Senza svolte forzate rispetto al precedente “Say I Won't” (2023), il trio proveniente da Oxford (Mississippi) prosegue nel consolidamento della propria formula dell’indie rock incline alle varianti del garage più sfrenato. Un’inquietudine irreversibile incarnata in canzoni grumose e sfuggenti, libere da pastoie mentali e derivati tossici. In “Six” il programma continua sull’onda di una scrittura ben definita, trascinante nelle ribollenti declinazioni ed incalzante dal punto di vista strutturale. Se ci si avvicina al nuovo album partendo da un ascolto superficiale, appare chiaro che le coordinate dei BASS DRUM OF DEATH sono più o meno le stesse di sempre, ma dopo un attento approfondimento si può riscontrare una fertile varietà di altre contaminazioni. Si potrebbero tirare in ballo i Nirvana (quelli degli esordi), Sonic Youth, Jesus and Mary Chain, Black Rebel Motorcycle Club, così come i più giovani Fuzz, Frankie and the Witch Fingers, Cheap Time, Wine Lips. Il lavoro dei Bass Drum of Death è di integrare le loro influenze articolandole e cucendole con nervosa abilità alla cosiddetta forma canzone. “Six” mette in scena dieci tracce dal sapore vintage, che nella loro natura e nei frequenti cambi di tempo mantengono fermi e inamovibili i propri punti cardine, rendendo lo stile dei Nostri piacevole da ascoltare. In tutta questa frenesia, retaggio di una cultura street punk, se si scava attentamente sotto le liriche e le intenzioni, si troverà una sorta di romanticismo che, nonostante l’apparenza, ben si addice alla formazione americana. Un gruppo ben rodato che ha saputo costruirsi una bella identità disco dopo disco, arrivando oggi ad incidere uno dei migliori lavori della loro carriera. Per gli estimatori del genere, un ascolto a dir poco consigliato.
Pagine Ufficiali:
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Songs:
Intro, Phantom Drip, Never Gonna Drink About You, Do Nothing, Pick 'Em Up And Put 'Em Down, Got A Feeling, Like A Knife, Zeroed Out, Living In My Head, Day Late Dollar Short, Night Ride.