mercoledì 18 dicembre 2013
Intervista:
SVART1 - "L'UOMO FOLLE, E' IL PROFETA DELL'AVVENTO DEL NUOVO"
OGGI SU SON OF FLIES HO IL PIACERE DI PRESENTARVI RAIMONDO GAVIANO, MENTE DI SVART1 INTERESSANTE PROGETTO DARK AMBIENT - INDUSTRIAL. L'INQUIETANTE APPROCCIO IDEOLOGICO-MUSICALE DEL COMPOSITORE ITALIANO, PROVENIENTE DALLA SARDEGNA (CAGLIARI) ENTRA A FAR PARTE DELLA CATEGORIA DELL'AVANGUARDIA MODERNA. DI FATTO, GAVIANO SEMBRA AVER EREDITATO IL DIRITTO ESCLUSIVO A CREARE MUSICA DAVVERO PROFONDA NELLA QUALE L'INTROSPEZIONE GIOCA UN RUOLO PRIMARIO. QUESTA LA LUNGA E INTERESSANTE CHICCHIERATA CON IL MUSICISTA...
1. Ciao Raimondo. Ho veramente piacere di darti spazio sulla mia Son of Flies webzine. Abbiamo avuto modo di conoscerci 3 anni fa (su internet, sfortunatamente). Se non ricordo male tu hai origini sarde… Cagliari? Dove vivi attualmente?
- Ciao Christian. Si attualmente vivo nella mia città natale dopo avere girovagato un bel po' in Europa tra Germania, Lituania, Ucraina, Ungheria prima per studio e poi per insegnamento. Dalla fine dell'anno 2010 sono rientrato stabilmente a Cagliari.
2. Possiamo iniziare con l’intervista! Parlami brevemente dei tuoi inizi. Cosa ti ha spinto ad avvicinarti a tale genere musicale?
- Non mi definisco un musicista anche se dai 6 agli 11 anni come molti ragazzini ai cui genitori piaceva la musica classica mi ritrovai a dover seguire delle lezioni di pianoforte. Ho sempre avuto vicino una radio oppure un impianto Hi-Fi sin da piccolo (proprio per la passione dei miei genitori); ciò che mi fece però avvicinare al genere che attualmente produco è un preciso riferimento ad un ambito musicale che solitamente viene definito come assolutamente distante dal sound Industrial; parlo dell'acid house e di una canzone in particolare uscita per la Trax Rec. cioè Acid Tracks di Phuture. Quando la ascoltai venni letteralmente sbalzato in un'altra dimensione (e tutt'ora è così e non me ne vergogno assolutamente). L'utilizzo della drum machine, del TB-303 o dell'808 fu per me una scoperta immensa e finalmente capì il perché dell'astio nei confronti del pianoforte! Ovviamente poi ascoltai diversi altri brani che influenzarono il mio percorso. Tutti pezzi che non fecero però altro che farmi avvicinare (oltre che al mondo dei club che però per l'età non potevo ancora frequentare!) ad una propensione artistica particolare cioè quella che per me è essenziale per il genere di musica che mi piace fare cioè l'assoluta ignoranza in fatto di capacità musicale accademica e l'assoluta necessità di una predisposizione per l'utilizzo di ciò che prima era analogico e ora digitale. Diciamo che il mio avvicinarmi alla musica che faccio è un allontanarmi dalla musica stessa o almeno da tutta quella che mi facevano odiare quando ero piccolo. Successivamente venni a contatto con altri generi di musica ma molto per caso e saltuariamente ma come è naturale che fosse, il mio voler essere ignorante mi avvicinò, prima ad alcuni gruppi punk e da lì il passo fu breve per riconoscermi (almeno dal punto di vista sensibile) ai classici (principalmente per SPK, Clock Dva, FSOL, Coil, Asmus Tiechens e dal punto di vista visivo all'azionismo viennese). Solo in un secondo tempo ho scoperto il mondo della Cold Meat (che considero comunque assolutamente imprescindibile almeno sino al 2002-2003) soprattutto per la scoperta della Dark Ambient di Peter Andersson e della Galakthorroe della Famiglia Arafna. Oggi in realtà i miei ascolti si sono estremamente diradati, soprattutto perché il mio lavoro mi impegna quotidianamente e forse anche perché mi sto impegnando maggiormente sull'aspetto visivo della creazione; in sintesi ascolto tanta Techno della Prologue (soprattutto Claudio PRC), due interessanti progetti sempre sardi Saffronkeira e l'amico Massimo Olla (Noisedelik), alcuni gruppi della Label tedesca [aufnahme + wiedergabe], Umrijeti za Strojem, The Bridge oltre che alcune produzioni di una piccola Label rumena (Mask of the Slave Records) e naturalmente almeno secondo me il più interessante progetto Noise europeo cioè Uncodified; oltre questi ascolti ora mi sto appassionando a Die Selektion, Strafe Für Rebellion, Bloody Minded, All Seits, Kevlar Unit, Corrections House ad una piccola label svedese (Northern electronics) al croato TeHÔM ai veneti Zbeen ma anche alcuni lavori di Becuzzi, Deison e naturalmente di Balestrazzi e Mirko Santoru (in particolare il lavoro di Altieri, Becuzzi e Balestrazzi “In Memoriam J.G. Ballard” trovo sia esempio meraviglioso di “titanica suite post-industriale “ citando Michele Guerrini oppure Deison e Candor Chasma “Antimatter Circles” un intenso lavoro di bi-duale potenza espressiva davvero notevole) mentre in ambito più legato agli stilemi Dark Ambient New Risen Throne ed in misura minore Vestigial e Urna. Ma al di là di questi esempi un discorso a parte merita dal mio punto di vista la rimanente scena musicale italiana o almeno alcuni atteggiamenti. Appena rientrato in Italia naturalmente ho cercato delle labels che pubblicassero i miei lavori e nonostante una approfondita ricerca il massimo della risposta era che “non era periodo”. Proprio per questo motivo mi ritrovo ora piuttosto distante non solo dalle labels (che capisco prospettino a loro stesse un destino superiore al mio) ma in generale tranne alcuni esempi anche dalla scena dei gruppi italiana che, trovo, sia in alcuni casi piuttosto “raffinata” e “autocelebrativa” oltre che legata ad aspetti estetici In cui mi pare che l'“estetico” sia ancora rappresentato come l'oggetto in sé, piuttosto come un rapporto tra “soggetto-oggetto”.
3. Il nome Svart1 ha qualche riferimento specifico?
- Assolutamente si! Ero in una libreria a Tubinga e stavo cercando in un dizionario svedese il termine per scuro o nero e trovai il termine Svart, mi piacque anche e soprattutto perché oltre il discorso delle ultime tre lettere le prime due indicavano per me un percorso che ben chiarisce anche il mio approccio alla vita; da una parte la “s” in cui si esplicita tutto ciò che è morbido, rotondo e di comodo appoggio mentre la lettera “v” è l'esatto contrario; ruvido, affilato e tagliente. Ecco spiegato l'arcano....poi il discorso del numero è solo una esigenza nata dal fatto che ai tempi che furono quando mi iscrissi su Myspace non potevo usare il nome Svart (dato che in Svezia, Norvegia esistono centinaia di gruppi doom,hard e death metal che usano questo termine).
4. Svart1 introduce l’ascoltatore in un mondo astratto e irremovibile, una sorta di dimensione parallela percepibile ma non tangibile. Possiamo considerare il tuo ultimo “Satanische Helden“ come una sorta di concept album? Perché hai scelto quel titolo per identificare il disco?
- Decisamente. Il tutto nasce da una esigenza ideologica che si è ulteriormente sviluppata con Haram Wounds appena uscito con la Mask of the Slave Records, frutto di una collaborazione con il mitico ruvido L.C.B. Oggi viviamo in un mondo estremamente diversificato ma nel contempo tale diversificazione è assolutamente frutto di un costrutto teso a limitare la nostra azione individualistica; cioè è una invenzione di democrazia in cui proprio la democrazia sembrerebbe la panacea per i mali che il libro di Eric Hobsbawm Age of Extremes identifica nelle opposte ideologie. Una volta che i Nazismi e i Comunismi sono stati messi da parte sembrerebbe esistere solo un vincitore e tutti noi sappiamo chi ha vinto. Proprio da questa considerazione posso affermare che volere più eroi satanici corrisponde alla mia esigenza di cercare ciò che la democrazia definisce Satana. Satana è tutto ciò che per me è buono ma che per la società è da rinnegare e da nascondere e magari da massacrare ricorrendo pure a costrutti razionali di cui la Storia è piena. In questo contesto trovo che il mondo Arabo sia la vittima da sacrificare o meglio il nemico a cui indirizzare l'odio che è la base del capitalismo democratico di stampo statunitense. Per me la civiltà araba è quindi oggi il nuovo (in realtà vecchio ma con nuove basi) bersaglio inventato per sviarci dai reali problemi che infestano il mondo in cui quotidianamente viviamo ed interagiamo. In questo nuovo confronto mi sono ritrovato in molte delle affermazioni del compianto Bryn Jones anche e soprattutto nella svolta musicale che ho avuto a partire dal 2012 in cui ho apportato alcune modifiche ai miei suoni con precisi e marcati riferimenti alla musica della tradizione araba inserite in un contento più propriamente power electronics.
5. Il titolo “Satanische Helden“ lascia in sospeso possibili oscuri presagi e asserzioni enigmatiche. Quanto c’è di spirituale nel tuo operato? A parte ciò, pensi che il tuo approccio alla musica sia più legato al ragionamento o all’istintività?
- Questa domanda mi intriga molto insegnando Filosofia. Penso di operare assolutamente solo con la parte destra del cervello! Naturalmente la ragione è importante ma non nella musica (almeno per me). Da sempre intrattengo un rapporto privilegiato con la musica e con la filosofia, per differenti ragioni. Soprattutto in quanto la musica è perpetuamente connessa a personali stati emotivi, esistenziali e sentimentali; la musica stessa mi costringe a pensare, perché essa, non essendo definibile e di natura intangibile, lascia un vuoto che la riflessione tenta incessantemente di colmare. La musica è quindi per me (in realtà non solo per me) l’arte più “dionisiaca”, proprio perché sfugge alla logica della “forma” materiale e visibile, ponendosi sempre un passo al di là dal nostro pensiero razionale. Da sempre penso che musica e filosofia non si collocano in gradi di diverso rango all'interno della stessa scala gerarchica, ma occupano, ciascuna su una scala diversa e indipendente,
il rango più alto. La filosofia non è una scienza particolare, tale da penetrare profondamente in un settore della realtà come disciplina specializzata: ad essa è sempre stato attribuito il compito di unificare tutte le conoscenze, proponendosi come conoscenza suprema. La musica, a sua volta, è un'arte diversa dalle altre: è un'arte che va oltre le altre espressioni artistiche per la sua intangibilità e in alterne epoche della cultura è stata riconosciuta come arte-sapienza. La collocazione di musica/filosofia,sapienze parallele nella zona più alta dell'intelligenza , è per me la condizione ideale perchè l'una possa fondersi con l'altra, o almeno esserle di potente ausilio per illuminare meglio la comprensione ultima e definitiva del reale. Questo è in estrema sintesi il rapporto personale rispetto alla genesi di ogni operato musicale...un connubio di irrazionalità “ragionata”.
6. Quanto tempo hai impiegato per comporre “Satanische Helden“?
- In se l'elaborazione del lavoro non è stata particolarmente lunga ma come dicevo prima il percorso di avvicinamento lo è stato anche perché ho dovuto trovare degli strumenti (virtuali) che mi aiutassero nel lavoro di composizione. Sono assolutamente negato nell'utilizzo di qualsiasi percussione ed allora ho prima cercato qualcuno che potesse aiutarmi nella registrazione dei loop ma mi sono dovuto arrendere e ho ripiegato su una serie di macchine da cui estrapolare tali suoni. In realtà anche questo lavoro mi è stato particolarmente gradito perché ho dovuto imparare ad usare Max (cosa che mi ha fatto venire i capelli bianchi). All'inizio pensavo di mollare tutto e usare delle librerie ma poi ora riesco ad essere parzialmente autonomo e di sicuro i risultati sono indiscutibilmente più gratificanti. Il passaggio successivo è stato quello di inserire i suoni che io chiamo sotterranei ma in questo non ho avuto particolari difficoltà anche perché erano la base del lavoro; mi spiego meglio: Le modalità con cui realizzo i lavori musicali sono essenzialmente visive; cioè tutto parte da una visione...quasi uno spettro su cui inserire i vari passaggi musicali. Nel caso di Satanische Helden tutto parte da un lavoro dei November Növelet cioè More Satanic Heroes; del vinile ho fatto uno spettro sonoro e da lì sono partito nel senso che la visione dello spettro mi ha aiutato nel “vedere” Satanische Helden ma non nel voler utilizzare suoni dell'album ma proprio la visione dello spettro mi ha fatto da sfondo per l'inizio del lavoro. Arrivare a comporre quello che io considero il pezzo più significante di Satanische Helden cioè Samael è proprio la trasposizione dello spettro o meglio di quello che per me lo spettro di More Satanic Heroes significasse. In questo contesto il mio lavoro è come interagire su un calco e da li' continuare andando oltre il calco stesso.
7. Come sei venuto in contatto con la Industrial Culture?
- Semplicemente conoscevo Raphael in quanto gestore di una webzine (Kulturterrorismus); gli piacevano molti dei miei lavori audio-video e
mi chiese se volessi realizzare un cd. Ho apprezzato molto la cura nei particolari anche se devo ammettere che ci sono stati alcuni problemi ma devo dire che sono assolutamente soddisfatto della release ed in special modo del grafico che mi ha curato l'artwork.
8. C’è un particolare background musicale che ti appartiene?
- Oltre quelli che ti ho elencato non tanti altri.
9. L’ispirazione per Svart1 proviene da un sentire interiore oppure si riflette anche in ciò che ti accade intorno?
- Purtroppo vivo in un mondo in cui le sollecitazioni non mancano ed è naturale che ciò che mi accade intorno influenzi il mio lavoro ma come
ti dicevo prima cerco sempre di replicarlo in maniera completamente autonoma. In questo il mio sentire è assolutamente necessario anche se devo dire che non riesco ancora a spiegarmi come possa passare interi mesi a non pensare alla musica e poi tutto esce alla perfezione in un paio di giorni. E' un modo di visionare la realtà che mi ha sempre intrigato. Il massimo grado di pensiero è il non-pensiero o meglio è come inserire dei dati che solo successivamente ti daranno dei risultati e nel frattempo la tua vita scorre tra pochi cari amici, la mia Ivana e i molti film che faccio sorbire a me ed al mio gatto.
10. Preferisci interagire con la musica in solitudine, cioè quando sei concentrato nella fase di composizione, oppure per te è anche importante l’approccio live? Non credi che la presenza di un pubblico possa affievolire quella catarsi necessaria allo stesso musicista affinché si possa esprimere al meglio? Riesci a scindere le due cose?
- Assolutamente no. I Live mi sono sempre piaciuti e li cerco. Ma forse
è meglio chiarire una cosa; non certo per glorificarmi ma come esigenza “carnale”. Il confronto con me stesso è l'unico confronto che mi interessa; sono davvero poche le persone di cui necessito e di cui necessita il mio ego. Purtroppo noto che in alcuni casi il confronto con il Live è semplicemente una dimostrazione di ego e di chi ha la macchina più “lunga” (per usare un eufemismo maschilista). Per me è una esigenza come ti dicevo prima corporale ma solo con me. Il sentire il sangue che mi scorre, le dita che scivolano, le orecchie che si adeguano ad impianti che a casa non posso avere, la sintonia perfetta che mi piace ottenere tra audio e video sono tutte soddisfazioni che nella mia stanza ottengo ma che durante un Live vengono sublimate e tale sublimazione è ciò che garantisce la mia felicità. La fase di composizione è un altro rapporto; non ha nulla di carnale. E' più qualcosa legata ad una sperimentazione che davvero mi isola da tutto e da tutti ma che mi frustra sempre e comunque. Rimango come un adolescente al primo appuntamento con la ragazza più bella della scuola. Alla fine spengo tutto e penso sempre
di mollare tutto. Poi naturalmente riaccendo tutto e ricomincio ma la composizione è davvero come entrare dentro una Vergine di Norimberga.
11. Da secoli la follia della mente umana non ha limiti, spesse volte si riversa nella società con una brutalità inaudita. Omicidi efferati, violenza, stupri, pedofilia, estremismi religiosi, terrorismo, complotti… Pensi che il lato oscuro della psiche si introduca inconsciamente nel sound di Svart1?
- Penso che sia l'unica cosa che entra nella mia psiche. Ma non la banalizzazione della follia ma anzi la poesia della follia. Forse anche l'amore della follia. Per dirla alla Nietzsche L’Uomo Folle, è il profeta dell’avvento del nuovo e di sicuro non è la follia che porta l'uomo agli omicidi ma la mancanza di follia dato che se l'uomo fosse folle non si interesserebbe ad omicidi e altre oscenità che sono più un rifiuto del vivere in società e di voler accettare le regole sociali che pazzia in senso stretto.
12. Parlami un po’ dei tuoi videoclip. Alcuni sono davvero particolari ed evocativi. Mi colpì molto quello per la song “Non tutto ciò che tace è morto”. Te ne occupi tu della regia? Per ottenere determinati filmati collabori con degli artisti specializzati nel settore?
- Assolutamente tutto mio. Curo io tutto dalla a alla z e qualcuno dirà e si vede!! Comunque al di là delle varie battute il mondo dei visuals è assolutamente la base di tutto. La visione di una musica è come ti dicevo prima l'incipit del mio lavoro. Tutto nasce sempre e comunque da una idea visiva che poi viene sminuzzata e rigenerata attraverso la musica. Normalmente però anche qui tutto nasce per caso oppure come nel caso di ANGST dalla visione di un film che mi colpisce particolarmente mentre nel caso di DER SCHNITTER da una crisi personale e dall'utilizzo di Resolume. Solitamente in questo caso mi lascio andare e riprendo ciò che più mi aggrada e solo successivamente rielaboro. Tra i contemporanei (o forse meglio i viventi) mi piacciono tantissimo i lavori di Thomas Koner (che conosco personalmente e di cui sò apprezzare i miei lavori) mentre la "doppia soggettiva" e la depersonalizzazione cioè l'osservare il mondo attraverso la realtà filtrata dello specchio tipica di Maya Deren è in assoluto almeno secondo me il massimo tra le proposte sempre "fuori fase" rispetto ai discorsi dominanti. Amo profondamente Maya Deren come anticipatrice vera, portata d'istinto a dubitare delle formule facili,
a sperimentare e a misurarsi continuamente con la realtà che ricrea in continuazione. Tale realtà ricreabile recupera dal mio punto di vista la più autentica matrice ritualistica, mitologica e antropologica tipica della Deren. A questo proposito il lavoro DER SCHNITTER (uscito nel 2011 come tape release ma presentato anche come installazione audio-video a Zagabria) nasce proprio da questa esigenza di riprendere alcune tematiche della Deren di estetica pura slegata da qualsiasi congettura verista (spero in futuro di portare anche qui in Sardegna il progetto ma mi accorgo sempre più della difficoltà di accettare un lavoro video che necessiti di 5 TV catodici e per questo sto lavorando ad una edizione di DER SCHNITTER da usare insieme a Resolume più come Live che come video-installazione).
13. Hai mai pensato di scrivere del materiale per una colonna sonora? Hai mai avuto delle richieste al riguardo?
- Non ne ho mai ricevuto e non penso che ne riceverò ma in realtà non penso di esserne neanche capace. Lavorare su immagini di altri artisti
è dal mio punto di vista abbastanza difficile. L'immagine viene sempre modificata e non sempre è un bene.
14. Se dovessi scegliere 3 artisti che ti anno letteralmente segnato nel corso della tua crescita artistica?
- Facciamo 4: Antonin Artaud, Louis-Ferdinand Céline, Friedrich Wilhelm Nietzsche, Otto Mühl.
15. Quali sono i tuoi piani per l’imminente arrivo del 2014? Grazie per l’intervista Raimondo!
- A Novembre uscirà Haram Wounds la mia seconda tape insieme all'amico L.C.B. per la label rumena Mask of the Slave ma per il 2014 ho in serbo di continuare nel discorso iniziato con Satanische Helden e cercare di farla diventare una trilogia. Dipenderà da tante cose ma ci conto. Di sicuro il mood è quello di continuare nella ricerca visiva e così coniugarla con un forte impatto di quello che potrei definire T.A.P.E. (ti lascio nel mistero).
CONTATTI:
svart1.bandcamp.com
facebook.com/pages/Svart1/158485164186752
svart1.altervista.org
SVART1 line-up:
Raimondo Gaviano - Compositore
RECENSIONE:
SVART1 "Satanische Helden" DIGITAL ALBUM | CD 2013 - industrial culture