I PIEMONTESI O FANNO RITORNO SULLE SCENE CON IL LORO SECONDO FULL-LENGTH INTITOLATO "PIETRA", UN LAVORO CHE CI MOSTRA UNA BAND IN PIENA SALUTE E CAPACE DI COLPIRE L'ASCOLTATORE CON CANZONI PROFONDE E DALLA FORTE CARICA SUGGESTIVA. SENTIAMO COSA HANNO DA DIRCI.
1. Ciao. Potreste brevemente presentare gli O ai lettori di Son of Flies? Perché avete scelto questo nome così particolare per identificarvi nella scena musicale italiana?
- Ciao Cristian, grazie per l'intervista. Ci siamo formati nel 2010 con l'intenzione di portare avanti un progetto musicale che abbracciasse quei generi "estremi" che più ci coinvolgevano, black-metal e post-hardcore sopra tutti. Al tempo stesso, abbiamo voluto dare molta importanza anche al lato più concettuale del nostro progetto, da qui il nome "O", scelta che può risultare ermetica ma che abbiamo amato fin da subito in quanto densa di significati e simbologie: l'eterno ritorno, il ciclo della vita e della morte, l'uroboro... In questi anni abbiamo avuto l'onore di condividere il palco con band che apprezziamo come Napalm Death, Unsane, Raw Power, Necrodeath, The Secret, Céleste, Big Business, Forgotten Tomb, Jungbluth, Hexis, Rorcal...
2. Cosa ci potete dire sul processo di composizione e registrazione del nuovo "Pietra"?
- Abbiamo impiegato molto tempo per comporre i pezzi, reduci anche da un cambio di batterista; diverse canzoni sono state scartate e le cinque che compongono il nostro EP sono davvero il frutto di lunghe prove e discussioni. Con questo disco abbiamo provato a sperimentare nuove strade, cercando di giungere ad una sintesi musicale che soddisfacesse tutti. A livello compositivo, abbiamo proceduto come nostro solito: partendo dai riff di chitarra – che possono venire rimaneggiati o stravolti durante l’arrangiamento – proviamo assieme diverse soluzioni melodiche e ritmiche, il più delle volte discutendo piuttosto che suonando, in modo da dare una forma concreta a ciò che abbiamo in mente. Le registrazioni sono avvenute in maniera analoga a quella del "Il Vuoto Perfetto": una manciata di giorni allo Studio 73, sotto la direzione di Riccardo "Paso" Pasini, presa diretta e qualche sovraincisione per quanto riguardava le chitarre, ma senza troppi orpelli, campionamenti a parte.
3. Le canzoni del disco hanno una struttura abbastanza ermetica, ma anche un timbro intenso, disperato... Perché tutta questa ossessività?
- È stato un disco davvero sentito e sofferto – e crediamo che questo si senta, all'ascolto. Venivamo da un periodo decisamente nero delle nostre vite e questo si è naturalmente riversato all'interno dei brani che stavamo scrivendo. Al nuovo nato è stato dato il nome "Pietra": titolo "materico" che riflette bene un periodo duro e opprimente. Nei testi – tutti a cura del cantante S – si possono leggere cenni autobiografici (è sicuramente il lavoro più personale che abbiamo mai fatto fino ad oggi), ma sempre trascesi attraverso una forma poetica e indiretta. Nella pietra i raggi del sole non penetrano ed è un po' questo che avvicina il titolo del disco al tema della morte, a quello dell'abbandono ed a quello solitudine, temi che ritornano ossessivamente come un circolo invisibile dal quale non si può fuggire.
4. Siete attivi da soli cinque anni ma il vostro songwriting sprigiona una buona dose di personalità. Pensate sia dovuto alla bravura di ogni singolo membro coinvolto nella band, oppure tutto ciò è frutto della sinergia che si è creata tra voi?
- Come detto, riguardo la composizione dei brani, il nostro è da sempre un lavoro d'insieme. Nel tempo abbiamo capito che il suonare, almeno nella nostra band, è un delicato lavoro di equilibri dove la discussione e lo scambio di idee deve prevalere. Inoltre, stiamo cercando di abbandonare un po' una forma canzone legata ad un “collage di riff” (strofa/ritornello/strofa/ponte ecc...) per tentare una strada più «atmosferica», in cui un singolo riff, magari riarrangiato, possa andare a costituire l'intera ossatura del pezzo. Se, ad esempio, ascolti pezzi come "Splende" oppure "Osmio" puoi notare che in realtà sono esclusivamente strutturati su una serie molto limitata di riff portanti ("Osmio" possiede solo due riff, eppure è la canzone più lunga che abbiamo mai composto). Allo stesso modo, col tempo, stiamo cercando di "incastonare" la voce nei brani, strutturando i testi direttamente in sede di composizione. Quello che vogliamo creare è un'unità monolitica e disperata di suono.
5. Che differenze riscontrate rispetto a "Il vuoto perfetto"? Vi siete affidati allo stesso tecnico del suono: Riccardo Pasini (bassista dei Void of Sleep). Quanto è stata importante la sua affidabilità tecnica e professionale per raggiungere il vostro obiettivo?
- Ogni tanto riascoltiamo "Il Vuoto Perfetto" e non possiamo non notare le differenze che lo separano da "Pietra". Innanzitutto, il ventaglio di generi musicali che caratterizzava il nostro vecchio lavoro si è sicuramente ristretto: canzoni come "Contemplando" o "L'inizio", oggi, non troverebbero più spazio in un disco come "Pietra". Questo può sicuramente avere dei lati positivi e negativi, ma per come siamo oggi, preferiamo una forma più semplice e diretta. Durante le registrazioni, il lavoro del Paso è stato, anche questa volta, fondamentale e sicuramente la sua impronta "Albiniana" si sente! A differenza del "Vuoto Perfetto", abbiamo affidato il master ad un vero e proprio "guru" della scena internazionale: Alan Douches, autore di master per gruppi storici quali Converge, Today Is The Day, Mastodon… Sicuramente il suo contributo è stavo vitale per rendere l’atmosfera del disco ancora più oscura, densa e violenta.
6. Purtroppo viviamo nell'epoca dell'uso e consumo, dell'usa e getta. Per ciò che riguarda la musica, pensi ci possa essere ancora spazio per il supporto fisico in futuro? Ve lo chiedo anche perché molti musicisti ed etichette discografiche stanno tornando al formato del vinile.
- È una questione molto importante. Ormai è chiaro che un formato come quello del CD sta perdendo terreno mentre c'è stato, in questi ultimi anni, un grande ritorno del vinile. Pensiamo che in un'epoca come la nostra, in cui il 90 per cento della musica è ascoltata attraverso streaming, mp3 ecc (e noi non facciamo eccezione!), bisogna cercare di curare al meglio il supporto fisico, nobilitarlo... E certamente il formato del vinile, ben più "fisico" che il CD, ti permette packaging più belli e interessanti. Per questo con "Pietra" abbiamo voluto concentrarci molto anche su questo aspetto: un vinile marmorizzato che fosse "la copertina stessa" del disco, che avesse un'importanza immediata visibile e tangibile, sincera e diretta come i contenuti stessi.
7. I vostri gruppi preferiti nel panorama della musica underground?
- In generale ascoltiamo un po' di tutto e ognuno di noi ha i propri gusti! Per restare ad un livello inerente al nostro genere, sicuramente tutti noi apprezziamo i lavori di band (più o meno underground) come Converge, Deafheaven, Wolves In The Throne Room, Sunn O))), Neurosis, Dead Elephant, Céleste, Deathspell Omega, Jungbluth, Loma Prieta, Birds in Row, Plebeian Grandstand, Altar Of Plagues, The Secret, Today Is The Day, Hexis, Rorcal... Senza contare le tante valide band Italiane con le quali spesso e volentieri condividiamo esperienze e palco. Menzioni d’onore vanno fatte a Lamantide, Hungry Like Rakovitz, Anunaki e Sedna.
1. Ciao. Potreste brevemente presentare gli O ai lettori di Son of Flies? Perché avete scelto questo nome così particolare per identificarvi nella scena musicale italiana?
- Ciao Cristian, grazie per l'intervista. Ci siamo formati nel 2010 con l'intenzione di portare avanti un progetto musicale che abbracciasse quei generi "estremi" che più ci coinvolgevano, black-metal e post-hardcore sopra tutti. Al tempo stesso, abbiamo voluto dare molta importanza anche al lato più concettuale del nostro progetto, da qui il nome "O", scelta che può risultare ermetica ma che abbiamo amato fin da subito in quanto densa di significati e simbologie: l'eterno ritorno, il ciclo della vita e della morte, l'uroboro... In questi anni abbiamo avuto l'onore di condividere il palco con band che apprezziamo come Napalm Death, Unsane, Raw Power, Necrodeath, The Secret, Céleste, Big Business, Forgotten Tomb, Jungbluth, Hexis, Rorcal...
2. Cosa ci potete dire sul processo di composizione e registrazione del nuovo "Pietra"?
- Abbiamo impiegato molto tempo per comporre i pezzi, reduci anche da un cambio di batterista; diverse canzoni sono state scartate e le cinque che compongono il nostro EP sono davvero il frutto di lunghe prove e discussioni. Con questo disco abbiamo provato a sperimentare nuove strade, cercando di giungere ad una sintesi musicale che soddisfacesse tutti. A livello compositivo, abbiamo proceduto come nostro solito: partendo dai riff di chitarra – che possono venire rimaneggiati o stravolti durante l’arrangiamento – proviamo assieme diverse soluzioni melodiche e ritmiche, il più delle volte discutendo piuttosto che suonando, in modo da dare una forma concreta a ciò che abbiamo in mente. Le registrazioni sono avvenute in maniera analoga a quella del "Il Vuoto Perfetto": una manciata di giorni allo Studio 73, sotto la direzione di Riccardo "Paso" Pasini, presa diretta e qualche sovraincisione per quanto riguardava le chitarre, ma senza troppi orpelli, campionamenti a parte.
3. Le canzoni del disco hanno una struttura abbastanza ermetica, ma anche un timbro intenso, disperato... Perché tutta questa ossessività?
- È stato un disco davvero sentito e sofferto – e crediamo che questo si senta, all'ascolto. Venivamo da un periodo decisamente nero delle nostre vite e questo si è naturalmente riversato all'interno dei brani che stavamo scrivendo. Al nuovo nato è stato dato il nome "Pietra": titolo "materico" che riflette bene un periodo duro e opprimente. Nei testi – tutti a cura del cantante S – si possono leggere cenni autobiografici (è sicuramente il lavoro più personale che abbiamo mai fatto fino ad oggi), ma sempre trascesi attraverso una forma poetica e indiretta. Nella pietra i raggi del sole non penetrano ed è un po' questo che avvicina il titolo del disco al tema della morte, a quello dell'abbandono ed a quello solitudine, temi che ritornano ossessivamente come un circolo invisibile dal quale non si può fuggire.
4. Siete attivi da soli cinque anni ma il vostro songwriting sprigiona una buona dose di personalità. Pensate sia dovuto alla bravura di ogni singolo membro coinvolto nella band, oppure tutto ciò è frutto della sinergia che si è creata tra voi?
- Come detto, riguardo la composizione dei brani, il nostro è da sempre un lavoro d'insieme. Nel tempo abbiamo capito che il suonare, almeno nella nostra band, è un delicato lavoro di equilibri dove la discussione e lo scambio di idee deve prevalere. Inoltre, stiamo cercando di abbandonare un po' una forma canzone legata ad un “collage di riff” (strofa/ritornello/strofa/ponte ecc...) per tentare una strada più «atmosferica», in cui un singolo riff, magari riarrangiato, possa andare a costituire l'intera ossatura del pezzo. Se, ad esempio, ascolti pezzi come "Splende" oppure "Osmio" puoi notare che in realtà sono esclusivamente strutturati su una serie molto limitata di riff portanti ("Osmio" possiede solo due riff, eppure è la canzone più lunga che abbiamo mai composto). Allo stesso modo, col tempo, stiamo cercando di "incastonare" la voce nei brani, strutturando i testi direttamente in sede di composizione. Quello che vogliamo creare è un'unità monolitica e disperata di suono.
5. Che differenze riscontrate rispetto a "Il vuoto perfetto"? Vi siete affidati allo stesso tecnico del suono: Riccardo Pasini (bassista dei Void of Sleep). Quanto è stata importante la sua affidabilità tecnica e professionale per raggiungere il vostro obiettivo?
- Ogni tanto riascoltiamo "Il Vuoto Perfetto" e non possiamo non notare le differenze che lo separano da "Pietra". Innanzitutto, il ventaglio di generi musicali che caratterizzava il nostro vecchio lavoro si è sicuramente ristretto: canzoni come "Contemplando" o "L'inizio", oggi, non troverebbero più spazio in un disco come "Pietra". Questo può sicuramente avere dei lati positivi e negativi, ma per come siamo oggi, preferiamo una forma più semplice e diretta. Durante le registrazioni, il lavoro del Paso è stato, anche questa volta, fondamentale e sicuramente la sua impronta "Albiniana" si sente! A differenza del "Vuoto Perfetto", abbiamo affidato il master ad un vero e proprio "guru" della scena internazionale: Alan Douches, autore di master per gruppi storici quali Converge, Today Is The Day, Mastodon… Sicuramente il suo contributo è stavo vitale per rendere l’atmosfera del disco ancora più oscura, densa e violenta.
6. Purtroppo viviamo nell'epoca dell'uso e consumo, dell'usa e getta. Per ciò che riguarda la musica, pensi ci possa essere ancora spazio per il supporto fisico in futuro? Ve lo chiedo anche perché molti musicisti ed etichette discografiche stanno tornando al formato del vinile.
- È una questione molto importante. Ormai è chiaro che un formato come quello del CD sta perdendo terreno mentre c'è stato, in questi ultimi anni, un grande ritorno del vinile. Pensiamo che in un'epoca come la nostra, in cui il 90 per cento della musica è ascoltata attraverso streaming, mp3 ecc (e noi non facciamo eccezione!), bisogna cercare di curare al meglio il supporto fisico, nobilitarlo... E certamente il formato del vinile, ben più "fisico" che il CD, ti permette packaging più belli e interessanti. Per questo con "Pietra" abbiamo voluto concentrarci molto anche su questo aspetto: un vinile marmorizzato che fosse "la copertina stessa" del disco, che avesse un'importanza immediata visibile e tangibile, sincera e diretta come i contenuti stessi.
7. I vostri gruppi preferiti nel panorama della musica underground?
- In generale ascoltiamo un po' di tutto e ognuno di noi ha i propri gusti! Per restare ad un livello inerente al nostro genere, sicuramente tutti noi apprezziamo i lavori di band (più o meno underground) come Converge, Deafheaven, Wolves In The Throne Room, Sunn O))), Neurosis, Dead Elephant, Céleste, Deathspell Omega, Jungbluth, Loma Prieta, Birds in Row, Plebeian Grandstand, Altar Of Plagues, The Secret, Today Is The Day, Hexis, Rorcal... Senza contare le tante valide band Italiane con le quali spesso e volentieri condividiamo esperienze e palco. Menzioni d’onore vanno fatte a Lamantide, Hungry Like Rakovitz, Anunaki e Sedna.
CONTATTI:
grindpromotion.bandcamp.com/pietra
facebook.com/O
grindpromotionrecords.com
unquietrecords.com
O line-up:
M - Basso
E - Chitarra
N - Chitarra
G - Batteria
S - Voce
RECENSIONE:
O "Pietra" 2015 - Grindpromotion Records | Unquiet Records