A POCO PIU' DI DUE ANNI DI DISTANZA DAL PRECEDENTE FULL-LENGTH "ORDEAL", I LIGURI SATOR TORNANO CON UN NUOVO LAVORO CHE MESCOLA I DETTAMI DELLO STONER / DOOM CON GLI INFLUSSI DELLE SONORITA' LISERGICHE: IL RISULTATO E' UNA MISCELA FUMANTE CHE ATTRAE E TRASCINA, LASCIANDO INTRAVEDERE IDEE PARTICOLARMENTE AZZECCATE E, DI CONSEGUENZA, UTILI PER QUELLO CHE SARA' IL FUTURO DI UNA DELLE MIGLIORI BAND NOSTRANE DEL GENERE. DI SEGUITO LA CHIACCHIERATA CON IL TRIO PROVENIENTE DA GENOVA.
Qual è stato il momento, ammesso che ce ne sia stato uno, in cui avete capito che era arrivato il momento giusto per comporre del nuovo materiale? Com'è nato "Scorching Sunlight"?
- Ciao! Allora, in realtà, siamo quasi sempre in fase creativa per tirare fuori nuove idee e nuovi riff. Questo lavoro costante diminuisce di intensità quando abbiamo un po' di date programmate, in quel caso preferiamo concentrarci sui live e provare i vari set. Quindi, tornando alla tua domanda, non c'è stato un vero e proprio momento in cui si è deciso di comporre nuovo materiale. “Scorching Sunlight” nasce da una sfida: partire da un riff e sviluppare una sorta di concept con momenti diversi tra loro. Devo dire che è stato un processo molto faticoso ma, al contempo, molto bello e stimolante.
È difficile trova i giusti equilibri in una band come la vostra? Mi riferisco a quella stabilità indispensabile per canalizzare l'energia durante la fase compositiva.
- Direi di no. Diciamo che siamo tutti e tre persone abbastanza malleabili; riusciamo a trovare quasi sempre un punto d'incontro in fase di composizione... Inevitabilmente ci sono anche i momenti in cui si discute, ma in linea di massima riusciamo a lavorare in sintonia.
Alla luce del percorso effettuato in questi anni, come giudicate il nuovo "Scorching Sunlight" nella discografia dei Sator?
- Sicuramente un'esperienza diversa che ci ha aiutati a crescere dal punto di vista del songwriting. Avevamo bene in mente come dovevano essere strutturate la title track e la cover, mentre per gli altri due brani siamo partiti da un’idea base e poi li abbiamo creati in fase di registrazione. Abbiamo sperimentato e osato molto di più nella ricerca dei suoni sia in fase di tracking sia in fase di mixaggio, a volte adottando pratiche decisamente poco “ortodosse”.
Musicalmente parlando, a chi va attribuito il merito della composizione? Il vostro è un lavoro di squadra o dei singoli?
- Si parte quasi sempre dall'idea di un singolo e poi si va avanti insieme, scambiandoci idee, impressioni, intuizioni, improvvisando in lunghe jam session. Questo metodo ci porta, forse, ad avere bisogno di più tempo per comporre, ma ognuno di noi lascia un po' di se stesso in ogni pezzo e contribuisce al risultato finale.
Ho notato che il “ritmo” e il “groove” sono due elementi portanti della proposta dei Sator. Siete d'accordo?
- Sono sicuramente importanti: muovere e far muovere teste e corpi è essenziale nella nostra musica, cosa che ovviamente viene fuori al meglio durante i live. Al tempo stesso però vogliamo che sia presente una forte componente “dinamica”: ci sono i momenti dirompenti, ma anche quelli più “riflessivi”, nei quali si abbassa il volume, per poi esplodere di nuovo.
In cosa ritenete che il vostro songwriting sia migliorato?
- Ci siamo resi conto che da "Ordeal" è proprio cambiato il nostro modo di concepire e arrangiare i pezzi: siamo cresciuti e, inevitabilmente, siamo meno impulsivi... Non ci basta mettere insieme una serie di riff, ci piace far crescere le canzoni, e al tempo stesso vedere dove ci portano… Tendiamo poi ad affinare i pezzi maniacalmente finché non ci convincono al 100%.
L'evoluzione musicale della band ha coinciso con quella personale?
- Crediamo proprio di sì... Siamo persone curiose oltre che divoratori di musica, sempre alla ricerca di novità, desiderosi di allargare i nostri orizzonti. Tralasciando i nostri “capisaldi” che ci hanno formato e che ancora adesso ci accompagnano nella vita, la musica è il riflesso preciso dei nostri pensieri e sentimenti in un determinato momento, quindi se la vita cambia in qualche modo, cambieranno anche il modo di suonare e di concepire una canzone.
Parlando, appunto, di emozioni e sentimenti, che valore ha "Scorching Sunlight"?
- Siamo molto affezionati a " Scorching Sunlight ". In primis perché è stato concepito e affrontato in maniera diversa rispetto a un nostro disco “canonico”. Abbiamo lavorato tantissimo alla title track, è stato un grosso sforzo ma che ci ha ripagati totalmente. Il lato B invece è venuto fuori in modo quasi del tutto spontaneo e in fase di registrazione, ci siamo lasciati guidare solo dall’istinto. E poi... “A forest”! Coverizzare un pezzo dei Cure è un sogno che si è avverato: è un gruppo fondamentale per la nostra crescita artistica e personale. Ascoltato il master finale, tutti e tre abbiamo pensato: "Non avremmo potuto tirare fuori roba migliore di questa". Siamo contenti di quello che abbiamo fatto e spero che tutte le persone che avranno occasione di imbattersi in "Scorching Sunlight" condivideranno il nostro pensiero.
Ho come la sensazione che il sound dei Sator si sia maggiormente incupito rispetto al passato, ma questo mio pensiero sembra andare un po' in contrasto con il concept del disco. E' una giusta visione o c'è dell'altro?
- Mah, in generale direi di no... Il sound sicuramente si è inscurito ma anche il tema di “Scorching Sunlight” è molto cupo, pessimista. I nostri testi sono sempre ispirati da sensazioni negative, insicurezze, paure che cerchiamo di esorcizzare attraverso la musica e che sono soprattutto condivisibili dalla maggior parte delle persone che qualche domanda se la pongono. Il nostro approccio, da questo punto di vista, è molto "hardcore" se vogliamo.
Immagino che anche il concept possa ben connettersi con l'immagine di copertina. Se sì, perché? Chi si è occupato dell'artwork?
- Esattamente, l’immagine di copertina così come il concept sono idee di Valerio: un uomo in mezzo a un mare in tempesta, a simboleggiare quanto l'uomo sia piccolo e insulso davanti alla natura. L’artwork è stato realizzato da Valeria degli Evil Cosby, un gruppo di amici di Milano con i quali abbiamo fatto anche uno split.
E come reagite di fronte a questo rinato interesse verso il doom metal?
- Non può che farci piacere! Sia da musicisti, sia da ascoltatori: ogni giorno scopriamo nuove band interessanti, è tutto molto stimolante.
Qual è la vostra opinione in merito all'odierno rapporto tra la musica, tecnologia e relativa promozione sulle piattaforme digitali?
- Pensiamo che potenzialmente la tecnologia odierna possa essere un buon veicolo di conoscenza e promozione se ben utilizzata. Con pochi e semplici gesti riusciamo, bene o male, a promuovere la nostra musica a livello globale. Eppure il problema, probabilmente, sta proprio in questo: è tutto talmente fruibile e veloce che ci dimentichiamo di approfondire. Ci accontentiamo delle playlists di Spotify perché non riusciamo più a trovare il tempo di ascoltare un disco nella sua interezza. È come vedere 2 ore di spezzoni di film diversi. E questo si rispecchia anche nei nostri gesti quotidiani; ormai pensiamo di sapere tutto su un dato argomento solo perché abbiamo dato un'occhiata a Wikipedia o a qualche tutorial su YouTube. Quindi, oggi è sicuramente più facile promuovere la propria arte in modo esteso grazie ai potenti mezzi tecnologici di cui disponiamo, ma abbiamo la sensazione che le persone siano sempre meno propense ad appassionarsi a un determinato genere e/o artista. Di conseguenza, viene meno la voglia di scovare nuove band e nuovi artisti, a tutto vantaggio dei soliti nomi giganteschi.
Come vedete il futuro dei Sator?
- Abbiamo ancora un bel po’ di progetti in mente ai quali stiamo lavorando e non vediamo l’ora di realizzarli. La musica è la nostra passione, il futuro dei Sator non può che essere quello che già stiamo vivendo: concerti, dischi, serate chiusi in sala prove, risate, litigate, bevute, amici, chiacchierate, viaggi infiniti… non chiediamo altro!
Grazie per l'intervista. A voi le conclusioni.
- Grazie a te Christian per questa bella chiacchierata! Massimo supporto a te e a Son of Flies!
Contatti:
satordoom.bandcamp.com/album/scorching-sunlight
facebook.com/SATORdoom
instagram.com/sator_doom
SATOR line-up:
Drugo - Batteria
Mauro - Chitarra
Valy - Basso, Voce
Recensione:
SATOR "Scorching Sunlight" - 2019
Qual è stato il momento, ammesso che ce ne sia stato uno, in cui avete capito che era arrivato il momento giusto per comporre del nuovo materiale? Com'è nato "Scorching Sunlight"?
- Ciao! Allora, in realtà, siamo quasi sempre in fase creativa per tirare fuori nuove idee e nuovi riff. Questo lavoro costante diminuisce di intensità quando abbiamo un po' di date programmate, in quel caso preferiamo concentrarci sui live e provare i vari set. Quindi, tornando alla tua domanda, non c'è stato un vero e proprio momento in cui si è deciso di comporre nuovo materiale. “Scorching Sunlight” nasce da una sfida: partire da un riff e sviluppare una sorta di concept con momenti diversi tra loro. Devo dire che è stato un processo molto faticoso ma, al contempo, molto bello e stimolante.
È difficile trova i giusti equilibri in una band come la vostra? Mi riferisco a quella stabilità indispensabile per canalizzare l'energia durante la fase compositiva.
- Direi di no. Diciamo che siamo tutti e tre persone abbastanza malleabili; riusciamo a trovare quasi sempre un punto d'incontro in fase di composizione... Inevitabilmente ci sono anche i momenti in cui si discute, ma in linea di massima riusciamo a lavorare in sintonia.
Alla luce del percorso effettuato in questi anni, come giudicate il nuovo "Scorching Sunlight" nella discografia dei Sator?
- Sicuramente un'esperienza diversa che ci ha aiutati a crescere dal punto di vista del songwriting. Avevamo bene in mente come dovevano essere strutturate la title track e la cover, mentre per gli altri due brani siamo partiti da un’idea base e poi li abbiamo creati in fase di registrazione. Abbiamo sperimentato e osato molto di più nella ricerca dei suoni sia in fase di tracking sia in fase di mixaggio, a volte adottando pratiche decisamente poco “ortodosse”.
Musicalmente parlando, a chi va attribuito il merito della composizione? Il vostro è un lavoro di squadra o dei singoli?
- Si parte quasi sempre dall'idea di un singolo e poi si va avanti insieme, scambiandoci idee, impressioni, intuizioni, improvvisando in lunghe jam session. Questo metodo ci porta, forse, ad avere bisogno di più tempo per comporre, ma ognuno di noi lascia un po' di se stesso in ogni pezzo e contribuisce al risultato finale.
Ho notato che il “ritmo” e il “groove” sono due elementi portanti della proposta dei Sator. Siete d'accordo?
- Sono sicuramente importanti: muovere e far muovere teste e corpi è essenziale nella nostra musica, cosa che ovviamente viene fuori al meglio durante i live. Al tempo stesso però vogliamo che sia presente una forte componente “dinamica”: ci sono i momenti dirompenti, ma anche quelli più “riflessivi”, nei quali si abbassa il volume, per poi esplodere di nuovo.
In cosa ritenete che il vostro songwriting sia migliorato?
- Ci siamo resi conto che da "Ordeal" è proprio cambiato il nostro modo di concepire e arrangiare i pezzi: siamo cresciuti e, inevitabilmente, siamo meno impulsivi... Non ci basta mettere insieme una serie di riff, ci piace far crescere le canzoni, e al tempo stesso vedere dove ci portano… Tendiamo poi ad affinare i pezzi maniacalmente finché non ci convincono al 100%.
L'evoluzione musicale della band ha coinciso con quella personale?
- Crediamo proprio di sì... Siamo persone curiose oltre che divoratori di musica, sempre alla ricerca di novità, desiderosi di allargare i nostri orizzonti. Tralasciando i nostri “capisaldi” che ci hanno formato e che ancora adesso ci accompagnano nella vita, la musica è il riflesso preciso dei nostri pensieri e sentimenti in un determinato momento, quindi se la vita cambia in qualche modo, cambieranno anche il modo di suonare e di concepire una canzone.
Parlando, appunto, di emozioni e sentimenti, che valore ha "Scorching Sunlight"?
- Siamo molto affezionati a " Scorching Sunlight ". In primis perché è stato concepito e affrontato in maniera diversa rispetto a un nostro disco “canonico”. Abbiamo lavorato tantissimo alla title track, è stato un grosso sforzo ma che ci ha ripagati totalmente. Il lato B invece è venuto fuori in modo quasi del tutto spontaneo e in fase di registrazione, ci siamo lasciati guidare solo dall’istinto. E poi... “A forest”! Coverizzare un pezzo dei Cure è un sogno che si è avverato: è un gruppo fondamentale per la nostra crescita artistica e personale. Ascoltato il master finale, tutti e tre abbiamo pensato: "Non avremmo potuto tirare fuori roba migliore di questa". Siamo contenti di quello che abbiamo fatto e spero che tutte le persone che avranno occasione di imbattersi in "Scorching Sunlight" condivideranno il nostro pensiero.
Ho come la sensazione che il sound dei Sator si sia maggiormente incupito rispetto al passato, ma questo mio pensiero sembra andare un po' in contrasto con il concept del disco. E' una giusta visione o c'è dell'altro?
- Mah, in generale direi di no... Il sound sicuramente si è inscurito ma anche il tema di “Scorching Sunlight” è molto cupo, pessimista. I nostri testi sono sempre ispirati da sensazioni negative, insicurezze, paure che cerchiamo di esorcizzare attraverso la musica e che sono soprattutto condivisibili dalla maggior parte delle persone che qualche domanda se la pongono. Il nostro approccio, da questo punto di vista, è molto "hardcore" se vogliamo.
Immagino che anche il concept possa ben connettersi con l'immagine di copertina. Se sì, perché? Chi si è occupato dell'artwork?
- Esattamente, l’immagine di copertina così come il concept sono idee di Valerio: un uomo in mezzo a un mare in tempesta, a simboleggiare quanto l'uomo sia piccolo e insulso davanti alla natura. L’artwork è stato realizzato da Valeria degli Evil Cosby, un gruppo di amici di Milano con i quali abbiamo fatto anche uno split.
E come reagite di fronte a questo rinato interesse verso il doom metal?
- Non può che farci piacere! Sia da musicisti, sia da ascoltatori: ogni giorno scopriamo nuove band interessanti, è tutto molto stimolante.
Qual è la vostra opinione in merito all'odierno rapporto tra la musica, tecnologia e relativa promozione sulle piattaforme digitali?
- Pensiamo che potenzialmente la tecnologia odierna possa essere un buon veicolo di conoscenza e promozione se ben utilizzata. Con pochi e semplici gesti riusciamo, bene o male, a promuovere la nostra musica a livello globale. Eppure il problema, probabilmente, sta proprio in questo: è tutto talmente fruibile e veloce che ci dimentichiamo di approfondire. Ci accontentiamo delle playlists di Spotify perché non riusciamo più a trovare il tempo di ascoltare un disco nella sua interezza. È come vedere 2 ore di spezzoni di film diversi. E questo si rispecchia anche nei nostri gesti quotidiani; ormai pensiamo di sapere tutto su un dato argomento solo perché abbiamo dato un'occhiata a Wikipedia o a qualche tutorial su YouTube. Quindi, oggi è sicuramente più facile promuovere la propria arte in modo esteso grazie ai potenti mezzi tecnologici di cui disponiamo, ma abbiamo la sensazione che le persone siano sempre meno propense ad appassionarsi a un determinato genere e/o artista. Di conseguenza, viene meno la voglia di scovare nuove band e nuovi artisti, a tutto vantaggio dei soliti nomi giganteschi.
Come vedete il futuro dei Sator?
- Abbiamo ancora un bel po’ di progetti in mente ai quali stiamo lavorando e non vediamo l’ora di realizzarli. La musica è la nostra passione, il futuro dei Sator non può che essere quello che già stiamo vivendo: concerti, dischi, serate chiusi in sala prove, risate, litigate, bevute, amici, chiacchierate, viaggi infiniti… non chiediamo altro!
Grazie per l'intervista. A voi le conclusioni.
- Grazie a te Christian per questa bella chiacchierata! Massimo supporto a te e a Son of Flies!
Contatti:
satordoom.bandcamp.com/album/scorching-sunlight
facebook.com/SATORdoom
instagram.com/sator_doom
SATOR line-up:
Drugo - Batteria
Mauro - Chitarra
Valy - Basso, Voce
Recensione:
SATOR "Scorching Sunlight" - 2019