GLI HARAM SONO UNO DEI GRUPPI PIU’ INTERESSANTI CHE SI POSSANO ASCOLTARE OGGI NELLA SCENA NOSTRANA. IL NUOVO “LO SGRETOLAMENTO” METTE IN EVIDENZA LE PREGEVOLI DOTI COMPOSITIVE DI QUESTI MUSICISTI DI TORINO, GIUNTI AL SECONDO EP AUTOPRODOTTO. LA LORO DEVOZIONE ALLA MUSICA E ALLA LINGUA ITALIANA E’ TOTALE. QUESTA LA LUNGA INTERVISTA PER SON OF FLIES WEBZINE.
1. Ciao ragazzi. Piacere di conoscervi e di darvi il benvenuto su Son of Flies. Vi invito a tracciare una breve biografia della band, mettendo in evidenza i momenti salienti della vostra carriera.
- Ciao Cristian, piacere di conoscerti anche per noi. Il progetto è iniziato con me e Deiv e quasi subito si è aggiunto Tommaso. L’idea di base era quella di poca struttura e molti viaggi nel suono. Avevamo già delle pre-produzioni, le abbiamo subito fatte sentire in giro e così sono nati gli Haram. Avevamo voglia di suonare sopratutto in sala e così abbiamo trovato uno spazio per provare verso febbraio/marzo 2015. Subito dopo aver pubblicato l’EP “Vuoto” e finita di allestire la backline (debito per la vita $$$), nel novembre 2015 abbiamo fatto il primo live al Blah Blah di Torino come apertura ai Kilauea. Dopo breve tempo, a Gennaio se non ricordo male, abbiamo agganciato Turin Is Not Dead (TIND), un collettivo che promuove l’underground, nella musica e nello spirito DIY! Loro hanno apprezzato molto quello che facevamo live e questo ci ha dato una grossa conferma e spinta a continuare ad impegnarci. Abbiamo poi avuto due date con band straniere quali Fathoms e Opium Lord che hanno apprezzato il nostro sound, e questo ci ha ancora più entusiasmato. A dicembre 2015 eravamo di nuovo in studio per “Lo Sgretolamento”. Il suono si è evoluto e il nuovo “Lo Sgretolamento” ne è il risultato. Adesso abbiamo pianificato una serie di concerti per l’autunno e siamo super curiosi di vedere che succede!!! Possediamo del merch e chissà, magari lo vendiamo tutto hihi!!! E’ stata fissata una data per l'11 novembre allo @Spazio Aurora di Rozzano con altre belle formazioni (La fin, Calvario e Formalist). E’ la prima data fuori da casa!
2. Perché è trascorso così poco tempo tra “Vuoto” e “Lo Sgretolamento”?
- L’idea originale rispetto alle pubblicazioni della musica era quella di produrre solo EP, ci sembrava la maniera più naturale nel ciclo vitale di quello che componiamo. Siamo dell’idea che i pezzi abbiano una loro vita fisiologica che culmina nella registrazione e quindi per noi rispettare i tempi della nostra musica significa comporli, suonarli per bene e poi registrarli. Inoltre le composizioni di “Vuoto” e “Lo Sgretolamento” rappresentano l’interezza dei nostri live, almeno fino ad adesso. Quindi effettivamente i due EP sono le due parti di una stessa cosa.
3. C’è qualcosa che vi ha messo maggiormente in apprensione riguardo alla realizzazione di “Lo Sgretolamento”?
- “Lo Sgretolamento” ci ha fatto riflettere quando era pronto all’uscita perché non sapevamo cosa aspettarci dalla pubblicazione di un lavoro del genere. Non c’è niente che ci abbia messo in particolare apprensione, si è trattato di tanto lavoro perché abbiamo cercato di farlo nella maniera migliore possibile, sia dal punto di vista musicale che da quello della promozione, cercando di pianificare bene la release e tutte le sue fasi. “Lo Sgretolamento”, e parlo per me (Simbala), è un lavoro che o si ama o si odia, non credo ci siano vie di mezzo. In questo ho avuto un po’ di apprensione.
4. I contenuti del nuovo EP, per certi versi, sembrano più introspettivi. Mi sbaglio? Come vi siete rapportati alla composizione delle canzoni? Soprattutto quando avete iniziato a provarli in sala prove.
- I contenuti del secondo EP sono sicuramente più introspettivi in quanto rappresentano un modo di lavorare ed una ricerca un po’ più maturi. Come già detto prima, appartengono anche ad una parte dei live in cui la musica assume un aspetto più psichedelico. Ci sono sempre suoni potenti ma alternati a silenzi e dinamiche più curate che portano verso atmosfere differenti. Questi brani si sono sviluppati tra Maggio e Ottobre 2015, quindi un anno fa circa, sono pezzi che si sono evoluti tanto attraverso il suono che abbiamo cercato e studiato. Quello che suoniamo live è esattamente quello che abbiamo registrato, ed è questo un aspetto che abbiamo tenuto molto in considerazione durante la fase di registrazione dei brani. Infatti abbiamo provato anche a registrare in presa diretta “Lo Sgretolamento”, ed alcune delle riprese le abbiamo incluse nel CD fisico dell'Ep!
5. Avete mai disperato di riuscire a terminare una canzone?
- Non disperiamo mai, perché in generale le cose vengono in un modo o nell’altro, non ci facciamo pressare troppo sulle canzoni, le cose si arrangiano e suonano, è inutile cercare di chiudere tutto subito. Molto spesso ci troviamo a mettere a posto dei pezzi parecchio dopo averli già chiusi. Facciamo esperienza del pezzo e capiamo se ci quadra e se ci piace (sopratutto); lo suoniamo un paio di mesi, lo portiamo dal vivo e magari ci rendiamo conto che non ci convince per la pragmatica del live, e allora ricominciamo!
6. Posso sapere come mai avete deciso di pubblicare un secondo EP e non un intero album? E’ stata una scelta ponderata all’interno del gruppo?
- Come scritto prima, la nostra scelta era quella di far uscire EPs, con il senno di poi ora lavoreremo su qualche split e su un disco che speriamo veda la luce presto. Siamo di nuovo alla ricerca, vediamo dove ci porterà adesso il suono. Crediamo che facendo uscire due EPs che rappresentano gli albori della musica che abbiamo scritto si sia chiuso un cerchio. Sono stati entrambi molto utili anche per capire che cosa non vogliamo fare ora e con che prospettiva far uscire il nuovo disco. Abbiamo fatto un sacco di esperimenti e imparato molto.
7. La copertina di “Lo Sgretolamento” è legata al concept del lavoro? Qual è l’associazione tra l’immagine dipinta e la vostra musica?
- La copertina dello Sgretolamento è stata realizzata da un’artista che si chiama Lisa Perruci. Quando ho visto i suoi lavori, uno mi ha colpito moltissimo per la sua risonanza con “Lo Sgretolamento”. Ho trovato che l’immagine fosse l’esatta trasposizione grafica di ciò che l’Iching dice a proposito di questo esagramma. L’ho mostrato ai ragazzi e ne sono rimasti colpiti, così abbiamo deciso che poteva essere la copertina dell'EP. Ci piace l’idea di supportare artisti nelle scelte che facciamo per la grafica dei CD, e credo che continueremo così.
8. Quale forza alimenta la scrittura dei vostri testi? Da dove arrivano le idee e perché la decisione di elevarle attraverso l’utilizzo della lingua italiana?
- L’italiano è stata una scelta legata ai nostri messaggi e alla forza stessa dell’italiano. Sono molto stanco di ascoltare band italiane che usano l’inglese solo perché scrivere in italiano non è così usuale. L’italiano può calzare a pennello su qualsiasi cosa, ovviamente bisogna solo lavorarci perché pochi l’hanno fatto fin ora e perciò non è così immediato. Credo che nella scena gli O, gli Stormo e i Lamantide siano un esempio calzante di come l’italiano funzioni tantissimo sulla musica hardcore/metal e sopratutto di quanto abbia una presa meravigliosa sul pubblico. La scorsa settimana sono andato a sentire gli O e ascoltare i loro testi ha una forza incredibile. Avere di fronte una band devastante che canta in italiano in una scena underground ha una valore enorme, perché riesce a creare un senso di appartenenza e legame molto forte, questo è quello che sento quando vado ad ascoltare live gli O: una fratellanza, un unione che rappresenta la scena underground. Le idee che rappresentano i testi del nuovo EP sono legate ad un libro: L’iching. Definito testo oracolare. L’iching mi ha aiutato a trovare un senso alle mie parole, parole che hanno sviluppato una loro vita e che descrivono qualcosa che sta succedendo all’uomo, che è già successo all’uomo e che succederà ancora all’uomo. Le parole dell’Oracolo hanno un senso che trascende dal reale ed allo stesso tempo sono incredibilmente tangibili. Ho pensato che dare un’energia differente alle parole, un’energia non spinta da volontà ma da qualcos’altro, potesse creare qualcosa di particolare. Avere un valore altro per spingere l’ascoltatore ad un proprio viaggio introspettivo.
9. Potete spendere qualche parola sul videoclip di “Lo Sgretolamento”? Fu difficile trovare delle location che rispondessero alla vostra idea di quell’immaginario? Dev’essere stata un’esperienza stimolante. Chi lo ha realizzato?
- Il video dello Sgretolamento ti sorprenderà perché per quanto possa suonare strano non è stato assolutamente programmato. Brevemente: Tommaso (batteria) ama lavorare con immagini e video, quindi in principio dovevamo fare una cosa in casa ed avevamo qualche ripresa da lui realizzata per fare il lavoro. Quando ci siamo resi conto che i tempi erano molto stretti e non ce l'avremmo mai fatta a finirlo, abbiamo considerato l’idea di chiedere a qualcuno. La persona a cui ci siamo rivolti è Robs, ex-chitarrista dei Jordaan, che lavora con il montaggio video. Osservate i suoi lavori su: www.youtube.com/user/mindseteyestudio. In realtà non c’è stato molto di girato, Robz ha collezionato materiale per una settimana e attraverso la suggestione dello Sgretolamento ha creato il video. Lui ha semplicemente espresso la sua arte e noi siamo rimasti sconcertati da quello che ha fatto.
10. Cos’è che vi affascina veramente della musica e dell’essere parte di una band come gli Haram?
- Gli Haram sono la libertà di fare musica con altre persone, sono la leggerezza, paradossalmente. Ovviamente il fare cose con altre persone è difficile perché si è di idee differenti, di sensazioni differenti. Non è facile, ma con gli Haram c’è una ricerca continua, un confronto continuo che ci porta avanti. La nostra esperienza del suono e della musica in genere ci fa allargare spesso gli orizzonti della nostra coscienza e ci spinge a cercare qualcosa che solo il suono può mostrare. Suonare insieme a Davide e Tommaso è l'unico modo per raggiungerlo. Quello che succede è spesso magico... basta lasciare lo spazio, lasciare il vuoto. Questo sono gli Haram... lasciare spazio a tutto ciò che deve succedere.
11. Cosa provate ascoltando i brani dei vostri lavori? Quali, secondo voi, le differenze principali tra passato e presente?
- Beh! Personalmente li ho ascoltati troppe volte durante il lavoro. In generale, credo che per una persona che ascolta la propria musica ci voglia del tempo per ascoltarla solo come semplice fruitore. Sicuramente c’è molta soddisfazione per come suona l'EP e ci sono delle parti che personalmente ci hanno sorpreso in “Lo Sgretolamento” e “Lo Storpio”, in particolare il finale di “Lo Storpio” per me (Simbala) è un momento mistico... credo sia una delle parti che preferisco. Non penso ci sia una grossa differenza tra passato e presente, solo il semplice fatto che sia passato del tempo e che gli Haram siano cresciuti.
12. Perché avete deciso di seguire l’etica del DIY?
- In realtà è l’unico modo che conosciamo, insomma se vuoi fare una cosa falla e basta. Davide ha uno studio di registrazione fantastico e quindi grazie alla sua disponibilità e alle sue competenze le cose le facciamo in casa e possiamo fare esattamente quello che vogliamo. Non siamo proprio i tipi che cercano etichette e cose del genere, non ne abbiamo molta voglia (non che non si sia provato!). Con il tempo che dedichiamo alla band è meglio cercare concerti. Poi anche il fatto di avere due EPs non aiuta a trovare un’etichetta o delle coproduzioni. In generale il mondo DIY è fantastico. Abbiamo avuto delle bellissime esperienza con the ghost.collective, in particolare con Lvna, che ha lavorato benissimo per il nostro CD fisico, ed è stato super puntuale e disponibile. Credo inoltre che moltissimi eccellenti musicisti e artisti animino il DIY e che questo rappresenti proprio una scena a misura d'uomo, che si nutre di se stessa, cosa che a noi piace molto.
13. Quanto conta sapere che là fuori c’è gente entusiasta dell'operato degli Haram?
- E’ bellissimo avere un feedback, perchè ti da una buona energia per andare avanti. Se la gente è contenta di ascoltare quello che facciamo bene, altrimenti bene uguale. Non siamo proprio alla ricerca di consenso quanto di confronto, di musica e di gente con cui parlare di ciò che ci piace fare, scambiarsi consigli e discutere di ciò che amiamo. Il resto non ha grande importanza. Ovviamente se alla gente piace quello che fai, suoni in giro e quindi la promozione del tuo lavoro ha un senso in quella direzione. Ci piace molto mandare i nostri lavori a recensori, proprio perché è gente che ascolta molta roba. Abbiamo ricevuto critiche, abbiamo ricevuto ottime recensioni, per esempio ne ho appena letta una che sega il nostro ultimo lavoro e mi piace entrare nel merito del perché, proprio per il semplice gusto di capire cosa sente la gente in quello che facciamo.
14. Trovate che, man mano che si invecchia, vada svelandosi un maggior quantitativo di consapevolezza?
- La vecchiaia porta gran consiglio, come si dice. Noi non siamo proprio ragazzini e sicuramente essere passati attraverso molti ascolti e molta musica ci fa cercare nella scrittura di materiale altre consapevolezze. Quello che facciamo noi è cercare altro, che possa piacere o no. Abbiamo consapevolezza di ciò che vogliamo ma non siamo assolutamente certi di come verrà e di che aspetto avrà. Siamo consapevoli di non essere assolutamente consapevoli.
15. Fare musica vi aiuta a migliorare la vostra vita personale, o quella interiore?
- Fare musica rende la mia vita ricca. Dentro e fuori. La musica è la cosa più straordinaria che esista, per noi rappresenta un viaggio nel suono.
16. Grazie per l’intervista.
- Grazie a te. E’ stata una delle interviste più belle che ci abbiano mai proposto. Grazie per il tuo tempo e speriamo di berci presto una birra insieme dopo un concerto!!!
1. Ciao ragazzi. Piacere di conoscervi e di darvi il benvenuto su Son of Flies. Vi invito a tracciare una breve biografia della band, mettendo in evidenza i momenti salienti della vostra carriera.
- Ciao Cristian, piacere di conoscerti anche per noi. Il progetto è iniziato con me e Deiv e quasi subito si è aggiunto Tommaso. L’idea di base era quella di poca struttura e molti viaggi nel suono. Avevamo già delle pre-produzioni, le abbiamo subito fatte sentire in giro e così sono nati gli Haram. Avevamo voglia di suonare sopratutto in sala e così abbiamo trovato uno spazio per provare verso febbraio/marzo 2015. Subito dopo aver pubblicato l’EP “Vuoto” e finita di allestire la backline (debito per la vita $$$), nel novembre 2015 abbiamo fatto il primo live al Blah Blah di Torino come apertura ai Kilauea. Dopo breve tempo, a Gennaio se non ricordo male, abbiamo agganciato Turin Is Not Dead (TIND), un collettivo che promuove l’underground, nella musica e nello spirito DIY! Loro hanno apprezzato molto quello che facevamo live e questo ci ha dato una grossa conferma e spinta a continuare ad impegnarci. Abbiamo poi avuto due date con band straniere quali Fathoms e Opium Lord che hanno apprezzato il nostro sound, e questo ci ha ancora più entusiasmato. A dicembre 2015 eravamo di nuovo in studio per “Lo Sgretolamento”. Il suono si è evoluto e il nuovo “Lo Sgretolamento” ne è il risultato. Adesso abbiamo pianificato una serie di concerti per l’autunno e siamo super curiosi di vedere che succede!!! Possediamo del merch e chissà, magari lo vendiamo tutto hihi!!! E’ stata fissata una data per l'11 novembre allo @Spazio Aurora di Rozzano con altre belle formazioni (La fin, Calvario e Formalist). E’ la prima data fuori da casa!
2. Perché è trascorso così poco tempo tra “Vuoto” e “Lo Sgretolamento”?
- L’idea originale rispetto alle pubblicazioni della musica era quella di produrre solo EP, ci sembrava la maniera più naturale nel ciclo vitale di quello che componiamo. Siamo dell’idea che i pezzi abbiano una loro vita fisiologica che culmina nella registrazione e quindi per noi rispettare i tempi della nostra musica significa comporli, suonarli per bene e poi registrarli. Inoltre le composizioni di “Vuoto” e “Lo Sgretolamento” rappresentano l’interezza dei nostri live, almeno fino ad adesso. Quindi effettivamente i due EP sono le due parti di una stessa cosa.
3. C’è qualcosa che vi ha messo maggiormente in apprensione riguardo alla realizzazione di “Lo Sgretolamento”?
- “Lo Sgretolamento” ci ha fatto riflettere quando era pronto all’uscita perché non sapevamo cosa aspettarci dalla pubblicazione di un lavoro del genere. Non c’è niente che ci abbia messo in particolare apprensione, si è trattato di tanto lavoro perché abbiamo cercato di farlo nella maniera migliore possibile, sia dal punto di vista musicale che da quello della promozione, cercando di pianificare bene la release e tutte le sue fasi. “Lo Sgretolamento”, e parlo per me (Simbala), è un lavoro che o si ama o si odia, non credo ci siano vie di mezzo. In questo ho avuto un po’ di apprensione.
4. I contenuti del nuovo EP, per certi versi, sembrano più introspettivi. Mi sbaglio? Come vi siete rapportati alla composizione delle canzoni? Soprattutto quando avete iniziato a provarli in sala prove.
- I contenuti del secondo EP sono sicuramente più introspettivi in quanto rappresentano un modo di lavorare ed una ricerca un po’ più maturi. Come già detto prima, appartengono anche ad una parte dei live in cui la musica assume un aspetto più psichedelico. Ci sono sempre suoni potenti ma alternati a silenzi e dinamiche più curate che portano verso atmosfere differenti. Questi brani si sono sviluppati tra Maggio e Ottobre 2015, quindi un anno fa circa, sono pezzi che si sono evoluti tanto attraverso il suono che abbiamo cercato e studiato. Quello che suoniamo live è esattamente quello che abbiamo registrato, ed è questo un aspetto che abbiamo tenuto molto in considerazione durante la fase di registrazione dei brani. Infatti abbiamo provato anche a registrare in presa diretta “Lo Sgretolamento”, ed alcune delle riprese le abbiamo incluse nel CD fisico dell'Ep!
5. Avete mai disperato di riuscire a terminare una canzone?
- Non disperiamo mai, perché in generale le cose vengono in un modo o nell’altro, non ci facciamo pressare troppo sulle canzoni, le cose si arrangiano e suonano, è inutile cercare di chiudere tutto subito. Molto spesso ci troviamo a mettere a posto dei pezzi parecchio dopo averli già chiusi. Facciamo esperienza del pezzo e capiamo se ci quadra e se ci piace (sopratutto); lo suoniamo un paio di mesi, lo portiamo dal vivo e magari ci rendiamo conto che non ci convince per la pragmatica del live, e allora ricominciamo!
6. Posso sapere come mai avete deciso di pubblicare un secondo EP e non un intero album? E’ stata una scelta ponderata all’interno del gruppo?
- Come scritto prima, la nostra scelta era quella di far uscire EPs, con il senno di poi ora lavoreremo su qualche split e su un disco che speriamo veda la luce presto. Siamo di nuovo alla ricerca, vediamo dove ci porterà adesso il suono. Crediamo che facendo uscire due EPs che rappresentano gli albori della musica che abbiamo scritto si sia chiuso un cerchio. Sono stati entrambi molto utili anche per capire che cosa non vogliamo fare ora e con che prospettiva far uscire il nuovo disco. Abbiamo fatto un sacco di esperimenti e imparato molto.
7. La copertina di “Lo Sgretolamento” è legata al concept del lavoro? Qual è l’associazione tra l’immagine dipinta e la vostra musica?
- La copertina dello Sgretolamento è stata realizzata da un’artista che si chiama Lisa Perruci. Quando ho visto i suoi lavori, uno mi ha colpito moltissimo per la sua risonanza con “Lo Sgretolamento”. Ho trovato che l’immagine fosse l’esatta trasposizione grafica di ciò che l’Iching dice a proposito di questo esagramma. L’ho mostrato ai ragazzi e ne sono rimasti colpiti, così abbiamo deciso che poteva essere la copertina dell'EP. Ci piace l’idea di supportare artisti nelle scelte che facciamo per la grafica dei CD, e credo che continueremo così.
8. Quale forza alimenta la scrittura dei vostri testi? Da dove arrivano le idee e perché la decisione di elevarle attraverso l’utilizzo della lingua italiana?
- L’italiano è stata una scelta legata ai nostri messaggi e alla forza stessa dell’italiano. Sono molto stanco di ascoltare band italiane che usano l’inglese solo perché scrivere in italiano non è così usuale. L’italiano può calzare a pennello su qualsiasi cosa, ovviamente bisogna solo lavorarci perché pochi l’hanno fatto fin ora e perciò non è così immediato. Credo che nella scena gli O, gli Stormo e i Lamantide siano un esempio calzante di come l’italiano funzioni tantissimo sulla musica hardcore/metal e sopratutto di quanto abbia una presa meravigliosa sul pubblico. La scorsa settimana sono andato a sentire gli O e ascoltare i loro testi ha una forza incredibile. Avere di fronte una band devastante che canta in italiano in una scena underground ha una valore enorme, perché riesce a creare un senso di appartenenza e legame molto forte, questo è quello che sento quando vado ad ascoltare live gli O: una fratellanza, un unione che rappresenta la scena underground. Le idee che rappresentano i testi del nuovo EP sono legate ad un libro: L’iching. Definito testo oracolare. L’iching mi ha aiutato a trovare un senso alle mie parole, parole che hanno sviluppato una loro vita e che descrivono qualcosa che sta succedendo all’uomo, che è già successo all’uomo e che succederà ancora all’uomo. Le parole dell’Oracolo hanno un senso che trascende dal reale ed allo stesso tempo sono incredibilmente tangibili. Ho pensato che dare un’energia differente alle parole, un’energia non spinta da volontà ma da qualcos’altro, potesse creare qualcosa di particolare. Avere un valore altro per spingere l’ascoltatore ad un proprio viaggio introspettivo.
9. Potete spendere qualche parola sul videoclip di “Lo Sgretolamento”? Fu difficile trovare delle location che rispondessero alla vostra idea di quell’immaginario? Dev’essere stata un’esperienza stimolante. Chi lo ha realizzato?
- Il video dello Sgretolamento ti sorprenderà perché per quanto possa suonare strano non è stato assolutamente programmato. Brevemente: Tommaso (batteria) ama lavorare con immagini e video, quindi in principio dovevamo fare una cosa in casa ed avevamo qualche ripresa da lui realizzata per fare il lavoro. Quando ci siamo resi conto che i tempi erano molto stretti e non ce l'avremmo mai fatta a finirlo, abbiamo considerato l’idea di chiedere a qualcuno. La persona a cui ci siamo rivolti è Robs, ex-chitarrista dei Jordaan, che lavora con il montaggio video. Osservate i suoi lavori su: www.youtube.com/user/mindseteyestudio. In realtà non c’è stato molto di girato, Robz ha collezionato materiale per una settimana e attraverso la suggestione dello Sgretolamento ha creato il video. Lui ha semplicemente espresso la sua arte e noi siamo rimasti sconcertati da quello che ha fatto.
10. Cos’è che vi affascina veramente della musica e dell’essere parte di una band come gli Haram?
- Gli Haram sono la libertà di fare musica con altre persone, sono la leggerezza, paradossalmente. Ovviamente il fare cose con altre persone è difficile perché si è di idee differenti, di sensazioni differenti. Non è facile, ma con gli Haram c’è una ricerca continua, un confronto continuo che ci porta avanti. La nostra esperienza del suono e della musica in genere ci fa allargare spesso gli orizzonti della nostra coscienza e ci spinge a cercare qualcosa che solo il suono può mostrare. Suonare insieme a Davide e Tommaso è l'unico modo per raggiungerlo. Quello che succede è spesso magico... basta lasciare lo spazio, lasciare il vuoto. Questo sono gli Haram... lasciare spazio a tutto ciò che deve succedere.
11. Cosa provate ascoltando i brani dei vostri lavori? Quali, secondo voi, le differenze principali tra passato e presente?
- Beh! Personalmente li ho ascoltati troppe volte durante il lavoro. In generale, credo che per una persona che ascolta la propria musica ci voglia del tempo per ascoltarla solo come semplice fruitore. Sicuramente c’è molta soddisfazione per come suona l'EP e ci sono delle parti che personalmente ci hanno sorpreso in “Lo Sgretolamento” e “Lo Storpio”, in particolare il finale di “Lo Storpio” per me (Simbala) è un momento mistico... credo sia una delle parti che preferisco. Non penso ci sia una grossa differenza tra passato e presente, solo il semplice fatto che sia passato del tempo e che gli Haram siano cresciuti.
12. Perché avete deciso di seguire l’etica del DIY?
- In realtà è l’unico modo che conosciamo, insomma se vuoi fare una cosa falla e basta. Davide ha uno studio di registrazione fantastico e quindi grazie alla sua disponibilità e alle sue competenze le cose le facciamo in casa e possiamo fare esattamente quello che vogliamo. Non siamo proprio i tipi che cercano etichette e cose del genere, non ne abbiamo molta voglia (non che non si sia provato!). Con il tempo che dedichiamo alla band è meglio cercare concerti. Poi anche il fatto di avere due EPs non aiuta a trovare un’etichetta o delle coproduzioni. In generale il mondo DIY è fantastico. Abbiamo avuto delle bellissime esperienza con the ghost.collective, in particolare con Lvna, che ha lavorato benissimo per il nostro CD fisico, ed è stato super puntuale e disponibile. Credo inoltre che moltissimi eccellenti musicisti e artisti animino il DIY e che questo rappresenti proprio una scena a misura d'uomo, che si nutre di se stessa, cosa che a noi piace molto.
13. Quanto conta sapere che là fuori c’è gente entusiasta dell'operato degli Haram?
- E’ bellissimo avere un feedback, perchè ti da una buona energia per andare avanti. Se la gente è contenta di ascoltare quello che facciamo bene, altrimenti bene uguale. Non siamo proprio alla ricerca di consenso quanto di confronto, di musica e di gente con cui parlare di ciò che ci piace fare, scambiarsi consigli e discutere di ciò che amiamo. Il resto non ha grande importanza. Ovviamente se alla gente piace quello che fai, suoni in giro e quindi la promozione del tuo lavoro ha un senso in quella direzione. Ci piace molto mandare i nostri lavori a recensori, proprio perché è gente che ascolta molta roba. Abbiamo ricevuto critiche, abbiamo ricevuto ottime recensioni, per esempio ne ho appena letta una che sega il nostro ultimo lavoro e mi piace entrare nel merito del perché, proprio per il semplice gusto di capire cosa sente la gente in quello che facciamo.
14. Trovate che, man mano che si invecchia, vada svelandosi un maggior quantitativo di consapevolezza?
- La vecchiaia porta gran consiglio, come si dice. Noi non siamo proprio ragazzini e sicuramente essere passati attraverso molti ascolti e molta musica ci fa cercare nella scrittura di materiale altre consapevolezze. Quello che facciamo noi è cercare altro, che possa piacere o no. Abbiamo consapevolezza di ciò che vogliamo ma non siamo assolutamente certi di come verrà e di che aspetto avrà. Siamo consapevoli di non essere assolutamente consapevoli.
15. Fare musica vi aiuta a migliorare la vostra vita personale, o quella interiore?
- Fare musica rende la mia vita ricca. Dentro e fuori. La musica è la cosa più straordinaria che esista, per noi rappresenta un viaggio nel suono.
16. Grazie per l’intervista.
- Grazie a te. E’ stata una delle interviste più belle che ci abbiano mai proposto. Grazie per il tuo tempo e speriamo di berci presto una birra insieme dopo un concerto!!!
CONTATTI:
haram3.bandcamp.com/lo-sgretolamento
facebook.com/haramtorino
RECENSIONE:
HARAM حرام "Lo Sgretolamento" 2016 - Ghost.City Collective