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venerdì 29 maggio 2020

ATOMINE ELEKTRINE "The Antikythera Mechanism" - Winter Light




Se la sconvolgente immensità dello spazio potesse avere una colonna sonora, porterebbe la firma di ATOMINE ELEKTRINE, storico progetto del rinomato compositore svedese Peter Andersson, conosciuto e stimato per il suo seminale contributo a quei generi fortemente legati alle prerogative del "rumore": stiamo ovviamente parlando di Raison d'être e di tutto ciò che ruota intorno all'universo di questo straordinario musicista. Quel che però colpisce maggiormente di "The Antikythera Mechanism" è la maturità con cui è stata descritta ogni singola, preziosa particella presente nelle tracce in esso racchiuse. Peter ha sviluppato un trademark unico, una immediata riconoscibilità conquistata grazie ad una scrittura sempre vigorosa ed efficace, personale e incredibilmente attraente, complice una lunga esperienza negli sconfinati spazi ambientali che, inevitabilmente, gli ha permesso di presentare al suo pubblico nuove logiche e immagini cromatiche, spaziali, sonore, quindi di donare sostanze nutritive alle variegate sfaccettature della propria inesauribile fonte creativa. Oggi vi è una maggiore ariosità sulle parti dilatate, mentre i battiti elettronici cominciano ad insediarsi in spazi esplorativi più misteriosi. Si evidenzia un grande desiderio di aprire le porte ad uno stile più cosmico e a tratti rarefatto: sfumature che si riflettono in capitoli come "Metonic Spiral" e "Time Dislocated in the Mechanism". E' un viaggio tra passato e presente, eppure non mancano alcune novità utili per il prossimo futuro, ed è anche per questo motivo se la musica ideata da Atomine Elektrine non perde neanche minima parte della consueta carica emotiva e sensoriale. Affascina anche il concept incentrato sul meccanismo di Antikythera (sicuramente il più antico calcolatore meccanico conosciuto, datato tra il 150 e il 100 a.C.), ciò contribuisce a dare ulteriore spessore al disco in quetione. L'inedita personalità di Peter Andersson continuerà ad iniettare sensazioni sempre uniche nel suo genere, a prescindere se negli anni a venire si tornerà a parlare di sonorità dark ambient, elettroniche, industrial o drone. "The Antikythera Mechanism" ricorre a determinate peculiarità per sondare paesaggi sonori di raffinata bellezza e intensità. Bentornato Maestro.

Contatti: 
raison-detre.info
raisondetre.bandcamp.com/album/the-antikythera-mechanism
facebook.com/raisondetreofficial
 youtube.com/c/raisondetremusic

Songs:
Arcturus Alpha Boo, Metonic Spiral, The Exeligmos Pointer, Time Dislocated in the Mechanism, Epicylic Gearing, Fragment F


martedì 26 maggio 2020

AJNA "Oracular" - Cyclic Law




Dopo dodici anni di onorata carriera, Chris F (a.k.a. AJNA) offre al proprio pubblico un'altra fedele testimonianza dello straordinario livello raggiunto in fase compositiva. Quello che il compositore newyorkese crea con "Oracular" è uno scenario poco rassicurante, che scava nelle profondità del corpo fisico oscurato da una spontanea reazione di distacco da ciò che noi conosciamo come "spirito", quindi far riaffiorare quei sentimenti cupi e desolanti posti negli anfratti nelle mura interiori. Il modus operandi di Ajna è ossessionato dalle strutture del drone/dark ambient, questo succede fin dalle sue origini. E mi piace percepirne il senso di cupezza insito nella sua musica: una sorta di spostamento trascendentale, poco incline alla vita reale e inesorabilmente incompatibile con i limiti dell'esistenza carnale. Se vivi in certe zone d'ombra finirai per desiderare di diventare un tutt'uno con l'oscurità, non c'è modo di sottrarsi, non c'è assolutamente modo di sfuggire. E' assai sorprendente per me guardare da vicino l'andamento di questo artista e rendermi conto di provare la sensazione di osservare la mia caduta nell'abisso. C'è qualcosa di veramente raccapricciante nei suoi dischi: un'atmosfera che ti fa rabbrividire. Così la sola maniera per toccare con mano quanto da me espresso finora è entrare in contatto con la sua energia, rimanere immobili nel buio di una stanza e sentirla strisciare sulle carni tremanti; e allora si rivelerà alla vostra coscienza. Nell'estensione delle sonorità drone/dark ambient l'astrazione è importante, ma è ancora più significativo riuscire ad esprimerla compiutamente attraverso il denso linguaggio della creatività. "Oracular" acquista una rilevanza enorme, affinché avvertissimo quell'effetto a dir poco sconvolgente. Un'occasione davvero imperdibile per farsi rapire da uno dei più validi compositori del genere.

Contatti:
cycliclaw.bandcamp.com/album/oracular
ajna1.bandcamp.com
instagram.com/ajna_drone

Songs:
Metaterrestrial, The Unknown, Parallel Hypnosis, Astral Hybridization, Rising Above Physical Time (alternate version), Pneuma, Paralysis, Two Red Moons, Nightmare Sector, Infinitam Abyssum II


lunedì 25 maggio 2020

NEW RISEN THRONE - "IL DECIMO SIGILLO"






GABRIELE PANCI (A.K.A. NEW RISEN THRONE) PUO' CONSIDERARSI UN VETERANO. IL SUO E' UN LUNGO VIAGGIO SONORO, GRAZIE AL QUALE IL COMPOSITORE ROMANO E' RIUSCITO A MATURARE UNA CRESCITA COSTANTE E IMPLACABILE, RIMANENDO SALDAMENTE LEGATO ALLE PROPRIE RADICI DRONE/DARK AMBIENT/INDUSTRIAL. "LONELINESS OF HIDDEN STRUCTURES", ALBUM DEL 2011, AVEVA RAPPRESENTATO UN ULTERIORE SALTO QUALITATIVO RISPETTO AI PRECEDENTI OTTIMI LAVORI, MA E' CON L'ULTIMA IMPONENTE OPERA INTITOLATA "THE OUTSIDE" CHE LO STORICO ARTISTA IN QUESTIONE SVELA UN'IDENTITA' CAPACE DI SFUGGIRE A DETERMINATE REGOLE PER AFFACCIARSI SU NUOVI SCENARI, IN CUI I SUONI POSSONO AVERE UN RESPIRO PIU' AMPIO, SUGGESTIVO E OSCURO (NON ESILIATO NEL SENSO STRETTO DEL TERMINE). UNA SCRITTURA PRATICAMENTE PERFETTA, IMPREZIOSITA DA UN PESO COMPOSITIVO SORPRENDENTE NELLA FORMA ESPRESSIVA, QUALCOSA DI ESTREMAMENTE UNICO E BEN DEFINITO NEL SUO GENERE. SONO ONORATO DI AVER AVUTO L'OPPORTUNITA' DI PARLARE DI LUI ALL'INTERNO DI SON OF FLIES WEBZINE, E DI ESSERE RIUSCITO A COINVOLGERE LA SUA CREATIVITA' AL MIO PROGETTO PITTORICO "EROSION" NEL 2018. BENVENTUTI NELLA SCONFINATA DIMENSIONE DI NEW RISEN THRONE.

Ciao Gabriele. Benvenuto su Son of Flies webzine. La prima domanda è d’obbligo: cosa ti ha spinto a seguire questa corrente musicale? Tanti anni che sei presente e attivo nella scena musicale, ma mi piacerebbe che tu presentassi (in breve) la creatura New Risen Throne, soprattutto per chi non ti conosce bene.

- Ciao Christian, grazie per il tuo invito, è un ottimo lavoro quello che stai facendo con Son of Flies. New Risen Throne è un progetto drone/dark ambient/industrial nato nel 2000 sulla falsariga delle produzioni di etichette come Cyclic Law o Cold Meat Industry, per nominarne alcune. I primi lavori sono stati pubblicati tra il 2003 e il 2005 in cd-r da piccole etichette dal roster molto variegato, fino al 2007 quando, con l'ingresso alla Cyclic Law, le produzioni hanno iniziato ad essere di livello nettamente superiore. Mi sono avvicinato a questa corrente musicale partendo dal black metal, grazie al progetto dungeon synth di Håvard Ellefsen (Mortiis, ex bassista degli Emperor) che ha prodotto alcuni dei suoi primi lavori attraverso Cold Meat Industry. E' stata una scoperta molto importante visto che da quel momento ho iniziato ad esplorare non solo tra tutte le produzioni della CMI, ma anche tra quelle di etichette che parallelamente promuovevano sonorità dark ambient, industrial e in generale musica quasi esclusivamente elettronica che rientrasse nei “canoni” di quella corrente sonora.

Perché hai deciso di dare questo nome al tuo progetto?

- Come ti accennavo, ho scoperto questo genere di sonorità grazie al dungeon synth di Mortiis e i miei primissimi esperimenti (precedenti alla prima demo “Prophet”) sono stati sicuramente influenzati dal suo lavoro. Un “simbolo” che vedevo molto ben collegato al concetto di dungeon synth era il trono. Il “new risen” voleva far riferimento all'utilizzo di nuove tecnologie (almeno da parte mia che provenivo da musica più “classica”) per far rivivere atmosfere collegate al passato, al mondo più “tradizionale” del fantasy.

Quanti album hai pubblicato come New Risen Throne?

- In totale una decina di lavori pubblicati tra il 2002 e il 2020, tra demo, split e full length. Considero ovviamente album anche i primissimi cd-r, che nonostante la scarsa diffusione rappresentano comunque dei lavori importanti per l'evoluzione del progetto.

Dal tuo precedente album "Loneliness Of Hidden Structures" sono trascorsi nove anni, nel corso dei quali ti sei sicuramente messo in discussione rimanendo attivo nel tuo silenzio. Perché tanto tempo prima di pubblicare questo nuovo "The Outside"?

- Negli ultimi anni sono stato molto preso dal lavoro e ho avuto meno tempo per dedicarmi in modo soddisfacente al progetto. Per questo sono rimasto per un po' in standby dal lato produttivo ma continuando comunque a creare musica, fino a quando non sono arrivato a mettere insieme il materiale per “The Outside”, che ho poi ulteriormente lavorato e raffinato fino alla versione finale più recentemente. In realtà se fosse uscito prima, sarebbe stato povero delle collaborazioni e del knowhow acquisito negli ultimi 3 anni.

Pensi di esserti affidato alla tua forma-sonora più tradizionale oppure hai cercato di seguire altre strade per raggiungere qualcosa di più elaborato e complesso? "The Outside" si spinge ben oltre ciò che ci si poteva aspettare dal progetto New Risen Throne, ma senza nulla togliere ai tuoi bellissimi precedenti album.

- Penso che con il passare degli anni, la mia musica abbia subìto un'evoluzione sia nella forma stilistica sia nella “qualità” dei suoni. A differenza degli album precedenti, in cui c'era prevalenza di frequenze medio/basse ed era tutto esclusivamente “sintetizzato”, in “The Outside” ho cercato di spaziare molto anche tra le frequenze alte e ho usato strumenti più classici, come chitarra e percussioni. Dal lato stilistico, in ogni album la componente melodica diventa sempre più presente e importante, ma anche la presenza in alcuni brani di distorsione e parti ritmiche che lo avvicinano più al death industrial che al dark ambient. Nell'ultimo album questa evoluzione è sicuramente più evidente. Un lavoro molto importante e che ha dato un'ottima qualità al disco, è quello che ha fatto Frederic Arbour con il mastering. Per tutti i dischi che ho rilasciato con Cyclic Law, lui si è sempre occupato di questa parte fondamentale.

Il disco è infatti ben strutturato, diviso in due parti, se possiamo dire così: il primo CD racchiude il tuo nuovo materiale inedito, il secondo custodisce delle tracce più datate rivisitate da alcuni dei tuoi amici attivi nella medesima scena musicale. E' sicuramente un progetto ambizioso. Come mai questa scelta?

- L'idea del secondo cd con i remix è vecchia, la scelta degli artisti a cui proporre la partecipazione è più recente. Conoscevo già da tempo tutti quelli che hanno partecipato, ma ho avuto la possibilità di parlarne personalmente con alcuni di loro con i quali ho partecipato ad alcuni festival dark ambient negli ultimi anni. In generale è stato un piacere avere tutti loro nel primo album uscito dopo anni di “silenzio”, il loro contributo ha significato molto.

Secondo quali criteri hai scelto i compositori da coinvolgere per completare il secondo Bonus CD?

- Semplicemente apprezzo il loro lavoro e li stimo molto come persone. Con quelli che ho incontrato personalmente ho apprezzato sia il knowhow che ci siamo scambiati per la pura parte tecnica, sia le risate che ci siamo fatti tra una bevuta e l'altra.

Nell'ultimo album la tua poetica è sempre legata alla tua sfera personale oppure c'è dell'altro?

- A differenza degli album precedenti, “The Outside” è volutamente la colonna sonora di una fiction, influenzata molto da romanzi di fantascienza di Philip K. Dick (in particolare 'Deus Irae' o 'Le tre stimmate di Palmer Eldritch') e Arthur C. Clarke e che stò realizzando in Realtà Virtuale. Avevo in mente questa storia già da qualche tempo e ho provato a traslare in suoni gli scenari e gli avvenimenti che la caratterizzano. In generale la musica dark ambient si presta moltissimo ad essere accompagnata da un supporto visivo, molto più di altri generi secondo me, ma questo disco in particolare è stato pensato proprio per essere una vera e propria colonna sonora.

La tua musica, ma in generale quella drone/dark ambient/industrial, si sviluppa molto sui crescendo, sulle dinamiche, sulle vibrazioni oscure, sui cambi di atmosfera. Comporre questo tipo di musica non è come suonare una chitarra, un basso o una batteria, e penso sia molto più complesso sotto molti punti di vista. Mi sbaglio? Cosa dovrebbe accadere per trovare la giusta ispirazione?

- A differenza di un qualsiasi genere di musica più “classico”, un brano drone/dark ambient non ha una struttura che rispetta canoni standard e proprio per questo può sembrare, ad un orecchio non “allenato”, come qualcosa privo di senso o addirittura noioso. La bravura nel creare dark ambient, ma soprattutto drone, stà nel tirare fuori brani che a volte non hanno assolutamente nulla di melodico, solo suoni (nel puro senso della parola), rumori e voci talmente campionate da non sembrare più tali, ma che riescono comunque a colpire l'ascoltatore talmente nel profondo da ovviare alla carenza di quei canoni standard di cui ti parlavo prima.

"The Outside" sigilla un ciclo iniziato con "Whispers of the Approaching Wastefulness" nel 2007. Come mai hai deciso di suddividere il concept in quattro capitoli? Gli ultimi della tua discografia, tanto per intenderci.

- Mi piace molto leggere, ultimamente per via del lavoro lo faccio molto di meno rispetto al passato, ma nel tempo ho macinato libri su libri. La divisione in capitoli di un libro, o i diversi libri che formano un'opera, è la forma più logica per raccontare una storia, ed è proprio quello che mi è venuto più naturale da fare per la serie di dischi tra il 2007 fino ad oggi.

E’ stato difficile scegliere la tracklist di "The Outside"?

- No, non è stato difficile... ho solo ragionato un po' su come dividere la storia nelle sette “fasi” salienti che la compongono.

Sei stato tu a voler coinvolgere sia Rodolfo Protti della Old Europa Cafe che Frederic Arbour della Cyclic Law, oppure sono stati loro stessi a mettersi in contatto per far uscire questo tuo nuovo album? Due grandi persone per due etichette discografiche imponenti.

- Cyclic Law e Old Europa Cafe rappresentano la storia del genere musicale che suono, la loro collaborazione ha dato una spinta ulteriore al mio progetto e “The Outside” stà avendo un ottimo riscontro anche grazie alla loro promozione. Sono ormai diversi anni (13 per la precisione) che sono entrato tra i progetti della Cyclic Law e la considero ormai l'etichetta perfetta per quello voglio realizzare con New Risen Throne, è inoltre uno dei punti di riferimento del dark ambient / industrial e questa cosa ha dato notevole visibilità al mio progetto. Da un paio di anni sono entrato in contatto con Rodolfo Protti, ho suonato al suo Congresso Post Industriale (uno degli eventi più importanti del genere, tra quelli che si tengono in Italia) e abbiamo parlato di una possibile uscita di NRT per Old Europa Cafe. “The Outside” era quasi completo e ho proposto a Frederic e Rodolfo di produrlo in collaborazione con entrambe le etichette. Nonostante si muovano all'interno dello stesso genere musicale, queste due etichette sembrano avere audience differente. Questo probabilmente perchè Old Europa Cafe è più orientata all'industrial e power electronics mentre Cyclic Law si muove più nell'ambito del dark ambient “tradizionale”. “The Outside” per come la vedo io si trova al centro di queste due “correnti” e stà avendo un ottimo riscontro da entrambe le sponde.

Già negli anni ’90 ascoltavo musica drone/dark ambient/industrial, ai tempi ero un grandissimo fan delle uscite discografiche della label svedese Cold Meat Industry, però, devo dire che, rispetto al passato, l'approccio nei confronti di queste sonorità è un po' cambiato, non solo a livello di produzioni e tipologie di suoni, ma anche e soprattutto sul piano compositivo ed evolutivo. Ai tempi si utilizzavano strutture sonore meno complesse e molto più ripetitive. Sei d'accordo con la mia osservazione? Cosa ti piace delle vecchie produzioni del genere e cosa apprezzi maggiormente delle pubblicazioni più contemporanee?

- Hai centrato in pieno quella che è l'evoluzione della musica elettronica dagli albori fino ad oggi. E' un discorso valido per il dark ambient quanto per il resto della musica elettronica in generale. I primi esperimenti, proprio perchè esperimenti nel vero senso della parola, puntavano semplicemente alla diffusione di nuove sonorità, sconosciute e insolite per il periodo. L'evoluzione delle tecnologie e quindi degli “strumenti” usati per creare musica elettronica ha segnato ovviamente una maggiore elaborazione della musica. Pensa se un disco come “The Robots” dei Kraftwerk (del 1978!!!!) fosse uscito ora, sarebbe stato accolto come allora? AHAHAH

Visto che poco fa ho citato la label Cold Meat Industry, ne approfitto per chiederti come hai fatto ad entrare in contatto con il fondatore Roger Karmanik per pubblicare il tuo "Crossing The Withered Regions" nel 2009. Lui, per chi non lo sapesse, era anche la mente del progetto Brighter Death Now. In quel periodo penso sia stata una bella soddisfazione firmare per un’etichetta così importante impegnata a supportare artisti e progetti del calibro di Arcana, Raison d'être, Atrium Carceri, Sophia, Desiderii Marginis, Deutsch Nepal, MZ.412, In Slaughter Natives, Ordo Rosarius Equilibrio, etc… ancora oggi considerati dei veri e propri capisaldi di certe sonorità.

- Dopo il primo album prodotto con la Cyclic Law, il mio progetto ha iniziato ad aver una buona visibilità, tale da darmi la possibilità di puntare all'etichetta più importante in assoluto per la musica che produco. In quel periodo ero molto attivo sul fronte musicale e poco dopo che "Whispers of the Approaching Wastefulness" era uscito, stavo già lavorando al successivo. Ho inviato a Roger una demo con alcuni pezzi nuovi e poco tempo dopo mi ha risposto dicendomi di completare l'intero disco perchè era interessato a farmi uscire con Cold Meat Industry.

La scena musicale underground odierna è piena di gruppi e artisti, e non sempre si trovano delle release veramente interessanti. Bisogna saper cercare e approfondire per trovare il meglio nel mondo del digitale. Dove pensi sia il problema oggi?

- L'evoluzione esponenziale della rete e di tutte le piattaforme atte alla diffusione e alla promozione di musica o di arte in generale, ha purtroppo dato la possibilità a chiunque di diffondere il proprio lavoro. Negli ultimi anni il numero di etichette che producono musica è aumentato notevolmente e non sempre producono roba valida. Sembra che l'importante per alcuni sia semplicemente essere presenti nella scena, e non penso sia un buon principio per andare avanti.

Sei considerato uno dei massimi esponenti del circuito drone/dark ambient/industrial, e non si potrebbe dire il contrario. Che effetto ti fa?

- Sarei un coglione e un falso modesto se ti dicessi che questa cosa non mi dà soddisfazione. Penso semplicemente che il lavoro che sto facendo con New Risen Throne stà andando nella giusta direzione.

Sono a conoscenza che sei un appassionato di sonorità metal. Quali i generi che preferisci?

- Ascolto musica praticamente tutto il giorno mentre lavoro, il genere che ascolto prevalentemente è il black metal e sono sempre alla costante ricerca di nuovi gruppi e dischi da ascoltare (e sinceramante devo dire che tu e Son of Flies siete un pozzo senza fondo di nuove scoperte), ma contemporaneamente cerco sempre qualcosa che si allontani dal puro black metal con cui sono “cresciuto”. Mentre stò scrivendo ora, per esempio, stò ascoltando il nuovo di Oranssi Pazuzu e non riesco proprio a smettere di ascoltarlo, perchè pur essendo catalogato come black metal, sotto c'è una sperimentazione assurda che lo rende un vero e proprio gioiello. Un altro genere a cui sono legato particolarmente è l'Industrial che ho iniziato ad apprezzare da quando ho ascoltato i Godflesh per la prima volta.

Una curiosità: hai mai suonato in qualche band in passato?

- Sì, ho iniziato a suonare a 17 anni e ho suonato chitarra e basso in diversi gruppi che hanno spaziato tra rock, industrial, death, grind, black metal...

Dove sono i vantaggi di comporre musica in totale solitudine?

- Ce ne sono molti, quello che mi viene subito in mente è il poter creare musica quando voglio, in qualsiasi momento della giornata o stare mesi senza pensarci perchè non hai la giusta ispirazione per creare qualcosa di buono. Con questo però non voglio sminuire o buttare nel dimenticatoio tutti i giorni passati in sala prove con tutte le persone con cui ho creato musica per molti, molti anni.

Cosa ti spinge ad andare ancora avanti?

- La voglia e il piacere di sperimentare ancora, trasformare in suoni quello che ho nella testa. Ho ancora parecchio da “raccontare”.

Chi è oggi Gabriele Panci, come uomo?

- Un uomo che dedica tutto il suo tempo a Valeria, al lavoro e alla musica.

Grazie per l’intervista! Ma volevo anche ringraziarti pubblicamente per aver composto quella bellissima traccia inedita da me utilizzata nel mio video promozionale del 2018, quello dedicato al concept pittorico “Erosion”. Un grande onore per me vantare la nostra collaborazione. Buona fortuna Gabriele!

- Grazie a te, Christian. Ti rinnovo i complimenti per come stai portando avanti Son of Flies. Per quanto riguarda il tuo lavoro artistico con FLOODS.Art, trovo fortissime connessioni tra la musica che creo e i tuoi dipinti quindi è stato un piacere partecipare al video promozionale di “Erosion”. A presto!

Contatti:
cycliclaw.bandcamp.com/album/the-outside
oldeuropacafe.com/catalog/category/the-outside.html 
cycliclaw.com/releases/new-risen-throne-the-outside-2cd-133rd-cycle 
facebook.com/NewRisenThrone
 
NEW RISEN THRONE line up:
Gabriele Panci - Compositore

Recensione: 
NEW RISEN THRONE "The Outside" - 2020


venerdì 22 maggio 2020

ULCERATE "Stare into Death and Be Still" - Debemur Morti Productions




Se è difficile definire non solo l'esperienza di ascoltare un album dei deathster neozelandesi ULCERATE ma persino la stessa natura di quello che si è potuto vivere, è proprio perché l'irrefrenabile magnificenza, in tutta la sua sconfinata indeterminatezza, si trova nel nucleo stesso della musica composta da questi talentuosi musicisti. I Nostri sono stati in grado, nel corso della loro lunga carriera iniziata nel lontano anno 2002, di mobilitare ogni aspetto della musica estrema più contemporanea nel tentare di esprimere questa inafferabile qualità compositiva. Pochi gruppi internazionali lavorano con gli elementi fondamentali quanto loro (soprattutto i canadesi Gorguts e i transalpini Deathspell Omega). La predisposizione per le strutture del suono forgiate nelle profondità dell'oscurità e per le visioni sconvolgenti che ne derivano, per i ritmi del linguaggio, per il potere intrinseco di certe sonorità, li rendono unici da questo punto di vista. E tuttavia, è l'insolita propensione ad analizzare minuziosamente la vita interiore e, ovviamente, quella esteriore, ad essere principalmente responsabile della totale originalità di quanto prodotto negli anni. Nel nuovo "Stare into Death and Be Still", i mondi si scontrano, i generi si intersecano con una maggiore raffinatezza melodica, ed è questo, più di ogni altra cosa, ad affascinare durante lo scorrere dei 58 minuti. L'espressione psicologica ma anche surrealista dei contenuti delle canzoni sta alla figurazione del doppio, ed è proprio sul piano esistenziale che va ricercato il significato dell'essenza indecifrabile degli Ulcerate. Il loro approccio al death metal tecnico non è solo estremamente complesso, ma aperto ai bruschi mutamenti di uno spazio in cui il tempo viaggia in senso antiorario, tra vita e morte, come a dire due estremità attratte l’una dell’altra che combaciano. Dunque, il trio con "Stare into Death and Be Still" realizza il suo capolavoro definitivo. A completare il quadro ci pensa il visionario artista Dehn Sora (Treha Sektori, Throane), colui che ha dato vita al geniale videoclip promozionale per la traccia "Dissolved Orders".

Contatti:
ulcerate.bandcamp.com/album/stare-into-death-and-be-still
facebook.com/Ulcerate
debemur-morti.com

Songs:
The Lifeless Advance, Exhale the Ash, Stare into Death and Be Still, There Is No Horizon, Inversion, Visceral Ends, Drawn into the Next Void, Dissolved Orders




martedì 19 maggio 2020

KATATONIA - "IL TEMPO NON ASPETTA NESSUNO"






E' UNA SORTA DI RESURREZIONE QUELLA DEGLI STORICI E SEMINALI KATATONIA, QUASI TERAPEUTICA PER TANTI FAN DELLA LORO MUSICA, COSTRETTI A RIMANERE NEL DUBBIO DURANTE IL LORO PERIODO DI PAUSA INIZIATO ALLA FINE DEL 2017. EPPURE I NOSTRI SONO STATI IN GRADO DI TROVARE NUOVA LINFA VITALE PER TORNARE A SORPRENDERE, COINVOLGERE ED EMOZIONARE. PERCHE' SPESSO STARE LONTANI DALLE LUCI DEI RIFLETTORI NON PUO' CHE FAR BENE. IL CANTANTE JONAS RENKSE E' SEMPRE GENTILE E DI POCHE PAROLE, E CON L'UMILTA' CHE LO CONTRADDISTINGUE, RIESCE SEMPRE A TOCCARE IL CUORE DEI SUOI INTERLOCUTORI. SONO MOLTO ONORATO DEL FATTO DI AVER AVUTO LA POSSIBILITA' DI PARLARE CON LUI DEL NUOVO ALBUM "CITY BURIALS".

Ciao Jonas, ben ritrovato. Prima di tutto, vorrei congratularmi con te per il vostro nuovo bellissimo album "City Burials", un ulteriore passo in avanti per i Katatonia. A proposito della tua evoluzione artistica, pensi che la pausa con la band ti abbia aiutato a maturare altre importanti scelte come cantante e cantautore?

- La differenza più grande è stata quella di non dover pensare a una scadenza. La nostra è una progressione naturale.

"City Burials" è il riflesso nella vostra straordinaria crescita artistica e, a tal proposito, vorrei sapere se questo lavoro si può considerare come la perfetta continuazione del precedente "The Fall of Hearts", oppure deve essere visto come un passaggio in qualche modo rilevante per la musica dei Katatonia? Qual è il tuo punto di vista?

- È una continuazione di "The Fall of Hearts", ma non segue esattamente le stesse linee guida. Ogni album è qualcosa di nuovo, un universo a sé stante. Penso che sia davvero importante sfidare costantemente se stessi con ogni nuova release.

Il disco scorre magnificamente come un vero e proprio film drammatico e, a un certo punto della storia, troviamo una fantastica composizione simile a una ballata, "Vanishers", una canzone un po' diversa dalle altre e capace di evocare una sensazione malinconica in un'atmosfera grigia e sospesa. Ti andrebbe di parlare della sua particolarità?

- E' un brano basato sull'elettronica, al quale abbiamo aggiunto un altro livello di "umanità" invitando la cantante Anni Bernhard. Credo davvero che il risultato raggiunto sia ottimo. È una canzone molto malinconica.

Il lato oscuro della natura umana è un argomento che ha sempre attirato la tua attenzione. E per questo album hai tratto ispirazione da altri temi?

- In realtà, no. Non mi sono mai allontanato troppo dagli argomenti che ho sempre trattato. Faccio il possibile per mantenerli vivi. Ho solo aggiunto dei sottili dettagli e nuovi scenari nell'oscurità della vita quotidiana.

Molti ascoltatori affermano di sentirsi commossi dalla vostra musica e, naturalmente, vengono anche attratti dal fatto che i Katatonia non sono solo una band metal, ma un'entità molto più profonda ed emotiva. Sei felice di questo?

- Ovviamente sono felice di questo. Non mi interessa molto l'etichetta "metal". Facciamo quello che sentiamo essere giusto per noi, ma anche ciò che si adatta meglio al nostro universo, senza pensare al genere. Noi vogliamo continuare a toccare il cuore di tanta gente, indipendentemente dalle “etichette” musicali.

La vita attuale è piena di incertezze, specialmente in periodi come questo, in cui molte cose rimangono al di fuori del nostro controllo e, dunque, la paura e il dubbio possono farci "sentire" impotenti sulla direzione del nostro futuro. Cosa possiamo imparare dalla crisi causata dal coronavirus?

- Spero (e penso) che tutti possiamo imparare la lezione di non dare tutto per scontato. Cercare di essere un po' più modesti su questo mondo, soprattutto nei nostri giorni e in questa difficile era.

Cosa c'è nelle profondità dell'animo di Jonas Renkse?

- Non lo so, onestamente. Sono solo una persona che ama fare musica. In questo momento siamo tutti "prigionieri" di una strana situazione e anch'io sto cercando di affrontare il presente come chiunque altro. Spero di tornare al più presto “on the road” per rappresentare “City Burials”!

Jonas, vorrei ringraziarti di cuore per questa intervista, per me è un onore ricevere queste tue risposte. Grazie per la vostra splendida musica!

- Grazie a te per l'interesse!

Contatti:
katatonia.com
facebook.com/katatonia
instagram.com/katatoniaband

KATATONIA line up:
Jonas Renkse - Voce
Anders Nyström - Chitarra
Roger Öjersson - Chitarra
Niklas Sandin - Basso
Daniel Moilanen - Batteria

Recensione: 
KATATONIA "City Burials" - 2020 




lunedì 18 maggio 2020

HUMAN IMPACT - "UNA RAGIONE PER COMBATTERE"






DOPO LO SCIOGLIMENTO DEGLI UNSANE PENSAVO CHE NON AVREBBE PIU' FATTO DISCHI, E INVECE, FORTUNATAMENTE, IL CANTANTE/CHITARRISTA NEWYORKESE CHRIS SPENCER E' TORNATO SULLE SCENE CON UN NUOVO PROGETTO MUSICALE CONDIVISO CON ALTRI MEMBRI STORICI DEI COP SHOOT COP E DEGLI SWANS. IL TANTO ATTESO DEBUTTO DEGLI HUMAN IMPACT DIPINGE UN QUADRO REALISTICO DELL'ATTUALE CONDIZIONE UMANA, DOVE LE PULSIONI DEL DRAMMA SOCIALE VIAGGIANO SULLO STESSO PIANO DELLA STRAORDINARIA MUSICA COMPOSTA DAI NOSTRI. PARLIAMO DEL SUO PRESENTE PROPRIO CON IL DIRETTO INTERESSATO.

Ciao Chris, bentornato su Son of Flies webzine. Iniziamo subito con la prima domanda, quella classica: com'è nato e come si è evoluto questo tuo nuovo progetto musicale?

- Jim ed io eravamo amici da prima che entrassimo a far parte delle nostre precedenti band, io con gli Unsane e lui con i Cop Shoot Cop, e devo ammettere che ho sempre desiderato fare qualcosa con lui. Quando i Cop Shoot Cop decisero di fermare la loro attività, provai a chiedere agli altri due ragazzi degli Unsane se sarebbero stati pronti ad accogliere Jim nel gruppo in modo da aggiungere la sua esperienza nel campo della musica noise/elettronica. In quel periodo eravamo costantemente impegnati in tournée, ma Dave e Vinnie volevano continuare a suonare come trio, quindi la mia idea fu scartata. Ho incontrato Jim durante uno dei nostri concerti più recenti, ed è stato allora che mi ha chiesto di lavorare insieme a lui per questo nuovo progetto. Nessuno di noi poteva immaginare cosa sarebbe successo, anche perché nella fase iniziale le nostre idee da elaborare erano davvero tante. Solo dopo aver raggiunto il giusto equilibrio tra noi due, lui decise di coinvolgere Phil Puleo e Chris Pravdica. Il nostro suono ha preso forma in maniera organica nel momento in cui ci siamo trovati tutti e quattro in un unico studio, ed è così che le nostre canzoni si sono rivelate assolutamente all'altezza degli Human Impact.

Lo stile degli Human Impact unisce più generi musicali, anche se in sostanza è sempre la matrice noise rock/noisecore a prevalere all'intero del songwriting. Ma mi incuriosisce sapere come siete arrivati alla decisione di inserire elementi sonori provenienti dall'elettro-industrial. Cosa ci puoi dire a tale riguardo?

- Come ho detto prima, non abbiamo mai pianificato nulla per quel che riguarda la direzione da intraprendere o da seguire. Suonando insieme siamo riusciti a canalizzare le giuste energie per arrivare a quello che si può ascoltare nell'album. Devo anche dire che Jim ha un'enorme quantità di suoni con cui è davvero interessante confrontarsi. Essendo stato coinvolto in gruppi formati da chitarra, basso e batteria, questa mia esperienza con gli Human Impact apre una porta a un tipo di suono completamente nuovo.

C'è stato un momento in cui tu e i tuoi compagni di band avete capito che il materiale da voi composto era qualcosa di veramente intenso e sorprendente?

- Personalmente devo dire che sono rimasto subito colpito dall'unicità del suono di questa band. Jim ha uno stile consolidato, mentre Phil e Chris P hanno lavorato insieme per anni, perciò è piuttosto facile lavorare con loro. Gli altri ragazzi sono davvero bravi e quindi spero davvero che il mio operato renda giustizia a tutto. Loro sono stati in grado di spingere il nostro suono verso ulteriori livelli di qualità, e questo mi da l'opportunità di fare del mio meglio.

Dando un'occhiata alla copertina del vostro disco di debutto, così come ai titoli dei brani, sembra che tu abbia un forte interesse verso tematiche di carattere sociale. Pensi, quindi, che questo stile musicale riesca in qualche modo a catturare certe sensazioni o emozioni che altri generi non riescono a fare? Oppure, semplicemente, attraverso la musica cerchi solo di trovare una sorta di energia capace di mantenere sempre viva la tua esistenza come uomo e musicista?

- Noi non decidiamo a tavolino come si evolverà il nostro sound, stiamo solo facendo ciò che ci piace. Per quanto riguarda i miei testi, preferisco parlare di cose che stanno accadendo in questo periodo, quella che io considero una fase di transizione nella storia umana. Cerco di sviluppare argomendi reali come le nuove tecnologie, il controllo aziendale, la corruzione, l'alienazione, la manipolazione informativa utilizzata per un controllo generale. Questi sono alcuni aspetti che sembrano giocare un ruolo importante nella nostra attuale esistenza. Insomma, di questi tempi non mancano spunti per riflettere sull'attualità e su cosa sta accadendo in questi giorni difficili per ognuno di noi.

Il tuo modo di cantare è davvero unico e riconoscibile, non solo le tue melodie vocali ma anche l'approccio graffiante che utilizzi da sempre, quel ritmo incalzante, quella tecnica straordinaria. Ti va di raccontarci un po' come hai sviluppato il tuo stile nel corso del tempo?

- Grazie Christian, sono felice che tu pensi questo di me. Sicuramente i tanti anni di esperienza negli Unsane e in altre band mia hanno dato la possibilità di sviluppare il mio approccio vocale. Per quanto riguarda gli Human Impact, mi sono reso conto abbastanza rapidamente che avrei dovuto espandere il mio stile vocale. Il materiale creato con questi ragazzi mi ha dato la possibilità di potenziare una vasta gamma di dinamiche e melodie rispetto a ciò che ho fatto in passato, quindi voglio dare il massimo per raggiungere ottimi risultati.

Considerando che la tua carriera musicale ha attraversato tre decenni, come pensi che la longevità di Chris Spencer abbia influenzato la scena del noise rock?

- La tua ipotesi è buona quanto la mia. Mi sento davvero fortunato in quello che ho sempre fatto.

Avrai sicuramente tanti bei ricordi legati agli anni trascorsi negli Unsane. Ci sono delle cose su cui hai riflettuto dopo lo scioglimento della band?

- Penso che il ricordo più bello è quello del periodo in cui eravamo amici intimi e si viaggiava insieme per fare quello che amavamo. Una specie di banda di zingari in movimento capace di diffondere il proprio ethos "noi contro il mondo". C'è un vero punto di forza in quel tipo di legame.

Grazie per aver condiviso i tuoi pensieri con noi. Quali sono le tue speranze per il futuro?

- Spero davvero che nel mondo post-pandemia, Jim, Phil, Chris P ed io riusciremo ad andare in tournée e registrare altra musica. A settembre ci potrebbe essere la possibilità di partire per un tour negli Stati Uniti e a novembre/dicembre tornare in Europa, quindi mi auguro che tutto andrà per il meglio. Inoltre, abbiamo altre canzoni da pubblicare. Suonare negli Human Impact è esattamente quello che voglio fare in questo momento della mia vita, perciò spero vivamente di poter tornare presto on the road.

Grazie per l'intervista, Christian! Hope to catch up at one point…

Contatti:
humanimpact.bandcamp.com/album/human-impact
facebook.com/humanimpactband
instagram.com/humanimpactband
twitter.com/HumanImpactband 

HUMAN IMPACT line up:
Chris Spencer - Chitarra, Voce
Jim Coleman - Electronics
Phil Puleo - Batteria
Christopher Pravdica - Basso

Recensione: 
HUMAN IMPACT "Human Impact" - 2020 






sabato 16 maggio 2020

MASSACRE - "TRA PASSATO E PRESENTE"






QUESTA INTERVISTA CON MICHAEL BORDERS, STORICO BASSISTA DEI DEATHSTER AMERICANI MASSACRE, NON ERA STATA ASSOLUTAMENTE PIANIFICATA. TUTTO E' NATO PER CASO, DOPO AVER RICEVUTO UNA SUA RICHIESTA DI AMICIZIA SUL MIO PROFILO FACEBOOK E, POCO DOPO, UN SUO MESSAGGIO PRIVATO VIA MESSENGER. E' BASTATA UNA MEZZ'ORA DI CHIACCHIERE PER CONOSCERSI UN PO', E QUESTO MI HA FATTO SUBITO CAPIRE CHE LUI ERA VERAMENTE INTERESSATO A RISPONDERE A QUALCHE MIA DOMANDA. E' STATO MOLTO BELLO INTERAGIRE CON MICHAEL, UNO DEI VETERANI DELLA SCENA DEATH METAL STATUNITENSE.

Ciao Michael. E' un grande piacere parlare con te, oltre che un onore. Come va in questo periodo?

- Buongiorno Christian. Devo dire che va piuttosto bene considerando la drammatica situazione causata dal coronavirus. E comunque io sono abbastanza predisposto a non preoccuparmi più di tanto di cose su cui non posso avere il controllo.

Prima di tutto, mi piacerebbe sapere quale impatto ha avuto il metal su di te.

- L'impatto su di me è stato maggiore quando ero molto più giovane. Ovviamente mi riferisco agli esordi dei Massacre negli anni '80. Ai tempi consumavo la mia vita per il gruppo: l’ho vissuto appieno, respirato, ho sognato di avere una band come questa. Prima di tutto ero un fan della musica, non solo del metal, ed era qualcosa di bello e diverso. Il metal mi ha dato la possibilità di creare cose interessanti che, ovviamente, non avrei potuto fare se avessi lavorato in qualche fabbrica, e tutto questo succede ancora nel mio presente. Mi sono divertito molto suonando con questa band, a tal punto che oggi è diventata una priorità portare avanti quest'ultima incarnazione dei Massacre. Può essere un'avventura, può essere frustrante, ma alla fine ne vale la pena. Credo che, se dovessi ripartire da zero, non esiterei a rifare quello che ho fatto finora.

Avete già pianificato il vostro prossimo disco? Che cosa ci dobbiamo aspettare da questa nuova uscita discografica?

- La maggior parte delle canzoni sono state già scritte, oltre ad aver completato alcuni extra. Considerando la situazione attuale, penso che partiremo lanciando un singolo piuttosto che l'album completo. Mi sembra di capire che, attualmente, le etichette suggeriscono questa strada per il futuro immediato. Per quanto riguarda la direzione intrapresa, l'unica cosa che avevamo in mente era quella di scrivere un album “massacrante”. Ora possiamo avvalerci di due nuovi membri (Taylor e Jeramie) e due vecchi (Kam ed io). Le influenze sono diverse, anche perché veniamo da ambienti differenti e abbiamo idee molto varie su come dovrebbe suonare la nostra musica, tutti questi elementi devono stare bene insieme per far funzionare il sound, ed è anche questo che rende unica ogni band, ognuno deve esprimere le proprie esigenze per trovare il giusto equilibrio tra le diverse parti. Alcune persone si focalizzano sull'abilità tecnica, altre su determinati effetti sonori o sulla qualità della produzione, mentre altre ancora danno più peso alla solidità di una specifica "sensazione" o “vibrazione”. Nelle prossime settimane registreremo il nostro nuovo materiale, e solo allora potremo verificare l'impatto delle singole tracce.

Sono trascorsi sei anni dal precedente album "Back From Beyond". Pensi che la band sia cambiata in qualche modo?

- Nessuno dei ragazzi coinvolti nell'attuale line up era presente su "Back from Beyond", quindi sì, il sound sarà d'impatto ma anche diverso.

State provando in questo periodo, oppure con il problema del COVID-19 è difficile condividere l'ambiente della sala prove?

- A causa della drammatica situazione causata dal COVID-19, è molto difficile andare in sala prove. Viviamo tutti a poche ore di distanza, quindi attualmente è più importante cercare di elaborare le tracce con Pro Tools, imparare bene le canzoni, renderle solide, creare nuovi demo, quindi esercitarsi il più possibile.

Che cosa puoi dirmi a proposito dei nuovi membri e del loro contributo alle ultime canzoni? Riesci a sentire una qualsiasi differenza tra le attuali composizioni e quelle delle passate produzioni?

- La maggior parte di queste nuove canzoni sono state realizzate da Taylor, il nuovo chitarrista. Lui non era nemmeno nato quando “From Beyond” è stato registrato, quindi sì, nel nuovo materiale si potranno sentire delle differenze. Quando le persone avranno la possibilità di ascoltare le nuove canzoni si renderanno conto che Taylor è un chitarrista molto più tecnico del suo predecessore. Il mio lavoro al basso è quello di mantenere viva la crudezza del suono old school dei Massacre.

I fan del metal estremo sono diventati un po’ più esigenti rispetto a quanto succedeva negli anni ‘80/’90. Sei d’accordo con me? Questo ti mette ulteriore pressione nel tuo ruolo di musicista?

- In tutta onestà, questa cosa a me non interessa. Lo so, alcuni ragazzi sono abbastanza snob riguardo la qualità delle produzioni, altri vogliono sentirsi come Dio se parliamo della tecnica del picking o dei suoni della batterista, ma penso che tutto ciò toglie l'energia ad una qualsiasi band. Per quanto mi riguarda, preferirei sentire degli ottimi riff, dei toni veramente aggressivi, senza dare troppo valore alla produzione. Ultimamente ho ascoltato dei nuovi album di altre band e, a volte, non sembrano nemmeno reali perché troppo raffinati. Le vecchie registrazioni che hanno dato il via a questa corrente musicale estrema sono le più genuine pur essendo primitive, produzioni grezze che ti fanno vibrare le orecchie quando le ascolti a distanza di tempo. A molte nuove produzioni manca l’integrità!

Una cosa interessante da tenere in considerazione è che i Massacre hanno accumulato esperienza e successiva popolarità già prima che Internet iniziasse a cambiare alcune regole del music business. Insomma, per la vecchia scuola è molto difficile dimenticare il passato! Ti andrebbe di approfondire questo argomento?

- Quando abbiamo iniziato non esisteva internet, e cosa ancora più importante, c’era solo la possibilità di consumare e condividere tante cassette musicali. Ma tutto ciò ha funzionato! Ai tempi si poteva vivere l’emozione di ricevere a casa un nastro della tua band underground preferita, normalmente dopo aver visto un flyer oppure dopo aver letto una nota scritta a mano da uno dei ragazzi che ti ringraziava, quindi il download di una canzone via bandcamp non è paragonabile. Ancora oggi, 35 anni dopo, ci sono persone che scansionano e mi inviano le foto di quei vecchi volantini, quando i fan acquistavano le nostre cose.

Com'è il vostro rapporto con i fan, soprattutto quelli che vogliono condividere con voi l'esperienza della musica suonata dal vivo.

- Questo argomento si collega alla tua precedente domanda. Per noi la connessione band/fan è sempre stata una grande emozione. Lo so, alcune band vogliono quell'atmosfera misteriosa o magari desiderano un grande spettacolo dal vivo con un’ottima produzione, mentre io preferisco che i nostri concerti siano simili a quelli che si facevano nei garage nel 1989, quando gli amici raccontavano tante barzellette simpatiche, divertendosi e godendosi dei bei momenti. E, a tal proposito, sono certo che il nostro Kam farà un sacco di battute sul palco. Dopo ogni concerto è sempre bello incontrare la gente, fare foto con loro e tanto altro ancora. Vogliamo che ogni esperienza vissuta sia davvero divertente, non solo per noi ma anche per il pubblico, e quindi penso che i nostri fan stiano vivendo tutto questo dai nostri ultimi concerti.

Quali sono alcuni dei tuoi momenti più memorabili che puoi ricordare?

- Negli anni è stato davvero bello incontrare vecchi amici, girare tanti posti diversi, raccontare storie di guerra. Sono tornando sulle scene per vivere dei grandi momenti!

Quale musica ti piace ascoltare quando ne hai la possibilità? Ci sono dischi o band recenti che ti hanno favorevolmente impressionato?

- Ascolto musica seguendo i miei stati d’animo. In questo momento sto ascoltando SOLO le demo delle nostre nuove canzoni, me le faccio entrare in testa, cercando di pianificare qualcosa per il futuro. Poche settimane fa stavo ascoltando i The Cult, e devo dire che non succedeva da tanti anni. Mi piace ascoltare i Black Blag quando vado in palestra, mentre a volte guido la mia auto ascoltando e cantando a squarciagola i brani di Steely Dan, poi mi sveglio il giorno dopo e voglio sentire i Benediction. Questo sono io :)

Qual è l'ultimo errore che hai fatto nella tua vita?

- Non aver indossato delle protezioni acustiche. Le mie orecchie sono distrutte. Gestisco una società di costruzioni, quindi sono esposto a continui rumori per tutto il giorno. Un vero inferno! Purtroppo oggi ci sono dei suoni della band che non riesco più a sentire, certe frequenze sono andate ormai perdute.

Che programmi avete per l’estate 2020?

- Finire di registrare il nuovo materiale. Speriamo di poter suonare davanti al nostro pubblico in autunno. Ora dobbiamo solo sperare che le cose si sistemino.

Grazie per l'intervista, Michael. C'è qualcosa che vorresti dire ai vostri fan italiani prima di andare?

- Spero che tutti stiano al sicuro. Cercate di essere delle persone gentili. Speriamo che la nostra vita torni presto alla normalità. Ci vediamo l'anno prossimo!

Contatti: 
facebook.com/Massacreflorida
instagram.com/massacre_band_official

MASSACRE line up:
Kam Lee - Voce
Taylor Nordberg - Chitarra
Mike Borders - Basso
Jeramie Kling - Batteria


martedì 12 maggio 2020

HUMAN IMPACT "Human Impact" - Ipecac Recordings




Sommando gli impulsi del noise rock di New York e alcune delle più agitate contaminazioni elettro-industriali provenienti dai mai dimenticati anni '90, cosa otterremmo? La risposta la troverete nelle canzoni composte dagli HUMAN IMPACT, che confezionano uno dei migliori debutti dei primi cinque mesi del 2020. Bruciante e inarrestabile, l'incedere ritmico del disco concretizza appieno il sodalizio tra quattro nomi di prim'ordine di quella corrente musicale newyorkese che unisce il rock al rumorismo: stiamo parlando di Chris Spencer (ex Unsane), Jim Coleman (ex Cop Shoot Cop), Phil Puleo (ex Cop Shoot Cop, Swans), e Chris Pravdica (ex Flux Information Sciences, Swans). Il risultato ottenuto è una bomba, e mantiene ben salde le loro coordinate stilistiche dal forte respiro ipnotico e ossessivo, arcigno e compulsivo, aprendosi contestualmente a necessità espressive molto più ampie e trasversali. Gli Human Impact mettono la musica prima di qualsiasi altra cosa. E poi c'è la sempre tesa e abrasiva voce di Chris Spencer, quella timbrica inconfondibile che, da oltre trent'anni, piega la mente dell'ascoltatore al suo volere. Fin dal primo ascolto si capisce che "Human Impact" non ha avuto una genesi lineare, infatti non procede mai per accumulo, selezione e sintesi, facendo principalmente leva sulle sue vertiginose ambientazioni moderne ma perfettamente legate al miglior passato: l'iniezione di adrenalina è ad ampio dosaggio e non tradisce le aspettative. Una passione per certe sonorità che si percepisce di ritorno anche nella presenza degli altri tre membri coinvolti negli Human Impact. L'inventiva e la razionalità sono due concetti che si affiancano e si evolvono sempre in emozioni nude e crude, mai viceversa. Forse questa è una delle principali ragioni per cui è difficile catalogarli, sebbene, visti in una prospettiva più lineare, sono sempre e comunque un gruppo noisecore. I Nostri dimostrano, qualora ce ne fosse bisogno, che devi essere veramente te stesso per riuscire a fare presa sui fan della tua musica. Quello che ne risulta è uno dei più esaltanti connubi di rock e rumore ascoltati negli ultimi tempi. Chi è dentro è dentro e chi è fuori dovrà sudare per entrare, pertanto siete stati avvisati. Disco da non perdere!

Contatti: 
humanimpact.bandcamp.com/album/human-impact
facebook.com/humanimpactband
instagram.com/humanimpactband
twitter.com/HumanImpactband 

Songs:
November, E605, Protestor, Portrait, Respirator, Cause, Consequences, Relax, Unstable, This Dead Sea




venerdì 8 maggio 2020

MANES "Young Skeleton" - Aftermath Music




Chi segue fin dagli albori i norvegesi MANES (nati nel 1992) sa bene della loro dedizione per le sonorità sperimentali, un gruppo che ha sempre dimostrato di avere interessi e influenze musicali notevolmente divergenti. Non a caso, la natura di un seguito così eterogeneo trova una risposta ben precisa: la più plausibile è, appunto, la natura stessa della brillante musica scritta dalla storica formazione proveniente da Trondheim. In altre parole, la creatività dei Manes si esprime con sincerità disarmante e, finanche nei suoi più cupi anfratti, non ha mai avuto bisogno di inutili forzature per elevarsi in tutta la sua grandezza. Questo finisce per tracciare un sentiero emozionale dal quale non si può prescindere: ciò ha anche a che fare con la consapevolezza dei propri sentimenti. Nel nuovo singolo intitolato "Young Skeleton" si può solo ascoltare il tenace convincimento di musicisti votati all'intelligenza emotiva, che più invecchiano più sentono il bisogno di esprimere ciò in cui credono. I due brani presenti in questo breve lavoro, come dicevo poc'anzi, rappresentano lo specchio di quello che sono oggi, ma non si può fare a meno di confrontare il 7" in questione con il precedente album in studio "Slow Motion Death Sequence", poiché l'effetto psicologico che esso produce ha una stretta analogia con quella pubblicazione del 2018. Se infatti lo pensate, fatevi trasportare dalla suadente interpretazione vocale di Tom Christian Engelsøy, cucita "egregiamente" sul tappeto sonoro della notturna e intima "Young Skeleton". Per chi non lo sapesse, Christian aveva già collaborato con la band per alcune date dal vivo, ma è anche un membro effettivo dei Drontheim (progetto condiviso con viNd dei Manes). Mentre la parte più mordace dei norvegesi emerge con la successiva "Mouth of the Volcano", nella quale le loro strepitose sonorità elettroniche vengono pilotate senza orpelli dalle voci energiche di Anna Murphy (Cellar Darling) e Ana Carolina Skaret (Mourning Sun). Posso quindi confermare, con caloroso compiacimento, che durante l'ascolto vi sentirete scossi e tremendamente affascinati. L'attuale line up dei Manes è composta da Tor-Helge Skei, Rune Hoemsnes, Torstein Parelius e Vind Skaret. Il singolo è stato stampato dalla Aftermath Music Norway.

Contatti: 
manes.no
aftermath-music.com
facebook.com/manes.no
instagram.com/manes.no

Songs:
Young Skeleton, Mouth of the Volcano



giovedì 7 maggio 2020

HORRID - NESSUNA MASCHERA PUO' NASCONDERE LA VERITA'






GLI STORICI HORRID INCARNANO PERFETTAMENTE IL MODELLO "AUTENTICO" DELL'OLD SCHOOL DEATH METAL. IL MEMBRO FONDATORE DAVID BELFAGOR TORNA ANCORA UNA VOLTA A RIBADIRE CON FORZA I CONCETTI FONDAMENTALI CHE STANNO ALLA BASE DELLA DEVOZIONE PER IL SUO GRUPPO, DA LUI FONDATO NEL 1989. OGGI CI TROVIAMO DI FRONTE AD UNA FORMAZIONE SOLIDA E MATURA, CHE RIVENDICA IL VALORE DELLA PAROLA "COERENZA". 30 ANNI DI CARRIERA E NON SENTIRLI. SONO MOLTO FELICE CHE LUI ABBIA DECISO DI RISPONDERE ALLA MIA INTERVISTA. LUNGA VITA HORRID.

Ciao David. Benvenuto su Son of Flies webzine. Come va dalle tue parti? Spero meglio! E' un brutto periodo con questa emergenza coronavirus, quindi, dobbiamo tenere duro.

- Ciao Chris. Qui si cerca di sopravvivere! Purtroppo queste sono le conseguenze di ciò che l’essere umano è in grado di fare. Questo mondo non ci appartiene e meritiamo l’estinzione, lo ripeto sempre.

Ora, lasciamo da parte l'argomento “coronavirus” e focalizziamoci sulla musica. Parliamo dei tuoi Horrid. L'anno scorso hai festeggiato trent'anni di onorata carriera, e questa è veramente una grandissima soddisfazione! All'epoca avresti mai immaginato che saresti rimasto nella scena underground per così tanto tempo? Quali sono le tue sensazioni a riguardo?

- Sì, lo posso dire con certezza, ma non è semplicemente un discorso riguardante la band e la musica. E’ sempre e solo un fatto di coerenza e di ciò in cui credi e vivi su pelle. La gente cambia e si dimentica di ciò che era ed è ancora oggi, quindi è inutile cercare di essere quello che in realtà non sei.

Come mai hai deciso di festeggiare i trent'anni di storia della band ri-registrando alcuni classici del vostro passato? Perché la scelta di proporre un solo inedito?

- Da questo punto di vista mi ha convinto Dagon, anche perché lui conosce bene la mia storia ed è al corrente di tutto ciò che ho passato in 30 anni di Horrid, in più apprezza molte delle nostre vecchie songs quindi l’anniversario dei 30 anni della band è arrivato nel momento giusto. Poi, devo anche dire che, a parte il nostro mini “Blasphemic Creatures”, tutti gli altri album non sono mai riusciti a soddisfarmi completamente per tanti motivi che non sto qui ad elencare, perciò ri-registrare alcuni pezzi del passato per me e stata una grande emozione. La canzone inedita e nata per caso, infatti conservavo dei riff che avevo tenuto da parte per Tethra, il progetto da me fondato ma che ho deciso di abbandonare.

Quanto è cambiato il tuo approccio alla composizione paragonandolo con quello dei tuoi esordi?

- Beh, ovviamente l’esperienza accumulata nel tempo ha giocato un ruolo chiave. Ogni pezzo che ho composto in tutti questi anni doveva brillare di luce propria, anche perché non amo comporre delle songs senza anima. Ogni brano racchiude una parte della mia vita.

E' stato difficile riassestare gli equilibri all'interno della band? Che atmosfera si respira attualmente negli Horrid, avendo già superato il periodo dei cambi di line up. Inoltre, quali sono i punti di forza dei musicisti che ti affiancano?

- Guarda sembrerebbe una frase fatta, ma la realtà dei fatti è che gli Horrid non avevano mai avuto una line up stabile come oggi: quattro anni senza cambiare componenti e due album registrati nel migliore dei modi, e finalmente direi. Quindi, puoi ben capire le mie parole.

Qual è stata la cosa più complicata che ti sei trovato ad affrontare in tutti questi anni di carriera? Hai mai pensato di allontanarti dalle sonorità estreme o addirittura smettere di suonare?

- Guarda a tal proposito potrei scrivere un libro. Ti dico solo che c’è stato un momento in cui volevo lasciare la band, ma poi serenamente ho pensato: devo lasciare ciò che ho creato e coltivato per 25 anni? No!

Andando indietro nel tempo: quali pensi siano state le tappe fondamentali per gli Horrid? Quali i tuoi ricordi più belli legati al passato?

- Cosa posso dirti, fino all’entrata nei Sunlight Studios nel ‘98 avevamo attraversato un periodo di assestamento del sound, che passò dallo stile Hellhammer del demo ‘92 allo Swedish Death Metal che seguivo già dagli esordi (anche se molti non lo sanno che gli Slaughter canadesi il distorsore hm2 lo usavano già prima). Ascoltavo quel genere fin dai tempi del promo ‘93, del demo “You Are Mine” del ‘94, e del 7” “Awaiting for the Truth” del ’96. Dopo il 1998 troppe cose non sono andate come dovevano andare, nonostante avessimo fatto moltissimi live. Continuavo a pensare: dai, ok, prima o poi tutto si aggiusterà, ma in realtà non puoi aggiustare ciò che non può essere aggiustato. Diciamo che i ricordi positivi ci sono stati, però con il tempo le maschere cadono.

E' difficile trovare nuovi stimoli per comporre musica nell'era del digitale?

- Guarda, a tal proposito posso dirti di no, e gli ultimi nostri lavori ne sono l’esempio lampante. Con Tomas in Svezia ho imparato molte cose. Sicuramente l’analogico era molto più caldo, ma se non hai una produzione all’altezza rischi molto. Il segreto sta nell’avere il tempo necessario per ottenere buoni risultati e le persone giuste accanto a te, e vedrai che anche nell’era del digitale si può far bene.

Qual è stata l'importanza del vostro primo demo “Eternal Suffering” del 1992 (come debutto) e quella di “Reborn in Sin” del 2002 (come primo full-length). Due tappe importanti per una band.

- Diciamo che fino a quel debutto eravamo molto acerbi e spensierati, pensavamo soprattutto a divertirci, infatti registravamo le prove su cassetta e poi grosse risate in macchina mentre riascoltavamo i nastri. Per quanto mi riguarda, “Reborn In Sin” è stata una tappa importante, sia per la maturità compositiva che per alcune delusioni che questo “As We Forget Your Past” ha finalmente risanato, dando il giusto valore a certe cose importanti venute meno in passato.

Reputi la blasfemia una componente fondamentale per il vostro sound? Oppure hai altri interessi per ciò che riguarda i testi?

- L’anticristianesimo è sempre stato fondamentale nella mia vita, ma non mi sono mai imposto su nessun cantante per far scrivere dei testi specifici, e comunque è ovvio che dovevano essere inerenti all’essenza della band. Poi, anche sull’argomento “cantanti” potrei scrivere un altro libro.

Può un solo brano rappresentare l'essenza degli Horrid? Uno tra i tanti che hai composto dal 1989.

- Diciamo che ogni brano che ho composto e sempre stato legato ad una particolare emozione. Direi che “Kissing the Rotting Cross” (EP ‘96), “Blaphemic Creatures” (1998). “Immortal Passion” (2002), “Come to Me” (2004) e “Cursed Dunes” (2017) mi emozionano particolarmente, ma solo perché le ho composte in momenti particolari della mia vita.

Perché secondo te molte delle band death metal contemporanee non sono così convincenti quanto lo sono stati i vecchi padri del genere?

- Secondo me si usa troppa tecnica e poca anima. Una volta ti bastava una nota per capire che band stavi ascoltando, mentre adesso è molto più difficile. Ma fortunatamente qualcuno sopravvive.

Come musicista, hai mai temuto una qualsiasi eventuale possibilità di essere criticato negativamente?

- Mai interessato! A me danno fastidio i grandi cultori da tastiera e, soprattutto, chi recensisce un disco senza conoscere minimamente la storia della band.

Se tu fossi il boss di un'etichetta discografica indipendente che cosa cambieresti dell'attuale music business? Ovviamente mi riferisco sempre alle sonorità estreme.

- Sinceramente, se dovessi farlo, mi rovinerei ancor prima di cominciare, anche perché rischierei di produrre del materiale che venderebbe poco :-) Sono molto selettivo su ciò che mi entusiasma veramente.

Quali sono i musicisti o le band che rispetti maggiormente e perché? Hai qualcosa da dire sull'attuale scena metal italiana? La segui?

- Anche qui potrei aprire una parentesi infinita. Credimi, negli anni ho sempre supportato la scena e potrei elencare una miriade di band e musicisti, ma ti ripeto, le maschere cadono. I musicisti e le band che mi conoscono veramente sanno chi sono e come la penso, non ho bisogno di leccare il culo per convenienza come fanno certi elementi nella scena odierna. Sicuramente in giro ci sono molte band valide e ottimi musicisti, ma devo essere sincero: pochi gruppi riescono ad esaltarmi.

Che cosa potrebbe aggiungere un nuovo album degli Horrid nel circuito estremo odierno?

- Non molto rispetto a quello che ho sempre fatto. La mia carriera ha fondamenta solide: coerenza, anima e devozione.

Sei fiducioso sul futuro della band?

- Sì, se devo parlare degli attuali membri degli Horrid. Ma a parte ciò, puoi ben vedere come cazzo sta andando la vita! Come si fa a sapere se domani sei vivo o morto?

Come ti piacerebbe che venisse ricordato David Belfagor dai posteri?

- Come colui che non ha mai leccato il culo a nessuno. Ognuno di noi sa chi è veramente.

Grazie per l'intervista. A te le conclusioni.

- Grazie a te per l’intervista e scusa per il ritardo. Purtroppo con questa pandemia in atto e veramente dura. Siate sempre voi stessi perché apparire ciò che non siamo non serve a un cazzo, e prima o poi le persone intelligenti lo capiranno. Ma se per voi apparire e importante potete tranquillamente andare a Lourdes, li farete la vostra porca figura! :-)

Contatti:
dunkelheitprod.bandcamp.com/album/as-we-forget-our-past 
facebook.com/horrid1989

HORRID line up:
Belfagor (membro fondatore) - Chitarra
Dagon - Voce, Basso
Eligor - Batteria

Recensione:
HORRID "As We Forget Our Past" - 2020


martedì 5 maggio 2020

KATATONIA "City Burials" - Peaceville Records




Muovendosi agevolmente attraverso la dimensione di ombrosità e drammaticità che pervade il loro nuovo album "City Burials", gli svedesi KATATONIA creano un altro quadro verosimile della propria complessa e mutevole identità che, apparentemente incompatibile con alcuni elementi contrastanti evidenziati nel presente, sono destinati a flirtare, a rendersi amanti e complici, ad inseguirsi incessantemente, dando origine ad un gioco ammaliante e privo di punti di riferimento stabili. E così l'azione di questo gioco si delinea a tutti gli effetti come un fervido rapporto tra modelli antitetici che si attraggono, si comprendono e si completano. E' l'ennesima opera "intimista" capace di trovare i suoi punti di forza nelle meticolose scelte stilistico-narrative, chiare e rifulgenti, libere da ogni barriera di genere seppur rimanendo legate ad uno stile inconfondibile e ben consolidato. Scelte che si trascinano verso un potente impatto emozionale, reso ancor più tangibile dal contesto in cui si svolge ogni singola scena racchiusa in "City Burials": il suo copione descrive in maniera eloquente la fluida miscela di brivido e determinazione, rassegnazione e speranza che caratterizza ogni umana esistenza, tesa verso la realizzazione dei propri immateriali sogni. Suoni e sentimenti che si susseguono uno dopo l’altro, rapidamente. Tutto sembra così diverso, ma familiare allo stesso tempo. I Katatonia si presentano agli occhi increduli dello spettatore come la solita entità a sé stante che, senza agire su un centro fisso e ben definito, ha la finalità di rinnovarsi per continuare a disaminare la fragilità nella sua completezza. Quella fragilità costretta a entrare in collisione con la triste realtà circostante. La densità appariscente di "City Burials" si immerge nei labirinti dell'animo umano in una profusione di colori illusori, nati da una creatività refrattaria e autenticamente individuale, e dalla volontà di continuare ad espandere la propria libertà espressiva. Gli attuali Katatonia non hanno perso la capacità di risvegliare le nostre vite alla vita stessa.

Contatti: 
katatonia.com
facebook.com/katatonia
instagram.com/katatoniaband

Songs:
Heart Set To Divide, Behind The Blood, Lacquer, Rein, The Winter Of Our Passing, Vanishers, City Glaciers, Flicker, Lachesis, Neon Epitaph, Untrodden




venerdì 1 maggio 2020

NIGHTSHOCK "Battlefield Necromancer" - Autoproduzione




Da ben cinque anni non sentivamo parlare dei fiorentini NIGHTSHOCK, ma oggi tutti gli appassionati del metal più tradizionalista possono nuovamente sguainare le loro spade e prepararsi a un nuovo scontro. "Battlefield Necromancer" vi fa comprendere, già a partire dal titolo e dall'artwork, cosa vi attende nei 19 minuti abbondanti (per 6 brani complessivi). Questo è old school speed/thrash metal della miglior specie, cazzuto e violento, quello che prende l'energia propulsiva del sound forgiato dai padri del genere e lo fonde a temperature elevate con un'attitudine che spruzza sangue e sudore da ogni poro. Sfrontati, animaleschi, solidissimi, con un groove trascinante, costantemente in grado di produrre riff adatti ad un headbanging spezza collo, sempre granitici nell'approccio alla materia. Mantenere la propria coerenza non è roba da poco, e lo ripeto spesso. Impeccabile l'operato dei Nightshock, dal primo all'ultimo secondo, ormai tra le migliori realtà italiane di un genere che ha il vizio di pestare duro fottendosene dei mutamenti del metal contemporaneo. Solo chi è abituato a vivere la musica in un certo modo potrà pesare le mie parole. Dunque, un EP infuocato come "Battlefield Necromancer" permette di recepire più delle parole espresse. Potete richiede la vostra copia della tape "autoprodotta" direttamente al cantante/chitarrista Lorenzo Bellia (nightshocknoise@gmail.com).

Contatti: 
nightshock.bandcamp.com/album/battlefield-necromancer
facebook.com/nightshocknoise

Songs:
March to Die, Storm of Death, Prototype of Hell, War Maniac, Battlefield Necromancer, Infernal Kingdoms