E' questione abbastanza nota e risaputa che gli abruzzesi ZIPPO siano una formazione valida (anche in sede live, da quello che si vocifera sul loro conto). "After Us", il quarto album in studio a poco più di 10 anni di carriera, traccia una lunga linea dai marcati richiami agli anni novanta, rileggendo in modo pragmatico gli spartiti dello stoner californiano e del grunge/rock tossico fuoriuscito dalle siringhe sparse per i sobborghi della città di Seattle. In merito a ciò, la mia opinione personale parte dal presupposto che di ogni conoscenza esiste un modello adeguato che può essere impartito alle uscite contemporanee. Attualmente molti gruppi sono caratterizzati da uno stile spesso riciclato, da una costante tendenza a prediligere certi modi di elaborare la propria scrittura piuttosto che altri. Ecco perché penso che la libertà espressiva non ha nulla a che fare con l'originalità. Accade di frequente. La realtà dei fatti è che i pescaresi realizzano le loro migliori prestazioni quando riprendono gli elementi già usati e consumati dai grandi maestri. I riff di chitarra si sovrappongono tuttavia su piani circolari alternando momenti più duri ad altri meno dirompenti, e lo stesso discorso può essere fatto sia per la sezione ritmica che per la prova vocale. "After Us" lo interpreto come un viaggio a fasi alterne, che può lasciare ampio spazio alle multiformi interpretazioni di ogni singolo ascoltatore. Sono commendevoli per buona coesione, ma a parte la bravura a livello strumentale, svariati passaggi del disco sanno di già sentito, perciò impregnati dall'odore stantio di muffa. Non è escluso che gli Zippo possano piacere a tanta altra gente.
Contatti:
apocalypticwitchcraft.bandcamp.com/after-us
zippomusic.it
facebook.com/zippomusic
TRACKLIST: Low Song, After Us, Comatose, Familiar Roads, Adrift (Yet Alive), Stage 6, Summer Black, The Leftovers
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