CHI POSSIEDE IL DONO DELLA CREATIVITA' E' DESTINATO A CREARE GRANDI COSE. GLI ELEVATORS TO THE GRATEFUL SKY POSSONO ESSERE CONSIDERATI COME UNA DELLE MIGLIORI BAND STONER ROCK CHE LA NOSTRA NAZIONE POSSA VANTARE, E NON C'E' BISOGNO DI GIRARE TROPPO INTORNO A QUESTO ARGOMENTO. PERCHE' QUELLO CHE CONTA VERAMENTE, E' IL FATTO CHE QUESTI 4 RAGAZZI PALERMITANI SONO RIUSCITI A CONFEZIONARE UN ALBUM INTERESSANTE SOTTO TUTTI I PUNTI DI VISTA. IL NUOVO "NUDE", MESSO IN COMMERCIO DALLA LABEL SOUND EFFECT, E' LA TERZA USCITA DISCOGRAFICA DEL GRUPPO SICILIANO. IL SINGER SANDRO DI GIROLAMO SI METTE A NUDO PER I LETTORI DI SON OF FLIES WEBZINE.
Ciao Sandro. Partiamo dai tempi che furono. Tu sei nato e cresciuto a Palermo? Com'è stata la tua infanzia e quando ti sei avvicinato al mondo dell'arte e della musica. Ho tirato in ballo l'arte perché sono a conoscenza che sei un creativo a 360°, un po' come me :)
- Ciao Christian! Anzitutto, grazie infinite per la tua disponibilità e sempre encomiabile gentilezza. Sì, sono nato a Palermo il 28 Ottobre del 1989. Ho vissuto un’infanzia molto felice e spensierata. Il mio approccio all’arte è stato fulmineo, sin dai miei primi anni di età, essendo figlio di un restauratore e di un architetto, sono sempre stato a contatto con quel mondo, sia per quanto concerne l’aspetto visivo che quello musicale (mio padre è uno sfegatato lirico amatore). Fondamentale, per la mia crescita personale è stato viaggiare (praticamente tutte le estati della mia vita, fino a 18 anni) con il camper, in Europa (mezzo che i miei comprarono, proprio poco dopo la mia nascita). Avere a che fare sin dalla tenera età con altre culture, vivere la strada, visitare musei e città d’arte, ha sicuramente avuto un grosso peso nella mia personale formazione. Per quanto riguarda la creatività, non mi pongo il problema… cerco di fare quello che sento, quando e come voglio. Se non potessi più esprimermi, penso che vivrei la frustrazione più grande. Com’è che diceva Layne Staley in Nutshell? “And yet I find, and yet I find, repeating in my head, if I can’t be my own, I’d fell better dead”.
Perché hai deciso di scegliere lo stoner rock come genere portante nel tuo attuale percorso artistico? Identificandoti in questo tipo di musica hai scoperto cose su di te che forse non conoscevi?
- Il mio approccio nel fare musica è iniziato con il metal estremo (principalmente, Death Metal). Verso i vent’anni, tramite amici vari (soprattutto Giorgio, il chitarrista degli Elevators to the Grateful Sky), sono venuto a conoscenza della scena stoner rock. A primo ascolto mi ha subito rapito. La forza del riffing, il groove martellante, i testi lisergici… non potevo che pensare: “questo genere è proprio fatto per me”. Ho sempre avuto, nella mia personalissima visione, che l’arte debba essere potenza allo stato puro (il famoso martello con cui scolpire il mondo di Vladimir Majakovskij) e lo stoner mi dava una possibilità in più per esprimere questa mia idea, in un modo nuovo, a cui non ero abituato. Altra cosa che contraddistingue me e i ragazzi degli ETTGS è sempre stato questo: “mettersi in gioco e non fossilizzarsi, mai”.
Parliamo del nuovo album degli ELEVATORS TO THE GRATEFUL SKY. Ascoltandolo attentamente, ho avuto la sensazione che in questo vostro lavoro ci sia un maggiore approccio passionale in termini creativi rispetto al passato. Dal punto di vista sonoro mi sembra più incentrato sulle atmosfere e sugli arrangiamenti che non sulle melodie e le ritmiche. Sei d'accordo con me?
- A mio avviso, questa volta, abbiamo affrontato il songwriting sotto una luce molto più matura. Ci siamo concentrati sì sulle singole canzoni, ma soprattutto sull’insieme, affinché il tutto risultasse una amalgama compatta, parlo non solo dei suoni o melodie, ma dei colori che l’album poteva essere in grado di restituire (in questo caso, purple is the colour).
Ci sono degli artisti o album che, in qualche modo, hanno influenzato la scrittura dell'ultimo disco? Mi riferisco a delle uscite discografiche pubblicate negli ultimi anni. Molti musicisti esprimono di non essere influenzati da altri gruppi o artisti, ma questo a me è sempre risultato piuttosto strano…
- Che un musicista non subisca l’influenza di altri gruppi o artisti, mi sembra una cazzata (e qui ci sta usare questo tono) bella e buona. La musica è un continuo rubare, sincretizzare e rielaborare da quello che è stato composto in precedenza. E’ così dalla notte dei tempi e sempre lo sarà. Per quanto riguarda le influenze (parlando di bands) che hanno caratterizzato la scrittura di questo disco, non posso fare a meno che citare: Soundgarden, Alice in Chains, Queens of the Stone Age, Kyuss, Yawning Man, Goatsnake, Mastodon, Dead Meadow, Earth, Cathedral, Tool e ovviamente i Black Sabbath.
Non vorrei sembrare inopportuno, ma nella vostra musica sento sempre dei forti riferimenti alle sonorità tipiche dei Queens of the Stone Age / Kyuss di Josh Homme. La sua figura, come musicista, è stata importante durante il tuo percorso artistico?
- La figura di Josh Homme è stata fondamentale per me. La sua cangiante creatività, l’eclettismo musicale e soprattutto il suo imporsi come frontman e lyric writer, hanno avuto sempre un forte ascendente per la mia crescita di cantante. Dai Kyuss ai Queens of the Stone Age, passando per i Them Crooked Vultures e gli Eagles of Death Metal… tutte le varie collaborazioni con artisti di eccezione, in primis le storiche Desert Sessions, il Rancho de la Luna… ragazzi, Josh Homme è uno dei sindaci del rock. Potremmo stare ore e ore a parlare della carriera del nostro Ginger Elvis, ma la sostanza non cambia. Homme è una figura fondamentale del mio personalissimo Olimpo. Mi sembra di essere stato chiaro.
Cosa è cambiato nel vostro modo di concepire musica? Gli anni passano, l'esperienza aumenta, le emozioni mutano nel corso del tempo... nulla rimane uguale. Siete tutti coinvolti nella fase compositiva?
- Principalmente cambiamo noi, come uomini e musicisti. Si migliora, soprattutto attraverso le difficoltà che la vita ti pone davanti giorno per giorno. Parlando strettamente di esperienza musicale, sicuramente Giorgio e Giulio hanno avuto la crescita più considerevole in questo periodo. Giorgio con i suoi vari progetti: Assumption, Haemophagus, Furious Georgie, Dolore, Sixcircles (con Sara dei Messa) ecc… e Giulio con il conservatorio e la Band Jazz di Palermo. Per quanto riguarda la fase compositiva, anni fa quando abitavamo nella stessa città, il coinvolgimento di tutti e quattro era totale. Adesso, ed è successo per Nude, dove ognuno di noi vive in diversi posti, il songwriting è principalmente stato curato da me e Giorgio.
Pensi si possa parlare di “evoluzione” analizzando il songwriting che ha caratterizzato “Nude”?
- Come detto prima, è sempre tutto un divenire, migliorare… ogni cosa è mutevole, soprattutto nella musica. Come diceva il caro Eraclito, tanto caro al nostro Giuseppe: “panta rei”.
Avete mai attraversato dei periodi bui, per quanto concerne le idee e l'ispirazione?
- Onestamente devo dire che siamo stati sempre abbastanza prolifici da questo punto di vista. Non ricordo particolari sindromi da “foglio bianco”. Giorgio è Giuseppe poi, sono sempre stati un fiume in piena. Una fabbrica di riff continua e qualitativamente impeccabile.
Come ti trovi nel ruolo di frontman? Immagino non sia sempre facile esprimere le proprie emozioni dietro un microfono, spogliarsi del proprio vissuto davanti all'ascoltatore.
- Mi trovo estremamente bene a dirti la verità! Stare al centro dell’attenzione, con le luci puntate, mentre tutti ascoltano cosa hai da dire, i sentimenti che metti sul piatto… penso che siano cose fondamentali per me. L’arte è comunicazione ed io sento il bisogno di comunicare, se non riesco in questo (neanche trasmettendo le mie emozioni ad una sola persona), posso dire tranquillamente di non essere riuscito nel mio dovere di cantante. Per fortuna, sembra che questo non accada eheheh…
“Nude”: qual è il significato di questo titolo?
- A dirti la verità hai anticipato la risposta con la domanda di prima: “spogliarsi del proprio vissuto”. Il concept dell’album è proprio questo, essere nudo di fronte l’arte, la musica e la poesia. Di fronte le proprie paure, i sogni e le speranze… nudo di fronte se stesso, trovando un nuovo io, lasciando morire la propria e passata icona.
Attualmente internet sembra essere uno strumento interessante e fondamentale per gli artisti (soprattutto emergenti), facendo riferimento alle piattaforme di Itunes, Spotify, Bandcamp, Deezer. Ma non pensi che possa essere negativo quando la maggior parte dell'utenza fa della musica digitale un “usa e getta”?
- A mio avviso tutte le piattaforme che le band, come noi, utilizzano, danno davvero un grande aiuto affinché la musica possa arrivare al più largo pubblico possibile. Se l’utenza fa di questo un “usa e getta”, come dici tu, quello è solamente un problema loro. La musica va sentita e non ascoltata.
Qual è l'aspetto migliore e quello peggiore dell'essere un musicista nel Sud Italia?
- Quello migliore è sicuramente far parte di un retaggio fortemente eterogeneo, il che ti porta quasi inconsapevolmente, a produrre un qualcosa sicuramente molto più personale e atipico rispetto ad altre scene italiane. L’aspetto peggiore è invece la difficoltà nel portare la propria musica in giro… la complessità organizzativa negli spostamenti, la mancanza di venues ed eventi, sono ahimè, una realtà che siamo abituati da tanti anni a vivere, ma l’amore per quello che si fa è sempre riuscito ad aiutarci nel superare questa tipologia di ostacoli.
Quali erano le tue aspettative quando decidesti di formare la band?
- Riuscire a trasmettere sentimenti e condividere le proprie emozioni con le persone. Sembra banale, scontato, ma è quello che maggiormente importa.
Parlaci un po' della tua creatività come grafico ed illustratore. Ho sempre apprezzato i tuoi lavori artistici.
- Ti ringrazio per i complimenti! La grafica e l’illustrazione sono sempre state espressioni fondamentali del mio modo di fare l’arte. Negli anni ho davvero lavorato tanto in questo ambito, soprattutto con bands appartenenti alla scena Siciliana (di qualsivoglia tipologia di genere). Tralasciando la produzione in sé, aiutare le persone nell’esprimere al meglio il concept dietro la loro musica, affinché il messaggio (anche da un punto di vista visivo) possa arrivare il più chiaramente possibile, non può far altro che rendermi orgoglioso.
Grazie per l'intervista e della tua disponibilità. Buona fortuna Sandro.
- Grazie mille a te Christian! Spero che il nostro ultimo album possa piacere agli ascoltatori e che trasmetta soprattutto un certo comfort... che dire di più!? Ragazzi, mi raccomando, sempre nel nome del rock!
Contatti:
elevatorstothegratefulsky.bandcamp.com/album/nude
facebook.com/ElevatorstotheGratefulSky
ELEVATORS TO THE GRATEFUL SKY line-up:
Sandro di Girolamo: vocals and percussion
Giorgio Trombino: guitars, bass, alto saxophone, congas, keyboards, alternate lead vocals
Giuseppe Ferrara: rhythm guitars
Giulio Scavuzzo: drums, darbouka, tambourine, percussion, alternate lead vocals
Recensione:
ELEVATORS TO THE GRATEFUL SKY "Nude"
Ciao Sandro. Partiamo dai tempi che furono. Tu sei nato e cresciuto a Palermo? Com'è stata la tua infanzia e quando ti sei avvicinato al mondo dell'arte e della musica. Ho tirato in ballo l'arte perché sono a conoscenza che sei un creativo a 360°, un po' come me :)
- Ciao Christian! Anzitutto, grazie infinite per la tua disponibilità e sempre encomiabile gentilezza. Sì, sono nato a Palermo il 28 Ottobre del 1989. Ho vissuto un’infanzia molto felice e spensierata. Il mio approccio all’arte è stato fulmineo, sin dai miei primi anni di età, essendo figlio di un restauratore e di un architetto, sono sempre stato a contatto con quel mondo, sia per quanto concerne l’aspetto visivo che quello musicale (mio padre è uno sfegatato lirico amatore). Fondamentale, per la mia crescita personale è stato viaggiare (praticamente tutte le estati della mia vita, fino a 18 anni) con il camper, in Europa (mezzo che i miei comprarono, proprio poco dopo la mia nascita). Avere a che fare sin dalla tenera età con altre culture, vivere la strada, visitare musei e città d’arte, ha sicuramente avuto un grosso peso nella mia personale formazione. Per quanto riguarda la creatività, non mi pongo il problema… cerco di fare quello che sento, quando e come voglio. Se non potessi più esprimermi, penso che vivrei la frustrazione più grande. Com’è che diceva Layne Staley in Nutshell? “And yet I find, and yet I find, repeating in my head, if I can’t be my own, I’d fell better dead”.
Perché hai deciso di scegliere lo stoner rock come genere portante nel tuo attuale percorso artistico? Identificandoti in questo tipo di musica hai scoperto cose su di te che forse non conoscevi?
- Il mio approccio nel fare musica è iniziato con il metal estremo (principalmente, Death Metal). Verso i vent’anni, tramite amici vari (soprattutto Giorgio, il chitarrista degli Elevators to the Grateful Sky), sono venuto a conoscenza della scena stoner rock. A primo ascolto mi ha subito rapito. La forza del riffing, il groove martellante, i testi lisergici… non potevo che pensare: “questo genere è proprio fatto per me”. Ho sempre avuto, nella mia personalissima visione, che l’arte debba essere potenza allo stato puro (il famoso martello con cui scolpire il mondo di Vladimir Majakovskij) e lo stoner mi dava una possibilità in più per esprimere questa mia idea, in un modo nuovo, a cui non ero abituato. Altra cosa che contraddistingue me e i ragazzi degli ETTGS è sempre stato questo: “mettersi in gioco e non fossilizzarsi, mai”.
Parliamo del nuovo album degli ELEVATORS TO THE GRATEFUL SKY. Ascoltandolo attentamente, ho avuto la sensazione che in questo vostro lavoro ci sia un maggiore approccio passionale in termini creativi rispetto al passato. Dal punto di vista sonoro mi sembra più incentrato sulle atmosfere e sugli arrangiamenti che non sulle melodie e le ritmiche. Sei d'accordo con me?
- A mio avviso, questa volta, abbiamo affrontato il songwriting sotto una luce molto più matura. Ci siamo concentrati sì sulle singole canzoni, ma soprattutto sull’insieme, affinché il tutto risultasse una amalgama compatta, parlo non solo dei suoni o melodie, ma dei colori che l’album poteva essere in grado di restituire (in questo caso, purple is the colour).
Ci sono degli artisti o album che, in qualche modo, hanno influenzato la scrittura dell'ultimo disco? Mi riferisco a delle uscite discografiche pubblicate negli ultimi anni. Molti musicisti esprimono di non essere influenzati da altri gruppi o artisti, ma questo a me è sempre risultato piuttosto strano…
- Che un musicista non subisca l’influenza di altri gruppi o artisti, mi sembra una cazzata (e qui ci sta usare questo tono) bella e buona. La musica è un continuo rubare, sincretizzare e rielaborare da quello che è stato composto in precedenza. E’ così dalla notte dei tempi e sempre lo sarà. Per quanto riguarda le influenze (parlando di bands) che hanno caratterizzato la scrittura di questo disco, non posso fare a meno che citare: Soundgarden, Alice in Chains, Queens of the Stone Age, Kyuss, Yawning Man, Goatsnake, Mastodon, Dead Meadow, Earth, Cathedral, Tool e ovviamente i Black Sabbath.
Non vorrei sembrare inopportuno, ma nella vostra musica sento sempre dei forti riferimenti alle sonorità tipiche dei Queens of the Stone Age / Kyuss di Josh Homme. La sua figura, come musicista, è stata importante durante il tuo percorso artistico?
- La figura di Josh Homme è stata fondamentale per me. La sua cangiante creatività, l’eclettismo musicale e soprattutto il suo imporsi come frontman e lyric writer, hanno avuto sempre un forte ascendente per la mia crescita di cantante. Dai Kyuss ai Queens of the Stone Age, passando per i Them Crooked Vultures e gli Eagles of Death Metal… tutte le varie collaborazioni con artisti di eccezione, in primis le storiche Desert Sessions, il Rancho de la Luna… ragazzi, Josh Homme è uno dei sindaci del rock. Potremmo stare ore e ore a parlare della carriera del nostro Ginger Elvis, ma la sostanza non cambia. Homme è una figura fondamentale del mio personalissimo Olimpo. Mi sembra di essere stato chiaro.
Cosa è cambiato nel vostro modo di concepire musica? Gli anni passano, l'esperienza aumenta, le emozioni mutano nel corso del tempo... nulla rimane uguale. Siete tutti coinvolti nella fase compositiva?
- Principalmente cambiamo noi, come uomini e musicisti. Si migliora, soprattutto attraverso le difficoltà che la vita ti pone davanti giorno per giorno. Parlando strettamente di esperienza musicale, sicuramente Giorgio e Giulio hanno avuto la crescita più considerevole in questo periodo. Giorgio con i suoi vari progetti: Assumption, Haemophagus, Furious Georgie, Dolore, Sixcircles (con Sara dei Messa) ecc… e Giulio con il conservatorio e la Band Jazz di Palermo. Per quanto riguarda la fase compositiva, anni fa quando abitavamo nella stessa città, il coinvolgimento di tutti e quattro era totale. Adesso, ed è successo per Nude, dove ognuno di noi vive in diversi posti, il songwriting è principalmente stato curato da me e Giorgio.
Pensi si possa parlare di “evoluzione” analizzando il songwriting che ha caratterizzato “Nude”?
- Come detto prima, è sempre tutto un divenire, migliorare… ogni cosa è mutevole, soprattutto nella musica. Come diceva il caro Eraclito, tanto caro al nostro Giuseppe: “panta rei”.
Avete mai attraversato dei periodi bui, per quanto concerne le idee e l'ispirazione?
- Onestamente devo dire che siamo stati sempre abbastanza prolifici da questo punto di vista. Non ricordo particolari sindromi da “foglio bianco”. Giorgio è Giuseppe poi, sono sempre stati un fiume in piena. Una fabbrica di riff continua e qualitativamente impeccabile.
Come ti trovi nel ruolo di frontman? Immagino non sia sempre facile esprimere le proprie emozioni dietro un microfono, spogliarsi del proprio vissuto davanti all'ascoltatore.
- Mi trovo estremamente bene a dirti la verità! Stare al centro dell’attenzione, con le luci puntate, mentre tutti ascoltano cosa hai da dire, i sentimenti che metti sul piatto… penso che siano cose fondamentali per me. L’arte è comunicazione ed io sento il bisogno di comunicare, se non riesco in questo (neanche trasmettendo le mie emozioni ad una sola persona), posso dire tranquillamente di non essere riuscito nel mio dovere di cantante. Per fortuna, sembra che questo non accada eheheh…
“Nude”: qual è il significato di questo titolo?
- A dirti la verità hai anticipato la risposta con la domanda di prima: “spogliarsi del proprio vissuto”. Il concept dell’album è proprio questo, essere nudo di fronte l’arte, la musica e la poesia. Di fronte le proprie paure, i sogni e le speranze… nudo di fronte se stesso, trovando un nuovo io, lasciando morire la propria e passata icona.
Attualmente internet sembra essere uno strumento interessante e fondamentale per gli artisti (soprattutto emergenti), facendo riferimento alle piattaforme di Itunes, Spotify, Bandcamp, Deezer. Ma non pensi che possa essere negativo quando la maggior parte dell'utenza fa della musica digitale un “usa e getta”?
- A mio avviso tutte le piattaforme che le band, come noi, utilizzano, danno davvero un grande aiuto affinché la musica possa arrivare al più largo pubblico possibile. Se l’utenza fa di questo un “usa e getta”, come dici tu, quello è solamente un problema loro. La musica va sentita e non ascoltata.
Qual è l'aspetto migliore e quello peggiore dell'essere un musicista nel Sud Italia?
- Quello migliore è sicuramente far parte di un retaggio fortemente eterogeneo, il che ti porta quasi inconsapevolmente, a produrre un qualcosa sicuramente molto più personale e atipico rispetto ad altre scene italiane. L’aspetto peggiore è invece la difficoltà nel portare la propria musica in giro… la complessità organizzativa negli spostamenti, la mancanza di venues ed eventi, sono ahimè, una realtà che siamo abituati da tanti anni a vivere, ma l’amore per quello che si fa è sempre riuscito ad aiutarci nel superare questa tipologia di ostacoli.
Quali erano le tue aspettative quando decidesti di formare la band?
- Riuscire a trasmettere sentimenti e condividere le proprie emozioni con le persone. Sembra banale, scontato, ma è quello che maggiormente importa.
Parlaci un po' della tua creatività come grafico ed illustratore. Ho sempre apprezzato i tuoi lavori artistici.
- Ti ringrazio per i complimenti! La grafica e l’illustrazione sono sempre state espressioni fondamentali del mio modo di fare l’arte. Negli anni ho davvero lavorato tanto in questo ambito, soprattutto con bands appartenenti alla scena Siciliana (di qualsivoglia tipologia di genere). Tralasciando la produzione in sé, aiutare le persone nell’esprimere al meglio il concept dietro la loro musica, affinché il messaggio (anche da un punto di vista visivo) possa arrivare il più chiaramente possibile, non può far altro che rendermi orgoglioso.
Grazie per l'intervista e della tua disponibilità. Buona fortuna Sandro.
- Grazie mille a te Christian! Spero che il nostro ultimo album possa piacere agli ascoltatori e che trasmetta soprattutto un certo comfort... che dire di più!? Ragazzi, mi raccomando, sempre nel nome del rock!
Contatti:
elevatorstothegratefulsky.bandcamp.com/album/nude
facebook.com/ElevatorstotheGratefulSky
ELEVATORS TO THE GRATEFUL SKY line-up:
Sandro di Girolamo: vocals and percussion
Giorgio Trombino: guitars, bass, alto saxophone, congas, keyboards, alternate lead vocals
Giuseppe Ferrara: rhythm guitars
Giulio Scavuzzo: drums, darbouka, tambourine, percussion, alternate lead vocals
Recensione:
ELEVATORS TO THE GRATEFUL SKY "Nude"