mercoledì 9 ottobre 2019

VIBRATACORE - "NEL VORTICE DEL CHAOS"






FORTI DI UN RITORNO SULLE SCENE CHE HA DESTATO LE ATTENZIONI DI MOLTI FAN DELL'ESTREMIZZAZIONE SONORA, GLI ABRUZZESI VIBRATACORE SI CONFERMANO COME UNA DELLE REALTA' PIU' AGGUERRITE E CONVINCENTI ATTIVE IN ITALIA. IL NUOVO EP "RESURGITA" HA DIMOSTRATO QUANTO QUESTO TRIO TERAMANO NON ABBIA NESSUNA INTENZIONE DI MOLLARE LA PRESA, NEANCHE NEI MOMENTI PIU' DIFFICILI. FANGO, CHITARRISTA/CANTANTE DELLA BAND, HA RISPOSTO ALLE MIE DOMANDE SENZA ESITARE, DIMOSTRANDOSI UN INTERLOCUTORE APPASSIONATO, SENSIBILE E CORDIALE.

Ciao Fango. Benvenuto su SON OF FLIES WEBZINE. Come procede dalle tue parti?

- Weeeee Chrì... Grazie infinite a te per averci invitato qui su SON OF FLIES WEBZINE. Musicalmente parlando, purtroppo devo dire che nelle zone in cui vivo sembra che qualcosa si sia perso a livello partecipativo. E’ vero che ci sono sempre meno luoghi in cui si possa proporre musica estrema, ma spesso, anche ai pochi eventi che saltano fuori l’affluenza pare sensibilmente inferiore rispetto a circa 10/15 anni fa. Ovviamente parlo limitatamente della zona in cui vivo, perché in generale l’Abruzzo gode di discreta salute in termini di coinvolgimento e possibilità. C’è stato un periodo in cui il fermento musicale era più attivo e seguito, ma nonostante questo, esistono ancora realtà, anche nuove, che sostengono la “scena”.

Immagino non sia stato facile rimboccarsi le maniche e ripartire con una nuova lineup. In merito a ciò, volevo anche chiederti quando hai preso piena consapevolezza di voler prendere tu il posto di Andrea, il vostro precedente cantante. Avevi già cantato in precedenza imbracciando la chitarra?

- Immagini bene ma è stato necessario. Andrea, qualche anno fa, ha passato un momento veramente difficile e delle opportunità lo hanno portato a trasferirsi un po' più lontano. Era diventato complicato sia riuscire a provare con costanza sia programmare l’attività live. D’altra parte io già da "GoodMorningPain" (l’ultimo album che abbiamo pubblicato prima di questo) avevo iniziato a cantare come supporto alla voce principale. Di conseguenza la decisione di sostituire Andrea prendendo io il microfono è stata piuttosto naturale. Tuttavia non è stato semplice ne abituarsi alla nuova condizione di cantante/chitarrista per tutta la durata dei brani, né adattare le linee vocali di Andrea alla mia voce e alle parti di chitarra.

Rispetto ai precedenti album che evoluzione c’è stata da parte dei VIBRATACORE? Oggi il suono è molto più estremo rispetto al passato. Non posso dire il contrario dopo aver ascoltato, approfondito e recensito “Resurgita”.

- Di fatto ogni lavoro dei Vibrata ha un carattere piuttosto “autonomo” rispetto agli altri. Probabilmente questo è stato dovuto ai continui cambi di formazione (non esistono due pubblicazioni dei Vibratacore che siano state eseguite dalla stessa line-up!). In realtà, l’evoluzione della nostra produzione ha teso, di volta in volta, ad estremizzare sia le composizioni che il sound complessivo. In "Resurgita" probabilmente questa “deriva” oscura ha dipeso sensibilmente sia dalla riduzione della formazione al trio sia dalla volontà di focalizzare le attenzioni di questo nuovo lavoro verso qualcosa di maggiormente diretto e marcio (extreme conditions demand extreme responses!).

Da dove arriva l'esigenza di suonare più pesanti e violenti? E' stata una tua decisione?

- Bhe… in qualche modo essendo il co-fondatore e anche l’unico superstite della formazione originale, probabilmente l’aspetto compositivo può essere stato influenzato dalle mie personali scelte musicali, soprattutto per il fatto che da "Resurgita" ho dovuto immedesimarmi nel doppio ruolo di cantante e chitarrista: inevitabilmente, nella scrittura dei brani, mi sono riferito a quello che maggiormente ascolto e quindi a me più familiare (death metal e crust, su tutto).

Passiamo più nello specifico ai pezzi dell'EP. Cosa ci puoi dire di queste quattro nuove tracce?

- Eh…. che dirti Chrì, parlando a nome personale e in maniera davvero sincera mi sento di dirti, che "Resurgita" è forse il lavoro di cui sono maggiormente soddisfatto. Sono soddisfatto delle composizione e dell’intenzione che queste dichiarano. E’ stato un lavoro di minimalizzazione alla ricerca di strutture compositive più incisive e feroci. Per un verso o per un altro tutte e quattro le tracce dell’EP hanno una loro identità definita ed è questo che mi rende soddisfatto: senza perdere una sorta di identità stilistica, siamo riusciti, secondo me, ad esplorare linguaggi compositivi molto differenti tra loro.

Perché registrare la cover “Wolverine Blues” degli Entombed? Considerando il breve minutaggio del lavoro. Non pensi che sarebbe stato meglio incidere una quinta traccia inedita?

- Giusta osservazione ma ci sarebbe da raccontare anche il contesto nel quale ha preso vita questo EP. Tralasciando l’argomento posso dirti che entrambi i pezzi erano già stati registrati con la vecchia formazione (l’ultima prima di "Resurgita") per una pubblicazione mai avvenuta a causa di una serie di sfighe dalla concatenazione macchiavellica! Semplicemente ci siamo affezionati a queste due cover e abbiamo deciso di registrarle nuovamente con questa formazione. Tra l’altro "Wasting Away" è stata ripresa dal vivo quindi abbiamo solo dovuta aggiungere la traccia.

Quali sono state le tempistiche per la composizione e la registrazione delle tracce?

- Di fatto molto brevi sia nella composizione che nella registrazione perché, oltre la limitata quantità di pezzi, avevamo un’idea molto chiara di come dovesse risultare la stesura dei brani cosi come il suono complessivo del disco. Ciò nonostante siamo molto soddisfatti della produzione e colgo l’occasione di salutare Vocino (il fonico di "Resurgita"). Sembra quindi paradossale che la distanza dall’ultima pubblicazione ("Good Morning Pain") prima di "Resurgita" risalga al 2011. In realtà, ripeto, tra le due stampe è intercorsa la registrazione di un album intero eseguita con la vecchia formazione. Purtroppo il forzato cambio di line-up cosi come diversi problemi sopraggiunti in fase di mix ne hanno rallentato la produzione, tanto da farci decidere di registrare un nuovo lavoro.

Oggi, a cosa puntano i VIBRATACORE?

- Sfornare nuovi album, suonare insieme, suonare dal vivo, incontrare persone, vivere e supportare tutte quelle realtà sociali controculturali per cui vale la pena fare tanti ma tanti sacrifici. Spesso dico che i Vibratacore sono un esperimento a scopo terapeutico… lo dico sempre perché, oltre all’aspetto ascetico che secondo me ha il comporre musica, un gruppo ti porta inevitabilmente a conoscere realtà particolari che spesso danno un senso alle cose che si fanno. Io credo che l’esistenza individuale sia inesorabilmente connessa a condizioni collettive. E’ spesso proprio questa interazione con la collettività del “rumore” , nel caso di un a band musicale, a innescare visioni di coscienza sociale più ampia. Prima ancora di pensarmi musicista mi penso individuo fra tanti.

Parliamo un attimo del discorso live, avete qualcosa in programma dopo l'estate?

- Stiamo programmando un calendario di promozione a "Resurgita"… cooming soon!

Se scrivo “mai guardarsi indietro”, tu cosa diresti in merito?

- E’ una bella domanda Christian. Quanto meno opportuna per le recenti vicende legate ai Vibrata. Il “guardarsi indietro” secondo me fa parte delle cose della vita: ho sempre pensato che riflettere sulle decisione prese nel passato aiuti a progettare il futuro in maniera più consapevole delle proprie possibilità e limiti. Spesso la memoria è lo strumento per visualizzare il proprio cammino. Sicuramente però non rimpiango nulla. E specialmente con i Vibrata, probabilmente vorrei rivivere tutte le esperienze fatte. Così come farne di nuove.

Ti da fastidio il fatto che molto spesso le band estreme italiane siano state snobbate dal pubblico nostrano? Per quale motivo secondo te?

- E’ un discorso strano, sicuramente non focalizzabile esclusivamente sulle responsabilità della “scena”. Credo che molto dipenda dal retaggio culturale nazionale. Non è un mistero che in generale all’estero i circuiti di musica estrema siano più diffusi, “produttivi” e socialmente integrati. E’ chiaro che più la “scena” è “popolare” e maggiormente si ha la possibilità sia di seguire band di ogni nazionalità sia ampliare il ventaglio fruizionale. E’ un circolo virtuoso: più si suona più cresce la “scena", più questa cresce e più possibilità si ha di scoprire e apprezzare nuove band. L’Italia è un paese per vecchi (con tutto ciò che ne consegue in termini culturali).

Tre dischi che ti hanno particolarmente segnato in questo ultimo periodo.

- “List” dei Martyrdod, “When Life Comes To Death” degli Young And in The Way e ”Spewings from a Selfish Nation” dei Fukpig, ma vorrei citare anche “Sunset Mission” dei Bohren & der Club of Gore (spettacolare!).

Puoi chiude l'intervista come meglio credi. Grazie per la disponibilità.

- Christian sono io che ti ringrazio, a nome di tutti i Vibrata. Innanzitutto per averci ospitato sulla tua rivista ma anche per il lavoro che porti avanti con la tua webzine: la diffusione di questa condivisa cultura del rumore è forse il mezzo più efficace alla sua proliferazione e sviluppo. D’obbligo chiudere col nostro motto: “IN CHAOS WE TRUST”

Contatti: 
facebook.com/VIBRATACORE

VIBRATACORE line-up:
Fango - Chitarra, Voce
Lorenzo - Basso
Sandro - Batteria

Recensione: 
VIBRATACORE "Resurgita" - 2019