Se lo scopo principale è quello di andare a un concerto atteso da mesi... beh... allora devo dire che, il fatto di partire da molto lontano (Lecce, Salento) per raggiungere la meta, assume un contorno speciale, e questo è successo ogniqualvolta ho vissuto una simile esperienza. Non è un caso se io e la mia compagna ci siamo sentiti a nostro agio nel vento del Nord Italia che profumava già di terre svedesi. La data stabilita era il 10 Ottobre, giorno in cui avremmo visto gli svedesi KATATONIA esibirsi sul palco dell'Alcatraz di Milano, reduci dal successo del loro ultimo disco in studio "The Fall Of Hearts", uscito lo scorso maggio per la rinomata Peaceville Records. Non è facile descrivere le emozioni che si provano in determinate situazioni, soprattutto quando si è alle soglie di assistere per la prima volta al concerto di una delle band che più apprezzi e stimi da anni. Arriviamo sul posto alle 18:00, e dopo aver incontrato un amico salentino, entriamo nel locale milanese alle 18:30; senza farci mancare birra, tabacco e risate, il modo giusto per attendere l'inizio del live.
VOLA
I primi a presentarsi sul palco sono i giovani VOLA di Copenaghen, gruppo che volenterosamente mette in scena le sfumature variopinte di "Inmazes" (debutto su Mascot Records). I quattro danesi mescolano diverse influenze musicali, spaziando dai tempi dispari e martellanti tipici dei Meshuggah a movenze più ponderate che mi hanno ricordato gli ultimi Depeche Mode, ma anche i Katatonia contemporanei. Il loro inizio non è stato proprio esaltante (soprattutto la timbrica melodica di Asger Mygind). Solo dopo i primi due brani, i Vola hanno dimostrato maggiore scioltezza, ampliando l'orizzonte di interesse dei pochi presenti durante l'esibizione.
AGENT FRESCO
Decisamente più numeroso e interessato il pubblico attento alla prova dal vivo dei post rocker AGENT FRESCO, sicuramente più melodici e alternativi rispetto ai succitati Vola. Gli islandesi, pur essento meno aggressivi dei primi, dimostrano una maggiore padronanza del palco, ed è chiaro che l'esperienza accumulata in 8 anni ha avuto un peso determinante. Alcune delle canzoni tratte dai dischi usciti tra il 2008 e il 2015 (l'ultimo fu "Destrier", pubblicato un anno fa) scaldano adeguatamente la temperatura interna della location meneghina, a tal punto da meritare gli applausi calorosi della gente. Tutto si conclude al meglio per questi ragazzi di Reykjavík.
KATATONIA
Un cambio di palco non molto lungo e giunge il momento dei tanto attesi KATATONIA, gli headliner della serata, il cui inizio appare fin da subito intenso ed elettrizzante. L'opener della scaletta è "Last Song Before The Fade", ottava traccia di "The Fall Of Hearts". Gli svedesi si presentano in piena forma e regalano un'esibizione maiuscola ed emozionante, tirando in ballo alcuni dei pezzi cardine della loro discografia, oltre ad aver aperto e chiuso le doverose parentesi dell'ultimo full-length (da brividi il singolo di successo "Serein"), con il pubblico che si esalta durante ogni singola nota cucita dai nostri. Buone le frequenze e la qualità del suono, sebbene l'Alcatraz non sia completamente gremito. A tratti ho trovato un po' troppo alto il volume del rullante di Daniel Moilanen, ma fortunatamente nulla di compromettente. I nuovi Katatonia sono una band affiatata, seducente, e mantenendo l'aura decadente che li caratterizza, sprigionano positività, producendo tante vibrazioni che vanno a scuotere l'anima e il cuore dei fan. Tra tutte le canzoni, spicca l'inaspettata "For My Demons" da "Tonight's Decision" (disco del 1999), accolta con la più grande ovazione della serata. Il frontman Jonas Renkse, con il volto completamente celato dai lunghi capelli, è concentrato ed espressivamente ineccepibile, e lo dimostra in quasi due ore di concerto; la sua voce calda e magnetica non ha deluso le aspettative. Il gruppo di Stoccolma non smette mai di sorprendere, sia sul piano strumentale che su quello prettamente emozionale. Dopo circa un'ora e mezza di energia prodotta, i cinque escono di scena, rientrando dopo pochi secondi per proporre i bis finali tanto richiesti. La tappa milanese del Fallen Hearts Of Europe si chiude tra gioia, stupore, urla impazzite e tanta, tanta soddisfazione.
Il giorno dopo, il silenzio e il viaggio in aereo.
Contatti: katatonia.com
RECENSIONE:
KATATONIA "The Fall Of Hearts" 2016 - Peaceville Records
INTERVISTA:
KATATONIA - "CUORI IN TORMENTO"
VOLA
I primi a presentarsi sul palco sono i giovani VOLA di Copenaghen, gruppo che volenterosamente mette in scena le sfumature variopinte di "Inmazes" (debutto su Mascot Records). I quattro danesi mescolano diverse influenze musicali, spaziando dai tempi dispari e martellanti tipici dei Meshuggah a movenze più ponderate che mi hanno ricordato gli ultimi Depeche Mode, ma anche i Katatonia contemporanei. Il loro inizio non è stato proprio esaltante (soprattutto la timbrica melodica di Asger Mygind). Solo dopo i primi due brani, i Vola hanno dimostrato maggiore scioltezza, ampliando l'orizzonte di interesse dei pochi presenti durante l'esibizione.
AGENT FRESCO
Decisamente più numeroso e interessato il pubblico attento alla prova dal vivo dei post rocker AGENT FRESCO, sicuramente più melodici e alternativi rispetto ai succitati Vola. Gli islandesi, pur essento meno aggressivi dei primi, dimostrano una maggiore padronanza del palco, ed è chiaro che l'esperienza accumulata in 8 anni ha avuto un peso determinante. Alcune delle canzoni tratte dai dischi usciti tra il 2008 e il 2015 (l'ultimo fu "Destrier", pubblicato un anno fa) scaldano adeguatamente la temperatura interna della location meneghina, a tal punto da meritare gli applausi calorosi della gente. Tutto si conclude al meglio per questi ragazzi di Reykjavík.
KATATONIA
Un cambio di palco non molto lungo e giunge il momento dei tanto attesi KATATONIA, gli headliner della serata, il cui inizio appare fin da subito intenso ed elettrizzante. L'opener della scaletta è "Last Song Before The Fade", ottava traccia di "The Fall Of Hearts". Gli svedesi si presentano in piena forma e regalano un'esibizione maiuscola ed emozionante, tirando in ballo alcuni dei pezzi cardine della loro discografia, oltre ad aver aperto e chiuso le doverose parentesi dell'ultimo full-length (da brividi il singolo di successo "Serein"), con il pubblico che si esalta durante ogni singola nota cucita dai nostri. Buone le frequenze e la qualità del suono, sebbene l'Alcatraz non sia completamente gremito. A tratti ho trovato un po' troppo alto il volume del rullante di Daniel Moilanen, ma fortunatamente nulla di compromettente. I nuovi Katatonia sono una band affiatata, seducente, e mantenendo l'aura decadente che li caratterizza, sprigionano positività, producendo tante vibrazioni che vanno a scuotere l'anima e il cuore dei fan. Tra tutte le canzoni, spicca l'inaspettata "For My Demons" da "Tonight's Decision" (disco del 1999), accolta con la più grande ovazione della serata. Il frontman Jonas Renkse, con il volto completamente celato dai lunghi capelli, è concentrato ed espressivamente ineccepibile, e lo dimostra in quasi due ore di concerto; la sua voce calda e magnetica non ha deluso le aspettative. Il gruppo di Stoccolma non smette mai di sorprendere, sia sul piano strumentale che su quello prettamente emozionale. Dopo circa un'ora e mezza di energia prodotta, i cinque escono di scena, rientrando dopo pochi secondi per proporre i bis finali tanto richiesti. La tappa milanese del Fallen Hearts Of Europe si chiude tra gioia, stupore, urla impazzite e tanta, tanta soddisfazione.
Il giorno dopo, il silenzio e il viaggio in aereo.
Contatti: katatonia.com
RECENSIONE:
KATATONIA "The Fall Of Hearts" 2016 - Peaceville Records
INTERVISTA:
KATATONIA - "CUORI IN TORMENTO"