Quello che mi ha sempre colpito degli ANAALNATHRAKH è la loro temeraria identità, artefice di un sound apocalittico, epico e maestoso allo stesso tempo. Al di là delle varie similitudini con i precedenti otto album già pubblicati, in "The Whole of the Law" non mancano altre valide incursioni strumentali dall'effetto incisivo e, naturalmente, moderni campionamenti digitali che spianano il terreno al prossimo fututo della band inglese. La dote di Mick Kenney (Irrumator) e Dave Hunt (V.I.T.R.I.O.L.) è proprio quella di riuscire ad afferrare ogni ascoltatore e tenerlo strettamente incatenato in una dimensione infernale, mantenendo viva la propria virile e inafferabile vena compositiva. La flessibilità delle undici canzoni la fa nuovamente da padrone, le quali mettono insieme tutti gli elementi inossidabili che, di bene in meglio, hanno altresì dato stabilità alla posizione del duo di Birmingham all'interno della scena estrema europea. L'aspetto grafico rappresenta alla perfezione i significati nascosti che ruotano instancabilmente intorno al tema trattato in questo disco ("il conflitto"). Gli Anaal Nathrakh non possono essere ancora paragonati a nessun'altra bestia, proprio perché non si conoscono altre belve affini dotate di una simile destrezza. Nel loro caso, l'innovazione non è da confondere con l'originalità! Quest'opera si può definire originale solo per ciò che i suoi autori sono stati in grado di fare, a prescindere dalla preparazione sul piano tecnico. Pertanto, va menzionata l'efficacia dei brani dal minutaggio più consistente; questo un dettaglio importante da sottolineare. Ho completato i ripetuti ascolti (almeno nove) prima di arrivare a descrivere con esattezza l'imperiosità di "The Whole of the Law". L'esperienza è stata altrettanto necessaria per mettere la mano sul fuoco sulla grandezza degli Anaal Nathrakh. Unici nel genere industrial black metal/grindcore.
TRACKLIST: The Nameless Dread, Depravity Favours the Bold, Hold Your Children Close and Pray for Oblivion, We Will Fucking Kill You, ...So We Can Die Happy, In Flagrante Delicto, And You Will Beg for Our Secrets, Extravaganza!, On Being a Slave, The Great Spectator, Of Horror and the Black Shawls
Santiago del Cile è la città in cui agiscono questi INVOCATION SPELLS, reduci dai buoni risultati del secondo full-length "Descendent the Black Throne". Come da previsione, nulla è cambiato nel songwriting della band sudamericana, e non potrebbe essere altrimenti ogni qual volta si ritorna a parlare delle crudeli sonorità del thrash/death metal. Le nuove canzoni non si discostano da tutte quelle atmosfere ardite che hanno consolidato il loro maligno ed ostile trademark. La messa in pratica della rigorosa prova strumentale manifesta un fortissimo attaccamento ai generi citati poc'anzi. Gli Invocation Spells divorano l'intero apparato uditivo con una consapevolezza adeguata. Pero', bisogna anche aggiungere che i nostri non compongono nulla di personale, se si pensa a come abbiano deciso di alimentare la propria aggressività; ad ogni modo, possiedono le armi adatte per continuare la battaglia e farsi valere sul terreno affollato dell'underground.
Bisogna riconoscere che in Francia non mancano gli adepti del culto del death/black metal oltranzista. Attualmente sono in tanti a fare tutto il possibile per imporre la propria rigida filosofia di vita attinente al modello dettato dai vecchi mentori del genere. I nuovi arrivati si fanno chiamare VENEFIXION, originari della Bretagna, regione situata nella zona nord-ovest della nazione transalpina. Dopo il primo demo 2015 "Defixio", il quartetto ha dato nuovamente alla Iron Bonehead Prod. la possibilità di stampare il loro nuovo EP. "Armorican Deathrites" rappresenta la vena maledetta di questi musicisti, con riff che mettono in evidenza il legame che unisce i nostri con le prime produzioni dei Morbid Angel, ma anche con i Possessed, Massacre, Morbid delle origini. Le tracce sono veloci, diaboliche, con una prova vocale davvero incisiva. La forte deflagrazione della sezione ritmica è davvero bestiale, come detto prima, dalla matrice prevalentemente old school. Se siete degli appassionati di tali sonorità, i contenuti battenti di "Armorican Deathrites" sapranno rapire la vostra attenzione. Seppur datato come stile, qui risulta essere funzionante alla perfezione.
Jeff Eber, Kevin Hufnagel, Colin Marston, possiedono le potenzialità e le doti tecniche per sagomare quelle emozioni convulse organizzate secondo precisi schemi ambientali, rivalutando l'importanza della sperimentazione complessa e sfaccettata. Nessuna barriera limitante ad impedire passaggi ardui o aleatori. Tutto ciò accade, oggi più di ieri. Nell'interminabile dimensione dei Dyshrythmia ogni minuscola assurdità può succedere. Questo modo di comporre ha permesso a questi tre musicisti di rendere possibile quello che sembra impossibile. Ed è proprio l'aumento della complessità strutturale, non quello delle varie metodologie prestabilite da un unico denominatore, ad evitare la rovina della vorticosa estrosità irregolare alla natura del gruppo statunitense. Quello che dovrebbe interessarci è la ricostruzione di dinamiche assurde secondo criteri non conosciuti, che inevitabilmente si traducono in pregi incontrastabili.
QUANDO CREDI IN CIO' CHE FAI, NESSUNO PUO' FERMARTI! I PROFANAL LO STANNO DIMOSTRANDO CON LA LORO DEDIZIONE E PERSEVERANZA. IL NUOVO ALMUM "SUPREME FIRE", USCITO PER IRON TYRANT, RAPPRESENTA IL MANIFESTO CHE CERTIFICA LE BUONE CAPACITA' COMPOSITIVE DEI NOSTRI. IL MIO INTERLOCUTORE IN QUESTA INTERVISTA E' DANIELE, IL BASSISTA DEL GRUPPO TOSCANO.
1. Partiamo subito con l'analisi del nuovo full-length "Supreme Fire", lavoro che miscela impatto, tecnica e buoni arrangiamenti. Sei libero di presentarcelo nel migliore dei modi.
- Ciao a tutti! Grazie dello spazio concesso! Il nuovo "Supreme Fire" segue, 4 anni dopo, l'esordio "Black Chaos". L'attesa è stata lunga, ben 4 anni, intervallata da un 7". A seguito di "Black Chaos" c'è stata una lunga attività live, seguita dalla registrazione del succitato 7" e da tutta la fase di scrittura e arrangiamento del disco. Certo, 4 anni non sono pochi, ma con gli impegni di 5 persone che lavorano e tutto il resto non è così facile, e soprattutto, perché correre? Non siamo entrati in studio finchè tutto non è stato pronto e definito al 100%, e alla fine ne siamo usciti soddisfatti.
2. Le vostre radici affondano nel terreno duro del death metal europeo. Questo lo si poteva già capire ascoltando il vostro debutto. Alla luce dei fatti, quali sono le band che vi hanno indirizzato verso tale sound, e per quale motivo siete maggiormente attratti dallo stile svedese?
- Onestamente lo stile si è delineato in modo abbastanza spontaneo... Non so se per background o altro, ma già i primi riff che uscivano fuori erano sempre legati alla scuola svedese. Le band sono sempre i soliti numi tutelari, vale a dire Dismember, Nihilist/primi Entombed, primi Grave, God Macabre (band che anche con un solo disco ha esercitato una grandissima influenza su di noi), ma anche i cari vecchi Asphyx, Bolt Thrower nonché Possessed, primissimi Death, Venom e altri ancora... In poche parole l'ABC del metal estremo!
3. Esiste un qualche legame fra i vari brani di "Supreme Fire"? Una sorta di "concept"...
- In realtà no. Giusto la copertina è stata 'ispirata' ad una specie di tema, ma solo a livello visivo. In tal caso segnalo l'artwork, a nostro avviso veramente stupendo, della giovane Artista Bresciana Ivory Crux. Ha catturato a perfezione il feeling del disco.
4. A cosa si deve la scelta mirata di coinvolgere nei Profanal una voce femminile e non maschile? Eravate già amici con Rosy oppure vi siete conosciuti per caso? La sua timbrica si integra alla perfezione con i brani dei Profanal, vecchi e nuovi.
- Parlare di 'coinvolgere nel progetto' in questo caso è un errore, visto che i Profanal sono nati con e grazie a Rosy. Non siamo nati come progetto solitario di qualcuno che ha convolto altri, ma come band tra amici, ci siamo formati e affinati insieme, costruendo la musica e tutto il resto intorno a noi.
5. Vorrei sapere qualcosa in più sul dualismo chitarristico tra Kristian e Burchi. I due ragazzi mi sembrano molto affiatati e in ottima sintonia. Hanno background musicali differenti? E in che misura la sezione ritmica composta da te al basso e Nicco alla batteria ha partecipato al processo di composizione delle canzoni?
- Kristian è l'arteficie dei riff e di un po' tutta la base musicale, ma alla fine il lavoro avviene in sala prove con l'apporto di tutti. Il nostro background è simile, siamo tutti 'metallari tradizionalisti', amanti dei grandi classici, vale a dire heavy metal, thrash metal e death metal. I padri sono sempre quelli. A parte ciò tra tutti possiamo avere ascolti 'extra', ma che non hanno nessuna influenza sul sound Profanal.
6. Cosa è cambiato nel vostro approccio alla musica nell'arco di tempo tra "Black Chaos" e "Supreme Fire", quindi dal 2012 al 2016?
- In modo assoluto non è cambiato nulla. Lo stile è quello, oramai è consolidato, e quello vogliamo dire con la nostra musica. I cambiamenti, ma più che cambiamenti li definirei 'affinamenti', ci sono ovviamente stati, lavorando su particolari che magari non ci avevano appagato al 100% su "Black Chaos". Ma tutte cose molto naturali e 'spontanee', senza imporci nulla. Migliorie naturali che vengono semplicemente suonando.
7. Qual è stata la vostra reazione mentre ascoltavate per la prima volta il disco completamente finito?
- Di enorme soddisfazione! Siamo veramente felici del risultato. Già tutto il processo in studio, al quale abbiamo partecipato attivamente, è stato appagante, e il risultato non poteva che essere migliore di così, per quanto mi riguarda! Ora vedremo se la critica sarà entusiasta come lo siamo noi.
8. Quali sono le differenze principali tra suonare dal vivo e in studio per un gruppo come i Profanal? Vi siete già spinti oltreconfine per dei concerti? Se sì, vorrei sapere i nomi dei gruppi cui avete condiviso il palco.
- Per noi suonare dal vivo è fondamentale, direi che forse è il punto più importante per i Profanal. Fare un disco perde molto senso se poi non lo si ripropone dal vivo, per quanto ci riguarda! Possiamo quasi dire che scriviamo musica per portarla dal vivo!
Certamente, abbiamo suonato più volte all'estero, Germania, Olanda, Francia, Svizzera, Belgio, Lituania. In Lituania per esempio abbiamo diviso il palco coi Dead Congregation, con i quali abbiamo suonato anche in Italia. Per il resto abbiamo diviso il palco con Entombed, Grave, Proclamation, Archgoat, Asphyx, Malevolent Creation, Incantation.
9. Che ve ne pare del nuovo album degli Asphyx?
- Ascoltato poche volte ma una mezza delusione. A mio avviso largamente inferiore ai due precedenti.
10. Ci sono dei gruppi italiani che stimate in modo particolare?
- Assolutamente, in Italia le ottime band non mancano. In campo death metal più classic posso citare i Voids of Vomit, Funest, Necro, Blood of Seklusion, Slowly Suffering, Gravesite, Uncreation e Ekpyrosis. Altre ottime band Extirpation, Baphomet’s Blood, Mefitic. Segnalo anche, in campo heavy metal, gli Axevyper, dove suona anche il nostro batterista Nicco.
11. Programmi da rispettare in questo periodo? Oppure se ci sono progetti in preparazione.
- Visto che è uscito il disco, come ovvio che sia, parte la promozione live. Siamo stati fermi un anno per via del disco, non vediamo l'ora di risalire sui palchi, la prima il 19 Novembre al release party al Titty Twister a Parma. Oltre a quella data, diverse altre date in via di definizione, soprattutto in luoghi dove non abbiamo mai suonato.
12. Grazie per l'intervista. C'è qualcosa che vorresti aggiungere?
- Grazie del supporto e dello spazio, per gli aggiornamenti su date ed altro seguiteci su facebook e per comprare il merch cercate il nostro bandcamp!
Che gli HIEROPHANT fossero un gruppo affiatato lo si era intuito con i precedenti tre album in studio, ma sul nuovo "Mass Grave" la proposta dei ravennati viene ulteriormente estremizzata e portata al limite dell'ira e dello spasimo, con uno slancio che, a mio avviso, non era ancora stato sprigionato del tutto negli altri capitoli. Oggi è ben visibile il punto di raccordo situato tra la nerboruta radice del death metal/grindcore e il progressivo avanzamento di sonorità sludge/doom metal, per così dire, più claustrofobiche. Quindi l'impulso hardcore è stato accantonato. Ed è proprio nei profondi solchi delle dieci canzoni che risiede l'infocato entusiasmo della band formatasi nelle zone umide dell'Emilia-Romagna. Già l'artwork introduce un idioma fosco, sgraziato, che alimentato dalla sua intensità, non può più fare a meno di esternare il fascino torvo per la decadenza della civiltà moderna. La timbrica straziata del chitarrista e cantante Lollo (bassista dei The Secret) si immerge nella mestizia e si aggrappa alla frenetica irruenza di una minaccia alquanto significativa. Il fremito del nemboso "Mass Grave" è perfettamente scandito dall'azione incalzante della negatività ferina. E ammettiamolo pure, fin dagli inizi questi musicisti hanno dato prova delle loro grandi potenzialità. Con gli Hierophant la francese Season of Mist ha fatto centro.
TRACKLIST: Hymn of Perdition, Execution of Mankind, Forever Crucified, Mass Grave, Crematorium, In Decay, Sentenced to Death, The Great Hoax, Trauma, Eternal Void
Quello degli ZORA è un brutal death metal d'impatto, putrido, ma anche provocatorio, come solo questo genere estremo sa essere. La combattività dei calabresi esplode in pieno volto con la prima "Dripping", una traccia che dà vita a quello che io definirei un assalto musicale deciso, privo di fronzoli e manovrato a dovere da tre musicisti intenti ad omaggiare la più malsana tradizione radicata nella malattia compositiva. L'atmosfera di morte e depravazione pervade ogni sfaccettatura di "Scream Your Hate", il successore di "Gore" del 2010. Mostrando il disfacimento delle carni e la decomposizione dei cadaveri, gli Zora danno un senso di continuità ad una carriera iniziata nel 2003 e battezzata con il demo uscito nel 2004 ("Dismember Human Race"). E se il cantato del bassista Tato può vagamente ricordare il growl dei '90 dello zombesco Chris Barnes, il martellamento insistente di Giampiero Serra e le rasoiate inferte dalle sei corde di Glk Molè riescono a riesumare parte delle nefandezze contenute in album quali "Butchered at Birth" (1991), oppure "Tomb of the Mutilated" (1992), entrambi considerati vere e proprie pietre miliari in materia. Sono certo che aggiungendo molti più blast beat e migliorando la tecnica vocale, il sound degli Zora potrà veramente dare filo da torcere a tantissime altre realtà underground. Dopo tredici anni di attività, è giunto il momento di osare un po' di più. Testi e songwriting di "Scream Your Hate" sono stati architettati da Giuseppe "Tato" Tatangelo, mentre del riarrangiamento dei brani se n'è occupato Gianluca Molè. Avanti così ragazzi.
Phil Anselmo è stato negli anni della lunga carriera uno dei pesi massimi delle sonorità metal internazionali, un frontman animalesco, carismatico, acclamato dalle folle di sostenitori dei seminali Pantera (e non solo). Ma i suoi fan, chi più chi meno, stanno cominciando a prendere coscienza del fatto che il cantante della Louisiana è invecchiato e che la sua voce sta logorandosi di conseguenza. Invecchiamento non vuol dire "cadere", infatti, saper vivere al massimo, senza paure e catene, significa anche saper invecchiare. Qui bisogna tenere prevalentemente in considerazione il modo in cui ha vissuto la vita, sempre al limite. Ecco perché non è un caso se Anselmo continua a raccogliere consensi sia dal pubblico che dalla critica. La profonda passione per la musica ha sicuramente evitato l'istantaneo sgretolamento della sua popolarità. Svariati i gruppi noti e meno conosciuti che lo hanno tirato in causa: Down, Arson Anthem, Philip H. Anselmo & the Illegals, Necrophagia, Viking Crown, Christ Inversion, Scour, Southern Isolation... Invece, per i Superjoint Ritual, progetto da lui fondato nel '93 con l'unico intento di fornire all'industria musicale soluzioni credibili nell'ambito dell'hardcore/metal, è stato costretto a risolvere alcune questioni legali; per cui, la scelta di cambiare il nome (oggi SUPERJOINT) era indispensabile per portare avanti la baracca. Della vecchia line-up sono rimasti l'amico di lunga data Jimmy Bower (chitarra) e Kevin Bond (chitarra), mentre il bassista Stephen Taylor e il drummer Joey Gonzalez (entrambi già coinvolti nei suoi The Illegals) prendono il posto dei precedenti membri Joe Fazzio e Hank Williams III, sostituendoli senza farli rimpiangere troppo. Ascoltandoli attentamente, i Superjoint non sono per niente originali però hanno la capacità di stare sul palco, di attirare la gente e di fare in modo che i loro cinque strumenti non si sovrappongano in maniera sconclusionata. Questo "Caught Up in the Gears of Application" ha una carica sfrenata ed è la miscela esplosiva che lo caratterizza a fare sì che i brani diventassero davvero fatali, sebbene, nell'insieme, non conservino/dicano nulla di così eccezionale. Anche se un po' datata, la rabbia primitiva dei nostri ha un ritmo incalzante ed un'asprezza che colpiscono e fanno male. L'immediatezza e l'urgenza dei riff, la velocità, l'istintività, l'attitudine sgarbata, la sporcizia del suono, creano una suggestione molto vintage e un risultato praticamente coerente con i due album precedentemente usciti. Tra dubbi e certezze, i Superjoint si fanno valere. Ognuno, poi, si faccia pure la sua idea.
TRACKLIST: Today and Tomorrow, Burning the Blanket, Ruin You, Caught Up in the Gears of Application, Sociopathic Herd Delusion, Circling the Drain, Clickbait, Asshole, Mutts Bite Too, Rigging the Fight, Receiving No Answer to the Knock
NAILS e FULL OF HELL sono riusciti nell'intento di programmare una lotta all'ultimo sangue, combattuta ad armi pari a suon di grind e death metal. I gruppi hanno origini americane, entrambi motivati a ottenere lo stesso violento risultato ma con motivazioni differenti. Se i primi prediligono tempi disumani e riff basati sulla potenza del powerviolence mischiato al grindcore (con leggere sterzate verso il groove dell'hardcore), i secondi scelgono invece una scrittura con una vena molto più psycho death che, per certi versi, si muove parallelamente a quella delle tante band che hanno violato certe norme. Ma in questo frenetico split su 7", i Full Of Hell sono altrettanto efficaci nel richiamare una bestia ormai scomparsa che risponde al nome di Burnt By The Sun (ascoltate la folle "Bez Bólu"). Se proprio non potete fare a meno di acquistare un lavoro di 4:22, allora fatevi avanti e non ve ne pentirete!
Contatti:
NON ACCENNA A FERMARSI L'ESEMPLARE ISPIRAZIONE DEGLI ULCERATE, ED ALLORA ECCO GIUNGERE IL QUINTO ALBUM IN STUDIO A FIRMA DI QUESTA STRAORDINARIA BAND DELLA NUOVA ZELANDA, VOTATA AI PRINCIPI DEL DEATH METAL PIU' ESTREMO E TECNICO. "SHRINES OF PARALYSIS" CI VIENE PRESENTATO DAL DRUMMER JAMIE SAINT METAR.
1. Ciao Jamie, piacere di ritrovarti. Sono trascorsi quattordici anni da quando gli Ulcerate decisero di intraprendere la loro carriera artistica, e poter vantare cinque album in studio non è sicuramente cosa da poco. E' stato molto difficile sopravvivere nel tempo e riuscire a farsi largo in una scena così competitiva come quella estrema? In che modo definiresti la vostra band? Sia musicalmente che concettuale.
- In realtà ci avviciniamo ai 16 anni di attività. Siamo rimasti in vita per così tanto tempo perché nessuno di noi è mai sceso a compromessi, e questo è stato l'unico modo per mantenere integra la nostra passione e la nostra musica. Abbiamo sempre puntato in alto per raggiungere il massimo su ogni album degli Ulcerate. Per certi versi ci riteniamo insaziabili. Ma arrivare su questi livelli qualitativi non è stato facile, soprattutto perché ci siamo trovati nella condizione di sacrificare molto del nostro tempo libero. La band è il culmine della nostra passione per questa forma d'arte. Vogliamo esprimere il meglio per aggiungere qualcosa di prezioso nello sviluppo delle sonorità più estreme. Concettualmente parlando, gli Ulcerate sono un mezzo importantissimo per esprimere la nostra mancanza di fiducia nell'umanità.
2. Dopo tutti questi anni di attività continuate ad avere un'incredibile ispirazione e l'ultima release pubblicata dalla Relapse ne è la conferma! Cosa ci puoi dire sul nuovo "Shrines of Paralysis"?
- "Shrines of Paralysis" è più melodico e meno dissonante, perciò mi sento di dire che le singole canzoni sono molto più accattivanti. Come sempre, la nostra musica non è di facile fruizione, per questo motivo gli ascoltatori avranno bisogno di almeno un paio di mesi per poter svelare tutti i particolari e i vari livelli sonori. Il fatto di aver utilizzato un approccio più melodico ci ha permesso di creare delle composizioni più coinvolgenti, ma anche memorabili.
3. Il materiale contenuto nell'album è talmente vario che ad ogni singolo ascolto si possono percepire tanti piccoli dettagli. Inoltre, c'è da dire che le melodie oscure non sono venute meno.
- Sì è così Christian. Di questo ne ho parlato poc'anzi. Investiamo molto del nostro tempo per modulare al meglio gli accordi ed è l'unico modo per aumentare il livello di tensione. Ciò rende più interessante il risultato finale. Questo modo di creare comprende tutto il ritmo, le metriche, le melodie, l'armonia, il contrappunto, il tempo. Quindi, quella che inizia come una semplice raccolta di riff e ritmi dispari, diventa poi una lenta ricerca che va a dare forma a ogni pezzo dei brani. La fase successiva consiste nel mettere insieme quei pezzi aggiungendo gli strati sonori che andranno ad aumentare il livello di coesione tra le diverse canzoni.
4. Siete stati in qualche modo influenzati dai Gorguts? Non sono poche le similitudini tra i vostri stili musicali. Comunque, a parte questo, penso che la dinamicità di "Shrines of Paralysis" dipenda dalla forte energia scatenata dai diversi elementi stilistici che lo compongono. Il risultato di questa ricerca vi porterà ad esplorare altri territori musicali?
- I Gorguts sono stati una grande influenza durante i nostri primi anni di carriera, ma al momento non ci sentiamo influenzati da altri gruppi. Cerchiamo di costruire la musica in modo convincente proprio perché oggi le influenze esterne non sono così importanti. Giunti a questo punto, non saprei cosa dirti in termini di direzione stilistica, però sono certo che ci spingeremo oltre utilizzando un approccio più melodico. Comunque, solo il tempo lo dirà.
5. Che tipo di mutamenti hai notato nel panorama musicale estremo? Te lo chiedo perché gli anni passano e le cose stanno nettamente cambiando. In meglio o in peggio, secondo il tuo punto di vista? Che opinione hai della scena underground contemporanea?
- Le cose sono decisamente cambiate. Il death metal si è particolarmente commercializzato, infatti, i dischi suonano in maniera molto più omogenea e, purtroppo, si evidenzia una netta mancanza di personalità. Alla fine degli anni '90 non esisteva tutto questo spirito competitivo. Oggi esiste una costante battaglia tra chi riesce a suonare più veloce e in maniera più 'tecnica', e questo è certamente un sintomo degli ultimi dieci anni. Ma il vero underground del death metal e del black metal è più forte che mai nei giorni nostri. Alcuni gruppi propongono dell'ottima musica.
6. Quali sono i tuoi interessi oltre alla musica?
- Arte, design, cinema, buon cibo, buona compagnia, ciclismo e fitness.
7. Grazie per la tua disponibilità, anche perché attualmente siete ancora impegnati nel vostro tour in America! E' stato davvero piacevole parlare con te in questa seconda intervista per Son of Flies webzine. Hai altro da aggiungere per tutti i vecchi e nuovi appassionati di musica estrema?
- Apprezziamo molto il tuo grande interesse e il continuo supporto agli Ulcerate. Senza il sostegno dei fan tutto sarebbe molto più difficile da realizzare e le nostre personali visioni non potrebbero raggiungere un livello sempre più elevato. Avere una solida fanbase fornisce le giuste motivazione e un'infinita ispirazione per andare avanti.
I SENTIENT HORROR del New Jersey entrano a pieno merito nell'imponente tempio del death metal, grazie a un primo full-length spacca-timpani che, per fortuna, non è soltanto un agglomerato di suoni grossi e rutilanti. "Ungodly Forms" acquista volume col passare dei minuti e diventa così uno dei più credibili protagonisti tra le ultime uscite in questo specifico settore. I Sentient Horror non avranno certo difficoltà ad accaparrarsi i consensi da parte dei death metaller che amano subire il supplizio della flagellazione, eseguita in buona parte per mano di Entombed, Asphyx, Grave, Dismember, Unleashed, Carnage, Unanimated (per citarne alcuni). Ma approfondendo la materia incandescente che ribolle nei brani, si possono gustare svariati sviluppi progressivi precedentemente messi in evidenza dai grandi Edge of Sanity. L'invidiabile padronanza strumentale di questi ragazzi ha permesso loro di riservare ai 12 pezzi la necessaria quantità di brutalità e, cosa essenziale, l'attenzione per attecchire e perdurare nel tempo. Pochissimi, nell'underground, hanno saputo ottenere una simile intensità ed esercitare una tale spinta propulsiva per il raggiungimento degli obiettivi prefissati. Per essere preciso, mi riferisco al cospicuo numero di nuove band nate nell'anno attualmente in corso. Il debutto gode di un suono cristallino, asciutto e acuminato nella sua integrità, grazie al mixaggio curato da Damian Herring (membro fondatore degli Horrendous) e alla magistrale masterizzazione eseguita dal sapiente Dan Swanö, uno dei padri indiscussi dell'estremismo musicale. Per i Sentient Horror il death metal non è un mezzo per manifestare futili esercizi di stile, ed ecco perché il terribilmente concreto "Ungodly Forms" si lascia ascoltare tutto d'un fiato. Evidentemente, quando nel 2014 il chitarrista/cantante Matt Moliti (ex-Dark Empire) decise di formare il gruppo, aveva le idee chiare sul da farsi. Potete ordinare la vostra copia dal 9 dicembre 2016.
TRACKLIST: Into the Abyss, Abyssal Ways, Die Decay Devour, Blood Rot, Splinter The Cross, Beyond The Curse Of Death, Ungodly Forms, Suffer To The Grave, A Host Of Worms, Of Filth And Flesh, Mourning (Instrumental), Celestial Carnage
Nessun dubbio che, nel loro ritmo irrefrenabile, si possa riconoscere ai torinesi TUTTI I COLORI DEL BUIO la bravura per aver composto un disco energico, dalle tinte noir e dal forte impatto audiovisivo. L'idea di scegliere il titolo del film di Sergio Martino come nome della band, al di là della presenza dell'elemento cinematografico, si lega bene ad un genere musicale fumoso e carico di concetti che non rientrano nel filone mainstream. Nel debut "Initiation Into Nothingness" l'effetto angoscioso è particolarmente marcato perché i nostri sanno come toccare il fondo del dolore e, intrappolandosi nei tentacoli dei propri deliri, puntano alla decifrazione di un certo tipo di sonorità, mai scontate o, peggio ancora, subdole. Il songwriting non presenta nulla di logoro e questo non può che essere estremamente positivo quando si parla di una realtà all'esordio. Non va sottovalutato il 7" (ormai sold out) del 2014, stampato da Escape From Today, Bare Teeth Records, Bookhouse Records. Seppur l'influenza di gruppi noti quali Cursed, Tragedy, From Ashes Rise, Victims è lampante, bisogna riconoscergli la capacità di rilettura degli stili creati dalle compagini succitate e di integrazione degli stessi con soluzioni potenti. Ad aumentare l'efficacia dell'intero "Initiation Into Nothingness" c'è in più la consapevolezza di saper padroneggiare le tecniche di arrangiamento nelle canzoni. Merita di essere acquistato.
TRACKLIST: Three Times Denied Means Fuck You, Stop Your Fun With A Bullet, REM vs. NRA, Painkiller, Wet Dreams Of Dry Drinks, Tutti I Colori Del Buio, The Crab's Failure, More Than Sartre Less Than Allin, At War With A Machete, Holiday In Mongolia, To The End Of The Night
I debuttanti DEATHFUCKER gettano benzina sul fuoco con rabbia, cinismo e un'elevata velocità esecutiva; l'unico modo per attirare l'attenzione di quanti stanno dalla parte dei maniaci del thrash metal d'annata, genere che riesce ancora a fare male nonostante sia vero che gli abusatori di queste sonorità sono diventati ormai incontabili. J.K. (impegnato dietro le pelli) e il polistrumentista Insulter (chitarra, basso, voce, testi) diffondono una torrida furia compositiva mediante tre schegge impazzite, oscillanti fra i tre e i quattro minuti. Il demo in questione ci riporta direttamente ai primi anni '80 quando le fiamme sembravano alimentarsi dal nulla. Non ci sono pause dopo un breve intro. "Fuck The Trinity" si conferma come un vero e proprio pugno nello stomaco, rapido e conciso. La storia è stata già segnata dai grandi nomi, ma nel presente continuano a nascere tantissimi gruppi sempre più schiavi delle azioni del demonio. I membri coinvolti nel progetto sono e sono stati parte di band quali Raw Power, Valgrind, Inferi. Tutto sommato è un valido inizio.
SONO DAVVERO FELICE DI AVER AVUTO LA POSSIBILITA' DI INTERVISTARE JACOPO MEILLE E CRAIG ELLIS, RISPETTIVAMENTE CANTANTE E BATTERISTA DEGLI STORICI TYGERS OF PAN TANG. LA LORO UMILTA' E GRANDEZZA, IL LORO NATURALE CARISMA HANNO FATTO LA DIFFERENZA SOTTO IL PROFILO UMANO. PARLANDO DI MUSICA, VI BASTA ASCOLTARE IL NUOVO ALBUM PER FARVI UN'IDEA BEN PRECISA SUL LIVELLO DI RICERCA RAGGIUNTO. QUESTO IL RESOCONTO DELLA NOSTRA CHIACCHIERATA.
1. Ciao. E' un onore avervi su Son of Flies webzine, soprattutto perché da circa vent'anni sono un vostro grande fan. Come prosegue la vita nei Tygers of Pan Tang? Ho letto che da poco avete completato il vostro tour nel Regno Unito, perciò approfitto per chiedervi com'è stata la risposta del pubblico.
Craig: E' un piacere anche per noi conoscerti e ti ringraziamo per averci invitato a rispondere a questa intervista. Al momento è tutto eccitante per i Tygers of Pan Tang! Il nuovo album è uscito e siamo davvero felici che sia stato accolto positivamente. E' importante poter contare su molti negozi di musica nel Regno Unito, ma anche poter sfruttare le possibilità offerte da un'azienda come Amazon, che in breve tempo, ha già esaurito le copie del nuovo lavoro. Assolutamente stupefacente! Speriamo che il disco tornerà presto disponibile su quel portale web! Il brano di apertura del nuovo disco "Only the Brave", pubblicato come singolo, ha finora superato 120.000 plays su Spotify, mentre il promo-video dello stesso brano ha superato 65.000 visualizzazioni. Questo è incredibile! Possiamo avvalerci di un team fantastico che lavora al fianco della band, tra cui Michael Anderson, il direttore della nostra casa discografica. Lui è una persona veramente ispirata e continua a curare in maniera professionale i nostri interessi. Inoltre, per festeggiare il nuovo tour britannico e l'uscita dell'ultimo album, noi Tygers abbiamo commissionato una birra prodotta a Newcastle per i fan di tutto il mondo (la Tyger Blood). Abbiamo inoltre completato un tour di grande successo nel Regno Unito. Il set comprendeva diversi brani presi dal nuovo album. Le nuove songs si sposano bene con i vecchi classici del gruppo, e il pubblico sembrava apprezzare. Le persone sono state gentili con i loro commenti dopo aver assistito ai nostri vari concerti. Le cose vanno bene in questo momento.
2. Che sensazioni si provano stando insieme per così tanto tempo, sia sul palco che al di fuori dello stage? Siete sempre in viaggio da un posto all'altro e credo che questo aspetto sia qualcosa di meraviglioso per un gruppo storico come i Tygers of Pan Tang.
Jacopo: "Music is on the road". Per essere una vera band, è necessario sperimentare la vita on the road. Andiamo tutti d'accordo e ci facciamo delle grandi risate durante i lunghi viaggi. Ci rispettiamo l'un l'altro, sia come musicisti che come persone. Questo fa la differenza. Siamo degli individui ormai adulti (beh... quasi vecchi!). Abbiamo alle spalle delle esperienze, nel bene e nel male, quindi tutto ciò ci fa apprezzare quello che facciamo.
3. Che significato attribuite alla sinergia? Cercate sempre di sostenervi a vicenda?
Jacopo: Questa è la migliore line-up da quando sono nella band. Senza mancare di rispetto a tutti i membri precedenti. Noi cinque abbiamo quasi trovato la chimica perfetta, quindi non ci sentiamo intimiditi dal nostro glorioso passato. Oggi siamo orgogliosi e pronti a contribuire al bene dei Tygers of Pan Tang. Siamo molto orgogliosi di questo nuovo album, che rappresenta al meglio quello che stiamo facendo e quello per cui siamo riconosciuti nel mondo.
4. Il nuovo album è davvero incredibile! Il lavoro tiene fede al marchio di fabbrica dei Tygers of Pan Tang; un sound tagliente, incisivo, basato su un ottimo lavoro di chitarra e voce, e che si avvale di forti elementi emotivi. Mi chiedevo se la vostra intenzione era quella di tornare alle atmosfere del materiale più datato, oppure volevate ricordare ai fan che non siete disposti ad apportare modifiche drastiche al vostro stile ben consolidato? Potete parlarci delle canzoni di questo disco?
Craig: Grazie. E' davvero fantastico sentirtelo dire. Sono felice quando i fan ci riservano dei commenti positivi. La tua descrizione rispecchia appieno la sensazione che si ha ascoltando il nuovo materiale! Ognuno di noi deve prima di tutto emozionarsi ascoltando un riff, una melodia o una metrica vocale! Alcune tracce, come per esempio "Glad Rags", sono venute fuori abbastanza velocemente. Ho scritto quella canzone molto tempo fa e ho avuto la possibilità di farla ascoltare ai ragazzi della band durante una prova generale. Subito dopo Micky ha composto il riff per il brano! Altre canzoni, come per esempio "Dust", sono state curate con più calma, soprattutto per raggiungere la piena soddisfazione. Robb (Weir) voleva scrivere dei riff ispirati! Lui rimane fedele a se stesso perché è nei Tygers da tanto tempo, ha scritto così tanti grandi riff sui primi album, riff che assomigliano a un demone. Una traccia che è stata molto apprezza è "The Reason Why", una ballata composta interamente da Robb. Ho scritto io il testo, ma tutti noi abbiamo ottimizzato gli arrangiamenti. I riff potenti composti da Robb Weir per "Blood Red Sky" mi hanno ispirato per i versi del testo! Entrambe le canzoni hanno uno stile molto ampio e si collegano con il materiale più vecchio. Tutto questo si è materializzato perché lo stile di Robb è rimasto inalterato. Anche Micky si è immerso totalmente nei vecchi brani dei Tygers, così è riuscito a versare nelle canzoni delle idee ispirate. Micky ha avuto una brillante idea per i cori di "Blood Red Sky". Quella sua idea mi ha permesso di completare il testo della canzone. Eravamo tutti convinti di aver fatto bene! Parlando della batteria, posso dire che durante il processo di scrittura per il nostro album "Animal Instinct", ho deciso di abbracciare i riff/idee da un'altra prospettiva, in pieno stile power-rock. Ho continuato a suonare in quel modo anche per "Ambush" e per questo nuovo album. L'attitudine e lo stile di basso di Gav hanno sincronizzato l'intera sezione ritmica. Il groove creato da Gav è infernale! Insieme a Jacopo, scrivo i testi e le melodie delle canzoni. Noi due collaboriamo nella scrittura, e a volte scriviamo a stretto contatto (come è successo per la song "Only The Brave"), mentre in altre circostanze operiamo per conto nostro (per esempio: Jacopo su "Never Give In"). In entrambi i casi, si è puntato al risultato migliore.
5. Quando decidete di lavorare su qualcosa di nuovo per un intero album, investite molto tempo per raggiungere la totale perfezione? Sono certo che tutti i riff, le parti di batteria e basso, le metriche vocali devono essere in perfetta sincronia per colpire nel segno. Quanto è difficile capire se una canzone ha bisogno di un assolo di chitarra o di una voce più aggressiva? Chi tra voi ha il ruolo di mettere il punto decisivo sui brani? Oppure i Tygers of Pan Tang sono un'entità democratica, dove tutti hanno il privilegio di esprimere un parere.
Craig: Non so se là fuori c'è una band più democratica dei Tygers of Pan Tang quando si tratta di dire l'ultima parola, quella definitiva! C'è una grande fiducia tra noi e ciò rende davvero fantastica l'esperienza della scrittura. Siamo sulla stessa lunghezza d'onda e sappiamo perfettamente quando qualcosa suona bene. Ognuno di noi accetta le critiche costruttive altrui, perché sappiamo che ciò avviene per il bene delle canzoni. Ogni volta che registriamo il materiale dei Tygers ci scambiamo i vari file, e solo così siamo in grado di modificare continuamente le idee. Investiamo molto tempo per sviluppare bene le diverse parti delle canzoni, e in un secondo momento vengono portate in sala prove. Riguardo i miei testi, mi prendo il tempo necessario per completarli, visto che mi piace scrutare ogni parte di essi. Ad sempio, per "Praying for a Miracle" mi ci è voluto molto tempo per scrivere le parole e raggiungere la piena soddisfazione.
6. Pensate che il vostro cantante Jacopo Meille abbia dato un importante contributo negli ultimi anni?
Craig: Jacopo era molto preparato quando ha deciso di venire in studio per il nuovo album. Sapeva che tipo di armonie voleva ottenere, ed era altrettanto consapevole della dinamica che doveva avere ogni traccia. La sua professionalità e passione sono stimolanti. Ascoltate voi stessi la sua sorprendente performance sul disco. Molti continuano a scrivere delle belle recensioni sulla sua voce. Tutti noi sappiamo che faremo sempre del nostro meglio sul palco perché i fan del gruppo devono godere pienamente della nostra musica. Un frontman potente come Jacopo è importantissimo.
7. Quando avete deciso di far entrare il nuovo chitarrista Micky Crystal?
Jacopo: Ha fatto un provino che spazzava via gli altri concorrenti. Era gennaio, faceva molto freddo, e lui è arrivato con una semplice camicia di jeans e un paio di stivali di pelle! Già prima di ascoltarlo, mi sono detto: "...he is 'The One!'"
8. Cosa vi piacerebbe vedere nel futuro dei Tygers of Pan Tang?
Jacopo: Vogliamo promuovere il disco e suonare il più possibile le nuove canzoni e alcuni dei vecchi classici. Sta diventando sempre più difficile scegliere le canzoni giuste per la scaletta. Abbiamo troppi brani belli! Scriveremo del nuovo materiale, e nulla fermerà la nostra ispirazione. Robb, Micky e Gav hanno già scritto alcuni nuovi riff, e sia Craig che io abbiamo già delle melodie e dei testi che vogliamo sviluppare. Insomma, saremo sicuramente impegnati per i prossimi 12 mesi.
9. Grazie per il tempo prezioso dedicato alle mie domande. Che la forza sia sempre con i Tygers of Pan Tang! Qualche dichiarazione per le persone che leggeranno questa intervista?
- You're very welcome. Christian, grazie per l'intervista e soprattutto per le belle domande.
Per chi non conosce ancora la nostra band ci può trovare sulla maggior parte dei social networks, tra cui iTunes, Spotify, You Tube, Facebook e il nostro sito web ufficiale! Date un ascolto alle nuove tracce dei Tygers of Pan Tang... Siamo sicuri che apprezzerete. Per chi invece conosce il nostro nome ma non ci ascolta da lungo tempo... Cercate di ascoltare questo nuovo materiale e magari venite a vederci dal vivo, potreste passare dei bei momenti! E, ovviamente, per chi continua a sostenere i Tygers... Non smetteremo mai di ringraziarvi perché senza di voi non saremmo qui adesso, e non potremmo suonare in giro per il mondo e produrre dei nuovi album! GRAZIE a tutti.
"Se vuoi continuare ad esistere, devi necessariamente respirare; se sei disposto a combattere, puoi vivere in modo singolare". Christian Montagna
Gli abitanti di New Orleans sono persone toste e dalla pellaccia "dura", profonde al punto giusto, abituate ad accusare la sofferenza e a reagire al dolore con spirito di sacrificio. Lo hanno sempre dimostrato nel corso della storia (non vanno dimenticate le terribili conseguenze causate da Katrina nel 2005, uno degli uragani più gravi dal punto di vista del numero di morti). Questo innato vigore interiore è altrettanto presente negli individui che tengono viva la scena estrema della Louisiana, tra le più riconosciute e rispettate. Exhorder, Down, Eyehategod, Viking Crown, Graveyard Rodeo, Acid Bath, Goatwhore, Superjoint Ritual, Soilent Green, e naturalmente CROWBAR; questi solo alcuni dei nomi cresciuti sulle terre paludose e nebbiose adiacenti al fiume Mississippi. Oggi, la band fondata dal barbuto Kirk Windstein fa ritorno con un full-length ricco di spunti interessanti, l'ennesimo lavoro che si muove sulle coordinate stilistiche saldamente ancorate allo sludge di matrice southern. I Crowbar lavorano a stretto contatto con le emozioni cupe, confinando la frustrazione tra le varie note distorte che contribuiscono a delineare i caratteri essenziali di "The Serpent Only Lies". Ogni brano, descrive a suo modo gli impulsi limacciosi del gruppo, riuscendo a conferire ai contenuti un senso di integrità davvero encomiabile. Tutto è già stato usato e ascoltato, ma è talmente efficace da mantenersi su livelli molto elevati.
Contatti:
httpcrowbarnola.com facebook.com/crowbarmusic TRACKLIST: Falling While Rising, Plasmic and Pure, I Am the Storm, Surviving the Abyss, The Serpent Only Lies, The Enemy Beside You, Embrace the Light, On Holy Ground, Song of the Dunes, As I Heal
Il verbo musicale dei Motörhead ha contagiato la carriera dei brasiliani WHIPSTRIKER, capaci di proporre un heavy/speed metal grossolano, ossuto e lubrificato con litri di sudore olezzante di melma. Nessuna concessione alla tolleranza in "Only Filth Will Prevail", alimentato da un'attitudine ferrea, combattiva e intransigente. Questi musicisti di Rio de Janeiro scatenano violenti movimenti della testa che inevitabilmente vi faranno venire il torcicollo; soprattutto se siete dei fedeli sostenitori di tali sonorità. I titoli dei brani non hanno bisogno di particolari commenti, perché a volte basta leggere per rendersi conto di quale possa essere il significato che si cela dietro di essi. A partire dall'opener "Waiting for the Doomsday" i Whipstriker preservano anche il risultato ottenuto dal trapianto combinato di Venom e Bathory. C'è da dire che non si sono mai arresi durante la permanenza sulle scene, malgrado il loro becero sound non attribuisca importanza all'originalità. I nostri agiscono per sbandierare ai quattro venti il proprio credo, fottendosene del pensiero dei meno tradizionalisti. Se ciò può bastarvi, alzate il volume e il dito medio della mano.
TRACKLIST: Waiting for the Doomsday, Satan' Slave, Nuclear Metal Blood, Eletric Bloodbath, Flames of Hate, Flag of Cruelty, Armless Dance, Death Vigilance (Warfare cover), Armageddon Delight
LE POTENZIALITA' DISTRUTTIVE DEI GATECREEPER SONO STATE INDISPESABILI PER GARANTIRE LORO UN BUON ACCORDO CON UNA LABEL DI SPESSORE COME LA RELAPSE RECORDS. QUESTI MUSICISTI PROVENIENTI DALL'ARIDA ARIZONA, HANNO TUTTE LE CARTE IN REGOLA PER FARSI LARGO NELL'ODIERNA SCENA ESTREMA. IL CANTANTE CHASE H. MASON HA RISPOSTO AD ALCUNE MIE DOMANDE.
1. Ciao Chase. Quando è iniziato il processo di composizione per "Sonoran Depravation"? Avete scelto un periodo preciso per dedicare anima e cuore alla creazione dei nuovi brani?
- Abbiamo iniziato a scrivere "Sonoran Depravation" nel 2014, prima del nostro primo show. Siamo stati in grado di scrivere canzoni per quasi due anni, tra i vari tours e live shows.
2. Durante la scrittura dell'album, ci sono stati momenti in cui vi siete sentiti svantaggiati dal punto di vista compositivo, oppure condizionati da qualcosa di passato?
- La distanza tra noi ha reso più impegnativo il processo di scrittura. Alcuni membri dei Gatecreeper vivono a circa due ore di distanza l'uno dall'altro. Influiscono anche i nostri diversi orari di lavoro. A volte è difficile stare insieme per comporre nuovo materiale.
3. Sono trascorsi due anni dall'uscita del vostro primo EP "Gatecreeper". Quanto è stato difficile assemblare i pezzi delle nuove canzoni? Avete cercato di fare le cose con più calma? Spesso si dice che il tempo porta consiglio. Che ne pensi al riguardo?
- Non avevamo alcun piano mentre componevamo il nostro primo full-length. Ci siamo tenuti occupati con dei live, tours, ma abbiamo anche pubblicato delle split releases. Dopo aver completato le canzoni dell'LP, le abbiamo registrate. Nessuna perdita di tempo. Finite le registrazioni, la Relapse ha pubblicato il lavoro e quindi tutto è andato a buon fine.
4. Gli ottimi risultati ottenuti con "Sonoran Depravation" sono evidenti, quindi, attualmente dovresti anche essere in grado di dirci quali sono le maggiori differenze tra il vecchio e il nuovo materiale. A parte la buona produzione, ho riscontrato un attento lavoro sugli arrangiamenti.
- Credo che il nuovo materiale sia solo una versione migliore del nostro sound. Siamo migliorati nella scrittura, e quindi oggi abbiamo una buona conoscenza del death metal. Questi i maggiori punti di forza. Quindi, non c'è stato un grande cambiamento nel nostro sound. Ovviamente alcune cose sono nettamente migliorate.
5. Quali sono i tuoi brani preferiti di "Sonoran Depravation"? Quelli che ti fanno venire i brividi!
- "Patriarchal Grip", "Rotting As One" e "Stronghold" sono i miei top 3. Comunque tutti noi amiamo il disco nella sua interezza, proprio perché suona potente e dinamico.
6. Ascoltando la musica dei Gatecreeper si possono riscontrare diversi riferimenti alla vecchia scuola, ma questo è piuttosto scontato quando si parla di death metal. Quali sono le band che reputi fondamentali?
- Dismember, Obituary, Grave, Carnage, Entombed, Bolt Thrower, Sentenced, Morbid Angel, Crowbar, Merauder, ecc. Tutti i classici.
7. Parlando sempre di death metal, cosa ne pensi della gran parte delle nuove leve?
- Attualmente ci sono un sacco di grandi Death Metal bands. Quelle che preferisco sono Spectral Voice, Vastum, Necrot, Blood Incantation, Dead Congregation, Horrendous, Genocide Pact.
8. Quanto è importante per voi suonare dal vivo? Avete qualche nuovo tour in programma?
- Sì. Amiamo suonare dal vivo. Sono in programma dei live, sia nella nostra zona che fuori. Noi siamo stati in tour dopo l'uscita dell'album, quindi non abbiamo avuto la possibilità di fare un vero e proprio release party. Ma abbiamo suonato ad Austin (TX) il giorno che è uscito il disco.
Le anime maledette appartenenti ad alcuni attuali ed ex-membri di Disma, Incantation, Goreaphobia, Funebrarum e Death Fortress hanno forgiato una perfida creatura denominata RUINOUS. Il debutto su Dark Descent Records ("Graves Of Ceaseless Death") scioglie nell'acido nitrico il terrificante significato dei primi anni di vita del death metal. Questi musicisti si associano per perseguire un fine comune, non di natura commerciale. C'è voglia di aggredire i fan del genere a colpi di ritmiche maledettamente travolgenti e riff affilati come una mannaia, un odio che rasenta la pura crudeltà. Non emergono sentimenti di benevolenza lungo tutta la durata dell'album. La voce del chitarrista/cantante Matt Medeiros è nevrotica, deforme, e porta con sé la densità di ciò che è iniquo. L'atteggiamento sprezzante dei Ruinous facilita la veloce discesa nelle zone più buie del tormento. Al di là dei tantissimi richiami al passato, si può certificare una concreta attitudine e dedizione alla causa. E' l'inizio di un nuovo incubo.
GLI HARAM SONO UNO DEI GRUPPI PIU’ INTERESSANTI CHE SI POSSANO ASCOLTARE OGGI NELLA SCENA NOSTRANA. IL NUOVO “LO SGRETOLAMENTO” METTE IN EVIDENZA LE PREGEVOLI DOTI COMPOSITIVE DI QUESTI MUSICISTI DI TORINO, GIUNTI AL SECONDO EP AUTOPRODOTTO. LA LORO DEVOZIONE ALLA MUSICA E ALLA LINGUA ITALIANA E’ TOTALE. QUESTA LA LUNGA INTERVISTA PER SON OF FLIES WEBZINE.
1. Ciao ragazzi. Piacere di conoscervi e di darvi il benvenuto su Son of Flies. Vi invito a tracciare una breve biografia della band, mettendo in evidenza i momenti salienti della vostra carriera.
- Ciao Cristian, piacere di conoscerti anche per noi. Il progetto è iniziato con me e Deiv e quasi subito si è aggiunto Tommaso. L’idea di base era quella di poca struttura e molti viaggi nel suono. Avevamo già delle pre-produzioni, le abbiamo subito fatte sentire in giro e così sono nati gli Haram. Avevamo voglia di suonare sopratutto in sala e così abbiamo trovato uno spazio per provare verso febbraio/marzo 2015.
Subito dopo aver pubblicato l’EP “Vuoto” e finita di allestire la backline (debito per la vita $$$), nel novembre 2015 abbiamo fatto il primo live al Blah Blah di Torino come apertura ai Kilauea. Dopo breve tempo, a Gennaio se non ricordo male, abbiamo agganciato Turin Is Not Dead (TIND), un collettivo che promuove l’underground, nella musica e nello spirito DIY! Loro hanno apprezzato molto quello che facevamo live e questo ci ha dato una grossa conferma e spinta a continuare ad impegnarci. Abbiamo poi avuto due date con band straniere quali Fathoms e Opium Lord che hanno apprezzato il nostro sound, e questo ci ha ancora più entusiasmato. A dicembre 2015 eravamo di nuovo in studio per “Lo Sgretolamento”. Il suono si è evoluto e il nuovo “Lo Sgretolamento” ne è il risultato. Adesso abbiamo pianificato una serie di concerti per l’autunno e siamo super curiosi di vedere che succede!!! Possediamo del merch e chissà, magari lo vendiamo tutto hihi!!! E’ stata fissata una data per l'11 novembre allo @Spazio Aurora di Rozzano con altre belle formazioni (La fin, Calvario e Formalist). E’ la prima data fuori da casa!
2. Perché è trascorso così poco tempo tra “Vuoto” e “Lo Sgretolamento”?
- L’idea originale rispetto alle pubblicazioni della musica era quella di produrre solo EP, ci sembrava la maniera più naturale nel ciclo vitale di quello che componiamo. Siamo dell’idea che i pezzi abbiano una loro vita fisiologica che culmina nella registrazione e quindi per noi rispettare i tempi della nostra musica significa comporli, suonarli per bene e poi registrarli. Inoltre le composizioni di “Vuoto” e “Lo Sgretolamento” rappresentano l’interezza dei nostri live, almeno fino ad adesso. Quindi effettivamente i due EP sono le due parti di una stessa cosa.
3. C’è qualcosa che vi ha messo maggiormente in apprensione riguardo alla realizzazione di “Lo Sgretolamento”?
- “Lo Sgretolamento” ci ha fatto riflettere quando era pronto all’uscita perché non sapevamo cosa aspettarci dalla pubblicazione di un lavoro del genere. Non c’è niente che ci abbia messo in particolare apprensione, si è trattato di tanto lavoro perché abbiamo cercato di farlo nella maniera migliore possibile, sia dal punto di vista musicale che da quello della promozione, cercando di pianificare bene la release e tutte le sue fasi. “Lo Sgretolamento”, e parlo per me (Simbala), è un lavoro che o si ama o si odia, non credo ci siano vie di mezzo. In questo ho avuto un po’ di apprensione.
4. I contenuti del nuovo EP, per certi versi, sembrano più introspettivi. Mi sbaglio? Come vi siete rapportati alla composizione delle canzoni? Soprattutto quando avete iniziato a provarli in sala prove.
- I contenuti del secondo EP sono sicuramente più introspettivi in quanto rappresentano un modo di lavorare ed una ricerca un po’ più maturi. Come già detto prima, appartengono anche ad una parte dei live in cui la musica assume un aspetto più psichedelico. Ci sono sempre suoni potenti ma alternati a silenzi e dinamiche più curate che portano verso atmosfere differenti. Questi brani si sono sviluppati tra Maggio e Ottobre 2015, quindi un anno fa circa, sono pezzi che si sono evoluti tanto attraverso il suono che abbiamo cercato e studiato. Quello che suoniamo live è esattamente quello che abbiamo registrato, ed è questo un aspetto che abbiamo tenuto molto in considerazione durante la fase di registrazione dei brani. Infatti abbiamo provato anche a registrare in presa diretta “Lo Sgretolamento”, ed alcune delle riprese le abbiamo incluse nel CD fisico dell'Ep!
5. Avete mai disperato di riuscire a terminare una canzone?
- Non disperiamo mai, perché in generale le cose vengono in un modo o nell’altro, non ci facciamo pressare troppo sulle canzoni, le cose si arrangiano e suonano, è inutile cercare di chiudere tutto subito. Molto spesso ci troviamo a mettere a posto dei pezzi parecchio dopo averli già chiusi. Facciamo esperienza del pezzo e capiamo se ci quadra e se ci piace (sopratutto); lo suoniamo un paio di mesi, lo portiamo dal vivo e magari ci rendiamo conto che non ci convince per la pragmatica del live, e allora ricominciamo!
6. Posso sapere come mai avete deciso di pubblicare un secondo EP e non un intero album? E’ stata una scelta ponderata all’interno del gruppo?
- Come scritto prima, la nostra scelta era quella di far uscire EPs, con il senno di poi ora lavoreremo su qualche split e su un disco che speriamo veda la luce presto. Siamo di nuovo alla ricerca, vediamo dove ci porterà adesso il suono. Crediamo che facendo uscire due EPs che rappresentano gli albori della musica che abbiamo scritto si sia chiuso un cerchio. Sono stati entrambi molto utili anche per capire che cosa non vogliamo fare ora e con che prospettiva far uscire il nuovo disco. Abbiamo fatto un sacco di esperimenti e imparato molto.
7. La copertina di “Lo Sgretolamento” è legata al concept del lavoro? Qual è l’associazione tra l’immagine dipinta e la vostra musica?
- La copertina dello Sgretolamento è stata realizzata da un’artista che si chiama Lisa Perruci. Quando ho visto i suoi lavori, uno mi ha colpito moltissimo per la sua risonanza con “Lo Sgretolamento”. Ho trovato che l’immagine fosse l’esatta trasposizione grafica di ciò che l’Iching dice a proposito di questo esagramma. L’ho mostrato ai ragazzi e ne sono rimasti colpiti, così abbiamo deciso che poteva essere la copertina dell'EP. Ci piace l’idea di supportare artisti nelle scelte che facciamo per la grafica dei CD, e credo che continueremo così.
8. Quale forza alimenta la scrittura dei vostri testi? Da dove arrivano le idee e perché la decisione di elevarle attraverso l’utilizzo della lingua italiana?
- L’italiano è stata una scelta legata ai nostri messaggi e alla forza stessa dell’italiano. Sono molto stanco di ascoltare band italiane che usano l’inglese solo perché scrivere in italiano non è così usuale. L’italiano può calzare a pennello su qualsiasi cosa, ovviamente bisogna solo lavorarci perché pochi l’hanno fatto fin ora e perciò non è così immediato. Credo che nella scena gli O, gli Stormo e i Lamantide siano un esempio calzante di come l’italiano funzioni tantissimo sulla musica hardcore/metal e sopratutto di quanto abbia una presa meravigliosa sul pubblico. La scorsa settimana sono andato a sentire gli O e ascoltare i loro testi ha una forza incredibile. Avere di fronte una band devastante che canta in italiano in una scena underground ha una valore enorme, perché riesce a creare un senso di appartenenza e legame molto forte, questo è quello che sento quando vado ad ascoltare live gli O: una fratellanza, un unione che rappresenta la scena underground.
Le idee che rappresentano i testi del nuovo EP sono legate ad un libro: L’iching. Definito testo oracolare. L’iching mi ha aiutato a trovare un senso alle mie parole, parole che hanno sviluppato una loro vita e che descrivono qualcosa che sta succedendo all’uomo, che è già successo all’uomo e che succederà ancora all’uomo.
Le parole dell’Oracolo hanno un senso che trascende dal reale ed allo stesso tempo sono incredibilmente tangibili. Ho pensato che dare un’energia differente alle parole, un’energia non spinta da volontà ma da qualcos’altro, potesse creare qualcosa di particolare. Avere un valore altro per spingere l’ascoltatore ad un proprio viaggio introspettivo.
9. Potete spendere qualche parola sul videoclip di “Lo Sgretolamento”? Fu difficile trovare delle location che rispondessero alla vostra idea di quell’immaginario? Dev’essere stata un’esperienza stimolante. Chi lo ha realizzato?
- Il video dello Sgretolamento ti sorprenderà perché per quanto possa suonare strano non è stato assolutamente programmato. Brevemente: Tommaso (batteria) ama lavorare con immagini e video, quindi in principio dovevamo fare una cosa in casa ed avevamo qualche ripresa da lui realizzata per fare il lavoro. Quando ci siamo resi conto che i tempi erano molto stretti e non ce l'avremmo mai fatta a finirlo, abbiamo considerato l’idea di chiedere a qualcuno. La persona a cui ci siamo rivolti è Robs, ex-chitarrista dei Jordaan, che lavora con il montaggio video. Osservate i suoi lavori su: www.youtube.com/user/mindseteyestudio.
In realtà non c’è stato molto di girato, Robz ha collezionato materiale per una settimana e attraverso la suggestione dello Sgretolamento ha creato il video. Lui ha semplicemente espresso la sua arte e noi siamo rimasti sconcertati da quello che ha fatto.
10. Cos’è che vi affascina veramente della musica e dell’essere parte di una band come gli Haram?
- Gli Haram sono la libertà di fare musica con altre persone, sono la leggerezza, paradossalmente. Ovviamente il fare cose con altre persone è difficile perché si è di idee differenti, di sensazioni differenti. Non è facile, ma con gli Haram c’è una ricerca continua, un confronto continuo che ci porta avanti. La nostra esperienza del suono e della musica in genere ci fa allargare spesso gli orizzonti della nostra coscienza e ci spinge a cercare qualcosa che solo il suono può mostrare. Suonare insieme a Davide e Tommaso è l'unico modo per raggiungerlo. Quello che succede è spesso magico... basta lasciare lo spazio, lasciare il vuoto. Questo sono gli Haram... lasciare spazio a tutto ciò che deve succedere.
11. Cosa provate ascoltando i brani dei vostri lavori? Quali, secondo voi, le differenze principali tra passato e presente?
- Beh! Personalmente li ho ascoltati troppe volte durante il lavoro. In generale, credo che per una persona che ascolta la propria musica ci voglia del tempo per ascoltarla solo come semplice fruitore. Sicuramente c’è molta soddisfazione per come suona l'EP e ci sono delle parti che personalmente ci hanno sorpreso in “Lo Sgretolamento” e “Lo Storpio”, in particolare il finale di “Lo Storpio” per me (Simbala) è un momento mistico... credo sia una delle parti che preferisco. Non penso ci sia una grossa differenza tra passato e presente, solo il semplice fatto che sia passato del tempo e che gli Haram siano cresciuti.
12. Perché avete deciso di seguire l’etica del DIY?
- In realtà è l’unico modo che conosciamo, insomma se vuoi fare una cosa falla e basta. Davide ha uno studio di registrazione fantastico e quindi grazie alla sua disponibilità e alle sue competenze le cose le facciamo in casa e possiamo fare esattamente quello che vogliamo. Non siamo proprio i tipi che cercano etichette e cose del genere, non ne abbiamo molta voglia (non che non si sia provato!). Con il tempo che dedichiamo alla band è meglio cercare concerti. Poi anche il fatto di avere due EPs non aiuta a trovare un’etichetta o delle coproduzioni. In generale il mondo DIY è fantastico. Abbiamo avuto delle bellissime esperienza con the ghost.collective, in particolare con Lvna, che ha lavorato benissimo per il nostro CD fisico, ed è stato super puntuale e disponibile. Credo inoltre che moltissimi eccellenti musicisti e artisti animino il DIY e che questo rappresenti proprio una scena a misura d'uomo, che si nutre di se stessa, cosa che a noi piace molto.
13. Quanto conta sapere che là fuori c’è gente entusiasta dell'operato degli Haram?
- E’ bellissimo avere un feedback, perchè ti da una buona energia per andare avanti. Se la gente è contenta di ascoltare quello che facciamo bene, altrimenti bene uguale. Non siamo proprio alla ricerca di consenso quanto di confronto, di musica e di gente con cui parlare di ciò che ci piace fare, scambiarsi consigli e discutere di ciò che amiamo. Il resto non ha grande importanza. Ovviamente se alla gente piace quello che fai, suoni in giro e quindi la promozione del tuo lavoro ha un senso in quella direzione. Ci piace molto mandare i nostri lavori a recensori, proprio perché è gente che ascolta molta roba. Abbiamo ricevuto critiche, abbiamo ricevuto ottime recensioni, per esempio ne ho appena letta una che sega il nostro ultimo lavoro e mi piace entrare nel merito del perché, proprio per il semplice gusto di capire cosa sente la gente in quello che facciamo.
14. Trovate che, man mano che si invecchia, vada svelandosi un maggior quantitativo di consapevolezza?
- La vecchiaia porta gran consiglio, come si dice. Noi non siamo proprio ragazzini e sicuramente essere passati attraverso molti ascolti e molta musica ci fa cercare nella scrittura di materiale altre consapevolezze. Quello che facciamo noi è cercare altro, che possa piacere o no. Abbiamo consapevolezza di ciò che vogliamo ma non siamo assolutamente certi di come verrà e di che aspetto avrà. Siamo consapevoli di non essere assolutamente consapevoli.
15. Fare musica vi aiuta a migliorare la vostra vita personale, o quella interiore?
- Fare musica rende la mia vita ricca. Dentro e fuori. La musica è la cosa più straordinaria che esista, per noi rappresenta un viaggio nel suono.
16. Grazie per l’intervista.
- Grazie a te. E’ stata una delle interviste più belle che ci abbiano mai proposto. Grazie per il tuo tempo e speriamo di berci presto una birra insieme dopo un concerto!!!