lunedì 29 febbraio 2016

Recensione: WOLVSERPENT "Aporia: Kala: Ananta"
2016 - Relapse Records




Oggi celebro una importante entità dell'attuale scena drone/doom/ambient: WOLVSERPENT. Brittany McConnell (batteria, violino) e Blake Green (voce, chitarra) emergono tra i tanti musicisti di maggior talento, se teniamo in considerazione il valore artistico, e non quello concettuale. La loro poetica considerata "oscura", è stata, spesso, vittima di triti e ritriti luoghi comuni o, peggio, di etichette assolutamente deformanti. In realtà si potrebbero scrivere pagine intere sui possibili significati simbolici delle visioni dipinte dal duo dell'Idaho. In questa sede mi limiterò a indicare pochi elementi che l'ascoltatore interessato potrà liberamente approfondire. La definizione di poeti visionari è più che plausibile, ma qui non è la sola cosa da tenere a mente. Perché, le loro ambientazioni incorporee, inquietanti, a tratti soffocanti e schiaccianti, sospese tra magiche rivelazioni e scenari infernali, appariranno piuttosto nitite a chi ha il coraggio di spingersi oltre gli steccati stilistici dei generi su citati. La musica dei nostri si rivela in tutta la sua magnificenza e mostra gli influssi di alcune innegabili influenze: Nortt, Evoken, Earth, Swans, Sunn O))), e non solo. L'ispirazione, però, non proviene tanto da note e suoni quanto da quel bagliore interiore che ne fa una creatura profetica. Il nuovo EP composto da un solo brano di 40 minuti è capace di unire l'uomo e l'universo; l'aria, l'acqua e la terra; il bene e il male, per indicare delle verità nascoste e le rispettive relazioni mistiche che le delineano. Nulla può essere mai negato. In una sola parola: Immensi!

Contatti:

wolvserpent.bandcamp.com/aporia-k-la-ananta
wolvserpent.com
facebook.com/wolvserpent

TRACKLIST: Aporia: Kala: Ananta


venerdì 26 febbraio 2016

Recensione: WRITHE "s/t"
2016 - Independent




Impressiona immediatamente Sam Dishington, polistrumentista del progetto WRITHE. Il musicista di Hobart (capitale della Tasmania) tira fuori il meglio senza strafare né scimmiottare un genere come il grindcore, e di questi tempi sono due prerogative perché si possa uscire vincenti con una musica così violenta e arcigna. L'importante è avere le idee chiare. Sam è uno a cui piace giocare con le armi affilate e le manipola con molta destrezza. La pradronanza su ogni strumento è da applausi. L'impatto del breve EP è rapido e devastante. Non c'è bisogno di andare troppo indietro nel tempo, perché la sua proposta trova delle chiare similitudini con gli americani Nails. Niente di trascendentale, ma questo debutto riuscirà a deteriorare le casse del vostro stereo. Da tenere d'occhio.

Contatti:

writheau.bandcamp.com/w-r-i-t-h-e
facebook.com/writheau

TRACKLIST: -, Silent, Malice, Failure, -


giovedì 25 febbraio 2016

Recensione: THE BODY "No One Deserves Happiness"
2016 - Thrill Jockey Records




E' oggettivamente risaputo ai seguaci dello sludge/doom metal che questo genere musicale ha assunto significati simbolici differenti tra loro, che spesso oltrepassano i confini geografici o ideologici. Gli americani THE BODY prendono le distanze dalle flotte oltranziste, ampliando il proprio sound con una voce femminile magnetica e spettrale (Maralie Armstrong del progetto Humanbeast), fiati, pianoforte, ed elaborazioni electro-noise. Sicuramente il valore dei The Body potranno captarlo solo le orecchie più attente. Il quinto album "No One Deserves Happiness", che si aggiunge ad una lunga discografia arricchita anche da produzioni minori, merita piu' di un ascolto superficiale. Ve ne accorgerete durante la seconda traccia "Shelter Is Illusory". Le 10 composizioni sono un crocevia di sensazioni annichilenti. Non è per niente semplice slacciarsi da queste vibrazioni contagiose. Rimarrete basiti nel momento in cui inizierete ad assaporare la loro consistenza. Il senso di disperazione è maledettamente tangibile ed è annidato all'interno di una corazza robusta e spessa. Il gruppo di Portland confeziona un prodotto al napalm, curandone in profondità ogni dettaglio. Apocalittici per natura! Uscirà il 18 Marzo via Thrill Jockey Records.

Contatti: 

thebody.bandcamp.com/no-one-deserves-happiness
facebook.com/thebodyband
thrilljockey.com

TRACKLIST: Wanderings, Shelter Is Illusory, For You, Hallow / Hollow, Two Snakes, Adamah, Starving Deserter, The Fall and the Guilt, Prescience, The Myth Arc




lunedì 22 febbraio 2016

Recensione: MOTHRA "Decision Process"
2016 - Moth Records




Una bella sorpresa per tutti gli amanti del post rock/metal strumentale. I neozelandesi MOTHRA si cimentano, con successo, nella composizione di pezzi ricchi di pathos, costruiti su accordi dalle sonorità ricercate e un incedere che non è mai viziato da alcuna ostentazione. Il debut CD/LP "Decision Process" è perfetto dal primo all'ultimo minuto, ed è capace di emozionare e coinvolgere come pochi altri dischi usciti nei primi due mesi del 2016. Uno stile maturo, che a tratti potrebbe ricordare i vari Tool, Deftones, Russian Circles, Meshuggah, Talbot... Ma non è importante soffermarsi sui margini di paragone. I Mothra sono una vera band, perché in grado di suonare musica di qualità senza dover per forza affidarsi ad un modello prestabilito. Quello del gruppo di Auckland è dunque un lavoro ispirato, irrorato da tocchi geniali, curato nei minimi dettagli e ben arrangiato, soprattutto per quanto riguarda alcuni passaggi di chitarra e basso. Non voglio utilizzare o sprecare altri inutili giri di parole. Consiglio l'immediato acquisto. Dopodichè, usciti da questa incredibile esperienza, capirete il significato delle mie parole.

Contatti: 

mothrasound.bandcamp.com/decision-process 
mothraband.com 
facebook.com/mothrasound 

TRACKLIST: Awake the Machine, The Beginning, Splinters, Elements of Sleep, Solstice, Escapism, Corridor, The Window, Myriad, Burnt Impression, Cataclysm, Decision Process






giovedì 18 febbraio 2016

Intervista: THRONE OF HERESY - "IL TRONO DEGLI ERETICI"






GLI SVEDESI THRONE OF HERESY SONO TORNATI CON IL NUOVISSIMO "ANTIOCH" PER TRAVOLGERE CHIUNQUE GLI SBARRI LA STRADA. UN DISCO FEROCE E DINAMICO CHE NON FARA' RIMPIANGERE I BEI TEMPI ANDATI. IL CANTANTE THOMAS CLIFFORD CI PRESENTA LA SUA BAND.

1. Ciao Thomas. Beh... Come va in questo periodo?

- Hey man, qui va tutto bene. Sto ascoltando un po' di materiale nuovo per il nostro prossimo album. Finora tutto suona alla grande, anche se siamo solo agli inizi della fase compositiva.

2. Il vostro ultimo album è già disponibile e si intitola "Antioch". Come suona il nuovo materiale dal vivo?

- Sì, "Antioch" è uscito il 12 febbraio e sembra che la notizia si stia diffondendo velocemente! Per quanto riguarda le recensioni non mi posso esporre più di tanto anche perché finora abbiamo fatto un solo concerto. Ma prossimamente suoneremo a Stoccolma, Göteborg e nella nostra città (Linköping). Tutto questo a febbraio e marzo. Avremo maggiori riscontri tra uno o due mesi.

3. Potresti delucidarci in merito al processo di composizione di questo "Antioch"?

- Il processo di scrittura è stato guidato e gestito principalmente dal nostro compositore principale TG e poi dal resto della band. Ha scritto tutte le canzoni dell'album, ma abbiamo avuto un lungo confronto prima di arrivare alla fase finale. Io ho scritto la maggior parte dei testi, una scrittura attenta che doveva adattarsi alle strutture dei pezzi. In un certo senso è tutto molto creativo ma a volte è anche un processo lento e persino irritante. Alla fine tutto è andato bene, le composizioni sono molto meglio ora rispetto alle prime bozze.

4. Siete rientrati in studio dopo 4 anni. Ci sono state delle difficoltà per registralo?

- In realtà una volta entrati in studio di registrazione è stato un gioco da ragazzi. Abbiamo registrato tutto in circa 10 giorni. Eravamo molto preparati e lavorare con un professionista come Devo (che gestisce quello studio) ha reso ancora più facile il lavoro.

5. Qual è stata la sfida più grande per i Throne of Heresy?

- A parte l'organizzazione e la strutturazione delle canzoni, penso che ordinare le tracce sia stato un po' come una sfida. Il nuovo disco doveva essere un'entità a sé stante. Non solo una raccolta di canzoni che si susseguono. Provando diverse soluzioni ci siamo stabilizzati su quella finale. L'unica cosa certa era che "The God Delusion" doveva aprire il disco.

6. Cosa hai da dirci sulla copertina dell'album?

- Inizialmente stavamo optando per un artwork differente, ma poi quando decidemmo di registrare un intero album anziché un EP, cambiammo idea. Ho contattato il ragazzo di Moonring Design e abbiamo deciso di affidarci a lui. Amiamo la sua arte. Ciò che crea riflette perfettamente la nostra musica.

7. Negli ultimi anni il Death Metal è tornato sulla cresta dell'onda e molte giovani band stanno sfornando dei dischi veramente interessanti. Sei d'accordo?

- Sì, assolutamente. Anche se penso che questo genere musicale non sia mai morto. Di recente è stata pubblicata un sacco di roba buona. Molti si ispirano ad altre band per poter portare avanti la propria carriera.

8. Lascio a te le ultime parole, pensieri...

- Grazie a te Christian. Attualmente stiamo cercando dei concerti e dei festival in tutta Europa per supportare l'uscita del nostro nuovo album. Quindi, siamo pronti a valutare qualsiasi proposta.


CONTATTI: 

facebook.com/throneofheresy 
thesignrecords.bandcamp.com/throne-of-heresy-antioch


THRONE OF HERESY line-up:

Thomas Clifford - Voce
Tomas Göransson - Chitarra
Michael Edström - Chitarra
Björn Ahlqvist - Basso
Mathias Westman - Batteria


RECENSIONE:
THRONE OF HERESY "Antioch" - The Sign Records


martedì 16 febbraio 2016

Recensione: FURY "Promo 2016"
2016 - DIY




Il promo 2016 dei californiani FURY gronda sudore secondo dopo secondo, minuto dopo minuto e anche se la sostanza è sempre la stessa (old school hardcore), l'impatto non manca di certo. Prendete un sound scheletrico, serrato, i soliti accordi suonati con grinta punk e il gioco è fatto. Tre pezzi semplici, sfacciati e immediati (la terza song è "No Choice", cover dei newyorkesi Outburst). Questi giovani musicisti hanno il fuoco nelle vene. Insomma, chi di hardcore ferisce di hardcore perisce. Ascoltando i Fury potrete mettere in pratica le vostre doti di picchiatore. Sarò ripetitivo ma vi assicuro che se la giocano alla pari con le tante band dell'underground. Per chi come me cerca la concretezza, troverà pane per i suoi denti. A voi la scelta.

Contatti: furyhc.bandcamp.com/2016-promo

TRACKLIST: Duality of Man, Thin Line, No Choice (Outburst)


lunedì 15 febbraio 2016

Recensione: MINDSET "Nothing Less"
2016 - REACT! Records




Lo straight edge hardcore/punk (abbreviato in sXe) viene rappresentato in modo sempre più efficace dagli americani MINDSET, formazione proveniente da Baltimora. Questi 5 ragazzi del Maryland sono attivi da diversi anni e grazie alle costanti esibizioni dal vivo hanno rafforzato la loro musica. Il tempo passa, ma il gruppo rimane risoluto nelle sue convinzioni. Per fortuna dirrebbe qualcuno. "Nothing Less" è un altro classico lavoro dei Mindset. Già dal titolo dell'EP si capisce. Niente di innovativo. Qui si può ascoltare l'inconfondibile suono che li ha sempre caratterizzati. Le 3 canzoni sono state composte in modo da rispecchiare la prassi dell'HC. Cosa volete di più?

Contatti:

reactrecords.bandcamp.com/nothing-less
facebook.com/mindsetmd

TRACKLIST: Nothing Less, We're Right, Effigy




Mindset (Full Set) from hate5six on Vimeo.

sabato 13 febbraio 2016

Recensione: UXO "Self-Titled"
2016 - Reptilian Records




Se si vuole fare riferimento su quali gruppi abbiano veramente segnato alcuni canoni del rock degli ultimi 25 anni, non potremmo mai ignorare gli Unsane e i Today Is The Day. Due progetti rinomati che oggi sono sulla bocca di molti, anche al di fuori della scena noise. Già, ma cosa c'entra tutto questo con gli UXO? Non è difficile da immaginare. Il nucleo principale di questa nuova band è costituito dagli inossidabili Steve Austin e Chris Spencer. Tutto iniziò nel 2013 quando i due amici decisero di incontrarsi per fondere quelle forze trainanti contaminate da un background pressoché simile e solido come il cemento armato. Ecco che dopo breve tempo reclutarono Patrick Kennedy (batteria) e Aarne Victorine (Whitey) al basso. Nel debutto omonimo (stampato su LP e CD) prende il sopravvento l'ispirazione di due uomini maturi che, facendo leva su un vissuto importante, fanno riemergere la vera essenza della creatività, la stessa che ha contraddistinto il loro percorso artistico. Gli UXO sono una realtà noise a tutti gli effetti e potrebbero essere ricondotti al rock solo per alcune ficcanti trame chitarristiche, utilizzate dai nostri per abbelire ulteriormente i 7 brani del disco. Indiscutibile l'approccio alla materia. Austin e Spenser sono stati tra i primi a propendere per tali stratificazioni strumentali. Risultano davvero un'entità unica in questo contesto. Così riescono a muovere ogni vibrazione nella medesima direzione, trovando campo fertile in quelle sonorità che li hanno resi celebri. Rientrerà sicuramente tra i miei dischi preferiti del 2016.

Contatti:

reptilianrecords.com/uxo-self-titled-lp-cd
facebook.com/UXOOFFICIAL

TRACKLIST: Bitter, Trauma, Blind Suicide, Redlegs, Everything's Mistake, This Won't Take Long, User


mercoledì 10 febbraio 2016

Recensione: GADGET "The Great Destroyer"
2016 - Relapse Records




I GADGET mancavano dalle scene da 10 anni e il loro tanto atteso ritorno farà sicuramente felici tutti quelli che li hanno sempre considerati i possibili eredi dei connazionali Nasum. Questo accadeva dopo che quella band si sciolse a seguito della morte del cantante e chitarrista Mieszko Talarczyk (R.I.P.), scomparso nel terribile tsunami del 26 dicembre 2004. Nel lungo periodo di letargo, i Gadget si sono impegnati al massimo per ordinare/rinnovare le idee necessarie per lo sviluppo di un nuovo lavoro di buona fattura. Insomma, non potevano assolutamente sbagliare il colpo, visti i risultati brillanti ottenuti con "The Funeral March" (il secondo CD di una carriera iniziata nell'anno 1997). La notizia dell'arrivo di "The Great Destroyer" non ha fatto altro che aumentare le aspettative. Le 17 tracce si riallacciano a quelle del precedente disco citato poc'anzi, costringendoci a subire una lezione severa e spietata. I Gadget producono un assalto spaventoso che calpesta senza sosta. Qui il grindcore ha la sola funzione di uccidere o perlomeno di riusce a tirare fuori il marcio della nostra miserabile esistenza. Questa tempesta si spinge oltre ogni logica prospettiva. Musica dolorosa, monolitica, schizzata. I Gadget sono la rappresentazione del concetto di estremismo intelligente. Imperdibile! Disponibile dall'11 marzo 2016.

Contatti: 

relapse.com/gadget 
facebook.com/GadgetGrindcore

TRACKLIST: Enemies of Reason, Känslan (Post Patch Anxiety), Pillars of Filth, Choice of a Lost Generation, From Graduation to Devastation, Dedication, Violent Hours (For a Veiled Awakening), The 02666 Heritage, The Great Destroyer, Down and Out, In the Name of Suffering, Lost on a Straight Path, Forsaken, Collapse, The Lack of Humanity, Svart hål, I Don't Need You / Dead and Gone


martedì 9 febbraio 2016

Recensione: WOLF DOWN "Incite & Conspire"
2016 - End Hits Records




L'incendiario "Incite & Conspire" ci fa capire perché Hatebreed, Madball e Terror siano stati importanti per i tedeschi WOLF DOWN. L'atteggiamento è molto chiaro e non fa una piega. Le influenze provengono dal migliore hardcore metallizzato. Non c'è nulla di nuovo o quantomeno di innovativo, ma i Wolf Down sanno punire l'ascoltatore. Piaceranno ai tanti seguaci di queste sonorità stradaiole. Scivolano via veloci e incazzate "Against The Grain", "Protect/Preserve", "Invisible War" e via via tutte le altre del lotto. L'esecuzione è impeccabile ed è stata potenziata dalla produzione curata nei minimi dettagli. Tutto da manuale. Le vocals si stabilizzano tra HC e metalcore, mentre i testi mantengono gli stessi temi politico-sociali. "Incite & Conspire" è sorretto da buone capacità strumentali, nè più nè meno. Il gruppo proveniente da Ruhrpott ha come migliore arma la violenza. Se questo può bastarvi, allora fatevi avanti. Penso di essere stato chiaro. Non ho altro da aggiungere.

Contatti: 

wolfdownhc.bandcamp.com/incite-conspire 
facebook.com/wolfdownhc

TRACKLIST: Barricade Fever, Against The Grain, Protect/Preserve, Invisible War, Flames Of Discontent, At Daggers Drawn, Incite, Conspire, True Deceivers, Torch Of Reason, The Fortress




lunedì 8 febbraio 2016

Recensione: BRUTALITY "Sea of Ignorance"
2016 - Repulsive Echo Records




Dopo essere rimasti in silenzio e nell'ombra nel corso di un ventennio, i BRUTALITY sono tornati per conquistare i favori del grande pubblico, ma soprattutto quelli dei fan di vecchia data. Nonostante l'età e la ruggine accumulata nel tempo, i floridiani sono stati in grado di proporre del buon death metal, anche se la qualità di "Screams of Anguish" (1993) e del suo successore "When the Sky Turns Black" (datato 1994) non è stata eguagliata. Un disco, quest'ultimo, che ancora oggi reputo tra i più ricchi e riusciti dei primi anni '90; ovviamente restando focalizzato sul recinto del death metal a stelle e strisce. Meno incisivo "In Mourning", pubblicato nel 1996. L'entrata del batterista Ruston Grosse sembra aver infuso grande entusiasmo nei membri storici del gruppo di Tampa: Scott Reigel, Jay Fernandez e Jeff Acres, lo si intuisce subito ascoltando la travolgente "48 to 52", capace di riportare in auge le atmosfere più sofferte degli esordi. Senza dubbio è il brano che sintetizza al meglio la reale impostazione dei Brutality. Le ultime generazioni di death metallers non potranno cogliere certe piccole differenze rispetto al passato, proprio perché hanno uno spirito critico meno attento. Trovo noiosa la cover dei Bathory ("Shores In Flames"), decisamente inferiore ad "Electric Funeral" dei Black Sabbath, incisa sul capolavoro del 1994. Lo spettro dei primi album aleggia ancora sulla musica dei 4 americani, ma qualcosa è cambiato. Attendo con fiducia il prossimo passo.

Contatti: 

brutalitytheband.com
facebook.com/BrutalityTheBand

TRACKLIST: Sea of Ignorance, 48 to 52, Fatal Cure, Tribute, Perpetual Resolution, Barbarically Beheaded, Shores in Flames (Bathory cover), End of Days


domenica 7 febbraio 2016

Recensione: MAGRUDERGRIND "II"
2016 - Relapse Records




La furia corrosiva di questo "II" può essere interpretata come una vera e propria punizione, e dunque l'unico modo possibile per mettere a tacere quanti continuano a criticare negativamente due generi violentissimi come il grindcore e il powerviolence (ormai è risaputo che molti ascoltatori hanno solo bisogno di divorare quello che gli viene proposto dai luridi camerieri del mainstream). Formatisi nell'anno 2002 a Washington, ma ora in pianta stabile a New York, i MAGRUDERGRIND devono essere annoverati tra i gruppi più determinati attualmente in circolazione. Non è un caso se a stampare il disco degli americani ci ha pensato la Relapse Records. Ogni capitolo scritto da questi ragazzi contiene delle differenze, pur tenendo fede ad una determinata mentalità, adottata esclusivamente dalla comunità del DIY. Infatti fin dagli esordi i Magrudergrind sono riusciti a concentrare la loro essenza in brani brevi e dal forte impatto e col nuovo "II" la sostanza non cambia. Numerosi gli influssi provenienti dal punk e dall'hardcore. Il "vero" intento della band è quello di dare al pubblico qualcosa che possa alimentare il loro odio verso una società ormai destinata a finire nel baratro. In pratica il nuovo full-length, che ci giunge a distanza di sei anni dal precedente lavoro, è rivolto a tutti coloro che a denti stretti lottano ogni giorno per non piegarsi o sottomettersi alle regole dettate dal potere. Alzate il volume del vostro stereo e siate pronti a spaccare la vostra stanza d'ascolto. Consigliato.

Contatti: 

magrudergrind.bandcamp.com 
facebook.com/MagrudergrindOfficial

SONGS: Imperium in Imperio, Divine Dictation, The Opportunist, Relentless Hatred, Sacrificial Hire, War for Resources, Black Banner, Hara-Kiri, Stale Affairs, Regressive Agenda, Incarceration State, Unit 731, Icaro, Husayni / Handschar, Pharmacide




sabato 6 febbraio 2016

Recensione: THRONE OF HERESY "Antioch"
2016 - The Sign Records




La Svezia è terra fertile per il death metal e la conferma arriva con i THRONE OF HERESY che, per far uscire il nuovo "Antioch" si affidano alla neonata The Sign Records. La compagine di Linköping continua il discorso intrapreso con l'autoproduzione messa in commercio nel 2012 ("The Stench of Deceit") e spingendo ulteriormente sull'acceleratore e sulle dinamiche ha dato maggiore spessore all'intero songwriting, ottenendo dei risultati notevoli. Diciamo che questo "Antioch" si pone come punto di raccordo tra passato e presente e ci fa gustare appieno dei brani sicuramente vari dal punto di vista delle strutture. E' facile riuscire ad accostare il nome dei Throne of Heresy a quello di altre realtà rinomate, ma senza perdermi nei soliti paragoni, preferisco dare spazio alle potenzialità dei nostri. Un album veremente coinvolgente che mantiene alta l'attenzione e trova il picco massimo in uno straordinario uso delle due chitarre da parte di Tomas Göransson e Michael Edström. Lo scopo è quello di far pendere la bilancia verso il lato vincente. Da menzionare l'ottima prova esecutiva del bassista Björn Ahlqvist e del batterista tentacolare Mathias Westman, quest'ultimo capace di deturpare i soliti canoni del genere con soluzioni più ampie e variegate. Il cantante Thomas Clifford fa il resto. "Antioch" ci da la possibilità di ascoltare un gruppo affiatato, in grande spolvero e in continua crescita. I Throne of Heresy sono ormai pronti per regalare grandissime soddisfazioni. Potrebbe candidarsi ad essere uno dei migliori dischi del 2016.

Contatti: 

facebook.com/throneofheresy 
thesignrecords.bandcamp.com/throne-of-heresy-antioch

TRACKLIST: The God Delusion, Serpent Seed, Nemesis Rising, Flagellum Daemonum, Exordium, Black Gates of Antioch, Blood Sacrifice, Phosphorus, Souls for the Sepulchre, Where Bleak Spirits Pass


venerdì 5 febbraio 2016

Recensione: EXUMER "The Raging Tides"
2016 - Metal Blade Records




Ne è passato di tempo da quando i tedeschi EXUMER decisero di staccare la spina dagli amplificatori. Tanti anni di silenzio, di inattività dopo lo scioglimento avvenuto alla fine degli '80. Quella lunga pausa non passò inosservata, soprattutto per quanti come me ascoltavano periodicamente i loro primi due album in studio ("Possessed by Fire" e "Rising from the Sea"). Inaspettatamente, quel senso di vuoto si interruppe nel 2008, anno in cui risorsero per ricucire il cordone ombelicale utile per far fluire la linfa proveniente dal passato. Solo nel 2012 diedero alla luce il tanto atteso "Fire & Damnation", grazie alla Metal Blade Records, l'unica in grado di dimostrargli fiducia. L'attitudine riversata in questo "The Raging Tides" è la stessa. E' un disco schietto e sincero, capace di dare largo sfogo ai pregi stilistici degli Exumer. E' facilmente assimilabile perché non c'è spazio per tessiture complicate. Tutto si brucia in soli 41 minuti abbondanti. Thrash metal tossico e rabbioso... né più né meno. Scrivere pezzi più semplici aiuta questi musicisti a focalizzare meglio il loro impatto. La stessa immagine di copertina racchiude il concetto. Sono dell'avviso che con "The Raging Tides" la band del mastermind Mem Von Stein abbia fatto un passo avanti per rafforzare la propria "pura" identità, pur restando fedele agli schemi di partenza. Ben fatte le due cover presenti nella tracklist: "Forever My Queen" (Pentagram) e "Hostage to Heaven" (Grip Inc.).

Contatti: facebook.com/exumerofficial

TRACKLIST: The Raging Tides, Brand of Evil, Catatonic, Sacred Defence, Welcome to Hellfire, Sinister Souls, Shadow Walker, There Will Always Be Blood, Dark Reflections, Death Factory, Forever My Queen (Pentagram cover), Hostage to Heaven (Grip Inc. cover)


giovedì 4 febbraio 2016

Recensione: MASTER "An Epiphany of Hate"
2016 - F.D.A. Rekotz




Colpiscono con maestria i MASTER di Paul Speckmann. "An Epiphany of Hate" trasuda death/thrash metal da ogni poro, è carico di energia, con canzoni che riusciranno a frantumare ogni eventuale critica negativa manipolata da terzi. Cosa si può dire di una band nata nel 1983 e che ha fatto della coerenza e dell'immobilità sonora il proprio trademark? Sostanzialmente nulla. "An Epiphany of Hate" si attesta su livelli più che buoni e rende giustizia ai loro sforzi. Oggigiorno ci sono ancora dei musicisti della vecchia guardia che godono di grande rispetto, e i Master si mantengono stabili nella lista di quei veterani. Dopo tanti anni di attività, non è mai semplice soddisfare le aspettative dell'ascoltatore, ma i deathster di Chicago hanno superato l'ennesima prova. Il suono, grezzo e vorace, è quello che li ha sempre contraddistinti. Fermo restando che questo disco non è il loro migliore di sempre. Nel complesso "An Epiphany of Hate" è ruvido, potente, scorrevole, e perciò riuscito. I fan dei Master potranno affrontare la spesa, acquistandolo a scatola chiusa. Di questi tempi non è cosa da poco. Insomma, meglio andare sul sicuro.

Contatti: 

fda-rekotz.bandcamp.com/an-epiphany-of-hate
master-speckmetal.net
facebook.com/Master

TRACKLIST: Subdue the Politician, Fiction Soon Becomes Reality, Face Your Fear, Just Be Yourself, Just Take My Right Arm, An Epiphany of Hate, It's Clearly Eden, The People of the Damned, Senses All Will Be Controlled, Red Alert


mercoledì 3 febbraio 2016

Recensione: PANTERA "The Complete Studio Albums 1990-2000" (5 LP + 7")
2015 - Rhino Entertainment




Quando oggi ascolto i dischi dei grandi PANTERA mi torna subito in mente la morte di Dimebag Darrell (RIP). Del resto, appare inevitabile pensare a quella tragica vicenda. A distanza di quasi 12 anni non ha senso porsi ulteriori domande (..se solo ogni tassello fosse rimasto al suo posto..). La cosa certa è che non ci sarebbe nemmeno bisogno di questo nuovissimo cofanetto intitolato "The Complete Studio Albums 1990-2000" per celebrare per l'ennesima volta una band che ha scritto pagine fondamentali nella storia della musica heavy. Ai tempi i Pantera erano i più grandi nel loro genere e per me lo sono rimasti, erano il centro della mia personale esistenza. Sognavo costantemente di far parte di un gruppo ed essere come Philip Anselmo, Dimebag Darrell, Vinnie Paul e Rex Brown. Ho analizzato e consumato ogni particolare dei brani, ecco perché sono convinto che come loro non ci sia stato nessuno. Tanti tra voi li ricordano per le sonorità pesanti con cui sono diventati famosi in ogni parte del globo, ma non bisogna dimenticare che esordirono come gruppo hair/speed metal nei primi anni '80. Di album in album la proposta dei nostri si è fatta sempre più estrema e al tempo stesso indulgeva in momenti più melodici ("Cemetary Gates", "This Love", "Hollow", "Hard Lines, Sunken Cheeks", "Floods"...). Il genio di Dimebag ha donato una dimensione più ampia, e per così dire, musicale allo stile dei Pantera, rendendolo unico e speciale. Difficile poi quantificare la potenza sprigionata dal vivo; e chi ha avuto la possibilità di vederli sul palco non potrà contraddire le mie parole. Una vita fatta di successi ed eccessi da gustare ancora, questa volta con 6 vinili colorati cementati in un blocco solo. Immortali. Consigliato agli appassionati e ai collezionisti. Disponibile da dicembre 2015.

Contatti: pantera.com

TRACKLIST:

Disco 1: Cowboys From Hell
Disco 2: Vulgar Display Of Power
Disco 3: Far Beyond Driven
Disco 4: The Great Southern Trendkill
Disco 5: Reinventing The Steel
Disco 6: Bonus 7" Single


lunedì 1 febbraio 2016

Recensione: VISION OF DISORDER "Razed To The Ground"
2015 - Candlelight Records




Ci è voluto un po' di tempo per gustare e metabolizzare questo "Razed To The Ground", e a distanza di poco più di due mesi dalla sua uscita posso tranquillamente affermare: i VISION OF DISORDER sono tornati e godono di buona salute! Dopo un periodo di grigiore, arriva la luce per il gruppo guidato dal sempre convincente Tim Williams, lo stesso cantante che nel 1992 formò la band insieme ai chitarristi Matt Baumbach e Mike Kennedy, al batterista Brendon Cohen ed al bassista Mike Fleischmann. Oggi la formazione è la stessa. "Razed To The Ground" è il disco della definitiva resurrezione, è vario, spigoloso, dirompente, un esperimento riuscito ma coraggioso. La loro è una lunga carriera costruita passo per passo, con dischi musicalmente ineccepibili, soprattutto quelli composti prima della lunga pausa iniziata nell'anno 2002. E l'evoluzione, bisogna ammetterlo, riguarda tutta la band, merito di una coesione interna straordinaria. Nei nuovi brani c'è tutto quello che serve per far presa sull'ascoltare più attento: potenza, melodia, estro, buoni arrangiamenti, ottima produzione. 10 canzoni che nascono dal cuore, rivolte a chi ama l'hardcore pungente, il groove metal e alcuni innesti rockeggianti. La cabina di regia è stata occupata dal noto Zeus (Rob Zombie, Shadows Fall, Hatebreed...).

Contatti:

facebook.com/VisionOfDisorder

TRACKLIST: Heart Of Darkness, Hours In Chaos, Electric Sky, Razed To The Ground, The Craving, Cut My Teeth, Red On The Walls, Nightcrawler, Severed Wing, Amurdica: A Culture Of Violence