GLI ITALIANI REPRESSIONE VOGLIONO LOTTARE A VISO APERTO PER DIFFONDERE IL LORO MESSAGGIO. ASCOLTANDO L'HARDCORE AGGUERRITO DELLA BAND DI BOLOGNA SI PUO' CAPIRE IL VERO SENSO DELL'UNDERGROUND E L'ETICA DEL DIY. LA REALTA' E' MOLTO PIU' DURA DI QUANTO SI POSSA IMMAGINARE. L'ATTITUDINE DI QUESTI RAGAZZI NON CONOSCE MEZZE MISURE, BASTA LEGGERE I TESTI SCRITTI PER IL NUOVO "FUOCO". QUELLA CHE SEGUE E' UNA INTERESSANTE INTERVISTA.
1. Ciao ragazzi e benvenuti sulla mia Son of Flies webzine. E' un piacere conoscervi. Apprezzo la musica e l'attitudine dei Repressione.
DOMES: Ciao Christian! Il piacere è tutto nostro. Grazie mille per questa intervista!
2. Partiamo da una breve biografia della band? Come e quando si sono formati i Repressione? È stata una scelta voluta da tutti i membri del progetto, oppure la decisione è partita esclusivamente dalla volontà di un singolo?
DOMES: Nominalmente i Repressione nascono in una calda sera di Luglio 2014. Fremevo dalla voglia di suonare hardcore, così proposi ad Edo, mio compagno di università (l'altro chitarrista) di formare un gruppo. Subito si unì al progetto Pavel (alla voce). Fine 2014 fu il turno di Petrit, che si unì alla ciurma pur non avendo mai toccato un basso. Il nome della band mutò nel tempo sino ad arrivare all'attuale Repressione. Nel gennaio 2015 entrammo per la prima volta in saletta. C'è stato poi un cambio di line up alla batteria, dando così stabilità all'attuale formazione.
3. Avete militato in altri gruppi della scena hardcore/metal bolognese?
DOMES: Io e Mauretto suoniamo negli Zeman, rispettivamente alla chitarra ed alla batteria.
PAVEL: Avojaaaa, ma preferisco parlare solo dei Repressione ahahahah!
4. Allora, parliamo un po' di questo nuovo album autoprodotto (il debutto effettivo dei Repressione). Quali sono le maggiori differenze rispetto al vostro demo d'esordio intitolato "Rumore e Rabbia"? Si può notare come i suoni siano molto più definiti e curati. Ci sono state delle differenze nel metodo di lavoro?
DOMES: Come dici anche tu, si nota immediatamente come i suoni siano più definiti, curati. Questo perché, a differenza di "Rumore e Rabbia" che è stato registrato con il microfono del mio cellulare, "Fuoco" è stato registrato negli studi di Villa Punk. Se "Rumore e Rabbia" presentava venature punk anni '80, riff abbastanza semplici, canzoni di massimo 1 minuto e strutture basilari, ascoltando "Fuoco" ci si ritrova davanti ad un lavoro più veloce, con influenze crust/fast, canzoni più lunghe e articolate (senza scadere in virtuosismi inutili che rappresentano una piaga dura a morire). Sicuramente la rabbia è cresciuta e l'attitudine è sempre e solo quella. Potremmo dire che mentre "Rumore e Rabbia" sia un'esplosione incontrollata di cattiveria ed urla contro un mondo che ci opprime e che noi schifiamo, con "Fuoco" abbiamo incanalato questa rabbia direttamente contro gli oggetti e tutti i soggetti fautori di questa oppressione. Insomma, abbiamo preso la mira. Con il prossimo...
PAVEL: Dal punto di vista strettamente musicale, dopo l'ingresso di Mauretto dietro le pelli è cambiata l'impronta stessa del songwriting. Mauro, oltre ad essere un amico e un batterista è anche un ottimo chitarrista HC nonchè un patito di fastcore, perciò si è da subito creata una totale intesa su riffs e ritmi. Da quando facciam parte della meravigliosa saletta autogestita XM24, inoltre, abbiamo avuto modo di provare con maggiore costanza e per un numero maggiore di ore a settimana, e i risultati si sentono. Inoltre mentre io (chitarrista spartano dedito all'oltranzismo sonoro) ho scritto la quasi totalità dei pezzi del primo "Rumore e Rabbia", in "Fuoco" c'è lo zampino di Domes, chitarrista magico e raffinato, e una maggiore partecipazione dell'intera band! Ciò che ascoltiamo influenza ciò che scriviamo, quindi posso dire con soddisfazioni che le recenti overdosi di fastcore japponese e grind/crust hanno avuto il loro "nefasto" effetto ahahah!
5. Come descrivereste l'impatto sonoro di "Fuoco"?
DOMES: E' chiaro che ascoltare il proprio lavoro è sempre emozionante. Ogni volta che lo ascolto mi piace di più. Ma io son di parte ahahahah Per chi non lo avesse ancora fatto, ascoltare "Fuoco" è un po' come "assistere all'esplosione di una bomba a poca distanza da sè".
PAVEL: Vorrei poter dire "bello come un carcere che brucia", ma non mi spingo così lontano. L'effetto emotivo a cui tendiamo attraverso il suono va, però, in quella direzione. Se ci siamo riusciti o meno non sta a noi dirlo.
6. I testi scritti in italiano denunciano diverse problematiche sociali, quindi presumo che i concetti che utilizzate rappresentino qualcosa di molto personale. Sentitevi liberi di esprimere i vostri pensieri e le vostre emozioni, senza alcun limite.
DOMES: Le nostre canzoni, i nostri testi nascono sempre dalla nostra opposizione al reale, cosi distorto, ingiusto, oppressivo e parlano di problematiche che sono presenti ogni giorno di questa vita. Per esempio, dallo sgombero dell'Ex-Telecom qui a Bologna, occupazione che coinvolgeva quasi 300 persone, è nata "Senza Chiedere Permesso". La nostra è una musica che veicola messaggi ben precisi: ribellione a questo stato di cose, alle sperequazioni sociali, agli sgomberi, agli abusi, strenua opposizione al fascismo, al sessismo, al razzismo. D'altronde, suoniamo punk, che a nostro avviso è un genere schierato e deve farsi portatore di messaggi di denuncia.
PETRIT: Bisognerebbe vivere su un altro pianeta per non accorgersi delle infinite problematiche che ci circondano. Di fronte alle ingiustizie in molti chiudono gli occhi, alcuni ne sono complici a tutti gli effetti, altri si anestetizzano nella speranza di tirare comunque "a campare", tanti altri ancora, come noi, semplicemente non ne possono più. Ognuno nel suo piccolo può – per usare un'espressione classica - tentare di cambiare le cose, o quantomeno tentare di avere un approccio conflittuale nei confronti di questo sistema; Noi riteniamo che la musica hardcore possa essere, oltre che un modo per passare una bella serata, un veicolo per comunicare a chi ha voglia di ascoltarci un messaggio di rifiuto e ostilità nei confronti dell'esistente inteso come status quo.
PAVEL: Io non credo nella fine della storia, teoria di Fukuyama così tanto in voga nei salottini très chic dei cani del potere. Non credo nella democrazia liberale come forma di governo e non credo nel capitalismo come modello di organizzazione economica. E non penso che le teorie negriane (mi riferisco a Toni Negri ovviamente) sulle moltitudini diano chiavi di lettura valide dei reali accadimenti, si tratta di vecchi pastoni di teorie socialdemocratiche riscaldati speziate con un pizzico di lessico accattivante. Credo invece fortemente nell'esistenza delle classi sociali in lotta. E non si tratta di marxismo o meno. Sono i fatti che parlano chiaro. Sono i corpi senza vita galleggianti nei nostri mari a due passi dalle spiagge più in voga, le carni strappate dal filo spinato alle frontiere, sono le continue morti sul lavoro, sono i notturni delle strade piene di persone senza una casa, è il tasso elevatissimo di disoccupazione presente non su Giove o Marte ma qui, adesso in Italia... e ancora: sono le condizioni lavorative, i contratti di apprendistato, i braccianti sfruttati nei campi di pomodori dei lager del foggiano (e non solo), gli schiavizzati dei vigneti di Canelli, sono le cifre del fallimentare Expo, l'esistenza del caporalato, la discarica Martucci nel barese, lo sterminio della popolazione nella terra dei fuochi, il tasso di tumori infantili e non dovuti all'Ilva, etc etc Sono anche solo semplicemente i numeri derivanti dalle percentuali della distribuzione della ricchezza mondiale a darci la misura del mondo viviamo e delle intenzioni di chi comanda. Non ci vuole molto a capirlo. Basta spegnere l'iphone, aprire la finestra, alzare la testa, sturarsi le orecchie, guardarsi attorno o in molti casi basterebbe anche solo guardare la propria vita senza raccontarsi favole. Questo accade qui da noi, in un paese democratico. Questi sono i numeri di una guerra. Di uno scontro, di classe. La lotta di classe continua anche se una delle classi ha smesso di lottare. Continuerà finchè esisterà anche soltanto un solo uomo che possiederà mezzi di produzione e che tramite questi intenderà trarre profitto a spese di un suo simile. Ai tanti che si rassegnano o leccano le fondamenta dell'impianto democratico ricordo quanto furono stolti coloro i quali ritennero inutile ribellarsi alle monarchie poiché rappresentavano per essi l'unica forma di governo possibile.
7. Quando siete sul palco e guardate chi vi sta di fronte, tutta quella gente che la pensa come voi, che cosa provate? Qual è lo scopo principale quando esprimete le vostre idee?
DOMES: E' un'emozione indescrivibile suonare davanti a gente che condivide le tue idee, che è dalla tua parte, che canta le tue canzoni e poga per sfogare la rabbia contro questa società. Ed il bello che questa sensazione cresce di concerto in concerto.
PAVEL: Premetto che non ci siamo trovati quasi mai a suonare in situazioni con presenza di palco. La cultura punk, per fortuna, prevede da sempre l'abbattimento della distanza musicista/spettatore. Il coinvolgimento è totale, si è tra amici e amiche, in un ambiente sano. Lontano da machismo, razzismo, fascismo (o perlomeno questo è l'obbiettivo primario di una serata hc). Sarebbe una distopia tremenda immaginare tantissime persone che la pensano esattamente come me, magari diciamo che si condivide la stessa attitudine, gli stessi rifiuti, la stessa voglia di modificare l'esistente. Quando canto in minima parte mi concentro sulla voce, si tratta in fondo di operazioni mnemoniche ormai semi automatiche, cerco soprattutto di comunicare sentimenti, rabbia. In realtà la parte più bella è riempire di senso lo spazio che intercorre tra una canzone ed un altra.
8. Leggendo il titolo del disco non si può fare a meno di pensare alla lotta. Per quali motivi lo avete scelto?
DOMES: Adoriamo dare titoli criptici ai nostri lavori ed alle nostre canzoni, uno su tutti "Odio la polizia italiana" ahahahah A parte gli scherzi, cerchiamo di essere più comunicativi, espliciti e diretti sia nei testi che nei titoli. Abbiamo scelto "Fuoco" perché dal fuoco tutto vien distrutto, ma tutto può rinascere. "Bruceranno tribunali" diciamo ne "La Pioggia", ma anche galere e qualsiasi istituzione detentiva, e dalle loro ceneri potrà nascere una nuova società.
PAVEL: Per tutti i motivi precedentemente descritti ahahaha. Il fuoco è un richiamo netto, nonché un tributo, ad un tipo di immaginario iconoclasta di tradizione anarchica. In fin dei conti l'uomo è poco più che un animale simbolico. E il simbolo del fuoco è pregno di messaggi, no?
9. Qual è la vostra opinione personale sulla scena punk-hardcore italiana di oggi? Vi piacciono generi come il crust e il grind? Quali i gruppi che rispettate maggiormente?
DOMES: Per fortuna la scena punk continua ad essere florida, da nord a sud, da est ad ovest. E questo non può che essere un bene. Ascolto molto crust, fast, grind. Non voglio nominare gruppi in particolare, perché potrei dimenticare sicuramente qualcuno. Diciamo che il mio "rispetto" va soprattutto ad i gruppi più politicizzati, militanti.
PAVEL: Ascolto principalmente grind e crust. Rispetto chiunque si sbatta per tirar su una serata benefit, o un evento autogestito, l'ambiente punk non è un ambiente competitivo come può essere quello "metallaro" o della musica classica, anzi c'è una netta repulsione nei confronti di questo modo di pensare. Per rispondere alla tua domanda potrei tentare di fare nomi random dei più conosciuti del calibro di Brutal Truth, Infest, Asocial, Skitsystem, Wolfbrigade, Napalm Death, S.O.B., ma in realtà spesso mi ritrovo a spulciare bandcamp, e canali youtube di roba molto più underground e spesso anche più valida. La scena punk hardcore è viva e vegeta. I numerosi festival estivi e non e i tantissimi concerti, tirati su con non poca fatica, dimostrano che la scena è viva laddove c'è tanta "voglia di sbattersi" da Trento a Bologna, Bergamo, Milano, da Roma a Bari, Taranto, Palermo.
10. E' risaputo che l'Italia è governata da ladri e incapaci, affamati di potere e denaro. Non è affatto un caso se questi esseri ignobili sono ancora lì a scaldare le loro poltrone in pelle. Fatto sta che il "povero" continua a subire e morire di fame. La libertà di pensiero dei cittadini che scendono per strada per protestare viene costantemente contrastata da una pesante repressione. Quali sono le vostre considerazioni al riguardo?
DOMES: Siamo coscienti della situazione attuale italiana. E per quanto riguarda la repressione sempre costante da te citata, beh, direi che il nome del nostro gruppo è abbastanza emblematico. Bisogna sempre alzar la testa contro l'oppressione e contro l'oppressore. Aver bene in mente che c'è bisogno di un cambiamento radicale che distrugga le basi di questo marcio sistema. Come dicono i Contrasto "E' l'ora di riorganizzarci, di armare le parole che il tempo lascia vento alle parate del folklore".
PETRIT: Il nome stesso della band è eloquente. Qui a Bologna stiamo vivendo da vicino molte forme di repressione sbirresca e non (basti pensare alle non-risposte che il corpo docente e l'apparato burocratico dell'università bolognese da al dissenso studentesco). Ci troviamo spesso per le strade a protestare e ci si trova sempre l'ennesima camionetta piena di sbirri pronti a sbarrarci la strada. Le forme di repressione, soprattutto qui a Bologna, si stanno espandendo su più fronti, basti pensare che da ottobre fino a oggi sono riusciti a sgomberare "di tutto", esempi più lampanti sono il caso dell'ex-Telecom e di Atlantide, con l'intento di reprimere una delle lotte più importanti nelle contesto odierno, cioè quello della casa, e di togliere spazi ad ogni forma di controcultura che si oppone a quella becera del pd cittadino.
PAVEL: L'impianto del nostro codice penale è di epoca fascista (il drammaticamente famoso codice Rocco), quindi è facile capire in che direzione va, poi gli innesti successivi dagli anni 70 in poi (leggi "antiterrorismo", "antimafia" etc) lo hanno reso ancora più plumbeo e catacombale. Non ci vuole certo la carta bollata del giudice per insorgere, anzi ahahaha, né siamo avvezzi a piagnistei legalitari, però bisogna focalizzare l'attenzione sul fatto che un apparato repressivo così beota come quello italiano si oppone sin da principio ad ogni forma di dissenso, nel nome di una sbandierata legalità. Ma cosa è la legge? Chi la fa? Per chi è valida? Queste sono le domande che bisognerebbe porsi ogni qual volta viene chiamata in causa la "legalità". A me non interessa lamentarmi del codice penale e della repressione di lorsignori, mi interessa sviluppare ragionamenti che liberino le teste delle persone dalla cappa giustizialista che le ricopre. Perchè è questa mentalità a legittimare il sistema giudicante e la repressione.
11. Cosa significa per voi appoggiare la mentalità ANTIFA?
PAVEL: Non credo esista una mentalità antifa. L'antifascismo può essere declinato in mille modi. Se ci rifacciamo all'antifascismo istituzionale, ad esempio, ai partiti che formalmente hanno fatto parte del CLN (comitato di liberazione nazionale) dobbiamo considerare antifascisti oltre il PCI, anche la Democrazia Cristiana, i liberali etc. Ma dovremmo sapere bene che a combattere realmente il fascismo storicamente intesi furono i proletari e le proletarie delle Brigate Garibaldi (i numeri dei caduti e delle medaglie al valore parlano chiaro), e quindi dei Gap, delle Sap, e prima ancora gli Arditi del Popolo, e quindi per farla breve: anarchici e comunisti. Da quel tipo di cultura dell'antifascismo, si è sviluppato quello odierno non delegato, che non si riconosce in cerimonie istituzionali svuotate di senso e anzi rilancia la partecipazione dal basso multiforme, variegata, fatta di quartieri, donne, uomini, anziani, bambini, migranti. L'antifascismo non prescinde, anzi include la questione di genere, l'antirazzismo e chiaramente ha una prospettiva anticapitalista, essendo il fascismo anche (non solo) un modello di governo disciplinare che si è dato la borghesia capitalista in un dato momento storico.
12. Prossimi concerti? Pensate che suonare dal vivo rappresenti un buon binario per diffondere il vostro disco stampato su tape?
DOMES: La dimensione che più si confà al punk, all'hc è quella del live, perché il messaggio contenuto all'interno delle canzoni viene gridato faccia a faccia, senza esser mediato da alcun tipo di riproduttore sonoro. A Maggio suonare in due date bomba qui a Bolo, all'xm24: il 6 Maggio assieme a Rauchers, Hostiliter e xCenerex; il 20 maggio con Hyle, Devoured By Vermin, Grumo, Oss!, Document 6 (Germania) ed Anarchus (Messico). Altri lives sono in arrivo! Avremo sempre con noi le mitiche tapes nere e rosse, per chiunque le voglia!
13. Vi ringrazio per il tempo che mi avete concesso per questa intervista e vi lascio l'ultimo spazio per lanciare un messaggio ai lettori.
DOMES: Ti ringraziamo per questa bellissima intervista, per queste domande molto stimolanti e per il supporto. Ai/alle lettori/lettrici mando un saluto e ripeto, se ancor non si fosse capito, che bisogna sempre reagire ad ogni sopruso, mai chinar la fronte! Combattere contro ogni oppressione, contro lo sfruttamento, contro ogni abuso.
1. Ciao ragazzi e benvenuti sulla mia Son of Flies webzine. E' un piacere conoscervi. Apprezzo la musica e l'attitudine dei Repressione.
DOMES: Ciao Christian! Il piacere è tutto nostro. Grazie mille per questa intervista!
2. Partiamo da una breve biografia della band? Come e quando si sono formati i Repressione? È stata una scelta voluta da tutti i membri del progetto, oppure la decisione è partita esclusivamente dalla volontà di un singolo?
DOMES: Nominalmente i Repressione nascono in una calda sera di Luglio 2014. Fremevo dalla voglia di suonare hardcore, così proposi ad Edo, mio compagno di università (l'altro chitarrista) di formare un gruppo. Subito si unì al progetto Pavel (alla voce). Fine 2014 fu il turno di Petrit, che si unì alla ciurma pur non avendo mai toccato un basso. Il nome della band mutò nel tempo sino ad arrivare all'attuale Repressione. Nel gennaio 2015 entrammo per la prima volta in saletta. C'è stato poi un cambio di line up alla batteria, dando così stabilità all'attuale formazione.
3. Avete militato in altri gruppi della scena hardcore/metal bolognese?
DOMES: Io e Mauretto suoniamo negli Zeman, rispettivamente alla chitarra ed alla batteria.
PAVEL: Avojaaaa, ma preferisco parlare solo dei Repressione ahahahah!
4. Allora, parliamo un po' di questo nuovo album autoprodotto (il debutto effettivo dei Repressione). Quali sono le maggiori differenze rispetto al vostro demo d'esordio intitolato "Rumore e Rabbia"? Si può notare come i suoni siano molto più definiti e curati. Ci sono state delle differenze nel metodo di lavoro?
DOMES: Come dici anche tu, si nota immediatamente come i suoni siano più definiti, curati. Questo perché, a differenza di "Rumore e Rabbia" che è stato registrato con il microfono del mio cellulare, "Fuoco" è stato registrato negli studi di Villa Punk. Se "Rumore e Rabbia" presentava venature punk anni '80, riff abbastanza semplici, canzoni di massimo 1 minuto e strutture basilari, ascoltando "Fuoco" ci si ritrova davanti ad un lavoro più veloce, con influenze crust/fast, canzoni più lunghe e articolate (senza scadere in virtuosismi inutili che rappresentano una piaga dura a morire). Sicuramente la rabbia è cresciuta e l'attitudine è sempre e solo quella. Potremmo dire che mentre "Rumore e Rabbia" sia un'esplosione incontrollata di cattiveria ed urla contro un mondo che ci opprime e che noi schifiamo, con "Fuoco" abbiamo incanalato questa rabbia direttamente contro gli oggetti e tutti i soggetti fautori di questa oppressione. Insomma, abbiamo preso la mira. Con il prossimo...
PAVEL: Dal punto di vista strettamente musicale, dopo l'ingresso di Mauretto dietro le pelli è cambiata l'impronta stessa del songwriting. Mauro, oltre ad essere un amico e un batterista è anche un ottimo chitarrista HC nonchè un patito di fastcore, perciò si è da subito creata una totale intesa su riffs e ritmi. Da quando facciam parte della meravigliosa saletta autogestita XM24, inoltre, abbiamo avuto modo di provare con maggiore costanza e per un numero maggiore di ore a settimana, e i risultati si sentono. Inoltre mentre io (chitarrista spartano dedito all'oltranzismo sonoro) ho scritto la quasi totalità dei pezzi del primo "Rumore e Rabbia", in "Fuoco" c'è lo zampino di Domes, chitarrista magico e raffinato, e una maggiore partecipazione dell'intera band! Ciò che ascoltiamo influenza ciò che scriviamo, quindi posso dire con soddisfazioni che le recenti overdosi di fastcore japponese e grind/crust hanno avuto il loro "nefasto" effetto ahahah!
5. Come descrivereste l'impatto sonoro di "Fuoco"?
DOMES: E' chiaro che ascoltare il proprio lavoro è sempre emozionante. Ogni volta che lo ascolto mi piace di più. Ma io son di parte ahahahah Per chi non lo avesse ancora fatto, ascoltare "Fuoco" è un po' come "assistere all'esplosione di una bomba a poca distanza da sè".
PAVEL: Vorrei poter dire "bello come un carcere che brucia", ma non mi spingo così lontano. L'effetto emotivo a cui tendiamo attraverso il suono va, però, in quella direzione. Se ci siamo riusciti o meno non sta a noi dirlo.
6. I testi scritti in italiano denunciano diverse problematiche sociali, quindi presumo che i concetti che utilizzate rappresentino qualcosa di molto personale. Sentitevi liberi di esprimere i vostri pensieri e le vostre emozioni, senza alcun limite.
DOMES: Le nostre canzoni, i nostri testi nascono sempre dalla nostra opposizione al reale, cosi distorto, ingiusto, oppressivo e parlano di problematiche che sono presenti ogni giorno di questa vita. Per esempio, dallo sgombero dell'Ex-Telecom qui a Bologna, occupazione che coinvolgeva quasi 300 persone, è nata "Senza Chiedere Permesso". La nostra è una musica che veicola messaggi ben precisi: ribellione a questo stato di cose, alle sperequazioni sociali, agli sgomberi, agli abusi, strenua opposizione al fascismo, al sessismo, al razzismo. D'altronde, suoniamo punk, che a nostro avviso è un genere schierato e deve farsi portatore di messaggi di denuncia.
PETRIT: Bisognerebbe vivere su un altro pianeta per non accorgersi delle infinite problematiche che ci circondano. Di fronte alle ingiustizie in molti chiudono gli occhi, alcuni ne sono complici a tutti gli effetti, altri si anestetizzano nella speranza di tirare comunque "a campare", tanti altri ancora, come noi, semplicemente non ne possono più. Ognuno nel suo piccolo può – per usare un'espressione classica - tentare di cambiare le cose, o quantomeno tentare di avere un approccio conflittuale nei confronti di questo sistema; Noi riteniamo che la musica hardcore possa essere, oltre che un modo per passare una bella serata, un veicolo per comunicare a chi ha voglia di ascoltarci un messaggio di rifiuto e ostilità nei confronti dell'esistente inteso come status quo.
PAVEL: Io non credo nella fine della storia, teoria di Fukuyama così tanto in voga nei salottini très chic dei cani del potere. Non credo nella democrazia liberale come forma di governo e non credo nel capitalismo come modello di organizzazione economica. E non penso che le teorie negriane (mi riferisco a Toni Negri ovviamente) sulle moltitudini diano chiavi di lettura valide dei reali accadimenti, si tratta di vecchi pastoni di teorie socialdemocratiche riscaldati speziate con un pizzico di lessico accattivante. Credo invece fortemente nell'esistenza delle classi sociali in lotta. E non si tratta di marxismo o meno. Sono i fatti che parlano chiaro. Sono i corpi senza vita galleggianti nei nostri mari a due passi dalle spiagge più in voga, le carni strappate dal filo spinato alle frontiere, sono le continue morti sul lavoro, sono i notturni delle strade piene di persone senza una casa, è il tasso elevatissimo di disoccupazione presente non su Giove o Marte ma qui, adesso in Italia... e ancora: sono le condizioni lavorative, i contratti di apprendistato, i braccianti sfruttati nei campi di pomodori dei lager del foggiano (e non solo), gli schiavizzati dei vigneti di Canelli, sono le cifre del fallimentare Expo, l'esistenza del caporalato, la discarica Martucci nel barese, lo sterminio della popolazione nella terra dei fuochi, il tasso di tumori infantili e non dovuti all'Ilva, etc etc Sono anche solo semplicemente i numeri derivanti dalle percentuali della distribuzione della ricchezza mondiale a darci la misura del mondo viviamo e delle intenzioni di chi comanda. Non ci vuole molto a capirlo. Basta spegnere l'iphone, aprire la finestra, alzare la testa, sturarsi le orecchie, guardarsi attorno o in molti casi basterebbe anche solo guardare la propria vita senza raccontarsi favole. Questo accade qui da noi, in un paese democratico. Questi sono i numeri di una guerra. Di uno scontro, di classe. La lotta di classe continua anche se una delle classi ha smesso di lottare. Continuerà finchè esisterà anche soltanto un solo uomo che possiederà mezzi di produzione e che tramite questi intenderà trarre profitto a spese di un suo simile. Ai tanti che si rassegnano o leccano le fondamenta dell'impianto democratico ricordo quanto furono stolti coloro i quali ritennero inutile ribellarsi alle monarchie poiché rappresentavano per essi l'unica forma di governo possibile.
7. Quando siete sul palco e guardate chi vi sta di fronte, tutta quella gente che la pensa come voi, che cosa provate? Qual è lo scopo principale quando esprimete le vostre idee?
DOMES: E' un'emozione indescrivibile suonare davanti a gente che condivide le tue idee, che è dalla tua parte, che canta le tue canzoni e poga per sfogare la rabbia contro questa società. Ed il bello che questa sensazione cresce di concerto in concerto.
PAVEL: Premetto che non ci siamo trovati quasi mai a suonare in situazioni con presenza di palco. La cultura punk, per fortuna, prevede da sempre l'abbattimento della distanza musicista/spettatore. Il coinvolgimento è totale, si è tra amici e amiche, in un ambiente sano. Lontano da machismo, razzismo, fascismo (o perlomeno questo è l'obbiettivo primario di una serata hc). Sarebbe una distopia tremenda immaginare tantissime persone che la pensano esattamente come me, magari diciamo che si condivide la stessa attitudine, gli stessi rifiuti, la stessa voglia di modificare l'esistente. Quando canto in minima parte mi concentro sulla voce, si tratta in fondo di operazioni mnemoniche ormai semi automatiche, cerco soprattutto di comunicare sentimenti, rabbia. In realtà la parte più bella è riempire di senso lo spazio che intercorre tra una canzone ed un altra.
8. Leggendo il titolo del disco non si può fare a meno di pensare alla lotta. Per quali motivi lo avete scelto?
DOMES: Adoriamo dare titoli criptici ai nostri lavori ed alle nostre canzoni, uno su tutti "Odio la polizia italiana" ahahahah A parte gli scherzi, cerchiamo di essere più comunicativi, espliciti e diretti sia nei testi che nei titoli. Abbiamo scelto "Fuoco" perché dal fuoco tutto vien distrutto, ma tutto può rinascere. "Bruceranno tribunali" diciamo ne "La Pioggia", ma anche galere e qualsiasi istituzione detentiva, e dalle loro ceneri potrà nascere una nuova società.
PAVEL: Per tutti i motivi precedentemente descritti ahahaha. Il fuoco è un richiamo netto, nonché un tributo, ad un tipo di immaginario iconoclasta di tradizione anarchica. In fin dei conti l'uomo è poco più che un animale simbolico. E il simbolo del fuoco è pregno di messaggi, no?
9. Qual è la vostra opinione personale sulla scena punk-hardcore italiana di oggi? Vi piacciono generi come il crust e il grind? Quali i gruppi che rispettate maggiormente?
DOMES: Per fortuna la scena punk continua ad essere florida, da nord a sud, da est ad ovest. E questo non può che essere un bene. Ascolto molto crust, fast, grind. Non voglio nominare gruppi in particolare, perché potrei dimenticare sicuramente qualcuno. Diciamo che il mio "rispetto" va soprattutto ad i gruppi più politicizzati, militanti.
PAVEL: Ascolto principalmente grind e crust. Rispetto chiunque si sbatta per tirar su una serata benefit, o un evento autogestito, l'ambiente punk non è un ambiente competitivo come può essere quello "metallaro" o della musica classica, anzi c'è una netta repulsione nei confronti di questo modo di pensare. Per rispondere alla tua domanda potrei tentare di fare nomi random dei più conosciuti del calibro di Brutal Truth, Infest, Asocial, Skitsystem, Wolfbrigade, Napalm Death, S.O.B., ma in realtà spesso mi ritrovo a spulciare bandcamp, e canali youtube di roba molto più underground e spesso anche più valida. La scena punk hardcore è viva e vegeta. I numerosi festival estivi e non e i tantissimi concerti, tirati su con non poca fatica, dimostrano che la scena è viva laddove c'è tanta "voglia di sbattersi" da Trento a Bologna, Bergamo, Milano, da Roma a Bari, Taranto, Palermo.
10. E' risaputo che l'Italia è governata da ladri e incapaci, affamati di potere e denaro. Non è affatto un caso se questi esseri ignobili sono ancora lì a scaldare le loro poltrone in pelle. Fatto sta che il "povero" continua a subire e morire di fame. La libertà di pensiero dei cittadini che scendono per strada per protestare viene costantemente contrastata da una pesante repressione. Quali sono le vostre considerazioni al riguardo?
DOMES: Siamo coscienti della situazione attuale italiana. E per quanto riguarda la repressione sempre costante da te citata, beh, direi che il nome del nostro gruppo è abbastanza emblematico. Bisogna sempre alzar la testa contro l'oppressione e contro l'oppressore. Aver bene in mente che c'è bisogno di un cambiamento radicale che distrugga le basi di questo marcio sistema. Come dicono i Contrasto "E' l'ora di riorganizzarci, di armare le parole che il tempo lascia vento alle parate del folklore".
PETRIT: Il nome stesso della band è eloquente. Qui a Bologna stiamo vivendo da vicino molte forme di repressione sbirresca e non (basti pensare alle non-risposte che il corpo docente e l'apparato burocratico dell'università bolognese da al dissenso studentesco). Ci troviamo spesso per le strade a protestare e ci si trova sempre l'ennesima camionetta piena di sbirri pronti a sbarrarci la strada. Le forme di repressione, soprattutto qui a Bologna, si stanno espandendo su più fronti, basti pensare che da ottobre fino a oggi sono riusciti a sgomberare "di tutto", esempi più lampanti sono il caso dell'ex-Telecom e di Atlantide, con l'intento di reprimere una delle lotte più importanti nelle contesto odierno, cioè quello della casa, e di togliere spazi ad ogni forma di controcultura che si oppone a quella becera del pd cittadino.
PAVEL: L'impianto del nostro codice penale è di epoca fascista (il drammaticamente famoso codice Rocco), quindi è facile capire in che direzione va, poi gli innesti successivi dagli anni 70 in poi (leggi "antiterrorismo", "antimafia" etc) lo hanno reso ancora più plumbeo e catacombale. Non ci vuole certo la carta bollata del giudice per insorgere, anzi ahahaha, né siamo avvezzi a piagnistei legalitari, però bisogna focalizzare l'attenzione sul fatto che un apparato repressivo così beota come quello italiano si oppone sin da principio ad ogni forma di dissenso, nel nome di una sbandierata legalità. Ma cosa è la legge? Chi la fa? Per chi è valida? Queste sono le domande che bisognerebbe porsi ogni qual volta viene chiamata in causa la "legalità". A me non interessa lamentarmi del codice penale e della repressione di lorsignori, mi interessa sviluppare ragionamenti che liberino le teste delle persone dalla cappa giustizialista che le ricopre. Perchè è questa mentalità a legittimare il sistema giudicante e la repressione.
11. Cosa significa per voi appoggiare la mentalità ANTIFA?
PAVEL: Non credo esista una mentalità antifa. L'antifascismo può essere declinato in mille modi. Se ci rifacciamo all'antifascismo istituzionale, ad esempio, ai partiti che formalmente hanno fatto parte del CLN (comitato di liberazione nazionale) dobbiamo considerare antifascisti oltre il PCI, anche la Democrazia Cristiana, i liberali etc. Ma dovremmo sapere bene che a combattere realmente il fascismo storicamente intesi furono i proletari e le proletarie delle Brigate Garibaldi (i numeri dei caduti e delle medaglie al valore parlano chiaro), e quindi dei Gap, delle Sap, e prima ancora gli Arditi del Popolo, e quindi per farla breve: anarchici e comunisti. Da quel tipo di cultura dell'antifascismo, si è sviluppato quello odierno non delegato, che non si riconosce in cerimonie istituzionali svuotate di senso e anzi rilancia la partecipazione dal basso multiforme, variegata, fatta di quartieri, donne, uomini, anziani, bambini, migranti. L'antifascismo non prescinde, anzi include la questione di genere, l'antirazzismo e chiaramente ha una prospettiva anticapitalista, essendo il fascismo anche (non solo) un modello di governo disciplinare che si è dato la borghesia capitalista in un dato momento storico.
12. Prossimi concerti? Pensate che suonare dal vivo rappresenti un buon binario per diffondere il vostro disco stampato su tape?
DOMES: La dimensione che più si confà al punk, all'hc è quella del live, perché il messaggio contenuto all'interno delle canzoni viene gridato faccia a faccia, senza esser mediato da alcun tipo di riproduttore sonoro. A Maggio suonare in due date bomba qui a Bolo, all'xm24: il 6 Maggio assieme a Rauchers, Hostiliter e xCenerex; il 20 maggio con Hyle, Devoured By Vermin, Grumo, Oss!, Document 6 (Germania) ed Anarchus (Messico). Altri lives sono in arrivo! Avremo sempre con noi le mitiche tapes nere e rosse, per chiunque le voglia!
13. Vi ringrazio per il tempo che mi avete concesso per questa intervista e vi lascio l'ultimo spazio per lanciare un messaggio ai lettori.
DOMES: Ti ringraziamo per questa bellissima intervista, per queste domande molto stimolanti e per il supporto. Ai/alle lettori/lettrici mando un saluto e ripeto, se ancor non si fosse capito, che bisogna sempre reagire ad ogni sopruso, mai chinar la fronte! Combattere contro ogni oppressione, contro lo sfruttamento, contro ogni abuso.
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