A volte il bello si trova nelle piccole cose, in semplici ma folgoranti idee capaci di dar forma ad una poetica di grande fascino, e in questo caso il nuovo album di ALPHAXONE ne è una prova lampante. Il compositore iraniano Mehdi Saleh ricorre a precise formule sonore che, in larga parte, erano già state usate nei suoi precedenti album; dando perciò vita ad uno dei più interessanti scenari ambientali messi in commercio negli ultimi anni. Quindi cosa rende "Dystopian Gate" un esperimento riuscito? Non è certo la sola produzione, quanto tutte le atmosfere, l’attenzione per i dettagli e il songwriting ispirato. Vi assicuro che al suo interno è facile perdere ogni senso dell’orientamento. A completamento dell'insieme c’è l’ideazione dell’estetica di tale meraviglioso universo futurista. L’esigenza di rapire l'attenzione è parte integrante dell’opera stessa: la necessità di portare alla luce ciò che è stato celato con cura meticolosa durante la scrittura delle tracce. Alphaxone è artefice di una proiezione surreale che inevitabilmente ruota ciclicamente. Un altro bel colpo messo a segno dall'etichetta Cryo Chamber, gestita da Simon Heath (Atrium Carceri, Sabled Sun).
Non è impresa facile riuscire a metabolizzare appieno l'essenza disturbante del progetto CLAVICVLA. Partendo da questa mia affermazione, si può dire che "Sepulchral Blessing" ha il pregio di avvalersi di impianti narrativi anticonvenzionali lontani dalle sonorità ambient più accessibili e basilari. La bravura del compositore italiano è proprio quella di sfuggire ad una precisa classificazione di genere inserendo elementi perturbanti di rilevante spessore; nonostante sia indubbia l’influenza di un artista geniale come Henrik Nordvargr Björkk, uno dei massimi esponenti all'interno della scena dark ambient/death industrial. In "Sepulchral Blessing" si percepisce una sotterranea logica velata che rende tutto spettrale. È il trionfo di un simbolismo gelido e luttuoso, che frantuma in mille pezzi la nostra stessa identità fino a renderla completamente deforme. Il susseguirsi di varie scenografie, scandito da un ritmo sempre incalzante, vi trascinerà da un punto all’altro della sua cupa dimensione. Un titolo visionario e maledettamente inquietante, folle e angosciante. Il secondo album di Clavicvla rappresenta proprio ciò, l'entità maligna da cui non si sfugge.
Ci sono voluti dieci anni dal precedente album per poter toccare con mano un nuovo disco dei BLOOD AND BRUTALITY. Sono certo che molti tra voi non conosceranno questa band americana proveniente dallo stato dell'Alabama, ma oggi potete farvi un'idea su qual è il loro attuale stato di forma, e ciò è possibile grazie al nuovissimo "Fatal". La sensazione è quella di trovarsi nel bel mezzo di un immaginario sanguinante che, complice una scrittura concisa e visibilmente standard, richiama alla mente le prime gesta di alcune delle band thrash/death metal apparse trent'anni fa, quindi un suono nudo e crudo nel nome della vecchia tradizione del genere, anche se qui i suoni sono curati e sicuramente ben bilanciati. Stiamo parlando di un lavoro onesto, nella forma e nei contenuti: otto composizioni di media-lunga durata per un totale che sfiora i quaranta minuti, basati sulla purezza di certe influenze. Gran parte del songwriting ha il sapore del già sentito, però dobbiamo ammettere che non sarà una nostra eventuale opposizione a modificare le scelte intraprese dai Nostri. Dategli una possibilità, se non altro per rispolverare il connubio sonoro a cui tanti musicisti della scena underground si sentono ancora legati. L'unica maniera di prendere la decisione giusta è sapere come stanno le cose. A voi la scelta.
La scena grind italiana ha un'altra freccia affilata al proprio arco: i THEBASTARD WITHIN, formatisi in Lombardia nel marzo del 2015. Una scoperta importante soprattutto perché la nostra Nazione continua a essere un po' carente in questo genere musicale; ovviamente non possiamo nemmeno ignorare la validità di alcune realtà underground già esistenti sul suolo nostrano (non mi sto riferendo agli storici e intoccabili Cripple Bastards). A differenza di ciò che avviene per altri loro simili, i The Bastard Within hanno deciso di fare le cose in grande, affidandosi alle doti tecniche di un certo Kevin Talley (batterista americano conosciuto per aver collaborato con entità di un certo calibro come Dying Fetus, Dååth, Suffocation, Feared e altre del circuito internazionale). Ma la cosa giusta da dire è che tutti i membri coinvolti nel progetto dimostrano di possedere competenze di alto livello. Con l'album di debutto "Better Dead than Friends" ci troviamo su stilemi cari ad alcune formazioni storiche che del grind ne hanno fatto un vero e proprio "credo"; e a tal proposito citarei i disumani Hateplow di Phil Fasciana (chitarrista dei Malevolent Creation) e gli altrettanto calamitosi Lock Up di Shane Embury (bassista dei Napalm Death); sicuramente i due termini di paragone più adeguati in questa sede. Tra iconoclastia grindcore, sfuriate death metal e alcune fughe hardcore, i The Bastard Within impongono il loro approccio risoluto ed efficace. In alcuni brani troverete la presenza di ospiti di tutto rispetto: Jason Netherton (Misery Index), Trevor (Sadist), Stefania Minervino (Too Late, Cave, Spoiled), Mãra Lisenko (Mãra), Juri Bianchi (Addiction, Any Face, Hayma). Il mastering finale vede la firma del leggendario Dan Swanö. Siate attenti durante l'ascolto e cercate di supportare chi, nonostante le tante difficoltà nel trovare una stabile line-up, non è disposto ad arrendersi. Allora avanti così.
Songs:
Dead End, Loser Division, I Don't Give a Fuck, Formless Mass, This Is a Fact, The Solution, Varosha, Worthless Existence, (Anti) Social Network, Cui Prodest, Thinks, Better Dead than Friends, Aware of Slavery, Boredom, Shaman 3.0, Irrational Mania, Money for Rotting, Mankind, Pay, Affective Deficiency, If, Reset
A due anni di distanza da "Spawn of the Fallen", album uscito per proclamare la più blasfema vocazione per il death metal svedese, Max (ex-bassista/fondatore dei nostrani Horrid), uno dei maggiori rappresentanti della vecchia scuola italiana, porta la sua attuale creatura alla pubblicazione del secondo devastante full-length "Dwellers of Apocalypse". Tenendo in considerazione l'EP d'esordio intitolato "Lord of Immolation", questa è la terza uscita per la label spagnola Xtreem Music del veterano Dave Rotten (ex-Repulse Records, Avulsed, Christ Denied, Famishgod...). Il linguaggio retro style del nuovo disco, perfettamente in linea con i più importanti ed influenti lavori degli anni novanta, apre nuovamente i cancelli dei sentieri infernali per liberare la marcia peccaminosa dei demoni condannati alle fiamme ardenti. Ed è così che, passo dopo passo, ascolto dopo ascolto, "Dwellers of Apocalypse" mostra tutta la sua efferatezza senza alcun cedimento: le coinvolgenti trame annichilenti racchiuse in ogni singola canzone forniscono la prova della loro forza prorompente, preparando l'ascoltatore all'ennesima spedizione punitiva contro i servi della luce. Dietro le pelli ritorna il batterista Matt, anche lui ex-membro degli Horrid. Perchè al di là della coerenza c'è solo la dannazione eterna. Grandi DAEMONIAC.
Songs:
The March Of Apocalypse, Rebellion, Council Of Evil, Dwellers Of Apocalypse, Human Relic (Gorement cover), The Beginning Of Chaos, Disciples Of The Black Arts, The Last Call, Legions Of Death
La caratteristica principale di questo demo d'esordio è essenzialmente quella di collegarsi al death metal vecchio stampo, mettendo in bella mostra coordinate di matrice statunitense, riuscendo a dare vita a una battaglia infernale che spesso richiama l'inizio della carriera dei Morbid Angel. Quindi, non starò qui a descrivere le strutture portanti delle tre composizioni presenti in "Obfuscation of Hideous Ego": è una tape che bisogna ascoltare tutta d'un fiato e senza pregiudizi di sorta. Chiudere gli occhi durante lo scorrere dei quindici minuti totali è come tornare indietro di trent'anni per addentrarsi nei cunicoli oscuri dell'antico circuito underground, dove l'unica certezza è sempre stata la purezza di un trademark inossidabile. La prima mossa dei floridiani BLOOD OUROBOROS può essere considerata un buon punto di partenza per incamminarsi verso un destino altrettanto cruento e violento. I tanti fan del death metal sapranno senza dubbio apprezzare.
"The Dark Side of Old Europa" è il quinto album a cui i DOOMRAISER lavorano dopo aver portato a termine i primi quattro capitoli in quindici anni di storia. Attraverso le inossidabili lenti dell’orrore il gruppo romano mette bene a fuoco la propria identità e successivamente la rielabora ripartendo da un'insaziabile dimensione di oscurità permanente, adatta per far scorrere il flusso della negatività che da millenni attraversa ogni arteria ferrosa della Madre Europa, purtroppo logorata fin dall'antichità da indomabili e spietati predatori di popoli e culture. La band cerca di attirare a sé gran parte del bagliore lunare che bagna le rovine del passato per rinvigorire e apportare nuove sostanze nutritive all'irresistibile fascino del tempo, procedendo così tra dissolvenze esoteriche e interminabili sovrimpressioni pagane, un sodalizio capace di riportare in auge la memoria dei morti. La creatività dei Doomraiser, il loro desiderio di trasformarsi sotto gli occhi dell'ascoltatore, li mettono in una condizione di esprimere una marcata ambivalenza amplificata dagli strati più cupi della drammaticità. "The Dark Side of Old Europa" può essere visto come un riflesso accecante di istinto e ragione, di grigio e nero, di vita e morte; oppure come un'esplosione ardente puramente interna. C'è da dire che le intense interpretazioni dei cinque protagonisti sono davvero straordinarie, perciò l'intrepida magnificenza della loro musica contribuisce a fare del disco un enorme monolite dell'heavy/doom metal. Questa è la prima differenza. Ma al di là dei relativi riferimenti di genere, rimane un suono pieno di proiezioni accattivanti e visionarietà compositiva. La produzione è stata affidata a Danilo Silvestri (il fonico/produttore dei Giuda), bravo nel lasciare piena libertà alla band capitolina per realizzare un prodotto eccellente, e senza utilizzare i tanto richiesti sample o campionamenti. Il cielo notturno non è mai stato così luminoso. In uscita il 24 gennaio 2020 su Time To Kill Records.
Songs:
Passage, Chimera, The Dark Side of Old Europa, Tauroctony (The Secret Cult of Mithras), Terminal Dusk, Haxan, Continuum Pt. 1 (Suspended in Darkness), Loathsome Explorer Interpolation
Ritornano gli austriaci DISTASTE e lo fanno nella maniera più gratificante possibile. "Deibel" è uno spietato colpo basso in grado di mettere al tappeto qualsiasi fanatico ascoltatore del grindcore di chiara derivazione nordeuropea (i primi musicisti che mi vengono in mente sono gli svedesi Nasum, i finlandesi Rotten Sound). La proposta della band, attiva fin dal 2000, mantiene perciò un taglio completamente ferale ma arricchito da una padronanza strumentale che non passerà assolutamente inosservata: i riff messi in scena dalle due chitarre sono ben congegnati e letali come rasoiate in pieno volto, e lo stesso si potrebbe dire per i colpi traumatizzanti inferti dalla sezione ritmica e dalla potente voce abrasiva del cantante/chitarrista Armin Schweiger. Dal punto di vista esecutivo, c'è anche da dire che funzionano bene le varie influenze black metal per quanto riguarda l'uso delle sei corde. Il processo di songwriting gira nel migliore dei modi, ecco spiegato il motivo per cui il terzo disco in studio è in grado di farsi apprezzare già al primo ascolto. Una particolare nota di merito va alla produzione di "Deibel": catramosa, compatta, sicuramente azzeccata per il genere in questione, facendo risaltare al meglio le qualità di ogni membro coinvolto nella line-up. Nulla di trascendentale, però vi garantisco che non ne rimarrete delusi.
I KRÖWNN utilizzano la forma psichedelica del doom per narrare i temi che gli stanno più a cuore, allontanandosi volutamente da ciò che è ancorato alla nostra realtà conosciuta. Nella suggestiva dimensione di "Blüedeep", dove tutto è meravigliosamente sospeso, ogni singola emozione si dilata come l'alta marea. Da una prospettiva puramente espressiva siamo di fronte a canzoni vigorose, evocative e lisergiche, costantemente in divenire, esplicitamente disvelate dalla spinta vibrante generata dal sound. "Blüedeep" è un'opera decisamente aperta e capace di catapultare il pubblico all’interno di un immaginario volto ad innescare particolari scosse emotive. La musica dei Nostri non cerca di dimostrare il "non conosciuto", ma lo rivela, lo mostra senza adattarlo alle futili esigenze del superfluo. Questa poetica gravitazionale trova la vera ragion d'essere lungo un percorso senza ritorno. Sì, perché la verità è che nessuno verrà a salvarti, tranne te stesso. Il risultato finale raggiunto è più della somma delle sue varie identità mutevoli.
I DIECHOKING sono uno dei gruppi più interessanti emersi negli US dopo la prima decade degli anni 2000. Il disco di cui si parla in questa recensione è la quarta uscita (numerata) da quando la formazione di Philadelphia ha deciso di muovere i primi passi nell'affollato circuito grindcore, quello che riesce a incastrare al meglio le linee guida del loro sound schizofrenico e iperveloce. Ma qui non si sta parlando del solito grindcore dai connotati grezzi e basilari. Il trio partendo da un’impostazione tipicamente "mathcore" si distingue presentando una chiave di lettura personale per ciò che riguarda il genere citato in precedenza, nel senso più ampio del termine, con elementi riconducibili ad altre influenze: una miscela micidiale e, soprattutto, che può fare molto male. Appare superfluo menzionare qualche singola composizione poichè si rischierebbe di distorcere il significato trasversale di "IV". I Die Choking possono vantare la capacità di mantenere sempre alto il coinvolgimento dell’ascoltatore senza mai risultare l'ennesimo copia/incolla di realtà già affermate. Questa è, di fatto, un’altra band maggiormente dotata di inventiva e capace di sorprendere con una facilità scioccante. È proprio vero che le vie della pazzia sono infinite!
KEIJO NIINIMAA (A.K.A. KAOS), CANTANTE DEGLI STORICI GRINDER ROTTEN SOUND, HA DECISO DI UNIRSI AL BATTERISTA SPIDER PER DARE VITA AI GOATBURNER. IL BESTIALE DUO FINLANDESE, GIUNTO AL PRIMO FULL-LENGTH DOPO UN EP DI QUATTRO BRANI, MIRA A UCCIDERE CON UN SOUND SLUDGE/DEATH METAL APOCALITTICO E ANNICHILENTE. "EXTREME CONDITIONS" E' IN GRADO DI GARANTIRE RISULTATI A DIR POCO SODDISFACENTI. LA PAROLA A KAOS.
Com'è nata l'idea di utilizzare “Goatburner" come nome per il vostro progetto? Potresti raccontare un po' di voi?
- Tutto è iniziato di recente. Diciamo che nel periodo dei cambi di lineup con i Morbid Evils ho avuto molto più tempo per andare in tour con altre band oltre ai Rotten Sound, inoltre ho sentito l'esigenza di fare qualcosa di nuovo per adattarmi tra le sonorità grind e quelle del doom metal. L'idea principale era quella di iniziare a comporre del death metal come duo mantenendo quanto più semplice la struttura dei brani; quindi, cercare di arrangiare la musica con più facilità. Ho provato con altri tre batteristi prima di incontrare Spider, ma lavorando con lui ho capito che il suo approccio si adattava perfettamente allo stile dei Goatburner. Ci siamo conosciuti meglio nell'arco di sei mesi suonando i nostri pezzi e scrivendo sia il primo EP che il successivo album di debutto. Tutte le canzoni sono state registrate nella stessa sessione fatta all'inizio del 2018. Venne pubblicato prima un EP e successivamente furono completate le altre tracce dell'album. La cosa più difficile è stata quella di scegliere le canzoni da inserire nell'EP, anche perché solo una delle quattro doveva essere utilizzata sul primo disco. Questo era l'unico modo per mantenere fresca l'interezza di “Extreme Conditions”.
“Extreme Conditions” mi ha colpito per la sua potenza, oscurità e oppressività. Cosa vi ha portato a generare dieci canzoni capaci di rispecchiare le caratteristiche peculiari dello sludge/death metal tipico degli anni '90?
- Grazie per il complimento. Volevamo ottenere un album pesante caratterizzato da una produzione aggressiva e rumorosa capace di sorreggere la cupezza delle canzoni. Ho cercato di aggrapparmi nuovamente alle radici degli anni '80 (quando ho iniziato), ma oltre a questo sentivamo l'esigenza di incorporare alcuni nuovi elementi; quindi, l'unico scopo era confezionare un disco con dieci canzoni diverse l'una dall'altra ma che stessero bene insieme. Penso che siamo riusciti a raggiungere l'obiettivo.
Quindi durante la composizione di "Extreme Conditions" era tua intenzione fare qualcosa di diverso rispetto agli altri progetti musicali che ti vedono coinvolto, almeno questo è quello che mi sembra di capire. Come hai iniziato a comporre il primo materiale per i Goatburner?
- Posso dire che la differenza più grande è stata quella di mantenere un'espressività molto grezza suonando volutamente come un duo, lasciando da parte gli effetti troppo ricercati o raffinati, dando perciò priorità ai riff. Ci interessava vedere come gli stessi riff interagivano con la batteria. Le voci sono state aggiunte successivamente, molto più tardi rispetto a come registro solitamente con la maggior parte delle mie band. La scrittura è iniziata tempo fa con "Get Sick and Die", brano che ho utilizzato per le audizioni con i diversi batteristi. Dopo aver incontrato Spider la restante parte del disco è stata completata poche settimane prima di entrare studio. Se ricordo bene sia “Melting Misery” che “Violent Redeemer” furono scritte subito dopo aver iniziato a lavorare con lui.
Quali sono le tue principali influenze per quanto riguarda la scrittura dei testi e della musica per questa band?
- Nessuna influenza, solo il mio modo di esprimermi con la musica. I testi corrispondono ai mie sentimenti e in qualche modo diventano importanti dal punto di vista dei contenuti, ma non volevo che risultassero troppo seri, irritanti e lamentosi. L'esecuzione dei nostri brani è abbastanza semplice. Uno sporco muro di suono che fuoriesce dagli amplificatori collegati alla mia chitarra e un batterista infernale che picchia come un dannato.
Quale canzone ritieni sia la più interessante in "Extreme Conditions"? Ovviamente tenendo in considerazione sia il testo che il tappeto sonoro.
- “Violent Redeemer” parla dei tornado e della loro forza distruttrice. Ho pensato a questo dopo averla completata. Sarà anche il nostro prossimo video ed è probabilmente la traccia più primitiva che abbiamo composto.
Adesso vorrei concentrarmi per un attimo sulla veste grafica del vostro primo album. Chi ha realizzato la copertina? Ritieni che l'immagine rispecchi appieno l'essenza dei Goatburner?
- Arif Rot (cantante dei Rotworks e dei Wormrot) aveva realizzato questo astronauta morto che fluttuava nello spazio sopra il pianeta terra. Ho visto l'artwork e ho pensato che fosse adatto ai nostri contenuti. Arif ha arricchito l'immagine aggiungendo un uragano, degli incendi boschivi e alcuni lampi intorno al nostro logo. E' un omaggio ad alcune fantastiche copertine del passato e siamo del parere che sia semplicemente perfetta per il nostro disco.
Cosa ne pensi dell'attenzione che le persone prestano verso la vostra musica?
- È uno straordinario stimolo per scrivere e suonare la nostra musica, soprattutto se ti da la possibilità di girare il mondo. Siamo in grado di andare in tour come un duo, il che potrebbe essere una curiosità per molti.
Com'è la scena DIY in Finlandia? Ci sono delle nuove band da tenere d'occhio?
- Attualmente la nostra scena è piuttosto buona! Nascono sempre nuove incredibili band. E' davvero fantastico vedere girare in tutto il mondo realtà come Galvanizer, Corpsessed e pochi altri. Questo è solo l'inizio! Le nuove generazioni stanno crescendo nell'ambiente della musica estrema per dimostrare che qui siamo molto di più dei gruppi metal melodici (non adatti ai miei gusti, ma comunque di grande successo).
Grazie per l'intervista. Lascio a te le ultime parole.
- Supportate le vostre band locali acquistando un biglietto per i loro concerti!
POST ROCK:Christine IX "Crosses And Laurels"
STONER ROCK:Elevators to the Grateful Sky "Nude"
NOISECORE:I Maiali "Cvlto"
HARDCORE:217 "Atheist, Agnostic, Rationalist"
POST METAL: NAGA "Void Cult Rising"
POST HARDCORE:TORBA "Self-Titled"
PSYCHEDELIC DRONE METAL:Nibiru "Salbrox"
DOOM METAL:Bretus "Aion Tetra"
OLD SCHOOL METAL:Barbarian "To No God Shall I Kneel"
INDUSTRIAL METAL:Infection Code "IN.R.I."
THRASH METAL:Cruentus "Fake"
CROSSOVER/THRASH METAL: SANGÜ "Self-Titled"
TECHNICAL DEATH METAL:Hour of Penance "Misotheism"
BRUTAL DEATH METAL:Fulci "Tropical Sun"
DEATH METAL:Stige "Spekuldeathstroy"
BLACK METAL:Frostmoon Eclipse "Worse Weather To Come"
GRINDCORE/POWERVIOLENCE:L.UL.U "Crushed"
DARK AMBIENT/ELECTRO:Cameraoscura "Quod Est Inferius" HIP HOP:Krin183 "Spirit"
I migliori album stranieri del 2019:
POST ROCK: Mark Lanegan Band "Somebody's Knocking" INSTRUMENTAL POST ROCK: Tides From Nebula "From Voodoo to Zen" STONER/METAL:Zed "Volume" EXPERIMENTAL/ELECTRO:Ulver “Drone Activity”
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DEATH METAL: Malevolent Creation "The 13th Beast"
THRASH METAL:Toxic Holocaust "Primal Future: 2019"
BLACK METAL: Deathspell Omega – The Furnaces of Palingenesia" HARDCORE/PUNK:Violation Wound "Dying to Live, Living to Die"
CRUST: Wolfbrigade "The Enemy: Reality"
GRINDCORE/CRUST:Implore "Alienated Despair"
POST METAL:Call of The Void "Buried In Light" SLUDGE/DEATH METAL:Goatburner "Extreme Conditions"
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NU METAL:Korn “The Nothing”
HIP HOP:Nems "Gorilla Monsoon"