IN "SKY OVER GIZA", ALBUM DEI LA MORTE VIENE DALLA SPAZIO, C'E' COME UNA FORZA NASCOSTA CHE CI FORNISCE LA CONFERMA DELLE CAPACITA' ARTISTICHE DI QUESTA BAND NOSTRANA, CAPACE DI VALORIZZARE UN LINGUAGGIO MUSICALE MOLTO PARTICOLARE E, A SUO MODO, INTRIGANTE. ANDIAMO A CONOSCERLI MEGLIO GRAZIE A QUESTA INTERVISTA CON MELISSA CREMA.
Come potresti descrivere i passaggi chiave che vi hanno portato alla realizzazione di "Sky Over Giza"?
- "Sky Over Giza" è frutto di due giornate di improvvisazione in studio di registrazione. E' un lavoro estemporaneo, dettato dalla volontà di creare qualcosa di nuovo e anticonvenzionale nei suoni. Non ci sono stati passaggi chiave in quanto al tempo delle registrazioni la band era ancora un collettivo aperto, non esisteva una formazione stabile e non c'era una progettazione musicale dei brani.
Qual è il processo creativo alla base della vostra musica?
- Solitamente è il chitarrista ad occuparsi in larga parte di composizione e arrangiamento, ma non parlerei di un vero e proprio processo creativo, in quanto la composizione dei nostri brani nella maggior parte dei casi è molto istintiva, come un flusso di suoni.
E' stato difficile unire i diversi background dei componenti coinvolti nei LA MORTE VIENE DALLO SPAZIO?
- Credo che il nostro sia un genere che va al di là dei generi. Non saprei collocarci in uno specifico filone musicale, ma penso anzi che il nostro punto di forza sia proprio l'essere trasversali a più generi. Questo ha fatto sì che sia stato piuttosto naturale bypassare i nostri singoli background musicali per dar vita a qualcosa che vada oltre.
Il nome della band è decisamente particolare. Interessante la scelta di utilizzare la lingua italiana. Puoi illustrarci la storia dietro queste parole? "La morte viene dallo spazio" è anche un film di fantascienza del 1958 diretto da Paolo Heusch.
- La Morte Viene Dallo Spazio come hai già detto è proprio il titolo di un vecchio b-movie italiano e l'averlo reso niente meno che il nome del progetto è sintomo del fatto che sono proprio i film sci-fi italiani degli anni 50-60 e le loro colonne sonore ad essere la nostra principale ispirazione. Siamo sempre stati affascinati da questo mondo e dal mistero in cui è avvolto.
Pensi che "Sky Over Giza" renda giustizia alla vostra concezione di musica sperimentale? Quale era l'idea iniziale dei LA MORTE VIENE DALLO SPAZIO e a cosa è arrivata oggi?
- "Sky Over Giza" è slegato da concezioni e ideologie di sorta, sicuramente si tratta di musica sperimentale ma non ci siamo rifatti ad alcun obiettivo specifico di suono durante le registrazioni. La Morte Viene Dallo Spazio è nato come un open ensamble che coinvolgeva ad ogni concerto elementi diversi sul palco, una sorta di collettivo che ha raggiunto una formazione pseudostabile e ha acquisito identità di band soltanto all'inizio dell'anno in corso.
Quali sono i pro e i contro di comporre brani così complessi e articolati?
- I brani che componiamo riflettono interamente il nostro modo di essere, e per noi non sono complessi e articolati, ma anzi le strutture di "Sky Over Giza" sono molto semplici, quasi non esistono, essendo frutto di un'improvvisazione come già detto. Sono semplicemente il risultato di quello che abbiamo dentro, di ciò che si muove in noi e tra di noi. Non ci sono né pro né contro, è la nostra musica e non potrebbe essere niente di diverso da questo.
Qual è la tua visione di universo/spazio? Credi nella vita oltre la terra? Te lo chiedo perché vorrei capire se il titolo "Sky Over Giza" ha una connessione con questo argomento...
- Siamo solo una minuscola parte dell'universo e i luoghi che l'essere umano non ha ancora raggiunto sono molti. Personalmente non credo in nessuna realtà parallela, ma considerando che la Terra è solo uno dei pianeti che compongono la nostra galassia e che probabilmente esistono anche altre galassie delle quali non siamo a conoscenza, non escludo la possibilità di altre forme di vita intelligenti oltre a noi. "Sky Over Giza" sicuramente ha dei richiami a queste tematiche, soprattutto in "Zombies Of The Stratosphere".
Il disco affascina anche per l'unione di sonorità contrastanti. Pensi che la struttura psych rock delle vostre composizioni possa in qualche modo destabilizzare l'attenzione dell'ascoltatore, a prescindere dai gusti personali. Sicuramente non è facile ascoltare un disco come "Sky Over Giza".
- La facilità o meno dell'ascolto è soggettiva. Sicuramente i nostri brani non sono immediati, il nostro non è un sound commerciale e non vuole nemmeno esserlo, ma è caratterizzato invece da influenze di diverso tipo, dalla musica dark ambient al doom, passando dallo space rock e dalla psichedelia.
Vi sentite legati al filone progressive sviluppatosi in Italia all'inizio degli anni settanta?
- Sicuramente per quanto riguarda la scena italiana il filone progressive è quello a cui più ci sentiamo legati. Jacula e Goblin ci hanno in qualche modo ispirato nelle sonorità, così come Paul Chain dall'altro lato.
Grazie per l'intervista. Buona fortuna.
Grazie a te!
CONTATTI:
bloodrockrecords.bandcamp.com/album/sky-over-giza
facebook.com/lamortevienedallospazio
RECENSIONE:
LA MORTE VIENE DALLO SPAZIO "Sky Over Giza" 2018 - BloodRock Rec.
Come potresti descrivere i passaggi chiave che vi hanno portato alla realizzazione di "Sky Over Giza"?
- "Sky Over Giza" è frutto di due giornate di improvvisazione in studio di registrazione. E' un lavoro estemporaneo, dettato dalla volontà di creare qualcosa di nuovo e anticonvenzionale nei suoni. Non ci sono stati passaggi chiave in quanto al tempo delle registrazioni la band era ancora un collettivo aperto, non esisteva una formazione stabile e non c'era una progettazione musicale dei brani.
Qual è il processo creativo alla base della vostra musica?
- Solitamente è il chitarrista ad occuparsi in larga parte di composizione e arrangiamento, ma non parlerei di un vero e proprio processo creativo, in quanto la composizione dei nostri brani nella maggior parte dei casi è molto istintiva, come un flusso di suoni.
E' stato difficile unire i diversi background dei componenti coinvolti nei LA MORTE VIENE DALLO SPAZIO?
- Credo che il nostro sia un genere che va al di là dei generi. Non saprei collocarci in uno specifico filone musicale, ma penso anzi che il nostro punto di forza sia proprio l'essere trasversali a più generi. Questo ha fatto sì che sia stato piuttosto naturale bypassare i nostri singoli background musicali per dar vita a qualcosa che vada oltre.
Il nome della band è decisamente particolare. Interessante la scelta di utilizzare la lingua italiana. Puoi illustrarci la storia dietro queste parole? "La morte viene dallo spazio" è anche un film di fantascienza del 1958 diretto da Paolo Heusch.
- La Morte Viene Dallo Spazio come hai già detto è proprio il titolo di un vecchio b-movie italiano e l'averlo reso niente meno che il nome del progetto è sintomo del fatto che sono proprio i film sci-fi italiani degli anni 50-60 e le loro colonne sonore ad essere la nostra principale ispirazione. Siamo sempre stati affascinati da questo mondo e dal mistero in cui è avvolto.
Pensi che "Sky Over Giza" renda giustizia alla vostra concezione di musica sperimentale? Quale era l'idea iniziale dei LA MORTE VIENE DALLO SPAZIO e a cosa è arrivata oggi?
- "Sky Over Giza" è slegato da concezioni e ideologie di sorta, sicuramente si tratta di musica sperimentale ma non ci siamo rifatti ad alcun obiettivo specifico di suono durante le registrazioni. La Morte Viene Dallo Spazio è nato come un open ensamble che coinvolgeva ad ogni concerto elementi diversi sul palco, una sorta di collettivo che ha raggiunto una formazione pseudostabile e ha acquisito identità di band soltanto all'inizio dell'anno in corso.
Quali sono i pro e i contro di comporre brani così complessi e articolati?
- I brani che componiamo riflettono interamente il nostro modo di essere, e per noi non sono complessi e articolati, ma anzi le strutture di "Sky Over Giza" sono molto semplici, quasi non esistono, essendo frutto di un'improvvisazione come già detto. Sono semplicemente il risultato di quello che abbiamo dentro, di ciò che si muove in noi e tra di noi. Non ci sono né pro né contro, è la nostra musica e non potrebbe essere niente di diverso da questo.
Qual è la tua visione di universo/spazio? Credi nella vita oltre la terra? Te lo chiedo perché vorrei capire se il titolo "Sky Over Giza" ha una connessione con questo argomento...
- Siamo solo una minuscola parte dell'universo e i luoghi che l'essere umano non ha ancora raggiunto sono molti. Personalmente non credo in nessuna realtà parallela, ma considerando che la Terra è solo uno dei pianeti che compongono la nostra galassia e che probabilmente esistono anche altre galassie delle quali non siamo a conoscenza, non escludo la possibilità di altre forme di vita intelligenti oltre a noi. "Sky Over Giza" sicuramente ha dei richiami a queste tematiche, soprattutto in "Zombies Of The Stratosphere".
Il disco affascina anche per l'unione di sonorità contrastanti. Pensi che la struttura psych rock delle vostre composizioni possa in qualche modo destabilizzare l'attenzione dell'ascoltatore, a prescindere dai gusti personali. Sicuramente non è facile ascoltare un disco come "Sky Over Giza".
- La facilità o meno dell'ascolto è soggettiva. Sicuramente i nostri brani non sono immediati, il nostro non è un sound commerciale e non vuole nemmeno esserlo, ma è caratterizzato invece da influenze di diverso tipo, dalla musica dark ambient al doom, passando dallo space rock e dalla psichedelia.
Vi sentite legati al filone progressive sviluppatosi in Italia all'inizio degli anni settanta?
- Sicuramente per quanto riguarda la scena italiana il filone progressive è quello a cui più ci sentiamo legati. Jacula e Goblin ci hanno in qualche modo ispirato nelle sonorità, così come Paul Chain dall'altro lato.
Grazie per l'intervista. Buona fortuna.
Grazie a te!
CONTATTI:
bloodrockrecords.bandcamp.com/album/sky-over-giza
facebook.com/lamortevienedallospazio
RECENSIONE:
LA MORTE VIENE DALLO SPAZIO "Sky Over Giza" 2018 - BloodRock Rec.