martedì 31 dicembre 2019

R.I.P. Elijah Nelson (BLACK BREATH) - See you on the other side!




Mi è giunta ieri la triste notizia della morte di Elijah Nelson, bassista dei deathster americani BLACK BREATH. Aveva solo 40 anni. Le cause del decesso non sono ancora state chiarite. R.I.P. Brother! See you on the other side!

Official Site:
blackbreath.com 



lunedì 30 dicembre 2019

PAGANIZER "The Tower of the Morbid" - Transcending Obscurity




Rogga Johansson, cantante/chitarrista e leader degli svedesi PAGANIZER, torna all'attacco facendo riferimento a quanto di buono fatto dal 1998 fino ad oggi: una carriera al servizio del death metal made in Sweden, ma in generale, devota all'estremizzazione sonora (davvero tante le formazioni che lo hanno visto coinvolto nel corso del tempo). Ed ecco che in questa contemporaneità fatta di contrasti, cambiamenti, reunion improvvise e inarrestabili revival, si fa tuttavia notare il suo approccio alla scrittura: un musicista rodato che, senza trucchi o inganni, dimostra di non aver perso la stoffa e il carisma per alimentare il motore rombante della sua storica creatura. I Paganizer sono ancora a tutti gli effetti una death metal band che sa fare bene il proprio "sporco" mestiere; lo rileva il nuovo arrivato "The Tower of the Morbid" che nell’insieme aggredisce, smuove, attrae per il suo approccio retro style, spinge al massimo anche a serbatoio mezzo pieno, perciò non lascerà deluso chiunque gli voglia concedere un'opportunità (suggerisco di non fermarsi ad un singolo "superficiale" ascolto). Più di ogni altra cosa, l'undicesimo album in studio rimane un'opera vera, schietta, sincera, fedele alla già nota tradizione, e questo spesso paga a peso d'oro. Credetemi!

Contatti: 
paganizer.bandcamp.com/album/the-tower-of-the-morbid-death-metal
facebook.com/paganizersweden

Songs:
Flesh Tornado, Apocalypse Writings, Cannibal Remains, Drowning in Sand, Redemptionless, They Came to Die, Rot Spreads, Beneath the Gauze, The Tower of the Morbid, Purge the World, Demented Machines




domenica 29 dicembre 2019

NOTHING LEFT "Disconnected" - Facedown Records




L'hardcore metallizzato è un genere musicale che consente di canalizzare positivamente l'istintiva aggressività di molti musicisti stradaioli, un tipo di suono meno in voga rispetto a quindici anni fa, ma sempre e comunque diretto verso una bella schiera di ascoltatori: chi ha ancora fame di vendetta con questo "Disconnected" avrà pane per i suoi denti. Canzoni che si susseguono serrate, una dopo l'altra, come proiettili roventi in una sparatoria infernale. I NOTHING LEFT, nati dalle ceneri degli americani For Today, danno il massimo per rendere nuovamente lucida questa scuola di pensiero, e ci riescono appieno. E' importante ripetere che in tale campo le cose non possono cambiare all'improvviso, proprio perché la maggior parte della gente coinvolta nel giro sostiene la legittimità di contrastare chiunque a viso aperto, nessuno di voi sarà escluso. Breakdown e groove vanno a braccetto in ogni singola traccia di "Disconnected". I Nostri confezionano un disco simile ad un blocco di cemento armato destinato ai fanatici del Mosh Pit più animalesco. La lista dei peccati lasciatela ai preti, quella delle preghiere portatela per strada.

Contatti: 
nothingleftband.com 
facebook.com/nothingleftband

Songs:
Choose Your Side, Dust into Dust, Beneath the Surface, Deceiver or Deceived, Death from Above, Into the Emptiness, Disconnected, Cycle of Abuse, A Final Farewell


sabato 28 dicembre 2019

INFECTION CODE "IN.R.I." - Argonauta Records




Quello che all'inizio sembrava un disco folle di non facile assimilazione si trasforma ben presto in un nuovo rituale post-industriale: la sprezzante trama di "IN.R.I." ci mostra senza mezzi termini il disagio dell'uomo moderno, incastrato in una società scimmiesca e asettica che lo sta velocemente uccidendo. La tragica condizione dell'essere, immersa nelle voragini oscure della modernità, costringe una band storica come gli INFECTION CODE a spostare la propria ricerca su superfici metalliche immerse in soluzioni ad alta corrosività. Ed è così che il cancro maligno divora la vita stessa riuscendo a connettersi con l'alterazione emotiva cui va incontro ogni singolo ascoltatore: in "IN.R.I." il contatto morboso col dolore è assai compromettente perché psicofisico. La band alessandrina, giunta al settimo full-length in vent'anni di storia, spinge alle estreme conseguenze il concetto di metal gelido e al contempo terrificante, e lo fa con una line-up rimodellata a metà intorno al cantante Gabriele Oltracqua e al drummer Ricky Porzio. Tutte le parti di violino sono state suonate da Katija Di Giulio. La macchina Infection Code è inarrestabile: risulta così minacciosa perchè tu, spettatore più attento, sai perfettamente che non potrà mai arrendersi. Il mondo così come lo conosciamo.

Contatti: 
infectioncode1.bandcamp.com/album/in-r-i
facebook.com/infectioncode

Songs:
Slowly We Suffer, Unholy Demo(n)cracy, Where the Breath Ends, The Cage, Alteration, New Rotten Flesh, Dead Proposal, 8Hz


giovedì 26 dicembre 2019

BUNKER 66 / WHIPSTRIKER | BUNKER 66 / VUIL - Ripping Storm Records




Due split e tre gruppi a confronto in nome dell'old-school thrash/heavy/speed metal. Gli italiani BUNKER 66, i brasiliani WHIPSTRIKER e gli anglo-scozzesi VUIL rispondono "presente" al puntuale appello dall'angelo caduto, e senza farsi pregare; perché se così non fosse sarebbe come afferrare la mano di Gesù Cristo per andare a farsi benedire tra i roghi dell'inferno. In entrambe le release il songwriting esplode fin dai primi secondi per regredire ad un suono rozzo e dannatamente fulmineo, concentrandosi eclusivamente sull'impatto irriguardoso della sezione ritmica, sull'efficacia di riff/assoli anni '80 caratterizzati da un groove spietato, e su quegli immancabili ritornelli orecchiabili resi penetranti dalle ottime prove vocali dei cantanti coinvolti nelle band, ognuno con le proprie peculiarità; tenendo perciò fede alla migliore tradizione dei bei tempi andati. Le tre formazioni in questo senso sono (e saranno) sempre "coerenti", e in quanto tali verranno incitate a squarciagola dai peggiori abitanti dell'underground metal. E dunque se non si fosse ancora capito, qui siamo su livelli decisamente alti pur restando in un contesto sonoro assai distante dalla "contorta" contemporaneità. Siete preparati a prendere calci in culo?

Contatti: 
bunker66.bandcamp.com
whipstriker.bandcamp.com
vuil666.bandcamp.com/music

Songs:
"Four Deadly Bites": WHIPSTRIKER "Warfreaks' Shellshock", "Rippin' Out" - BUNKER 66 "Hellish Hordes Rise", "Winds of Damnation"
"Metal Sacrifice": VUIL - "Cast Iron Dogs", "Headbusher" - BUNKER 66 "Total Possession", "Army of the Dark"







mercoledì 25 dicembre 2019

VIOLATION WOUND - "VIVERE CON LA MORTE TRA I DENTI"






CON IMMENSO PIACERE ANNUNCIO QUESTA INTERVISTA CON IL GRANDE CHRIS REIFERT, STORICO MUSICISTA STATUNITENSE CHE NEL LONTANO 1987 DECISE DI FORMARE I DEATHSTER AUTOPSY, UNA DELLE BAND PIU' AMATE E RISPETTATE NEL PANORAMA VECCHIA SCUOLA. MA NELLA SEGUENTE CONVERSAZIONE CHRIS CI PARLA DEI VIOLATION WOUND, BAND HARDCORE PUNK CHE LO VEDE IMPEGNATO ALLA CHITARRA, VOCE E TESTI, E NON DIETRO LA SUA BATTERIA COME IN MOLTI SI ASPETTAVANO. ORA E' ARRIVATO IL MOMENTO DI INZIARE A PARLARE DEL NUOVO ALBUM INTITOLATO "DYING TO LIVE, LIVING TO DIE". 

Ciao Chris. Benvenuto su Son of Flies webzine! Sono davvero felice di scambiare quattro chiacchiere con te. Come te la passi in questo periodo?

- Ciao Christian, grazie a te! E' bello essere qui. In questo momento sto suonando la mia tastiera, ma ho preso una pausa per preparare un caffè.

Qualcosa in te è cambiato rispetto al passato? Mi riferisco alla tua personalità, alla tua  attitudine ferrea e, naturalmente, al tuo modo di pensare!

- Penso di essere sempre stata una persona coerente, anche se c'è da dire che non sono più un adolescente. Haha! Cerco sempre di imparare dai miei errori. La mia intenzione è quella di continuare ad essere un individuo sveglio e interessante invece che stupido e ottuso, e su questo faccio il possibile. Mi piace sentirmi coinvolto nella musica come succedeva ai vecchi tempi, senza mai dare nulla per scontato. Tutto questo mantiene equilibrata la mia mente irrequieta.

Quali sono i tuoi primi ricordi legati alla musica?

- I miei ricordi sono abbastanza chiari, quasi vividi. Quando ero molto piccolo i miei genitori ascoltavano dei dischi in casa e quindi si poteva gustare di tutto, dai Beatles a Beethoven, passando per Jim Croce, per poi arrivare al folk e al jazz. Ricordo di aver fissato a lungo le copertine di alcuni album mentre ascoltavo la musica e di aver cercato di capire cosa stesse succedendo in me. Quando avevo 9 anni, nel 1978, ho scoperto i KISS, e devo dire che quella band mi ha portato in un'altra dimensione durante le mie esperienze di ascolto. Partendo da li sono arrivato alla musica heavy metal, e anche oltre. Mi sono immerso in tanti dischi ogni qualvolta avevo la possibilità di accendere un giradischi. Hahaha!

Cosa ti ha spinto a dedicarti ai Violation Wound?

- È davvero divertente suonare in maniera rumorosa, specialmente quando lo si fa con dei buoni amici. Tutto è iniziato come uno sfogo, suonando punk senza pensare al futuro. La mia volontà era quella di comporre qualcosa che sembrasse uscito dal roster dell'etichetta Mystic Records o qualcosa del genere, non so se capisci cosa voglio dire. Con il passare degli anni lo spirito del divertimento è rimasto invariato, questo spiega il motivo per cui ci sentiamo ancora molto ispirati. Negli ultimi tempi la musica contenuta nei nostri dischi è diventata sempre più aggressiva. Per me è interessante vedere la direzione verso cui stiamo andando.

Mi sono sempre chiesto il perché di un nome come Violation Wound. Cosa hai da dire al riguardo?

- Ho pensato a diversi nomi prima di scegliere “Violation Wound”, anche perché molti di quelli che piacevano a me erano stati già usati da altre band. È diventata una vera sfida pensare ad un nome che nessun altro aveva usato prima di noi, perciò Violation Wound mi è sembrato quello più adatto alla nostra band. Non è stato ispirato da qualcosa in particolare, sono solo due parole che suonavano bene insieme per identificare una band hardcore punk. Mi piaceva immaginare il nome Violation Wound inserito su un vecchio flyer accanto a nomi come Verbal Abuse, RKL, Fang etc... Non ha alcun significato reale e questo mi fa un certo effetto. È un nome provocatorio ma completamente innocuo, a meno che l'immaginazione dell'ascoltatore non imponga altro. Chiunque abbia una mente malata potrebbe pensare che significhi qualcosa di veramente strano. In qualche modo, possiamo considerarlo come un nome di una band interattiva. Hahaha!

L'hardcore punk ha sempre trovato terreno fertile nella dimensione politico-sociale, e questo è ormai un dato di fatto. Quali sono le tue personali considerazioni riguardo a questo argomento?

- Abbiamo iniziato con tematiche basate su persone reali/comuni e su situazioni frustranti o esasperanti, ma i nostri testi sono anche una sorta di terapia contro la follia che si annida in noi. Cerchiamo di far fronte a questo mondo folle in cui siamo bloccati, capisci? Col passare del tempo, però, abbiamo visto un sacco di merda, come lo stesso Trump, perciò i testi sono diventati più brucianti e infuriati. Per una band punk come la nostra questa è la benzina da gettare sul fuoco. A tutto ciò aggiungete le numerose e continue violenze legate alle armi da fuoco, tutte le stranezze riguardanti la cospirazione, le stronzate religiose, e altre follie di vario genere. Vogliamo liberare la nostra frustrazione e aggressività, ma continuando a ridere prima e dopo aver suonato le nostre canzoni.

Il tuo ultimo disco "Dying to Live, Living to Die" è stato pubblicato a novembre dalla rinomata Peaceville Records. La vostra intenzione era quella di rimanere sul classico suono hardcore punk?

- Il disco ha tutto ciò che serve ma ci siamo anche aperti ad altre soluzioni, per esempio inserire dei riff più lenti in alcuni passaggi. Haha! Non mancano le schitarrate più pesanti. L'obiettivo era quello di scrivere, suonare e registrare con la massima aggressività. Tutto doveva essere il più severo possibile.

Quali sono le vostre principali influenze musicali? Ci sono delle band che ti colpiscono o che ti ispirano?

- Niente che sia un'influenza diretta. Ci sono un sacco di band che amo, ma personalmente mi piace scrivere in maniera personale. Ricordo di aver ascoltato gli OFF! e gli Streetwalkin' Cheetahs, e successivamente aver pensato a quanto sarebbe stato divertente mettere in piedi una band hardcore punk, anche se, ovviamente, i Violation Wound non suonano come le formazioni citate poc'anzi. Adesso che ci penso, amo tutto ciò che ha fatto Keith Morris (musicista che ha militato per gran parte della carriera nei Circle Jerks /NdR), ma questa è una nota a parte.

Le canzoni che apprezzi maggiormente in questo nuovo disco?

- Vorrei avere una buona risposta per questa domanda ma non so cosa dire.

Perché avete scelto Wes Benscoter per la realizzazione della copertina di "Dying to Live, Living to Die"? Mi è sembrata una scelta piuttosto mirata, considerando che tu avevi già collaborato con lui.

- Eravamo davvero entusiasti dell'artwork realizzato per il nostro precedente album "With Man In Charge", quindi volevamo collaborare nuovamente con lui. A Wes ho solo inviato il titolo del disco e quello che potete vedere è il risultato della sua creatività. L'immagine si adatta all'atmosfera dell'album anche se va un po' in contrasto con il tema generale dei testi. Ma c'è qualcosa di particolare che la fa funzionare. Volevamo ottenere un risultato diverso dai soliti teschi in bianco e nero, e ciò che ci ha consegnato è molto bello da vedere. Adoro le opere d'arte di Wes Benscoter ecco perché sono felice della nostra collaborazione.

Come vedi l'attuale scena hardcore punk in tutto il mondo?

- C'è molto da fare, sia se parliamo di vecchie band ancora in attività o riformate che delle nuove e future leve. Oggigiorno è difficile trovare nuovi gruppi old school che abbiano un suono hardcore punk autentico, e con questo non voglio dire che non ce ne sono più, ma bisogna scavare in profondità per trovarli.

È stato un piacere e un onore parlare con te, Chris. Grazie per l'intervista.

- Lo stesso per me, Cristian. Grazie per il tuo tempo e per l'interesse mostrato verso la nostra band. Un saluto a tutti coloro che leggeranno questa bella intervista!

Contatti:
facebook.com/Violationwound
instagram.com/violationwound

VIOLATION WOUND line-up:
Chris Reifert - Chitarra, Voce
Joe Orterry - BassO
Matt O’Connell - Batteria

Recensione:
VIOLATION WOUND "Dying to Live, Living to Die" - 2019


lunedì 23 dicembre 2019

TOTAL FUCKING DESTRUCTION - "SUONI PER L'APOCALISSE POST-MODERNA"






AVERE LA POSSIBILITA' DI INTERVISTARE UN MUSICISTA DI TUTTO RISPETTO COME RICHARD HOAK, EX-BATTERISTA DEI SEMINALI GRINDER BRUTAL TRUTH, PER ME NON E' COSA DA POCO. L'INTERVISTA SI E' CONCRETIZZATA DOPO AVER RICEVUTO UN MESSAGGIO PRIVATO DAL SUCCITATO MUSICISTA STATUNITENSE: LUI STESSO AVEVA DECISO DI INFORMARMI DELL'USCITA DI UN NUOVO ALBUM DEI SUOI TOTAL FUCKING DESTRUCTION. RICHARD HA DIMOSTRATO UNA CORDIALITA' E UMILTA' FUORI DAL COMUNE, COME SPESSO ACCADE CON ARTISTI STORICI DELLA SCENA MUSICALE. ECCO IL RESOCONTO DELLA NOSTRA BREVE CHIACCHIERATA.

Ciao Richard, sei coinvolto nella scena musicale da ormai molti anni, ma sei anche conosciuto per essere stato il batterista dei seminali Brutal Truth, dei folli Exit 13 e di altre band americane. Personalmente ti reputo uno dei migliori musicisti del panorama estremo, sicuramente tra i miei artisti preferiti di sempre, soprattutto per il tuo tocco e approccio a certe sonorità. Tenendo in considerazione la tua lunga esperienza, volevo chiederti se per te è stato difficile mettere fine alla storia/carriera dei Brutal Truth per concentrarti esclusivamente sul tuo progetto Total Fucking Destruction.

- Ciao Christian. Prima di tutto, grazie a te per la pazienza. Mi dispiace di aver impiegato un po' di tempo per rispondere a questa tua intervista! E grazie per il tuo supporto al grindcore e a tutta la musica folle! Sono onorato che tu mi consideri uno dei migliori batteristi, ma in realtà, sono solo una persona normale! Personalmente ero rimasto deluso quando i Brutal Truth si sono sciolti per la seconda volta nell'anno 2014, ma allo stesso tempo, ho capito perfettamente il motivo di quella comune decisione. Non voglio parlare per conto di Danny anche perché qui esprimo solo la mia opinione sui fatti accaduti. Siamo stati grandi amici fin da quando iniziammo a lavorare insieme nel 1993. I Brutal Truth sono stati una band difficile da gestire per quanto riguarda il business, erano come un piccolo pesce in un grande mare, infatti, per tenerli in vita dovevamo continuare a viaggiare su lunghe distanze e, purtroppo, non siamo più così giovani come un tempo. Pensa che negli anni '90 la nostra band suonava 250 o 300 concerti all'anno. In questa fase della nostra vita tutto questo non è più possibile. Tornando ai miei Total Fucking Destruction, devo dire che sono stati nel mio cervello e nella mia anima fin dal 1999, erano e sono lì a mia totale disposizione. Questa band è stata sempre attiva... prima, durante e dopo la mia permanenza nei Brutal Truth.

Se tu dovessi scegliere un solo disco dei Brutal Truth, quale sarebbe il tuo preferito e perché?

- Vivo proiettandomi in avanti, non a caso il mio "album preferito" è sempre il prossimo che arriverà. Per me una registrazione è come una fotografia dei vecchi tempi, un momento unico e irripetibile. Di solito dopo aver completato un nuovo disco (scrittura, registrazione, missaggio, masterizzazione, grafica) non lo ascolto più per lungo tempo. Quando suono le mie canzoni dal vivo, i miei pensieri si muovono sempre verso un prossimo disco, una futura canzone, oppure in direzione di una nuova idea. Ogni singolo album dei Brutal Truth ha un significato molto speciale per me, sono tutti parte della mia storia in un preciso momento della mia vita. Per esempio “Need to Control” mi ricorda la morte di mio padre, “Kill Trend Suicide” è come una sfocatura di varie tournée, “Sounds of the Animal Kingdom” mi fa pensare ad un vecchio party, “Goodbye Cruel World!“ è simile ad uno scherzo vizioso, mentre gli album usciti dopo la reunion mi ricordano sia il duro lavoro dedicato al grindcore ma anche il tempo trascorso con i miei figli, la mia famiglia e mia madre.

Sei tu la mente dei Total Fucking Destruction per ciò che concerne musica e testi? In che modo questa band ha cambiato la tua vita?

- I Total Fucking Destruction rappresentano tutto per me: sono la mia vita, la mia poesia per il futuro, ma anche lo strumento per raccontare le storie vere della mia esistenza nei giorni dell'apocalisse post-moderna. Ho formato la band con l'idea di incontrare nuove persone e riconnettermi con vecchi amici, è stato un modo per imparare a comunicare attraverso l'arte e il grind, ma anche una possibilità per condividere la nostra musica con individui interessanti e interessati a tali sonorità estreme. E' il mio modo di vivere la vita. Il nichilismo, il nulla, la sensazione di vuoto, e tante situazioni divertenti, fanno parte dell'universo in cui si muovono i Total Fucking Destruction. In realtà, la musica è un messaggio di grande forza ed energia. Il potere delle idee rafforza la nostra attitudine, ma anche i nostri testi, la musica e le performance.

Il vostro ultimo disco “#USA4TFD” è stato pubblicato nell'ottobre 2018. Cosa c'è alla base di questo lavoro? Sono sempre rimasto colpito dalla vostra capacità di mischiare il grind e l'hardcore/punk.

- Il concept alla base del disco si riconduce all'interpretazione letterale del titolo dell'album: "gli Stati Uniti d'America sono per la fottuta totale distruzione”. A modo mio cerco solo di raccontare i fatti riguardanti la relatà odierna. L'album descrive l'apocalisse in corso. Ora tutti gli umani vivono nel futuro. “# USA4TFD” vuole trasmettere energia e forza a tutti coloro che vivono questa folle vita contemporanea fatta di militarismo, intrattenimento e tecnologia. Stay strong, stay loud!

C'è qualcosa di nuovo nel tuo modo di scrivere e registrate la musica dei Total Fucking Destruction?

- Non sono un musicista. Odio la musica. Scrivere canzoni, cantare in quel modo e suonare la mia batteria rappresentano un'esigenza, e non posso farne a meno. Tutto emerge dalla base del cervello, dall'intuizione, dal rabbioso istinto primordiale che crea e distrugge. Non ho mai pianificato un metodo per le registrazioni. Tutto accade naturalmente.

Quali sono i tuoi piani per quanto riguarda i progetti futuri?

- Nell'aprile del 2020 uscirà il nostro nuovo album che sarà intitolato “…To Be Alive at the End of the World”. Verrà pubblicato dall'etichetta Transalation Loss. Conterrà una cover dei Big Boy intitolata "Sound on Sound" e una nostra interpretazione di “Star Spangled Banner”. Alte canzoni presenti nel disco saranno “Violently High”, “A Demonstration of Power” and “Stone Bomb”. Suoneremo dei concerti e parteciperemo a dei festival. Vorrei invitare tutti coloro che viaggiano verso Philadelphia a passare dalla nostra sala prove! Attualmente ho un altro progetto noise/disco chiamato End Christian. Faccio sempre del gran rumore. Ormai ho una certa età, ho bambini e genitori da seguire, quindi non posso più viaggiare e suonare ai ritmi quotidiani di una volta, ma continuerò a macinare fino alla morte. Come see Total Fucking Destruction play at the old folks home! Say loud people!

Contatti:
givepraiserecords.bandcamp.com/album/usa4tfd
facebook.com/tfdgrind

TOTAL FUCKING DESTRUCTION line-up:
Ryan Moll - Basso, Voce
Richard Hoak - Batteria, voce
Dan O'Hare - Chitarra, Voce

Recensione:
TOTAL FUCKING DESTRUCTION "#USA4TFD" - 2018






sabato 21 dicembre 2019

TOXIC HOLOCAUST "Primal Future: 2019" - eOne Music




I TOXIC HOLOCAUST di "Primal Future: 2019" si nutrono di punk/speed/thrash metal anni ottanta per mantenere stabile la propria direzione stilistica, rendendo l’ascolto coerente con quanto fatto in vent'anni di storia, con il solito e riconoscibile tiro diretto che infiamma dal primo all'ultimo minuto. E come da manuale, il mastermind Joel Grind riesce a conferire al suo sound la giusta intensità grazie soprattutto ad un songwiting più arioso di indiscutibile spessore esecutivo, in modo da dare all'approccio fracassone un taglio decisamente più melodico e ritmato: spiccano l’apripista “Chemical Warlords”, la molleggiata ed energica "New World Beyond", la tossica titletrack, non da meno "Controlled by Fear" e la cazzuta "Aftermath", dove abbiamo la possibilità di ascoltare la potenza ferina dei Nostri, ma in generale, colpisce sicuramente la resistenza dell'impianto sonoro così come la capacità di Joel Grind di far diventare tutto veloce, catchy, adrenalinico, senza mai annoiare chiunque si reputi fan del genere. Per quanto il lavoro sia in grado di coinvolgere nella sua globalità, va innanzitutto evidenziato il carisma di questo artista divenuto un punto fermo nel panorama metal mondiale. Cosa pretendete di più in un mondo abitato da figure distorte e costruite a tavolino? E quindi ai Toxic Holocaust rivolgiamo un caloroso: BENTORNATI!

Contatti:
toxicholocaust.bandcamp.com/album/primal-future-2019
facebook.com/ToxicHolocaust
instagram.com/toxicholocaust_official

Songs:
Chemical Warlords, Black Out the Code, New World Beyond, Deafened by the Roar, Time’s Edge, Primal Future, Iron Cage, Controlled by Fear, Aftermath, Cybernetic War


giovedì 19 dicembre 2019

FROSTMOON ECLIPSE - "IL FASCINO DEL CREPUSCOLO"






GLI STORICI FROSTMOON ECLIPSE, ATTIVI FIN DALLA META' DEGLI ANNI NOVANTA, SONO TORNATI SULLE SCENE CON IL SETTIMO SIGILLO "WORSE WEATHER TO COME", OFFRENDOCI UN'ESPERIENZA DI ASCOLTO INTENSA E APPASSIONANTE. SI TRATTA DI UNA BAND MATURA CHE MERITA GRANDE ATTENZIONE PERCHE' RIVELA LE GRANDI QUALITA' DELLA NOSTRA MUSICA UNDERGROUND. QUINDI, SE AMATE IL BLACK METAL SUONATO CON INTENSITA' E UN'INVIDIABILE ELEGANZA, ALLORA I LIGURI FROSTMOON ECLIPSE FARANNO AL CASO VOSTRO. IL CHITARRISTA CLAUDIO ALCARA SI E' DIMOSTRATO UN INTERLOCUTORE GENTILE E DISPONIBILE, NONCHE' ENTUSIASTA DEL LORO NUOVO ALBUM.

Ciao Claudio. Benvenuto su SON OF FLIES WEBZINE. La prima cosa che vorrei chiederti è se il titolo del nuovo album ("Worse Weather To Come") si riferisce al periodo storico che stiamo vivendo, fungendo da “attrattore” per ogni eventuale, possibile e incurabile conseguenza futura, oppure se è più un concetto simbolico?

- Ciao e grazie. In realtà il titolo si riferisce alla vita, e a come si inizia a morire nel momento in cui nasciamo, ma la tua prospettiva è ugualmente interessante. Ogni situazione tende naturalmente a peggiorare e ogni cosa va verso la propria fine. Questo concetto si può in realtà adattare a qualunque tipo di situazione, quindi anche al periodo storico, tuttavia noi tendiamo ad esporre concetti più universali: come direbbe Tolkien "parliamo di fulmini e non di lampadine elettriche".

Pensi che questo permanente stato di malessere sociale (e non solo) possa in qualche modo continuare a condizionare i musicisti e, quindi, la musica che si potrà produrre in futuro? Dal tuo punto di vista, come si evolverà il concetto di creatività riversata in musica?

- È difficile da dire. Credo che se fossi miliardario e vivessi in un’isola del Pacifico mi sentirei fuori luogo a suonare un certo tipo di musica. Sono ancora convinto che alcuni concetti, per avere una qualunque credibilità, dovrebbero nascere da situazioni di estremo disagio.

Ti andrebbe di calarti nel nuovo album in maniera approfondita? E' appropriato definire questo nuovo lavoro un concept?

- E’ molto tempo che dei testi se ne occupa il nostro cantante Lorenzo, ma se vogliamo dare una linea generale, trattano tutti degli aspetti negativi dell’esistenza, quindi nel nostro caso è forse più corretto parlare di concept band che di concept album. Io posso essere più preciso sulla parte strumentale: ho semplicemente cercato di incanalare disparate influenze e filtrare il tutto attraverso un’ottica “black metal anni '90”, se capisci cosa voglio dire.

Quali sentimenti ispirano maggiormente le vostre canzoni e i vostri testi?

- Come dicevo prima è Lorenzo che si occupa dei testi, ma comunque siamo tutti generalmente d’accordo che la cosa migliore è esprimere concetti per quanto possibile “universali”, e la morte, il decadimento e tutto quello che di reale ha a che fare con questi temi riguarda tutti i viventi. Voglio dire, a tutti piacciono i boschi e siamo stati tutti in un certo senso “satanisti” in alcuni momenti della nostra esistenza, tuttavia la linea che abbiamo deciso di tenere è più legata all’ineluttabilità del reale.

Cos'è successo ai Frostmoon Eclipse in questi ultimi anni? Particolari cambiamenti? Credete di aver trovato il giusto equilibrio nel vostro stile musicale e nella line-up?

- Dopo “The End Stands Silent” abbiamo tenuto varie date live, non solo nei soliti posti tipo Germania, Francia, Austria etc, ma anche in luoghi difficilmente frequentati tipo Bielorussia, Portogallo, Turchia, e tutto questo questo grazie solo ai nostri contatti (in particolare, anzi soprattutto, del nostro batterista Gionata) dato che Osmose Productions, a dispetto del nome altisonante, non ha certo sudato per promuoverci. Una label chiamata Black Blood ci ha permesso di far uscire l’album “The Greatest Loss”, passato completamente inosservato a causa di una promozione se possibile ancora più inconsistente. Forse per la prima volta nella nostra esistenza ci troviamo a uscire per una label, la belga Immortal Frost, che stranamente sembra essere interessata a vedere qualche copia degli album che stampa. Staremo a vedere cosa succederà.

Suppongo che tu sia il principale compositore della band: qual è la priorità mentre componi la tua musica, e come pensi di poterla differenziare rispetto a quella di altre realtà simili alla vostra?

- Io cerco semplicemente di scrivere canzoni, e non sequenze di riff. Non è detto che ci riesca sempre, ma questa è l’intenzione di fondo. Provo sempre a dare un inizio, una parte centrale e una conclusione a ogni singolo brano, in modo che anche solo una minima parte possa fissarsi nella mente dell’ascoltatore, perché questo è quello che ricerco io stesso nella musica che ascolto, indipendentemente dal genere

Che significato ha per voi questo nuovo album? Penso che i Frostmoon Eclipse, come altre band metal italiane, siano riusciti a raggiungere livelli qualitativi molto alti che, stando ai fatti, non hanno nulla da invidiare a formazioni ben più blasonate. Tu come la vedi?

- È inutile negare che ci sono fattori tipo la provenienza, l’estetica o il budget stesso che una band può permettersi di investire che vanno comunque a influenzare il risultato finale. Ma è anche inutile lamentarsi, ognuno ha una strada da seguire e la nostra è stata tracciata troppo tempo fa per poter adeguarsi alla modernità. In linea di massima, se un gruppo fa anche solo un pezzo che qualcuno abbia voglia di riascoltare, l’obiettivo è raggiunto. Quello che proviamo a fare è scrivere canzoni che non siano legate a una moda, a un genere o a un determinato periodo, ma che possano in qualche modo prescindere da questi elementi e fissarsi almeno in parte nella mente di qualche ascoltatore.

Frostmoon Eclipse a parte, attualmente siete coinvolti in altre band? Io conosco molto bene il tuo progetto Stroszek…

- Credo che tutti gli altri siano coinvolti in moltissime altre band. Per me è impossibile stare dietro a tutti i loro progetti, ma i più famosi dovrebbero essere Darvaza, Kult e Fides Inversa, oltre a una band chiamata Liber Null (in cui sono coinvolti tutti gli altri, con un altro chitarrista). Io, come hai detto tu, ho unicamente questa situazione country/folk denominata “Stroszek” dal film di Werner Herzog (di cui consiglio a tutti la visione), ma che in realtà sono solo io, e anzi sarebbe forse ora di usare semplicemente il mio nome, visto che l’età me lo imporrebbe.

Quale pensi possa essere il futuro della vostra band alla luce dell'attuale situazione musicale? Sai bene che la fruizione della musica è cambiata, la promozione della stessa segue canali diversi da quelli di 10 o 20 anni fa; oggi tutto si muove veloce in modalità digitale, ogni cosa racchiusa nei nostri schermi diventa sfuggente , incontrollabile, e spesso l'ascoltatore medio sembra distratto e perciò meno attento. Dove andremo a finire?

- Andremo tutti a finire male, o comunque in una cassa di legno, questo è certo. “Il tasto skip è stato la rovina della musica” ti direbbe il nostro cantante Lorenzo, e non posso dargli torto. Ormai non si presta più attenzione e dopo un ascolto tutto viene archiviato, ma questo non lo scopro certo io. Ad ogni modo, se ci sarà permesso, cercheremo di andare avanti nella maniera più old style possibile: pubblicando album di durata standard nei formati classici.

Ascoltando la musica racchiusa in "Worse Weather To Come" ho avuto l'impressione che possa essere utilizzata come colonna sonora di un film. Vedresti i Frostmoon Eclipse più adatti in un horror o in un thriller movie?

- Io preferirei un noir, qualcosa con Bogart o Mitchum. Luci al neon, asfalto bagnato, nebbia, auto d’epoca, foglie secche...

Quanto è importante per il concetto di “coerenza” nel vostro stile musicale?

- Credo di essere lontano sia da un certo tipo di "coerenza" che dal concetto di suonare tutta la vita il solito riff. Diciamo che vado più o meno avanti per la strada che ho deciso di seguire quando a 16 anni ho intrapreso questa strada, cioè cercare di scrivere ogni brano come se fosse l’ultimo, evitando i filler, e provando a rendere, se non memorabile, almeno interessante ogni riff. Come ho detto prima, non è detto che ci riesca sempre, e non ne ho neanche la presunzione, ma questa è sempre l’intenzione di fondo e forse qualcuno mi riconoscerà questa onestà intellettuale (se non ora, magari quando sarà calato l’ultimo sipario).

Puoi anticiparci qualcosa sui progetti futuri? Grazie per l'intervista, è stato un vero piacere parlare con te.

- Se qualcuno fosse interessato, la cosa migliore è seguire sempre i classici canali social e il sito ufficiale www.frostmooneclipse.com, dove ogni cosa viene pubblicata tempestivamente (forse anche troppo). Grazie per questo spazio, a presto.

Contatti:
frostmooneclipse.bandcamp.com/album/worse-weather-to-come-album-2019
frostmooneclipse.com
facebook.com/frostmooneclipse
instagram.com/frostmoon_eclipse

FROSTMOON ECLIPSE line-up:
Claudio Alcara – Chitarra
Lorenzo Sassi - Voce
Gionata Potenti – Batteria
Davide Gorrini – Basso

Recensione: 
FROSTMOON ECLIPSE "Worse Weather To Come" - 2019


martedì 17 dicembre 2019

NIGHTBEARER "Tales of Sorcery and Death" - Testimony Records




La benedizione malevola dello Swedish Death Metal ha marchiato a fuoco l'inizio di carriera di una nuova band cavalcata dagli orrori intrappolati nella dimensione infestata dei gloriosi anni novanta. Quello dei NIGHTBEARER, tedeschi di origine, è un attacco improvviso con la disturbante verosimiglianza di un'azione punitiva macchiata di sangue. Se l'EP "Stories from Beyond" aveva messo in scena dei brani solidi, in cui i contenuti si muovevano in uno spazio più ristretto ma comunque terreno umido e fertile per un marchio di fabbrica già maturato e invecchiato nel giusto modo, il primo album "Tales of Sorcery and Death" è pronto e capace di affermare con risolutezza la violenza del proprio spirito animoso, scegliendo di favorire un maggiore utilizzo della melodia con lo scopo di tener desta l'attenzione degli aficionados di tale genere. Il gruppo, quindi, procede deciso facendo leva sull'efficacia delle soluzioni e tendenze tradizionaliste, senza mai deragliare nell'autocompiacimento forzato; rivelandosi preparato ad affrontare le sfide del presente e del futuro. Un disco da ascoltare per spinta, intreccio, interpretazione e coinvolgimento emotivo. Fortunatamente siamo sopra la media.

Contatti:
testimonyrecords.bandcamp.com/album/nightbearer-tales-of-sorcery-and-death
facebook.com/nightbearer
instagram.com/nightbearer_official

Songs:
Beware the Necromancer, As Cold As Their Eyes, Lycanthropic Death Squad, Tales of Sorcery and Death, The Gods May Weep, All Men Must Die, Daggers in the Night, The Watcher Between the World, Vile Flame of Udun, The Dead won't sleep Forever


sabato 14 dicembre 2019

SENTIENT HORROR "Morbid Realms" - Testimony Records | Redefining Darkness




Non è mai facile mettersi in discussione, soprattutto quando decidi di ripercorrere le orme di alcuni pionieri della scena musicale. Questo i SENTIENT HORROR lo sanno bene, eppure, la band del New Jersey ha deciso di andare avanti con la solita testardaggine, ripartendo da dove si era fermata nel 2018: dall'EP intitolato "The Crypts Below". La prima cosa che senti quando premi quel pulsante di riproduzione è un'irreversibile coerenza affiancata da dieci composizioni ispirate e magistralmente arrangiate. "Morbid Realms" si rivela in maniera estremamente grandiosa anche prima di dare inizio alla propria furia cieca, mettendoci di fronte ad una delle più belle copertine uscite nell'anno in corso ma ormai agli sgoccioli (l'opera è stata realizzata dall'artista visionario Juanjo Castellano Rosado, conosciuto per le sue rappresentazioni grafiche sui dischi di entità brutali come Coffins, Bodyfarm, Sorcery, Putrevore...). Il lavoro svolto dai Nostri deve essere trattato con grande rispetto, dato che le canzoni sono state concepite con una brillante miscela di aggressività fulminante e tecnica a dir poco disarmente. I Sentient Horror, giunti al loro secondo album, sono nelle condizioni di sfoderare riff tanto velenosi quanto coinvolgenti così come assoli di chitarra di raro ingegno splendidamente eseguiti, dando nuova linfa ad una possente sezione ritmica sempre pronta a muoversi in avanti simile ad un caterpillar. Tutto questo per dire che il trio americano dimostra di fare sul serio incarnando alla perfezione il verbo primigenio del vero "swedish death metal" degli anni novanta, quindi meritano la vostra attenzione più di chiunque altro, anche perché pochi gruppi nel 2019 sono stati in grado di raggiungere un tale alto livello di qualità. La frattura del collo è assicurata durante i ripetuti ascolti della terza "torrenziale" prova in studio "Morbid Realms". Per farla breve, uno di quei rari dischi contemporanei da comprare a scatola chiusa.

Contatti: 
testimonyrecords.bandcamp.com/album/sentient-horror-morbid-realms 
facebook.com/sentienthorrorofficial
instagram.com/sentienthorrorofficial

Songs:
Call of Ancient Gods, Bound to Madness, Sworn to the Dead, Reanimated, Ripped from Hell, Loss of Existence, Black Wings of Delirium, Obsessive Killing Disorder, Morbid Realms, Cemetery Slaughter


giovedì 12 dicembre 2019

LEVIATHAN - "NELLE PROFONDITA' DELL'OSCURO MONDO INTERIORE"






È STATO UN ONORE POTER INTERVISTARE JEF WHITEHEAD (A.K.A. WREST), UNICO MASTERMIND DELLA STORICA ONE-MAN BAND BLACK METAL LEVIATHAN, DA LUI FONTATA NEL LONTANO 1998. SICURAMENTE NON E' UN ARTISTA/MUSICISTA CHE PASSA INOSSERVATO, MERITO DELLA SUA SCONFINATA E IMPLACABILE CREATIVITA'. SONO FELICE CHE LUI ABBIA ACCETTATO DI RISPONDERE ALLE MIE DOMANDE PER SON OF FLIES ANCHE PERCHE' RARAMENTE HA RILASCIATO INTERVISTE. IN REALTA' HO GIA' INTERAGITO CON WREST IN DIVERSE OCCASIONI E QUESTO AMICHEVOLE SCAMBIO DI MESSAGGI HA PORTATO ALLA NOSTRA CHIACCHIERATA. PER CHI NON LO SAPESSE, IL PROSSIMO ALBUM IN STUDIO E' ATTUALMENTE IN LAVORAZIONE E SARA' INTITOLATO "DIE TO THIS".

Ciao Jef. Vivi ancora a Portland?

- Ave. Sì, vivo e lavoro tuttora a Portland, in Oregon.

Chi segue la scena black metal sa che sei l'unico e solo compositore coinvolto nella band Leviathan. La cosa che ti ha fatto decidere per il nome di questo tuo progetto?

- Ho sempre vissuto sulla costa occidentale degli Stati Uniti, quindi mi è sembrato giusto e appropriato usare il nome del demone dell'ovest.

Com'è iniziata la tua avventura musicale?

- La musica è sempre stata una parte importante della mia esistenza, vive nella mia mente e nel mio cuore. E' un dono, un qualcosa che deve essere creato e sperimentato. La musica fa parte del nostro “spirito”. Può avere la forza per elevarti o schiacciarti. Ho sempre prestato molta attenzione alla forma canzone, cercando di scegliere i giusti strumenti. Ovviamente, quando siamo bambini veniamo involontariamente trascinati da tutti gli ascolti dei nostri genitori, poi tutto cambia. Io ho iniziato a scegliere la musica da ascoltare intorno ai 6-7 anni, anche se ai tempi era ancora un riflesso di ciò che si poteva ascoltare nella radio o nei film: alcune di quelle canzoni hanno iniziato a "parlarmi". Se non ricordo male avevo circa 7 o 8 anni quando comprai il primo disco su sette pollici da far girare sul mio giradischi per bambini. "Barracuda" degli statunitensi Heart.

Tu sei uno dei musicisti statunitensi più apprezzati nella scena estrema, quindi, volevo chiederti cosa significa per te essere americano e quanto è stata importante la tua provenienza geografica per dare vita ad un progetto come Leviathan e, in quello che poi è diventato nel corso del tempo.

- Ho sempre sentito un'affinità con la terra dove sono nato. Il Nord America si è servito di molte libertà. Devo ancora mettere piede su tutti e cinquanta gli Stati d'America, ma per questo ho ancora tempo, suppongo. Per quanto riguarda il Black Metal degli Stati Uniti, a modo mio cerco di rendere onore a tutte quelle band americane che hanno preceduto LVTHN (Leviathan): Profanatica, VON, Demoncy, Judas Iscariot, Krieg, etc...

Sei coinvolto in questa band da ormai ventuno anni, perciò, se tu adesso dovessi fare un veloce resoconto della tua carriera musicale, immaginavi che sarebbe andata così?

- Sono sempre stato "nel momento giusto" suppongo, per quanto riguarda la musica di LVTHN. Quando ho iniziato a creare le mie canzoni nel 1998 non pensavo a cosa sarebbe accaduto nel futuro. Nessuno poteva immaginare che ci sarebbero state tante band quante ce ne sono ora nella scena musicale, oppure tanti sotto-sotto-generi. LVTHN è sempre rimasto indipendente e autosufficiente. Ovviamente posso dire di essere stato influenzato da tutta la musica che mi ha ossessionato negli anni. Ci sono stati momenti in cui ho pensato di inserire dei musicisti capaci di aggiungere altre voci o eventuali assoli di chitarra, ma per me questo avrebbe cambiato completamente ciò che è l'essenza del progetto LVTHN, quello che è stato sin dall'inizio: l'espressione artistica di una sola persona.

La tua capacità di credere ancora in te stesso non è assolutamente influenzata dal music business della musica contemporanea. Perché?

- Realizzare la musica per LVTHN è sempre stato un modo per produrre dei suoni personali e tirarli fuori da dentro me stesso. Ogni mia uscita discografica pubblicata da altre persone coinvolte nella scena underground o qualsiasi altro cosa riguardante il "business", è sempre rimasta separata dal processo di creazione della musica.

Ti reputi una persona spirituale?

- Lo sono, a volte più di altri. La musica stessa fa parte dello spirito. Penso che comporre musica è una forma di "preghiera" per tutto ciò che è più grande di noi stessi. LVTHN è sempre stato l'espressione del sé più nero. La spiritualità è diventata la ricerca di risposte che sono cosciente non arriveranno mai prima di qualsiasi morte imminente. Per me tutto cambia continuamente.

Sono venuto a conoscenza che il prossimo album di Leviathan si intitolerà “Die To This”. Com'è stato concepito, arrangiato e registrato? Cosa avevi in mente di preciso?

- “Die To This” è in lavorazione in questo momento. Spero di poterlo completare nel 2020. Il tempo è il male ma non ne abbiamo mai abbastanza... hahaha. Il messaggio lo troverete nei miei testi che saranno rivelati quando il progetto sarà completato.

Quando sai di aver completato una canzone?

- Quando il mio IO è in grado di ascoltarla, apprezzarla e sopportarla, suppongo. In realtà, non ci ho mai pensato.

La tua musica possiede un forte senso di oscurità, inoltre i tuoi testi sono caratterizzati da molti dettagli riconducibili alla negatività. Tutto ciò gioca un ruolo fondamentale nel songwriting. Pensi ci sia una sorta di legame morboso tra la tua mente e il disastrato ambiente circostante?

- “Die To This” è il quarto disco realizzato in collaborazione con un ingegnere che mi ha aiutato nel completare il lavoro per LVTHN. Gli ultimi tre album sono stati registrati in uno studio adeguato. Creare musica per LVTHN è una cosa molto personale e a volte mi ci vuole un po' più di tempo per lasciare una traccia delle cose che scrivo, quindi mi è utile affidarmi a qualcuno capace di registrare ciò che faccio. In passato, mentre registravo tutto da solo, la mia voce (essendo sempre l'ultima cosa ad essere incisa) cercava una particolare atmosfera a lume di candela, spesso desideravo il sangue e altre componenti. Perciò se decido di coinvolgere qualcun altro in un mio “rituale” devo cercare di alimentare dentro me quello stato di solitudine.

E' una forma di rituale comporre musica per i tuoi progetti?

- A volte.

C'è stato un periodo nella tua carriera artistica in cui tutto sembrava perfetto o irripetibile? Qualcosa che ha segnato la tua vita e che spesso torna in mente.

- Un vomito incontrollabile che si faceva voce, intorno al 2003. C'era un angolo della mia stanza in cui le ombre si animavano ed io "sentivo" le voci e vedevo forme nere che si contorcevano. Questo è accaduto durante la realizzazione di “The Tenth SubLevel of Suicide”.

Puoi dirci il nome di un musicista/artista che ha cambiato il tuo modo di comporre e di intendere la musica?

- Carl Michael Eide

Che cosa stai ascoltando in questo periodo?

- Reverorum Ib Malacht, Daughters, Dold Vorde Ens Navn, Ritual Necromancy, Jóhann Jóhannsann, Oranssi Pazuzu.


Contatti: 
whthd.bandcamp.com 
trvlvthn.bandcamp.com 

LEVIATHAN line-up:
Jef Whitehead (a.k.a. Wrest) - Polistrumentista




lunedì 9 dicembre 2019

NAGA "Void Cult Rising" - Spikerot Records




I napoletani NAGA sono un gruppo destinato a produrre tempeste sonore pluridimentionali con lo scopo di coinvolgere una larga fetta di pubblico maggiormante legata a tutto ciò che comunemente viene identificato come "post doom metal". "Void Cult Rising" è un disco a tinte forti che fa sua una tensione realista, mai gratuita, che catapulta con la giusta sincerità emotiva nella drammaticità dei suoi echi, protagonisti di un'atroce partita tra vita e morte. La band condensa idee ricercate nei quarantacinque minuti di musica, trovando in queste oscillazioni destrutturanti l'esplosione scatenante di malesseri emotivi assemblati dietro torbidi sbalzi spazio-temporali. Il flusso travolgente di "Void Cult Rising" vuole farci entrare con la maggior immedesimazione possibile in uno stato di instabilità permanente, centro vitale di intrecci di reazione e redenzione. Il fascino contagioso dei Neurosis, l’indiscutibile talento dei Cult of Luna, la scelleratezza di un certo tipo di black metal, questo e molto altro ancora anima il cinismo creativo dei Naga. Tre musicisti in ottima forma capaci di incatenare l'ascoltatore servendosi di anelli metallici saldati insieme dalla potenza conturbante del loro sound.

Contatti:
spikerotrecords.bandcamp.com/album/void-cult-rising
facebook.com/nagadoom
instagram.com/nagadoom666

Songs:
Only a God Can’t Save Us, Melete, Bedim the Sun, Thanatou, Pyre, Void Cult Rising


sabato 7 dicembre 2019

BLOOD INCANTATION "Hidden History of the Human Race" - Century Media Records | Dark Descent Records




Sono sufficienti solo pochi minuti di "Hidden History of the Human Race" per godere della pregevole padronanza strumentale dei BLOOD INCANTATION. Se da una parte quest'opera raccoglie a piene mani tutte le influenze che hanno caratterizzato il loro percorso artistico finora compiuto, mettendo la tecnica sempre al servizio della migliore ispirazione, dall'altra ci ritroviamo di fronte una band ancora più affiatata intenzionata ad allargare la propria zona di comfort per esplorare altri orizzonti, senza però allontanarsi troppo da quanto già fornito negli anni precedenti al 2019. La prospettiva è ben visibile, tangibile, ed è quella di una singolare lettura del death metal: sezionare minuziosamente ogni componente cercando di viaggiare in modo scenografico e convincente, cavalcando ineluttabili spartiti d'immortale estremizzazione sonora. Il modus operandi degli statunitensi Blood Incantation potrebbe rivaleggiare con quello dei leggendari Death, Morbid Angel, Nocturnus, sicuramente loro primari punti di riferimento, non solo per i riff e gli assoli di chitarra, ma anche per un generale approccio alla musica  e alle atmosfere da essa evocate. Questi esperti musicisti cercano di andare al di là dei parametri già noti, diffondendo luci accecanti ad ampio raggio. L'accordo con la Century Media Records per il mercato europeo è il giusto premio ottenuto con merito. Un disco veramente da brividi e una maestria che solo i più grandi possiedono.

Contatti: 
darkdescentrecords.bandcamp.com/hidden-history-of-the-human-race
facebook.com/astralnecrosis

Songs:
Slave Species of the Gods, The Giza Power Plant, Inner Paths (To Outer Space), Awakening from the Dream of Existence to the Multidimensional Nature of Our Reality (Mirror of the Soul)


venerdì 6 dicembre 2019

ECTOPLASMA "White-Eyed Trance" - Memento Mori | Caligari Records | Repulsive Echo




I greci Ectoplasma sono uno di quei gruppi di nicchia per i quali nutro un grande rispetto, soprattutto per l'esemplare spirito tradizionalista. La loro carriera è iniziata solo sette anni fa, e più precisamente nel 2014 con la pubblicazione del demo "Everlasting Deathreign", seguito poi da diversi altri lavori che li hanno fatti conoscere nella scena death metal come una delle realtà più interessanti attualmente in circolazione. "White-Eyed Trance", album che arriva a meno di un anno di distanza dal precedente secondo full-length "Cavern of Foul Unbeings", è il consueto esempio di death metal fradicio dai temi orrorifici, genere da cui la band pare non aver intenzione di allontanarsi (non sia mai!). Sta lì a dimostrarcelo l’assalto travolgente di ogni singola traccia: otto colpi frontali intrisi di nefandezze; un martellamento risonante e viscerale che chiama in causa i peggiori zombie controllati dai loro voraci parassiti. E' pur vero che la matrice è in generale quella del death d'annata, ma gli arrangiamenti destinati alle canzoni cominciano a farsi più intricati (il rifframa, ribassato e convertito al dramma, tocca considerevoli picchi di ispirazione in "White-Eyed Trance: Choronzonic Covenant" e nell'oscurità grondante di "White-Eyed Trance - Ensnared in Devilry"). Non è necessario ricercare particolari peculiarità nei solchi sinistri del nuovo disco, in fondo il songwriting mantiene una struttura basilare e forsennata, però il punto di forza di questo ritorno discografico è proprio la fermezza. Quella degli Ectoplasma è una vera minaccia accompagnata da un growling mostruoso.

Contatti:
caligarirecords.bandcamp.com/album/white-eyed-trance
ectoplasma187.bandcamp.com 
facebook.com/Ectoplasma 

Songs:
Eviscerated in the Howling Winds, Psychomanteum Immolation, White-Eyed Trance: Choronzonic Covenant, The Oak Spewed Foul Whispers, Ghostly Emanations in the Mortuary, Alucarda, The Daughter of Darkness, White-Eyed Trance (Ensnared in Devilry), Skeletal Lifeforms




giovedì 5 dicembre 2019

BLASPHEMATHORY "War, Blasphemy & Divine Destruction" - Iron, Blood and Death Corporation | Antiheroes Prods




La scelta di aderire agli schemi del death metal funesto rappresenta l'anello di congiunzione tra le intenzioni dei messicani BLASPHEMATHORY e l'irriverenza dei loro testi eretici. La formula compositiva messa in piedi con "War, Blasphemy & Divine Destruction", per quanto derivativa, denota ugualmente un discreto effetto, peraltro irrobustito dalle buone doti del trio. Il loro stile è molto retrò e le canzoni suonano come un tributo ai vari Krisiun, Morbid Angel, Angelcorpse, e su questo non c'è nulla da obiettare. Perciò possiamo dire che, la band americana, pur non brillando per personalità, è in grado di interpretare con assalti decisi la lezione impartita dai padri ispiratori citati poco fa, quindi abile a districarsi sulla velocità di esecuzione e su continue ripetizioni di schemi ampiamente collaudati. "War, Blasphemy & Divine Destruction" esplode nella sua interezza rifacendosi soprattutto alla tradizione dei classici degli anni '90, per un risultato calzante ma pur sempre nella media. Musicalmente incorruttibili, concettualmente dissacranti.

Contatti: 
ironbloodanddeath.bandcamp.com/war-blasphemy-divine-destruction
facebook.com/BLASPHEMATHORYMX

Songs:
Intro - Luciferian War Legions, Black Pestilence, Spectral Fierce Army, Owners Of The Death, Majestic Dark Kingdom, Celestial Rebelion, Spiritual Terrorism, Desecration Ritual - Outro 10:35


mercoledì 4 dicembre 2019

GOATBURNER "Extreme Conditions" - Time To Kill Records




Si aggiunge anche l'italiana Time To Kill Records per far decollare tutto il marcio che giace sul suolo calpestato dai finnici GOATBURNER. Il mix di death metal, grindcore e sludge doom racchiuso in "Extreme Conditions" è il risultato concreto della collaborazione tra il batterista Spider (Skulmagot, Pikakassa, Ratface) e il cantante/chitarrista Keijo Niinimaa, a.k.a. Kaos: musicista ugualmente e fortemente motivato nel portare avanti la sua lunga esperienza con altre band come Rottend Sound, Morbid Evils, Age of Woe, ex-Nasum (live). La proposta sonora fatta di ignoranza e intransigente pesantezza non manca mai di stupire per via dell'inflessibile efficacia. Forse alla lunga il disco diventa un po' ripetitivo, visto che i brani sono abbastanza simili tra loro, comunque, resta il fatto che un lavoro del genere non può assolutamente passare inosservato, a prescindere dai due personaggi coinvolti. Ci sono delle composizioni meritevoli di attenzione: "Violent Redeemer", "Drowned Alive", "Vortex of Chaos" e "Blown Away". Dieci pugnalate mortali inferte da ruggiti, riff e ritmi feroci partoriti in una condizione di profondo malessere, questo è poco ma sicuro. Per i Goatburner esiste solo l'odio rabbioso di fronte alle forze caotiche della natura.

Contatti:
timetokill-records.com/pgm-portfolio/goatburner
goatburner.bandcamp.com/album/extreme-conditions
facebook.com/GoatburnerMosh

Songs:
Dead Alert, Time to Burn, Mayhem, Drowned Alive, Violent Redeemer, Vortex of Chaos, Frozen Grounds, Get Sick and Die, Blown Away, Wave of Doom




martedì 3 dicembre 2019

NILE "Vile Nilotic Rites" - Nuclear Blast Records




Dopo il distacco dallo storico chitarrista Dallas Toler-Wade, avvenuto nel 2017, Karl Sanders ha continuato a battere il ferro rovente custodito dai suoi NILE forte di una solida line-up e di un consistente seguito di fan. La cosa sbalorditiva è che il livello qualitativo di "Vile Nilotic Rites" potrebbe addirittura rappresentare il punto più alto di una carriera dalle potenzialità tecniche sconfinate, merito soprattutto dell'indiscutibile spessore del batterista George Kollias che, anche in questo nono capitolo, mostra di essere dominatore assoluto della loro inesauribile ricerca sonora. E' il disco nel quale tutti speravamo, un ritorno in grande stile per una compagine monolitica capace di troneggiare ancora oggi tra i pesi massimi di quel death metal tecnico caratterizzato da un ritmo frenetico e incessante. Ovviamente gli anni passano, i tempi cambiano, ma fortunatamente la coerenza sul piano sonoro non si è ancora trasformata in monotonia o in riciclo. E poi l'antico Egitto, la terra in cui i defunti tornano a vivere senza farsi vedere, teatro delle faraoniche esequie che accompagnavano i figli del dio sole all'appuntamento con il proprio padre e l'eternità. Il potere di quei luoghi magnetici è tale da sembrare eccessivo, ormai "vecchio", non rinnovabile, statico come le sue mummie. Invece siamo ben lontani dal dejà vu, perché ogni tempesta di sabbia ingigantisce l'operato di questi musicisti. La dimensione appartenente a quella civiltà immortale, accuratamente descritta dai Nile, in "Vile Nilotic Rites" risulta ancora più evidente e maestosa. Da avere!

Contatti: 
nile-official.com
facebook.com/nilecatacombs
instagram.com/nile_official

Songs:
Long Shadows of Dread, The Oxford Handbook of Savage Genocidal Warfare, Vile Nilotic Rites, Seven Horns of War, That Which Is Forbidden, Snake Pit Mating Frenzy, Revel in Their Suffering, Thus Sayeth the Parasites of the Mind, Where Is the Wrathful Sky, The Imperishable Stars Are Sickened, We Are Cursed




lunedì 2 dicembre 2019

NO/MÁS "Last Laugh" - HPGD Productions




I NO/MÁS sono uno di quei tanti gruppi che si amano e si accettano per ciò che sanno proporre e per la mentalità con cui si presentano nella scena musicale votata alla protesta sociale. L'EP "Last Laugh" ci sguinzaglia un sound tonante che spazia dal grind inverecondo all'hardcore-punk più crudo, in un'inarrestabile escalation di disumana cattiveria sonora. La proposta non è cambiata di una virgola rispetto alle due precedenti pubblicazioni, ma anche rispetto a tutto ciò che si è poturo ascoltare in questo genere nel corso degli ultimi anni. I suoni rimangono sempre quelli: grezzi ed essenziali, come inalterata si manifesta l'attitudine mordace strappata con forza alla vecchia scuola. Sarete perciò spazzati via in meno di otto minuti di musica senza compromessi. Sebbene "Last Laugh" fosse effettivamente fin troppo puro nella sua essenza, dimostra che la formazione proveniente da Washington è da tenere in considerazione. Tutto sommato, il messaggio verace del grindcore primordiale non ha mai avuto bisogno di una sterzata, rimanendo incentrato quasi esclusivamente su certi canoni. Per quanto mi riguarda, non riesco a trovarci degli aspetti negativi. La violenza è servita.

Contatti: 
hpgd.bandcamp.com/album/last-laugh
facebook.com/NOMASGRIND

Songs:
Claustrophobia, Verbal Abuse, Police Brutality, Rabia, Burden, Last Laugh