Ci sono voluti diversi anni prima che l'americana Moribund Records si accorgesse di VARDAN, l'uomo in corpse-paint al timone dell'omonima one man band siciliana giunta al tredicesimo album in studio. In apertura di recensione va detto che, il polistrumentista catanese, nel corso della sua lunga carriera iniziata nel 1997, ha avuto un legame forte anche con altre etichette underground: Self Mutilation Services (sono tre i dischi pubblicati dalla label messicana), Razed Soul, War Against Yourself, Folter Records. Vardan è stato tra i primi in Italia a pensare il black metal in un certo modo, quindi è bene approfondire il suo operato e la sua attitudine, a prescindere dal fatto che tale realtà possa piacere o meno. Una cosa è certa: sono tanti gli individui che ancora oggi ignorano questo genere musicale perché condizionati da innumerevoli pregiudizi legati a chissà quale convinzione invisibile. "Despicable Broken Hope" pur non aggiungendo nulla di innovativo al suo marchio di fabbrica consolida ulteriormente uno status di tutto rispetto all'interno del panorama black metal. L'energia oscura che Vardan lascia uscire dalle cinque tracce risulterà irresistibile per i fan delle sonorità proposte. La produzione gelida valorizza soprattutto la chitarra, utilizzata per creare un vortice di riff che si susseguono incessantemente. Al di là delle scelte legate al suono, Vardan in maniera fluida alterna ancora una volta accelerazioni feroci a suggestivi passaggi acustici, facendo leva su cambi di tempo semplici ma piuttosto efficaci. La voce dell'artista non è altro che il risultato di meccanismi interiori, attraverso i quali la sua vibrazione viene prodotta ed emessa nell'ambiente esterno. Per chi non lo avesse capito, "Despicable Broken Hope" permetterà ai seguaci del demone siculo di apprezzare la continuità stilistica e ideologica della sua quasi ventennale attività.
Contatti: facebook.com/Vardan - moribundcult.com
TRACKLIST: I, II, III, IV, V