Dopo aver assaporato appieno le potenzialità dei deathster californiani DIPYGUS grazie al precedente "Deathooze" del 2019, ci troviamo oggi di fronte ad un nuovo album che, come da previsioni, serve per certificare il valore indiscutibile di una formazione ben oliata che merita di essere ascoltata senza alcun indugio. Certo, va anche detto che la loro specifica collocazione rimane invariata: zero innovazioni, marciume ovunque. Qui tonnellate di riff dal fetore putrescente si mescolano alle peggiori nefandezze di casa Autopsy. Sì, proprio loro, il primo e più importante punto di riferimento da cui scaturisce l'estremizzazione sonora dei Nostri, andando poi ad aggiungere echi di primi Carcass, Repulsion, Necrophagia, Abscess, The Ravenous, giusto per citare quelli che quasi certamente sono altri nomi su cui puntare, se vogliamo fare riferimento alle "principali fonti d'ispirazione". Pertanto, è tempo di flirtare col metal sgraziato, volgare e purulento di "Bushmeat". La semplicità corre a braccetto con l'efficacia, poiché la vera essenza del puro death metal è qualcosa che non potrà mai e poi mai deludere (a buon intenditor poche parole). E' old school death metal, punto e basta. Se conosci la materia sai cosa ti aspetta. Credo che lo spirito di questa musica rimarrà sempre inalterato, come del resto è accaduto fino ad ora. Avvicinarsi ad un gruppo come i Dipygus equivale a voler sentire qualcuno che ti prenda metaforicamente a calci nel culo, che ti faccia sentire vivo e consapevole di ciò che ami di più. "Bushmeat", come prevedibile, è un'onesta reinterpretazione di schemi ormai consolidati e conosciuti da circa 35 anni, e che non hanno nulla a che vedere con le recenti evoluzioni del settore. Il ritorno discografico di questi ragazzacci statunitensi è un prodotto portato egregiamente a termine, volutamente old fashioned e senza troppe pretese, indicato per i death metaller affezionati alle orride trame sonore imbastite tra la fine degli anni ottanta e l'inizio dei novanta. Io sto dalla loro parte.
Contatti:
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memento-mori.es
Songs:
Ape Sounds, St. Augustine, FL 1896, The Khumjung Scalp, Osteodontokeratic Savagery, Plasmoidal Mass (Slime Mold), BushMeat, Long-Pig Feast, Myiasis in Human Mouth, Ape Sounds II
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Ape Sounds, St. Augustine, FL 1896, The Khumjung Scalp, Osteodontokeratic Savagery, Plasmoidal Mass (Slime Mold), BushMeat, Long-Pig Feast, Myiasis in Human Mouth, Ape Sounds II