: ABORTED "The Necrotic Manifesto"
CD | LP 2014 - century media




Gli ABORTED sono uno dei gruppi più affermati nel circuito estremo del vecchio continente e questo resta un dato di fatto imprescindibile. Una carriera piena di soddisfazioni, di successi, ottenuti grazie a degli album sempre competitivi (8 full-length per l'esattezza: uno pubblicato da Uxicon Records, 3 da Listenable Records e 4 messi in commercio dalla Century Media; mettendo da parte i vari demo, EPs e split), tenendo in considerazione alcune parentesi meno azzeccate (!!). La cosa che bisogna riconoscergli è quella spiccata caparbietà di fondo capace di segnare il ritmo intrapreso nel lontano 1995. Nel 2014 si ripresentano assetati di sangue e ci fanno ascoltare ancora una volta del violentissimo death m. prodotto bene, diretto come un pugno in faccia, suonato magistralmente, energico e carico come nessuna altra pubblicazione precedente. I belgi sono cambiati molto durante i tanti anni, pur rimanendo sempre se stessi. Non parlo solo della musica, ma anche della line-up (diverse sono state le sostituzioni). La band di per sé ha saputo tenere testa a tante altre formazioni rinomate (tra alti e bassi), tenendosi stretti i vecchi fan e naturalmente conquistandone degli altri. "The Necrotic Manifesto" getta benzina su questo nuovo inizio, messo in moto con il precedente "Global Flatline" (2012); dimostrando come i nostri rispettino il loro passato cercando di mantenerlo su temperature calde all'interno delle nuove 14 composizioni, a tratti schiave della scuola Carcass (Coffin Upon Coffin, per fare un esempio). Il capitolo attuale dipinge diverse facce della bestia di oggi e questo gli fa onore! Al sound degli Aborted non servono eccessive novità, gli standard, gli elementi che gli sono familiari, restano quelli e, sono ulteriormente amplificati dall'intelligenza con cui vengono eseguiti. Lo avevano già dimostrato due anni fa, anche se nel corpo di "Global Flatline" la componente brutale aveva lasciato il posto a fraseggi più groove e carichi di idee meno efferate. Insomma, al pari di altre grandi realtà, questi ragazzi continuano a sfornare materiale di alta caratura. Gli amanti del genere non rimarranno delusi!

Contatti: goremageddon.be facebook.com/Abortedofficial

TRACKLISTING: Six Feet of Foreplay, The Extirpation Agenda, Necrotic Manifesto, An Enumeration of Cadavers, Your Entitlement Means Nothing, The Davidian Deceit, Coffin upon Coffin, Chronicles of Detruncation, Sade & Libertine Lunacy, Die Verzweiflung, Excremental Veracity, Purity of Perversion, Of Dead Skin & Decay, Cenobites.




Recensione: HATE GIVING DAY "La Calavera Infernal"
CD 2014 - autoprodotto




I napoletani HATE GIVING DAY spakkano di brutto ed è per questo motivo che il nuovo "La Calavera Infernal" meriterebbe più di una sofferta e voluta autoproduzione. Si, perché per chi non lo sapesse ancora la band guidata da Aldo Steppa (voce) si sta battendo col coltello tra i denti per ottenere un contratto importante e, se devo essere sincero spero che ciò avvenga in fretta! Seriamente, sono convintissimo che questo sia un album degno di nota, che li rappresenta alla grande per quel che sono diventati oggi (a due anni dal già validissimo debut "One For All, All For Hell") e, potrei continuare ad elencarvi un sacco di pregi che vanno a loro favore. Quello dei partenopei è un ritorno senza fronzoli e "La Calavera Infernal" (prodotto nuovamente dall'esperta Maddalena Bellini presso gli Antipop Studios) è senza dubbio uno dei migliori dischi emersi di recente dal terreno arido di questa Nazione. Possenti, feroci, veloci, emozionanti! Gli Hate Giving Day sono riusciti a fondere insieme le tante influenze arrivando a cementare un sound monolitico e diretto. Questi 4 musicisti (appoggiati/aiutati da diversi guest musicians) sono un esempio da tenere in considerazione, perché pur conservando nel cuore la lezione dei 'maestri' del thrash metal, hanno sviluppato un songwriting di tutto rispetto, intenso e abbastanza personale. Oltre alla tecnica di cui sono indubbiamente dotati, i nostri colpiscono per la capacità di calibrare l'energia messa a disposizione dei pezzi, facendola esplodere nei momenti giusti tra vecchie e nuove istanze. Il risultato finale è accattivante e dinamico, dalla violenza non comune, un disco che riesce sempre a colpire con improvvisi momenti di impeto distruttivo. Ora non c'è assolutamente tempo da perdere, bisogna supportarli per farli avanzare di livello. Gli H.G.D. meritano la vostra attenzione! I miei più vivi complimenti!

Contatti: facebook.com/hategivingday - youtube.com/hategivingday

TRACKLISTING: Hate Giving Day, Mosters, La Calavera Infernal, They Will Not Survive, Poligono, A New Neighbor, O.P.G., Frankie Goes To Hell, Rust, One Of Us.


mercoledì 23 aprile 2014

Intervista: MIND WARP - "LE STRUTTURE DELL'IMMAGINARIO"






I PUGLIESI MIND WARP (PROVENIENTI DALLA CITTA' DI BRINDISI), PENETRANO LO SPAZIO DELLA SCENA UNDERGROUND NOSTRANA CON IL LORO EP OMONIMO CHE SEGNA IL DEBUTTO PER L'ETICHETTA ACID COSMONAUT RECORDS. IL TRIO CI FA CAPIRE CHE IL MONDO DELLA MUSICA NON E' SEMPRE PREVEDIBILE O SCONTATO, PERCIO' CHIUNQUE DI VOI SIA UN APPASSIONATO DI SONORITA' RICERCATE E AUTENTICHE NON DOVRA' FARSELI SCAPPARE. HO AVUTO IL PIACERE DI CHIACCHIERARE CON LA BAND AL COMPLETO.

1. Lo stile dei Mind Warp richiama un certo tipo di suono strumentale contaminato da elementi psichedelici di trasmissione, ma nel contempo traspare anche il lato più contorto e oscuro del metal. Parliamo di
come è nata la band e perché avete scelto questo nome...

- La band è nata “in taverna”, a seguito della scissione del nostro precedente gruppo, dalle sonorità prevalentemente Sludge, Doom e Stoner. La necessità di suonare di nuovo assieme ci ha portato in sala senza un vero e proprio scopo, principalmente per ritrovarci musicalmente. Il nome non è frutto di ricerche meditate a lungo, è stato semplicemente il nome più “attinente” ai nostri continui salti di genere musicale.

2. Allora, vorrei sapere maggiori dettagli su questo EP di debutto. Potete illustrarmi com'è nato, da dove sono venute fuori tutte queste idee e quanto tempo avete impiegato per scrivere tutti i brani...

- La necessità di registrare un EP è dovuta alla difficoltà di spiegare con i canoni musicali contemporanei il nostro progetto. La gente che ci chiede che genere suoniamo può quindi direttamente avere una risposta musicale senza affossarsi su questioni semantiche di generi e sotto-generi. Le idee presenti nell’EP sono il riassunto di almeno un anno delle nostre jam session in sala prove, e nel momento in cui i brani hanno iniziato a prendere una forma definitiva abbiamo deciso di incidere il nostro lavoro e, tra l’altro, di avere finalmente un nome come band. La registrazione ci ha portato via parecchio tempo,per via delle modalità di fruizione dello studio (C.A.G. di Brindisi), che permette solo 8 ore mensili di lavoro.

3. Ho apprezzato la vostra bravura nel saper bilanciare le diverse emozioni all'interno dei brani. Di solito come si sviluppa il vostro songwriting? Siete diretti più verso la jam session, oppure partite sempre da un'idea chiara che vi gira in testa già prima di entrare in sala prove?

- Le nostre sessioni sono quasi sempre principalmente jam session, e raramente è accaduto che uno di noi tre sia arrivato in sala con un’idea strutturata da proporre agli altri. Di solito in presenza di un riff su cui lavorare tendiamo a scindere le componenti non in sezione ritmica e melodica, ma bensì chi estrapola il riff dalla jam nella maggior parte dei casi decide qual è il secondo strumento con cui raffinare l’idea, e quasi sempre il significato della stessa viene stravolto e ulteriormente alterato dal terzo strumento. Così facendo il processo creativo risulta molto democratico e appagante, tirando fuori le varie influenze dei componenti.

4. Cosa alimenta l'immaginario dei Mind Warp?

- La musica che componiamo noi tre è mirata a stimolare l’immaginario dell’ascoltatore, lasciando una piena libertà di interpretazione. Tra di noi non abbiamo mai parlato di cosa ci muove in una determinata direzione piuttosto che un’altra, ogni componente ha la propria idea su i temi che propone ogni singolo brano. Quindi non esiste un singolo immaginario, bensì tre diversi immaginari paralleli che a volte si incontrano.

5. Come riuscite a trovarvi d'accordo su così tante strutture sonore differenti, preservando la vostra coerenza stilistica e il continuo flusso dei brani?

- Dato il lungo periodo di conoscenza sappiamo che ci sono affinità e divergenze nelle intenzioni di far musica. Veniamo comunque da un background comune, che ci sprona a far convergere le varie sfaccettature stilistiche in un unico intreccio sensato.

6. Ritieni che questa line-up abbia trovato la giusta connessione mentre componeva questo EP?

- I brani, in principio, non nascono per far parte di un preciso percorso . È stata, quindi, la necessità di presentarci al pubblico che ha portato all’unione dei brani in un singolo EP. La connessione che si è stabilita tra noi tre è costante, e non è stata determinata dalla nostra volontà di comporre un album. Con grande gioia i brani ci risultano tanto “stand-alone” quanto provenienti dalla stessa matrice.



7. Credi che oggi ci sia più libertà di esprimersi artisticamente? Senza per forza rintanarsi in un genere specifico... Rispetto al passato il concetto di ibridazione nella musica è molto più marcato. Tu come la vedi?

- A nostro parere finchè saranno presenti “etichette” di genere e sotto-genere la fruibilità della musica sarà limitata. Bisogna quindi parlare di Musica, che non può essere semplicemente espressa da termini coniati
a tavolino. Anche lo stesso concetto di ibridazione tra generi è figlio della catalogazione di un’arte, che è di base un controsenso.

8. Come è nata la collaborazione con la Acid Cosmonaut Records?

- Con un episodio abbastanza comico: noi tre e i ragazzi dell’etichetta ci conosciamo ormai da tempo, e nel momento in cui sono venuti a sapere che eravamo tornati a comporre ci hanno proposto di collaborare nello stesso esatto momento in cui noi ci stavamo proponendo a loro! E, a dirla tutta, la collaborazione era talmente scontata da entrambe le parti che nessuno ha provveduto a farlo presente.

9. Quali sono i gruppi che ti hanno maggiormente convinto negli ultimi anni? Non solo dell'ambito del vostro genere musicale. Quali quelli della vecchia scuola che continui a consumare incessantemente?

Andrea: Ognuno dei componenti segue un percorso musicale abbastanza distinto, perciò è difficile citare pochi gruppi. Personalmente ho seguito con gioia l’evoluzione dei Mastodon,che a mio parere hanno ancora molto da dire, a livello di ricerca di sonorità, e sono curioso allo stesso modo di capire quanto più lenti e oscuri possano diventare i Sunn O))) col passare del tempo. Della vecchia scuola impossibile non citare mostri sacri quali Emerson, Lake & Palmer, Area e Gentle Giant, che divoro giornalmente, non disprezzo mai del sano Death Metal ben suonato, come Nile, Obituary o i vecchi Cannibal Corpse. Con tutta franchezza devo ammettere inoltre che almeno una volta al giorno devo ascoltare i Mr Bungle, che ritengo uno dei gruppi più geniali di sempre.

Izzy: Parlando di oggi mi dedico principalmente al post rock. Toe, Explosion In The Sky e Giraffes Giraffes!, Hammock, Mogwai, Godspeed You! Black Emperor...sono tanti e vari! Sono parte del mio ascolto meditativo quotidiano gli Om, e spesso e volentieri seguono i vari Ancestors, Stoned Jesus, Elder, Weedeater, Bongzilla, Sleep, Truckfighters, Church of Misery, Tool (sempre che producano altro), Mastodon, come citava Andrea, e Sunn 0))) solo quando l'umore me lo permette, con particolare attenzione sia alla storia che ai capolavori più recenti dei Melvins, ma in realtà sono molto attaccato al passato: ho un amore spropositato per tutto il Grunge esistente, e negli ultimi anni ho avuto modo di apprezzare Il prog (in primis l'italiano, un tesoro quasi sempre lasciato in secondo piano oggi), in tutte le sue sfaccettature e con particolare attenzione per la scena di Canterbury, ma anche jazz, e quando si tratta del passato chi più ne ha più ne metta, fondamentalmente tutto ciò che non vada in 4/4 attira sicuramente la mia attenzione, oggi come oggi dedico tempo dal buon Frank Zappa e al suo rapporto creatività-lucidità, tanto controcorrente quanto efficace.

Marco: I gruppi di questo periodo che ascolto e stimo sono Radiohead, Calibro35, Medeski, Martin and Wood, Mogwai, Tool, Down, Sleep, Sunn 0))); quelli della vecchia scuola costituiscono anche il mio ascolto principale e sono Led Zeppelin, The Jimi Hendrix Experience, Soft Machine, King Crimson, Emerson Lake and Palmer, Black Sabbath, The Beatles, Pink Floyd, Creedence Clearwater Revival. Anche vari artisti jazz (Weather Report, Thelonious Monk, Bill Evans, John Coltrane, Art Blackey, Charles Mingus, Herbie Hancock, ecc.).

10. Ora che l'EP omonimo è stato pubblicato quali sono le vostre aspettative, speranze, progetti?

- Ora puntiamo decisamente a raffinare i pezzi che abbiamo già registrato e a completare quelli in cantiere. Speriamo di riuscire a completare il materiale e a registrare un full-length per l’anno prossimo. Stiamo anche cercando di inserire nei brani delle parti di sintetizzatore,per riempire ancor di più i buchi lasciati dall’assenza di cantato, e ovviamente non necessariamente con l’ingresso nella band di un altro membro. E speriamo sempre che Mike Patton impazzisca, si trasferisca qui a Brindisi e decida che siamo i suoi migliori amici!

11. Grazie per l'intervista!

- Grazie mille a te Chris, è un onore!



Contatti:

acidcosmonautrecords.bandcamp.com/mindwarp
facebook.com/mindwarpofficial


MIND WARP line-up:

Marco - Batteria
Izzy - Chitarra
Andrea - Basso


RECENSIONE:
MIND WARP "Mind Warp" EP 2014 - acid cosmonaut records





martedì 22 aprile 2014

Recensione: IMPALED NAZARENE "Vigorous and Liberating Death"
CD | LP 2014 - osmose productions




Finalmente sono tornati! Diciamo che se gli IMPALED NAZARENE non avessero avuto quel talento innato per le sonorità estreme, se non fossero stati dei pazzi furiosi, e, in sostanza, se non avessero avuto quella loro attitudine volgare, menefreghista, arrogante e cinica, probabilmente non avrebbero raggiunto il vertice della scena metal mondiale. Invece questi figli di p****** ce l'hanno fatta! Sono passati 24 anni dagli esordi e, nonostante tutto questo tempo consumato nel circuito i nostri non hanno venduto la loro anima bastarda allo sporco music business, pubblicando ben 12 album per la fedele Osmose Productions. Piaccia o meno la musica stuprata da Mikka Luttinen (Minister of Sexual Perversions) e soci non ha subito violenze esterne nel corso della storia. "Vigorous and Liberating Death" è un disco veloce / kazzuto: curato, registrato bene e suonato da mani esperte. Insomma, l'atteggiamento punk mantiene ardente la potenza dei finnici. Alla faccia di chi li snobba, bollandoli come i Motörhead del black metal (black metal???). I fan del gruppo non avranno nulla da temere e, tanto meno, di che lamentarsi. Garantito! Gli anni passano sul filo del rasoio, molti cambiano pelle (e sonorità), mentre loro vogliono solo seguire l'istinto più animalesco e selvaggio. A parte cambi di line up (abbastanza prevedibili), non ci sono stati chissà quali problemi. Il modo di suonare è decisamente migliorato, perché c'è la giusta padronanza ed esperienza e anche lo stesso Luttinen spazia su diverse timbriche con maggiore naturalezza. Si, il trademark è rimasto riconoscibilissimo. Su questo full-length potete trovare il meglio! Oggi, la cosa certa è che gli Impaled Nazarene continuano ad avere il loro stile. E chi li ha visti all'azione sul palco, sa di cosa sto parlando \m/ Fatevi prendere a calci nel c***. Massacro assicurato!

Contatti: facebook.com/ImpaledNazareneOfficial

TRACKLISTING: King Reborn, Flaming Sword of Satan, Pathological Hunger for Violence, Vestal Virgins, Martial Law, Riskiarvio, Apocalypse Principle, Kuoleman Varjot, Vigorous and Liberating Death, Drink Consultation, Dystopia A. S., Sananvapaus, Hostis Humani Generis




lunedì 21 aprile 2014

Recensione: MONOLORD "Empress Rising"
DIGITAL ALBUM | CD 2014 - easyrider records




"Empress Rising" è una fitta trama di musicalità legata al doom / stoner sludge che cattura qualsiasi emozione per tramutarla in energia vibrante. Estremamente seri nella loro corposa identità, i MONOLORD ci danno chiara dimostrazione di come si suoni in maniera cinica e cruda tenendo fede al filo del discorso intrapreso nel 2013. Gli svedesi hanno saputo giocare in maniera astuta le carte poggiate sul tavolo, senza strafare e senza allontanarsi troppo dalle sonorità che hanno reso celebri molti gruppi presenti nell'affollato panorama della musica estrema (i primi Electric Wizard sono stati sicuramente una grande fonte di ispirazione per gli scandinavi). A livello di intenzioni assolutamente niente da dire, il problema è che i Monolord alla lunga stancano e allora ne viene fuori
un full-length che in alcuni momenti cala a picco nella noia, colpa una marcata prevedibilità di fondo che attualmente non può essere curata da chi ascolta con attenzione. C'è da aggiungere che anche la voce, pur essendo adatta al contesto, manca di personalità e profondità espressiva, per cui non potrà fare altro che migliorare per un prossimo futuro. Tutto il CD è un continuo rimescolio di elementi schematici; infatti ogni volta che ci si immerge in ogni singolo riff del gruppo ci si ricorda di averlo già sentito su qualche altro lavoro messo in commercio nell'attuale scena europea. Non ci sono impulsi da ricordare o che riservano apprezzabili aperture strumentali, perciò il senso di soddisfazione annega in fretta nelle correnti torbide del nord. In giro c'è di meglio. Questo il mio sincero parere.

Contatti: monolord.bandcamp.com - facebook.com/monolordsweden

TRACKLISTING: Empress Rising, Audhumbla, Harbinger of Death, Icon, Watchers of the Waste.


domenica 20 aprile 2014

Recensione: POSEIDON "Infinity"
CD 2014 - argonauta records




I russi POSEIDON sono una band molto strana, difficile da descrivere con semplici parole... in tutto questo il loro modo di concepire musica non manca di sprigionare un certo miscuglio interessante. "Infinity" non ha fatto altro che rinforzare in me questo concetto. Fatte le premesse, è innegabile che il gruppo abbia sicuramente una buonissima personalità e un sound veramente variegato. Questa singolarità fa trasparire tutte le imprescindibili caratteristiche di ogni singolo. Il sound dei nostri si intreccia su componenti post metal / avant-garde / atmospheric, ma ciò che conta veramente è che il mix di emozioni riversato nelle viscere della terra sappia dare vigore alla struttura generale del lavoro. Si intuisce da subito che per i Poseidon la cosa importante è quella di far confluire diversi mood all'interno di ogni song. Tra queste non so quale sia la più importante, anche perché di spunti degni di nota ce ne sono molti (citerei "Lunar Song", "Lotuses Burning In The Fire Of Hell", "The Death Of The Second Titan (Jaggernaut)" tra le mie preferite). Questi 4 musicisti non sono assolutamente degli sprovveduti e, bisogna affermarlo con una certa tempestività. Di certo, i Poseidon si muovono attraverso canali che non accolgono pienamente i miei gusti personali, ma nonostante ciò, ho potuto constatare come siano stati abili nel creare un disco di qualità, atmosferico e abbastanza ispirato. Disponibile su digisleeve in tiratura limitata (300 copie), pubblicato dalla nostrana Argonauta Rec.

Contatti: poseidonrage.com - argonautarecords.com

TRACKLISTING: The Death Of The First Titan, Lunar Song, Through The Ages, Tideland, Lotuses Burning In The Fire Of Hell, You Are Not Alone, The Death Of The Second Titan (Jaggernaut), The Death Of The Third Titan, When Oceans Leave Their.


sabato 19 aprile 2014

Recensione: AUTOPSY "Tourniquets, Hacksaws and Graves"
CD | LP 2014 - peaceville records




Il quartetto californiano torna a fare piazza pulita con il nuovo album "Tourniquets, Hacksaws and Graves" pubblicato dalla fedelissima etichetta Peaceville Records. Il sanguinoso capitolo che segue il già osannato "The Headless Ritual" del 2013, a tal proposito, è un ennesimo manifesto di brutalità, coerenza, intransigenza. Gli AUTOPSY nonostante i 27 anni di attività (tenendo in considerazione il lungo periodo di pausa iniziato nel lontano 1995) riescono con "una fascinazione del disfacimento dentro una tensione umana e intellettuale" a primeggiare come solo loro sanno fare. Questo lavoro mette in evidenza le ottime qualità di una formazione tornata in carreggiata per dare una lezione alle nuove generazioni e, far capire cosa significhi suonare death metal alla vecchia maniera. Ciò che più colpisce di "Tourniquets, Hacksaws and Graves" è il suo inarrestabile senso del ritmo e del groove che lo caratterizza dalla prima all'ultima nota e, non è poca sostanza considerando quello che accade nell'odierna scena estrema, nella quale le ultime leve sono più concentrate a darsi battaglia su velocità esasperate prive di dinamiche interessanti anziché formulare qualcosa di veramente elettrizzante!! Controllare il proprio sound vuol dire avere coscienza di sé e di quello che si sta suonando. Gli Autopsy hanno il privilegio ed il vantaggio di mettere tutto ciò a disposizione dell'ascoltatore con una naturalezza che spiazza. Di questo ne sono più che convinto. Sicuramente, nello spazio della contemporaneità , fa una certa impressione vedere come questi musicisti siano ancora in grado di suonare ad alti livelli e, cosa più rilevante, sono i fatti a parlare. Il ritorno dei quattro macellai americani è il risultato di una combinazione tanto contorta quando letale. Il virus iniettato dalla band saprà immobilizzare i fan più fanatici del genere ancora prima che esso possa mietere le sue vittime. Se volete godere del meglio che la vecchia scuola possa offrire non dovete fare altro che prestare orecchio a tale "Tourniquets, Hacksaws and Graves". Da acquistare a scatola chiusa!

Contatti: autopsydeathmetal.com - facebook.com/pages/Autopsy-Official

TRACKLISTING: Savagery, King of Flesh Ripped, Tourniquets Hacksaws and Graves, The Howling Dead, After the Cutting, Forever Hungry, Teeth of the Shadow Horde, All Shall Bleed, Deep Crimson Dreaming, Parasitic Eye, Burial, Autopsy.


venerdì 18 aprile 2014

Intervista: TOWERS - "I GIORNI DEL BUIO"




ARRIVANO DA PORTLAND I DUE MUSICISTI COINVOLTI NEL PROGETTO TOWERS. COME SCRISSI IN SEDE DI RECENSIONE: IL PROCESSO DI SPERIMENTAZIONE CHE CORAZZA LA CORPORATURA DEL DUO AMERICANO HA DELL'ASSURDO!!! RICK DUNCAN E DARRYL SWAN SONO ARTEFICI DI UN VERO E PROPRIO TORMENTO SONORO CHE SI RICOLLEGA AL NOISE PIU' CUPO E DELIRANTE. IL NUOVO ALBUM "II" CI VIENE PRESENTATO IN QUESTA INTERESSANTE INTERVISTA.


1. Ciao ragazzi. Che ne dite di tracciare una breve storia dei Towers?

Rick Duncan: Io e Darryl abbiamo suonato insieme in una band garage, i Troglodytes, con un altro buon amico che suonava la chitarra, cantava e creava la maggior parte del songwriting. La forma canzone è stata in gran parte quella pop, four-on-the-floor. Ci siamo fatti coinvolgere da quella musica perché ogni volta che suonavamo era come una festa. Davvero bei tempi. Abbiamo sempre voluto iniziare qualcosa di pesante. Trovammo Max Rees dopo aver piazzato un annuncio per un chitarrista e lui era presente sulla stessa nostra pagina. Iniziammo il processo di scrittura del nostro primo disco e provammo un paio di cantanti, ma questi non si rivelarono adatti. Alla fine decisi di farlo io. Mi ci è voluto un po' per imparare a cantare e suonare allo stesso tempo. Così suonammo alcuni concerti... Max lentamente andò via dalla band e noi continuammo in due.

Darryl Swan: Sì, dopo che Max uscì dalla band, capimmo che dovevamo lavorare duramente per mantenere quello slancio ottenuto con il nostro primo disco. Essere un duo ci ha anche aperto un sacco di possibilità, qualcosa che non avevamo quando eravamo in tre. Siamo stati in grado di muoverci abbastanza velocemente sotto questo punto di vista.

2. C'è qualcosa di aggressivo e pericolosamente estasiante nella vostra ultima release intitolata "II". Il vostro è stato uno sforzo cosciente per produrre qualcosa che costringesse l'ascoltatore a rimanere sveglio dall'inizio alla fine del disco?

Rick: Non in un primo momento. Quando abbiamo iniziato a scrivere "II", eravamo ancora dell'idea di trovare un ulteriore terzo membro. Avevamo appena perso il nostro chitarrista e stavamo ancora cercando di andare avanti. In passato questo è stato il nostro stile di scrittura: creare qualcosa di heavy ed epico. Così, trovammo questa piccola sala prove e iniziammo a suonare finché non materializzammo una buona base per il nostro nuovo disco. Avevamo un sacco di idee da mettere insieme. Abbiamo avuto diversi chitarristi in prova, ma sentimmo che non aggiungevano nulla alla musica. Ad un certo punto arrivò un'offerta per fare uno show, e anche se inizialmente il pensiero era quello di andarci come trio, ci siamo detti: "Cazzo, suoniamo questo concerto come un duo, solo basso e batteria." Lo spettacolo è stato un successo e da quel momento decidemmo che i Towers dovevano essere un duo.

Darryl: I movimenti registrati, in definitiva, sono cuciti insieme in modo sensato, come appaiono ora sul disco. Inizialmente davanti a noi c'erano un sacco di vicoli ciechi che scomparvero solo dopo che abbiamo capito il senso di quello che volevamo fare. Semplicemente alcune cose non si adattavano, mentre altre erano veramente delle buone basi per altri lavori, così ci trovammo a scavare ancora una volta attraverso alcuni di questi archivi per avvicinarci al nuovo materiale.



3. "II" è un full-length maturo e piuttosto avanzato. La stratificazione ottenuta attraverso il suono è il risultato di anni di esperienza?

Rick: Entrambe. La cosa che preferivo della musica è il processo creativo e di scrittura di nuovo materiale.

4. Qual è stato il processo di scrittura per "II"? Puoi dirmi di più sui vostri brani?

Rick: Scriviamo per creare una sorta di emozione, sentimento o stato d'animo. Come duo, il processo si muove molto più velocemente. Noi ci rimbalziamo le idee a vicenda, inizialmente registriamo utilizzando un registratore portatile, scriviamo i testi e poi andiamo avanti.

Darryl: Giusto. Le canzoni non si muovono mai linearmente. Andiamo in diverse direzioni in un determinato momento. Spesso, perseguiamo qualcosa per un po' e successivamente decidiamo che non è quella giusta. Questo rappresenta una parte del songwriting. Insomma cerchiamo di riconoscere quando qualcosa colpisce veramente.

Rick: Per quanto riguarda "II", è fondamentalmente una sola canzone che ho deciso di rompere in quattro movimenti, in modo da farla diventare più facile da digerire. La release parla di un solo uomo che viene torturato, mutilato per una sperimentazione del governo, successivamente si entra in contatto con questo spirito sanguinario, denominato la "Madre", che lo aiuta a sollevarsi per fargli gettare una pioggia di fuoco sul mondo. I testi sono i pensieri e le parole dello spirito della Madre.



5. Quale sensazione volevate trasmettere con questo album?

Rick: Mi piace lasciare libera interpretazione in chi ascolta. I testi sono vaghi, così la gente può percepire ciò che vuole.

6. Oggi un album per "vendere" ha bisogno di una buona promozione. Sei d'accordo con questo? Secondo voi qual è il modo migliore per raggiungere questo obiettivo?

Rick: Assolutamente. Noi non saremmo arrivati a questo punto se non fosse stato per Josh [Hughes] e Seth [Montfort] della Eolian Empire. Il loro aiuto promozionale è stato enorme. Non appena abbiamo ricevuto il loro supporto, noi iniziammo a vendere dischi. C'è un aumento di etichette discografiche là fuori, perché credo che ci sia una scena incredibile nell'underground che sta combattendo per venire in superficie. Questo doveva già accadere dopo l'uccisione delle grandi etichette discografiche da parte del business. La gente vuole ascoltare buona musica e le grandi etichette non hanno un indizio. Le band hanno fatto l'errore di metter tutto su Facebook. Che cazzo, mi fa incazzare questa cosa. Essi cercano di costruire la campagna pubblicitaria solo in base all'approvazione di cinquemila loro simili.

Darryl: Già. Facebook è strano. Ma, in generale, sembra che bisogna rimanere sulla propria merda per tutto il tempo in modo da mantenersi vivi là fuori. E poi di essere non-stop. Terminare un disco è in realtà solo l'inizio di tutti gli altri impegni che arriveranno successivamente. Questa è una sfida per noi, perché siamo per lo più nella parte musicale di essa, e stiamo ancora cercando di capire il da farsi e il riscontro sulla promozione delle cose.

7. Quali sono le tue aspettative personali per questo 2014?

Rick: Avremo un nuovo album e stiamo iniziando a pianificare un eventuale tour europeo.

Darryl: Sì, abbiamo in programma di spostarci fuori dalla nostra città, probabilmente in autunno. E naturalmente sarebbe bello venire in Europa.



Contatti: digital.eolianempire.com/album/ii facebook.com/towerspdx

TOWERS line-up:

Rick Duncan - Basso, Voce
Darryl Swan - Batteria

RECENSIONE:
TOWERS "II" 12"LP 2014 - eolian empire

giovedì 17 aprile 2014

Recensione: ELEVATORS TO THE GRATEFUL SKY "Cloud Eye"
DIGITAL ALBUM | CD - transubstans records




Il Sud Italia continua a nutrire il DNA avvelenato di numerose formazioni incredibilmente valide. Nel caso specifico dei palermitani ELEVATORS TO THE GRATEFUL SKY la premessa non fa una piega! Se come me amate lo stoner rock potente, ispirato ed incalzante, smettetela di preoccuparvi e tirate fuori quelle bottiglie di whisky d'annata che tenevate in serbo per le giuste occasioni, perché i 4 siciliani meritano attenzione: songwriting avvincente, brani coinvolgenti, attitudine sudista e tanta voglia di dimostrare a questa f****** Nazione di essere tra le band emergenti più promettenti. "Cloud Eye" è un album duro, puro e carico di elettricità contagiosa, tanto da farmi pensare che se gli Elevators to the Grateful Sky fossero nati negli anni '90 emergerebbero senz'altro come una delle realtà nostrane più interessanti... e non è un caso che quando i nostri spingono sull'acceleratore, vanno dritti a bersaglio, pur nell'immediata riconoscibilità dei sedimenti storici del genere (è il caso di tirare in ballo i maestri Kyuss); ed è ancor più significativo constatare come il quartetto riesca sempre ad avere l'asso nella manica nei momenti giusti! Questo full-length di debutto è il perfetto prototipo dell'heavy sound sanguigno, ed ognuna delle 12 composizioni è lì a testimoniarlo. Il combo preferisce rischiare e rifinire alcune idee sparse nel lavoro piuttosto che intraprendere la mossa prevedibile del 'copia e incolla'. Importante riconoscerglielo. In questo modo i riff e la roboante sezione ritmica risultano ancora più efficaci/dirompenti, riuscendo a lasciare il segno in chi ascolta. Gli Elevators to the Grateful Sky garantiscono di aver tratto profitto dal passato (mai dimenticato) e, forse, per questo motivo "Cloud Eye" è permeato di chitarroni panciuti e melodie rockeggianti, accessibili ma energiche, ruvide quanto basta per essere pilotate dalla graffiante e versatile voce di Sandro Di Girolamo. Tra i pezzi più belli citerei l'opener "Ridernaut", "Red Mud", l'ipnotica "Mirador", "Handful of Sand", "Xandergroove", la blueseggiante titletrack "Cloud Eye". Gli aficionados di tali sonorità sappiano che, evitandolo, faranno un grande errore. Questi ragazzi sono davvero forti e la densità del suono distorto è assolutamente impenetrabile. Da non perdere. Il disco è disponibile dal dicembre 2013 su Transubstans Records.

Contatti: 

elevatorstothegratefulsky.bandcamp.com
facebook.com/ElevatorstotheGratefulSky
metaversus.press.promo@gmail.com

TRACKLISTING: Ridernaut, Sonic Bloom, Red Mud, Turn in my Head, Mirador (Instrumental), Handful of Sand, Upside Up, Sirocco, The Moon Digger, Xandergroove, Cloud Eye, Stonewall.






mercoledì 16 aprile 2014

Recensione: INKVISITOR "Delirious Tales"
EP 2014 - autoprodotto




I finlandesi INKVISITOR sono uno di quei gruppi che potrebbero fare la felicità dei tantissimi appassionati del thrash / speed metal e se pur abbastanza prevedibili non mancheranno di strappare consensi unanimi a critica e pubblico. Sono certo che il debut EP "Delirious Tales" non lascerà delusi i seguaci! Perché? Beh, la risposta giace in queste 5 tracce ricche di groove, levigate da riff spinti a velocità e piuttosto efficaci. Ascoltando questo breve dischetto mi è tornata alla mente la sequenza sonora che ha delineato le prime opere di gruppi quali Kreator, Exodus, Anthrax, Metallica (anche se il suono è sicuramente più curato e pulito rispetto agli anni '80/'90). L'atmosfera essenziale che alimentava quegli album è la stessa che si può assaporare in queste cinque canzoni. L'aspetto positivo della faccenda è che fortunatamente gli Inkvisitor riescono a scrivere musica senza sprecare energia, mettendo la dinamica al servizio del telaio del sound. Anche la voce del cantante Aapo Vuori svolge un ruolo di primissimo piano e si incastra alla perfezione nello stile presentato. Sono consapevole che i ragazzi della band perseguono
un discorso musicale ormai trito e ritrito, ma nonostante ciò non posso nemmeno condannarli o stroncarli in sede di recensione. Lascio a voi il giudizio finale. Per il futuro servirà maggiore personalità anche se le basi ci sono tutte. Schietti e sinceri.

Contatti: soundcloud.com/inkvisitor - facebook.com/inkvisitorband

TRACKLISTING: Black Vomit, Faces of Belméz, Offspring Denied, Lumberjack Blues, Delirious Tales (Night of the King Lizard).




Recensione: ENTRAPMENT "Lamentations Of The Flesh"
CD | LP 2014 - soulseller receords




L'impatto aggressivo degli olandesi ENTRAPMENT ha solide fondamenta e, di conseguenza, anche la parte migliore della loro musica, che sicuramente non è possibile definire "innovativa", avendo un'impronta legata al death metal più viscerale e privo di compromessi. Tutte le song del nuovo album "Lamentations Of The Flesh" (il secondo della loro carriera) proseguono più o meno sullo stesso stile, con la voce del bravo Michel Jonker (anche chitarrista della band) a sputare rabbia catarrosa. In questo contesto, ovviamente, diventa importante una certa intransigenza/perseveranza, in modo da raggiungere un determinato risultato ed effetto. A differenza del debutto del '12 (The Obscurity Within), il nostro sceglie delle soluzioni più articolate, indispensabili per non annoiare lungo il fluire dei vari minuti, soprattutto gli ascoltatori più attenti. Per gran parte del tempo il disco si mantiene su buoni livelli, insomma, è un lavoro che equivale ad uno sfogo disperato ma abbastanza riuscito! Inevitabilmente affonda i suoi cingolati nel terreno roccioso già frantumato da molti mostri sacri del passato ed è per questo motivo che potrebbe accontentare solo i fan legati alla vecchia scuola e, meno quelli abituati a sonorità complesse, tecniche. Gli Entrapment, senza ombra di dubbio, vi possono offrire del robusto death metal farcito con attacchi distruttivi, momenti guidati dall'impeto, chitarre taglienti e drumming possenti. Considerate una cosa risaputa: l'underground europeo di band simili ne sforna in continuazione e regolarmente, però è un bene che continuino ad esserci per tenere viva la tradizione del genere. Rimango dell'idea che se la proposta di questi musicisti continuerà ad essere valida sul piano del songwriting, nulla potrà mai ostacolarli o addirittura fermarli. Dunque, concedetevi gli Entrapment, un gruppo che conosce alla perfezione la materia trattata!! Sarà disponibile dal 23 Maggio 2014 su CD ed LP (limitato a 500 copie), via Soulseller Records.

Contatti: facebook.com/pages/entrapment

TRACKLISTING: Perpetual Impudence, Abhorrence of the Unborn, Proclamation, Lamentations of the Flesh, Unearthly Cries, Seditious Dreamers, The Faithless, Hostile Life, Engulfed by Flames, Engraved,
On Carrion Wings.


Recensione: ENTRAPMENT "Lamentations Of The Flesh"
CD | LP 2014 - soulseller receords




L'impatto aggressivo degli olandesi ENTRAPMENT ha solide fondamenta e, di conseguenza, anche la parte migliore della loro musica, che sicuramente non è possibile definire "innovativa", avendo un'impronta legata al death metal più viscerale e privo di compromessi. Tutte le song del nuovo album "Lamentations Of The Flesh" (il secondo della loro carriera) proseguono più o meno sullo stesso stile, con la voce del bravo Michel Jonker (anche chitarrista della band) a sputare rabbia catarrosa. In questo contesto, ovviamente, diventa importante una certa intransigenza/perseveranza, in modo da raggiungere un determinato risultato ed effetto. A differenza del debutto del '12 (The Obscurity Within), il nostro sceglie delle soluzioni più articolate, indispensabili per non annoiare lungo il fluire dei vari minuti, soprattutto gli ascoltatori più attenti. Per gran parte del tempo il disco si mantiene su buoni livelli, insomma, è un lavoro che equivale ad uno sfogo disperato ma abbastanza riuscito! Inevitabilmente affonda i suoi cingolati nel terreno roccioso già frantumato da molti mostri sacri del passato ed è per questo motivo che potrebbe accontentare solo i fan legati alla vecchia scuola e, meno quelli abituati a sonorità complesse, tecniche. Gli Entrapment, senza ombra di dubbio, vi possono offrire del robusto death metal farcito con attacchi distruttivi, momenti guidati dall'impeto, chitarre taglienti e drumming possenti. Considerate una cosa risaputa: l'underground europeo di band simili ne sforna in continuazione e regolarmente, però è un bene che continuino ad esserci per tenere viva la tradizione del genere. Rimango dell'idea che se la proposta di questi musicisti continuerà ad essere valida sul piano del songwriting, nulla potrà mai ostacolarli o addirittura fermarli. Dunque, concedetevi gli Entrapment, un gruppo che conosce alla perfezione la materia trattata!! Sarà disponibile dal 23 Maggio 2014 su CD ed LP (limitato a 500 copie), via Soulseller Records.

Contatti: facebook.com/pages/entrapment

TRACKLISTING: Perpetual Impudence, Abhorrence of the Unborn, Proclamation, Lamentations of the Flesh, Unearthly Cries, Seditious Dreamers, The Faithless, Hostile Life, Engulfed by Flames, Engraved,
On Carrion Wings.


martedì 15 aprile 2014

Intervista: BOLOGNA VIOLENTA - "L'IRA OMICIDA"






CON GRANDE PIACERE HO DECISO DI DARE SPAZIO AL MUSICISTA ITALIANO NICOLA MANZAN, COMPOSITORE DEL PROGETTO BOLOGNA VIOLENTA. UN ARTISTA AUDACE CHE HA UN SUO PRECISO E PARTICOLARE MODO DI INTENDERE LA MUSICA ALL'INTERNO DEL PANORAMA ESTREMO NAZIONALE. LUI HA VOLUTO APPROFONDIRE IL SUO ULTIMO ALBUM "UNO BIANCA" PER I LETTORI DI SON OF FLIES WEBZINE...

1. Ciao Nicola, prima di tutto devo dirti di aver trovato il nuovo album di Bologna Violenta abbastanza complesso ma a suo modo molto intenso e coinvolgente. Sicuramente non è un lavoro di facile assimilazione. Sei d'accordo con me?

- Credo che sia il lavoro più complesso e completo che abbia mai fatto. Ho deciso di essere molto rigoroso nel riportare in musica quanto accaduto duranti i peggiori crimini della banda, quindi ogni riff, ogni rumore e qualsiasi cosa si senta nel disco è funzionale al racconto. Ho cercato di dare una certa fluidità ai pezzi, per quanto possibile, ma le storie raccontate non sono così lineari, quindi, più che la ricerca della struttura perfetta del brano, ho cercato di rappresentare a livello sonoro l’idea che mi sono fatto io di quei momenti. Non a caso ho allegato anche una guida all’ascolto in cui ci sono i passaggi salienti dei crimini e quindi, in un certo qual modo, la struttura stessa di ogni composizione. L’idea era quella di creare delle brevi colonne sonore da ascoltare leggendo la guida per far sì che la musica non fosse fine a se
stessa.

2. Come pensi di aver evoluto il tuo sound dopo l'album "Utopie e Piccole Soddisfazioni"? Ritieni di aver raggiunto una certa maturità artistica?

- Innanzitutto devo dire che è la prima volta in cui un disco di BV ha gli archi in ogni traccia. Avevo cominciato timidamente con Il Nuovissimo Mondo, poi con Utopie e Piccole Soddisfazioni ho cominciato a prendere confidenza con gli arrangiamenti adatti a questo tipo di musica e con l’ultimo full-length mi sono buttato a capofitto nella scrittura di arrangiamenti orchestrali che potessero fungere non solo da collante fra varie parti, ma anche da vero e proprio mezzo di espressione. Senza gli archi questo disco non avrebbe l’intensità emotiva che invece ha. Negli ultimi due anni ho lavorato molto in studio, sia come musicista che come produttore e quindi penso (e spero) anche di essere migliorato sotto questo aspetto. Non so se sia da considerare "maturità artistica", più che altro mi rendo conto di riuscire con più facilità a mettere in musica ciò che ho in testa.

3. Come mai la scelta di occuparti dell'organizzazione criminale chiamata "Uno Bianca"? Argomento piuttosto complesso o se mi consenti 'scomodo' per molti. Quanto tempo hai impiegato per raccogliere tutto il materiale necessario per delineare / completare il concept?

- La banda della Uno Bianca ha operato in larga parte a Bologna e provincia. Volevo fare un disco che parlasse della città sotto uno dei suoi aspetti più oscuri e tristi e questo mi sembrava il più adatto, anche per una questione prettamente "strutturale". Ho iniziato ad interessarmi dei fatti una decina di anni fa, quando sono andato a vivere a Bologna, poi a fasi alterne mi sono documentato in vari modi, a volte anche parlando con persone che incontravo e casualmente mi parlavano di questa o quella vicenda. Negli ultimi mesi, poi, mentre registravo, ho cercato di andare più a fondo per trovare le informazioni utili e (nel caso dei video) di immagini di repertorio che facessero al caso mio.

4. Che idea ti sei fatto tu di questa sanguinosa vicenda storica? Una delle tante accadute in Italia...

- Mi sono fatto l’idea che si sia trattato di un delirio di poche persone che ha generato dolore in moltissime altre. Ci sono moltissime teorie riguardanti queste vicende, ma spesso mi sembrano dei deliri infondati. Se poi devo contestualizzare questa storia all’interno della storia italiana, cado nello sconforto più totale, visto che ho l’impressione
che sia l’ennesima vicenda affrontata male e risolta peggio.



5. Parliamo un po' dell'immagine che accompagna il tuo album... Perché hai deciso di utilizzare una foto vera e propria? L'impatto è notevole!

- Lo so, l’impatto è notevole, ma volevo che questo fosse un disco pesante anche visivamente. E’ una foto scattata dopo uno degli assalti della banda e secondo me riassume in sé molte componenti della sua storia: innanzitutto la componente razziale (nella lunga lista dei delitti si contano anche attacchi a campi Rom e a persone di colore),
c’è una Fiat Uno, ci sono gli agenti della Polizia (che guardano attoniti la scena) e c’è la morte, che ha contraddistinto una buona parte dei crimini. Non volevo mettere qualcosa in copertina che potesse far pensare a qualcosa di ironico o comunque di diverso da quello che è il disco.

6. Il nuovo disco sembra portare ancora oltre gli standard della tua musica, evolvendo il lato tecnico ed aumentando l'aspetto atmosferico delle trame sonore: come sei riuscito ad ottenere un risultato simile essendo l'unica mente / compositore del progetto? Il risultato è molto cinematografico. Immagino non sia stato facile...

- Come dicevo sopra, ho fatto delle strutture su cui avrei costruito i pezzi e da lì ho costruito prima la parte ritmica, poi quella melodica e armonica, cercando di ricreare delle atmosfere che sottolineassero i vari accadimenti. A dire la verità non so se sarei riuscito a raggiungere lo stesso risultato lavorando con altre persone, in genere ho un’idea ben chiara di ciò che voglio ottenere e lavoro senza sosta finché non sento di aver raggiunto il risultato che speravo. Ho cercato di mettere insieme la mia anima di musicista classico con gli ascolti più estremi che faccio attualmente e il risultato penso sia esattamente ciò che sono ora come musicista. Il risultato doveva essere cinematografico, dal mio punto di vista.

7. Che cosa prevedono i tuoi piani per il futuro?

- Al momento sono in tour, ma ho già idee e un po’ di materiale per dare un seguito a questo disco, anche se non ho dei piani ben precisi per il futuro. Intanto cerco di far sentire i pezzi nuovi a più gente possibile, poi si vedrà!

8. Nicola, ti faccio un’ultima domanda: Di recente hai collaborato con Mitch Harris (chitarrista dei Napalm Death) per il suo nuovo progetto denominato MENACE. Qual è stato il tuo contributo per l'album "Impact Velocity"? Sei soddisfatto del tuo operato?

- Sono molto soddisfatto del mio operato, non posso negarlo. E’ stato un lavoro lungo un anno e mezzo, tra una cosa e l’altra. Mitch mi ha chiesto se potevo arrangiare un po’ di pezzi per un suo progetto personale ed ha cominciato a mandarmi dei provini molto grezzi ma molto interessanti. Ho arrangiato e registrato gli archi sulla maggior parte dei pezzi che compongono l’album, su alcuni ho registrato dei synth e su un paio anche il basso. E’ stato un lavoro molto duro, ma il risultato a mio avviso è davvero notevole, molto lontano da quello che ha fatto fino ad ora ognuno di noi. Oltre a me nel disco ci sono anche Shane Embury (che non ha bisogno di presentazioni), Derek Roddy (batterista di Malevolent Creation, Hate Eternal e molti altri, uno dei mostri sacri del brutal death metal) e Fred Leclerq (bassista dei Dragonforce), quindi ognuno arrivava da esperienze molto diverse, ma nel momento di registrare o di arrangiare avevamo tutti lo stesso tipo di energia e di feeling e le cose sono funzionate a meraviglia.

9. Grazie per l'intervista! Buona fortuna per tutto.

- Grazie a te per lo spazio ed il supporto!!!



CONTATTI: bolognaviolenta.com - facebook.com/bolognaviolenta


BOLOGNA VIOLENTA line-up:


Nicola Manzan - Compositore, Polistrumentista


RECENSIONE:
BOLOGNA VIOLENTA "Uno Bianca" CD 2014



domenica 13 aprile 2014

Recensione: MERKABAH "Moloch"
CD 2014 - instant classic




I polacchi MERKABAH sono una formazione fuori dalla norma, la loro musica si diffonde nell'aria con sfumature notturne in grado di manifestarsi sul languore, fiacchezza, debolezza di un mondo sempre più decadente. La loro proposta non è mai prevedibile, ma forte, contrastante e riflessiva (!!). Sicuramente fa leva più sul groove e sul phatos che non sulla violenza delle distorsioni, anche se il flusso ha i suoi momenti incisivi e molto pesanti. La potenza del sax di Rafał è dannatamente maestosa, dal timbro spirituale ricco di lirismo. Il sound dei 5 musicisti colpisce seriamente nelle sue superbe dinamiche tanto da lasciarmi abbastanza basito durante l'ascolto. Le 8 tracce sono alimentate da un fervore difficile da trovare nell'attuale movimento dell'avant-garde/experimental/psychedelic/doom. E' la realtà e, basta ascoltare il disco per rendersene conto! L'ascesa dei Merkabah si amplifica con la maestria strumentale, doti che probabilmente appartengono solo a pochi eletti. Da una parte il buio "grottesco", con situazioni inquietanti, rovesciamenti paurosi, intrecci che divengono un numero spropositato di trappole pericolose ed equivochi con esiti tragici , dall'altra "l'eclettismo", che è sinonimo di "bizzarro", con racconti visionari e onirici, in cui i nostri sfogano la loro assurda creatività, spingendola oltre l'immaginabile. Risulta davvero inutile parlare di ogni singola composizione presente in questo "Moloch" proprio perché è tutto il lavoro svolto a sbloccare determinati stati d'animo. L'ingrediente principale che tiene insieme il grottesco e l'eclettismo è il tormento presente nelle crude ambientazioni, a tratti colpevoli di lunghi presagi all'ossessione. Insomma, anche la Polonia ha i sui "ZU" (:). Non fatevi scappare questo capolavoro da panico! La versione cd del terzo album in studio è limitata a 200 copie ed è stata pubblicata da Instant Classic.

Contatti: merkabahpl.bandcamp.com - facebook.com/merkabahpl

TRACKLISTING: Reed Idol, Hilasterion, Hilasterion cont., The King, Hymn, Lille Vies Ager, The grapes (...) are filling and growing heavy, Ah! Ça Ira.




sabato 12 aprile 2014

Recensione: MALAURIU "Presagi di Morte"
EP 2014 - melqart productions




Durante l'ascolto dell'EP "Presagi di Morte" l'oppressione della tenebra si eleva dal mio petto carnoso, un lavoro che mi guida verso la perdita totale dell'idea di contatto con la realtà. I MALAURIU, provenienti da Sciacca (Agrigento), esordiscono tra la luce nebulosa ormai smarrita per dare sfogo alla propria essenza oscura e, potendo citare un verso antico direi: "la polvere è tornata alla polvere per sfamare i vermi che animano il sottosuolo". Nella dimensione cucita dai nostri ogni senso dell'essere è alfine completamente sparito. Per ciò che non è mai stato, per ciò che non deve avere forma, per ciò che è senz'anima. Le note di questi brani si alimentano attraverso le lunghe radici del passato, quelle che hanno dato linfa al primo black metal (scarno e tagliente per intenderci). Il senso di angoscia permanente lascia trasparire lo spaventoso mutamento che infetta la carne. "Presagi di Morte" dimostra che la vecchia fiamma non è completamente scomparsa grazie ad un sentimento che ha ancora una precisa funzione nel cuore dell'underground nostrano. Una canzone come "Oltre La Soglia" smuove la terra umida che da decenni custodisce le ossa infradiciate dei dannati. I Malauriu, per certi versi, si ricollegano al sound nordico, tanto da richiamarmi subito alla mente i lavori dei grandi maestri della prima ondata del genere. Una discesa negli inferi che hanno in sé una profondità ben più grande di quella che si possa immaginare. E' doveroso sottolineare che in questo EP non troverete nulla di innovativo, ma i tristi orrori del reale che emergono dalla musica e testi (cantati in italiano e a tratti in dialetto) riescono ad insinuarsi nell'apparato uditivo con una insana, velenosa voracità. Consigliati agli appassionati di tali sonorità, anche perché i restanti potrebbero non apprezzarli fino in fondo.

Contatti: facebook.com/malauriuofficial - malauriuofficial@gmail.com

TRACKLISTING: Sentieri di Morte, Oltre la Soglia, Culto del Caos, Valzer Macabro, La Tribù dei Giudei, Figlio della Croce, Dannazione Eterna




venerdì 11 aprile 2014

Recensione: MINOR EMPIRES "Minor Empires"
CD 2014 - radix records




Se amate le sensazioni progressive ed emozionali messe in musica dagli americani A Perfect Circle (guidati dagli eclettici Maynard James Keenan e Billy Howerdel) allora potrete puntare ad occhi chiusi sugli spagnoli MINOR EMPIRES, provenienti da Madrid. I quattro musicisti del gruppo pur non arrivando ai picchi dei loro mentori, sanno perfettamente come far girare certe melodie delicate, capaci di toccare la superficie vellutata degli animi più raffinati. I 10 brani presenti in questo lavoro omonimo attraversano la fresca temperatura del vento per cercare di riscaldarla dall'interno. Tutto ciò avviene grazie a dei riff ben costruiti/calibrati e a degli arrangiamenti riusciti messi al servizio della bella voce di Juan Blas. Il chitarrista / cantante fa del suo meglio per dare vitalità al progetto. I Minor Empires non saranno di certo degli innovatori ma sono in grado di difendersi abbastanza bene all'interno del genere post rock-metal più contemporaneo. C'è da aggiungere che i nostri sono molto vicini alla carica del nuovo grunge-rock degli Alter Bridge, all'assalto dei primi My Vitriol, come alle cavalcate elettriche dei Foo Fighters ("Linsey"). Insomma, la band si muove agitata a costruire le trame di un sound grintoso, moderno e mai banale. In questo "Minor Empires" batte un cuore appassionato, chitarre vibranti, ritmo e atmosfere psicotiche, in un mix che riporta alla memoria fantasmi mai dimenticati e ferite ancora sanguinanti. Un disco competitivo, sentito, da gustare nella propria auto mentre all'orizzonte il sole cala il sipario. Teneteli in considerazione! Dal bandcamp ufficiale (sotto indicato) potrete gustare tutta l'opera.

Contatti: minorempires.com minorempires.bandcamp.com

TRACKLISTING: The Physics Of Light, Targets, Empty Rooms, The Story of Timothy Treadwell, Truth Seeker, Linsey, Echoes from Nowhere, Numbers, Drones, The Season.


giovedì 10 aprile 2014

Recensione: VARIOUS ARTISTS "Monsters! (six of a kind)"
CD 2014 - kaotoxin records




La francese Kaotoxin Records mette a segno un altro bel colpo, dando alle stampe uno split album nel quale si danno battaglia alcune realtà davvero interessanti del panorama estremo. Si va dalle contorte influenze metal e grind degli squilibrati TOTAL FUCKING DESTRUCTION, al mathcore/grind dei DEPARTMENT OF CORRECTION, il black metal dei C.O.A.G., l'odio disumano dei MISERABLE FAILURE, il groove violentissimo degli UNSU, ed infine il metal misto all'hardcore sprigionato dagli INFECTED SOCIETY. Insomma ce n'é per tutti i gusti ;) !!! L'intero disco scorre velocemente e si fa apprezzare in tutte le sue differenti sfaccettature... anche perché le diversità di ogni singola formazione non vanno mai a nuocere sul corpo di "Monsters!". La cosa più sconvolgente credo sia quel fattore storico che dimostra come si possa sopravvivere nel tempo esprimendo una tale rabbia incontaminata. Allo stesso modo questo episodio discografico diventa un bell'esempio per spiegare cosa avvelena il DNA di certi musicisti attivi nell'underground (ognuno con il suo carattere personale). Tutti i gruppi presenti nello split album viaggiano su velocità sostenute (chi più chi meno), senza stravolgere il suono e la tragica visione che si posiziona davanti ai nostri occhi.. anche perché questo è l'ambito musicale in cui queste realtà sanno esprimere meglio il proprio potenziale. Credo che la verità sia solo nei contenuti dell'opera, l'importante, in ogni caso, è aver ben presente di cosa si sta parlando, ma con lo sguardo rivolto ad oggi. Sono certo che l'idea del messaggio che sta dietro al lavoro nasce proprio da una disillusione nei confronti dell'umanità. Nonostante questo "Monsters!" si muova lungo le coordinate dei generi su citati, riserva delle belle sorprese. In definitiva siamo alle prese con delle soluzioni sonore professionali e adatte ai fan più intransigenti. E' disponibile su Deluxe DigiSleeve CD limitato a 1000 copie.

Contatti: kaotoxin.com

TRACKLISTING: 1. Monsters 2. Is your love a rainbow? 3. Blinded 4. Intergalactic twitch 5. Brownian motion 6. Stretching Uranus 7. Reaching hubble on a unicorn 8. Rendez-vous on the constellation of Adrienne 9. Take a walk on the grind star 10. Back on the earth 11. (intro) 12. We mean fucking war 13. Insomnias 14. Grind of war 15. Por los siglos de los siglos 16. Precious murder 17. Puking massacre 18. Martyr 19. Nothing more 20. The croft 21. Save the planet, kill yourself ('14) 22. Human cancer 23. Lies, incorporated

Tracks 1-3 by Total Fucking Destruction, Tracks 4-10 by Department of Correction, Tracks 11-14 by C.O.A.G, Tracks 15-19 by Miserable Failure, Tracks 20-21 by Unsu, Tracks 22-23 by Infected Society, Track 3 originaly by Nasum