Lo spazio illusorio in cui naviga "Sky Over Giza" è inseparabile dal suo movimento così come questo è indivisibile dalla sua stessa estensione. I LA MORTE VIENE DALLO SPAZIO hanno una forma di esistenza autonoma che sostiene la continuità del tempo in una dimensione priva di riferimenti stabili. L'armonia delle cose, per i musicisti coinvolti nel progetto, sta proprio nel perenne mutamento ciclico delle vibrazioni, nei contrasti dei suoni utilizzati. Ascoltare "Sky Over Giza" è come vivere una sorta di psico-catarsi ma che ti costringe a tenere gli occhi aperti per paura che qualcosa di mostruoso possa arrivare alle spalle. Il disco alterna le consuete progressioni psych rock ad un linguaggio visionario pieno zeppo di inarrestabili frequenze ipnotiche. I LA MORTE VIENE DALLO SPAZIO non trovano nessuna difficoltà nell'impartire un'accecante lezione di stile all'interno della scena musicale nostrana. La perfetta colonna sonora per i vostri prossimi viaggi mentali. La BloodRock ci ha visto giusto.
L'evocazione dei triestini THE SECRET viene nuovamente alimentata per dare possibilità di adorazione ai seguaci delle loro sonorità. Le tre tracce di "Lux Tenebris" sono enigmi inquietanti che non richiedono una precisa chiarificazione. Non esiste alcuna chiave per comprendere la mappa concettuale dell'EP. Esse permettono di avvicinarsi a molteplici particolari, ognuno dei quali ci aiuta a decifrare l'origine del caos controllato. L'impenetrabile oscurità funge da scudo, mentre il furioso approccio strumentale è la lancia che colpisce a morte. Il presente non consente di afferrare alcuna ragione, grazie ad un songwriting ancora più imprevedibile e ossessionante. Liberi da ogni tipo di costrinzione, i The Secret rivelano la propria forza travolgente, superiore a quella portata sul campo di guerra con i precedenti "Solve et Coagula" e "Agnus Dei". Il sentimento di minaccia senza controllo mira costantemente ad infrangere le resistenti barriere della realtà pratica, fuori da ogni rapporto col tempo. "Lux Tenebris" rappresenta il punto più alto di una carriera ormai consolidata, denotando in modo definitivo quella maturità artistica che oggi gli riconosciamo. Sic et simpliciter.
Il terzo capitolo discografico degli islandesi KONTINUUM, a differenza dei precedenti, fa emergere una toccante e versatile creatività che è insita nel corpo del songwriting, quindi suona più emotivamente accessibile. Nei continui cambi di tempo le atmosfere si uniscono in un caldo abbraccio, ed è l'unico modo che hanno per salvarsi e ritrovarsi nelle emozioni mantenendo alti livelli d'intimità, e tutto ciò accade anche quando i toni di alcuni brani si fanno più ruvidi e marcati. Prevale quel senso di inevitabile decadenza che gocciola da ogni linea strumentale arrivando dritta al cuore. Il tutto viene accompagnato da una voce che esprime le sue incredibili peculiarità: suadente, profonda ed emotiva, catartica. I Kontinuum vivono nel regno dell'ombra dove s'incontrano le anime ferite e smarrite, rimettendo in circolo quelle vibrazioni drammatiche che trovano rifugio negli anfratti del crepuscolo. Nei loro brani si colgono echi dei Fields of the Nephilim, The Sisters of Mercy, Bauhaus, The Cure, e altre realtà musicali che hanno preso parte allo scenario darkwave degli anni '80 e '90. "No Need to Reason" è un disco magistralmente elegante scritto dall'esistenza umana stessa.
Gli ERODED sono fondamentalmente un gruppo con una sconfinata passione per il death metal primordiale. Il nuovo "Necropath" scivola lungo la discesa che attraversa il regno dell'oltretomba, un crescendo di musica efferata che fungerà da toccasana per chiunque volesse cibarsi di tali sonorità. Questo lavoro è figlio del metal estremo degli anni '90, quasi a sancire prepotentemente il legame della band piemontese con alcuni dei vecchi padri del genere. Mentre molti loro colleghi cercano di raffinare gli strumenti di tortura, nel putrido obitorio degli Eroded il modo di operare non subisce cambiamenti. C'è traccia di questa attitudine anche nel titolo "Necropath". Non esiste sospensione della crudeltà durante i 35 minuti di durata. Del resto, stiamo parlando di death metal. Album da avere proprio perché aggiunge un altro importante tassello alla storia della scena underground italiana. E non stiamo parlando di musicisti alle prime armi (la line-up è composta da membri ed ex componenti di Mortuary Drape, Voids of Vomit etc.). Pure Evil!
TRACKLIST: Eternal Warspate, Oath of the Raidergods, Throne of No Return, Of Graven Blood on Earth, Necropath, Apocalyptomb, Maelstrom of Massacre, Last Altar Shall Be Affliction
Presentato da una copertina di chiaro stampo old-fashioned (disegnata dall'artista italiano Roberto Toderico), il debutto in questione è una pura dose di rabbia e violenza. Dieci brani irriverenti che, dalla prima all'ultima nota, non concedono nessuno spazio alla melodia. "Summoning the Hounds" ben sintetizza il punto di vista dei capitolini VERANO'S DOGS sul concetto di estremizzazione sonora. E' vincente la loro capacità nel saper mettere in piedi un lotto di canzoni essenziali ma solide come il cemento armato, tenendo fede ad un trademark che si gusta appieno come un buon vino d'annata. L'impatto rimane genuino e terremotante per tutta la durata del disco. Quindi, inutile evidenziare le singole composizioni, proprio perché "Summoning the Hounds" deve essere considerato nella sua interezza. Veloce, intenso, severo: la quintessenza del grindcore/death metal. Una prova concreta, per una formazione che ha saputo potenziare coerentemente il proprio background.
Contatti: veranosdogs-map.bandcamp.com/album/summoning-the-hounds facebook.com/veranosdogs TRACKLIST: Summoning the Hounds, Keeper of Hades, Bark at the Grave, Mind Necropolis, Cannibalism and Agriculture, Holiday in Baskerville, Rabid Moments, The Hound (A Lovecraft´s Tale), Deadly Whisper, The Rising of the Necrotic Hound
"Sealed" può dirsi un album di debutto riuscito: Pär Boström (Kammarheit, Cities Last Broadcast, Altarmang) intraprende un viaggio sonoro di per se tortuoso, ma che nel suo procedere irregolare riesce a creare suggestione emotiva, con più di un passaggio confezionato con notevole maestria. Le atmosfere sono efficaci e possiedono varie chiavi di lettura. L'approccio lo-fi lo aiuta a manifestare al meglio le sue attitudini performative, ma Boström è bravo soprattutto a dimostrare di possedere una certa quantità di talento, risvegliando le cupe emozioni insite nell'ascoltatore. Così BONINI BULGA diventa un nuovo alter ego, creato dalle sue abilità di narratore. Il tappeto sonoro di "Sealed" ritaglia uno spazio "noir", in questo modo, accompagna un movimento dal fascino inarrestabile, dove ogni cosa può essere il suo contrario.
RUPTURED WORLD è il progetto dell'artista Alistair Rennie, autore di Weird Fantasy e Horror Fiction, nonché compositore esperto in musica atmosferica. Il suo "Exoplanetary" è anche un ascolto necessario per chiunque voglia addentrarsi nel mondo del dark-ambient. La rarefazione della luce diventa il mezzo per far emergere l'identità di verità lontane dalla realtà conosciuta. Lo scopo di Rennie è quello di far estraniare l'ascoltatore dalla quotidianeità e dargli la possibilità di addentrarsi nella struttura scenica della sua musica, conducendolo in luoghi senza tempo. A completare questo lavoro già denso per la tensione narrativa che sprigiona è il mastering del noto Simon Heath (Cryo Chamber, Sabled Sun, Atrium Carceri). L'album è forte di una varietà di tessiture sovrapposte che vogliono stabilizzare la poetica del compositore scozzese in quella dimensione crepuscolare da sempre terreno fertile per molti esponenti di spicco del genere. Con esso si ramifica la rappresentazione mentale dello smarrimento dell'anima. I risultati, sono già interessanti.
TRACKLIST: The Bright Communion of Primal Energies, The Sunken Valleys, Future Cries of No Tomorrow, The Twilight Hours, A Time Without Saviours, The Shimmering After-Blasts of Psionic Traces, The Voyage of Tarknassus, Closing Theme
LA CARATURA DI UN GRUPPO COME GLI HANGMAN'S CHAIR NON SI MISURA SOLO IN FUNZIONE DELLA LORO CARRIERA, DEL LORO RUOLO NELL'ATTUALE SCENA MUSICALE. A TUTTO CIO', INFATTI, BISOGNA AGGIUNGERE LA PERSONALITA' DI CHI VIVE LA PROPRIA MUSICA COME UN'ESPERIENZA UNICA E STRAORDINARIA. LA BAND FRANCESE HA IL PREGIO DI RIUSCIRE A CREARE QUALCOSA DI PARTICOLARE E IL LORO NUOVO "BANLIEUE TRISTE" NE E' LA RIPROVA. HO CONTATTATO IL CHITARRISTA JULIEN CHANUT PER FARE IL PUNTO DELLA SITUAZIONE.
1. Ciao Julien. Per prima cosa vorrei congratularmi con te per il vostro nuovo album "Banlieue triste". Personalmente, penso che sia il lavoro più completo degli Hangman's Chair.
- Grazie Christian. Quando componiamo i nostri brani ci mettiamo grande impegno e tanta passione, riversando nella musica le nostre emozioni, cercando di farlo con quanta più personalità possibile. Investiamo molto del nostro tempo nella fase compositiva. "Banlieue triste" è un album speciale. Sangue, sudore e lacrime... come si usa dire.
2. C'è stato un momento specifico in cui avete deciso di scrivere questo nuovo album?
- Subito dopo le sessioni di registrazione del precedente "This Is Not Supposed to Be Positive", stavamo già lavorando su alcuni nuovi brani. Noi componiamo naturarlmente ma anche continuamente, inoltre, proviamo due volte a settimana, proprio come quando iniziammo a fare musica. Come dicevo poc'anzi, dopo l'uscita di "This Is Not Supposed to Be Positive" siamo tornati in studio per registrare i due brani dello split LP con i GREENMACHINE, e abbiamo utilizzato quelle tracce ("Give & Take" e "Can't Talk") per aprire la strada al nuovo album "Banlieue Triste". Attualmente stiamo lavorando a una nuova scaletta per settembre, ma allo stesso tempo stiamo scrivendo nuovi riff per un nuovo disco.
3. "Banlieue triste", nella sua particolarità, si presenta come il disco più alternativo, personale e imprevedibile che voi abbiate mai fatto. Sei d'accordo con me?
- Beh, mi piace molto il termine "imprevedibile", ed è esattamente quello che cerco di essere quando scrivo nuove canzoni, ma mi è sempre piaciuta l'imprevedibilità della musica che ascolto, proprio perché voglio sempre essere sorpreso da un gruppo o da un brano. Questo lavoro è molto più personale del precedente, ci abbiamo messo molto di noi, a volte a fare la differenza sono quei piccoli dettagli che solo noi possiamo conoscere; dettagli presenti nei titoli delle canzoni, nelle immagini all'interno del layout dei nostri dischi. Noi non facciamo altro che raccontarci. Nei testi della band abbiamo sempre parlato di depressione, suicidi, droghe, alcol ecc. Ne abbiamo parlato in modo metaforico o cinico. Questa volta l'esigenza era quella di raccontare alcune storie che ci sono accadute negli ultimi tre anni, come nella canzone "04/09/16" che racconta il giorno in cui uno di noi è finito in ospedale per problemi di droga.
4. Musicalmente siete molto flessibili ma anche personali, e alcune delle nuove canzoni come "Naive", "Tara", "04.09.16" e "Touch the Razor" sono davvero incredibili. La mia personale impressione è che abbiate deciso di raccontarvi più apertamente e a un pubblico più vario.
- Tutto ciò è accaduto in maniera naturale. Suoniamo prima di tutto per noi stessi, ma sono sempre felice quando le persone che ci ascoltano apprezzano la nostra musica. Il fatto che le nostre canzoni possano piacere o meno, non è qualcosa che posso controllare. Ascoltiamo diversi generi musicali, dal punk-hardcore allo sludge, dal goth al neo folk, fino ad arrivare al genere chopped and screwed, e così via... ed è per questo motivo che nella nostra musica si possono trovare punti di contatto con i vari Only Living Witness, Type O Negative, Sisters Of Mercy, Der Blutharsch...
5. Secondo te quale aspetto della band non ha ancora ricevuto abbastanza credito?
- Per noi, gli Hangman's Chair sono come un concept, una "totale" forma d'arte. La musica, i testi, le immagini di copertina sono sotto il nostro controllo e prestiamo attenzione ad ogni dettaglio, tutto deve essere ben collegato. Come il concetto di "Total Football" del grande Cruyff.
Quindi immagino che tutti questi vari aspetti ottengano abbastanza credito, dato che diamo loro la medesima attenzione.
6. Se potessi scegliere un artista con cui collaborare in futuro, chi diresti?
- Difficile da dire... probabilmente Gaspar Noé, mi piace la sua ottica sul mondo e sono affascinato dalla sua visione. I suoi "Carne" e "Seul Contre Tous" sono due dei miei film preferiti. Lo incontrammo molto tempo fa e fortunatamente riuscimmo a chiacchierare con lui.
Vorrei citare Pasolini, non solo per il suo capolavoro "Salò", ma anche per i suoi scritti sullo sport e sulla cultura sociale del calcio come esempio.
7. Avete in programma delle date dal vivo a supporto del disco?
- Da settembre a dicembre 2018 faremo circa 20 spettacoli tra Francia e Germania. La Spinefarm Records stamperà il nuovo disco per il mercato internazionale, e questo dovrebbe accadere a settembre. Attualmente siamo in attesa della data definitiva. Il loro supporto sarà importante per il tour, quindi restate sintonizzati.
8. Cosa riserverà il futuro per la band?
- Molti live e un nuovo album che arriverà al più presto.