lunedì 30 maggio 2016

Recensione: THROANE "Throane"
2016 - Debemur Morti




Dehn Sora, la mente creativa che si cela dietro il progetto dark ambient Treha Sektori, dirige un altro mostro da incubo denominato THROANE, e lo fa con una specifica professionalità, competenza e cura per le atmosfere e gli arrangiamenti. Va sottolineato che qui ci troviamo nella dimensione del black metal più ossessivo e cerebrale, quindi per apprezzarlo appieno bisogna entrare in completa sintonia con esso e con la sua forza visiva (o meglio dire visionaria). Profondamente immerso in un misticismo che pochi altri artisti riescono a comunicare, Dehn ha nella sua unicità un grandissimo punto a favore: "l'ingegnosità". Il compositore transalpino eccede nell'estendere il suo copione, ma coglie con trasporto i drammi interiori confermando un talento fuori dagli schemi e la capacità di proporre una musica perfetta quanto magnetica e straniante. Suggestivo e raffinato nel dare ampiezza al concept, al suo misurarsi con quella che è, in fondo, la parte meno visibile dell'anima. I suoni accompagnano la marcia dannata dell'artista in un putiferio di evocazioni delle scene più atroci. E' il senso di angoscia a pilotare le mie percezioni, in ogni frangente e nelle tragedie inevitabili dell'opera. Ascoltare tale debutto (pubblicato dalla Debemur Morti) risulta ipnotico e conturbante non solo per i suoi contenuti. I dettagli presenti persino nei minimi particolari creano uno stile unico che va controcorrente. Per il musicista francese il proprio autoannientamento rappresenta una forma di godimento personale di prim'ordine. Da acquistare obbligatoriamente.

Contatti: 

dmp666.bandcamp.com/derri-re-nous-la-lumi-re 
facebook.com/throane 

TRACKLIST: Sortez vos lames, que nous perdions nos poings, Aussi féroces que nous repentons, Derrière-nous la lumière, Un instant dans une torche, Contre terre, Nous blâmons la tempête de nous avoir laissés en plaies, À cette chute




venerdì 27 maggio 2016

Recensione: GREGOR TRESHER "Quiet Distortion"
2016 - Break New Soil




Il tedesco GREGOR TRESHER è un marchio di qualità nel mondo della musica elettronica. L'artista ha la capacità di spingersi al di là dell'istinto di base e non soltanto dal punto di vista stilistico. I ritmi, costruiti su un incedere continuo e massiccio, entrano subito in testa. Una cosa è certa: Si mantiene fedele verso i propri ideali. La perseveranza lo ha reso ciò che è, questo un fatto da non sottovalutare. Gregor ha voluto creare un muro di suono meno lineare e tale volontà si è rispecchiata nel songwriting. Dodici canzoni fiammanti animate da melodie accattivanti e che suonano potenti. Probabilmente l'intenzione era quella di ottenere il massimo! Con "Quiet Distortion", il compositore ci mostra una ulteriore esplorazione facendo tesoro delle sue evidenti influenze techno. La sua è una personale e unica combinazione di sonorità da dancefloor.

Contatti: 

gregortresher.com
facebook.com/gregortresherofficial 
facebook.com/breaknewsoil 

SONGS: Numb, Surrender, Consistency, Tyrant, Quiet Distortion, Safehouse, The Kraken, Riot Gear, Depend, Decades, Goliath, Give It All Away




martedì 24 maggio 2016

Recensione: KATATONIA "The Fall Of Hearts"
2016 - Peaceville Records




Gli svedesi KATATONIA hanno maturato un'esperienza unica a sostegno di una classe "incredibile": tra arte, poesia, illuminazione magnetica. "The Fall Of Hearts" è una spirale vorticosa in un grigio terreno sterrato, un campo abbandonato a se stesso e inzuppato di liquida amarezza; contrasto di innumerevoli sensazioni in uno spazio dimenticato, silenzioso, rotto dalla caduta verticale di un corvo ormai morente. I Katatonia vivono, come tutti noi, un presente decadente e una condizione musicale in cui le contraddizioni più diverse si sono amalgamate, confuse nella dimensione indistinta del digitale. Nonostante i cambiamenti e le sperimentazioni, questi musicisti continuano a mantenere un atteggiamento intenzionale in grado di rivelarsi in tutta la sua magnificenza, ecco perché risultano ancora oggi convincenti e assolutamente coinvolgenti. Non so come sia per gli altri, ma per quanto mi riguarda ritengo che il loro songwriting sia diventato sempre più impegnativo, articolato... almeno, per "The Fall Of Hearts" lo è sicuramente. Il sound prospettico disegnato dalla band, distorto e malinconico, riguarda esclusivamente il volume aereo delle emozioni che, gracili e segrete, ci colgono di sorpresa, come l'assurda e paradossale persistenza di una lotta contro ogni regola. E' un grumo relativo che mette l'uomo al suo centro, smarrito in mezzo ad una vastità così estesa da farlo risultare irrimediabilmente un particolare, una figura ferita cinta da qualcosa che sembra un suo disperato attributo, affogato in mezzo a forze prevalenti. Il gesto artistico dei nostri piega improvvisamente in traiettorie scoordinate e inattese. I nuovi Katatonia sfruttano la potenza espressiva, in modo da creare musica intensa, capace di entrare in "risonanza" con gli ascoltatori. Per provare una grande gioia, bisogna aver conosciuto sofferenze altrettanto grandi. "The Fall Of Hearts" è imperdibile.

Contatti: katatonia.com

TRACKLIST: Takeover, Serein, Old Heart Falls, Decima, Sanction, Residual, Serac, Last Song Before The Fade, Shifts, The Night Subscriber, Pale Flag, Passer, Wide Awake In Quietus, Vakaren (CD/DVD & Deluxe Edition bonus), Sistere (LP & Deluxe Edition bonus), Wide Awake In Quietus (Digital & Deluxe Edition)


sabato 21 maggio 2016

Intervista: VICTIMS - "A TESTA ALTA"






SE SIETE DEI FANATICI SOSTENITORI DEL CRUST/PUNK/HARDCORE CONOSCERETE GLI SVEDESI VICTIMS, ATTIVI FIN DAL LONTANO 1997. NON CI SONO MOLTE PAROLE DA SPENDERE IN MERITO A QUESTA GRANDISSIMA BAND, DI RECENTE TORNATA SULLE SCENE CON IL NUOVO "SIRENS". HO SCAMBIATO QUATTRO CHIACCHIERE CON GARETH SMITH.

1. Ciao Gareth. Cominciamo introducendo il nuovo “Sirens”?

- Un saluto a te! Ebbene sì, ci sono voluti cinque anni di lavoro, ma il disco è finalmente uscito. Non ci reputiamo la band più produttiva in circolazione. Siamo molto soddisfatti di “Sirens”. Credo che sia un po’ più oscuro rispetto ai nostri vecchi lavori. E’ un altro passo in avanti dopo il precedente “Dissident”. E’ un album più completo. C’è stata una maggiore consapevolezza mentre componevamo le canzoni per questo disco, ma volevamo rimanere fedeli al nostro stile.

2. Com’è stato tornare in studio? Potresti spendere qualche parola sul processo di registrazione del disco?

- E’ stato davvero divertente, soprattutto lavorare con Fred. Lui è una persona rilassata, proprio come noi. Tutto ha funzionato bene anche per questo motivo. E’ un grande ingegnere del suono. Andare in studio è qualcosa che mi diverte ancora. Quando da ragazzino suonavo nelle mie prime band pensavo che registrare fosse qualcosa di noioso, proprio perché in quegli anni l’unico obiettivo era quello di partire in tour. Abbiamo registrato per circa un mese, forse quindici giorni in tutto. Fred è un ragazzo molto impegnato, soprattutto come ingegnere del suono nei tour con Graveyard e Millencolin, inoltre, per un periodo di tempo, lui era nel bel mezzo di un trasferimento a New York per poter andare a stare con la sua ragazza, così ci siamo dovuti adattare ai suoi vari programmi. Ma non è stato difficile, dato che fortunatamente non c'erano altre prenotazioni in quello studio di registrazione. Tutto è andato abbastanza liscio. Abbiamo registrato prima la batteria, poi le chitarre e successivamente il basso e la voce di Johan. Inoltre, dovevamo tenere fede agli impegni con i figli, il lavoro, l’università. Siamo comunque riusciti a far funzionare ogni cosa. Purtroppo quando ci sono altri impegni nella vita di tutti i giorni non è sempre facile gestire le attività del gruppo. Non possiamo permetterci di stare in studio per troppo tempo, anche perché investiamo già tanti giorni per i tour. Tornando a “Sirens”, una volta completate le registrazioni, Fred ha mixato il disco e poi lo abbiamo mandato al nostro caro amico Brad a Portland per il master finale.

3. Cosa hai da dirci sui testi delle canzoni di “Sirens”?

- Beh, io non sono la persona adatta per parlare di questo argomento, dato che suono solo la chitarra. E’ Johan che scrive la maggior parte dei testi, mentre Jon ha curato quello per la traccia “Promises”. Anche Andy è stato impegnato su alcuni testi dei dischi precedenti, ma come dicevo poc’anzi, Johan è lo scrittore principale. I nostri testi sono scritti in inglese, e visto che io sono inglese, mi sono seduto accanto a Johan in studio per controllare i fraseggi e la grammatica. Comunque ricordo poco dei contenuti. Non siamo una band politicizzata, non nel senso stretto del termine, anche se siamo tutti molto interessati alla politica. Al momento è difficile rimanere indifferenti a quello che sta succedendo in Svezia e nel resto del mondo. I Victims sono nati molti anni fa nella scena crust svedese, ed è passato molto tempo da quando la band scriveva attivamente sulla guerra e sulla politica. Attualmente il concetto dei testi è più personale. Se ricordo bene, su una delle canzoni Johan ha scritto di "non essere in grado di riprodursi", e non sono sicuro se stava facendo riferimento a qualche tipo di futuro distopico orwelliano in cui la razza umana sta lentamente andando in rovina.

4. Recentemente avete firmato un contratto con la Tankcrimes Records. Perché vi siete affidati a questa etichetta?

- In realtà non c’è stata nessuna “firma” per la Tankcrimes. Fin dai nostri esordi non abbiamo mai firmato per nessuna etichetta. Questo è quello che mi piace del punk rock e hardcore. La storia è un'altra. Un amico ha voluto pubblicare il nostro disco, e l’amicizia che ci lega è già di per sé una sorta di contratto. Scotty “è” la Tankcrimes Records. E’ un ragazzo a cui piace la nostra band. Fortunatamente per noi ha voluto stampare questo nuovo album, quindi oltre ad essere una persona speciale, ha fatto un ottimo lavoro con la sua etichetta.

5. Chi ha curato l’artwork dell’album?

- Andy, il nostro batterista. E’ lui l’artefice di tutte le copertine dei Victims fino all’album “Killer”. Un paio di nostri artwork sono stati creati da alcuni amici molto bravi, ma su “Sirens” è tornata la mano creativa di Andy.

6. A parte gli impegni con la musica, cosa accade in un giorno qualsiasi della tua vita?

- Beh, penso che siamo tutti musicisti "part-time". La musica è qualcosa che tutti noi viviamo da vicino ma non lo facciamo a tempo pieno. Siamo troppo vecchi per stare troppo tempo in tour. Inoltre tre di noi sono genitori. Ma la mia vita non avrebbe senso senza la musica, per cui mi sento fortunato a coltivarla come hobby principale. E’ una cosa davvero divertente. E sono molto grato per il fatto che ho l’opportunità di viaggiare nel mondo per suonare punk rock. Nella vita quotidiana siamo molto impegnati con le nostre famiglie, con il nostro lavoro e con l’università. In questo momento sto studiando a tempo pieno per diventare un insegnante di storia sociale, ma ho anche la possibilità di lavorare in un rifugio per senzatetto, e di tanto in tanto sono impegnato in un bar. In più, con due gruppi, una figlia, e un blog che curo io stesso, posso dire che il mio programma è piuttosto ricco. Mi sento totalmente coinvolto ogni volta che ci ritroviamo a scrivere un nuovo disco. Le idee nella mia testa sono sempre in movimento. Gli altri ragazzi hanno diversi lavori. Andy ha appena ottenuto un’occupazione per un’ottima newspaper di sinistra denominata ETC, mentre Johan lavora per una società che si occupa della vendita di attrezzature musicali. Jon studia qualcosa che ha a che fare con l'economia, non so di preciso di cosa si tratta, inoltre insieme alla sua ragazza lavora part-time in un negozio di abbigliamento goth/hard rock. Noi normalmente ci riuniamo una volta alla settimana in sala prove, uno spazio culturale davvero bello nel sud di Stoccolma. In questa casa ci sono altri artisti che svolgono le loro attività, un paio di ragazzi fanno musica elettronica. Hanno anche un palcoscenico teatrale al piano superiore. In quella sala c'è un bel teatro per bambini, si possono vedere delle installazioni artistiche o seguire dei workshop. Davvero interessante.

7. Questo è tutto Gareth. Ultimi pensieri o commenti per i lettori di Son of Flies webzine?

- Well I feel like as usual I've gone on for ages, I normally do... Spero che riusciremo a suonare in Italia l'anno prossimo. Se avete voglia di leggere i diari dei nostri tour, o qualche altra cosa, visitate il mio blog: www.punkrockandcoffee.com

Grazie!


CONTATTI:

bandcamp.tankcrimes.com/sirens
victimsinblood.com 
facebook.com/VICTIMS


VICTIMS line-up:

Andy Henriksson - Batteria
Jon Lindqvist - Chitarra, Backing Vocals
Gareth Smith - Chitarra
Johan Eriksson - Basso, Voce


RECENSIONE:
VICTIMS "Sirens" 2016 - Tankcrimes Records




venerdì 20 maggio 2016

Recensione: SEAS OF YEARS "The Ever Shifting Fields"
2016 - Weary Bird Records




"The Ever Shifting Fields" è un altro bel disco targato SEAS OF YEARS; è ispirato, malinconico, poetico, a tratti trascendentale, in esso si può toccare con mano un ulteriore ridimensionamento di tutti quelli che sono stati i tratti distintivi della band di Stoccolma. Basta sentire un pezzo come "Ledge" per rendersene conto; scorre con un trasporto suggestivo, un susseguirsi di note che si spingono oltre le solite miscele del post rock strumentale. Sembra una colonna sonora tesa a consolidare il movimento delle emozioni più fragili. "The Ever Shifting Fields" è caratterizzato da una produzione cristallina, ed è stato concepito per essere piacevole e appassionante. Probabilmente il desiderio dei quattro musicisti svedesi era quello di rapportarsi con un pubblico più "pop", quindi attendo alla melodia. E' questa la sensazione che si ha approfondendo le canzoni del lavoro. I Seas Of Years si confermano ai vertici della scena underground del rock emotivo.

Contatti:

seasofyears.bandcamp.com
facebook.com/Seas-of-Years

TRACKLIST: Passing Skies, Ledge, Stairwell, Mapping the Clouds, The Glass Shelter and the View, Weaving Cities from Dust, In Collusion with the Waves, Rely on Thermal Winds, Ceasing Bridges


martedì 17 maggio 2016

Recensione: TRIPLE SUN "The City Lies In Ruins"
2016 - Consouling Sounds




Il fatto che ci siano ancora oggi dei gruppi validi è un brivido enorme. La musica dei TRIPLE SUN è una specie di purificazione, un mantra capace di aprire porte attraverso cui accedere a dimensioni misteriose, e si sa che ogni mistero implica un enigma da risolvere. "City Lies in Ruins" assume toni organici, cupi e profondi, facendo leva su dei suoni dal sapore antico. Le canzoni, cariche di emozioni incorruttibili, vengono esternate in modo superlativo, e danno forma a una storia ammiccante dai tratti drammatici. L'immaginario dipinto dai Triple Sun serve a ritrovare la pace dei sensi e permette una riflessione interiore accurata. Tutto sprofonda in un sogno. Il concetto di qualcosa che cresce dall'interno, i suoni, i ritmi, le voci, le mutazioni che in qualche modo catturano la vita, emergono, si sdoppiano diventando qualcos'altro. Tre i musicisti coinvolti nel progetto: Massimo Pupillo (bassista e fondatore degli ZU), David Chalmin e Raphaël Séguiner. Consigliati.

Contatti:

triple-sun.com
facebook.com/Triple-Sun

TRACKLIST: A Hole In The Sky, Moses, There Are Weapons, Building An Ark, The Gift, A Spell, The City Lies in Ruins

sabato 14 maggio 2016

Recensione: WARFECT "Scavengers"
2016 - Cyclone Empire




La lista delle band thrash metal non avrà mai fine! Siete dei seguaci di questo genere musicale? Allora avrete forse sentito parlare degli svedesi WARFECT, giunti alla terza prova in studio. Il sudore dei nostri lava e lubrifica gli ingranaggi di ferro che muovono velocemente "Scavengers". I ragazzi, provenienti dalla città di Uddevalla, vanno a concretizzare un muro di suono debitore della scuola teutonica. Le tracce sono rabbiose e intrise di una intensità trascinante, grazie ad un riffing ruggente, chiamando in causa la "triade" del thrash tedesco (Sodom, Destruction, Kreator). La sezione ritmica serrata spinge in avanti il timbro catarroso del cantante/chitarrista Fredrik Wester, completando il quadro generale. Violenti, viscerali, in–your–face, come nella migliore delle tradizioni. Vi risulterà facile riconoscere i segni della storia passata. Qui è ben visibile il ponte che collegava gli '80 con i '90. Meritano di essere ascoltati ad alto volume.

Contatti: 

warfect.net
facebook.com/Warfect 

TRACKLIST: Purveyors of Cadavers, Reptile, Anatomy of Evil, Watchtowers, Suffocate the Chosen, Predators, The Resurrectionists, Skin Bound, Evil Inn, Savaged by Wolves, Into the Crypt


giovedì 12 maggio 2016

Recensione: ÅRABROT "The Gospel"
2016 - Fysisk Format




Durante il loro percorso artistico questi musicisti nordici non hanno mai voluto focalizzare le attenzioni su uno stile, piuttosto attivare quella verve che gli permettesse di catturare l'attenzione dell'ascoltatore. Uno stile non è migliore o peggiore di qualsiasi altro, è solo diverso, e quello dei norvegesi fa un certo effetto. L'immaginario sta a metà strada tra il noise e il metal sperimentale. Nei nove brani di "The Gospel" c'è tanta suggestione, ma ci sono anche numerosi echi dei The Melvins, quelli più pazzi e imprevedibili; ed è proprio il lato alienato che scatena la maggiore attrazione. Vario nella forma e ricco di salite e discese, il lavoro cresce ascolto dopo ascolto. Prendendo le distanze dagli schemi fin troppo abusati, gli ÅRABROT alla fine riescono nel loro intento. Il songwriting mette in evidenza sequenze distorte, strutture complesse e differenti livelli di significato. Tutto questo permette alla band di creare delle atmosfere completamente stravaganti, combinando gli elementi in modi che non avevano sperimentato prima. Davvero bizzarri. Prodotto e registrato da Steve Albini nei suoi Electrical Studios.

Contatti: 

arabrot.bandcamp.com/the-gospel
arabrot.com
facebook.com/arabrotofficial 

TRACKLIST: The Gospel, I Run, Tall Man, Faustus, Ah Feel, And the Whore Is This City, I Am the Sun, Darkest Day, Rebekka (Tragoedie)




lunedì 9 maggio 2016

Recensione: TIDES FROM NEBULA "Safehaven"
2016 - Long Branch Records & Mystic Prod. | SPV




Essere 'indipendenti' significa tentare di proporre musica dotata di una personalità, anziché sottomettersi a una precisa tipologia di mercato. I TIDES FROM NEBULA lo hanno capito fin dall'inizio della loro carriera. Il sound creato dai quattro polacchi implica un processo di associazione tra emozioni che scaturiscono da visioni intense, sia a livello espressivo che emozionale. I migliori risultati arrivano quando l'uomo/artista non ha paura di osare o di crederci fino in fondo, quando non ha il timore di immergersi nella sperimentazione per trovare un varco nelle complesse trame che portano al futuro... quel futuro che si prospetta sempre più nebuloso, incerto e instabile. Serve forza e volontà per pianificare un nuovo inizio. I Tides From Nebula ripartono da un altro punto prospettico e tirano fuori il magnifico "Safehaven" (quarto disco pubblicato a tre anni distanza da "Eternal Movement"), che si eleva nel cielo azzurro come una formula matematica, in cui le note e le ritmiche si inerpicano con classe sui tanti suoni elettronici. L'effetto sorpresa non manca, in ogni singola canzone, e questo sicuramente non può che essere un pregio. Il loro passato mi ha aiutato ad apprezzare il presente. Dal vivo sono una garanzia. Consigliato ai fan del post rock strumentale.

Contatti: 

tidesfromnebula.com
facebook.com/tidesfromnebulaofficial

TRACKLIST: Safehaven, Knees To The Earth, All The Steps I've made, The Lifter, Traversing, Colour Of Glow, We Are The Mirror, Home




giovedì 5 maggio 2016

Intervista: INTERMENT - "LA LEGGE DEI PIU' FORTI"






INTRANSIGENTI, ONESTI E PURI FINO AL MIDOLLO. TUTTO QUESTO E MOLTO ALTRO SONO GLI SVEDESI INTERMENT, RITORNATI SULLE SCENE DOPO SEI LUNGHI ANNI. IL NUOVO "SCENT OF THE BURIED", PUBBLICATO DALLA PULVERISED RECORDS, CI VIENE PRESENTATO DAL CANTANTE/CHITARRISTA JOHAN JANSSON.

1. Ciao Johan. Puoi dirci che cosa è accaduto negli ultimi sei anni? Per quanto ne so, negli Interment sono stati arruolati due nuovi musicisti. Mi ricordo di una diversa line-up sul precedente album "Into the Crypts of Blasphemy". A quei tempi suonavano ancora il bassista Martin Schulman e il chitarrista John Forsberg.

- Ciao Christian! Sì, alla fine del 2010, prima del nostro tour con Urn e Diabolical, John ha deciso di lasciare la band e così abbiamo chiesto al chitarrista Torbjörn Brynedal di entrare come session. Lui è nel gruppo da allora. Martin si è allontanato dagli Interment nel 2012 per dedicarsi ai Demonical e alla sua booking agency (la Dreamtide Music). Così abbiamo chiesto un aiuto ad Allan Lundholm, un amico di vecchia data. E' entrato come bassista nel mezzo del 2013.

2. Ci sono voluti sei anni per pubblicare "Scent of the Buried". Perché?

- A parte i cambi di line-up e gli impegni con le altre nostre band, nel corso degli anni abbiamo fatto diversi concerti, partecipando anche ad alcuni festival. I piani iniziali erano quelli di registrare il secondo album nel 2013, ma quei piani cambiarono e i quattro brani registrati nell'aprile del 2013 andarono a finire in uno split EP. Ricominciando tutto dall'inizio, passarono altri due anni prima di entrare nei Sunlight Studio per registrare questo ultimo album con Tomas Skogsberg.

3. Ora parliamo del nuovo disco. Sono molto curioso di sentire cosa ne pensi tu di "Scent of the Buried". In che modo si differenzia dal vostro lavoro precedente?

- Credo che il nuovo materiale sia il migliore che abbiamo fatto finora. Bisogna solo ascoltare le canzoni e il suono di "Scent of the Buried" e fare un paragone con le precedenti registrazioni. Il nostro primo album è davvero grandioso, ma ancora oggi non sono soddisfatto della produzione. L'ultima registrazione che abbiamo fatto con Peter Bjärgö, quella per lo split EP, è decisamente migliore.

4. Sembra che questi sei anni di transizione abbiano giovato alla band, e lo dimostra la qualità del songwriting. Tu sei soddisfatto?

- Sì, sono molto soddisfatto dell'album. I responsi, finora, sono stati impressionanti!

5. Com'è nata la collaborazione con la Pulverised Records nel 2010?

- Non ricordo bene. Se non erro la firma arrivò nel 2009, ma per un solo album. Poi abbiamo fatto un tour alla fine del 2010 con Urn e Diabolical, e il sostegno economico per quel tour arrivò dalla Pulverised. Quindi, si giunse ad un accordo per un altro disco.

6. Gli Interment sono una delle migliori band death metal della Svezia. Altri grandi nomi come Entombed (Nihilist 1987-1989), Dismember, Carnage, Grave... sono stati tra i primi a introdurre quel tipo di suono. Oggi che sensazione provi quando venite citati tra le band più rappresentative di questo genere estremo?

- Beh, in quel periodo tanti gruppi hanno suonato lo stesso stile, quindi non eravamo soli. Ma noi siamo una delle poche band che conserva ancora il vero spirito del cosiddetto Swedish Old School Death Metal.

7. Ti chiedo un parere sullo stato attuale dell'industria musicale. Pensi che ci sia onestà all'interno delle etichette/band odierne?

- Ai tempi alcune etichette più grandi si muovevano in modo diverso, ma a parte questo, non so davvero cos'altro aggiungere. I have not experienced anything like that anyways.

8. Qual è l'unica cosa che desideri realizzare nella tua vita?

- Vivere come un angelo e morire come un diavolo!

9. Grazie per l'intervista. Ti auguro il meglio.

- Prego! Visitate i nostri siti web per le news e gli aggiornamenti. È possibile ordinare il merchandise direttamente da noi. Spero di tornare presto in Italia per alcuni concerti! Support the Underground Death Metal and stay drunk! Porco dio! Cheers!


CONTATTI:

interment666.bandcamp.com/scent-of-the-buried
interment.se
facebook.com/interment 
pulverised.net 


INTERMENT line-up:

Johan Jansson - Voce, Chitarra
Torbjörn Brynedal - Chitarra
Allan Lundholm - Basso
Kennet Englund - Batteria

Simon Wizén - Live session guitars 2016 -


RECENSIONE: 
INTERMENT "Scent of the Buried" 2016 - Pulverised Records


lunedì 2 maggio 2016

Intervista: REPRESSIONE - "LE FIAMME DELLA RIVOLTA"




GLI ITALIANI REPRESSIONE VOGLIONO LOTTARE A VISO APERTO PER DIFFONDERE IL LORO MESSAGGIO. ASCOLTANDO L'HARDCORE AGGUERRITO DELLA BAND DI BOLOGNA SI PUO' CAPIRE IL VERO SENSO DELL'UNDERGROUND E L'ETICA DEL DIY. LA REALTA' E' MOLTO PIU' DURA DI QUANTO SI POSSA IMMAGINARE. L'ATTITUDINE DI QUESTI RAGAZZI NON CONOSCE MEZZE MISURE, BASTA LEGGERE I TESTI SCRITTI PER IL NUOVO "FUOCO". QUELLA CHE SEGUE E' UNA INTERESSANTE INTERVISTA.

1. Ciao ragazzi e benvenuti sulla mia Son of Flies webzine. E' un piacere conoscervi. Apprezzo la musica e l'attitudine dei Repressione.

DOMES: Ciao Christian! Il piacere è tutto nostro. Grazie mille per questa intervista!

2. Partiamo da una breve biografia della band? Come e quando si sono formati i Repressione? È stata una scelta voluta da tutti i membri del progetto, oppure la decisione è partita esclusivamente dalla volontà di un singolo?

DOMES: Nominalmente i Repressione nascono in una calda sera di Luglio 2014. Fremevo dalla voglia di suonare hardcore, così proposi ad Edo, mio compagno di università (l'altro chitarrista) di formare un gruppo. Subito si unì al progetto Pavel (alla voce). Fine 2014 fu il turno di Petrit, che si unì alla ciurma pur non avendo mai toccato un basso. Il nome della band mutò nel tempo sino ad arrivare all'attuale Repressione. Nel gennaio 2015 entrammo per la prima volta in saletta. C'è stato poi un cambio di line up alla batteria, dando così stabilità all'attuale formazione.

3. Avete militato in altri gruppi della scena hardcore/metal bolognese?

DOMES: Io e Mauretto suoniamo negli Zeman, rispettivamente alla chitarra ed alla batteria.

PAVEL: Avojaaaa, ma preferisco parlare solo dei Repressione ahahahah!

4. Allora, parliamo un po' di questo nuovo album autoprodotto (il debutto effettivo dei Repressione). Quali sono le maggiori differenze rispetto al vostro demo d'esordio intitolato "Rumore e Rabbia"? Si può notare come i suoni siano molto più definiti e curati. Ci sono state delle differenze nel metodo di lavoro?

DOMES: Come dici anche tu, si nota immediatamente come i suoni siano più definiti, curati. Questo perché, a differenza di "Rumore e Rabbia" che è stato registrato con il microfono del mio cellulare, "Fuoco" è stato registrato negli studi di Villa Punk. Se "Rumore e Rabbia" presentava venature punk anni '80, riff abbastanza semplici, canzoni di massimo 1 minuto e strutture basilari, ascoltando "Fuoco" ci si ritrova davanti ad un lavoro più veloce, con influenze crust/fast, canzoni più lunghe e articolate (senza scadere in virtuosismi inutili che rappresentano una piaga dura a morire). Sicuramente la rabbia è cresciuta e l'attitudine è sempre e solo quella. Potremmo dire che mentre "Rumore e Rabbia" sia un'esplosione incontrollata di cattiveria ed urla contro un mondo che ci opprime e che noi schifiamo, con "Fuoco" abbiamo incanalato questa rabbia direttamente contro gli oggetti e tutti i soggetti fautori di questa oppressione. Insomma, abbiamo preso la mira. Con il prossimo...

PAVEL: Dal punto di vista strettamente musicale, dopo l'ingresso di Mauretto dietro le pelli è cambiata l'impronta stessa del songwriting. Mauro, oltre ad essere un amico e un batterista è anche un ottimo chitarrista HC nonchè un patito di fastcore, perciò si è da subito creata una totale intesa su riffs e ritmi. Da quando facciam parte della meravigliosa saletta autogestita XM24, inoltre, abbiamo avuto modo di provare con maggiore costanza e per un numero maggiore di ore a settimana, e i risultati si sentono. Inoltre mentre io (chitarrista spartano dedito all'oltranzismo sonoro) ho scritto la quasi totalità dei pezzi del primo "Rumore e Rabbia", in "Fuoco" c'è lo zampino di Domes, chitarrista magico e raffinato, e una maggiore partecipazione dell'intera band! Ciò che ascoltiamo influenza ciò che scriviamo, quindi posso dire con soddisfazioni che le recenti overdosi di fastcore japponese e grind/crust hanno avuto il loro "nefasto" effetto ahahah!

5. Come descrivereste l'impatto sonoro di "Fuoco"?

DOMES: E' chiaro che ascoltare il proprio lavoro è sempre emozionante. Ogni volta che lo ascolto mi piace di più. Ma io son di parte ahahahah Per chi non lo avesse ancora fatto, ascoltare "Fuoco" è un po' come "assistere all'esplosione di una bomba a poca distanza da sè".

PAVEL: Vorrei poter dire "bello come un carcere che brucia", ma non mi spingo così lontano. L'effetto emotivo a cui tendiamo attraverso il suono va, però, in quella direzione. Se ci siamo riusciti o meno non sta a noi dirlo.

6. I testi scritti in italiano denunciano diverse problematiche sociali, quindi presumo che i concetti che utilizzate rappresentino qualcosa di molto personale. Sentitevi liberi di esprimere i vostri pensieri e le vostre emozioni, senza alcun limite.

DOMES: Le nostre canzoni, i nostri testi nascono sempre dalla nostra opposizione al reale, cosi distorto, ingiusto, oppressivo e parlano di problematiche che sono presenti ogni giorno di questa vita. Per esempio, dallo sgombero dell'Ex-Telecom qui a Bologna, occupazione che coinvolgeva quasi 300 persone, è nata "Senza Chiedere Permesso". La nostra è una musica che veicola messaggi ben precisi: ribellione a questo stato di cose, alle sperequazioni sociali, agli sgomberi, agli abusi, strenua opposizione al fascismo, al sessismo, al razzismo. D'altronde, suoniamo punk, che a nostro avviso è un genere schierato e deve farsi portatore di messaggi di denuncia.

PETRIT: Bisognerebbe vivere su un altro pianeta per non accorgersi delle infinite problematiche che ci circondano. Di fronte alle ingiustizie in molti chiudono gli occhi, alcuni ne sono complici a tutti gli effetti, altri si anestetizzano nella speranza di tirare comunque "a campare", tanti altri ancora, come noi, semplicemente non ne possono più. Ognuno nel suo piccolo può – per usare un'espressione classica - tentare di cambiare le cose, o quantomeno tentare di avere un approccio conflittuale nei confronti di questo sistema; Noi riteniamo che la musica hardcore possa essere, oltre che un modo per passare una bella serata, un veicolo per comunicare a chi ha voglia di ascoltarci un messaggio di rifiuto e ostilità nei confronti dell'esistente inteso come status quo.

PAVEL: Io non credo nella fine della storia, teoria di Fukuyama così tanto in voga nei salottini très chic dei cani del potere. Non credo nella democrazia liberale come forma di governo e non credo nel capitalismo come modello di organizzazione economica. E non penso che le teorie negriane (mi riferisco a Toni Negri ovviamente) sulle moltitudini diano chiavi di lettura valide dei reali accadimenti, si tratta di vecchi pastoni di teorie socialdemocratiche riscaldati speziate con un pizzico di lessico accattivante. Credo invece fortemente nell'esistenza delle classi sociali in lotta. E non si tratta di marxismo o meno. Sono i fatti che parlano chiaro. Sono i corpi senza vita galleggianti nei nostri mari a due passi dalle spiagge più in voga, le carni strappate dal filo spinato alle frontiere, sono le continue morti sul lavoro, sono i notturni delle strade piene di persone senza una casa, è il tasso elevatissimo di disoccupazione presente non su Giove o Marte ma qui, adesso in Italia... e ancora: sono le condizioni lavorative, i contratti di apprendistato, i braccianti sfruttati nei campi di pomodori dei lager del foggiano (e non solo), gli schiavizzati dei vigneti di Canelli, sono le cifre del fallimentare Expo, l'esistenza del caporalato, la discarica Martucci nel barese, lo sterminio della popolazione nella terra dei fuochi, il tasso di tumori infantili e non dovuti all'Ilva, etc etc Sono anche solo semplicemente i numeri derivanti dalle percentuali della distribuzione della ricchezza mondiale a darci la misura del mondo viviamo e delle intenzioni di chi comanda. Non ci vuole molto a capirlo. Basta spegnere l'iphone, aprire la finestra, alzare la testa, sturarsi le orecchie, guardarsi attorno o in molti casi basterebbe anche solo guardare la propria vita senza raccontarsi favole. Questo accade qui da noi, in un paese democratico. Questi sono i numeri di una guerra. Di uno scontro, di classe. La lotta di classe continua anche se una delle classi ha smesso di lottare. Continuerà finchè esisterà anche soltanto un solo uomo che possiederà mezzi di produzione e che tramite questi intenderà trarre profitto a spese di un suo simile. Ai tanti che si rassegnano o leccano le fondamenta dell'impianto democratico ricordo quanto furono stolti coloro i quali ritennero inutile ribellarsi alle monarchie poiché rappresentavano per essi l'unica forma di governo possibile.



7. Quando siete sul palco e guardate chi vi sta di fronte, tutta quella gente che la pensa come voi, che cosa provate? Qual è lo scopo principale quando esprimete le vostre idee?

DOMES: E' un'emozione indescrivibile suonare davanti a gente che condivide le tue idee, che è dalla tua parte, che canta le tue canzoni e poga per sfogare la rabbia contro questa società. Ed il bello che questa sensazione cresce di concerto in concerto.

PAVEL: Premetto che non ci siamo trovati quasi mai a suonare in situazioni con presenza di palco. La cultura punk, per fortuna, prevede da sempre l'abbattimento della distanza musicista/spettatore. Il coinvolgimento è totale, si è tra amici e amiche, in un ambiente sano. Lontano da machismo, razzismo, fascismo (o perlomeno questo è l'obbiettivo primario di una serata hc). Sarebbe una distopia tremenda immaginare tantissime persone che la pensano esattamente come me, magari diciamo che si condivide la stessa attitudine, gli stessi rifiuti, la stessa voglia di modificare l'esistente. Quando canto in minima parte mi concentro sulla voce, si tratta in fondo di operazioni mnemoniche ormai semi automatiche, cerco soprattutto di comunicare sentimenti, rabbia. In realtà la parte più bella è riempire di senso lo spazio che intercorre tra una canzone ed un altra.

8. Leggendo il titolo del disco non si può fare a meno di pensare alla lotta. Per quali motivi lo avete scelto?

DOMES: Adoriamo dare titoli criptici ai nostri lavori ed alle nostre canzoni, uno su tutti "Odio la polizia italiana" ahahahah A parte gli scherzi, cerchiamo di essere più comunicativi, espliciti e diretti sia nei testi che nei titoli. Abbiamo scelto "Fuoco" perché dal fuoco tutto vien distrutto, ma tutto può rinascere. "Bruceranno tribunali" diciamo ne "La Pioggia", ma anche galere e qualsiasi istituzione detentiva, e dalle loro ceneri potrà nascere una nuova società.

PAVEL: Per tutti i motivi precedentemente descritti ahahaha. Il fuoco è un richiamo netto, nonché un tributo, ad un tipo di immaginario iconoclasta di tradizione anarchica. In fin dei conti l'uomo è poco più che un animale simbolico. E il simbolo del fuoco è pregno di messaggi, no?

9. Qual è la vostra opinione personale sulla scena punk-hardcore italiana di oggi? Vi piacciono generi come il crust e il grind? Quali i gruppi che rispettate maggiormente?

DOMES: Per fortuna la scena punk continua ad essere florida, da nord a sud, da est ad ovest. E questo non può che essere un bene. Ascolto molto crust, fast, grind. Non voglio nominare gruppi in particolare, perché potrei dimenticare sicuramente qualcuno. Diciamo che il mio "rispetto" va soprattutto ad i gruppi più politicizzati, militanti.

PAVEL: Ascolto principalmente grind e crust. Rispetto chiunque si sbatta per tirar su una serata benefit, o un evento autogestito, l'ambiente punk non è un ambiente competitivo come può essere quello "metallaro" o della musica classica, anzi c'è una netta repulsione nei confronti di questo modo di pensare. Per rispondere alla tua domanda potrei tentare di fare nomi random dei più conosciuti del calibro di Brutal Truth, Infest, Asocial, Skitsystem, Wolfbrigade, Napalm Death, S.O.B., ma in realtà spesso mi ritrovo a spulciare bandcamp, e canali youtube di roba molto più underground e spesso anche più valida. La scena punk hardcore è viva e vegeta. I numerosi festival estivi e non e i tantissimi concerti, tirati su con non poca fatica, dimostrano che la scena è viva laddove c'è tanta "voglia di sbattersi" da Trento a Bologna, Bergamo, Milano, da Roma a Bari, Taranto, Palermo.

10. E' risaputo che l'Italia è governata da ladri e incapaci, affamati di potere e denaro. Non è affatto un caso se questi esseri ignobili sono ancora lì a scaldare le loro poltrone in pelle. Fatto sta che il "povero" continua a subire e morire di fame. La libertà di pensiero dei cittadini che scendono per strada per protestare viene costantemente contrastata da una pesante repressione. Quali sono le vostre considerazioni al riguardo?

DOMES: Siamo coscienti della situazione attuale italiana. E per quanto riguarda la repressione sempre costante da te citata, beh, direi che il nome del nostro gruppo è abbastanza emblematico. Bisogna sempre alzar la testa contro l'oppressione e contro l'oppressore. Aver bene in mente che c'è bisogno di un cambiamento radicale che distrugga le basi di questo marcio sistema. Come dicono i Contrasto "E' l'ora di riorganizzarci, di armare le parole che il tempo lascia vento alle parate del folklore".

PETRIT: Il nome stesso della band è eloquente. Qui a Bologna stiamo vivendo da vicino molte forme di repressione sbirresca e non (basti pensare alle non-risposte che il corpo docente e l'apparato burocratico dell'università bolognese da al dissenso studentesco). Ci troviamo spesso per le strade a protestare e ci si trova sempre l'ennesima camionetta piena di sbirri pronti a sbarrarci la strada. Le forme di repressione, soprattutto qui a Bologna, si stanno espandendo su più fronti, basti pensare che da ottobre fino a oggi sono riusciti a sgomberare "di tutto", esempi più lampanti sono il caso dell'ex-Telecom e di Atlantide, con l'intento di reprimere una delle lotte più importanti nelle contesto odierno, cioè quello della casa, e di togliere spazi ad ogni forma di controcultura che si oppone a quella becera del pd cittadino.

PAVEL: L'impianto del nostro codice penale è di epoca fascista (il drammaticamente famoso codice Rocco), quindi è facile capire in che direzione va, poi gli innesti successivi dagli anni 70 in poi (leggi "antiterrorismo", "antimafia" etc) lo hanno reso ancora più plumbeo e catacombale. Non ci vuole certo la carta bollata del giudice per insorgere, anzi ahahaha, né siamo avvezzi a piagnistei legalitari, però bisogna focalizzare l'attenzione sul fatto che un apparato repressivo così beota come quello italiano si oppone sin da principio ad ogni forma di dissenso, nel nome di una sbandierata legalità. Ma cosa è la legge? Chi la fa? Per chi è valida? Queste sono le domande che bisognerebbe porsi ogni qual volta viene chiamata in causa la "legalità". A me non interessa lamentarmi del codice penale e della repressione di lorsignori, mi interessa sviluppare ragionamenti che liberino le teste delle persone dalla cappa giustizialista che le ricopre. Perchè è questa mentalità a legittimare il sistema giudicante e la repressione.

11. Cosa significa per voi appoggiare la mentalità ANTIFA?

PAVEL: Non credo esista una mentalità antifa. L'antifascismo può essere declinato in mille modi. Se ci rifacciamo all'antifascismo istituzionale, ad esempio, ai partiti che formalmente hanno fatto parte del CLN (comitato di liberazione nazionale) dobbiamo considerare antifascisti oltre il PCI, anche la Democrazia Cristiana, i liberali etc. Ma dovremmo sapere bene che a combattere realmente il fascismo storicamente intesi furono i proletari e le proletarie delle Brigate Garibaldi (i numeri dei caduti e delle medaglie al valore parlano chiaro), e quindi dei Gap, delle Sap, e prima ancora gli Arditi del Popolo, e quindi per farla breve: anarchici e comunisti. Da quel tipo di cultura dell'antifascismo, si è sviluppato quello odierno non delegato, che non si riconosce in cerimonie istituzionali svuotate di senso e anzi rilancia la partecipazione dal basso multiforme, variegata, fatta di quartieri, donne, uomini, anziani, bambini, migranti. L'antifascismo non prescinde, anzi include la questione di genere, l'antirazzismo e chiaramente ha una prospettiva anticapitalista, essendo il fascismo anche (non solo) un modello di governo disciplinare che si è dato la borghesia capitalista in un dato momento storico.

12. Prossimi concerti? Pensate che suonare dal vivo rappresenti un buon binario per diffondere il vostro disco stampato su tape?

DOMES: La dimensione che più si confà al punk, all'hc è quella del live, perché il messaggio contenuto all'interno delle canzoni viene gridato faccia a faccia, senza esser mediato da alcun tipo di riproduttore sonoro. A Maggio suonare in due date bomba qui a Bolo, all'xm24: il 6 Maggio assieme a Rauchers, Hostiliter e xCenerex; il 20 maggio con Hyle, Devoured By Vermin, Grumo, Oss!, Document 6 (Germania) ed Anarchus (Messico). Altri lives sono in arrivo! Avremo sempre con noi le mitiche tapes nere e rosse, per chiunque le voglia!

13. Vi ringrazio per il tempo che mi avete concesso per questa intervista e vi lascio l'ultimo spazio per lanciare un messaggio ai lettori.

DOMES: Ti ringraziamo per questa bellissima intervista, per queste domande molto stimolanti e per il supporto. Ai/alle lettori/lettrici mando un saluto e ripeto, se ancor non si fosse capito, che bisogna sempre reagire ad ogni sopruso, mai chinar la fronte! Combattere contro ogni oppressione, contro lo sfruttamento, contro ogni abuso.


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