mercoledì 11 giugno 2014

Recensione: ANATHEMA "Distant Satellites"
CD 2014 - kscope




Gli inglesi ANATHEMA continuano a spingere la propria creatività al di la dell'esistenza reale, andando a toccare l'animo di quanti non riescono a fare a meno della loro poetica, diventata nel corso degli anni sempre più essenziale e delicata. Sono ormai lontani i periodi di "Seranades" (1993) o del tanto acclamato "The Silent Enigma" uscito nel 1995; lavori dalla natura completamente differente se paragonati a quelli pubblicati dal 1998 in poi. L'ascesa artistica dei fratelli Cavanagh non ha mai subito drastiche o brusche battuta di arresto, ed è stato anche questo continuo divenire a renderli speciali. Non me ne vogliano i fan legati agli esordi del gruppo, ma personalmente ho cominciato ad apprezzarli una volta che questi hanno esplorato altre correnti stilistiche, spostando in avanti il raggio d'azione. Come dimenticare il bellissimo e incompreso "A Fine Day to Exit" (2001), un disco tanto particolare quanto significativo nella carriera dei nostri, una parentesi che prese le distanze da quanto fatto precedentemente (le influenze dei Radiohead erano palpabili). La seconda parte della storia degli Anathema venne segnata da altri passi importanti come "A Natural Disaster" (2003) con la sua movenza camaleontica carica di malessere esistenziale, oppure, gli ultimi "Hindsight" (2008), "We're Here Because We're Here" (2010) e "Weather Systems" (2012), pubblicati da Kscope. Oggi arriva questo "Distant Satellites" a metterli nuovamente in discussione. Ennesimo colpo di stile, anche se mi sarei aspettato delle canzoni un po' più articolate e meno snelle nella corporatura. Nulla che possa far gridare al miracolo se approfondito attentamente. L'album si muove sugli stessi livelli qualitativi degli ultimi lavori in studio. E non potevano mancare i duetti tra la bellissima e struggente voce di Lee Douglas e quella calda e suadente del sempre ispirato Vincent C. Forse in tutto questo fermento manca l'effetto sorpresa, indispensabile quando ci si immerge in una dimensione così fluttuante e catartica. Gli Anathema in ogni modo continuano a scavare nell'IO dell'ascoltatore e lo fanno con maestria, perciò, non credo che i seguaci rimarranno delusi. "Distant Satellites" è dotato dell'inconfondibile marchio di fabbrica della band quindi potete abbandonarvi serenamente sul morbido velluto rosso che lo avvolge. Una piacevole riconferma.

Contatti: anathema.ws -  facebook.com/anathemamusic

TRACKLISTING: The Lost Song - Part 1, The Lost Song - Part 2, Dusk (Dark Is Descending), Ariel, The Lost Song - Part 3, Anathema, You're Not Alone, Firelight, Distant Satellites, Take Shelter.