Allucinazioni, visioni disturbanti, spasmi incontrollabili, chaos... La vita trova sempre delle possibilità per immergersi in una dimesione di catastrofica negatività, terribile sofferenza ed enorme disagio. Gli americani PRIMITIVE MAN sono tornati per ricordare l'altissimo prezzo pagato in termini di malessere e disturbo mentale nel mondo attuale. "Immersion" assume le sembianze di un'entità malefica che trae la propria linfa da migliaia di organismi deformi e insidiosi, e cresce insieme alla materia putrescente e maleodorante in cui è insita. Membra contorte, dunque, pupille dilatate e mandibole lussate, tutto dannatamente reale, concreto, materiale, tangibile. Il senso di disperazione trasmesso dalle sei composizioni oltrepassa qualsiasi impianto stereo, come pure il dubbio se ciò che è descritto nel disco sia davvero manifestazione del pericoloso dramma sociale o solo un profondo malessere mentale sfociato in una vocazione assolutamente tragica. In mezzo a tale oscillazione di toni e registri malati, persi in questo universo di annichilimento riusciamo ancora a provare orrore, agitazione, paura? La verità più perturbante dell'io è che nessuno è mai stato in grado di portare la dose minima di beneficio a favore della sua esistenza. Il male siamo noi stessi, ecco perché finiamo con l’accontentarci del nostro autocompiacimento distruttivo. I Primitive Man sono i veri custodi di un tormento collettivo senza eguali nell'attuale scenario contemporaneo. Il dolore chiede continuamente una risposta, la risposta è nei sei brani di "Immersion".
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