giovedì 30 aprile 2015

Recensione: BANTORIAK "Weedooism"
2015 - Argonauta Records




Il rituale sciamanico concepito dal musicista/compositore Izio Orsini mira ad enfatizzare la matrice dominante di un genere musicale sempre più ibridato con vari elementi provenienti da diverse correnti stilistiche. Sto parlando dello stoner rock. Se canzoni quali "Entering the Temple", "Hidden Number Two", "Chant of the Stones", "Smoke the Magma", lasciano supporre una forma di escapismo e di psichedelia spirituale come energia guida del progetto, altre si immergono in acque più profonde, torbide e paludose ("Lysergic Tantra", "Try To Sleep"). Una forza invisibile che a volte sembra annegare in aree desolanti e anguste. Quelle di BANTORIAK sono sonorità dalle grandi risorse e dalle molteplici ramificazioni. L'immaginazione utilizzata è uno strumento sufficientemente potente, a dimostrazione che l'Artista non fa leva solo sulla sua musica, ma anche sul concept organico che si espande grazie ad essa. Izio possiede ottime potenzialità per fare la differenza nella scena italiana. Qui c'è la certezza di volersi esplorare attentamente decifrando ogni sensazione, positiva o negativa che sia. Contemplando le cose da un punto di vista spirituale Bantoriak mette in scena un debutto meditativo e sotterraneo, distante da ogni peccaminosa stereotipizzazione. Questo "Weedooism" è stato prodotto da Mattia Cominotto (Infection Code, Isaak, Eremite) e vede la partecipazione di tre bravissimi ospiti: Fabio degli Eremite alla batteria, Rosy dei Profanal e Giacomo degli ISAAK alle voci. Caldamente consigliato ai fan di OM, Fluidage, Sleep, Kyuss, Earth. 

Contatti:

facebook.com/bantoriakDoom
argonautarecords.com

TRACKLIST: Entering the Temple, Lysergic Tantra, Try to Sleep, Hidden Number Two, Smoke the Magma, Chant of the Stones


mercoledì 29 aprile 2015

Intervista: INVERTED - "IL VERBO DEL DEATH METAL"






CON IL NUOVO ALBUM "THE AGE OF HARVEST" I NOSTRANI INVERTED TORNANO ALLE ORIGINI ANDANDO A RISPOLVERARE QUEL SOUND TECNICO E BRUTALE CHE HA RESO CELEBRI NUMEROSE FORMAZIONI DEATH METAL DEGLI ANNI NOVANTA. UN LAVORO ESPLOSIVO CHE MERITA PIU' DI UN SEMPLICE ASCOLTO. ANDREA TOCCHETTO, UNO DEI DUE CHITARRISTI DEL GRUPPO, HA RISPOSTO ALLE MIE DOMANDE.

1. Ciao Andrea. Che ne dici di iniziare con qualche nota biografica degli Inverted?

- Gli Inverted sono nati nel 2007 con il nome Cyanide Christ, progetto in cui eravamo coinvolti io e Gianluigi. Quando nel 2009 si sono aggiunti Enrico e Alessandro abbiamo cominciato a fare qualche live, registrando poi due dischi. Ci ha dato una mano anche Daniele De Ola dei Chelmno, che dal vivo ha suonato il basso.

2. Il nuovo "The Age Of Harvest" segna un deciso miglioramento nel songwriting della band, nel senso che la vostra evidente evoluzione ha contrassegnato un lavoro più organico, variegato ed energico. Quanto tempo è stato impiegato per la scrittura dei brani?

- Alcuni pezzi come "Across the snow..." e "Tunguska" erano stati scritti per il precedente disco, ma non ancora soddisfatti, abbiamo deciso di riprenderli in mano e adeguarli per il nuovo lavoro. Mentre per quanto riguarda gli altri sono stati scelti da una serie di brani scritti da me e Alessandro. Quelli che ci piacevano di più li abbiamo arrangiati assieme fino a quando il risultato finale non ci ha soddisfatto.

3. Le canzoni di "The Age Of Harvest" hanno una struttura ermetica favorevole, un timbro brutale ma ben calibrato. Era un vostro obiettivo concepire così queste tracce?

- L'obbiettivo era quello di fare un disco di una mezz'ora che non stancasse l'ascoltatore e quindi con varie soluzioni di stili all'interno dei brani. Si possono ascoltare varie influenze in tutti i pezzi e queste sono in grado di differenziarli l'uno dall'altro.

4. Quanto è importante mantenere un sound riconoscibile? Vi sentite legati a qualche band in particolare? Cerco di essere più chiaro: Ci sono dei gruppi che hanno lasciato un segno indelebile nella vostra anima? ...Qualcosa che vi ha spinti a seguire la vostra strada personale.

- La personalità è fondamentale per una band, ma è anche normale se non indispensabile sentirsi ispirati da vari gruppi. Se devo citare una band che più di qualunque altra mi ha inspirato molto in questi anni, direi sicuramente i Morbid Angel (fino al disco "Gateways to Annihilation", che secondo me è il loro apice), ma anche gli Immolation, tanto per citare un paio di nomi. Ovviamente i miei ascolti vanno anche in altri generi, dallo sludge al prog rock degli anni '70. Sicuramente ascoltare generi diversi aiuta nel creare un proprio stile e seguire, come dici tu, una strada personale.


5. La copertina del nuovo "The Age Of Harvest" rappresenta molto bene la tensione dei vostri pezzi. Interessanti i suoi colori. Pensi che il suo impatto visivo possa far avvicinare più velocemente l'ascoltatore verso il vostro universo musicale?

- Il tema della copertina lo ha creato Francesco Gemelli, gli abbiamo mandato il disco e i testi e da li ha "estratto" il succo del discorso e lo ha tradotto nella copertina attuale. Credo che un artwork come questo possa generare curiosità, avvicinando gente da svariati generi musicali.

6. Credi che oggi ci sia più libertà di esprimersi musicalmente, senza per forza rintanarsi in un genere specifico? Rispetto al passato, il concetto di ibridazione nella musica è molto più marcato. Tu cosa ne pensi al riguardo?

- Dipende da come lo si fa! Può riuscire bene o può riuscire male, dipende dal musicista ma anche dai generi che si vogliono mescolare... Non è certo possibile ibridare il death metal con la polka...

8. Quali sono i gruppi che ti hanno maggiormente convinto in questo inizio del 2015? Quali invece quelli della vecchia scuola che continui ad ascoltare con piacere?

- Ti dico la verità... del 2015 non ho ancora comprato niente!!! L'ultimo album che ho preso è stato "Colored Sands" dei Gorguts che mi è piaciuto un sacco, anche l'ultimo dei Carcass mi ha gasato parecchio. Altrimenti resto legato ai gruppi death degli anni '90 e quelli dei 2000, Morbid Angel, Suffocation, Nocturnus, Immolation, Decapitated, Atheist, Gorguts; la lista potrebbe continuare all'infinito!!!

9. Vorrei concludere l'intervista chiedendoti: Qual è la vostra maggiore ambizione come musicisti?

- Ci piacerebbe che il nostro lavoro arrivasse un po' dappertutto e in generale che questo genere musicale venisse preso un po' più seriamente, tenendo conto che potrebbe essere difficile da ascoltare per gente che non è abituata.

10. Grazie per la tua disponibilità.

- Grazie a te!!!


CONTATTI:

metalmusicaustria.bandcamp.com/the-age-of-harvest
facebook.com/invertedmatter


INVERTED line-up:

Gianluigi Giacon - Voce
Alessandro Scriminich - Chitarra
Andrea Tocchetto - Chitarra
Daniele Deola - Basso
Enrico Scriminich - Batteria


RECENSIONE:
INVERTED "The Age of Harvest" 2015 - Grindhouse Music


martedì 28 aprile 2015

Recensione: KATATONIA "Sanctitude"
2015 - Kscope Music




L'evocativo "Sanctitude" dipinge a tinte forti il ritorno dei KATATONIA. Un nuovo viaggio intimista nell'universo maestoso di un gruppo che ha scritto pagine indelebili nella storia della musica emozionale. L'onestà e la spontaneità di questi Artisti svedesi rendono la loro Arte sempre più imperdibile. Il live acustico pubblicato da Kscope Music si concentra su un'ambientazione onirica globale e storica che prende forma dalla necessità di esprimere emozioni delicate, elaborate da una sensibilità tormentata. Poesia, tragedia e perdizione si mescolano insieme per creare un'opera memorabile. E' stupefacente visionare e ascoltare come riescano a trovare l'ispirazione adatta per garantire la quintessenza del proprio messaggio. Difficile riconoscere i Katatonia odierni nella formazione che esordiva nel lontano 1991. Le parti di chitarra sono molto più scure, profonde, penetranti e aggiungono sensazioni decadenti; mentre la voce ipnotica di Jonas Renkse continua ad essere insinuante, catartica, e si muove con disinvoltura in spazi malinconici, significativi, persuasivi e talvolta iterati. Il passo di "Sanctitude" è lento, magnetico, e ci regala un'esperienza sommessa, disperata, ma soprattutto ammaliante. Le sonorità teatrali dei Katatonia si sposano a meraviglia con le ricche tematiche dei vari concept concepiti nel corso di una carriera davvero esemplare. Magistrali e travolgenti. Imperdibile Capolavoro.

Contatti:

katatonia.com
facebook.com/katatonia
kscopemusic.com

TRACKLIST: In the White, Ambitions, Teargas, Gone, A Darkness Coming, One Year from Now, The Racing Heart, Tonight's Music, Sleeper, Undo You, Lethean, Day, Idle Blood, Unfurl, Omerta, Evidence, The One You Are Looking for Is Not Here


lunedì 27 aprile 2015

Recensione: STEVEN WILSON "Hand.Cannot.Erase"
2015 - Kscope Music




Sebbene il background di STEVEN WILSON sia indubbiamente di stampo multiforme, pochi si sarebbero aspettati un'evoluzione così raffinata da parte del musicista inglese, leader dei grandissimi Porcupine Tree. Il suo percorso solista iniziato nel 2008 ha messo in luce una libertà artistica encomiabile, modellata per emozionare quanti erano alla ricerca di suoni acuti, profondi, toccanti, proiettati verso un futuro incerto e imprevedibile. Avere una direzione ed un obiettivo quando si compone un disco è più importante che concentrarsi su di un singolo stile musicale. Steven lo sa bene. Lo scopo principale sul nuovo "Hand.Cannot.Erase" è stato far si che tutto coincidesse con l'argomento portante del concept utilizzato. Il compositore, infatti, per testare la propria sensibilità, si è rifatto alla vera storia di Joyce Carol Vincent, una giovane donna morta in quel di Londra in circostanze poco chiare. La cosa assurda è che per tre lunghi anni la sua morte non fu scoperta. L'aspetto tragico e misterioso dell'intera vicenda riflette appieno il fascino astratto di un artista unico nel suo genere, un uomo solitario che ha sempre preferito andare controcorrente per esorcizzare i fantasmi nascosti nell'anima. "Hand.Cannot.Erase" sembra tutto meno che un full-length scontato, e per renderlo riconoscibile il compositore ha modificato nuovamente le sue prospettive, prendendo delle scelte precise legate alla ricerca di una maggiore focalizzazione sulla musica. Ecco perché le canzoni si rivelano in tutta la loro inesauribile magnificenza. Fondamentale l'esigenza di riscoprire modalità di lavoro più progressive e sicuramente meno rapide o immediate (le struggenti "Home Invasion", "Regret #9", "Ancestral"). Questo "Hand.Cannot.Erase" può essere interpretato come un momento di riflessione prima della prossima tempesta emotiva. Steven Wilson è un regista distaccato, visionario e dalla forte personalità, che sa come trasmettervi l'essenza della sua allucinata immaginazione. Genius.

Contatti: stevenwilsonhq.com - kscopemusic.com

TRACKLIST: First Regret, Years Older, Hand Cannot Erase, Perfect Life, Routine, Home Invasion, Regret #9, Transience, Ancestral, Happy Returns, Ascendant Here On...


domenica 26 aprile 2015

Recensione: DROWN IN BLOOD "Addicted To Murder"
2015 - Earthquake Terror Noise




La prima fatica dei DROWN IN BLOOD (attivi dal 2009), rappresenta un buon esempio di death metal suonato con determinazione e dedizione. Famelici e agguerriti, i quattro meneghini hanno le idee chiare su come affrontare questo stile musicale, corredato con tematiche sanguinose e virulente. La copertina putrescente è lo specchio della loro attitudine. Chiunque di voi abbia già confidenza con tali sonorità potrà provare un piacere sadico durante l'ascolto di "Addicted To Murder", album che, elevandosi con inumana aggressività va subito al sodo. Purtroppo bisogna anche dire che il songwriting dei nostri, pur mantenendosi su discreti livelli qualitativi, risuona abbastanza prevedibile. La colpa non è collegata a qualcosa di specifico perché è il genere in questione a richiedere questo preciso modus operandi. Suonare death metal non ti consente di adoperate troppa sperimentazione. Questa è la verità! Le otto tracce testimoniano la potenza di una band che ritengo abbia ancora molto da dire. Mi auguro vivamente che "Addicted To Murder" non venga ignorato. L'Italia ha ancora bisogno di gruppi come i Drown In Blood. Avanti così ragazzi.

Contatti:

drowninblood.bandcamp.com/addicted-to-murder
facebook.com/drowninblood

TRACKLIST: Reign of Hypocrisy, Impersonal Living, Purification of Flesh, Walking Dead, Vengance Is Mine, Razor in My Hand, Evil Parasites, Beast in the Cage



sabato 25 aprile 2015

Recensione: BATTALION "Generation Movement"
2015 - Independent




I BATTALION sono tornati e sembrano pure belli carichi ascoltando tutte le tracce del quarto album in studio intitolato "Generation Movement". Il loro è un thrash metal di buona fattura che ripesca dal vecchio materiale dei Metallica, ma anche da quello di Slayer, Kreator, Exodus, Exciter. In effetti è davvero incredibile la somiglianza tra quelle band leggendarie e la formazione di Zurigo. I nostri ci calpestano con un impeto vigoroso, volgare e "IperEnergetico", distante da quello generato dalle correnti mainstream del momento. Nonostante non siano innovativi, i Battalion dimostrano di saperci fare e di saper trasmettere la grande dedizione al genere. Glielo riconosco apertamente. I riff di chitarra, la sezione ritmica e la voce del chitarrista/cantante Silvan Etzensperger mettono in moto una violenza e urgenza inarrestabili, componenti indispensabili per fare subito presa sull'ascoltatore (l'opener "Rapid Damage" non mente). "Militia Callin'", "Exiled Man", "An Unaltered Attitude", "Serpent Alive" oppure "Venom", ci riportano indietro nel tempo. Insomma, l'attitudine la fa da padrone. Stappate qualche birra ghiacciata e alzate il volume, non vi annoierete di certo.

Contatti: battalion.ch - facebook.com/battalionofficial

TRACKLIST: Rapid Damage, Exiled Man, Militia Callin', Generation Movement, Revolution, An Unaltered Attitude, Lowrider, Wrong Side of the Tracks, Serpent Alive, Venom


venerdì 24 aprile 2015

Recensione: UNREST "Grindcore"
2015 - Unspeakable Axe Records




Da un gruppo come gli UNREST era scontato aspettarsi qualcosa di veloce e in-your-face, questo perché Steve Jansson (Trenchrot, Crypt Sermon...), Chris Grigg (Woe) e Brooks Wilson (Trenchrot, Crypt Sermon) hanno deciso volutamente di non cedere a nessun compromesso per far detonare la loro rabbia. Il trio utilizza suoni abrasivi e diretti, capaci di sfondare a sufficienza i timpani. Il messaggio racchiuso in "Grindcore" (mai titolo fu più azzeccato) è ben chiaro, e non tradirà le aspettative dei seguaci di queste sonorità assassine. La band, infatti, pesta duramente facendo leva sulla violenza sonora e sull'intransigenza, tenendo bene a mente la lezione dettata dai maggiori esponenti del grind sorti tra la fine degli '80 e inizi dei '90. Lo spirito selvaggio riprende le tematiche scomode scaturite da innumerevoli problematiche sociali. Peccato che gli Unrest non abbiano azzardato più di tanto; ma d'altronde non si può pretendere troppo da musicisti così fedeli alla vecchia scuola. Ne consegue un album spietato, messo a punto da un'esecuzione implacabile. L'obiettivo dei nostri mira a scuotere le coscienze e far capire alle nuove generazioni che bisogna reagire, lottare, e smetterla di subire l'arrogante dittatura dei poteri forti. Credo di essermi spiegato abbastanza bene. I vecchi fan del grindcore, da questo punto di vista, sono molto più preparati. La Unspeakable Axe Records ha scommesso sugli Unrest. La scelta è azzeccata, senza ombra di dubbio.

Contatti:

unspeakableaxerecords.bandcamp.com/grindcore
facebook.com/unrestgrind
unspeakableaxerecords.com

TRACKLIST: We're Calling You Out, You Take, Inaction, Quit, Protest Culture, Faith Is a Hearse, Anything to Shock, Nothing (That's All You Have to Give), Identity in the Internet Age, Consumption, False Brotherhood, Drown


giovedì 23 aprile 2015

Recensione: NUDIST "See The Light Beyond The Spiral"
2015 - Taxi Driver Records



E' cosa ormai risaputa che in Italia lo sludge/doom/noise sta prendendo sempre più piede, e sono sicuramente numerosi i gruppi alla ricerca di un contratto discografico degno di nota. Fortunatamente i fiorentini NUDIST ce l'hanno fatta a centrare in pieno l'obiettivo. Come? Firmando per la Taxi Driver, etichetta nostrana che, ha da poco pubblicato il nuovo album "See The Light Beyond The Spiral". La formazione toscana non stravolge i canoni del genere, ma riesce a farsi apprezzare per alcuni arrangiamenti ben riusciti, che donano al songwriting un impronta molto più personale e decisamente meno stereotipata (ascoltate la conclusiva "Suicide"). A differenza di tanti loro simili attivi nella scena nazionale, i Nudist sanno perfettamente come risultare imprevedibili ma soprattutto intensi. Pur forgiato con un sound già noto agli appassionati di queste sonorità, "See The Light Beyond The Spiral" può vantare dei brani graffianti ed ossessivi, ognuno con una sua specifica identità. La prova è davvero elettrizzante e va a delineare i tratti di un lavoro non originalissimo forse, ma che si posiziona al di sopra dei soliti standard. Vi sembra poco? Un buon lavoro dal piglio drammatico. Da provare!

Contatti:

taxidriverstore.bandcamp.com/see-the-light-beyond-the-spiral
facebook.com/Nudist
taxidriverstore.com

TRACKLIST: Horror Vacui, Concealed Underground, See The Light Beyond The Spiral, Blind Spiders, Suicide


Intervista: DÖDSVARG - "IL LUPO DELLA FORESTA"






JON EKSTROM, POLISTRUMENTISTA SVEDESE COINVOLTO NEL PROGETTO DÖDSVARG E' TORNATO SULLE SCENE CON UN NUOVO ALBUM DESTINATO AGLI AMANTI NEL NOISE CORE PIU' DISTRUTTIVO E MALATO. LASCIO A LUI LE PAROLE PER PRESENTARCELO.

1. Ciao Jon. Cominciamo dal presente. Sei soddisfatto del tuo lavoro per il nuovo album intitolato "Glädjedödaren"?

- Non avevo scritto nessuna canzone prima di entrare in studio. Tutto si è materializzato contemporaneamente, sia il songwriting che le sessioni di registrazione. Molto spesso, mentre compongo, parto da un tempo musicale ben preciso. A volte trovo un ingresso rapido alla mia musica, ma può anche avvenire l'esatto contrario, dipende dalle circostanze. Per fortuna con "Glädjedödaren" le cose sono andate bene.

2. Trovo che il suono della tua chitarra nel nuovo album sia molto più caldo, pastoso e ribassato. Una decisone intenzionale la tua?

- Sì, è intenzionale. Penso di aver trovato un suono che funziona molto bene e lo trovo adatto per Dödsvarg. Almeno per ora. Non mi reputo né un tecnico del suono né un produttore, ma componendo la musica per Dödsvarg ho scoperto ciò che funziona meglio e ciò che non fa per me. Mi appaga molto quello che faccio. Sicuramente "Glädjedödaren" rispecchia la mia personalità. Mi convince sia il sound che il cantato. Ho dato vita a Dödsvarg perché volevo fare le cose a modo mio, senza l'interferenza di altri musicisti esterni. Ho voluto dettare tutte le mie condizioni. Questa mia scelta ha avuto i lati positivi e quelli negativi. Ma col passare del tempo ho capito che era bello suonare con qualcun'altro, un modo per scambiarsi delle idee per ottenere nuovi input.

3. Cosa ha significato per te registrare questo disco?

- Su "Glädjedödaren" ho lavorato con un vero batterista. Infatti, quando completai la canzone "Ångest och vrede", la inviai a David. E' un grande drummer oltre che un ottimo amico, suona nei Lava Bangs. David ha registrato la batteria nella sua sala prove con un registratore palmare digitale e un solo microfono. Lo stesso giorno in cui mi inviò le sue tracce di batteria, avevo appena finito di registrare la voce di Samuel, che sarebbe andata a finire sulla stessa canzone. Ho messo tutto insieme e ha funzionato maledettamente bene. Questo è un modo fantastico per fare musica. Il drumming di David ha rinvigorito la canzone. Voglio continuare su questa strada. David ed io ci scambiamo continuamente dei files. "Glädjedödaren" è stata una buona prova che mi ha permesso di capire che direzione prendere per il futuro.

4. Il nuovo full-length rappresenta un ulteriore sviluppo nel tuo sound. L'approccio estremo è stato perfezionato e sono stati introdotti nuovi elementi davvero validi. Questo il mio parere personale!

- Sì, sono d'accordo. Per questo ho voluto coinvolgere più musicisti. Musicalmente, Dödsvarg è sempre stato piuttosto "tentacolare". E' la rabbia a tenere saldo il tutto. Voglio fare cose diverse, ecco perché, come dicevo poc'anzi, mi reputo tentacolare nel modo di comporre. So quello che mi piace e lo utilizzo quando compongo le mie canzoni.

5. Parlando dei testi: C'è un tema specifico?

- Il disco potrebbe essere visto come un concept perché la maggior parte delle canzoni toccano i lati oscuri dell'umanità. Questo è Dödsvarg. Tuttavia, non vi è un filo conduttore che attraversa l'album. Il prossimo sarà un vero e puro concept. Il "fuoco" sarà l'argomento principale e verrà raccontato in 26 brani. Ho già creato le linee guida per l'album. Vedremo cosa succederà.

6. In che modo la storia di "Glädjedödaren" si connette con il tuo stile di vita?

- Con Dödsvarg voglio mostrare il lato più brutto di noi umani. Il vero lato oscuro. Si perché ci comportiamo come degli idioti. Dödsvarg è una valvola di sfogo. Quello che sto facendo con Dödsvarg mi rappresenta a pieno. Io però non me ne vado in giro per tutto il giorno incazzato verso tutto e tutti. Sono disgustato dal fatto che nel parlamento svedese abbiamo ancora un partito fascista. E' davvero deprimente. Ma in Svezia esiste anche un partito femminista che ha guadagnato molti consensi. Questo è sicuramente positivo.

7. Progetti per il futuro?

- Ci sono dei piani piuttosto vaghi che riguardano Dödsvarg. Per la prima volta ho materializzato la possibilità di suonare dal vivo. Vedremo. Se accadrà, sarà qualcosa di molto speciale. Poi c'è il prossimo album che ho iniziato a comporre. Inoltre suono in una band denominata Rov. Stiamo registrando in questo periodo. Spero finiremo presto. I Rov funzioneranno meglio come live band. La musica è più semplice rispetto a quella di Dödsvarg. Siamo un po' più stupidi, ma anche Punkier e più rock. I hate rock. More accessible perhaps :)

8. Grazie per la tua disponibilità! Buona fortuna.

- Grazie.


CONTATTI: dodsvarg.se - dodsvarg.bandcamp.com


DÖDSVARG line-up:

Jon Ekström - Polistrumentista


RECENSIONE:
DÖDSVARG "Glädjedödaren" Suicide Records




mercoledì 22 aprile 2015

Recensione: TRIBULATION "The Children of the Night"
2015 - Century Media Records




Se avete prestato attenzione alla costante evoluzione dei TRIBULATION, non potete farvi scappare queste dieci canzoni presenti nel nuovo album "The Children of the Night", proprio perché gli permettono di fare un ulteriore passo in avanti e superare quanto prodotto fino al 2013. Questo lavoro non è sicuramente la loro release più ispirata, eppure contiene episodi convulsi come "Melancholia" o "In the Dreams of the Dead", che evocano la massima espressione dei nostri, poiché l'incrocio delle differenti influenze riportate in musica hanno la spinta per trasportarci in una dimensione estremamente comunicativa. Tutte le canzoni sono ben strutturate, con dei riff spesso essenziali ma efficaci, sostenuti dalla prorompente sezione ritmica. Anche questa volta i Tribulation ci offrono una elevata sintassi strumentale che egoisticamente si riappropria di alcuni bilanciamenti contrastanti orchestrati sul precedente lavoro "The Formulas of Death". Gli scenari stralunati adornano invece episodi come "Winds", "Själaflykt", la maideniana "The Motherhood of God". Altrove ("Strains of Horror", "Holy Libations", "Cauda Pavonis", "Music From The Other") fuoriesce il lato ambientale della band. Quello racchiuso in "The Children of the Night" è metal orrorifico di buona fattura, in bilico fra ricercatezza e sregolatezza. La creatività espressa in ogni passaggio ci permette di scorgere un abisso senza fondo. Alcuni fraseggi melodici sono in controtendenza, rispetto al debutto "The Horror" (2009), e vanno a distorcere l'inevitabile evoluzione dei Tribulation. L'andamento attuale è meno percussivo e favorisce interessanti commistioni tra suoni di chitarra anni '80 e metriche vocali molto più variegate. "The Children of the Night" libera questi musicisti dai condizionamenti del tempo. Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.

Contatti:

tribulation.se
facebook.com/Tribulationofficial

TRACKLIST: Strange Gateways Beckon, Melancholia, In the Dreams of the Dead, Winds, Själaflykt, The Motherhood of God, Strains of Horror, Holy Libations, Cauda Pavonis, Music from the Other


martedì 21 aprile 2015

Recensione: KARJALAN SISSIT "...Want You Dead"
2015 - Cyclic Law




Formatisi in Svezia grazie al sodalizio creatosi tra il vocalist Make Pesonen (ex-The Black), il compositore Peter Bjärgö (Arcana, Sophia) e il bassista D. Bragman, i KARJALAN SISSIT, tuttora, rappresentano la massima espressione della teatralità distruttiva di tre differenti generi quali: martial industrial, neofolk e dark ambient; un connubio esemplificato nel precedente capolavoro del 2009 ("Fucking Whore Society"). La violenza espressionista e simbolista del loro approccio risulta sempre corredata da un sound che, come nella migliore tradizione, evidenzia un nichilismo dirompente. Importante sottolineare come i vecchi lavori (Karjalan Sissit - 2001, Miserere - 2002, Karjalasta Kajahtaa - 2004, Tanssit On Loppu Nyt - 2006) mostravano, in modo marcato, l'autenticità stilistica dei nostri, con quel malessere permanente, quell'eclettismo, che gli ha permesso di flirtare con delle sonorità tanto acuminate quanto inquietanti e pregne di odio e vendetta. "...Want You Dead" porta avanti la stessa tradizione. Il nuovo delirio musicale messo in moto dai Karjalan Sissit è un universo permeato da frustrazione, depressione, dipendenza dall'alcol, dissenso, desolazione e spirali angosciose dall'incedere inquieto e vertiginoso. Gli otto pezzi del disco sono dannatamente destabilizzanti, risoluti e avvolgenti nella voluminosa fisicità. L'ispirazione penetra la materia di "...Want You Dead" arrivando da varie direzioni. Questo è il flusso senza controllo di disturbi psichici che non consentono nessun equilibrio interiore e costantemente mirano ad infrangere le regole, che è la sola condizione per gli scandinavi, per esprimere concetti, parole, immagini e sensazioni, e cioè contemplare o denunciare in maniera viscerale tutto ciò che eternamente procura sofferenza all'individuo. Ancora una volta Make Pesonen & soci infieriscono con cattiveria inaudita. Amazing Album!

Contatti:

facebook.com/karjalansissit/timeline
lastfm.it/music/KarjalanSissit
cycliclaw.com

TRACKLIST: Kantapää Lapiossa, Vittumainen Yksinäisyys, 1974, Firman Isoin Puliukko, Läpi Elämän Helvetin, Sairaus.. Katkeruus.. Kuolema, Totaalinen Kaaos, Suga En Kalja o Somna In


lunedì 20 aprile 2015

Recensione: FORGOTTEN TOMB
"Hurt Yourself And The Ones You Love"
2015 - Agonia Records




Gli italiani FORGOTTEN TOMB hanno pubblicato un nuovo album che, molto probabilmente, verrà aggiunto alla lista delle migliori uscite del 2015. Tenetelo bene a mente. Le canzoni presenti in "Hurt Yourself And The Ones You Love" possono essere viste come una specie di commento sonoro di un viaggio all'interno di uno schema compositivo più grande ed esteso; tutto questo permetterà ad ogni singolo ascoltatore di godere appieno dei dettagli che vanno a consolidare l'attuale sound della band emiliana. Le idee sono basate sulla pura follia e su quelle emozioni oscure raccontate da un'angolazione totalmente diversa. Si, perché i Forgotten Tomb creano musica esclusivamente per appagare la propria fame di innovazione. Mai come ora è stato così evidente quanto sia importante puntare sulla personalità. Ancora una volta Herr Morbid e compagni non si pongono dei limiti, aumentando lo spessore qualitativo e dando alle stampe un lavoro che incarna alla perfezione i tratti salienti del loro marchio di fabbrica. I 7 brani di "Hurt Yourself And The Ones You Love" dilatano, secondo uno stile predefinito, le grandi potenzialità dei nostri. Gli opposti si attraggono sempre nell'anima bivalente dei Forgotten Tomb. Ci sono echi di depressive rock, black metal, sludge, misti a passaggi ambientali da brividi; insomma un'intensità progressiva coltivata oltre le solite barriere di genere. Il forte impatto emotivo riesce a scavare nell'inconscio più criptico e impetuoso. Efficaci e mai banali.

Contatti:

agoniarecords.bandcamp.com/hurt-yourself-and-the-ones-you-love
forgottentomb.com
facebook.com/Official.Forgotten.Tomb

TRACKLIST: Soulless Upheaval, King of the Undesirables, Bad Dreams Come True, Hurt Yourself and the Ones You Love, Mislead the Snakes, Dread the Sundown, Swallow the Void


domenica 19 aprile 2015

Recensione: POISON IDEA "Confuse & Conquer"
2015 - Southern Lord Recordings




Gli americani POISON IDEA rimangono dei cani rabbiosi che non hanno nessuna intenzione di mollare la presa. Formatisi nel 1980 per volontà del cantante Jerry A., sono stati parte importante del primo movimento punk/hardcore d'oltreoceano. Nonostante siano passati così tanti anni, risultano ancora determinati ad andare avanti, a dimostrazione che la "Vera" Attitudine non è acqua. Ecco perché la storia infinita del gruppo nato a Portland (Oregon) continua ad appassionare i fan di vecchia data, garantendo peraltro al genere un necessario ricambio generazionale (è molto importante sottolinearlo). Passano i tempi, passano le mode, ma la musica schietta e sincera dei Poison Idea si impone su qualsiasi band più giovane che decida di cimentarsi in questo tipo di suono. Sicuramente, fa un certo effetto vedere il marchio Southern Lord Recordings sull'artwork di "Confuse & Conquer". I Poison Idea suonano con passione per diffondere lo stesso messaggio di sempre, tanto importante quanto inalterato. Questi sono i motivi per cui le mie parole si racchiudono in così poche righe. Insomma, volere è potere. Lunga vita!

Contatti:

poisonideasl.bandcamp.com/releases
facebook.com/Poison-Idea-Official
southernlord.com

TRACKLIST: Bog, Me & JD, Psychic Wedlock, Hypnotic, Trip Wire, I Never Heard of You, Cold Black Afternoon, The Rhythms of Insanity, Dead Cowboy, Beautiful Disaster, Reprise


sabato 18 aprile 2015

Recensione: SHINING "IX – Everyone, Everything, Everywhere, Ends"
2015 - Season Of Mist




Oggi l'appuntamento è con gli SHINING, che fanno ritorno con l'avvincente "IX – Everyone, Everything, Everywhere, Ends". Se il precedente capitolo era sembrato un punto fermo nella carriera dei nostri (iniziata nel lontano anno 1996), questa ultima fatica inietta ulteriore energia vitale alla creatura del leader autolesionista Niklas Kvarforth; diventando così il disco per eccellenza capace di riconfermare il valore assoluto di uno dei gruppi più coraggiosi ed eclettici della scuderia Season Of Mist, oltre che dell'intero panorama estremo internazionale. A mio parere i sei brani composti per l'album rappresentano l'inizio di una nuova direzione in termini di tono e atmosfere ("Framtidsutsikter", "Inga Broar Kvar Att Bränna"). Il suono generale è caldo, grintoso e molto coinvolgente, per non parlare della produzione, curata nei minimi dettagli. "IX – Everyone, Everything, Everywhere, Ends" è frutto di un altro cambiamento interiore, che porterà la band di Halmstad (Svezia) alla definitiva consacrazione (se ancora ce ne fosse bisogno). I suoi contenuti tormentati e bizzarri non deluderanno i fan, ormai abituati al loro continuo stravolgimento esistenziale. Il ripresentarsi sulle scene a quasi tre anni di distanza dal transitorio "Redefining Darkness" (Spinefarm Records) non era cosa semplice, ma gli Shining hanno messo in pratica una grande prova di stile grazie all'ispirazione di sempre e a un rinnovato entusiasmo. Il "dolore" può risultare pungente, pruriginoso, compressivo e il fatto che sia una vera e propria esperienza personale implica un valore soggettivo che non è facilmente quantificabile. Unici nel loro genere!

Contatti:

shiningsom.bandcamp.com/ix-everyone-everything-everywhere-ends
shiningasylum.com
facebook.com/shiningofficial

TRACKLIST: Den påtvingade tvåsamheten, Vilja & dröm, Framtidsutsikter, Människotankens vägglösa rum, Inga broar kvar att bränna, Besök från i(ho)nom


venerdì 17 aprile 2015

Recensione: SATORI JUNK "Satori Junk"
2015 - Taxi Driver Records




Al giorno d'oggi non è per niente facile individuare dei gruppi originali e interessanti, perciò si dovrebbe quantomeno cercare di scovare qualcuno che, in un modo o nell'altro, sappia colpire le attenzioni di pubblico e critica. Spiegare i suoni dei milanesi SATORI JUNK non è cosa semplice: vi potrebbe essere utile una dose sostanziosa di marijuana per trovare la connessione adeguata con il debutto omonimo contrassegnato dal marchio Taxi Driver Records. Eredi di formazioni mai dimenticate degli anni '70, ma anche di compagini mostruose come Sleep, Electric Wizard, Saint Vitus; i Satori Junk propongono una miscela sonora di rock allucinato e sludge sofisticato, un mix che assume spesso toni in bianco e nero schiaccianti. Questi ragazzi hanno capito che si può ottenere la formula adatta anche con una linea guida monotematica, carica di tensione emotiva ("T.T.D.", "Monsters"). La poetica crepuscolare del disco viene bollita nel liquido lisergico e tenuta a galla da vari strumenti magnetici (synth, theremin e tastiere). E' musica godibile se pur greve, forse un po' carente di particolari variazioni. Fa eccezione la traccia conclusiva "Queen Ant Jam", in cui i nostri mettono in evidenza delle idee differenti. L'intero songwriting non è ancora flessibile perché indirizzato verso la ricerca spasmodica di una purezza doomeggiante legata alla psichedelia più cruda ed essenziale. Sicuramente "Satori Junk" è un buon inizio che getta delle basi solide per il futuro. Riservati ai maniaci di tali sonorità.

Contatti:

satorijunk.bandcamp.com
facebook.com/SatoriJunk
taxidriverstore.com

TRACKLIST: T.T.D., Spooky Boogie, Monsters, Shamaniac, Blessed Are The Bastards, Ritual, Lord Of The Pigs, Queen Ant Jam


giovedì 16 aprile 2015

Recensione: INFERNAL WAR "Axiom"
2015 - Agonia Records




I polacchi INFERNAL WAR (originariamente conosciuti come Infernal SS) sono diventati nel giro di 18 anni una macchina da guerra inattaccabile munita di armi pesanti capaci di frantumare gli istinti metallici del passato, un modo per consolidare uno stile musicale meno prevedibile e più virile, oggi votato a quel death/black metal solido e minaccioso che ha reso celebre il panorama estremo polacco. Se i primi album della band erano principalmente veloci e nichilisti, questo "Axiom" ci offre dei brani ben strutturati e lontani dai soliti canoni stantii. Apprezzabile soprattutto l'abilità nel dare forma a composizioni abbastanza lunghe, ma mai scontate, monotone, o peggio, dispersive ("Into Dead Soil", "The Parallel Darkness", "Eater of Hope"). I 5 musicisti non si risparmiano assolutamente e si accingono ad opprimere ulteriormente le percezioni dei tanti puristi del genere. Il nuovo disco, mantiene viva la fiamma nera con un sound infernale, cinico, a tratti imbastardizzato da un groove isterico manovrato con la consueta perizia. Ed il discorso vale dalla prima all'ultima nota. Ogni composizione, infatti, possiede uno schema predefinito, sia che si tratti di puntare all'impatto vero e proprio oppure di sollecitare l'ascoltatore con spostamenti mid-tempo da infarto. Gli Infernal War sono quindi cresciuti mettendo meglio a fuoco le loro ambizioni. Inutile spendere altre parole su di un'opera che già di per sé colpisce mortalmente. Quello che importa è che i nostri rimangono un punto di riferimento sicuro all'interno di una scena estrema sempre più affollata e dispersiva. "Axiom" legittima quanto di positivo sia stato fatto finora. Da non perdere.

Contatti:

agoniarecords.bandcamp.com/a-x-i-o-m
facebook.com/infernalwarofficial
agoniarecords.com

TRACKLIST: Coronation, Militant Hate Church, Into Dead Soil, Paradygmat, Nihil Prayer, The Parallel Darkness, Transfigure, Eater of Hope, Camp 22, No Forgiveness, Axiom


mercoledì 15 aprile 2015

Recensione: GRUESOME "Savage Land"
2015 - Relapse Records




Il redivivo Matt Harvey è uno dei personaggi di spicco della scena death metal, meglio conosciuto per il suo ruolo di tutto rispetto nei bestiali Exhumed. Oggi, lo ritroviamo più putrido che mai in questa nuova band formata con membri di Malevolent Creation, Possessed e Derketa. "Savage Land" possiede quell'attitudine e quello spirito primordiale succhiati al corpo scheletrico dei vecchi Death di Chuck Schuldiner o agli Obituary di "Slowly We Rot" (1989). Non ci sarà pace per i dannati in questo disco ed ogni singola canzone dispone di elementi tipici della migliore tradizione floridiana. La scelta di affidarsi agli schemi datati del genere non è casuale e tale volontà incondizionata, per quanto derivativa, mette in scena le buone doti del quartetto californiano. "Savage Land" passa con temerarietà dall'urgenza del thrash metal scarno di "Trapped In Hell" e "Hideous" al death metal di pezzi come la title track, "Demonized", "Gangrene", "Psychic Twin". Le chitarre dell'accoppiata Harvey/Gonzalez affondano nella carne viva come una lama affilata, mentre le cadenze di "Closed Casked" contrassegnano pesantemente uno dei passaggi meglio riusciti del debutto discografico pubblicato dalla prestigiosa Relapse Records. L'organicità della forma canzone, caratteristica peculiare dei GRUESOME, acquista credito con lo scorrere dei minuti, che in tutta la loro forza bruta, dimostrano lo stato di forma di un'entità che ha molto da insegnare alle nuove leve. Chi sa fare meglio si faccia avanti. 

Contatti:

facebook.com/gruesomedeathmetal
relapse.com/gruesome

TRACKLIST: Savage Land, Trapped in Hell, Demonized, Hideous, Gangrene, Closed Casket, Psychic Twin, Gruesome

Bonustracks: Land of No Return (Death Cover), Black Magic (Slayer Cover)


martedì 14 aprile 2015

Recensione: ANACHRONISM "Reflecting The Inside"
2015 - Independent




E' un EP esplosivo quello confezionato dagli svizzeri ANACHRONISM. Il loro sound ha solide fondamenta sotto gli impianti del brutal death metal corrosivo e selvaggio, anche se questi musicisti di Losanna, sono molto più vicini all'approccio squilibrato di band quali Cephalic Carnage, Cryptopsy e Necrophagist. Nati nel 2009, gli Anachronism vedono tra le proprie fila un cantante di razza come Matthieu Favre, bravo nel variare la sua timbrica vocale e metterla a disposizione di quel songwriting che si insinua con tempestività nei solchi profondi del lavoro. Non è da meno la restante parte della line-up, in cui è coinvolta a pieno titolo la chitarrista Lisa Voisard, oltre che Nicolas Riederer (chitarra & backing vocals), Florent Duployer (batteria), Julien Waroux (basso). Come avevo anticipato poco fa, in "Reflecting The Inside" troviamo sì dei contenuti diretti e in-your-face, ma non mancano episodi dove a fare da padrone è l'aspetto meno impetuoso e serrato di questa musica brutale: "Memories", "A Way to Emptiness", "Ephemeral Embrace", quest'ultima, conclusa con una sinistra litania apocalittica. Un gruppo che non si limita a rivisitare l'andamento contorto dei soliti nomi, ma che sa anche essere audace e dinamico. Il valore del nuovo EP sta nei punti di raccordo tra le due varianti sonore, e proprio in questi cambi di tempo repentini, i nostri sanno raggiungere le migliori atmosfere. Meritevoli.

Contatti:

anachronismdeath.bandcamp.com/reflecting-the-inside
facebook.com/anachronism.band

TRACKLIST: Memories, Undefined, A Way to Emptiness, Frustration, Infused or Innate, Ephemeral Embrace


lunedì 13 aprile 2015

Recensione: BLACK RAINBOWS "Hawkdope"
2015 - Heavy Psych Sounds




E' un full-length veramente ispirato e sanguigno questo quarto dei BLACK RAINBOWS. La band capitanata dal cantante/chitarrista Gabriele Fiori ha un piglio molto energico e verace e si impone con fermezza nel circuito stoner/rock europeo, grazie a dei riff saturi di potenza elettrica. Fa effetto vederli accasati con un'etichetta specializzata come la nostrana Heavy Psych Sounds. Dopo dieci anni di carriera, la formula adoperata dai romani non ci riserva particolari sorprese, anche perché, pur continuando a migliorare, mantiene una costante qualitativa piuttosto alta, che non pregiudica le loro proprietà. In quest'album si ritrovano infatti quelle classiche componenti sonore capaci di costruire le giuste atmosfere, adatte al genere di riferimento. La musica dei Black Rainbows è un flusso in piena, ricco di arrangiamenti e soluzioni spaziali azzeccate. Il fatto certo è che dai capitolini si sa già cosa aspettarsi: composizioni sentite, affidabili, suonate con vera passione, caratterizzate da quel tocco old-oriented che fa la differenza. La produzione sporca e ruvida contribuisce a dare al nuovo "Hawkdope" un feeling live che in questi casi risulta indispensabile. Canzoni quali "The Prophet", la title track, "No Fuel No Fun" oppure "JesusJudge", smuovono gli animi con oscillazioni strumentali emozionali, intense e attraenti. Mi ha decisamente colpito la buona prova vocale di Gabriele, più viscerale rispetto al passato. Gli appassionati avranno tra le mani un lavoro maturo. Fatelo vostro.

Contatti:

blackrainbows.bandcamp.com
facebook.com/BLACKRAINBOWSROCK/timeline
theblackrainbows.com

TRACKLIST: The Prophet, Wolf Eyes, Hawkdope, No Fuel No Fun, Hypnotire My Soul with Rock'n'Roll, Waiting for the Sun Def, JesusJudge, Killer Killer Fuzz, The Cosmic Picker


domenica 12 aprile 2015

Recensione: VEUVE "Veuve"
2015 - Independent



Prestazione onesta quella dei friulani VEUVE, che con questo EP d'esordio autoprodotto ci presentano sei brani all'insegna di un desert stoner/rock abbastanza tradizionalista e perciò in linea con le sonorità roventi figlie dei pluriosannati Kyuss: sarà anche per l'impostazione della voce del bassista Riccardo Quattrin. Un altro gruppo che si potrebbe tirare in ballo ascoltando i Veuve sono i Monster Magnet, quelli di "Superjudge" (1993). Il trio nato a Spilimbergo (comune della provincia di Pordenone), partendo da una base piuttosto "riconoscibile", aumenta gradualmente la spinta servendosi di vibranti cavalcate elettriche sorrette dal bravo chitarrista Felice Di Paolo. Essenziale e diretto è l'operato del drummer Andrea Carlin. Tutto sommato, le canzoni incise presso lo YourOhm Mobile Studio contengono diversi buoni spunti, ma non mancano nemmeno i momenti in cui servirebbe più mordente per far spiccare il volo alle tante idee riportate in musica. Se l'originalità non è il loro forte, la grinta è da premiare e merita un bell'applauso. Come inizio non è male, bisogna solo puntare sulla personalità.

Contatti:

veuve.bandcamp.com/releases
facebook.com/Veuve

TRACKLIST: Private Drowning, The Third Sun Sets, Here Comes The Iron Man, Dov'eri Tu Vent'anni Fa?, (Atom)Icarus, Copper Road Blues


sabato 11 aprile 2015

Recensione: FISTER "IV"
2015 - Crown and Throne LTD




I FISTER, dopo aver dato alla luce una serie di releases mozzafiato, si impongono nuovamente come uno dei gruppi più disturbanti attualmente in circolazione sul suolo americano, e così, anche se ultimamente la scena sludge-doom sembra essersi un po' inaridita, ogni loro uscita desta un certo interesse nell'underground, soprattutto tra i tanti sostenitori del genere. Il nuovo album, in uscita a fine Aprile, è composto da una lunga traccia di 44 minuti priva di raffinatezze e tecnicismi, ma ricca di quel feeling malsano che manca a tante produzioni estreme odierne. Il trio del Missouri sa come potenziare certe atmosfere e questo "IV" fa da filtro al malessere che avvolge le loro anime. Le vocals straziate, la chitarra iper-compressa, i ritmi lenti e possenti, deturpano con violenza inaudita l'apparato uditivo dell'ascoltatore. Da brividi l'onda d'urto provocata dalle frequenze distorte del basso di Kenny Snarzyk. I fan del gruppo saranno senz'altro rapiti dai suoni del nuovo "IV". Il carattere famelico dei Fister non concede nessuna tregua.

Contatti:

fister.bandcamp.com/album/iv
facebook.com/fisterdoom

TRACKLIST: IV


venerdì 10 aprile 2015

Recensione: LAST MINUTE TO JAFFNA "Volume II"
2015 - Argonauta Records




I piemontesi LAST MINUTE TO JAFFNA proseguono il loro cammino per ambire ad un sound sempre più personale. Archiviata la parentesi "Volume I" del 2008, i ragazzi di Torino hanno firmato un nuovo contratto per Argonauta Records in modo da battezzare definitivamente il nome della band. Ecco quindi la pubblicazione di "Volume II", lavoro che, per vari buoni motivi, rappresenta una sorta di svolta decisiva nella carriera dei nostri, o quantomeno, la prova del nove utile per mettere in evidenza l'esattezza dei risultati ottenuti fino ad oggi. L'album, infatti, nel suo complesso, appare meno istintivo del suo predecessore, ma essendo stato suddiviso in altri 8 capitoli, sembra seguire una linea concettuale molto simile. Se da un lato il full-length uscito per Hypershape Records pareva quasi una sorta di tributo a gruppi come Cult of Luna, Neurosis, Isis; questo "Volume II" gode di maggiore attenzione verso l'incedere mellifluo di sonorità più ricercate e ariose ("Chapter XIII", "Chapter XXVI"). I Last Minute To Jaffna non vogliono assolutamente snaturare il proprio trademark perché lo scopo principale è quello di ridimensionarlo attentamente per ampliare gli orizzonti. La tensione e l'energia profusa nel disco non sono da sottovalutare. Insomma, cercate di tenerli sotto stretta osservazione.

Contatti:

lastminutetojaffna.bandcamp.com/volume-ii
facebook.com/jaffnatominutelast
argonautarecords.com

TRACKLIST: Chapter XV, Chapter DCCXV, Chapter XII, Chapter DCLXVI, Chapter XIII, Chapter XIV, Chapter XXV, Chapter XXVI


giovedì 9 aprile 2015

Recensione: VELD "DAEMONIC: The Art Of Dantalian"
2015 - Lacerated Enemy Records




"DAEMONIC: The Art Of Dantalian" è il quarto full-length dei VELD, gruppo della Bielorussia dedito ad un death metal tecnico e maledettamente efferato. La cattiveria spurgata con il precedente "Love. Anguish. Hate" (2008) si irrobustisce in questo nuovo lavoro, portatore di quella brutalità devastante incastrata su dei riff flessibili e su tempi di batteria tritaossa che, potrebbero portarvi alla mente due entità ben note nel panorama estremo: Behemoth ed Hate. Il disco gode di una produzione molto curata ed efficace (registrazioni e mastering sono stati effettuati in due spazi differenti: Sinsity Studios, Sound Division Studios), e grazie a questa pulizia maniacale, gli strumenti utilizzati dai musicisti dell'Est Europa vengono valorizzati al meglio. I Veld non hanno la minima intenzione di piegarsi ai trend del momento, picchiando duro per tutto il tempo. Pur essendo attivi dal lontano 1995, solo adesso sono in grado di lasciare il segno e la prova è rappresentata dalle dieci bordate presenti in "DAEMONIC: The Art Of Dantalian". Niente è stato lasciato al caso e l'affiatamento della line-up si dimostra letale. Mi ha spiazzato la parte centrale della conclusiva "Annihilation of Divinity /Trust Upon Ignorance", nella quale viene coinvolta una voce femminile che a mio modesto parere risulta un po' fuori luogo. Dunque, quella dei Veld è una prestazione decisa, avvincente e, soprattutto, più convincente che in passato. Le loro potenzialità conquisteranno la giusta visibilità.

Contatti:

laceratedenemyrecords.bandcamp.com/daemonic-the-art-of-dantalian
facebook.com/VELDMETAL

TRACKLIST: The Sweet Sound Of Torment (Intro), World In Obscure, Constant Suffering, Endless Spiritual Paranoia, Lost But Never Forgotten (Acoustic Instrumental), Merciless And The Innocents, Conquerors Of All Icons, Love-Anguish-Hate, In Eternal Waiting (Instrumental), Annihilation Of Divinity/Trust Upon Ignorance


mercoledì 8 aprile 2015

Recensione: HELFIR "Still Bleeding"
2015 - My Kingdom Music




Dopo un passato vissuto appieno in diverse formazioni della scena salentina, il musicista/compositore Luca Mazzotta ha deciso di immergersi nelle profondità della sua solitudine, acquisendo una libertà creativa del tutto personale e producendo musica sperimentale; dapprima in grembo alla band neofolk NID (attivi dal 2011) e successivamente in questo nuovo progetto solista denominato HELFIR. Alle mie orecchie, "Still Bleeding" appare come un buon esempio di innovazione stilistica, un disco fluido, melodico e dall'accentuata componente malinconica, frutto di un vasto background e di un approccio alla composizione privo di preconcetti. L'occasione per ripresentarsi ad un pubblico più ricettivo era nell'aria, e la pubblicazione del debutto discografico giustifica nel migliore dei modi quella ricerca artistica che non è mai stata fine a se stessa. Il testamento spirituale scritto dal polistrumentista pugliese è ben chiaro e brani quali "Oracle", "My Blood", "In The Circle", "Portrait Of A Son", "Alone", "Dresses Of Pain" (...a mio personale avviso, le migliori del lotto), raggiungono quasi immediatamente l'effetto catartico, necessario per rapire l'attenzione degli ascoltatori. Le idee arrangiate da Mazzotta le potete gustare qui, nei nove capitoli di un lavoro che sfugge ad ogni catalogazione, imbottito di eleganti tonalità acustiche e fraseggi dark rock emozionali, trattati con una sensibilità pachidermica. Helfir è destinato a quanti amano le sonorità toccanti dei vari Antimatter, Rome, Steven Wilson, Anathema, Porcupine Tree, Dead Can Dance. "Still Bleeding" è stato stampato dall'etichetta My Kingdom Music. Acquisto consigliato!

Contatti:

lucamazzotta.net
facebook.com/helfirofficial
mykingdommusic.net

TRACKLIST: Oracle, My Blood, In The Circle, Alone, Dresses Of Pain, Black Flame, Portrait Of A Son, Where Are You Now?, Night And Deceit




martedì 7 aprile 2015

Recensione: ATRIUM CARCERI "The Old City: Leviathan"
2015 - Cryo Chamber




L'album intitolato "The Old City: Leviathan", altro non è che la colonna sonora ufficiale del gioco omonimo (uscito nel 2014) in cui si narra la storia di una città abbandonata immersa in una dimensione suggestiva, tanto reale quanto immaginaria. Questo viaggio è incentrato prettamente sull'esplorazione e sull'azione individuale. A valorizzare i contenuti di "The Old City: Leviathan" ci ha pensato il compositore Simon Heath di ATRIUM CARCERI, che ha curato le sue musiche visionarie e toccanti. La fiducia riservata al musicista di origini svedesi è stata ricambiata con un lavoro vario, ben strutturato ed evocativo. L'impressione è che Simon si sia fatto guidare dall'istinto, non mancando di emozionare e di provocare brividi pungenti sulla linea verticale della spina dorsale. Il suono di Atrium Carceri è ormai inconfondibile, oltre che garanzia di qualità. Difficile dire se la parziale metamorfosi messa in atto con "The Old City: Leviathan" si rivelerà stabile nel futuro. Questa è una prova d'autore interessante, distante dai soliti canoni del dark ambient, più di quanto ci si poteva aspettare. Bisogna essere pronti all'ascolto, ma se riuscirete a metabolizzare tale assunto il coinvolgimento sensoriale sarà altissimo.

Contatti:

cryochamber.bandcamp.com/the-old-city-ost
facebook.com/Atrium-Carceri
cryochamberlabel.com

TRACKLIST: Intro/Menu, Leviathan, Underground, Childhood I, Endless Halls, Worship, Breathe, Old Tunnels, Journey Home, Jerusalem I, Childhood II, Dark End, Them, Sheol, The Leap


Recensione: KAMMARHEIT "Unearthed 2000-2002"
2015 - Cyclic Law




L'etichetta canadese Cyclic Law ha confezionato questo bellissimo box-set per il compositore Pär Boström, una delle colonne portanti del movimento dark ambient, cuore pulsante del progetto KAMMARHEIT. Il cofanetto racchiude un pezzo di storia dell'artista svedese, 6 album ("Shockwork", "Among The Ruins", "At The Heart Of Destruction", "Somewhere Concealed", "The Downfall And The Rising", "The Northern Hymn") per un totale di 43 brani che, non aspettavano altro di essere stampati adeguatamente. "Unearthed 2000-2002" è prezioso perché ci permette di riattaccare tanti frammenti del passato, inglobati in un'unica dimensione spaziosa e raccapricciante. Un lavoro meticoloso che esibisce con trasparenza le prime suggestioni create da Boström (fortunatamente nessuna imperfezione è stata corretta). Il flusso emotivo rimane autentico, a conferma che "Unearthed 2000-2002" vede come priorità la sola sostanza, capace di rafforzare la natura gelida di sonorità non convenzionali. Kammarheit, servendosi dell'espressione spasmodica della creatività, stimola quella funzione psichica o mentale volta all'assimilazione di sensazioni reali. Imperdibile per i fan del genere.

Contatti:

kammarheit.com
facebook.com/kammarheitofficial
cycliclaw.com


TRACKLIST:

CD1 ("Shockwork" - 2000): Discovery, Creation, Backside, Going Sick, A Feeling, Dear Diary, Freon, Empty, Shockwork

CD2 ("Among The Ruins" - 2001): Repair, Maskinpark, Self - Destruction & Isolation, Gork Me, Hybrids, Infections, The Abyss, Skavd Moskva

CD3 ("At The Heart Of Destruction" - 2001): Morgonspill, R'Lyeh, Beyond Structures And Time, Amorphous, Ukemoche, Catacombs, Morning Tower, When The Kingdom Fell Asleep

CD4 ("Somewhere Concealed" - 2002): Arriving, Making The First Flower, Underneath The Ravine, Frigid, The Fossilised Structures, Back To Where The Trees Spoke, In Silence Of The Plague, The Renewal

CD5 ("The Downfall And The Rising" - 2002): Bleeding At The Elysian Fields, The Downfall, Building - Not Only Within This World, A Glimpse Of The New Arising

CD6 ("The Northern Hymn" - 2002): Absconding The Physical, Crystalline, Dreaming Of The Forgotten Land, Semblance, Overview, Presence Within The Park


lunedì 6 aprile 2015

Intervista: BLACK FLAME - "VOLERE E' POTERE"






SESTO ALBUM IN STUDIO PER I NOSTRANI BLACK FLAME. "THE ORIGIN OF FIRE" E' UN ALTRO BRILLANTE ESEMPIO DELLA GRANDEZZA DI UNA DELLE MIGLIORI BAND DEL PANORAMA NAZIONALE, UNA FORMAZIONE DA AMMIRARE SENZA RISERVE. m:A FOG E IL CARDINALE HANNO RISPOSTO ALLE MIE DOMANDE.

1. Ciao. Prima di tutto vorrei complimentarmi con voi per il vostro nuovo album "The Origin of Fire". E' un lavoro davvero notevole...

m:A FOG - Ave e grazie per i complimenti. E' un album completo e secondo me ben riuscito sotto diversi punti di vista, siamo molto soddisfatti ed i primi responsi raccolti finora sono veramente buoni.

2. Alla luce di quanto ascoltato su "The Origin of Fire" penso si possa affermare che questo ultimo full-length sia il migliore della vostra discografia. Sei d'accordo?

m:A FOG - Chiedere ad un musicista se il suo ultimo lavoro sia il migliore è spesso come chiedere all'oste se è buono il vino che sta offrendo, ma credo che il discorso per "The Origin of Fire" sia ben diverso in quanto ci sono alcuni aspetti che si sono oggettivamente elevati ad un piano superiore rispetto ai precedenti album. Ora i pezzi hanno una struttura maggiormente complessa e melodica, senza aver perso l'aggressività che ci ha sempre contraddistinti. Questo aspetto ha donato una dimensione diversa ai pezzi, che risultano profondi e ben amalgamati tra di loro.

IL CARDINALE - Il nuovo "The Origin of Fire" è sicuramente l'album più maturo e complesso su cui abbiamo lavorato fino ad ora. Questo lo porta sicuramente ad una dimensione più alta.

3. Senza andare troppo indietro nel tempo, ti senti di sintetizzare in poche parole le differenze principali tra "The Origin of Fire" e la vostra precedente release pubblicata nel 2011?

m:A FOG - Riagganciandomi a quanto sopra, "Septem" è stato un album che ci ha convinti nell'immediato ma che col passare del tempo ci ha mossi a lavorare in una direzione diversa. Paradossalmente possiamo dire che l'ottimo risultato di "The Origin of Fire" lo abbiamo raggiunto grazie a quelli che secondo noi erano gli aspetti migliorabili di "Septem": con il passare del tempo abbiamo notato che in alcuni pezzi era come se mancasse qualcosa, non tanto una questione di immediatezza o meno, ma proprio una questione di concezione generale. Rispetto al passato ci siamo presi il tempo sufficiente a lavorare su noi stessi come musicisti e sulla coesione di gruppo. Questo credo sia l'aspetto vincente che ha portato a "The Origin of Fire".

IL CARDINALE - Noi abbiamo sempre lavorato in maniera naturale ai nostri album. Il lavoro finale solitamente è figlio del periodo personale che si attraversa, dell'umore e delle svariate influenze del periodo. "Septem" era un disco d'impatto, immediato e monolitico. Aveva un'aura molto claustrofobica. "The origin Of Fire" è un album molto più complesso e ricco di influenze. Personalmente lo vedo come il proseguimento di "Conquering Purity" e quindi con delle atmosfere più intense, ma con una evidente crescita tecnica e compositiva.

4. "The Origin of Fire" è sicuramente molto più vario e compatto rispetto a "Septem". Pensi ci sia stato un maggiore coinvolgimento in fase di scrittura? Come sono nati i nuovi pezzi?

IL CARDINALE - No il coinvolgimento è sempre lo stesso da anni. Anche il modo di lavorare è sempre lo stesso. Si parte dai riff di chitarra, Fog crea la sezione ritmica ed in seguito ognuno ci mette del suo. Solo alla fine, quando il pezzo ha una struttura funzionante faccio gli arrangiamenti della voce. Ma questa volta ci siamo soffermati di più su alcuni dettagli importanti che forse sono venuti a mancare sull'album precedente.



5. Chi si è occupato della produzione e dove lo avete registrato?

m:A FOG - "The Origin of Fire" è stato registrato in parte agli Authoma Studios di Alessandria, per quanto riguarda la batteria, sotto la supervisione di Federico Pennazzato, al lavoro con noi già con "Septem" e con il sottoscritto per le ultime uscite di Janvs e Dead To This World. Le chitarre ed il basso sono state curate negli studi del nostro chitarrista Tiorad, quindi totalmente autoprodotte da noi stessi. Siamo tornati in studio per voce e mixaggio, sempre con Federico Pennazzato ma presso i Musik Inc di Arona. Il Master è stato effettuato in analogico agli H-Sound di Manchester in Inghilterra.

6. Atmosfera e feeling sono componenti fondamentali per la vostra musica. Da dove traete ispirazione per raggiungere livelli qualitativi così alti?

IL CARDINALE - Sembra una frase fatta ma non posso dire altro che da noi stessi. Penso che i Black Flame possano avere dei difetti, forse non tutti apprezzano i nostri lavori, ma penso che la cosa che a primo impatto traspare dalla nostra musica, sia la totale naturalezza. Quello che senti è quello che siamo. In certi generi musicali l'ispirazione la devi trovare dentro... non potrebbe funzionare altrimenti.

7. In questo disco si nota anche una minore immediatezza del riffing. L'intero songwriting è molto più complesso, dinamico, avvolgente...

IL CARDINALE - Personalmente ho avuto un approccio diverso in fase di scrittura delle parti di chitarra. Per la prima volta ho lavorato su due linee distinte che fanno spesso cose diverse, creando armonie e melodie che si intrecciano durante tutti i brani del disco. Tutto questo arricchisce la musica ed offre soluzioni meno statiche. E' stata quindi una scelta naturale e come conseguenza, ad esempio, si può notare anche una certa varietà a livello vocale.

8. Cosa ha significato per voi firmare per la nostrana Avantgarde Music?

m:A FOG - Firmare per una etichetta non ha un significato particolare. I significati li hanno le persone, quindi posso dirti che l'aspetto basilare per noi è quello di lavorare con persone significanti, competenti e serie. Roberto Mammarella è sicuramente uno dei veri prime-movers discografici in italia (e musicali, non scordiamoci i Monumentum) in questo genere musicale, quindi il significato di questo sodalizio è ben chiaro.

9. Quali saranno le vostre prossime mosse? Grazie per l'intervista.

IL CARDINALE - Quelle di sempre. Fare qualche live e rimetterci al lavoro sul materiale nuovo. Questo è veramente importante per noi.

m:A FOG - Grazie a te e invito tutti i lettori di Son of Flies di far loro "The Origin of Fire" e di seguirci il più possibile dal vivo.


CONTATTI:

avantgardemusic.bandcamp.com/the-origin-of-fire
black-flame.net
facebook.com/officialblackflame
avantgardemusic.com


BLACK FLAME line-up:

Cardinale Italo - Chitarra, Voce
m:A Fog - Batteria
Gnosis - Basso
Tiorad - Chitarra


RECENSIONE:
BLACK FLAME "The Origin of Fire" 2015 - Avantgarde Music