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sabato 31 ottobre 2015

Recensione: BLACK BREATH "Slaves Beyond Death"
2015 - Southern Lord Recordings




In mezzo ai tanti gruppi contemporanei devoti al death metal dei primi anni '90 si fanno valere gli statunitensi BLACK BREATH, tra i pochi a risultare ancora credibili dopo la pubblicazione di un primo demo del 1996, un EP e due album targati Southern Lord Recordings. Ovviamente anche per loro vale la regola di sempre: squadra che vince, non si cambia. Diciamo che il punto di forza dei Black Breath è la capacità di far girare bene dei riff presi dal passato senza mai risultare scontati o banali. Questo è molto importante per quanti non riescono a fare a meno di certe sonorità, ma soprattutto, per chi continua a sfamarsi con i migliori dischi dei padri del genere. Rispetto a "Heavy Breathing" (2010) e "Sentenced to Life" (2012), "Slaves Beyond Death" è segnato da una maggiore varietà e intraprendenza, sia nei vari cambi di tempo che nell'utilizzo della voce, a tratti più roca e profonda. Per i Black Breath è arrivato il momento di mostrare la propria travolgente maturità. La copertina è stata dipinta da Paolo Girardi (Blasphemophagher, Wows, Power Trip, Division Speed, Inquisition...), la produzione è del solito Kurt Ballou (Converge, Trap Them, Nails...). Acquisto consigliato.

Contatti: 

blackbreathsl.bandcamp.com/slaves-beyond-death
blackbreath.com 
facebook.com/BLACKBREATH.MUSIC 
southernlord.com
paologirardi.it 

TRACKLIST: Pleasure Pain Disease, Slaves Beyond Death, Reaping Flesh, Seed of Cain, Arc of Violence, A Place of Insane Cruelty, Burning Hate, Chains of the Afterlife


venerdì 30 ottobre 2015

Recensione: DIMESLAND "Psychogenic Atrophy"
2015 - Crucial Blast




Uno dei dischi più sorprendenti usciti sul finire dello scorso anno (la versione digitale era già disponibile da inizi dicembre), viene stampato oggi su supporto fisico (CD) dalla Crucial Blast. Il ruolo fondamentale della label americana è da tenere fortemente in considerazione, proprio perché con il suo investimento ha contribuito in positivo affinché il debut full-length non finisse nel dimenticatoio. L'uscita definitiva è prevista per l'11 Novembre 2015. I DIMESLAND di Oakland fanno venire la pelle d'oca, non solo per la cura maniacale con cui definiscono la loro follia compositiva. Se pensate che i Dillinger Escape Plan siano tuttora inarrivabili su certe soluzioni contorte o tecnicismi psicopatici, beh allora prestate attenzione alla proposta di questa band, nella quale sono coinvolti ex-membri dei The Residents. Un lavoro esemplare che unisce una granitica ferocia sonora con un songwriting intelligente e flessibile. Pur non essendo di facile fruizione, "Psychogenic Atrophy" entra in vena già al primo ascolto. Il rifframa astratto dell'accoppiata Nolan Cook - Drew Cook risente notevolmente di quell'espansione geniale che solo un Mostro Sacro del calibro di Denis "Piggy" D'Amour (R.I.P. 2005) poteva portare in musica ("Dying Foretold", "That Cold Moment", "Malfunctioning Gears", "Bound In Stone"). L'influenza dei Voivod degli '80 è tangibile. Prorompente la sezione ritmica formata da Greg Brace (voce/basso) e dal batterista Harland Burkhart che, grazie alla sua versatilità riesce a donare freschezza ai brani. Gran parte delle idee colpiscono nel segno complice una creatività prolifica e trasmissibile. Potrebbero piacere ai fan dei primi The Dillinger Escape Plan, vecchi Voivod, ultimi Gorguts, Ulcerate, Gigan, Deathspell Omega. Insomma, degni di nota.

Contatti:

crucialblast.bandcamp.com/psychogenic-atrophy
dimesland.com
facebook.com/DIMESLAND
crucialblast.net

TRACKLIST: Are They Cannibals?, Dying Foretold, Institutional Gears, Xenolith, That Cold Moment, Malfunctioning Gears, Bound In Stone, Odd Feats Are Bid and Won




giovedì 29 ottobre 2015

Recensione: O "Pietra"
2015 - Grindpromotion Records | Unquiet Records




Giunti ormai al loro secondo album, i piemontesi O (a.k.a. Circular Sign) riescono a produrre un'altra prova meritevole, ancora una volta nel segno di un sound voluminoso che non sacrifica quell'effetto sorpresa che ci si potrebbe aspettare da una formazione così tentacolare. "Pietra" si snoda attraverso 5 canzoni tutte compatte e ben suonate. Stesso discorso si può fare per gli arrangiamenti, davvero efficaci. Questo è l'ennesimo album italiano che rasenta la perfezione e che, nella sua totalità, potrebbe realmente dare filo da torcere a molti colleghi già affermati. I ragazzi di Biella (BI) si mettono seriamernte in gioco, consapevoli delle proprie potenzialità espressive/esecutive, e il risultato si può apprezzare nelle dilanianti "Morire", "OXO", "Splende", la raccapricciante "Osmio"; qui il cantato in italiano di S diventa pura sofferenza e dimostra che la nostra lingua madre, se usata come arma, può colpire mortalmente (soprattutto in ambito metal). Gli O hanno raggiunto picchi di disperazione invidiabili. Supportateli perché lo meritano. Registrato e mixato dalle mani esperte di Riccardo "Paso" Pasini (bassista dei Void of Sleep) presso lo Studio 73 di Ravenna, mentre il mastering finale è stato affidato al guru Alan Douches (Unsane "Blood Run", Mastodon "Leviathan", Converge "You Fail Me"...) dei West West Side Music.

Contatti: 

grindpromotion.bandcamp.com/pietra
facebook.com/O
grindpromotionrecords.com 
unquietrecords.com 

TRACKLIST: Morire, OXO, Maledetto, Splende, Osmio


mercoledì 28 ottobre 2015

Recensione: CORRECTIONS HOUSE "Know How to Carry a Whip"
2015 - Neurot Recordings




Le martellate industriali che sviscerano le capacità compositive dei già noti e rispettati Scott Kelly (Neurosis), Mike IX Williams (Eyehategod), Sanford Parker (Nachtmystium), e Bruce Lamont (Yakuza) si fanno ancora più pesanti e terrificanti in questo secondo disco messo in commercio dalla prestigiosa Neurot Recordings. Il titolo "Know How to Carry a Whip" sintetizza gli aspetti distruttivi che i CORRECTIONS HOUSE modellano con le loro intuizioni deliranti. La bestia selvaggia ritorna in strada con una sfrenata rabbia interiore, attivata metodicamente per sfregiare il volto dei rivali. Questa furia è la manifestazione di molteplici azioni violente incontrollabili, le stesse che trafiggono l'involuzione di ogni singolo uomo moderno. Attraverso la musica, i Corrections House lanciano dei messaggi precisi, perciò, lasciano che l'istinto primordiale prenda il sopravvento. L'intero "KHTCAW" è una presa di posizione concreta, ecco perché aiuta a capire cosa c'è di negativo e corrotto nel mondo in cui viviamo. Disturbanti e spietati.

Contatti: 

correctionshouse.bandcamp.com
neurotrecordings.com/artists/correctionshouse 
facebook.com/CorrectionsHouse 


TRACKLIST: Crossing My One Good Finger, Superglued Tooth, White Man's Gonna Lose, Hopeless Moronic, Visions Divide, The Hall of Cost, When Push Comes to Shank, I Was Never Good at Meth, Burn the Witness


martedì 27 ottobre 2015

Recensione: HALMA "Granular"
2015 - Kapitän Platte




Le 6 tracce strumentali di questi veterani della scena post rock tedesca, crescono gradualmente, nell'ombra, quasi da sole. "Granular" (sesto album in 16 lunghi anni di attività) sembra tutto meno che un lavoro scontato o monotono. Al contrario, gli arrangiamenti custoditi nelle composizioni raggiungono importanti vette espressive, mostrando una personalità matura e ben definita che sa come farsi apprezzare. Il nuovo sentiero della band di Amburgo potrà aiutare i fan a scovare ogni singolo particolare messo a disposizione del songwriting. Gli elementi su cui riflettere sono davvero tanti. Oggigiorno risulta sempre più raro trovarsi di fronte ad un'opera così elegante che sappia sviluppare qualcosa di inedito senza uscire da certi canoni. "Granular" è in grado di far viaggiare nel tempo con la mente. La sua natura, intima e intensa, scava nel profondo dell'anima e, in qualche modo, riflette in pieno alcuni risvolti esistenziali. Ciascuno ha il diritto di affinare le proprie idee, e di affrontare una propria visione della musica. La forza degli HALMA ha il potenziale per innescare una travolgente rivoluzione interiore. Imperdibile.

Contatti:

kapitaenplatte.bandcamp.com/halma-granular
kapitaen-platte.de

SONGS: Deep white, Sediment, Riverbed, Mud mound, Dirt devils, Crooning


lunedì 26 ottobre 2015

Recensione: ALL HELL "The Red Sect"
2015 - Horror Pain Gore Death Productions




Gli ALL HELL si muovono sulla falsariga dei Toxic Holocaust di Joel Grind e quindi di quel suono arcigno strettamente legato agli anni '80 (Celtic Frost, Hellhammer, Bathory, Venom, Misfits...): le sfumature più grezze del punk/thrash/black metal sono tutte incluse in questo "The Red Sect" (Horror Pain Gore Death Productions), secondo lavoro dell'ensemble di Asheville (USA). A livello strutturale non si rileva nessun cambiamento rispetto al debutto "The Devil's Work" (2014), le tracce suonano nervose e spontanee, come un tempo. Per gli All Hell tutto deve rimanere così com'è, immutato e diretto. "The Red Sect" ribadisce la natura primitiva dell'underground, ma senza cercare scorciatoie di comodo. Ed è chiaro che il disco avrà un senso solo per chi supporta tale corrente stilistica. Anche l'artwork si incatena alla tradizione più pura dell'old school. I musicisti americani esprimono con passione ciò che sanno fare meglio e quello che riflette maggiormente il loro modo di essere. Il suggerimento che posso dare è di ascoltarli senza troppe pretese. Total Death!

Contatti: 

allhell.bandcamp.com 
facebook.com/allhellband
horrorpaingoredeath.com

TRACKLIST: Crossroads, Mass Possession, Venomous, Blood for the Baron, Graveyard Dust, In My Command, Blackshape, The Unseen, Funeral Feast, The Red Sect


domenica 25 ottobre 2015

Recensione: BLACK CAPRICORN | BRETUS - 7" Split EP
2015 - The Arcane Tapes




I cagliaritani BLACK CAPRICORN e i catanzaresi BRETUS sono due formazioni stabili nella scena doom metal italiana, forse culturalmente differenti dai gruppi blasonati del vecchio continente ma non meno validi se si ascolta attentamente il loro operato. Questi musicisti, in tal senso, rappresentano un punto di riferimento da non sottovalutare, un esempio concreto per stoppare i pregiudizi che si annidano in quegli appassionati che continuano ad osannare ciò che si produce oltreconfine. A dare man forte alla creatività sotterranea dei nostri ci pensa la rumena The Arcane Tapes, stessa etichetta di "In Onirica", il debutto dei calabresi uscito nel 2013. La musica qui proposta è un'immersione nell'oscurità dove le associazioni tra le linee mentali e le forze dell'ignoto assumono un valore decisivo. Le composizioni presenti nello split stampato su 7" (limitato a 300 copie) illuminano il riflesso degli interessi paralleli di entrambe le band. Oltre a questo bel dualismo sonoro/tematico, c'è da tenere in considerazione l'individualismo che insegue il loro spirito guida. Ho approfondito e apprezzato l'esposizione ritmica/atmosferica di "The Hound of Harbinger God" (Black Capricorn) e quella di "The Haunter of the Dark" (Bretus), perché sono convinto del fatto che le canzoni possiedano qualcosa di caratteristico e potenzialmente inarrestabile. La relazione tra competenza professionale e crescita artistica sta alla base delle buone prestazioni. Complimenti. Evergloom Arts ha curato l'artwork.

Contatti:

facebook.com/BlackCapricorn666
facebook.com/BretusDoom

TRACKLIST:

Side A: The Hound of Harbinger God (Black Capricorn)
Side B: The Haunter of the Dark (Bretus)




sabato 24 ottobre 2015

Recensione: ABHORRENT DEFORMITY "Entity of Malevolence"
2015 - Comatose Music




Grazie all'appoggio della Comatose Music, gli ABHORRENT DEFORMITY possono sfoderare la loro ascia di guerra nel circuito del brutal death metal. "Entity of Malevolence" è un assalto frontale che non risparmia colpi fatali ("Buried Beneath Human Remains", "Boundless Suffering", la title track, "Enshrined in Putrid Decay"). Jason Keating, Mark De Gruchy, Matthew Green e David Wright hanno messo in atto una certa esperienza in fatto di songwriting, ecco perché questo debutto ufficiale deve essere visto come lo specchio di un'attitudine ferrea che, vuole solo percuotere incessantemente per dare una dura lezione ad ognuno di voi. Gli spunti interessanti non mancano, ma raramente riescono a oltrepassare la soglia marmorea della prevedibilità. Ci sarebbe da elogiare la caparbietà con cui i quattro musicisti della Carolina del Nord cercano di farsi valere nella scena. Per essere veramente competitivi è fondamentale: puntare su soluzioni meno stereotipate che sappiano fare la differenza o quantomeno facciano emergere delle differenze. Vedremo cosa accadrà.

Contatti:

facebook.com/abhorrentdeformity
abhorrentdeformity.bigcartel.com
comatosemusic.com

TRACKLIST: Crown of Worms, Manifested Filth, Skeleton Carver, Buried Beneath Human Remains, Stench of the Decomposed, Boundless Suffering, Entity of Malevolence, Enshrined in Putrid Decay, Baptized in Embalming Fluid, Casket Maker


giovedì 22 ottobre 2015

Recensione: ZOMBI "Shape Shift"
2015 - Relapse Records




Ebbene sì, il tastierista/polistrumentista Steve Moore e il drummer A.E. Paterra (musicisti provenienti da Pittsburgh, capoluogo della contea di Allegheny nella Pennsylvania) hanno composto un altro incredibile album, in parte, debitore al genio di John Howard Carpenter. Sebbene siano tanti i rimandi al passato che il nuovo full-length sottende, bisogna ammettere che, tali influssi non mettono in scena la solita celebrazione patinata dei '70/'80. In "Shape Shift" c'è molto di più. I due artisti americani, forti degli ottimi riscontri ottenuti con i precedenti lavori in studio, riescono a ripetersi, ancora una volta, riportando alla luce i principi che contraddistinsero la tensione dei tempi che furono, ma lo fanno con un gusto compositimo davvero personale. Una pioggia torrenziale di note elettromagnetiche utilizzate per dare una scossa a tutti gli ascoltatori considerati troppo passivi, conformisti o intellettuali. Gli ZOMBI del 2015 si impongono con lucidità. La presenza futurista delle onde sonore è rimasta inalterata negli anni, come la straordinaria efficacia della loro sinergia sospesa tra sogno e realtà. Il capitolo "Shape Shift" è tremante e allucinato, elettronico e sci-fi, celebrale e imperituro. In una sola parola: IMPERDIBILE!

Contatti: 

zombi.bandcamp.com/shape-shift
facebook.com/ZombiBand
relapse.com/zombi

TRACKLIST: Pillars Of The Dawn, Total Breakthrough, Mission Creep, Interstellar Package, Diffraction Zone, Toroidal Vortices, Shadow Hand, Metaverse, Siberia II




mercoledì 21 ottobre 2015

Intervista: TREHA SEKTORI - "UN'ANIMA INQUIETA"






IL COMPOSITORE FRANCESE DEHN SORA HA EDIFICATO IL PROGETTO TREHA SEKTORI SU SOLIDE SONORITA'/IMMAGINI VISIONARIE CHE, SI DISTINGUONO NOTEVOLMENTE DA QUELLE CREATE DAL RESTO DELLA COSIDDETTA SCENA DARK AMBIENT. IMPATTO SCENICO E QUALITA' AUDIO-VISIVA ILLUMINANO IL SUO INCREDIBILE PERCORSO ARTISTICO. IN QUESTA INTERVISTA CI SVELA TUTTI I DETTAGLI DEL NUOVO EP E ARTBOOK PUBBLICATO DALLA CANADESE CYCLIC LAW.

1. Ciao Dehn. Con il tuo progetto Treha Sektori hai da poco pubblicato un nuovo lavoro intitolato "The Sensation Of Being One Of Them". All'interno di esso troviamo due ospiti speciali: Sam Vaney (Muhd) e Kristoffer Rygg (Ulver). Cosa ti ha spinto a coinvolgerli? Esiste una buona ragione alla base di questa scelta?

- I contenuti del lavoro sono la summa di alcune cose che hanno avuto un senso, soprattutto mentre ero sul punto di creare la musica per questo primo Artbook. Sam ed io collaboriamo da alcuni anni. Ho creato degli artwork per Cortez e per Muhd, il suo progetto solista. Siamo collegati, musicalmente e umanamente. Da tempo pensavamo di fare qualcosa insieme e finalmente è arrivata l'occasione giusta. Per quanto riguarda i norvegesi Ulver... Beh... Sono sempre stati una grande influenza nel mio lavoro e nella mia vita. E' stata una vera e propria "benedizione" aver avuto la possibilità di lavorare su alcune grafiche per le loro maglie/locandine. Avevo il desiderio di coinvolgere Kristoffer su questa traccia, così mentre la stavo registrando gli ho chiedo se voleva inserire delle parti vocali. Lui ha accettato e lo ringrazio. Volevo ospitare delle persone speciali che significano molto per me. Penso che una collaborazione possa e debba portare qualcosa in più. Ho scelto di farlo come testimonianza di un preciso periodo di tempo. Questi artisti hanno lasciato una traccia indelebile nel mio cuore.

2. Entriamo nei particolari dell'EP "The Sense of Dust and Sheer". Posso affermare che è la release più "articolata" nella discografia di Treha Sektori. Sei d'accordo con questa mia affermazione?

- Se per "articolato" intendi dire il meno "destrutturato", posso essere d'accordo con te. Io cerco sempre di lavorare su qualcosa di diverso. Non voglio ripetermi. L'anno scorso, quando ho iniziato a comporre questo EP, ero interessato ad una scrittura più diretta per raggiungere il punto. Ricercavo il momento giusto utilizzando la spontaneità nel processo di scrittura. Treha Sektori è un progetto che si evolve continuamente, come io mi evolvo in quanto essere umano. Non concettualizzo mai il processo compositivo. Mi pongo delle domande su come posso raggiungere qualcosa di nuovo, qualcosa di totalmente differente. Sono felice che tu lo abbia definito "diverso" rispetto ai miei precedenti album. Voglio avere la mia zona di comfort. Se il nuovo materiale si avvicina troppo ad una mia precedente traccia, allora mi sento in colpa. Ho ancora tanta strada da fare per ottenere la pienamente soddisfazione. Mi spingo sempre oltre.

3. Durante l'ascolto della tua musica si respira un'atmosfera unica, come se "tutto può accadere" da un momento all'altro. Come sviluppi il lavoro nel contesto dello studio?

- Nello studio c'è più spazio riservato ai miei dubbi. C'è più tempo per pensare a ogni dettaglio e per affrontare ogni sentimento. C'è più tempo per l'imprevisto. Ma mi sento sicuro in quel contesto. Ho questa libertà di eliminare o mantenere il materiale che compongo. Tutto può succedere anche a me. Cerco di cogliere l'attimo giusto. Vivo il contesto al cento per cento. Registro la maggior parte delle mie cose nella mia piccola casa-studio. C'è da dire che nel proprio ambiente è più facile distrarsi. Ho bisogno di provare continuamente affinché il mio corpo sia un tutt'uno con la musica. Valuto ogni tentativo, buono o cattivo. Mi isolo per dare il massimo. A volte, ho l'impulso di registrare senza avere nessuna nota scritta. E' successo di recente con il disco di TriMuerti. Siamo stati impegnati per due giorni interi. In ogni circostanza tutto può accadere.

4. Il tuo processo di scrittura enfatizza svariati cambiamenti dinamici: C'è un ampio spazio per le variazione e per le diversità. Sei d'accordo?

- Sono abbastanza d'accordo. Mi piace giocare con queste cose, con quella sensazione di "tutto può accadere" cui accennavi prima. Quando sento l'ispirazione agisco, in un modo o nell'altro. Tutto è collegato ai miei sentimenti. Nessuno può mai essere su una linea costante di emozioni. Questo è quello che voglio ricreare nella mia musica. Utilizzo una grande tavolozza di sensazioni per consolidare la ricerca dei sentimenti stessi. A volte ho bisogno di soffrire realmente per ottenere una certa pienezza.



5. Molti dei tuoi ascoltatori cercano di inserire Treha Sektori in un genere musicale piuttosto che in un altro, ma personalmente penso sia veramente difficile definire il tipo di musica che riesci a creare. Come mai?

- Non lo so. Sono sempre stato assorbito da diverse "scene". Forse è la somma delle mie tante influenze. Non mi sento di appartenere a un genere preciso. Io lavoro nell'ombra e non ho l'esigenza di classificare le mie idee. Questo è il mio modo di interagire con la creatività. Ho avuto il tempo per accettarlo. Non butto nulla di ciò che creo, anche se non si adatta al suono di Treha Sektori.

6. Come descriveresti un concerto di Treha Sektori a qualcuno che non ti ha mai visto dal vivo?

- Una storia visuale creata da uno che non può nascondersi dietro la sua musica.

7. La tua arte (musica, video, grafiche) è profonda e surreale. Da dove prendi l'ispirazione?

- Da ciò che vivo nella mia vita di tutti i giorni, dalle mie ossessioni. E' un viaggio continuo, a piedi, sempre con la mente occupata. Io non mi fermo mai.

8. Quali sono i tuoi piani per il 2016?

- Voglio essere un uomo migliore e sono alla ricerca di nuovi orizzonti, lontani dalla mia zona di comfort. Voglio di più dai miei progetti video. Pubblicherò il primo EP composto con il mio amico William Lacalmontie e altri amici. Il progetto è chiamato Outrenoir. Vorremmo andare in tour per promuovere le nostre prime tracce.

9. Grazie per l'intervista. Buona fortuna!

- Ti ringrazio per il tuo continuo supporto. Ti auguro il meglio con la tua Son of Flies webzine.


CONTATTI: 

trehasektori.com
facebook.com/trehasektori 
dehnsora.portfoliobox.me
cycliclaw.com 


TREHA SEKTORI line-up:

Dehn Sora - Polistrumentista

Special Guests:

Kristoffer Rygg (Ulver)
Sam Vaney (Muhd)


RECENSIONE: 
TREHA SEKTORI "The Sensation Of Being One Of Them" 2015 - Cyclic Law


Recensione: DAVID GILMOUR "Rattle That Lock"
2015 - Columbia Records




Molto spesso l'uomo comune è abituato ad osservare le forme animali con un certo distacco, ancor più gli uccelli, che in ogni istante della loro esistenza, sono in fuga da tutto. Alcuni volatili appaiono minacciosi, ombrosi, trascinati dal bisogno di mantenere le distanze dalla nostra realtà. Allo stesso modo vivono e respirano gli artisti solitari, sempre sfuggenti, misteriosi, e costantemente impegnati a rappresentare visioni sentite e indissolubili, ancorate all'apparente normalità quotidiana. Un modo per rifugiarsi in quel senso di isolamento che diventa fonte di creatività. Tutto questo ce lo insegna la storia. DAVID GILMOUR (ex-Pink Floyd) non ha bisogno di ulteriori presentazioni, soprattutto dal punto di vista artistico. Ci troviamo di fronte a uno dei mostri sacri della musica rock, un uomo venuto dal passato che, ancora oggi, in lungo e in largo, vuole ripercorrere attentamente i tratti salienti del suo vissuto, tanto importante quanto emozionante. Ed è proprio "Rattle That Lock", quarto album del cantautore britannico, a raccogliere ogni sfaccettatura di una verità che non può essere messa in gabbia ("5 a.m.", "A Boat Lies Waiting", "In Any Tongue", "Beauty", "And Then..."). C'è tutto quello che ci si aspetta: le atmosfere dilatate incorniciate dal suo tocco/stile inconfondibile, imponente e maestoso, sia quando penetra negli ambienti sconfinati, sia quando si concede alla melodia più rarefatta e distesa ("Dancing Right In Front Of Me", "The Girl In The Yellow Dress"). Anche la title track, posta a ridosso della struttura dell'opener "5 a.m.", propone delle bellissime idee orecchiabili dal ritmo incalzante (il testo, scritto dalla moglie di Mr Gilmour, trae ispirazione dal poema "Paradiso Perduto" di John Milton). Lo scrigno è qui davanti ai vostri occhi, perciò spetta a voi stabilire il senso in cui ruotare il cilindro della serratura. Ascoltando l'intero "Rattle That Lock" si evince che il vero culto di adorazione è riservato a pochi eletti. Prodotto dallo stesso David Gilmour e Phil Manzanera (ex-chitarrista dei Roxy Music).

Contatti: davidgilmour.com

TRACKLIST: 5 A.M., Rattle That Lock, Faces Of Stones, A Boat Lies Waiting, Dancing Right In Front Of Me, In Any Tongue, Beauty, The Girl In The Yellow Dress, Today, And Then...




martedì 20 ottobre 2015

Intervista: MOLOKEN - "LA FORZA CURATIVA DEL SUBCONSCIO"






I MOLOKEN, UNA DELLE PIU' INTERESSANTI REALTA' SVEDESI, NON HANNO TRADITO LE MIE FIDUCIOSE ATTESE. "ALL IS LEFT TO SEE" CONFERMA LE GRANDI QUALITA' DI QUESTI MUSICISTI. SCOPRITE INSIEME AL CHITARRISTA KRISTEFFER BACKSTROM COSA VI RISERVERA' IL NUOVO ALBUM.

1. Ciao Kristoffer. Grazie per aver accettato di rispondere alla seconda intervista per SON OF FLIES WEBZINE. Siete di nuovo qui dopo un'assenza di quattro anni.

- Grazie Christian. E' davvero bello presentare al pubblico quello che abbiamo composto negli ultimi quattro anni. I Moloken hanno suonato molto dal vivo, ma nessuno dei nuovi brani è stato rivelato fino ad ora. Dopo il nostro secondo album "Rural" sono successe un sacco di cose. L'intero disco è stata un'esperienza musicale molto intensa. Dopo i vari impegni legati a quel lavoro ci siamo presi un periodo di pausa per pensare al nuovo materiale. Nel frattempo sono diventato padre. Ora i Moloken hanno una marcia in più.

2. La prima volta che ho ascoltato questo "All Is Left To See" ho notato una certa modernità nel vostro sound e una interessante progressione. Sei d'accordo con la mia osservazione?

- Sì sono d'accordo, oggi abbiamo il controllo su quello che vogliamo offrire al nostro pubblico. Il songwriting è più moderno e contemporaneo.

3. Sicuramente "All Is Left To See" possiede una potenza surreale... Qual è la tua opinione al riguardo?

- "All Is Left To See" vuole risucchiare l'ascoltatore nell'universo che abbiamo creato. Le emozioni stesse lo accompagneranno in questo viaggio musicale. Tutte le canzoni mettono in evidenza la nostra reale esperienza di vita e rappresentano pensieri e sogni che si intrecciano tra loro. E' un modo per spiegare l'essenza che sta alla base di questo nuovo disco. E' surreale ed emotivamente potente. ...A clear "here and now"-feeling through out the album.

4. "Beginning of The End": Questa è una delle mie canzoni preferite di "All Is Left To See". Amo il suono del violino. E' uno degli strumenti musicali che preferisco. E' bello pensare a quante soluzioni diverse si possono incorporare in una canzone. Perché avete deciso di utilizzarlo?

- Da molto tempo io e Nicklas volevamo incorporare il violino nel sound dei Moloken, ed è stata solo una questione di tempo. Aspettavamo solo il brano ideale. La storia dietro questa canzone è molto speciale. L'input è arrivato da una vecchia registrazione del 2008 in cui eravamo coinvolti io e il nostro precedente chitarrista (Johan Öman). Così ho suggerito l'idea agli altri del gruppo. Il violino crea un effetto suggestivo. Per raggiungere l'obiettivo ho chiesto aiuto a una persona che conoscevo bene (Frida Johansson). Lei si è espressa nella sua totale libertà creando una canzone completa. Successivamente, Patrik ha fatto un lavoro incredibile aggiungendo l'atmosfera ideale basata su dei loop di chitarra malinconici che spingono ogni ascoltatore a chiedersi: "Cosa è accaduto? ...Dove mi trovo?". Nel complesso, non potrei essere più soddisfatto del risultato finale.


5. Qual è il tuo parere su "Wreckage"? Una traccia molto particolare e differente dalle altre.

- E' una canzone semplice ma potente. Abbiamo utilizzato uno xilofono con due modelli di tono differenti. Il primo modello ha un impatto chiaro e deciso, il secondo è ambiguo e poco definito. E' un andamento sonoro che potrebbe ricordare i cambiamenti di vita, cambiamenti che non permettono di conosce l'esito finale... anche quando si vuole agire fuori dalla vita reale.

6. Quando avete deciso di utilizzare questo titolo per l'album? Lo avete scelto dopo aver completato il processo di scrittura?

- Il processo di scrittura per l'album è stato diverso da qualsiasi altra cosa. Il titolo e il concept generale per questa trilogia sono nati nel bel mezzo della scrittura. Le esperienze personali sono diventate la base per definire la trilogia stessa. Così la musica e i testi sono cresciuti di pari passo. Una storia pulsante che cresce e si espande. Ora stiamo lavorando duramente per completare la seconda e terza parte del concept. Quindi, vedremo cosa accadrà. Avete appena scalfito la superficie di ciò che verrà...

7. Siete attratti dalla spiritualità? Pensi che la musica dei Moloken sia una sorta di connessione con il vostro subconscio?

- Per quanto mi riguarda, la spiritualità è sempre presente nella nostra musica. Perché componiamo con il cuore. E' un mezzo per sentirmi in connessione con me stesso in maniera consapevole. Non importa se accade consciamente o inconsciamente. La musica mi ha permesso di accedere al subconscio e quindi sfuggire dalla realtà. Inoltre evoca le emozioni... attraverso il suono e l'utilizzo delle parole.

8. Pensate al futuro? Avete dei tour da affrontare? Progetti paralleli?

- Beh, in questo momento tutta la mia personale attenzione è rivolta esclusivamente sui Moloken, dato che ci sarà tanto lavoro da fare con la promozione dell'album e la lavorazione del prossimo. Vogliamo suonare dal vivo. Abbiamo deciso di registrare due nuove canzoni per la fine di quest'anno in modo da pubblicarle durante la primavera. Quindi nessun riposo per i "malvagi", perché grandi cose ci attendono, e non devono assolutamente fermarsi.

9. Questo è tutto. Buona fortuna.

- Grazie Christian. E' stato un piacere rispondere alle tue domande, e grazie a tutti quelli che leggeranno questa mia intervista. Speriamo di riuscire a venire in Italia in un prossimo futuro.


CONTATTI: 

templeoftorturous.bandcamp.com/all-is-left-to-see
moloken.net
facebook.com/Molokenofficial


MOLOKEN line-up:

Jakob Burstedt - Batteria
Kristoffer Bäckström - Chitarra, Voce
Nicklas Bäckström - Basso, Voce
Patrik Ylmefors - Chitarra, Voce


RECENSIONE:
MOLOKEN "All Is Left To See" 2015 - Temple of Torturous


lunedì 19 ottobre 2015

Recensione: WHISKEY RITUAL "Blow with the Devil"
2015 - Art Of Propaganda




"Blow with the Devil": Mai titolo fu più appropriato per un full-length di malsano raw black'n'roll. Gli italiani WHISKEY RITUAL rimangono fedeli alla loro natura invereconda. Tutto è scomodo e provocatorio... musica, testi, artwork. Nessun cambiamento dall'anno 2008. Anche con questo terzo lavoro, la band ci impone le sue maniere discutibili e il suo modo di agire, volgare e sfrontato. La prassi è ben definita e viene applicata in maniera perfetta a colpi di rasoio in pieno volto. I Whiskey Ritual se ne fottono altamente dell'originalità, preferendo la sudicia genuinità del suono della vecchia scuola. Vi è chiaro? Nulla viene fatto in nome del vile denaro, ma solo per iniettare energia perversa a quello spirito che tiene ancora in vita certe sonorità. Una cosa è certa, proporsi con un disco come "BWTD" è un ottimo modo per liberarsi da qualsiasi influenza commerciale. I musicisti coinvolti nel progetto vogliono che tutto sia dannatamente negativo e anticonvenzionale. Insomma, dovete solo decidere da che parte volete stare.

Contatti:

artofpropaganda.bandcamp.com/blow-with-the-devil
facebook.com/whiskeyritualofficialpage
art-of-propaganda.de 

TRACKLIST: Blow with the Devil, My Funeral, Too Drunk for Love, Satanic Kommando, Speed & Chicks, A.B.I.T.C.H., Mephistopolis, Nekro Street Gang, Henry Rollins, Tank of Intolerance


domenica 18 ottobre 2015

Recensione: MOVIMENTO D'AVANGUARDIA ERMETICO "Torri del silenzio"
2015 - Avantgarde Music




Nel terzo album dei MOVIMENTO D'AVANGUARDIA ERMETICO, il silenzio assume un particolare valore simbolico che, precipita ben oltre la conoscenza della prospettiva contingente (nei suoi vasti significati universali). Per questo, il titolo scelto risulta alquanto affascinante, riconducibile probabilmente, in senso concettuale, allo Zoroastrianesimo (in passato, la religione e filosofia più diffusa dell'Asia, basata sugli insegnamenti di Zarathuštra). Tutto il progetto filosofico del gruppo piemontese abbraccia una specifica volontà, quella di essere diversi in una scena black metal meno tradizionalista e sempre più simile al pensiero del mondo contemporaneo. Di conseguenza è stato fondamentale per i Movimento d'Avanguardia Ermetico condannare l'utilizzo, in fase di registrazione, delle tecnologie digitali; scegliendo perciò la via analogica, l'unica in grado di trasmettere un certo fascino "antico" durante l'intero ascolto. Nonostante i primi lavori dei nostri siano stati apprezzati, in pochi si sono degnati di dargli la giusta interpretazione sino a quando, nel 2012, non è stato pubblicato "Lacrime degli dei". Lo sviluppo della "visione esistenziale" è inevitabile, soprattutto per chi negli anni ha incarnato il ruolo dell'eretico. Questi 4 messaggeri della coscienza impugnano un'attitudine rivoluzionaria, impregnata di innumerevoli simbologie, e continuano ad andare avanti grazie ad una singolare personalità. Dovreste capire qual è la vera differenza tra artista e mestierante. Chi sa di possedere una simile sensibilità deve osare e confrontarsi con le "Torri del silenzio". Ottima la scelta di stamparlo su CD A5 digibook.

Contatti: 

avantgardemusic.bandcamp.com/torri-del-silenzio
facebook.com/MovimentoDAvanguardiaErmetico
avantgardemusic.com

TRACKLIST: La caduta, Risonanza originaria del tremendo, La cresta verso Grauhaupt, Sorge la stele e l'enigma, Torri del silenzio


sabato 17 ottobre 2015

Recensione: GRIME "Circle of Molesters"
2015 - Argento Records




Sono trascorsi quattro anni dall'EP di debutto (Mordgrimm Records) e due dall'uscita di "Deteriorate" (Forcefield Records), sicuramente dei validi biglietti da visita per i triestini GRIME, artefici di un sound grasso e schiacciante a metà strada tra sludge e doom metal. A riconfermare le buone intenzioni dimostrate nelle precedenti releases, ci pensa questo secondo album che, emerge dalle terre boscate del Friuli-Venezia Giulia per mezzo di un'energia propulsiva migliore sotto tutti i punti di vista. Nel 2015 è la neonata Argento Records a dare loro fiducia, etichetta sorta per volere di Michael Bertoldini dei The Secret e Clio Leeuwenburgh della Headspin Records. Il gruppo proveniente dall'Italia nord-orientale non ha nessuna intenzione di velocizzare il proprio passo, infatti nella lentezza, "Circle of Molesters" soffoca le sue prede fino all'ultimo secondo, non per casualità ma per scelta. Nulla è votato all'originalità. In queste viscere bollenti si intravede solo un campionario di disturbi deliranti. Malgrado la sua prevedibilità, la musicalità della poetica "morbosa" dei Grime è ugualmente feconda per ciò che vuole trasmettere. Registrazione e mixaggio sono opera di Lorenzo Stecconi (Ufomammut, Amen Ra, Zu), mentre Brad Boatright (Sleep, Corrosion Of Conformity, Nails) si è occupato del mastering finale. Chi è veramente interessato si faccia avanti. Stampato su vinile limitato a 500 copie.

Contatti:

argentorecords.bandcamp.com/circle-of-molesters
facebook.com/Grime666Grime
argentorecords.com

TRACKLIST: Intro (Obscuration), Get Immortal, Verge of Wrath, Decay in Hades, Sulphorous Veins, Accelerating Transition, Salvation Come from Below, Orgiastic Rite


venerdì 16 ottobre 2015

Intervista: VOID OF SLEEP - "ILLUMINATI DAL GENIO"






A PRESCINDERE DAI GUSTI MUSICALI CHE OGNUNO DI NOI PUO' AVERE O MENO, I ROMAGNOLI VOID OF SLEEP MERITANO ATTENZIONE, RISPETTO E STIMA, ANCHE PERCHE' APPARTENGONO A QUELLA SCHIERA DI GRUPPI ITALIANI CHE STANNO DANDO UN VOLTO NUOVO ALLA NOSTRA SCENA METAL. PERCIO' NON POTEVO ASSOLUTAMENTE FARMI SFUGGIRE L'OCCASIONE DI INTERVISTARLI PER LA SECONDA VOLTA. MARCO "GALE" GALEOTTI CI PARLA DI "NEW WORLD ORDER", IL SECONDO ALBUM IN STUDIO CONFEZIONATO DALLA AURAL MUSIC.

1. Ciao Marco. Un piacere ritrovarti. Prima di iniziare con l'intervista vorrei chiederti come vanno le cose in questo periodo della tua vita...

- Ciao Christian! Grazie mille per l'intervista e per il tuo supporto costante. In questo momento sono eccitato per l'uscita del nuovo disco, ed anche parecchio impegnato con la promozione, c'è sempre un gran da fare tra interviste, merchandise, cercare date... Il tempo libero non è molto. Comunque tutto bene, grazie!

2. "New World Order" è, senza dubbio, un lavoro più eclettico e meno prevedibile. Su quali criteri vi siete basati per scegliere le canzoni da inserire nel nuovo disco?

- Sì, è un album un po' complesso, estremamente vario e sicuramente non immediato. Non ci sono stati dei criteri da seguire, abbiamo iniziato a comporre il materiale del nuovo disco un paio di anni fa, poi è venuta fuori l'idea del concept, quindi diciamo che ci siamo lasciati guidare da quello che veniva fuori. Il grosso del lavoro però è stato fatto dallo scorso settembre a maggio.

3. Oltre alle sette tracce pubblicate, ce ne sono delle altre rimaste in sospeso o tenute da parte per una futura release dei Void of Sleep?

- Il primo pezzo che abbiamo composto dopo "Tales" è un pezzo di 9 minuti che ora come ora ricordo vagamente, ecco, quello è l'unico che è rimasto fuori da N.W.O. Non eravamo soddisfatti e lo abbiamo abbandonato, però c'erano un paio di idee interessanti che potremmo anche riprendere in futuro, chissà.

4. Pensi sia stato più difficile comporre un album come "New World Order" dopo il bellissimo debutto "Tales Between Reality and Madness" del 2013?

- Sì, penso che, almeno da parte mia, ci fosse un po' d'ansia da prestazione dopo "TBRAM". L'album è piaciuto molto, a livello di critica è stato semplicemente incredibile come è stato accolto, quindi quando ti vai a misurare con un confronto simile il pensiero che sarà difficile ripetersi c'è, è innegabile. E ti dirò che io stesso fino a qualche mese fa non ero convintissimo di "New World Order", nel senso che mi sembrava un buon lavoro ma non ero sicuro fosse all'altezza di Tales, poi dopo che lo abbiamo registrato e l'ho ascoltato per bene, come va ascoltato un concept album, tutto di seguito, varie volte, ho capito che abbiamo fatto un gran bel lavoro. Ora sono estremamente soddisfatto e penso che sia addirittura superiore al debutto.

5. Immagino non sia stato facile ripartire da zero dopo il furto della vostra strumentazione subito a Roma. Come è andata a finire quella brutta vicenda?

- E' doloroso pensare a quella vicenda, diciamo che l'ho metabolizzata ma quando ci penso mi brucia ancora parecchio. C'è stato un crowdfunding. Vorrei dire ancora grazie a tutti quelli che hanno acquistato qualcosa per darci una mano ma non è stato proprio un successo. Togliendo le spese per la stampa dello split con i Nero di Marte e le spese di spedizione è rimasto un gruzzoletto che è stato diviso tra noi 8 in base alla cifra che avevamo perso, sempre meglio di niente sia chiaro, ma se vuoi proprio sapere quello che abbiamo tirato su posso dirti che abbiamo recuperato circa il 15 per cento del valore di quello che ci è stato rubato.



6. Torniamo alla musica: Come sono nati i nuovi pezzi dei Void of Sleep? Avete seguito uno schema preciso, oppure vi siete lasciati trascinare dal mood del momento?

- No nessuno schema preciso, un paio di pezzi sono stati portati da Burdo già strutturati anche se poi insieme abbiamo cambiato un po' di cose, agiunto, tagliato e arrangiato. Altri pezzi sono nati da piccole jam, alcuni riff li ho fatti direttamente in sala prove insieme ad Allo mentre cazzeggiavamo e sono diventati magari la struttura portante di un paio di pezzi, a volte Paso ha messo a posto alcune cose da solo partendo dalla prove precedenti e ci ha presentato delle modifiche alle strutture. La genesi di un pezzo dei VoS non è sempre la stessa, anzi, e a volte può durare mesi, altre due prove.

7. Sono rimasto molto colpito dall'artwork di copertina e naturalmente dal titolo del lavoro ("New World Order"). In questi ultimi anni, si è fatto un gran parlare dei così detti "Illuminati" e in molti continuano a domandarsi chi sono realmente e come agiscono. Immagino il vostro titolo si riferisca a tutto ciò. Personalmente sono convinto che siamo vittime di una cospirazione universale orchestrata da questo gruppo di individui estremamente potenti e influenti. Tu cosa hai da dirmi?

- Ovviamente nemmeno noi sappiamo chi sono, ma come giustamente hai detto tu, negli ultimi anni si è sentito spesso parlare di questo fatidico Nuovo Ordine Mondiale, da parte di personaggi influenti, capi di stato e uomini potenti. Noi crediamo che effettivamente questo messaggio che ci lanciano serva ad abituarci all'inevitabile andamento delle cose, cioè il male di molti per il bene di pochi. Guardandoci intorno ci è sembrato che questo concept potesse essere interessante al punto da scriverci questo disco. Ovviamente poi Burdo ha "condito" i testi di metafore, riferimenti epici e biblici ma comunque il succo rimane quello. Per quanto riguarda l'artwork il genio è di Simone Bertozzi, già fautore della copertina del nostro disco precedente.

8. Secondo il tuo punto di vista, quali sono gli elementi di "New World Order" che piaceranno agli ascoltatori?

- Dipende molto dal tipo di ascoltatore. Serve un orecchio eclettico per questo album. Il doomster potrà assolutamente apprezzare un paio di pezzi come "The Devil's Conjuration" oppure "Ordo ab Chao". Chi ascolta prog potrebbe amare "New World Order" e "Ending Theme" ma magari schifare le altre songs. Penso che chi proverà ad andare oltre agli schemi, oltre ai clichè, potrà apprezzare un album che ha dentro innumerevoli influenze che creano un sound veramente personale, quello che sono i Void of Sleep oggi.

9. Mi auguro che l'album possa regalarvi delle grandi soddisfazioni. Ve lo meritate!

- Grazie Christian, lo speriamo tutti. Ci abbiamo messo molto impegno, molte energie sia fisiche sia mentali per fare questo lavoro e non sono mancati nemmeno i momenti brutti, gli scazzi tra noi, le incomprensioni ma abbiamo cercato di riversare nella nostra musica tutto ciò che avevamo dentro.

10. Qualcosa da aggiungere? Grazie a te per l'intervista e in bocca al lupo per tutto.

- Grazie ancora per lo spazio che ci hai concesso, speriamo di vederci presto ad un nostro concerto, con te e con tutti i lettori!


CONTATTI: 

facebook.com/Voidofsleep
auralmusic.com


VOID OF SLEEP line-up:

Gale - Chitarra, Chorus
Allo - Batteria
Paso - Basso
Burdo - Voce, Chitarra


RECENSIONE: 
VOID OF SLEEP "New World Order" 2015 - Aural Music


giovedì 15 ottobre 2015

Recensione: MORD'A'STIGMATA "Our Hearts Slow Down"
2015 - Pagan Records




Il quadro attuale dei MORD'A'STIGMATA si fa ancora più articolato, e ciò farà sicuramente presa sugli ascoltatori che avevano apprezzato i primi tre album pubblicati negli ultimi 6 anni ("Überrealistic", "Antimatter", "Ansia"). Il modus operandi dei musicisti polacchi consolida il criterio di priorità che conduce la scrittura su rotte specifiche, lontane dalla prevedibilità. Non esistono spazi riservati ai limiti nella dimesione in cui campeggiano le loro influenze musicali. Molto spesso si può essere tutto ciò che si vuole, l'importante è sapersi mettere in discussione per raggiungere un compromesso valido. Il nuovo EP "Our Hearts Slow Down" è la quintessenza di un sogno allucinato destinato alle orecchie di chi sa apprezzare la musica fatta con criterio. I Mord'A'Stigmata sono diventati a tutti gli effetti un collettivo aperto alla sperimentazione. Qui il buio divora la placenta della razionalità per nutrire l'essenza malata dei dannati. Post-black o avantgarde metal? Importa a qualcuno? Da Avere.

Contatti: 

mordastigmata.bandcamp.com 
facebook.com/mordastigmata

TRACKLIST: The Mantra of Anguish, Those Above, Our Hearts Slow Down




mercoledì 14 ottobre 2015

Recensione: MALEVOLENT CREATION "Dead Man's Path"
2015 - Century Media Records




Gli americani MALEVOLENT CREATION sono sinonimo di assoluta qualità nel panorama del metal estremo. Si sta parlando di un gruppo che ha cementato le fondamenta del death metal a stelle e strisce, quindi, mi sento quasi in dovere di esprimere la mia opinione personale sulla dodicesima opera in studio della creatura dell'insaziabile Phil Fasciana. L'esperienza accumulata dopo così tanti anni di permanenza sulle scene ha segnato anche il nuovissimo "Dead Man's Path", massimo esempio di espressività, tecnica, impatto e assoluta fedeltà alla causa. Nessuno potrà affermare il contrario. I Malevolent Creation appartengono ad un'altra generazione di musicisti, avendo inziato negli ottanta. Allora la scena era davvero piccola e si doveva sudare per ottenere un contratto discografico. Tutto ciò dovrebbe farci riflettere. La perseveranza non è mai venuta meno nel modo di agire e lo dimostrano con questi dieci brani che, prendono linfa dalle loro origini. Perciò l'unica cosa da fare è rendere onore a una delle migliori band death metal di sempre. Dietro la console troviamo Dan Swanö, un produttore che sa come ottenere grandi risultati. Lunga vita ai Maestri!

Contatti:

malevolentcreation.com
facebook.com/malevolentcreation

TRACKLIST: Dead Man's Path, Soul Razer, Imperium (Kill Force Rising), Corporate Weaponry, Blood of the Fallen, Resistance Is Victory, 12th Prophecy, Extinction Personified, Fragmental Sanity, Face Your Fear


martedì 13 ottobre 2015

Recensione: IMPLORE "Depopulation"
2015 - Pelagic Records




Ho recensito e intervistato gli IMPLORE prima dell'estate e a distanza di 5 mesi provo piacere a parlare nuovamente di loro. Sono trascorsi poco più di 30 giorni dall'uscita del successore dell'EP "Black Knell" (2014), perciò non risulta strano se oggi si fa un gran discutere di questo primo album completo stampato per conto della Pelagic Records di Berlino. "Depopulation" è la "vera" prova del nove per il trio tedesco, un gruppo affiatato che non è mai sceso a compromessi con niente e con nessuno per continuare a seguire i propri ideali e la propria libertà espressiva. Gli Implore dimostrano che per suonare del buon grindcore/death metal bisogna avere le armi ben puntate sull'ascoltatore. Sono in contatto da tempo con Gabriel (cantante/bassista) e vi assicuro che, in quanto ad attitudine e coerenza, lui non ha nulla da invidiare a nessuno. Inoltre i tre hanno una discreta attività dal vivo. "Depopulation", infatti, suonano "live" in tutto e per tutto, è corrosivo e implacabile, facile da assimilare. La produzione erosiva è stata azzeccata in pieno. Ogni brano presenta una sua peculiarità, seppur il riffing e i cambi ritmici possano sembrare un po' troppo derivativi. Tante le somiglianze con alcune band scandinave seguite da chi mastica tali sonorità. Sferzante la prova vocale. Non c'è alcun dubbio che la crescita degli Implore risulti più che palese. Il consiglio per gli interessati è quello di acquistarlo. Disponibile su CD e vinile.

Contatti:

facebook.com/imploreband
implore.bandcamp.com
pelagic-records.com

SONGS: Epicyte/Parasite, Sentenced, Thousand Generations, Homo-Consumens, Hegelian Dialectic, Cadaves on Parade, Hoax, Anthropocentric Selfishness, Iscariote, Neo Luddite, Ruthless Conspiracy, Bohemian Grove, Intrincated Scapegoat, Inexorable Malignancy


Intervista: CHOMOLUNGMA - "LUPI DI STRADA"






STEFFEN (CANTANTE/CHITARRISTA DEI TEDESCHI CHOMOLUNGMA) E' UN MUSICISTA EFFICACE E CONCRETO. POCHE PAROLE MA BUONE. UNA PERSONALITA' SEMPLICE E SENZA TANTI FRONZOLI. SENTIAMO COSA HA DA DIRCI.

1. Ciao Steffen. Da quanti anni sei coinvolto nella musica underground? Come hai iniziato a suonare la chitarra?

- Ciao. Si, suono la chitarra da circa 20 anni o giù di lì. E la stessa cosa vale per la mia voce. Tutto è iniziato nel quartiere di St. Pauli ad Amburgo con una band chiamata Arschlecker. Suonavamo punk.

2. Perché hai deciso di dar vita ai Chomolungma?

- Incontrai David e Sven davanti a qualche birra e decidemmo di scrivere alcune canzoni.

3. Quanto è stato difficile far funzionare le idee che hanno dato forma al primo EP "Chomolungma"? Siete eccessivamente critici con voi stessi durante il processo di scrittura?

- No, non è stato difficile. Tutto è andato liscio durante la creazione e la registrazione nella nostra sala prove. In un primo momento registrammo in un vero e proprio studio, ma in realtà non avevamo molti soldi per affrontare le spese. Così decidemmo di fare tutto in sala prove. Questo ha comportato un notevole impegno individuale, in quanto abbiamo lavorato per molto tempo.

4. Per quanto riguarda il songwriting, seguite una formula fissa?

- Si parte sempre da un riff di chitarra. Poi iniziamo a suonare tutti insieme per vedere cosa succede.

5. L'idea che sta alla base di questo EP?

- L'unica idea era quella di suonare musica pesante, semplice e sinistra. Vogliamo mostrare l'abisso spirituale dell'uomo.

6. "Chomolungma" è caratterizzato da un bel mix di metal, doom e southern rock. Quali musicisti influenzano la vostra musica? Preferenze personali?

- Hm... Mark Lanegan e David Edwards.

7. Per quanto riguarda il futuro? State già componendo dei brani per il prossimo album?

- Siamo sempre al lavoro su nuovo materiale, ma prima di registrare altre canzoni vogliamo suonare di più dal vivo.

8. Grazie per l'intervista.

- Grazie a te per l'interesse. Reinhauen.


CONTATTI: 

chomolungma.bandcamp.com/releases
facebook.com/Chomolungma


CHOMOLUNGMA line-up:

David - Batteria
Sven - Basso
Steffen - Voce, Chitarra


RECENSIONE:
CHOMOLUNGMA "Chomolungma" 2015 - Independent
 

lunedì 12 ottobre 2015

Recensione: ARDITI "Imposing Elitism"
2015 - Equilibrium Music




La dura marcia degli ARDITI fa tremare ancora la terra, nonostante siano ormai lontani gli anni della "grande guerra". Un ennesimo assalto armato che mira a riaccendere la miccia di quel battito impellente fondamentale per riaprire la strada verso le linee nemiche. Con la ristampa su CD e vinile di "Imposing Elitism" del 2014 (uscito inizialmente a tiratura limitata su cassetta), gli svedesi lanciano un'altra potente bomba a mano, riuscendo così a superare la nostra trincea di apparente sicurezza. Un rientro deciso e determinato che non può essere evitato in nessun modo. Il dono degli Arditi è quello di riattivare l'efferatezza di quei lunghi periodi storici, battezzati nella sofferenza. Martial industrial e neoclassicismo musicale all'ennesima potenza, consolidati in 14 anni di militanza sul campo. Henry Möller e Mårten Björkman hanno preso il totale controllo di questo stile musicale attraverso la meticolosità fredda e cinica delle loro gesta, e tutto ciò sfocia in un'esaltazione egoistica dell'IO. L'eroismo dietro questa animosità marchia a fuoco il corpo dei soldati. "Imposing Elitism" è un disco necessario per ogni fan, ma anche per chi vuole assorbire il meccanismo d'azione dell'onda d'urto generata da un'unità militare dal valore impagabile. Imperdibile!

Contatti:

equilibriummusic.bandcamp.com/imposing-elitism
facebook.com/arditiofficial
equilibriummusic.com 

TRACKLIST: Imposing Elitism, Heroic Age, Templets heliga härd, Order of the Black Sun, The Earth Shall Tremble Under the Tramp of Our Feet, Sturm auf die Zukunft, Dawn of a New Mythos, Förfäders dygder, Ashes Scattered in a River


domenica 11 ottobre 2015

Recensione: SHRINE OF INSANABILIS "Disciples of the Void"
2015 - World Terror Committee




E' nero come la pece il sangue che scorre nelle vene di questi SHRINE OF INSANABILIS, giunti al debutto discografico con "Disciples of the Void" e forieri di sonorità irrefrenabili. I 4 tedeschi non temono rivali, ecco perché ci vomitano addosso un disco elaborato e nevrotico, forgiato nelle fiamme dell'inferno. Se vuoi entrare nel Regno della Tenebra devi evocare il maligno svalutando qualsiasi forma di positività. L'esempio lampante di quanto possa essere importante costruirsi un marchio appropriato è rappresentato dalle composizioni racchiuse nella prima opera messa in commercio dalla World Terror Committee. Quella di "Disciples of the Void" è una realtà colma di misticismo oscuro. Quando ti immergi in un genere estremo come il black metal e spegni la tua mente razionale, puoi calarti in dimensioni sconosciute. Gli Shrine of Insanabilis rendono musicalmente viva la sensazione di assurdità, risvegliando tutte le angosce sepolte avulse ad ogni contesto temporale. Questo malessere parossistico, non vi abbandonerà facilmente. Siete stati avvertiti.

Contatti: 

wtcproductions.bandcamp.com/disciples-of-the-void 
facebook.com/ShrineOfInsanabilis
w-t-c.org

TRACKLIST: End All, Ruina, Acausal Paths, (...........), Invocation, Still of This Eart, Cycles and Circles, Acerbus, Omega


sabato 10 ottobre 2015

Intervista: AD HOMINEM - "FUOCO ARDENTE"






IL COMPOSITORE PRINCIPALE DEGLI AD HOMINEM E' KAISER, IL CUI PENSIERO HA ESERCITATO UN RUOLO DI PRIM'ORDINE IN QUESTO PROGETTO. DEVOTO FIN DAL 1998 ALL'ESTREMISMO SONORO DEL BLACK METAL, IL POLISTRUMENTISTA FRANCESE CONTINUA A PERSEVERARE PER NON SPRECARE CIO' CHE HA ACQUISITO NEL TEMPO. DI SEGUITO IL RESOCONTO DELLA NOSTRA CHIACCHIERATA.

1. Il tuo nuovo album è intenso e le qualità compositive che lo delineano meritano attenzione. Nelle tue sonorità c'è un vasto spazio occupato da diverse influenze musicali, oggi più di prima. Si denota una particolare sensibilità per la forma canzone, inoltre si possono ascoltare tanti piccoli elementi provenienti da svariati stili. Parlaci del tuo rapporto con la musica in generale.

- Grazie del complimento. In effetti, i gruppi che ascolto sono diversi, e penso di esser stato influenzato da vari stili, che sia metal, rock, stoner, sludge, crust-punk, electro, post hardcore. Non mi do limiti in quello che ascolto. Se mi piace, mi piace. Punto. Ho sempre odiato quella mentalità propria al black metal che vuole che un individuo ascolti solo metal estremo. Per me uno degli album essenziali del metal è "Wolverine Blues" degli Entombed. Mi sono svegliato la notte scorsa ed ho pensato proprio a quello. Poi ultimamente, ho ascoltato tante band di rock/stoner e questo si sente nell'album. Non vuol dire che Ad Hominem andrà verso uno stile più tranquillo. Non ne so ancora nulla.

2. "Antitheist" è un lavoro maturo e da esso emerge uno spirito evolutivo molto forte. Il tuo obiettivo era quello di stratificarlo su più livelli?

- Diciamo che ho iniziato a comporre l'album nel 2010, fino al 2014. Ci sono pezzi come "Glory Hole Jesus" o "Death & Cunt" che non intendevo usare per Ad Hominem, poi ho deciso di rendere la cosa più rock'n'roll. Quindi calcolato, si e no. Dipende dal punto di vista.

3. Nel corso degli anni hai accumulato tanta esperienza grazie a questo tuo progetto musicale, perciò vorrei sapere perché hai scelto di essere una one man band fin dagli esordi. So che ti avvali di altri musicisti per le tue esibizioni dal vivo. E' stato difficile trovare i componenti giusti?

- Sai, quando hai un carattere da leader e ti piacciono le cose giuste (o in altre parole, quando sei un rompi cazzo), è più facile lavorare da solo. Mi sono sempre trovato bene così, e una volta iniziato il progetto, non volevo includere qualcun'altro come compositore. I musicisti session con cui suono sono i miei amici e dal vivo Ad Hominem non sarebbe Ad Hominem senza di loro. Abbiamo iniziato a suonare insieme nel 2009 e non ci siamo mai più mollati. Secondo me sono fortunato, perché oltre la musica, c'è una vera osmosi tra di noi.

4. L'immagine di copertina è evocativa. Esiste qualche messaggio nascosto dietro questo artwork? Chi è l'autore dell'immagine?

- E' stata disegnata da Dehn Sora dei D. Studios e Treha Sektori. Penso che sia abbastanza esplicita per capire il messagio. Auguro morte alle religioni e a tutti quelli che le seguono. Bruciate tutti, brutti figli di puttana deficenti.



5. "Antitheist" è stato pubblicato dalla Osmose Prod. Conoscevi già chi gestisce l'etichetta francese?

- Di persona no. Oggi posso dire che Hervé si una persona vera, impegnata e sincera. Finalmente penso di aver trovato l'etichetta giusta per Ad Hominem, anche perché c'è un rapporto molto umano con lui. Per il resto, non serve presentare questa label.

6. Pensi che il black metal sia uno stile musicale che ti permette di essere creativo nel totale, oppure nel corso del tempo questo genere ti ha imposto dei limiti?

- Il problema, quando si parla di limiti, non è il genere musicale ma la mente povera della gente. Comunque, io mi faccio i cazzi miei. Cerco una certa coesione in quello che faccio, ma se domani volessi, Ad Hominem diventerebbe una band di electro.

7. Che cosa rappresenta per te essere ancora attivo come Ad Hominem dopo tanti anni vissuti nella scena Underground?

- Forse sai che ho quasi smesso con Ad Hominem, per sempre. La gente della scena mi fa abbastanza schifo, la maggior parte è proprio stupida e non capisce un tubo. Vedendo tutti quelli che vengono ai concerti solo per alzare il braccio destro o gli antifa che pensano che noi facciamo colloqui politici, alle volte mi chiedo: "cosa faccio qui?". Ti ripetto che avere questo line-up mi aiuta molto perché mi diverto sempre. In ogni caso, io ho quel bisogno di sfogarmi attraverso la creazione musicale. Quindi questa band mi permette di trovare un equilibrio mentale da ormai quasi 20 anni. Cazzo sono vecchio.

8. Grazie per l'intervista.

- Grazie a te per il supporto. Gente/gentaglia, ci vediamo al prossimo Black Winter Fest il 5 dicembre.


CONTATTI:

facebook.com/adhominemofficial
osmoseproductions.com


AD HOMINEM line-up:

Kaiser - Polistrumentista (Voce, Basso live)

Session Members:

M.K. - Chitarra
D.N. - Chitarra
G.K. - Batteria


RECENSIONE:
AD HOMINEM "Antitheist" 2015 - Osmose Productions


venerdì 9 ottobre 2015

Recensione: ABATON "We Are Certainly Not Made of Flesh"
2015 - Martire Records | Unquiet Records | Drown Within Records




Gli ABATON sfoggiano una potenza specifica, seppur sempre riconducibile alla modalità in cui avviene il degassamento del doom/sludge metal. Detto ciò, le idee valide per avvicinarsi ai quattro musicisti di Forlì ci sono tutte e fortunatamente sono anche ben distanti da facili classificazioni, fermo restando che attualmente il trattamento pregiudiziale è un fatto insito all'uomo moderno. Perciò mi tiro fuori da questa cerchia di comuni mortali utilizzando un ragionamento più quadrato e diretto. Il gruppo affonda infatti le proprie radici nel ventre caldo di due generi musicali collaudati, che continuano a trovare la massima espressione in formazioni come Neurosis e Cult Of Luna, ma non è questo il punto; proprio perché gli Abaton hanno molto da dire in materia, lo dimostra "We Are Certainly Not Made of Flesh", disponibile grazie alla collaborazione tra Martire Records, Unquiet Records e Drown Within Records. Un album suonato da musicisti che sanno come far girare questo tipo di musica. A tratti mi ricordano i newyorkesi Alkahest di "Churning The Ocean" (2013). Insomma, cercate di essere capaci di approfondirli dandogli le giuste attenzioni. Sopravvivere nella scena italiana esige uno sforzo non indifferente e soprattutto bisogna anche essere capaci di non farsi mettere i piedi in testa. I romagnoli possiedono una corazza ruvida e dura da scalfire. Da segnalare la presenza di Sean Worrell dei Nero di Marte in "[IV]".

Contatti: 

abaton.bandcamp.com 
facebook.com/Abaton
martiredischi.net
unquietrecords.com
drownwithin.wordpress.com

TRACKLIST: [I], Ananta, [II], Nadi, [N], Flesh, [IV], E c o, [V]