PERCHE' PARLARE ANCORA DEI DEATHSTER GENOVESI SADIST? LA RISPOSTA E' SEMPLICE, PERCHE' HANNO SCRITTO PAGINE INDELEBILI NELLA STORIA DEL METAL ITALIANO, PERCHE' LA LORO INCREDIBILE MUSICA HA SEMPRE SUSCITATO GRANDE ENTUSIASMO TRA I FAN DEL PROGRESSIVE DEATH METAL. PERCHE' SONO PASSATI PIU' DI TRENT'ANNI DAL LORO PRIMO 7" INTITOLATO "BLACK SCREAMS" (OBSCURE PLASMA), MA ANCHE E SOPRATTUTTO PERCHE' CI TROVIAMO DI FRONTE AD UNA DELLE FORMAZIONI PIU' LONGEVE E RISPETTATE A LIVELLO INTERNAZIONALE. IL TEMPO SCORRE INESORABILE, MA I SADIST SONO ANCORA QUI, PIU' FORTI CHE MAI. OGGI L'ATTENZIONE E' RIVOLTA AL NUOVO CAPITOLO DISCOGRAFICO "SOMETHING TO PIERCE". DI SEGUITO L'INTERVISTA CON I SEMPRE GENTILI E DISPONIBILI TOMMY TALAMANCA (CHITARRA, TASTIERE) E TREVOR NADIR (VOCE).
Parliamo del vostro ultimo lavoro intitolato “Something To Pierce”. Cosa ci potete dire della nascita di questo lavoro? Mi piacerebbe sapere quali sono le vostre personali impressioni in merito alla creazione del disco, analizzandole da due differenti angolazioni.
Trevor: Il nostro obiettivo era scrivere un album che fosse il giusto seguito di “Firescorched”. Nonostante anagraficamente sia io che Tommy abbiamo raggiunto un’età importante, la voglia di picchiare duro è ancora tanta. Così è stato, “Something to Pierce” è un album più violento rispetto ad altri del passato, la brutalità è presente, tuttavia il trademark Sadist non è stato violentato.
Tommy: Anche se siamo molto soddisfatti di “Firescorched”, con l’ultimo album siamo tornati a lavorare come una volta, e cioè con tutta la band in studio, cosa che, per motivi logistici e pratici, non ci era riuiscito di fare con l’album precedente. Questo ha sicuramente giovato alla compattezza del disco e all’integrità del suono, che è molto vicino a quello che la band ha dal vivo.
Lo possiamo considerare un concept album? E come si colloca “Something To Pierce” rispetto alle vostre precedenti uscite discografiche? Non deve essere stato facile creare qualcosa che risultasse legato al passato ma fosse allo stesso tempo nuovo e fresco.
Tommy: Non è un concept in senso stretto, come lo sono al contrario “Hyaena” o “Spellbound” per esempio, ma c’è comunque un doppio filo conduttore che lega i brani. A livello concettuale tutti i testi ruotano intorno al tema della morte, visto come atto conclusivo della vita, inflitta o causata in qualche modo da un altro essere umano. A livello sonoro, questo elemento è accentuato dai numerosi respiri e sussurri inseriti nei brani e utilizzati come veri e propri strumenti, a volte ritmici, a volte melodici. “Something To Pierce” in un certo senso è il naturale sviluppo di “Firescorched”, entrambi gli album riprendono tutti gli elementi caratteristici del sound Sadist degli anni '90 e li proiettano in una nuova prospettiva coerente con il presente.
Cosa puoi raccontare dei testi racchiusi nelle atmosfere delle diverse tracce? C'è un filo conduttore che lega tutte le tematiche trattate? Penso sia sempre stimolante dipingere il significato delle parole utilizzando l’energia della voce. Il tuo atteggiamento e approccio al lavoro è cambiato rispetto al passato?
Trevor: Si tratta di un album che segue a perfezione quelle che sono le sensazioni dettate dalla musica e viceversa. Le liriche sono incentrate su vari aspetti legati alla morte, all’ultimo respiro, alle possibilità di vivere e morire. “Something to Pierce” rispecchia appieno quello che è il nome della band. Ci sono tanti modi di dire addio alla vita terrestre. Rispetto al passato credo che il mio modo di scrivere non si cambia molto, trovo ispirazione dai boschi che mi circondano, non mi sono mai nascosto, il mondo rurale ha per me un’importanza vitale e questo lo è per ogni attimo della mia vita, Sadist compreso. Posso solo dire grazie ai posti in cui vivo.
Molto interessante la prova vocale di Gloria Rossi. La sua performance ha sicuramente ampliato le prospettive evocative del nuovo album. Sei d’accordo con il mio punto di vista? E ne approfitto del momento per chiederti di spendere qualche parola riguardo l’operato di Davide Piccolo al basso e Giorgio Piva alla batteria, due musicisti davvero straordinari.
Trevor: Gloria è una grande professionista, molto preparata e dalla naturale predisposizione per lo strumento voce. Ci siamo avvalsi del suo talento per arricchire il disco, aggiungendo sfumature al mio cantato che per ovvi motivi è molto diretto e brutale. Quanto a Davide e Giorgio, non potevamo chiedere di più. Si tratta di due grandi musicisti, talentuosi e professionalmente molto seri e disponibili. Al nuovo album hanno aggiunto molto del loro bagaglio. A volte la vita ti preserva cose davvero belle e loro sono una di queste. C’è differenza di età tra di noi, ma da subito c’è stata una grande intesa, grade feeling, che si percepisce sul palco e nell'album. Stiamo vivendo questa fase nel migliore dei modi, e vogliamo goderci questo momento fino in fondo.
La magia della musica risiede nella sua capacità di toccare le corde emotive più profonde dell'anima umana, superando barriere linguistiche e culturali. La musica permette di connettersi con se stessi e con gli altri, creando un senso di empatia e comprensione, a prescindere dal genere musicale. Secondo il vostro punto di vista, qual è la vera magia custodita nella musica dei Sadist? La mia domanda non è casuale, considerando il fatto che i Sadist hanno sempre dimostrato grande apertura verso contaminazioni sonore provenienti da altri generi, come per esempio la musica etnica/tribale.
Trevor: La bellezza della musica è questa. Quello che dici è legge! La musica non conosce barriere, rappresenta un processo aggregativo e non divisivo. Non ci si ferma di fronte a culture diverse, stili di vita o altro. Per questo motivo trovo interessante sperimentare anche attraverso generi diversi, nonostante, con i miei ascolti mi sia fermato al death metal di vecchia scuola. Sadist da sempre ha fatto della sperimentazione il suo marchio di fabbrica, lasciando immaginare attraverso la musica lo stato d’animo.
Tommy: Credo che nel tempo siamo riusciti a creare un alchimia interessate tra il suono ed i temi trattati nei testi delle canzoni: alle volte più espliciti, altre volte più intimisti e riflessivi, anche se sempre in una chiave “sadica”, l’atmosfera è davvero l’elemento centrale di tutto il nostro lavoro, e quando scriviamo un brano, è l’unica cosa che ci importa.
La vostra band è ancora oggi molto apprezzata nel circuito del progressive death metal internazionale, e penso che tale riconoscimento sia una grandissima soddisfazione dopo tanti anni di attività. Oggigiorno, cosa ti rende più felice come musicista? Soprattutto se pensi a quanto fatto dagli esordi fino ad oggi.
Tommy: Sono una persona estremamente pragmatica e, come probabilmente nota bene chi mi sta vicino, poco incline ai facili romanticismi ed all’auto incensazione di se o del proprio lavoro. Quando mi giro ad analizzare il passato, lo faccio sempre in termini analitici per capire dove poter migliorare nel mio lavoro ed in generale nel lavoro della band nel suo complesso. Lo so, sono una persona orribile. :)
Non posso non chiederti qualcosa riguardo a quella che ritengo la traccia più particolare del disco, “Nove Strade“. Non è la prima volta in cui si possono ascoltare delle influenze etniche all’interno del sound dei Sadist. Questo discorso si ricollega a quanto chiesto nella mia quinta domanda.
Tommy: La passione per la musica etnica, o più in generale per la world music, anche se è un termine un po’ fighetto, è nata più o meno all’epoca di “Tribe”, e da quel momento la vena etnica è sempre stata presente nelle composizioni della band. Fa parte del nostro DNA di gente di mare, il melting pot per noi genovesi è praticamente l’essenza della nostra vita.
Sono rimasto colpito dall’artwork di “Something To Pierce”, più “epico” rispetto alle copertine dei precedenti dischi.
Trevor: Dopo aver preso coscienza delle linee guida di quello che volevamo, abbiamo suggerito le nostre intenzioni a un grande professionista/disegnatore russo, Andreas Christanetoff. Si tratta di un artista davvero incredibile. Già dalla prima bozza ha saputo soddisfare le nostre esigenze. Il brutale mostro a due teste è l’emblema di una morte violenta, con i poveri mortali ad affrontarlo, guidando la battaglia fino all’ultimo respiro. Musica, liriche, grafica hanno un filo conduttore. Una cover epica, non saprei, una cosa è certa, le grafiche tra loro sono sempre state molto differenti e anche a questo giro non c’erano assolutamente vincoli da tenere in considerazione. Siamo molto soddisfatti, specie al pensiero che il tutto è partito da un disegno.
Quello che costruisci per i Sadist è sufficiente a soddisfare la tua voglia di esprimerti artisticamente nel contesto della musica estrema? A parte ciò, volevo sapere da dove nasce l’esigenza di omaggiare gli AC/DC con l’altro tuo progetto musicale. Coincidenza vuole che gli AC/DC rimangono una delle mie band preferite di sempre.
Trevor: Sadist è la mia vita, oltre a soddisfarmi musicalmente. Con Tommy lavoriamo insieme da oltre trent’anni, c’è grande feeling, ci capiamo al volo e soprattutto ognuno ha piena fiducia dell’altro. Vero, ci sono delle linee guida da seguire ma queste seguono perfettamente quello che siamo noi in quel momento. Non potrei mai pensare di fare altro e non sarei nemmeno in grado. Non credo nell’avere mille progetti, quello che voglio, lo faccio con Sadist! Quanto all’omaggio AC/DC, è una band che amo follemente. Sono cresciuto con la loro musica, portare sul palco quei brani è un onore. Gli AC/DC sono la libertà, un viaggio senza pensieri, su strade polverose. E’ uno sfogo che me lo vivo davvero molto bene, per questo motivo ho messo in piedi un progetto con vecchi amici di sempre.
Com’è nata la possibilità di poter fare un tour di supporto agli Obscura?
Tommy: Steffen, oltre che un amico, è anche un estimatore della band, nonché un professionista capace che è stato in grado di dar vita ad un progetto artistico e portarlo ai vertici del metal mondiale in relativamente pochi anni. Quando ci ha contattato e ci ha proposto il tour con la band, di cui noi a nostra volta siamo grandi estimatori, non ci abbiamo pensato un attimo, e abbiamo accettato con entusiasmo.
Guardando ai giorni nostri, penso sia ormai illusorio credere che sia possibile ricostruire le fondamenta per una pace generale e offrire una risposta efficace alle preoccupazioni di milioni di persone. La coscienza di essere impotenti davanti a certe politiche del terrore fa vivere in una condizione di perenne paura. Avete qualcosa da dire per tutto ciò che sta succedendo in Palestina, e non solo?
Trevor: Forse l’errore è pensare che la guerra non faccia parte del mondo. Da sempre nel corso della storia ci sono conflitti, spesso per non dire sempre per futili motivi. L’uomo non riesce a vivere in pace, triste a dirsi ma è così. Dobbiamo imparare noi a farci pace con questa cosa. Proprio così, impotenti, di fronte a questo scempio, tuttavia credo sia doveroso continuare a denunciare certi atteggiamenti, non farlo sarebbe imperdonabile, l’indifferenza ci fa cadere in un limbo davvero pericoloso e letale.
Tommy: Credo esista un problema di fondo in occidente, decenni di cinema hollywoodiano ci ha portato ad annullare qualsiasi forma di pensiero critico, la nostra capacità di analisi è ridotta ai minimi termini: bianco/nero, cowboy/indiani, buono/cattivo, e purtroppo questa regressione è arrivata anche ai vertici politici di praticamente tutti i paesi così detti “occidentali”! Questo non può far altro che generare continue crisi politiche, se non peggio, con chiunque non si allinei a questa forma di pensiero primitivo: peccato che noi siamo in minoranza, ed il resto del mondo, circa 7 miliardi di persone, oramai non nasconda più l’insofferenza, spesso comprensibile, nei nostri confronti. Di fronte a noi abbiamo 2 scenari: catastrofe nucleare da una parte, scendere a patti col fatto che l’epoca coloniale europea è definitivamente conclusa e trovare una coesistenza pacifica con chi non è più disposto a stare alle nostre regole!
Grazie per l’intervista. Un grande abbraccio.
Trevor: Grazie a te Christian per questo spazio e per la tua dedizione, persone come te: passionali, competenti, contribuiscono e non poco a tenere viva la scena musicale. Un abbraccio a te e a tutti i lettori.
Tommy: Un saluto a te e a tutti i lettori, ed un invito a seguire la band dal vivo, è lì che Sadist esprime la sua vera essenza.
Pagine Ufficiali:
SADIST line-up:
Tommy Talamanca - Chitarra, Tastiere
Trevor Nadir - Voce
Davide Piccolo - Basso
Giorgio Piva - Batteria
Recensione: