martedì 29 dicembre 2020

AKHLYS "Melinoë" - Debemur Morti Productions





Il terzo lavoro degli americani AKHLYS arriva a più di cinque anni di distanza dall'ottimo "The Dreaming I". Se avete avuto modo di ascoltare le loro precedenti pubblicazioni potrete già immaginare su quali coordinate stilistiche si muove il nuovo "Melinoë", anche se con interessanti differenze di produzione e arrangiamenti. Se invece non avete mai sentito nulla di questo terrificante progetto, allora vi basterà sapere che qui l'obiettivo principale è quello di far progredire il black metal partendo dalle ormai solide regole del genere. Stilisticamente sono però distanti da qualunque band tradizionale, riuscendo ad essere convincenti anche nei passaggi prettamente dark ambient. Il suono generato dai Nostri sembra una versione drogata di un ipotetico mix tra Blut Aus Nord, Darkspace, Krypts, Leviathan (Portland, USA), Morgue (Dijon, France): una musica maligna, turbinante e trasversale, a tratti ostile, che punta principalmente all'originalità senza mai cedere a nessun compromesso stilistico. Tale atteggiamento viene confermato da certe scelte ideologiche del principale compositore Naas Alcameth (Nightbringer, Bestia Arcana). Da notare anche un gusto rinnovato per le melodie e gli intrecci di chitarra, ancor più elaborati e accattivanti rispetto a quelli dei già notevoli brani del passato. Come inoltre avrete intuito dal titolo dell'album, le tematiche affrontate dagli Akhlys sono di matrice decisamente mitologica: si parla di Melinoë, la dea ctonia invocata in uno degli Inni Orfici e rappresentata come una ninfa portatrice di incubi e follia. L'incedere di "Melinoë" è simile ad un impetuoso mare in burrasca che inghiotte qualsiasi forma di vita terrestre. Un disco non immediato né di facile assimilazione, perciò affascinante, e perfettamente in linea con le produzioni Debemur Morti Productions. Candidato di diritto ad entrare nella classifica dei migliori album estremi del 2020.

Contatti: 
 
Songs:
Somniloquy, Pnigalion, Succubare, Ephialtes, Incubatio


domenica 13 dicembre 2020

LOOSE NUKES "Cult Leaders" - Mutant Sounds ‎





Nel giro di quattro anni, il progetto texano LOOSE NUKES è riuscito a sbaragliare la concorrenza in ambito hardcore punk, conquistando una credibilità cementata su robuste basi legate tanto alle capacità strumentali nei Nostri, quanto alla riuscita celebrazione di quel sound urgente e vigoroso riconducibile alla vecchia tradizione anni '80. L'ingresso del batterista Frank Faerman (Insect Warfare, Cryptic Void, P.L.F.) nel 2019 ha portato un nuovo pieno di energia nella formazione di Houston. Come già detto poco fa, il debut album "Cult Leaders" ricalca in tutto e per tutto quanto fatto da compagini storiche come Poison Idea e Capitalist Casualties. Ne sarà felice chi non vuole sentire altro che hardcore rivoltoso a base di velocità, divertimento e attitudine genuinamente punk. Il timbro vocale di Mike Grayum aggiunge personalità e potenza ad un disco convincente e formalmente privo di difetti. I sedici pezzi sono brevi e serrati, ma sono sufficienti per trasmettere l'intensità che caratterizza ogni passaggio messo in atto da musicisti vogliosi di scapocciare a destra e a manca per raggiungere un obiettivo comune. Dunque, consiglio l'acquisto di "Cult Leaders" ai fan del genere più nostalgici, che, sono certo, troveranno di che gioire all'ascolto di queste schegge impazzite. E' un modo per incentivare l'approfondimento dell'ultimo EP "Forced Compliance", disponibile dai primi di Agosto. I Loose Nukes si confermano tra i migliori gruppi hardcore punk del 2020, e ve lo dice un grande appassionato del genere. Fidatevi.

Contatti: 
instagram.com/loosenukestx/

Songs:

Death of a Lobbyist, Hollywood is the CIA, Cult Leaders, Remote KKKontrol, Designer Virus, Phantasmagoria, Heresy, Damage Control, MK Ultra, Violent Retribution, Fuck!/Gimme Money, Forever Dilating Eye, La Lengua Negra, Mindrape, Ruination, Endless Parades




giovedì 26 novembre 2020

HELLPACSO "Hellraiser" Prod. by SUNDAY - Autoproduzione





Lo strepitoso HELLPACSO dei DSA Commando, ormai sulla scena da quattordici anni, è il protagonista di questo debutto come solista intitolato Hellraiser. Strepitoso perchè è lui il mattatore durante tutta la durata del disco, regalando una prestazione di assoluto livello e riuscendo a dare nuova linfa ad un genere (il rap) che in Italia, a parte poche eccezioni, ha perso molta della sua credibilità, e nessuno potrà mai convincermi del contrario. Gli fa da spalla l'esperto SUNDAY THRILLER MACHINE, un produttore dal genio straripante e dalla personalità ben definita: basti pensare a tutto ciò che ha saputo produrre e diffondere nei confini nazionali e, soprattutto, oltreoceano (collaborazioni con artisti storici quali Lord Goat dei Non Phixion, Method Man dei Wu Tang Clan, Ill Bill, il progetto Heavy Metal Kings). Colpisce immediatamente il loro modus operandi, severo ma non asfissiante, impetuoso e selvaggio al punto giusto, sempre al riparo da qualsiasi fraintendimento. I testi scritti da Hellpacso si rivelano una discesa agli inferi, un vertiginoso giro della morte a bordo di una montagna russa di rabbia, violenza, tormento, disperazione, disillusione, e lungo una linea di confine tra male (molto) e bene (poco) sempre troppo fumosa e labile. D'altronde la perdita di speranza legata al pessimismo è qualcosa di umano. Hellraiser nasce da un mondo dove le persone considerate "normali" sembrano più marce dei delinquenti, e dove fare qualsiasi cosa giusta ha spesso i contorni di un’azione sbagliata. Un lavoro completo sotto tutti i punti di vista, con arrangiamenti intensi che, spesso, fanno emergere una visione d'insieme simil-cinematografica. Hellpacso e Sunday restano aggrappati con le unghie e con i denti affilati ad un'attitudine coerente e creativa, senza accettare compromessi, lasciando sulla pelle segni sempre più evidenti e profondi. Per questi due ragazzi la musica è l'unica arma necessaria per continuare a lottare ogni fottutissimo giorno. Implacabili.

Contatti: 
dsacommando.com

Songs:
12 AM, Winter in Hell, D'odio e d'Infamia, Hellraiser, Arbeit Macht Frei, Raptor, Children of the Night, Tsunami Surf, Psychiatric Session, Abissi




lunedì 23 novembre 2020

RAGING SPEEDHORN - "A TUTTO GAS"









GLI INGLESI RAGING SPEEDHORN HANNO PUBBLICATO IL NUOVO ALBUM DA POCHE SETTIMANE, MICIDIALE CONCENTRATO DI HARDCORE, STONER E DOOM METAL. "HARD TO KILL" E' UN ALTRO BRILLANTE ESEMPIO DELLA BRAVURA DI UN GRUPPO CHE HA SAPUTO MANTENERE UNA CERTA COERENZA, RIUSCENDO OGNI VOLTA A REALIZZARE UN QUALCOSA DI SIGNIFICATIVO. HO QUINDI INVIATO LORO ALCUNE DOMANDE ESSENZIALI, ALLE QUALI HANNO RISPOSTO VELOCEMENTE LO STORICO BATTERISTA GORDON MORRISON E IL VOCALIST DANIEL COOK (UNO DEI DUE CANTANTI DELLA BAND PROVENIENTE DALLA CITTA' DI CORBY).

Ciao e benvenuti su Son of Flies. Quali sono state le circostanze e le ragioni che hanno portato alla creazione della band? Come siete riusciti a stare insieme per più di due decadi?

Gordon: Onestamente non so come sia potuto accadere, è semplicemente successo. Il nostro scopo principale era quello di essere una band rumorosa e potente, quindi non abbiamo mai suonato per piacere alla gente. Molto spesso la cosa migliore è fare quello che ti piace e se le persone apprezzano, tanto di guadagnato. Bisogna ricordare che siamo stati fermi per ben 7 anni, perciò siamo una band attiva da 15 anni.

Avete pubblicato da poco un altro album fottutamente aggressivo. "Hard To Kill" è un lavoro di forte impatto con numerose influenze provenienti da stili e generi diversi. Pensate che sia il disco che vi rappresenta al meglio?

Dan: Abbiamo tutti una vasta gamma di influenze, dal Funk, Soul, Rock, Metal, Hip Hop, l’Hardcore newyorkese ai Pop bangers degli anni '80. Ecco perché il suono dei Raging Speedhorn rimane piuttosto unico. Non vogliamo seguire le tendenze o una particolare scena musicale. La nostra intenzione è quella di scrivere riff ultra pesanti e poi tutto il resto va da sé. Frank e Gordon sono sempre stati la spina dorsale della band, e questo spiega il motivo per cui "Hard To Kill" possiede quel caratteristico suono Speedhorn che tutti amano. Penso che la nuova formazione abbia aggiunto quel tocco in più che serviva per ampliare la nostra proposta, ma è comunque riuscita a non snaturare quel trademark consolidato ormai da tempo. I nuovi entrati, tra cui io, erano tutti grandi fan della band prima di entrare a farne parte.

Cosa vi ha spinto a comporre la musica racchiusa in "Hard To Kill"? L'ispirazione può arrivare ovunque e in qualunque momento?

Gordon: Le nostre esperienze di vita sono il carburante per alimentare la musica della band. C'è una cosa che non abbiamo potuto fermare: Frank si è ammalato nel periodo in cui è uscito il nostro ultimo lavoro, quindi non sapevamo se avremmo potuto fare un altro disco. Successivamente alcuni membri della band hanno iniziato a lasciare la band. Penso che l'ispirazione sia arrivata in seguito a un periodo non facile e, fortunatamente, siamo riusciti a dimostrare che certe persone si sbagliavano.

Dan: Sono entrato nella band a metà delle registrazioni del nuovo album, infatti la musica mi è stata inviata un paio di settimane prima di entrare in studio per registrare tutte le mie parti vocali. Sono stati quattordici giorni molto intensi, ma al primo ascolto dell'album sono rimasto sbalordito. Il sound è Speedhorn al 100% anche se portato su un livello superiore. Sapevo che dovevo comporre qualcosa di buono e che doveva essere orecchiabile. Inseguire i ritmi delle chitarre sarebbe stato troppo scontato. Anche la voce di Frank era lontana dalla norma, quel ragazzo ha un grandissimo talento e ciò che sta facendo è davvero killer, quindi ero cosciente che anch’io dovevo dare il massimo.

Penso che la title track "Hard To Kill" sia davvero incredibile, e devo ammettere che quel brano ha attirato subito la mia attenzione. Potreste descrivere ciò che è successo durante la realizzazione del video?

Dan:
Con il blocco dovuto alla Pandemia è stato tutto un po’ più difficile. Abbiamo avuto delle ottime idee per i video, che speriamo di realizzare in futuro, ma al momento non è stato possibile a causa di tutte le restrizioni. Il videoclip di "Hard To Kill" era qualcosa che dovevamo fare per poter promuovere l'uscita del disco. È una traccia piuttosto feroce quindi aveva bisogno di un video adatto. Abbiamo utilizzato alcune riprese delle poche prove che siamo stati in grado di fare nel 2020, ma avevamo bisogno di altro materiale per raggiungere un certo impatto. Will Hutchinson si era già occupato del montaggio del nostro primo video per il brano "Snakebite", e questo è accaduto durante il primo lockdown. Devo dire che anche per "Hard To Kill" ha fatto un buon lavoro. Abbiamo deciso, di comune accordo, di utilizzare delle immagini che ritraggono degli incendi automobilistici davvero spettacolari, unendole a quelle delle nostra performance in sala prove. Siamo rimasti soddisfatti del risultato finale considerando tutti i limiti che ci sono stati imposti in quel periodo.

Qual è la cosa che amate di più del music business e, naturalmente, quella che non sopportate.

Dan: Quello che amo: i nostri fan, le menti creative che operano dietro le quinte, fare ciò che ami, andare in tour, vedere posti nuovi, incontrare tante persone fantastiche e folli, guardare la gente mentre impazzisce per quello che stai facendo.

Quello che odio: il lato economico della faccenda, tutti gli stronzi che non lavorano con passione e che, purtroppo, operano solo per soldi o per mettersi in mostra gravando sulle band. Non sopporto quelli che cercano di strappare il cuore ai musicisti per guadagnare soldi velocemente, rovinando tutto il duro lavoro fatto da quelle persone fantastiche che supportano con amore l’industria discografica.

Avete mai avuto pressioni da parte delle etichette discografiche per spingere il suono della band in una direzione più mainstream?

Gordon:
No, non credo che sapessero cosa stavano ottenendo facendoci firmare. Haha

Verrà celebrato il 20° anniversario dell'album di debutto "Raging Speedhorn"?

Gordon:
No, Niente. Se devo essere onesto, non mi piace guardare indietro ai dischi del passato. Ora possiamo avvalerci dei nuovi membri e abbiamo un nuovo disco Killer. Non vediamo l'ora di iniziare a concretizzare delle nuove idee per il prossimo album in studio. Bisogna andare avanti senza guardare indietro.

Bene, grazie per il vostro tempo.

Contatti: 

RAGING SPEEDHORN line up:
Gordon Morrison - Batteria
Frank Regan - Voce
Daniel Cook - Voce
Jim Palmer - Chitarra
Dave Leese - Chitarra
Andy Gilmour - Basso

Recensione:
RAGING SPEEDHORN "Hard To Kill" - 2020


martedì 10 novembre 2020

GELD "Beyond The Floor" - Iron Lung Records | Static Shock Records ‎





Sotto il nome di GELD troviamo un'entità furibonda alimentata dalle gesta di questo gruppo di pazzi provenienti da band altrettanto underground quali Whitehorse, Nuclear Death Terror e Fuil Na Seanchoilleche. La formazione di Melbourne offre un hardcore-punk metallizzato che non lascia scampo, calpestando la faccia dell'ascoltatore con un alto livello di aggressività. Un lavoro molto buono e d'impatto, anche se a volte può risultare ripetitivo, ma tutto è compensato da una grinta superiore a quello che ci si potrebbe aspettare da una realtà catalogata appunto come "hardcore". A due soli anni di distanza dal precedente "Perfect Texture", seguito dall'EP "Soft Power", i Nostri confermano un impeto travolgente mischiato a un lucido controllo delle proprie capacità strumentali. Dodici canzoni che sfoderano l'astio e l'acredine accumulati in questo periodo di silenzio. "Beyond The Floor" è assordante e super intenso, noisy e particolarmente allucinato. Per me è così al 100%. In linea generale direi che ancora una volta i preconcetti sono da accantonare in modo da potersi godere l'irrefrenabile ruggito di un album sporco e grumoso, marchiato a fuoco da un'infinita voglia di distruggere ogni cosa. Se la pensate così, avrete pane duro per i vostri denti. La band c'è eccome. Avanti così Geld.

Contatti: 
instagram.com/staticshockrecords

Songs:
The Floor, Blood Circle, Infrasound, Trench, Wild Bom, Prisoner & Guard, Nocturnal Hand, Red Mist, Invader, Gedankenfleish, Forces At Work , L.O.W.A.G II




venerdì 6 novembre 2020

LORD GOAT - "CONTO ALLA ROVESCIA ALL'ESTINZIONE"








LORD GOAT E' UNO DEI MAGGIORI ESPONENTI DELL'HIP HOP UNDERGROUND: IL SUO CONTRIBUTO AL GENERE E' FONDAMENTALE E IMPRESCINDIBILE. MEMBRO DEI SEMINALI NON PHIXION, IL RAPPER DI NEW YORK E' DIVENTATO UN PUNTO DI RIFERIMENTO IMPORTANTE PER CHI VUOLE APPROCCIARE ALLA MUSICA CON UN CERTO TIPO DI MENTALITA'. STIAMO PARLANDO DI UN TALENTO E PERSONALITA' NON COMUNI. HO DECISO DI CONTATTARLO PER FARMI RACCONTARE IL NUOVO ALBUM SOLISTA "FINAL EXPENSES", INTERAMENTE PRODOTTO DA STU BANGAS.

Hell Gore. Congratulazioni per il tuo nuovo album e grazie per la tua disponibilità. Devo dire che stai facendo un ottimo lavoro, non solo nel movimento hip-hop, ma nella scena musicale in generale. Pensi che la tua musica in qualche modo abbia aiutato le persone o ispirato gli appassionati del genere?

- Penso che la musica sia un'ispirazione per tutti, si presenta solo in varie forme e in momenti diversi per ogni singolo individuo. Se vedi cosa sta succedendo in questo momento, tutti sono bloccati e la maggior parte delle persone sono depresse e incatenate a stati d’animo di merda. La musica è una cura per la depressione e per la maggior parte dei nostri problemi. Per me è stata indispensabile anche quando ero molto più giovane, quindi immagino che di questi tempi funzionerà allo stesso modo per tanta gente. Forse sono diverso da molti altri artisti, ma quando scrivo un album preferisco che le persone siano sintonizzate e concentrate su ciò che stanno ascoltando. Quando ascolto la mia musica è come viaggiare, la mia mente va altrove. E a proposito di ciò che ho scritto, sono certo che le persone ne abbiano più bisogno in questo periodo.

Quest’anno cade il sedicesimo anniversario del tuo album di debutto "The Art Of Dying", uscito nell’ottobre 2004. Come pensi si sia evoluto il tuo stile musicale durante questo lungo periodo di tempo? Lo chiedo anche perché hai iniziato a fare musica negli anni '90.


- Sono dell'idea che l'evoluzione sia una cosa strana, anche perché in questi tempi difficili potrebbe risultare complicato guardare e analizzare l'intera struttura di qualsiasi forma di sistema. Noi umani ci evolviamo ma, personalmente, non sono sicuro di essermi evoluto più del necessario artisticamente parlando, la mia struttura mentale e la mentalità stessa che mi contraddistingue sono qualcosa che ho sempre avuto per gran parte della mia vita. Tutto ciò di cui ho parlato nella musica non è cambiato di molto negli anni, stessa cosa vale per il mio modo di supportare qualcuno. Le persone stanno finalmente raggiungendo quello di cui stiamo parlando. Vent’anni fa non era veramente interessante parlare di quello che sta succedendo nel mondo, sia che si tratti di società segrete o di occulto.

Pensi che il tempo abbia influito in modo positivo sulla tua persona?


- Dipende da come ciascuno la vede. Penso che il tempo abbia influenzato tutti, in un modo o nell'altro. Quando guardi il mondo, molte cose malvagie o ciò che la corruzione ha generato per venticinque o trent'anni, erano già state scritte nei libri, quindi non è come parlare di un nuovo argomento. Solo ora si sta capendo quello di cui si parlava anni fa, ecco perché attualmente tutto ha un senso. Onestamente non so se mi sono evoluto come artista o come persona, penso solo di essere progredito abbastanza da quando avevo dieci anni, ovviamente le cose cambiano però non credo di essere cambiato molto. Nel bene o nel male, io sono sempre me stesso ahah.

Ero preso bene quando ho saputo per la prima volta che Stu Bungas avrebbe prodotto il tuo terzo album. Cosa ti ha spinto a questa scelta? È stata una collaborazione frutto di una solida amicizia?

- Stu Bangas ha fatto le sue cose nella scena underground per diversi anni, e devo dire che siamo stati felici di collaborare. Ho sempre osservato il suo lavoro dall'esterno considerandolo un produttore di grande talento. Siamo diventati amici in un secondo momento. Purtroppo non ci sono molti ragazzi che capiscono il suo approccio alla musica o persone che sono in grado di capire perché certe cose suonano in un certo modo. Ha un suono unico e, ovviamente, molto brutale. E’ riconoscibile.

Quali sono i temi di "Final Expenses”? Com'è nato l'artwork dell'album?

- Inizialmente l’idea per il tema principale di "Final Expenses” era leggermente diversa, ma quando è iniziata l'intera pandemia, quando tutta la gente iniziò a farsi prendere dal panico, a New York c'erano 1500 persone che morivano ogni giorno e, onestamente, pensavo che sarei morto anch’io. Immaginavo che sarei morto per una tragica sfortuna. Il titolo del disco è stato scelto nel caso in cui io sarei morto. Tutti erano molto spaventati, eppure a un certo punto ho pensato che non me ne fregava un cazzo, anche perché ne ho passate abbastanza nella mia vita, e quindi nemmeno questo mi avrebbe ucciso. Ho deciso comunque di utilizzare il titolo "Final Expenses”... nel caso in cui... haha

In "Final Expenses” non ci sono temi o concetti principali, ma allo stesso tempo è una specie di concept album, una sorta di contenitore in cui è racchiuso tutto ciò che sta accadendo nella società odierna e forse ciò che accadrà nell'aldilà, o probabilmente tra trent'anni. Il modo di comunicare, interagire e relazionarsi cambierà in futuro, e lo stiamo vedendo già oggi.

L'artwork per "Final Expenses” è stato creato da un gentiluomo del nord dello stato di New York, e per qualche sua ragione ha scelto di rimanere anonimo. Ero stranito da questa sua decisione e gli ho chiesto perché. Lui ha detto che non vuole stare sotto i riflettori del pubblico, non vuole ricevere nessuna particolare attenzione, e ha rifiutato qualsiasi “credit”. E' un ragazzo eccezionale e la sua fantastica opera d'arte ha catturato quello che volevo ottenere, quindi gli sono molto grato.

Quando hai deciso di coinvolgere Gorilla Nems, Blizz from Juice, Recognize Ali, Vinnie Paz, Ill Bill e Apathy? Da dove arriva questa decisione?

- Beh, io sono abbastanza rilassato con tutti loro. Per mia scelta non lavoro mai con persone false, losche, o con artisti con cui non ho nessun tipo di relazione. Rispetto i musicisti che ho deciso di coinvolgere, soprattutto musicalmente e liricamente. Sono fan di tutto il loro materiale. Blizz è un artista della mia etichetta, sto producendo il suo disco ed è quasi finito. Io e Ali stiamo lavorando a un nuovo progetto che uscirà tra pochi mesi.

Da dove nasce la rabbia racchiusa nella tua musica? Come controllare e canalizzare in modo utile la rabbia per influenzare un cambiamento?

- Dipende dalla tua situazione personale. Se cresci a New York in uno dei cinque distretti e sei indigente e povero, crescerai estremamente arrabbiato, specialmente se frequenti bambini che hanno molti soldi e che vivono in case molto costose insieme a genitori che usufruiscono di un doppio reddito. Quando si cresce poveri, soprattutto a New York, è normale essere arrabbiati e infelici, e ovviamente estremamente depressi. Nessuno vorrebbe vivere senza soldi, è solo una situazione sfortunata su cui non si può avere il controllo. Sono cresciuto con bambini che vivevano in delle grandi ville e avevano a disposizione milioni di dollari, anche questo è stato difficile da affrontare, a maggior ragione se sei povero e senza un cortile, una piscina e una macchina. Tutte queste cose creano una tensione violenta dentro di te, puoi cercare di combatterla per tutta la vita oppure semplicemente fare il possibile per rendere migliore la tua esistenza. Alcune persone sembrano davvero essere più fortunate di altre.

Perché hai deciso di pubblicare "Coffin Syrup" via Supercoven Records/Smoke On Records?

- “Coffin Surup” è un mix tape uscito anni fa, ma non mi piaceva la vecchia produzione perché alcune cose risultavano incasinate. Ho sempre voluto provare a sistemare quel materiale in modo che le persone potessero gustarlo per bene, anche se di fondo rimane un mixtape grezzo. Ad un certo punto ho desiderato una versione su vinile, ecco perché ho deciso di affidare il lavoro alla Smoke On Records. È una versione molto più professionale di quella che gira su YouTube o su un qualsiasi “sito spazzatura”. Anni fa alcune persone vendevano alcuni “Fake CD” con quelle canzoni, quindi, come dicevo poco fa, ho voluto ottenere una release ufficiale in modo che le persone potessero rimanere soddisfatte di ciò che ho creato in passato.

Chi è stata la tua più grande ispirazione come musicista? Hai mai sentito il bisogno di seguire una particolare direzione musicale?

- Ho ascoltato di tutto da quando avevo cinque anni. Dopo che mio padre è venuto a mancare, ho iniziato ad ascoltare i suoi dischi, quelli di artisti come come Syd Barrett, ABBA, Blondie e cose del genere. Ero molto giovane quando l'hip-hop ha iniziato a diventare popolare con il brano “Rapper’s Deligth”. Quello della Sugarhill Gang è uno dei primi dischi rap che ho ascoltato quando ero molto piccolo. Ricordo ancora la volta che chiesi a mia madre di portarmi al centro commerciale per poter comprare quel disco. Ai tempi era molto strano perché non vedevi nessuno che non fosse nero nel circuito musicale, ed era altrettanto strano vedere un bambino bianco di sette anni andare al centro commerciale e comprare il vinile del singolo “Rapper’s Deligth”. Ovviamente sono tornato a casa e ho memorizzato tutto il testo. Ogni volta che andavo a scuola cantavo quella canzone e da allora ho praticamente iniziato a rappare, anche se in quel periodo lo facevo solo per me stesso, come fosse un segreto. Ho sempre ascoltato tanti tipi di musica senza pregiudizi, anche perché volevo mantenere un preciso approccio all’ascolto, approfondendo musica di qualità, e non mi importava se si trattava di colonne sonore, heavy metal, prog estremamente raro o jazz. Sono un vero musicista, nel senso che non mi limito a trarre delle conclusioni in maniera affrettata, suono altri strumenti e riesco a comporre delle canzoni. Sfortunatamente molti rapper non sono molto musicali nel loro stile e, paradossalmente, non conoscono la storia della musica oltre all’hip-hop/rap.

Quando ero più giovane volevo suonare in una band per imbracciare il basso o la chitarra, anche se ai tempi stavo solo cercando di fare qualcosa di molto malvagio. L'heavy metal è sempre stato vicino al mio cuore proprio perché è molto simile alla musica rap, è un genere dannatamente aggressivo che proviene dal cuore e, solitamente, da un luogo dove il dolore si alimenta. Ho sempre ascoltato il metal come i Blondie e il pop più strano, ovviamente la maggior parte dei miei gusti sono estremamente aggressivi, ma devo anche dire che tante persone probabilmente non hanno mai sentito parlare di ciò che ascolto davvero.

Perché hai cambiato il nome più volte nel corso della tua carriera? Agli inizi eri conosciuto come Goretex, poi Gore Elohim e successivamente Lord Goat.

- Per chi non lo sapesse, nel 2007 sono stato contattato dall'avvocato dell'azienda Gore-Tex. Sicuramente qualcuno ha informato l'azienda riguardo la mia persona, anche perché non avrebbero mai potuto sapere chi fossi. Sì.. sono un pezzo di merda, e comunque penso che tutti sappiano chi l'abbia potuto dire ahah. Essere inseguito da tutti quegli avvocati mi ha provocato un forte mal di testa. Non potevo più usare la parola Goretex. Il motivo? Era legalmente protetta da copyright dal 1972, il che è fottutamente ridicolo perché ci sono 1000 band metal con la stessa parola o con nomi presi in prestito da altre fonti, quindi non ha senso, ma il loro scopo era quello di cercarmi, farmi sentire il loro respiro dietro il collo, come se fossi il nemico pubblico numero uno. Quindi ho detto fanculo e ho deciso di cambiarlo. È ridicolo continuare a modificare il proprio nome, ma a questo punto non mi interessa nemmeno più. Se le persone sono interessate a me e vogliono seguire la mia musica, immagino che possono farlo a prescindere dai diversi nomi. Ovviamente non dipende da me, però che cazzo posso fare?!?! Non so se alle persone piace il mio nuovo nome, non posso saperlo, e forse alcuni di questi giovani rapper sono degli “odiatori”. Probabilmente molti non sanno che sono io ahah. Avranno detto: chi cazzo è questo tizio che suona come Goretex?

Qual è stato il primo album hip hop che hai comprato e che ha avuto un forte effetto su di te? E quali sono i tuoi dischi preferiti (hip hop e metal) di tutti i tempi? Dieci titoli già basterebbero a far capire il tuo background.


- Come ho detto prima, il primo disco rap che ho comprato è stato “Rapper’s Delight” della Sugarhill Gang, ai tempi il brano più trasmesso in radio, e penso che abbia venduto circa quattro milioni di copie. Era l'inizio di qualcosa di grande nel paese. Le cose stavano cambiando, i bambini bianchi ascoltavano musica hip-hop e si vestivano con Adidas e grossi lacci, giorno per giorno tutto iniziava a diventare meno underground e più popolare. Arrivarono i primi film e i documentari sull'argomento, l'hip-hop era persino nelle riviste e cose del genere, quindi stava diventando decisamente più popolare. Nel 1983 l'hip-hop a New York era diventato un fenomeno enorme.

Il rapper Rakim è stata la mia più grande influenza come scrittore. Ho conosciuto lui ed Eric quando sono venuti al centro commerciale Kings Plaza, a Brooklyn nel 1989. Ai tempi ero un ragazzino, ma quel giorno stavo andando fuori di testa perché Rakim era il mio idolo. Sono entrato in quel posto e ho comprato un pezzo di carta e una penna in modo da poter ottenere il suo autografo. Infatti, subito dopo sono andato da lui ed è stato molto, molto gentile. Ha firmato il mio foglio e mi ha chiesto cosa volevo fare nella vita, gli ho detto che ero un rapper agli inizi e che lo consideravo il migliore di tutti, ahah. Sfortunatamente Eric B era un pezzo di merda. Io avevo forse tredici anni, ma lui era un vero stronzo. Mi sono avvicinato e gli ho detto “ehi, come va?”. Solo per essere gentile, ma Eric mi ha guardato e non ha detto una parola, mi ha semplicemente ignorato e mi ha dato un'occhiataccia. Comunque sono abbastanza sicuro che odia i bianchi.

Com'è cambiata la percezione della musica rap?

- Sfortunatamente la maggior parte della musica rap di oggi è spazzatura, e c'è una grande differenza tra la cultura rap e quella hip-hop. I video trasmessi da MTV sono orribili, veramente orribili, quella musica è creata appositamente per i ragazzi di quindici anni, non è musica per adulti, ed è solo un modo davvero orribile di presentare certe sonorità alla società, non è vera musica se ascolti attentamente, è solo un fottuto rumore di merda. Ovviamente, ci sono molte nuove uscite che sono buone e molto brutali, nomi come Conway e Benny. Quindi l'hip-hop non è spacciato, in realtà è molto forte, e anche la scena underground è in ottima salute e non è più considerata tanto di nicchia. Vedremo cosa succederà. Tutto riguarda la “demografia” e ciò che le aziende stanno cercando di vendere ai ragazzini di oggi, ma noi non siamo più bambini di quindici anni, perciò non abbiamo bisogno di MTV e di certe stronzate per andare avanti. Quelle corporazioni sono spazzatura e non hanno niente a che fare con la vera musica, inoltre MTV non riproduce video da vent'anni. Per farla breve, quello che facciamo noi è molto molto diverso, è “underground”, e se penso al significato di questa parola in maniera tradizionale, penso di essere l'artista più underground in questa esistenza ahah.

Qual è la tua opinione sulle elezioni presidenziali degli Stati Uniti previste per martedì 3 novembre 2020? Cosa dovrebbe aspettarsi il mondo se Joe Biden diventasse presidente? Oggi, non importa più chiedersi per chi diavolo votare o in cosa credere, tutti sono davvero arrabbiati per qualcosa al punto da voler scendere in piazza.

- L'intera faccenda politica in questo paese è un fottuto incubo, ed è molto difficile da spiegare a qualcuno che non conosce la situazione americana. Tutto è pianificato e programmato per il fallimento e devo dire che l'America si sta trasformando nella Germania nazista del 1938. Non so se qualcuno di voi abbia mai visto il film THX 1138 ("L’uomo che fuggì dal futuro"), ma consiglio a tutti di guardarlo perché è in quella direzione che sta andando il futuro. Lo scrittore George Orwell disse che il futuro sarà come un grande stivale che schiaccerà la nostra testa. Quindi, pensando al futuro, sono molto preoccupato, e non penso che l’umanità possa durare nel tempo. Guarda il modo in cui la natura sta cambiando durante lo scorrere delle stagioni, niente ha più senso, i ghiacciai si stanno sciogliendo, gli orsi polari stanno morendo, la natura ci sta voltando le spalle e penso che la terra stia cercando di sbarazzarsi di noi. Molte delle violenze e delle rivolte in questo paese sono iniziate a causa di George Soros, un miliardario statunitense coinvolto in cose molto brutte e disgustose, un uomo capace di investire milioni e milioni di dollari per molta violenza e per la distruzione della proprietà privata. Ogni cosa è stata organizzata perfettamente affinché le persone potessero abboccare all’esca, e così avvenne. Tutto questo doveva accadere, ed era stato scritto sia nei libri del 1989 che in altri volumi più vecchi. Il 2020 venne classificato come l'anno in cui avremmo tutti preso un virus, infatti la pandemia si sta verificando velocemente, ed è chiaro che gli eventi stanno già andando secondo il loro piano.

Non ho una buona opinione sul futuro perché se apri gli occhi puoi vedere cosa sta succedendo. Non ti permettono di vedere tua nonna che sta morendo in ospedale a causa di un falso virus di merda, ma stranamente non ci sono problemi quando trecento persone si riuniscono per una rivolta, una riunione o per qualsiasi cosa riguardante la politica. Davvero assurdo! Non puoi visitare i tuoi genitori morenti in ospedale, costretti a morire da soli e abbandonati a loro stessi. Questa gente ha distrutto l'educazione dei bambini, strappandoli dalla scuola e obbligandoli all'apprendimento a distanza su stupidi computer del cazzo. Tutto ciò non può funzionare, ecco perché stanno distruggendo il paese. Ovviamente, era tutto pianificato per farlo durare nel tempo e per molti anni.

L'avresti mai immaginato di rimanere nel mondo della musica per così tanto tempo? Come sarà il tuo futuro?

- È difficile dire cosa accadrà in futuro. Personalmente non ho un'opinione positiva su tutto, ma spero che le persone possano stare bene. Credo che questo sia solo l'inizio della fine e, come ho detto precedentemente, attualmente ogni cosa fa parte di “un piano ben congegnato” che può durare per tempi molto lunghi. Potrebbe succedere di tutto in futuro. Ora, guardiamoci intorno, tutto è un fottuto robot o un computer. Consiglio a tutti di fare ricerche approfondite sui meticci e sugli extraterrestri, è molto importante capire cosa potrebbe accadere nei prossimi vent'anni. Non lasciate che vi dicano che siete dei teorici della cospirazione o dei pazzi, questo è molto importante. Loro vogliono far credere alle persone che sono pazze, in modo che non capiscano cosa sta realmente accadendo sul nostro pianeta. Ora il tempo è molto importante per istruirsi.

Chi è il tuo migliore amico?


- I miei migliori amici sono mia figlia, mio figlio e Vanessa.

Ti lascio l'ultima parola se vuoi salutare i tuoi sostenitori italiani. Gore, grazie mille per il tuo tempo.

- Un ringraziamento speciale a tutti i miei fan e sostenitori italiani. Ho sempre avuto un forte legame con l'Italia e con le persone italiane, fin da quando ho iniziato a rappare e viaggiare. E' stata un'esperienza intensa che ha segnato il mio cuore. Anche la mia fidanzata è italiana quindi per me è davvero singolare pensare all'Italia, e credo di avere un legame un po' più forte rispetto alla media. Voglio solo ringraziare tutti per aver supportato la mia musica, in modo tale da mantenere vivo l'interesse. In futuro pubblicherò nuovo materiale e non mi fermerò finché non mi uccideranno. Ahah.

Contatti: 
brutalmusic.org

Membri:
Lord Goat / Stu Bangas

Recensione: 
LORD GOAT & STU BANGAS "Final Expenses" (2020) - Supercoven | Brutal Music






giovedì 29 ottobre 2020

LORD GOAT & STU BANGAS "Final Expenses" - Supercoven | Brutal Music





Per molti l'attesa di questo disco si era fatta addirittura spasmodica. In fondo LORD GOAT, conosciuto anche come Goretex e Gore Elohim, non ha mai sbagliato un colpo nel corso della sua carriera solista. Anticipato dal singolo "Devious", pubblicato nel maggio del 2020, "Final Expenses" conserva le caratteristiche classiche e ineccepibili del leggendario MC newyorkese noto per essere un membro del seminale quartetto underground Non Phixion. Il nuovo capitolo discografico, costruito con l'appoggio dell'esperto STU BANGAS (produttore hip-hop che ha realizzato pezzi iconici per personaggi di spessore quali Vinnie Paz, Jedi Mind Tricks, Army of the Pharaohs, Ill Bill, Celph Titled, Apathy...), non fa altro che ribadire la notevole coerenza del suo linguaggio lirico, sonoro e visuale. L'operato dei due artisti statunitensi assume un ruolo di prim'ordine all'interno di un movimento che tiene fede a quelle che sono regole ben precise e con queste canzoni, più che rivendicare la ciclicità di certe sonorità di nicchia, ne sanciscono l'ottimo stato di salute e decretano indirettamente chi può essere annoverato tra i migliori fuoriclasse. Materiale potentissimo, scritto con grande criterio, così da raggiungere picchi di intensità notevoli. Un album che rispecchia una logica ferrea, in pieno fermento, valorizzato da dinamiche perfettamente bilanciate da quel mix di background e oscurità che, stilisticamente parlando, convince a pieno e senza controindicazioni. Una mentalità blindata, potentemente armata e corazzata, destinata a rinforzare quello sguardo fisso sulla vita che ha il sapore del ferro arruginito, e quell'istinto che riesce a fare la differenza. A dar man forte a Lord Goat e Stu Bangas, ci sono Gorilla Nems, Blizz from Juice, Recognize Ali, oltre ai succitati Vinnie Paz, Ill Bill e Apathy. Nove canzoni: nove proiettili. Il futuro è ora!

Contatti: 
brutalmusic.org

Songs:
Red Asphalt, Infernal Majesty (featuring Vinnie Paz), Devious, Mystics in Bali (featuring ILL BILL), ACG (featuring Gorilla Nems), Live from Mexico (featuring ILL BILL and Blizz from Juice), The Neighborhood (featuring Apathy), John Stamos, Glass Onion (featuring Recognize Ali)




martedì 27 ottobre 2020

CRIPPLED BLACK PHOENIX "Ellengæst" - Season of Mist





I britannici CRIPPLED BLACK PHOENIX si approcciano a "Ellengæst" con un tipo di scrittura particolarmente organizzata ma sfuggente a qualsiasi etichetta o definizione, che riserva continui colpi di scena tra tensione e rilascio, suspense e contaminazioni stravaganti. E come uscirne segnati se non attraverso un totale coinvolgimento? L'unica cosa che si deve fare per entrare in sintonia con questo disco è abbandonarsi alla sua corrente fluviale, fino all'ultimo spasimo. La poetica in "Ellengæst" è un terzo occhio complice dello stile estroso del gruppo, una sorta di messa a fuoco sull'incomprensibile mondo attuale tramite cui siamo noi stessi spettatori e protagonisti diretti del vortice di contraddizioni che mettono a dura prova l'equilibrio e l'identità dell'uomo contemporaneo. E non a caso il concept dell'album si focalizza sull’homo duplex: il dualismo della natura umana, un’ambivalenza che si genera dalla mancanza di coscienza che l’individuo ha di sé. Il songwriting dei Crippled Black Phoenix ha una veste ampia e particolareggiata: più calda quando le luci si posano sui ritmi lenti e sulle atmosfere più cupe e riflessive, e invece più fredda, tendente ai toni del blu, quando si tratta di innalzare le componenti dilatate e stranianti. Il valore di "Ellengæst" viene caratterizzandosi dalla presenza di una scissione interna, la quale, presentandosi mediante varie sfaccettature e con peculiarità molteplici, arriva poi a determinare il sound insolito propriamente inteso, a cavallo tra rock, post-rock, dark, folk, progressive, una (quasi) psichedelia minimale e il doom metal. Ogni ospite presente sul nuovo full-length imprime il segno della sua personalità, chiara e ben definita. Fa un certo effetto ascoltare le voci di nomi illustri come Vincent Cavanagh (Anathema), Kristian ”Gaahl” Espedal (Gaahl’s Wyrd, ex-Gorgoroth), Eber (Laibach), Ryan Patterson (Fotocrime), Jonas Hultén (Tribulation), Suzie Stapleton. "Ellengæst" è il risultato di un sapiente lavoro di composizione, arrangiamento, esecuzione. Il grado di maestria raggiunto dai Nostri è un elemento chiave per saggiare il peso della loro immensa arte. Candidato di diritto ad entrare nella lista delle migliori uscite discografiche del 2020.

Contatti: 
instagram.com/cbp_444

Songs:

House Of Fools, Lost, In The Night, Cry Of Love, Everything I Say, (-), The Invisible Past, She’s In Parties


sabato 24 ottobre 2020

RAGING SPEEDHORN "Hard To Kill" - Red Weed Records





Figli bastardi di una scena britannica tutta acceleratore a tavoletta e pneumatici in fiamme, i RAGING SPEEDHORN vanno a creare un sound nervoso e adrenalinico che fonde stoner, hardcore e doom metal in maniera convincente, liberando un'energia contagiosa per l'intera durata del disco. È difficile criticare un gruppo come questo, poiché fa esattamente quello che si era prefissato di fare. Il nuovo "Hard To Kill" può sembrare un lavoro scontato, ma in realtà non lo è. In effetti è incredibilmente divertente, mostrando di saper anche picchiare duro nei suoi puntuali rallentamenti. Sicuramente, l'omonimo singolo fa da perno alla quasi totalità dei pezzi. Tutto ciò significa che non ci sono mezze misure per i Raging Speedhorn: la loro musica è un motore ben oliato che trasuda pericolo, pronto a ringhiare in qualsiasi momento. Davvero azzeccata la scelta di affiancare a Frank Regan l'altro vocalist Dan Cook, subentrato a John Laughlin dopo la sua separazione dalla band. Le due voci si amalgamano in maniera eccellente, per spazzare via ogni dubbio sulla capacità di far male. "Hard To Kill" è stato ideato per essere gustato tutto d'un fiato, trascinandoci in un vortice precipitoso, perché quello che conta è tagliare il traguardo più velocemente degli avversari. Sono trascorsi vent'anni dal debutto uscito per ZTT Records/ Green Island Records, e da quel momento questi ragazzi provenienti dalla città di Corby ne hanno fatta di strada. L'impegno e la passione vengono sempre premiati se perseguiti con costante dedizione.

Contatti: 

Songs:
Snakebite, Doom Machine, Spitfire, Hard to Kill, Hammerdown, Hand of God, Brutality, The Beast, Children of the Revolution (T-Rex cover)


giovedì 22 ottobre 2020

THROANE "Une balle dans le pied" - Debemur Morti Productions





Nella geniale e perturbante dimensione sonora di Dehn Sora nulla è lasciato al caso. Accade sia per i THROANE che per il suo progetto drone/dark ambient denominato Treha Sektori. Ogni oscura pennellata è giustapposta su una grande tela il cui scopo è certamente quello di sconvolgere e, solo dopo un'attenta e approfondita analisi, cercare di comprendere i dettagli in essa insiti. Nel linguaggio musicale eretto dall'artista francese ne "Une balle dans le pied" infatti c’è posto per l’inspiegabile, per il terrificante, per qualcosa di più grande di noi. Come avvenuto durante l'ascolto di "Derrière-nous, la lumière" (2016) e "Plus une main à mordre" (2017), anche qui siamo lasciati soli con tutti i nostri turbamenti, e il sipario aperto presente nella sua realtà decadente e violenta serve solo a metterci dinanzi alla nostra essenza buia, e al contempo a ricordarci che nessuno ci porgerà la mano. Abbracciare il dolore (che sia quello tangibile o inviolabile), per succhiare linfa creativa, è per lui un’esperienza catartica ma ineludibile: è questo uno dei punti chiave della trama dell'EP, e si può dire lo stesso dei due precedenti album. Rispetto ai lavori passati, l'intuizione del Dehn Sora compositore si fa più labirintica, a tal punto da far emergere un’ulteriore evoluzione della propria scrittura, caratterizzata da una forza dirompente. Un’opera ipnotica che, in soli tredici minuti, mira costantemente a mettere a disagio l'ascoltatore, nella quale il respiro stesso del musicista è una presenza minacciosa. Throane cambia le regole del black metal per ricordarci che la riflessione sui mali dell'uomo non avrà mai fine. Uno dei più straordinari talenti degli ultimi decenni.

Contatti: 
dehnsora.portfoliobox.me 

Songs:
Une balle dans le pied


mercoledì 21 ottobre 2020

BENEDICTION "Scriptures" - Nuclear Blast





"Scriptures", il nuovo capitolo discografico dei BENEDICTION, vede il combo di Birmingham tornare in scena con la grinta e la determinazione di sempre, ma con una tracklist che per molti versi fa respirare quell'odore di zolfo tipico degli anni '90. Dopo dodici anni di attesa, la formula è rimasta la stessa: un estremismo sonoro vecchio stampo capace di trascinare ed evocare l'essenza di un certo tipo di death metal. Il ritorno dello storico frontman Dave Ingram ha sicuramente giovato alla band britannica, e lo si percepisce eccome sin dal primo ascolto delle dodici canzoni. Manifesto di questo nuovo ricongiungimento è sicuramente un ottimo brano come "Rabid Carnality", in cui i Benediction dimostrano di essere rimasti fedeli alla linea di quel trademark da loro ben rappresentato nel corso di una carriera iniziata nel lontano 1989. Infatti, i Nostri non hanno mai puntato tutto su tecnica e complessità, eppure, come molti numi tutelari del panorama metal, hanno cercato di rivendicare le radici europee lavorando duro e rimanendo ancorati a quello che meglio li rappresenta, ne è la riprova la terremotante "Stormcrow", come anche "Iterations of I", "Embrace the Kill", "The Blight at the End". Carta vincente dell'intero "Scriptures" è, dunque, la sua naturale immediatezza e dinamicità, aspetti della proposta dei Benediction certamente rassicuranti. Una prova di grande potenza, persino superiore alle aspettative. L'acquisto è d'obbligo.

Contatti:
 
benedictionband.bigcartel.com 

Songs:
Iterations of I, Scriptures In Scarlet, The Crooked Man, Stormcrow, Progenitors Of A New Paradigm, Rabid Carnality, In Our Hands, The Scars, Tear Off These Wings, Embrace The Kill, Neverwhen, The Blight At The End, We Are Legion






sabato 17 ottobre 2020

CAGED "Stricken by Continuance" - Transylvanian Tapes





Dall'America arriva all'esordio una band che ha deciso di gustare appieno la pesantezza dello sludge/doom, dimostrandosi pronta a competere con molte giovani realtà attive nella scena. Nel loro modo di concepire musica sanno anche miscelare toni che ricalcano fedelmente la robusta crudezza tipica del death metal d'annata. I ragazzi hanno grinta e sanno certamente suonare i due generi in questione, ma durante l'ascolto si fa strada qualche "però", a causa di certe soluzioni un po' troppo derivative. Ad ogni modo, resta il fatto che I CAGED non perdono nulla in termini di impatto, ne danno prova in questi trentuno minuti abbondanti dell'EP. Due delle composizioni, "Demolished by Neglect" e "Cains Letter to the Flood", contengono alcune delle poche accelerazioni di "Stricken by Continuance", e il contrasto con le parti lente colpisce il bersaglio a ripetizione, nonostante non ci sia nulla di nuovo nel corpo della scrittura e delle idee. Il guitar work di Ryan Manley (ex-Black Urn) si assesta su livelli qualitativi adeguati, cercando sempre l'intensità e la concretezza. Un'uscita non certo imperdibile, eppure la formazione di Philadelphia merita un attento ascolto. Speriamo che l'ispirazione rimanga viva nel prossimo futuro.

Contatti: 
instagram.com/cageddoom 

Songs:
Demolished by Neglect, Cains Letter to the Flood, The Concrete That Encased The Rose, Unearthed From Heavens Carrion Pastures


mercoledì 14 ottobre 2020

LIK - "VIAGGIO NEL DOLORE"








IL SOUND DEVASTANTE DEI LIK VOLGE LO SGUARDO A RITROSO AGLI ANNI '90, QUANDO IL DEATH METAL SVEDESE ANDAVA IMPONENDOSI ALL'ATTENZIONE DI PUBBLICO E CRITICA, UN TRADEMARK CHE HA LASCIATO UN SEGNO INDELEBILE NEL CUORE DEI DEATH METALLER PIU' ATTEMPATI. ORA, A DISTANZA DI TRE DECADI, QUESTI MUSICISTI SVEDESI DECIDONO DI RIMANERE SULLA STESSA ROTTA PER TENERE FEDE AD UN GENERE CHE RESISTE NEL CORSO DEGLI ANNI GRAZIE AD UNA SUCCESSIONE DI ALBUM PARTICOLARMENTE INTERESSANTI, A PARTIRE DAL PRIMO, "MASS FUNERAL EVOCATION" USCITO NEL 2015. LA LORO ULTIMA FATICA, "MISANTHROPIC BREED", CONFERMA UNO SPESSORE ARTISTICO NON COMUNE NELLA SCENA ESTREMA. HO SCAMBIATO QUATTRO CHIACCHIERE CON IL BATTERISTA CHRIS BARKENSJO.

Ciao Chris. E' un piacere averti qui su Son of Flies webzine. Spero che tu stia bene, considerando i tempi difficili che stiamo attraversando. Cosa hai combinato in questi ultimi giorni?

- Grazie a te per l'intervista. Non c'è niente di speciale o di eccitante in questo periodo, vivo la mia vita quotidiana.

E' da poco uscito il vostro secondo album "Misanthropic Breed". Sei soddisfatto del risultato ottenuto in fase compositiva ed esecutiva? Da dove siete partiti per la realizzazione dei nuovi brani?

- Il nostro approccio è molto semplice. Thomas Åkvik crea le sue demo con idee e canzoni abbozzate e subito dopo cerchiamo di inserire altri riff in modo da adattarli perfettamente ad ogni brano proposto. Chiaramente in un secondo momento iniziamo a jammare assieme e ad accumulare il materiale migliore utile per completare il tutto. I testi vengono scritti nel momento in cui le canzoni cominciano a prendere forma. Quando ci sentiamo pronti non facciamo altro che prenotare uno studio per dare il via alle sessioni di registrazione. Diciamo che è un processo rapito, né più né meno.

Anche se la vostra musica è simile a quella di altre death metal bands svedesi della vecchia scuola, riuscite comunque a inserire altre influenze senza perdere di vista l'impatto. E' difficile mantenere il giusto equilibrio tra i vecchi e i nuovi elementi che caratterizzano il death metal?

- Noi suoniamo la nostra musica e devo dire che non è difficile da realizzare. Abbiamo la fortuna di lavorare con Lawrence Mackrory (Obey Mastering), lui sa bene come deve suonare un disco dei Lik. Non siamo cambiati nel corso degli anni, ma siamo sicuramente migliorati di album in album. Lawrence è un professionista perciò possiamo stare tranquilli. La nostra visione ruota intorno all'old school death metal. E, per quanto ci riguarda, è una cosa seria.

Se andiamo a confrontare i diversi elementi (vecchi e nuovi) che caratterizzano il sound death metal odierno, secondo te cosa è veramente cambiato e cosa è rimasto inalterato in tutti questi anni, sia in termini di band che di trademark?


- Noi restiamo fedeli al nostro suono e a quello del death metal. Non stiamo re-inventando nulla, quindi nulla di originale o particolarmente innovativo. Con questa band non vogliamo suonare altro, dobbiamo solo canalizzare le nostre influenze nei brani, e il gioco è fatto.

Credi che il nuovo album abbia portato la vostra band su un livello superiore?

- Spero che potremo salire di qualche gradino sulla scala del death metal. Vediamo cosa succederà quando questa fottuta pandemia se ne sarà andata, se mai accadrà. Da quando è uscito "Misanthropic Breed" ho notato più attenzione nei nostri confronti, sia sui social media che dalle Zines e trasmissioni radio diffuse via Internet, quindi credo che i Lik stiano facendo la differenza nella scena.

La vostra percezione di "Misanthropic Breed" può avvicinarsi a quella del pubblico?

- Siamo molto orgogliosi di "Misanthropic Breed", e devo dire che finora parecchie persone stanno apprezzando il disco. Quindi va tutto bene!

Vorresti aggiungere qualcos’altro per concludere l'intervista?

- Grazie per l’interesse nei confronti della nostra band e rimanete al sicuro. Comprate l’album e speriamo di vederci presto da un palco all’altro.

Contatti: 
 instagram.com/lik_official

LIK lineup:
Chris Barkensjö - Batteria
Niklas "Nille" Sandin - Chitarra
Tomas Åkvik - Voce, Chitarra
Joakim "Myre" Antman - Basso

Foto della band:
Mathias Blom (Happy Creative)

Recensione: 

martedì 13 ottobre 2020

INCANTATION - "AL MALE NON C'E' MAI FINE"








A TRE ANNI ESATTI DALL'USCITA DI 'PROFANE NEXUS', TORNANO GLI STORICI DEATHSTER INCANTATION CON UN ALBUM "DIVERSO" COME 'SECT OF VILE DIVINITIES'. NON NEL SENSO MUSICALE DEL TERMINE, MA PER IL GRANDE CARICO DI INTENSITA' CHE SI PORTA APPRESSO. QUESTO, QUASI INEVITABILMENTE, HA COINCISO CON UN NETTO MIGLIORAMENTO SUL PIANO COMPOSITIVO SENZA PERO' SNATURARE IL PROPRIO TRADEMARK. MIEI INTERLOCUTORI SONO STATI JOHN E CHUCK, RISPETTIVAMENTE CANTANTE/CHITARRISTA E BASSISTA DELLA BAND AMERICANA.

Se c'è una band storica che per più di trent'anni ha condotto un percorso artistico lungo i meandri dell'oscurità questi sono i deathster Incantation. E a tal proposito vi chiedo: quale ritenete sia la chiave della vostra longevità?

John: Semplicemente amiamo quello che facciamo. Scriviamo e suoniamo musica perché è quello che ci piace fare. Quindi se facciamo bene o no non è la cosa più importante. Abbiamo sempre avuto un'attitudine punk rock, facciamo solo quello che vogliamo, lasciando che siano i brani a dominare su ogni cosa. Siamo stati molto fortunati nel consolidare una lunga carriera suonando musica che rappresenta appieno la nostra personalità.

Cosa ci potete dire sul processo di scrittura e registrazione del nuovo album "Sect of Vile Divinities". Quanto tempo ci è voluto per comporlo?

John: Il processo di scrittura è stato piuttosto lungo. Alcune delle canzoni presenti in questo album risalgono al periodo di "Dirges of Elysium" e "Profane Nexus", ma in realtà per ogni disco composto negli ultimi 10 anni abbiamo sempre avuto molti più brani di quanti ne potevamo utilizzare per ogni pubblicazione, e non è sempre facile da gestire. Il resto delle canzoni sono state scritte prima e dopo l'uscita di "Profane Nexus”. Quindi tutte le tracce incluse in "Sect of Vile Divinities" sono state composte un po' di tempo fa. Abbiamo registrato la batteria più di due anni fa. Ci è voluto un po' di tempo per completare le registrazioni della chitarra, del basso e della voce, perché negli ultimi anni siamo stati costantemente in tour. Nell'estate del 2019 siamo riusciti a finire il lavoro. Tutto è andato alla grande!

"Sect of Vile Divinities" evidenzia un netto passo in avanti nella produzione rispetto ai vostri precedenti lavori, ma conserva tutti gli elementi estremi che molti fan del death metal apprezzano tuttora. C'è un compositore principale tra di voi?

John: Sinceramente nessuno, in quanto in fase di scrittura lavoriamo tutti insieme, scriviamo tutti musica quindi c'è sempre molto materiale da valutare e scegliere. La band è molto democratica. Per quanto mi riguarda, potrei mettere qualcosa in discussione solo se una qualsiasi canzone non risulta tipicamente Incantation. Questo è davvero importante. Abbiamo tutti una mentalità aperta e sappiamo che, se del materiale viene scartato, è solo per il bene del gruppo. Durante il processo di scrittura è fondamentale mantenere una mentalità aperta.

Gli Incantation sono anche conosciuti per i temi antireligiosi trattati nei testi, e questo succede fin dalle vostre origini. Ci sono delle tematiche particolari che avete voluto toccare con "Sect of Vile Divinities"?

Chuck: Le tematiche antireligiose sono state costanti, soprattutto in passato. Continuiamo ad essere disgustati dalle religioni, ma per questo album in particolare ho attinto dalle mie tipiche muse, aggiungendo argomenti che non avevo mai toccato con mano. La parola "Vile" appare nelle storie della mitologia sumera, cananea, cartaginese, balinese, giapponese, taoista, celtica, lovecraftiana, indù... quindi tutte queste energie hanno trovato il loro posto in un'unica "setta" (se così possiamo chiamarla).

"Sect of Vile Divinities". Perché questo titolo?

Chuck:
Le entità e le divinità menzionate in tutto l'album sono riunite in una sorta di tempio dimenticato, come una "setta" comune, basta dare un'occhiata alla copertina. Tutti condividono la stessa natura "vile" contro le religioni opposte (o l'etica religiosa) e il fallimento dell'umanità. Penso che il titolo lo spieghi accuratamente.

Come pensi sia cambiato il death metal da quando gli Incantation hanno iniziato a muovere i primi passi? Cosa ne pensate dello stato attuale della scena?

John: Beh, è solo diverso rispetto ad allora. Voglio dire, il mondo intero è cambiato con l'esplosione di Internet. Negli anni '80 e all'inizio degli anni '90, dovevi essere pienamente coinvolto per sentire parlare di nuovi gruppi, portare avanti una corrispondenza, ricevere fanzine e riviste, andare nei negozi di dischi o librerie. Inoltre, ricordo di aver fatto delle visite settimanali in tutti i negozi di dischi nella mia zona, oltre a controllare quali nuovi album arrivavano sugli scaffali. Quindi, come puoi capire, c'era molto più coinvolgimento. Haha. Oggigiorno, se possiedi un computer, ottieni tutte le informazioni di cui hai bisogno, sia sulla musica che sui gruppi, tutto è a portata di mano e a portata di clic. È buono o cattivo? Non lo so. È solo diverso. Sono felice che la musica "fisica" sta diventando nuovamente popolare, il che è davvero fantastico. Mi piace toccare con mano questa bellissima sensazione, è qualcosa di speciale.

  John, quali sono i tuoi artisti/musicisti preferiti? E per quanto riguarda le tue influenze come chitarrista?

John: Dovrebbe essere una lunga lista, comunque alcuni dei miei preferiti sono Tony Iommi, David Gilmour, Yngwie Malmsteen, Mike Torrao, Michael Denner, Hank Shermann... e tanti, tanti altri. L'abilità nel suonare il proprio strumento è importante, ma in realtà preferisco un bravo cantautore e una buona canzone, piuttosto che un assolo di chitarra.

I motivi che vi hanno portato a separarvi dalla Listenable Records? Come molti sanno, l'etichetta francese ha pubblicato quattro dei vostri precedenti album.

John: Tutto è iniziato molto bene con loro, però quando abbiamo firmato il nostro contratto prima di "Vanquish in Vengeance" ci hanno promesso una migliore distribuzione negli Stati Uniti, ma non è mai avvenuto. Questo è stato un grosso problema considerando il fatto che siamo una band americana. Noi vogliamo che i nostri dischi siano facilmente reperibili nel nostro continente. C'erano anche alcune questioni contrattuali che ritenevamo discutibili e abbiamo notato una mancanza di rispetto proprio perché loro non sono stati disposti a collaborare per risolverle certe problematiche. È davvero triste quando ti fidi di gente che reputi amica e poi cercano di fotterti focalizzando tutto sul business. Mi aspettavo di più da loro, ma purtroppo mi sbagliavo. Ora le cose vanno meglio tra noi e Listenable ma stiamo ancora aspettando alcune copie di "Vanquish in Vengeance" e di "Dirges of Elysium". Hanno fatto un accordo con una società di terze parti per pubblicarli e non abbiamo mai ricevuto nemmeno una copia da mettere nel nostro archivio. Che peccato. Mi sto lasciando andare alla pura verità, senza trattenermi.

Grazie per la disponibilità. Vi auguro il meglio per i vostri impegni futuri.

John: Grazie mille per l'intervista! Spero di vedervi tutti on the road nel 2021. Tenetevi aggiornati tramite le nostre pagine sui social e il nostro sito web www.incantation.com, abbiamo un webstore davvero interessante! Date un'occhiata agli altri gruppi che ci vedono coinvolti: Tribe of Pazuzu, Beast of Revelation, Shed the Skin e Dismemberment. Ci vediamo in giro e grazie per l'ottimo feedback riguardo "Sect of Vile Divinities".

Contatti: 
instagram.com/incantation_official 

INCANTATION lineup:
John McEntee - Chitarra, Voce
Kyle Severn - Batteria
Chuck Sherwood - Basso
Luke Shively - Chitarra

Recensione: 

lunedì 12 ottobre 2020

FANGE "Poigne" - Throatruiner Records





Se è vero che l'angoscia non ha mai fine, anche il regno sotterraneo dei FANGE è destinato a sanguinare per lungo tempo. Un ritorno di altissimo livello per i transalpini a pochi mesi di distanza dall'uscita dell'ultimo full-length "Pudeur". So che può sembrare strano trovarsi di fronte ad una nuova release, ma in realtà questo è solo un EP di quattro brani, efficace nel suo insieme. Il loro sound appare ora ancora più deviato, complice l'insana manipolazione digitale capace di rapire e ferire a morte sin dal primo ascolto. Oscuri richiami al passato della musica elettronica industriale e sinistri presagi portano l'ascoltatore verso ignoti abissi di paura e terrore. La sensazione di dolore è forte, a tal punto che, sembra di sentire la lama di un coltello infierire nella carne viva. Le immagini evocate dalle canzoni sono quelle di una continua lotta tra uomo e macchina, una lotta intensa e serrata, mentre gli angeli e i demoni precipitano da un cielo grigio piombo. "Poigne" si presenta come un breve lavoro corazzato ed energico, noise fino al midollo, e la scrittura si conferma all'altezza del loro nome. Vi sembra poco? I Fange sono un grande gruppo. Disponibile su vinile 12" in tiratura limitata.

Contatti: 
 instagram.com/fangesludge

Songs:
Les Jours Azurs, Flamme Mourante, D'Un Désarroi L'Autre, Géhenne


venerdì 9 ottobre 2020

LIFE "Ossification Of Coral" - DIY Community





I giapponesi LIFE giungono al terzo lavoro sottolineando che è possibile essere crust e allo stesso tempo assumere un atteggiamento punk vecchia scuola, anche se va detto che, nel circuito musicale in questione è la prassi. "Ossification Of Coral" ci garantisce la genuinità totale di una formazione che si destreggia molto bene tra aggressività e dedizione alla causa, concretizzando una release dalla resa ruvida e live. Impeto e passione sono i due sentimenti principali che filtrano attraverso i brani, lasciando che a colpire siano le note, sempre grezze e impregnate di diossina. Il genere di riferimento rimane lo stesso lungo tutto il minutaggio, ma alcuni pezzi riescono anche a regalare attimi di tregua (la titletrack, "Colony", "Absence of Lives", "River of Filth"), per sviluppare in modo più organico quel groove adirato capace di violentare alcune frazioni del loro suono. La timbrica vocale, corrosa e rauca, si sposa alla perfezione con la sezione ritmica sostenuta e con le chitarre laceranti. Per chiudere il discorso: "Ossification Of Coral" è verace, rumoroso nello sputare in faccia tutta la sua intensità e cattiveria. Una buona conferma dalla scena underground dell'Asia orientale.

Contatti: 
phobiarecords.net/en/shop/music/vinyl-lp-en/life-ossification-of-coral

Songs:
Endure every day, To gain freedom, Ossification of coral, Colony, Leaning balance, Warning, Absence of lives, Crush them, D.I.A.L., River of filth, The end of mother nature, Every proof of existance become fusion, Same as war