Con "Spekuldeathstroy" facciamo un tuffo nel glorioso passato: gli anni '90. I pugliesi STIGE (fondati a Mottola nel 2001 dal batterista Peppone), ci propongono un sound che si annoda prepotentemente sui solidi ingranaggi già oliati da alcuni storici mentori del panorama death metal statunitense, quindi impetuoso e ben strutturato, con un dirompente impatto sonoro, dovuto, oltre che ai vocalizzi cavernosi di Antonio De Rosa, ai riff/assoli rabbiosi messi in moto dalla sei corde di Stefano Nigri e al groove arrembante cementato da Peppone e dal bassista Valerio "Doc". Fortunatamente nel 2017 la band ha ritrovato un assetto più stabile, dopo gli ultimi decisivi cambi di lineup. Gli Stige sono fortemente dipendenti dalle sonorità forgiate dagli Autopsy, Incantation, i primi Cannibal Corpse, i Six Feet Under di "Maximum Violence". C'è poi da sapere un'altra cosa: un lavoro retro style come "Spekuldeathstroy" è in grado da solo di dissipare i dubbi sull'efficacia del suono della vecchia scuola, soprattutto di questi tempi. Perciò, il messaggio dei Nostri non mira all'originalità, no assolutamente, ma si interfaccia coerentemente con una mentalità lontana dal concetto moderno di brutalità. Essere considerati bravi musicisti, essere musicisti di razza, beh... sono due cose divese. Ed è anche questo che fa la differenza se suoni un determinato tipo di musica. Gli Stige hanno resistito alle tante difficoltà, e a dispetto di ogni avversità, vanno avanti con grandissima passione scegliendo la strada dell'autoproduzione. Di più non si poteva chiedere.
Songs:
Oblivion, Food For Worms, Suicide Of Mind, The Large Carcass Theory, Miserabile Men, There Is Blood On Their Hands, Corpses Before Death, Cavies
UNA LUNGA E INTENSA INTERVISTA CON IL MUSICISTA BELGA PETER VERWIMP AKA ASHTORETH, COMPOSITORE DI TALENTO FUORI DAGLI SCHEMI PRECONFEZIONATI DELLA SCENA MUSICALE ODIERNA. ASHTORETH RISPETTA LE ANTICHE TRADIZIONI RIVELANDOSI UN ARTISTA SENSIBILE, PROFONDO E ONESTO, CHE SI LASCIA ALLE SPALLE IL PROPRIO PASSATO PER DEDICARSI ESCLUSIVAMENTE AL SUO NUOVO PROGETTO CAPACE DI FONDERE AMBIENT, DRONE, FOLK, POST-ROCK, METAL.
Ciao Peter. Per iniziare, puoi dirci cosa ti ha spinto a trasformare la tua immaginazione in un album?
- Sono sempre stato affascinato dal processo di registrazione di qualsiasi suono. Il primo ricordo di questa passione risale al periodo della mia infanzia, quando venni a conoscenza del vecchio registratore a cassette. Ricordo che ai tempi un bambino più grande di me si divertiva a registrare la voce su nastro e subito dopo me la faceva ascoltare. C'era qualcosa di magico in quella prima esperienza! E' così che mi sono appassionato alla musica e quindi ho cercato fin da subito di trasformare le mie emozioni e la mia immaginazione in suono. E quella magia non è più andata via. E' motivo di felicità il fatto che si possa suonare qualcosa, registrarlo e riprodurlo, a prescindere se tutto questo lo si fa in studio, in un altro ambiente o all'aperto. Il processo di registrazione mi consente anche di trasformare le mie idee in una struttura musicale ben definita per ottenere un buon risultato finale. Fare un album è una sorta di processo di cristallizzazione, che va da una semplice idea iniziale ad un prodotto finale completo. Diventa una sorta di raccolta di ricerche, intenzioni, sentimenti personali, concetti filosofici, esperimenti musicali.
Riguardo "Rites I & II", la prima volta che ho ascoltato questo album ho percepito un forte senso di oscurità ma anche di originalità. So che hai un profondo interesse per diversi tipi di musica, quindi partendo da questa considerazione, ti chiedo cosa è veramente importante per te nel processo di songwriting?
- Per quanto riguarda l'originalità, direi che io creo musica e suoni secondo le mie intenzioni, se poi quello che faccio è veramente originale o no, lascio che siano gli altri a dirlo. Tutti noi abbiamo delle influenze che filtrano in ciò che facciamo, soprattutto cose che sono state fatte in precedenza da altre persone, ma per quanto mi riguarda, nel mio lavoro cerco di essere il più personale possibile. E in questo senso cerco di interpretare il concetto di originalità, qualcosa che proviene dal nucleo del proprio essere e non qualcos'altro. La mia musica deve raccontare onestamente ciò che io sono e quello che per me è importante. Nel processo di songwriting è importante la ricerca del suono giusto o di un riff che sappiano creare l'atmosfera corrispondente al concept. Pensare e ricercare uno specifico concetto è parte integrante del mio processo artistico, e devo ammettere che creare un brano è anche uno sbocco emotivo, quindi è molto fondamentale avere lo stato d'animo giusto per ottenere il meglio. E' una sorta di coincidenza. Comunque lascio molto spazio alla musica e alla vita in generale. Ogni cosa può essere funzionale: gli errori accidentali, un sibilo nell'amplificatore, un microfono che non funziona correttamente... Qualsiasi avvenimento può essere parte dell'esperienza, soprattutto quando cambi messa a fuoco e cerchi nuove possibilità per integrare questi elementi nella musica. Faccio molto affidamento sul mio intuito per capire cosa potrebbe funzionare o meno nelle mie sonorità. In un contesto live, improvviso sempre e le coincidenze hanno un ruolo primario. Quando suoni dal vivo molto dipende anche dalle energie sprigionate dal pubblico con cui interagisci.
In connessione con la precedente domanda sull'originalità, pensi che "Rites I & II" rifletta le intenzioni di ASHTORETH?
- Credo di sì. Ci è voluto molto tempo per sviluppare quello che sto facendo, ma c'era un'intenzione iniziale ed era quella di fare musica da una prospettiva sciamanica. Dico “prospettiva” perché anche se nella mia musica ci sono elementi sciamanici, non compongo musica sciamanica. La vedo più come un punto di partenza da cui le cose possono crescere seguendo diverse direzioni, senza necessariamente controllarle. Per quanto mi riguarda, questa è la bellezza del comporre. C'è qualcosa che non mi piace del settore musicale e questo è il termine “branding”. Si suppone che gli artisti si vedano come marchi o prodotti. Io scappo da questo. Ashtoreth può essere molte cose diverse dal punto di vista del genere, ci sono elementi di drone, post-rock, ambient, folk, noise, metal, sonorità sciamaniche... il mio è un approccio ampio. Ho creato questo progetto musicale per essere il più libero possibile in termini di musica, perché ero stanco di suonare roba strutturata con veri e propri gruppi. Volevo fare musica che fosse come un flusso di coscienza e che attraesse la gente. Questo si (ri)collega con le loro emozioni e il loro spirito, una musica capace di accompagnare l'ascoltatore in un viaggio molto simile all'esperienza sciamanica. Quindi da quel punto di vista, penso di avvicinarmi alle mie intenzioni originali con questi due brani di “Rites”.
Un'altra cosa che volevo dirti è che negli anni ho ricevuto molti dischi di musica dark ambient e alcuni di questi artisti citano i veterani Lustmord e Raison d'être come una grande influenza. Cosa ne pensi di questo? Ti piace la loro musica?
- Ascolto la loro musica e riconosco il loro stile, ma nel mio caso riferirmi a questi artisti come influenze dirette non sarebbero del tutto corretto. Prendo spunto da molta musica diversa e non specificatamente da altri progetti dark drone ambient. Above the Tree (It) e Darsombra (US) sono due artisti che mi hanno spinto ad intraprendere una strada solista, ma solo per il fatto di averli visti esibirsi da soli. Questo ha aperto qualcosa di nuovo nel mio modo di pensare alla possibilità di suonare musica al di fuori di una band. Anche i Tribes of Neurot (progetto di alcuni membri dei Neurosis) sono stati stimolanti. Sono cresciuto con la musica classica e ho studiato questo genere, poi sono entrato nella scena metal/hardcore durante la mia adolescente, ho trascorso un po' di tempo in una scuola privata di jazz, per 10 anni sono stato coinvolto con il sound noise nel collettivo artistico Building Transmissions, e per 2 anni ho assimilato le tecniche dello sciamanesimo e della meditazione. Mettete insieme tutte queste cose e si potrà ottenere una vasta gamma di influenze e ispirazione che hanno avuto la loro importanza nel dare forma a ciò che oggi è ASHTORETH.
Puoi dirci qualcosa sul nome ASHTORETH, sul rapporto con la tua musica e sul modo in cui decidi di presentarlo nella scena musicale?
- Prima ho detto che ad un certo punto ero stanco di suonare musica strutturata e volevo avvicinarmi al suono in un modo più intuitivo e organico. Ho collegato questa cosa ad un aspetto femminile e mi è venuto in mente il nome di una Dea. Quindi il nome del progetto è collegato al mio approccio alla musica in cui intuizione, flusso e coincidenze giocano un ruolo importante rispetto alla musica suonata in un gruppo, che è totalmente strutturata e rigida nel suo flusso, quindi più maschile. Collego il nome di questa Dea anche a quello di Terra o Gaia perché prendo molta ispirazione dalle forze della natura, dai paesaggi, dai miti e dal folclore che ne deriva.
La cultura odierna ha in qualche modo influenzato la tua musica?
- Se facciamo riferimento alla nostra cultura, beh... spesso penso che sia qualcosa da contrastare, per questo motivo non sarà mai in grado di influenzarmi musicalmente. Per quanto mi riguarda, la nostra (presente) cultura è come una matrice che imprigiona gli esseri umani anziché liberarli. Ho trascorso più di 10 anni nella scena artistica e, anche se diversi artisti mirano ad aumentare la consapevolezza con la loro arte, penso che in realtà sia già tutto scritto nella grande cultura del capitalismo odierno e questo è qualcosa che esclude, invece che unire e coinvolgere gli individui. Tutto ciò che è elitario è distruttivo. Nei tempi arcaici la cultura era qualcosa di strettamente legato alle tribù, alle loro credenze e ai loro modi di vivere. La cultura attuale sembra essersi allontanata da quel concetto, quindi posso dire di essere influenzato da culture e pratiche antiche come lo sciamanismo. Non voglio romanticizzare il passato, né sto dicendo che sarebbe stato meglio vivere il passato, è solo che secondo il mio punto di vista la cultura antica era più legata e interconnessa con la natura. Le persone veneravano le forze della natura trasformando le divinità in certi eventi naturali, riuscendo a vivere in maggiore armonia con essa. Ad esempio hanno rispettato i cambiamenti delle stagioni prendendo solo ciò di cui avevano bisogno. C'è un termine che è stato coniato da Terence Mckenna, qualcosa che lui chiamava "The Archaic Revival", un concetto che mi ispira molto. Lui diceva che potremmo far rivivere alcune delle vecchie tradizioni e pratiche e fonderle con le nostre tecnologie attuali nel rispetto dell'ambiente circostante e della natura. Abbiamo dimenticato di essere parte integrante di ciò, una parte del cosmo vivente e che respira.
Secondo te qual è il miglior album di musica ambient?
- Beh... è difficile da dire, perché ci sono state così tante pubblicazioni interessanti e di qualità negli ultimi decenni, e non sono nemmeno il tipo di persona che fa un bilancio con la musica, quindi cercherò di condividere solo la mia prima esperienza che ho vissuto con un album ambient.
Ai tempi, quando ho ascoltato questo genere per la prima volta, non conoscevo nemmeno il termine “ambient”, e lo chiamavo semplicemente “synthesizer music". Avevo ricevuto un album di Klaus Schulze da un amico, credo fosse "Rubicon", e prima di ascoltarlo ho chiuso le tende delle finestre e mi sono sdraiato sul letto nella stanza buia. Ho chiuso gli occhi mentre i suoni iniziavano ad emergere, ed è così che un intero universo di immagini ha iniziato a formarsi nella mia mente, rivelandosi un incredibile viaggio interiore. Suppongo che questo sia stato il mio primo viaggio sciamanico. Tale esperienza è sempre rimasta dentro di me e ha avuto una profonda influenza sul mio lavoro.
Ti considereresti un ottimista?
- Certo, in qualche modo. In passato ero più un pessimista. Ora mi definisco un realista perché ci sono cose su cui trovo difficile essere ottimista. Ma l'ottimismo è importante come fonte di forza vitale. Credo che i nostri pensieri, azioni e parole abbiano un potere, quindi il modo in cui li usiamo avrà un effetto sulla nostra realtà. Qualunque cosa proietti e metti fuori, in qualche modo si manifesterà. Questo è il principio base di Magia. Quindi avere una visione ottimistica delle cose aiuterà sicuramente a raggiungere gli obiettivi in un modo più semplice.
Cosa provi quando qualcuno si avvicina a te e inizia a farti dei complimenti?
- Immagino di aver imparato ad affrontarlo, anche se a volte mi mette in imbarazzo. E spesso i complimenti vengono nascosti, nel senso che la gente parla della mia musica in un certo modo che per me è come un complimento. E' accaduto un paio di anni fa dopo il mio concerto al Roadburn Festival, quando una ragazza mi si avvicinò con le lacrime agli occhi dicendo che la mia musica portava la sua immaginazione in un'antica foresta che era così bella da farla piangere. Un vero complimento perché quella ragazza ha compreso le mie intenzioni con quello che sto cercando di fare. Immagino che i complimenti più difficili da accettare siano quando la gente si avvicina a te per dire quanto gli sia piaciuto un tuo concerto, ma tu non sei pienamente soddisfatto della tua performance. Ma ho imparato ad accettarlo anche se ho una mia visione al riguardo. Noi artisti in qualche modo abbiamo bisogno della gente come stimolanti per andare avanti.
Cinque film o cinque registi che ammiri particolarmente? Puoi analizzarli partendo da una tua prospettiva del tutto personale.
- I film sono una parte importante della mia ispirazione e ho anche suonato in alcune colonne sonore proposte dal vivo. Un paio di anni fa ho avuto anche la fortuna di prendere parte alla colonna sonora di Doubleplusungood del cineasta belga Marco Laguna (album pubblicato dalla label Weme Records: https://wemerecords.bandcamp.com/album/doubleplusungood-ost-weme041), e ad una colonna sonora di un documentario sull'ape carnica, dove ho realizzato una traccia con i suoni registrati in un alveare (https://vimeo.com/104701872).
Tarkovskij è il primo regista che mi viene in mente. Adoro le immagini poetiche che evoca in ambienti spesso strani e il modo in cui i suoi film ci raccontano della condizione umana. Solaris, The Mirror, The Sacrifice e in particolare Stalker sono delle bellissime opere d'arte. Insieme a TCH (UK) abbiamo realizzato una colonna sonora live
(https://www.youtube.com/watch?v=YPZSmce6J8c&t=20s).
Per secondo direi Jodorowski. El Topo, Santa Sangre, La Montagna Sacra... sono riflessioni maestose e grottesche sulla vita. I processi interiori sulla trasformazione sono sempre al centro dei suoi film. Amo il suo uso del simbolismo, gli insegnamenti e riferimenti esoterici nel suo lavoro. Considero Tarkovskij come un minimalista, mentre Jodorowski più massimalista perché porta tutto all'estremo, ogni fotogramma è un dipinto a sé stante. Ho suonato dal vivo El Topo e diverse volte le 2 ore abbondanti di La Montagna Sacra (https://www.youtube.com/watch?v=8DybNzPiJN0&t=73s).
David Lynch è un altro regista da includere in questo mio elenco. È un vero maestro della suspense e l'uso della musica nel suo lavoro è davvero spettacolare. Ha il talento di creare atmosfere e tensioni anche in quei momenti in cui il suo messaggio è meno chiaro o sfocato. Sarai al vertice del tuo posto anche quando il significato è oscurato. Ho visitato le sue Mostre con i suoi dipinti e disegni. Le forti emozioni che sprigionavano erano davvero molto stimolanti. Non capita spesso che io mi ritrovi privo di ispirazione, ma quando questo accade, guardo sempre il documentario sulla sua vita e arte. Il modo in cui è coinvolto in ogni aspetto dei suoi film è davvero stimolante per andare avanti.
Un altro importante regista è Werner Herzog. Che si tratti dei suoi film Aguirre, The Wrath of God (splendida colonna sonora!), Nosferatu the Vampyre, o dei suoi documentari (Grizzly Man, Cave of Forgotten Dreams...), c'è sempre qualcosa da scoprire proprio perché i protagonisti sono spesso ambiziosi con desideri impossibili o si rivelano talenti unici in oscuri campi di competenza, individui in conflitto con la natura o con se stessi. Ha il talento di dipingere questi argomenti in modo chiaro, obiettivo e talvolta distaccato.
Altri registi che mi vengono in mente sono David Cronenberg, Lars Von Trier, Kusturica, Stanley Kubrick, Polanski, Fellini, Akira Kurosawa, Gus van Sant... l'elenco potrebbe continuare.
Qualche informazione sui tuoi progetti futuri?
- C'è ancora molto da fare nel 2019, in termini di pubblicazione di nuovi dischi e di esibizioni dal vivo. A maggio il seguito dell'album dei Pilgrim (w/Grey Malkin degli Hare and the Moon) intitolato "Hermit", e sarà pubblicato dall'etichetta britannica Reverb Worship. Tim Van der Schraelen (che cura molte delle mie fotografie e video) sta realizzando una serie di video collegati al mondo dell'Eremita. Ha scelto di dargli un approccio documentaristico che parli anche della sua stessa vita di autista che vive in isolamento. Sempre a maggio suonerò al Vigeland Mausoleum ad Oslo, in Norvegia, insieme agli artisti Orryelle Defenestra (Aus) e Sysselmann (Nor), qualcosa che ho programmato da diversi anni e che promette di essere un'esperienza straordinaria data la bellissima location (nel suo interno ha uno straordinario riverbero di 20 secondi). Attualmente sto registrando un nuovo lavoro con Atma Kripa per una pubblicazione su Unexplained Sounds Group con sede in Italia. A settembre dovrebbe vedere la luce un lungo nastro con l'artista canadese Jim Wylde (sp3ct3rs), mentre la Cyclic Law rilascerà la continuazione della serie di Rites, le tracce "Rites III-IV". Inoltre, sto ancora lavorando ad un album con Erin Jane Laroue (pianista di Portland, USA), il seguito di Hermit (Heretic), musica per un libro dello scrittore Serge Timmers. Poi una colonna sonora per un
video di Jutta Pryor (Aus) con poesie di Lois P. Jones (USA) e un nuovo album per l'etichetta belga Rotkat Records. Insomma, un bel po' di cose da portare a termine.
Peter, grazie mille per aver dedicato del tempo alle mie domande.
Per il norvegese ARNE BORGAN la concezione del tempo si carica di significati spirituali e psicologici, soprattutto quando si tratta di comporre musica digitale attraverso un'armonia in movimento non restrittiva. Lo spazio diventa luogo di conoscenza per chi ha la capacità di dilatare la propria creatività nella sua indescrivibile e sconfinata ampiezza. "Asterion" è un disco descrittivo e autoreferenziale. Questo compositore scandinavo si dimostra essere un viaggiatore solitario capace di mettere insieme una quantità non indifferente di ingredienti appartenenti ad uno stile allettante che, spinge immediatamente alla riflessione. Non solo "Asterion" svela delle modalità soggettive di interpretare la musica ambientale lavorata con sintetizzatori analogici, ma con le sue peculiarità (stile, vigoria, eleganza), diventa un'opera sublime d'indiscutibile valore e bellezza. Arne Borgan mette a segno un prodotto complesso ma corale, intessendo illustrazioni enigmatiche di abissi immaginari, senza mostrarsi forzato o ripetitivo. In una sola parola, cinematico.
SETTIMO ALBUM IN STUDIO DI UNA BRILLANTE CARRIERA CHE HA SUPERATO I 20 ANNI DI ATTIVITA', "BLACK MARKET ENLIGHTENMEN" E' UN ALTRO GIOIELLO CHE METTE IN EVIDENZA LA GRANDEZZA DEL COMPOSITORE BRITANNICO MICK MOSS, UN ARTISTA VERAMENTE UNICO NEL SUO GENERE. LA NOSTRA CHIACCHIERATA PARTE DALLA SCELTA DEI MUSICISTI COINVOLTI NEL SUO PROGETTO E ARRIVA A SOFFERMARSI SULLE DINAMICHE DI UNA VITA INTENSA E PRODUTTIVA.
Ciao Mick. Nel corso degli anni hai contribuito notevolmente all'ampliamento della musica post rock, quindi viene spontaneo chiedersi quale criterio è stato scelto per selezionare i musicisti più adatti per gli Antimatter.
- Grazie! Per quanto riguarda i musicisti con cui ho collaborato nel corso del tempo, sono stati coinvolti negli Antimatter secondo un caso del momento, questa è la verità. Non sono mai stato un networker o un individuo che coltiva relazioni sociali, mi ritengo una persona riservata che trascorre molto tempo nel privato, quindi posso dire di non essere mai stato circondato da molti musicisti, ma ho avuto il piacere di lavorare con diversi professionisti conosciuti nel corso della mia esistenza. Fortunatamente mi sono imbattuto in un numero sufficiente di buoni musicisti e questo mi ha permesso di avere sempre qualcuno con cui lavorare seriamente su ogni nuovo album degli Antimatter. Devo dire che il drumming è un elemento fondamentale per la mia band. Scrivo tutte le parti di batteria quando creo i miei demo, ma non suono quello strumento, quindi ho sempre bisogno di persone che sappiano eseguire le parti da me pensate, sperando di trovare batteristi capaci di aggiungere un po' di personalità nel mix. Chris Phillips, Colin Fromont, Liam Edwards, Fab Regmann hanno dato un grandissimo contributo in questo senso. Per quanto riguarda le voci femminili, sono stato altrettanto fortunato ad aver conosciuto e collaborato con donne di talento: Vic Anselmo, Jenny O'Connor, Carla Lewis. Poi ci sono le mie parti strumentali e vocali. Penso di avere uno stile astratto che può essere ascoltato soprattutto nel disco "Fear Of A Unique Identity", come in altre composizioni incluse nei miei precedenti album. Se ho bisogno di qualcosa di più blues o di rock classico, allora delegherò il lavoro a qualcun altro... Danny Cavanagh, Glenn Bridge, Kevin Dunn, Dave Hall. L'ultimo album mi ha persino spinto ad abbandonare la chitarra solista e a introdurre altri strumenti musicali come il sassofono, il kamancha e il flauto. La mia libertà espressiva e l'essere in grado di aggiungere colori diversi ai dischi con l'aiuto di vari musicisti mantengono le cose interessanti, almeno per me, e si spera anche per l'ascoltatore.
Cosa fa andare avanti gli Antimatter dopo tanti anni di attività nella scena musicale? Qual è il segreto della tua longevità?
- Probabilmente molto ha a che fare con il fatto che gli Antimatter sono stati portati avanti solo da me negli ultimi 14 anni. Senza dare un significato negativo al discorso, penso che se metti insieme un gruppo di persone per un tempo sufficientemente lungo, alla fine finiranno per litigare e quindi logorarsi interiormente. Le band possono essere come dei matrimoni, nel senso che inevitabilmente finisci per essere legato a delle persone con cui prima o poi non vuoi necessariamente trascorrere troppo tempo insieme, perciò, nel bene e nel male, ti potresti anche sentire un po' condizionato da questa situazione. Non riesco ad immaginare cosa significhi portare avanti un progetto per così tanto tempo collaborando con le stesse personalità, ma spesso i musicisti lo fanno, soprattutto perché hanno degli interessi comuni: l'impegno nel creare musica, l'ego, la paura di un eventuale o possibile cambio di line-up, il denaro, la gloria, e altri motivi. Si bloccano, si sopportanto a vicenda nel modo sbagliato, e sono come le uova che sbattono in una scatola chiussa finché alla fine... POP... uno di loro scoppia e decide di andarsene, ma solo dopo aver sopportato a lungo ogni tipo di situazione, che sia un disagio, un problema o altro. E credetemi, la gente smette di suonare anche in una qualsiasi formazione attiva da tanti anni, tant'è vero che durante certi brutti periodi quelle persone si logorano dentro e le loro menti si infrangono. Ecco spiegato il motivo per cui dopo continui pesanti litigi molti musicisti decidono di non comunicare tra loro, anche per lunghi periodi di tempo. Da non dimenticare che l'ego è un male, un vero assassino. Spesso mi è capitato di vedere dei musicisti in altre band che se ne vanno in giro dietro le quinte dei festival pieni di sé e così sicuri della loro superiorità, e in quei momenti penso a me stesso, dicendomi: "Mick, immagina se tu dovessi suonare con gente simile". Non voglio sopportare l'ego altrui, negli Antimatter ci sono solo io, e nessuno può farmi impazzire. Sono come un bambino nerd che ama la sua compagnia, coltivando un hobby. Amo la musica, l'ho sempre amata, per certi versi è la mia migliore amica. E per fortuna sono un polistrumentista, quindi sono io stesso l'intera band senza dover essere parte di un gruppo con altri elementi. Come dicevo prima, quando lo desidero posso sempre avvalermi di altri musicisti, anche per poche ore. In questo modo funziona tutto, funziona così bene che non riesco a vedere nessun altro scenario davanti a me, purché rimanga sempre sano e adeguato per la band.
Pensieri e ricordi di vita rappresentano delle affermazioni che attraversano la nostra mente, in tutte le ore, tutti i giorni. Tu, personalmente, cosa pensi quando fai un passo indietro e rifletti sui vent'anni di attività degli Antimatter?
- Mi sembra che non siano trascorsi 20 anni perché il tempo è passato molto velocemente. Quando stavo realizzando i miei demo per il secondo full-length degli Antimatter, mio figlio iniziava a saltellare davanti ai miei occhi, e la sua tenera voce venne registrata casualmente per la canzone "Dream"... ed è strano perché lui tra pochi mesi compie 20 anni. Anche mia figlia quest'anno compie 25 anni. Aveva solo 3 anni quando ho scritto "Saviour" nel 1997. È pazzesco, davvero. Erano due bambini mentre lavoravo a quelle canzoni nei primi tempi, e ora eccoli qui, adulti; e in tutto questo tempo che è passato ho pubblicato 8 album in studio. Sì... il tempo passa in fretta. Ma sono felice di essere stato produttivo in tutti questi anni. Il lavoro di musicista mi ha tenuto relativamente sano ed equilibrato, ma anche i miei figli, per la maggior parte del tempo, haha.
Il nuovo "Black Market Enlightenment" è senza ombra di dubbio un album più intenso e sperimentale. Pensi che questa sia la parte più evoluta degli Antimatter?
- Sì, assolutamente, e questo era il mio obiettivo nel momento in cui ho iniziato a scrivere e arrangiare l'album: buttare a terra i confini personali, sia quelli musicali che lirici. E ci sono riuscito, mettendomi a dura prova. Dato che questo era il settimo album degli Antimatter e il 7 per me è un numero significativo, ho sentito il bisogno di aprire le porte a nuovi orizzonti. I testi, il concept, la strumentazione utilizzata, i patterns di batteria, le diverse sequenze, la performance vocale... ogni cosa è stata spinta più lontano di quanto abbia mai fatto prima. Sto ancora imparando e migliorando la mia espressione come compositore, e in questo mio percorso potrò costantemente imparare e migliorare. Sicuramente non è sempre stato facile per me, a volte il mio cervello voleva solo esplodere e morire. Ma ho dovuto alimentare la mia creatività per ottenere il meglio artisticamente. E' stata una decisione consapevole e giusta. L'evoluzione è molto importante, specialmente dopo tanti anni di attività.
Quali sono state le difficoltà maggiori e i fattori più impegnativi nella tua carriera d'artista?
- A parte la mia ricerca per aprire nuovi orizzonti, per me è stato importante mantenere interessante il mio lavoro e la mia musica. Sono cresciuto in un periodo in cui le buone canzoni erano ovunque, dalle cose che venivano trasmesse alla radio, alla TV, ai suoni che uscivano dai vinili dei Beatles di mio padre. Chiamatemi pure tradizionalista. Ultimamente quando ascolto musica composta da altri musicisti trovo anche delle canzoni atmosferiche davvero straordinarie, con una buona musicalità, create con grande abilità tecnica, ma le mie orecchie non amano ascoltare cose di questo genere. E' così che sono cablato, a causa della mia educazione musicale vissuta in un ambiente melodico e molto ricco. Quindi la mia priorità quando sto lavorando alla mia musica è trovare la giusta melodia per le canzoni. Non sto affermando che sono particolarmente bravo in questo, o che il mio modo di comporre è migliore di chiunque altro, ma sto solo dicendo che lavoro così. Ho ancora delle canzoni che non sono mai state registrate, conservate nella mia testa per ben 15 anni. Quindi sì, la mia sfida è continuare a trovare delle melodie forti e accattivanti.
Cosa ti fa pensare una traccia come "The Third Arm"?
- Tutto su di essa: il testo, il significato, gli arrangiamenti, la melodia, l'atmosfera. In realtà considero quella traccia come una delle migliori canzoni che io abbia mai scritto, ed è una sensazione incredibile poter dire questo di un nuovo brano, considerando il fatto che scrivo musica da 25 anni.
Potresti dirci qualcosa sul bellissimo artwork di copertina? Hai trasmesso tu degli input all'artista Mario Nevado, oppure lui ha creato l'immagine senza essere condizionato dalle tue idee?
- Avevo già la mia idea per la copertina dell'album: "un manichino di crash test seduto su una poltrona in una stanza disordinata e trasandata”. Il manichino ha le 8 braccia del buddismo e in ogni singola mano impugna un tipo di droga diversa o un elemento legato ad essa. Sullo sfondo l'universo che si insinua illuminato da una luce liquida, e questo potrebbe richiamare la psichedelia anni '60. A Mario ho inviato una foto di mio figlio in posa seduto su una sedia, insieme alla lista degli oggetti da mettere nelle mani del manichino, ed è così che ha iniziato a lavorare alla grafica. La prima sua bozza che ho ricevuto era molto scura, un po' verde e marrone, quindi l'ho trasportata su photoshop e l'ho fatta diventare color oro. Dopo aver visto la mia versione con le modifiche al colore, Mario a completato una seconda bozza con un tocco molto più spirituale, aggiungendo ampiezza all'universo color oro e più luce liquida. La sua seconda bozza era fantastica e devo ammettere che mi ha letteralmente sconvolto. Da quel momento in poi fu solo una questione di piccoli dettagli da sistemare. Per lavorare alla grafica ho fotografato una pipa con cui si fuma l'hashish, una banconota arrotolata, un accendino economico, un sacchetto di "polvere bianca" e due cartine da sigarette, in modo che le due mani centrali fossero disposte per fare un Joint a più fogli così come si faceva a Liverpool negli anni '80 e '90. L'unico problema era il volto del manichino perché l'immagine aveva bisogno di un punto focale, ma un giorno Mario trovò un bella faccia e con un colpo di genio aggiunse il terzo occhio luminoso come punto focale. Era semplicemente bellissima e totalmente in linea con il mio concept. Quindi sì, ho dato le mie idee, ma ovviamente è stato lui a creare l'immagine. Mi piace vedere quel manichino seduto in poltrona che rappresenta l'autodistruzione attraverso l'assunzione delle droghe di strada, un concetto che girava nella mia testa da circa 15 anni.
Grazie per la tua gentilezza e disponibilità, un onore e un piacere parlare con te. Prima di lasciarti, vorrei chiederti cosa hai in programma per quest'anno?
- Sono ancora sconvolto perché il completamento dell'album mi ha tolto energie al punto da ridurmi simile ad uno zombie, e sono stato in questo stato per 3 mesi. Di recente ho sentito dire che fare un disco richiede una tonnellata di energia psichica, e ho pensato che fosse un'affermazione esatta. Non solo ho realizzato "Black Market Enlightenment", ma ho anche lavorato al documentario "Finding Enlightenment", che potete trovare nella versione a due dischi dell'abum. Inoltre ci tengo a dire che "Black Market Enlightenment" è uscito per la mia etichetta. Subito dopo la pubblicazione del disco sono partito in tour. E' stato il periodo più intenso della mia vita dal punto di vista lavorativo, e tutto questo ha messo a dura prova la mia persona. Ora sono in fase di recupero. Vado a nuotare un paio di volte alla settimana per cercare di mantenere vive le endorfine. Tra non molto partirà la seconda parte del “Black Market Tour”, e raggiungeremo posti che non siamo mai riusciti a visitare. Inoltre, ho già lavorato sulla mia chitarra acustica per mettere a punto alcune mie linee vocali e certi arrangiamenti per il prossimo album. La prospettiva per il futuro sembra già eccellente.
"Notte" dipinge soundscapes morbidi, eterei e di una fragilità a tratti struggente, adatti ad essere ascoltati e contemplati in momenti di totale solitudine e raccoglimento. L'aspetto decisivo nella musica dei LA FANTASIMA è la tematizzazione delle atmosfere acustiche in quanto tali. Per il trio romano il post rock strumentale è come un vasto terreno di genesi su cui far maturare le proprie idee toccanti e brumose, ma rappresenta anche un sentiero da percorrere per trovare una buona vetrina tra i tanti bravi songwriter del genere. I cinque brani in scaletta scorrono bene, nonostante non ci sia nulla di sconvolgente nell'utilizzo dei contenuti: un minimalismo che si svela già nell'incipit del disco. Dal songwriting dei Nostri scaturiscono filmati circolari e ipnotici, nei quali le visioni sognanti prendono il sopravvento in tutte le loro sfumature. Solo la conclusiva "Sino al Mattino" ci regala delle fughe distorte e doomeggianti. L'incedere, ora crepuscolare, ora magnetico, scava nel freddo buio della notte mettendo comunque in primo piano delle valide qualità compositive. Tutto sommato non mi pare poco, manca solo un po' di originalità. "Dea Mia" (feat Peter Verwimp aka Ashtoreth) e "Amante Silente", a mio avviso i pezzi più riusciti.
L'esperto compositore iraniano Morego Dimmer utilizza le componenti ritualistiche come mezzo per misurare il labile confine che divide le ormai decrepite realtà che ci circondano. "Tower Of Silence" agisce sulla stimolazione delle percezioni permettendoci di distorcere la nostra apparente stabilità emotiva. XERXES THE DARK fa sì che tra i suoi ascoltatori e la musica avvenga la vera sinergia. Non un'alterità, dunque, ma un'interconnessione forte e indissolubile. Al di là degli aspetti caratterizzanti come altri dischi dark ambient, "Tower Of Silence" sembra possedere l'estensione adeguata per attingere linfa dalle pieghe del tempo e perseguire una poetica ben definita, acuta e perforante. Morego è in grado di caratterizzare i contenuti sonori con un gusto compositivo snodabile, piuttosto che farli apparire simili a scaglie o polveri di metalli ferrosi in preda a insolite spinte compulsive. Merita di essere approfondito per la sua massiccia carica di iperrealismo straniante. Un nuovo livello di oscurità.
Songs:
Song Of Dust, The Omen (A Schizomanic Trip), Dagon (MMXX), Intangible Clues, Oblivion, Lurking Spirits, Stupefaction, Man & Deviance, Shisma (Or A Deaf Adrift)
Con l'utilizzo del suo metodo trascendentale, Thomas Narverud ci trascina nell'esperienza concreta del subconscio che sente e dà forma a riflessioni sonore in una dimensione che è proiezione di un reticolato mutevole e maestoso. È l'apertura dei cancelli della percezione mediante una formula indefinibile, ma innegabilmente personale e identificativa. Questa è l'atmosfera che si respira in "Live at Mir", registrato nell'inverno del 2017 presso il Mir Café a Oslo, e stampato alla fine del 2018 dalla Tipi Token Records in una edizione su Tape. L'Arte del norvegese SYSSELMANN riafferma il diritto alla pura immaginazione e ci regala un lotto di composizioni dilatate e inafferrabili, un'opera che segue un itinerario straordinariamente suggestivo nel suo lento fluire. Durante l'ascolto i sentieri si moltiplicano ed ogni ascoltatore capirà quale sia la giusta direzione da seguire per sollevare il proprio spirito. "Live at Mir" è pura emozione, lo è in ogni frammento, in ogni passaggio, nello svanire nel grigiore dei suoi effetti. E' un disco siderale dove i singoli suoni vanno assorbiti nel buio di una stanza, in uno spettacolo in cui l'anima del compositore si sente viva più che mai.
L'artista Peter Verwimp ha bisogno di rinunciare alla logica razionale e sconvolgerla nell'atto del comporre, per far emergere e modellare lentamente suoni astratti provenienti dal suo sentire interiore, attraverso la potenza dell'inconscio in musica che assurge alla grandezza di un'esperienza purificatrice e redentrice: ad una condizione bilaterale sotteranea capace di trasformare le infinite empiriche vicissitudini, in monocromatica vicenda dell'uomo immerso in un paesaggio già pregno di inquietudini. Il flusso sottile e narrativo di "Rites", racconta di quella condizione che trascende la normalità, che pone l'esistenza in uno stato sconosciuto, anch'esso all'oscuro dei propri esiti. La centralità assunta dal compositore, la sua multiforme apparizione, rafforzano sia l'evidenza di questa presenza da protagonista che la personalità inusuale e avvolgente. ASHTORETH si manifesta con vertiginosa lucidità, dimostrando come si può modificare l'estraneità del reale. Il musicista belga propone un suono particolarmente evocativo, fondendo insieme drone e ambient music.
Un altro Mostro è nato dagli incubi e deliri degli svedesi MZ.412, che tornano con un nuovo full-length dopo tredici anni di apnea nel buio, e la sua origine è presentata dall'inquietante raffigurazione che Nordvargr, Ulvtharm e Drakhon hanno deciso di utilizzare come artwork di copertina. L'opera visionaria degli MZ.412 accosta in un unico luogo mentale i cruenti e distruttivi orrori di cui anche oggi si fanno portavoce, e in ciò riescono sorprendentemente a convincere! Ci si sente realmente al cospetto delle orride entità evocate dal rituale e si finisce per provarne rispetto. L'onda d'urto generata dal loro black industrial rade al suolo ogni cosa. Nel tempo gli MZ.412 sono diventati dei compositori di culto, soprattutto tra tutti gli ascoltatori, musicisti e addetti ai lavori che seguono tale corrente musicale, e che nel loro habitat trovano evidentemente una precisa rispondenza ai propri tormenti più pregnanti. E' inutile porsi delle domande, questa è la chiave di lettura dei Nostri: un patriarcato di terrore. La negatività è difficile da gestire, perchè può essere anche sinonimo di autodistruzione. Ma è pur sempre una reazione. La negativtà provoca reazioni ed è un denominatore universale. L'ossessiva minuzia mostrata in ogni brano di "Svartmyrkr" si lega con l'agghiacciante forma delle visioni. I tre scandinavi compongono, modificano, distruggono e infine ricompongono secondo una sorta di "trance" allucinata le sfaccettature delle loro idee malate, conferendo fisicità ad atroci emozioni interiori rese schiave dalla sofferenza, angoscia, rabbia e violenza. Solo le riflessive note di "Burn Your Temples, True Change", per soli cinque minuti, cercano di domare le incombenti fiamme alimentate dall'intero lavoro. Implacabile CAPOLAVORO!
Contatti: coldspring.bandcamp.com/album/svartmyrkr-csr257cd-lp facebook.com/MZ412official
Songs: Äntra Helstraffet, Öppna Hegrind, Codex Mendacium, Ulvens Broder, Helblar, Ulvens Bleka Syster, Burn Your Temples, True Change, She Who Offers Sorrow, We Are Eternal, Lokastafr Ablaze With The Thorns Of Death