La Relapse Records pur avendo un fondamento stabile nella musica estrema sta annoverando tra le proprie file tanti gruppi diversi tra loro che, in un modo o nell'altro danno linfa all'ampio catalogo dell'etichetta della Pennsylvania. Tra le realtà più promettenti uscite negli ultimi 4 anni ci sono sicuramente i LORD DYING, autori di un sound cingolato e massiccio, quello che per impatto e urgenza deve molto a gruppi come High On Fire, Black Tusk, Red Fang (Aaron Beam, vocalist di questi ultimi appare come guest in "An Open Sore") e che non suona affatto banale. Forse il gruppo di Portland stenta ad osare ed è proprio questa la pecca più grande o il limite che li penalizza maggiormente (era successo anche con i precedenti lavori). Efficaci come il genere suonato comanda, i Lord Dying si muovono quasi sempre su ritmiche cadenzate, dirette, ruggenti, e vanno spesso a colpire nella maniera più semplice possibile. Nel nuovo "Poisoned Altars" non mancano nemmeno i fraseggi maggiormente articolati che ricordano i Mastodon meno solenni e atmosferici: la su citata "An Open Sore" oppure "Offering Pain (and An Open Minded Center)". La produzione robusta messa a punto da Joel Grind dei Toxic Holocaust riesce a rinvigorire ogni singolo passaggio composto dagli americani, perciò il disco scorre senza particolari affanni. L'aspetto positivo della nuova release sta nel fatto che il trio è in buona forma e lo si capisce subito. Un disco discreto, ma ci vuole ben altro per farmi entusiasmare veramente.
Contatti: lorddying.bandcamp.com - facebook.com/LordDying
TRACKLISTING: Poisoned Altars, The Clearing at the End of the Path, A Wound Outside of Time, An Open Sore, Offering Pain (and an Open Minded Center), Suckling at the Teat of a Sheabeast, (All Hope of a New Days)... Extinguished, Darkness Remains