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sabato 31 maggio 2014

Recensione: E-FORCE "The Curse..."
CD 2014 - mausoleum records




Sono certo che il nome di Eric Forrest sia rimasto impresso nella mente di quanti hanno seguito l'evoluzione musicale dei cyber metallers Voivod nella seconda metà degli anni '90 (come dimenticare il suo contributo nei monolitici "Negatron" - 1995 e "Phobos" - 1997 oltre che sul successivo testamento "Voivod Lives" del 2000). Il bassista / cantante non ha mai occultato l'amore per le sonorità legate a quegli indimenticabili '80, una passione forte / incondizionata, trasportata con determinazione nei due progetti che lo vedono coinvolto: i Project:Failing Flesh (attivi dal 2001) e questi E-FORCE nati nello stesso anno. Coincidenza vuole che con entrambe le band il musicista abbia già pubblicato tre album. In questa sede, mi concentrerò sui secondi citati poc'anzi proprio perché da poco più di un mese sono tornati sulle scene con il nuovo album "The Curse.." dato alle stampe dalla belga Mausoleum Records. Eric, accompagnato dal chitarrista Xav e dal batterista Krof mette in moto un sound futurista
al cardiopalma dal taglio decisamente thrash metal che, inevitabilmente risente della lezione impartita dal geniale Denis D'Amour (conosciuto come Piggy). Un disco, nel quale vengono anche coinvolti alcuni special guests importanti: Drover (Megadeth, King Diamond), Kristian Niemann (Therion) e Vincent Agar dei francesi Yotangor. Questo CD "The Curse.." viaggia su velocità sostenute a dimostrazione che se si vuole ottenere incisività dalla propria musica bisogna aumentare il tiro delle canzoni. Sicuramente non ci troviamo di fronte ad un lavoro memorabile, ma se pur privo di momenti davvero emblematici, riesce ugualmente a tenere sveglie le percezioni dell'ascoltatore. La prova dei nostri è genuina/sincera e perciò, non risente di particolari cali di intensità. La prestazione di Forrest, peraltro già apprezzata ai tempi della militanza nei su citati Voivod, non fa una piega! La sua voce acida non delude mai. Speriamo solo che stavolta possano ottenere un seguito più cospicuo. Meritano rispetto per la dedizione con cui si approcciano al genere suonato. Fate tesoro delle mie considerazioni personali. A voi decidere da che parte stare.

Contatti: facebook.com/eforceoffical

TRACKLISTING: Invitation, Perverse Media, Witch Wrk, Serpent’s Kiss, Awakened, Psyclone, Devoured, Mass Deception, Your Beloved Hate, Infexxxous, The Curse of the Cunt.




venerdì 30 maggio 2014

Recensione: THE DRIP "A Presentation of Gruesome Poetics"
EP 2014 - relapse records




Non stupisce che questa formazione di Richland, Washington abbia firmato un contratto con la Relapse Rec. per il loro terzo EP "A Presentation of Gruesome Poetics". I 4 musicisti ci mettono tutta la grinta necessaria per cercare di irrompere nel mercato dell'underground contemporaneo. La velocità esecutiva prende il sopravvento nello scorrere del breve lavoro e non poteva essere altrimenti visto che si sta parlando di grindcore!!! Spietati e claustrofobici i nostri aprono l'EP con "Catalyst", capace di spianare il terreno per le successive 5 tracce. I THE DRIP sono assetati di sangue e ci pensa anche il cantante Brandon Caldwell ad infliggere una severa punizione all'ascoltatore; la sua voce graffiante e fottutamente tormentata penetra l'apparato uditivo come una lama affilata. Se amate band quali Rotten Sound, Retaliation (SWE), Murder Construct, Nasum... non fateveli sfuggire. Avranno il tempo per crescere e curare meglio i dettagli in fase di produzione. Cosa chiedere altro ad un gruppo come i The Trip?

Contatti: thedrip.bandcamp.com - thedrip.bandcamp.com

TRACKLISTING: Catalyst, Rise to Failure, Bygones Only Burn Once, Black Screen, Siren, Lash in - Lash Out.


Intervista: ACHERON - "LA LEGIONE DEI DANNATI"






CI SONO GRUPPI CHE VENGONO CONSIDERATI DELLE VERE E PROPRIE LEGGENDE NEL CIRCUITO DELLA MUSICA ESTREMA. GLI AMERICANI ACHERON POSSONO VANTARE TALE STATUS. GUIDATI DAL REVERENDO VINCENT CROWLEY NON HANNO MAI SNATURATO LA LORO ANIMA DANNATA! COERENZA E DEDIZIONE CONTRASSEGNANO DA SEMPRE QUESTI LEGIONARI. AD ESSERE INTERVISTATO E' PROPRIO IL PORTAVOCE CROWLEY...

1. Ciao Vincent. Come stai? Spero solo che tu non sia troppo stanco di rispondere all'ennesima intervista :) e perciò alle solite domande.

- Tu non puoi nemmeno immaginare! (ha ha ah). Ma è tutto ok.

2. Gli Acheron sono una delle migliori band della scena estrema, con un sound molto particolare. Avresti mai pensato di durare così a lungo con questo tipo approccio musicale, testi e immagine?

- Non ho mai pensato a questo. Ho sempre vissuto la mia vita un passo alla volta e non ho mai cercato di andare oltre me stesso. A dire la verità mi sento ancora come se fossi nei miei vent'anni e nulla è realmente cambiato sul mio desiderio di fare musica. Naturalmente mi chiedevo quanto tempo sarebbe durato questo tipo di musica e devo dire che è resistito alla prova del tempo.

3. Andiamo avanti. Il vostro nuovo album è stato pubblicato un po' di tempo fa. Ho ascoltato molte volte i suoi contenuti e lo trovo davvero fantastico...

- Ti ringrazio tanto. Siamo tutti molto orgogliosi. E' stato piuttosto stressante comporlo, ma il risultato è incredibile. Abbiamo fatto un ottimo lavoro e credo che siamo riusciti a raggiungere un buon risultato con esso.

4. In termini di songwriting, "Kult des Hasses" è più lungo degli album precedenti, è brutale e tecnico. Perché pensi si sia sviluppato in questo modo?

- Beh, è successo in maniera naturale. In realtà, le ultime due releases degli Acheron non sono troppo distanti da questo nuovo album. "REBIRTH: Metamorphosing into Godhood" ha avuto alcune canzoni lunghe e tecniche, mentre su "THE FINAL CONFLICT: Last Days of God" i brani sono stati accorciati un po' di più sopratutto nei riffs memorabili. In questo ultimo disco abbiamo unito il meglio di questi due album, riportando in luce lo spirito retrò dei vecchi lavori: "RITES OF THE BLACK MASS: and LEX TALIONIS". Sono anche riemerse le chitarre portanti come in "ANTI-GOD, ANTI-CHRIST" e "THOSE WHO HAVE RISEN". E poi, ci siamo anche evoluti con alcune nuove idee e un sacco di grandi/accattivanti riffs oscuri e pesanti.

5. Cosa ha ispirato il titolo dell'album? Da dove arriva l'ispirazione per le lyrics?

- Abbiamo sempre chiamato i nostri fan "Legions of Hatred". Volevo un nuovo titolo che rendesse omaggio alla loro fedeltà nei nostri riguardi. "Cult of Hatred", suonava bene. Poi un mio amico tedesco ha creato una versione nella sua lingua ed è quella che abbiamo scelto. Penso che dia all'album una buona sensazione.

6. Parlando di "Kult des Hasses": Questo è il vostro ottavo full-length
e celebra il 26° Anniversario della band. Quali sono alcuni dei tuoi migliori sentimenti riguardo al disco? C'è qualcosa di speciale previsto per questo?

- In realtà è il nostro sesto full-length. Le altre releases erano un paio di MCD e una serie di altre uscite. Entrando nello specifico: un album di cover, delle compilation e un disco che racchiudeva materiale risalente ai nostri demo. La band ha una nuova energia grazie a questo nuovo lavoro. Penso che si possa percepire sull'ultimo disco. Gli ACHERON ora hanno il vento alle spalle e la nostra vela è nuovamente gonfia. Abbiamo in programma di suonare alcuni concerti e iniziare a supportare questo nuovo album. Naturalmente inizieremo a lavorare anche al prossimo materiale degli ACHERON. Per noi è tutto fantastico in questo momento. Ora, ci vorrebbe solo un grande tour per rendere incredibile ogni cosa.



7. Saresti in grado di selezionare una o due canzoni dal nuovo album? Quelle che ti danno un sacco di soddisfazioni per quanto riguarda la vostra performance?

- Per quanto mi riguarda direi "Satan Holds Dominion" e "Jesus Wept", perché sono venute fuori in maniera incredibile.

8. Quando guardi indietro alla vostra discografia... ci sono cose in cui non siete riusciti ad ottenere il massimo? Oppure che avreste potuto fare diversamente?

- Assolutamente! Mi piacerebbe ri-registrare alcune canzoni del nostro passato in modo da farle suonare meglio oggi, usufruendo di uno studio migliore e di un mix e mastering più professionale. Non si sa mai, magari accadrà un giorno?

9. Avete ricevuto ottime critiche di anno in anno. I vostri fan sono felici, la stampa è entusiasta. E dal momento in cui avete iniziando a suonare le nuove canzoni, come è stato il feedback?

- Non abbiamo suonato nessuno spettacolo dall'uscita dell'album. Però abbiamo fatto un mini-tour con gli INCANTATION prima di registrare il nuovo disco e quindi alcune nuove canzoni sono state suonate live. I fan sembravano molto entusiasti. Ma dovrebbe essere ancora meglio ora, perché hanno ascoltato l'album e si sono abituati alle ultime canzoni. Non vedo l'ora di suonare alcuni concerti dal vivo!

10. La musica estrema è cambiato dai primi anni '90! Come e cosa ti fa pensare?

- Cerco di non pensare troppo a questo. Faccio solo quello che voglio fare. Ci sono alcune band che mi piacciono e altre meno. Ma quando si tratta degli Acheron, non ci sono compromessi, questa band non segue
le tendenze o regole della musica moderna. C'è un metodo per la nostra follia e questo ha funzionato per molti anni.

11. Hai girato molto nel corso degli anni? Qual è la cosa più strana che ti sia mai successa?

- Sono attivo da molti anni ma come band non abbiamo girato più di tanto. Penso che sia stato uno dei nostri più grandi problemi. Ma si spera che cambierà quest'anno. Ci sono un sacco di cose strane e bizzarre accadute in tour. (Ah, Ah). Penso che una delle cose più bizzarre è stato quando un fan Messicano mi chiese di ritagliargli un pentagramma nella carne del suo braccio. Stava sanguinando dappertutto e cazzo mi è piaciuto molto. (Ah, Ha)

12. Cambiamo argomento. Dove vedi gli Acheron tra dieci anni?

- Spero saremo ancora attivi, continuando a pubblicare musica satanica e brutale! Questo è l'obiettivo.

13. Cosa c'è nel futuro degli Acheron?

- Nulla è ancora previsto. Restate sintonizzati...

14. Grazie per l'intervista! Buona fortuna! Hai alcune dichiarazioni da fare per i fan italiani?

- Grazie per l'interesse negli ACHERON. Vorrei ringraziare tutti quelli che ci hanno sostenuto dall'Italia e naturalmente tutti quelli che hanno acquistato il nuovo album ACHERON "KULT DES HASSES". E se non lo avete fatto... Compratelo immediatamente! Cheers! Ad Maiorem Satanae Gloriam!



CONTATTI: listenable.net - metal-archives.com/bands/Acheron


ACHERON line-up:

Vincent Crowley - Chitarra, Basso, Voce
Kyle Severn - Batteria
Art Taylor - Chitarra


RECENSIONE:
ACHERON "Kult des Hasses" CD 2014 - listenable records





giovedì 29 maggio 2014

Recensione: ELECTROCUTION "Metaphysincarnation"
CD 2014 - aural music | goregorecords




Gli emiliani ELECTROCUTION sono tra i pochi ad aver espresso qualcosa di elettrizzante. Questo accadeva vent'anni fa, quando il death metal andava per la maggiore. Indimenticabile il loro debutto "Inside the Unreal" del 1994. Ma risulta ancora più sorprendente rivederli in azione dopo così tanti anni. A volte il silenzio può riservare delle piacevoli sorprese e fortunatamente così è stato. Quello appena pubblicato è da considerarsi un full-length speciale per tutti gli amanti del death metal tricolore (e non solo). Il nuovo "Metaphysincarnation" messo in piedi dal chitarrista Alex Guadagnoli e soci si impone con fermezza, prendendo le giuste misure dal suo predecessore (senza richiamare il pallido e poco riuscito EP del 1997 "Acid but Suckable"), ed a mio avviso, possiede il necessario per diventare un vero 'perno' nel suo genere. I nostri hanno avuto il tempo necessario per lavorare con tutta calma a quello che si deve considerare il disco della rinascita (lo spero vivamente). Dopo averlo ascoltato con la doverosa attenzione, posso constatarne la riuscita!! E' la realtà dei fatti, senza perciò eccedere in frasi fatte o retoriche. Lo spirito è rimasto intatto e immune alle attuali contaminazioni moderne e questo lo si può capire anche dalla produzione del disco, la quale si fa forte di suoni duri, severi, poco raffinati, old-school. Questa volta, le diverse composizioni risultano più complete e sicuramente meglio arrangiate. Gli Electrocution del 2014 appaiono motivati, decisi a far male. Servendosi di una progressione di tutto rispetto, gestita piuttosto bene; avanzano senza mai utilizzare forzature tecnico-compositive o fraseggi inutili. "Metaphysincarnation" è rumoroso, d'impatto, incalzante, vive tra slanci e rilassamenti in una perenne tensione fisica. Il tutto ovviamente nello stile della band concentrata a sopraffare l'ascoltatore con la visionaria tridimensionalità compositiva. La loro elasticità in fase di songwriting rimane di primordine (tra le più belle: "Wireworm", "Phylogenesis", "As A Son To His Father", "Spirals In Tension"). Forse alcuni si aspettavano un lavoro orientato verso soluzioni più aperte... ed invece i bolognesi non hanno fatto altro che riconfermare il proprio approccio oscuro, ricercato e a tratti melodico ("Anthropocentric"). E' certo che gli Electrocution sono un buon gruppo ma, attualmente, dovranno fare i conti con tantissime 'ottime' formazioni coinvolte nel panorama estremo. Gli auguro il meglio.

Contatti: 

facebook.com/Electrocution.band
reverbnation.com/electrocution

TRACKLISTING: Wireworm, Phylogenesis, Abiura, Bloodless, As a Son to His Father, Panopticon, Nature Obliteration, Logos, Aliento del Diablo, Spirals in Tension, Anthropocentric.




martedì 27 maggio 2014

Recensione: CROWBAR "Symmetry In Black"
CD 2014 - century media




Kirk Windstein e i suoi CROWBAR (nati nel lontano 1990) sono tornati! Una delle più grandi realtà dello sludge/metal americano (insieme agli amici EyeHateGod) continua a tenere il passo, pubblicando degli album roventi, validissimi sul piano compositivo / esecutivo. Questa dura perseveranza, ancora oggi, inietta energia positiva alla loro indiscussa longevità. Ora finalmente è uscito il nuovo CD "Symmetry In Black" e sembra in grado di vincere le resistenze anche dei più scettici. Il motivo?? I Crowbar non hanno cambiato pelle! Il disco si snoda su di una lunghezza di oltre 40 minuti, mettendo al rogo tutte le peculiarità che da sempre animano le composizioni dei musicisti di New Orleans, dalle convulsioni rallentate
e depressive, alle fughe più sostenute e sgraziate (prendete come esempio "Ageless Decay"). Ad accompagnare Kirk W. (che ha deciso di allontanarsi definitivamente dai sui compagni coinvolti nei Down) in questa ultima fatica il chitarrista Matthew Brunson ed una sezione ritmica solida come l'acciaio (Jeff Golden - basso, Tommy Buckley - batteria, quest'ultimo è il drummer dei potentissimi Soilent Green). Il risultato, dal punto di vista sonoro è davvero poderoso, un bilanciamento perfetto tra il loro stile riconoscibilissimo e tracciati sonori che un po' risentono dei più cerebrali High On Fire di Matt Pike (la title track "Symmetry In Black"). Questo full-length mi fa pensare che i Crowbar non solo sono in ottima forma, ma che l'identità che li contraddistingue è viva e fedele alle origini. Una mentalità punk fatta di provocazione e totale dedizione al genere suonato. Non c'è un solo brano che in quest'ottica sia superfluo, fuori posto. L'intera opera (la decima in 24 anni di carriera) è rocciosa nelle ritmiche, tagliente nei riffs e supportata dalla voce profonda e cavernosa del sempre ispirato Windstein. Insomma, se volete godere di un attitudine genuina, "Symmetry In Black" è l'ennesima prova di classe che i fan della band non faranno fatica ad osannare. Un lavoro questo, che mostra anche qualche sintomo incoraggiante di nuove aperture musicali. Bentornati!

Contatti: facebook.com/crowbarmusic

TRACKLISTING: Walk with Knowledge Wisely, Symmetry in White, The Taste of Dying, Reflection of Deceit, Ageless Decay, Amaranthine, The Foreboding, Shaman of Belief, Teach the Blind to See, A Wealth of Empathy, Symbolic Suicide, The Piety of Self-Loathing.




Recensione: SITHTER "Evilfucker"
DIGITAL ALBUM | CD 2004 - bad road ces




Gli EyeHateGod hanno fatto scuola!!! Altro non si può pensare o affermare mentre si ascoltano le note del debutto dei giapponesi SITHTER. Le orride ambientazioni espulse dalla loro musica sembrano fuoriuscire dalle fitte nebbie della Louisiana e non è un caso se le similitudini con i su citati maestri dello sludge appaiono immediatamente 'palesi' e "riconoscibili'; tanto che anche la voce del chitarrista/cantante Hiroyuki Takano sembra emulare spesso la sofferenza viscerale del vecchio Mike Williams. Troppi sono i momenti in cui i nostri puntano a ricalcare le orme dei giganti del genere. Ovviamente non sono i primi a muoversi in questo modo. Se si deve puntare sull'onestà si dovrebbe dire: "a cosa serve tutto ciò?". Non saprei... Resta il fatto che i Sithter amano queste sonorità, in maniera piuttosto evidente, perciò non si può mettere in discussione la passione, ma ciò non toglie che si doveva trovare qualche diversivo nella formula strumentale in modo da non essere classificati tra i soliti mestieranti. E credo di non mentire. Il sound del gruppo è sulfureo, pesante, gravoso, l'accordatura è ribassata / cupa come nella migliore tradizione, quindi il disco è adatto solo ai più fanatici di voi. Tutti gli altri possono passare oltre.

Contatti: facebook.com/Sithter - badroad.bandcamp.com/evilfucker

TRACKLISTING: Death Sonic Cemetary, Dawn of New Destruction, Taste the Blood, Evilfucker, Isith, My Distortion God, Noisefucker, Smell of Pigs Delight, Children of the Damned.


lunedì 26 maggio 2014

Recensione: YOUNG AND IN THE WAY "When Life Comes to Death"
CD | LP 2014 - deathwish inc.




Interessante ritorno quello degli americani YOUNG AND IN THE WAY dopo aver firmano un importante contratto con la già nota Deathwish Inc. La band in questione è artefice di una insana malvagità che si annida sotto pelle penetrando incessantemente fino a toccare le ossa marce, dunque, è parte di una malattia sonora che privilegia ritmiche forsennate e riffs impreziositi da un andamento poco rassicurante, a tratti furente in altri morboso e angosciante. La voce dal timbro tipicamente black metal non fa altro che aumentare la dose velenosa imposta dal combo del North Carolina USA. Quello che troverete in questo quarto disco intitolato "When Life Comes to Death" farà grondare sangue alle vostre orecchie. L'incedere è monolitico e inizia proprio con la sinistra traccia d'apertura "Betrayed by Light", una vera mattanza che fonde l'approccio 'raw' dei vecchi Craft con il post-hardcore più dissonante e catastrofico (è da pelle d'oca il pianoforte suonato in chiusura). Il crust-black metal dei nostri rade al suolo ogni cosa, contagiando come un virus in caduta libera! Le dinamiche collaterali cucite sul corpo degli undici brani non concedono tregua, ma soprattutto regalano un sound tenebroso che lascia basiti. E' una colata lavica in piena quella vomitata dai Young and in the Way. Per certi versi "When Life Comes to Death" è un lavoro sorprendentemente tradizionalista (se è lecito utilizzare questo termine, analizzando queste sonorità) che, affronta il tema dell'estremo in un'ottica abbastanza avvincente. Non può essere ignorato il fatto che la loro risolutezza risente delle influenze di vari esponenti militanti nell'underground internazionale (...non solo attivi oltreoceano). Suoni volgari, rugginosi, violentissimi, dotati di una sporcizia non indifferente e perciò maledettamente efficaci. Anche se poco innovativo dovete ugualmente ascoltare questo full-length! Non ve ne pentirete.

Contatti: yaitw.com - facebook.com/yaitw

TRACKLISTING: Betrayed by Light, Fuck This Life, Be My Blood, Self Inflicted, Loved and Unwanted, We Are Nothing, Final Dose, Weep in My Dust, Take My Hand, Shadow of Murder, Embrace Extinction.


domenica 25 maggio 2014

Recensione: WE ARE THE DAMNED "Doomvirate"
CD 2014 - lifeforce records




Pestano duro e senza pietà i portoghesi WE ARE THE DAMNED, attivi dal '07 e con alle spalle diverse releases (3 album e 2 EPs). Questi massacratori ci bastonano con il loro death'n'roll/crust che 'molto' deve alla scuola svedese (Entombed su tutti) anche se nei riff di chitarra e soprattutto nella voce si evidenziano certe sfumature dei pazzi Impaled Nazarene. E' tutto concentrato in un disco micidiale, tirato, che mira a far male. Quindi, non credo che in questa sede sia tanto importante parlare di originalità compositiva. L'unica cosa certa è che i quattro musicisti coinvolti nel progetto hanno le idee chiare sulla propria rabbiosa/vile natura. Il songwriting non è mai banale o misero, per questo motivo ogni composizione posizionata nella tracklist di "Doomvirate" riesce a colpire in maniera netta/decisa. "Soul Entropy" è uno di quei brani bastardi che ti azzannano con impeto animalesco strappandoti via la carne violata... anche se non sono da meno le feroci "Macabre Expedition" e "Dreams Under Surveillance" (il primo minuto e mezzo di quest'ultima ricorda i Napalm Death di "Inside the Torn Apart"). I We Are The Damnend hanno la giusta padronanza strumentale per ottenere dei buoni consensi sia da parte degli addetti ai lavori che degli appassionati di tali sonorità. Personalmente li ho trovati trascinanti. Di "Doomvirate" va celebrata la sua tensione che istantaneamente si fa minacciosa. Da provare ad alto volume!

Contatti: 

facebook.com/wearethedamned
wearethedamnedofficial.bandcamp.com

TRACKLISTING: Ghastly Humans, Dreams Under Surveillance, Revealing Morality, Rain Of Spikes, Soul Entropy, Imposter, The Threshold, Macabre Expedition, Angelsick, Flight Of The Phoenix.


sabato 24 maggio 2014

Recensione: ORUGA "Blackened Souls"
DIGITAL ALBUM | CD 2014 - apathia records




Lo sludge/doom metal negli ultimi periodi ha esposto alla luce solare uscite discografiche davvero entusiasmanti, ma non sono mancate quelle decisamente evitabili o di interesse minore. E' sempre molto difficile addentrarsi nell'universo concettuale di tutte queste formazioni spesso troppo simili tra loro. Forse, non tutti hanno la benché minima idea di quanto sia stancante reggere l'urto di una musica tanto voluminosa, ma oggi troppo satura ed abusata fino all'estremo. L'esperienza uditiva può rivelarsi un po' più intensa allorquando ci si trovi di fronte un combo come questi ORUGA (provenienti dalla Francia). Sapete perché? Semplice! Perché nell'underground odierno esistono realtà che se pur mantenendo
una linea di genere, riescono quantomeno a semplificare leggermente la propria proposta, essiccando così le trame più complesse ed arrivando
ugualmente a colpire nel segno. Sia chiara una cosa: i nostri non sono degli innovatori!). Avevo già ascoltato l'EP omonimo del 2011, ricevuto in un pacchetto promozionale della Kaotoxin Records, quindi, sapevo cosa aspettarmi da questo debutto "Blackened Souls" pubblicato dalla Apathia Rec. Gli Oruga non aggiungono nulla di particolarmente nuovo / originale
se messi in relazione con i tanti altri gruppi impegnati nel medesimo compito, però fortunatamente riescono a mantenere alta la tensione per buona parte del disco (citerei due pezzi: "We, the Darkness" e "Cursed"). Che dire altro?!? Fate le vostre personali considerazioni perché qui il fattore "soggettività" giocherà un ruolo decisivo. In giro si può trovare materiale più accattivante.

Contatti: 

apathiarecords.bandcamp.com/blackened-souls 
facebook.com/Oruga666

TRACKLISTING: Heretics, We the Darkness, Dead Among the Living, Disciples, Cursed, Ghosts of Anneliese.


venerdì 23 maggio 2014

Recensione: CORRIDOIOKRAUT ".dov'eraleiaquell'ora."
CD | DIGITAL ALBUM 2014 - autoprodotto




Il progetto CORRIDOIOKRAUT si forma nel Novembre 2012 dall'unione di due musicisti salentini: Alberto Scarpello (drummer degli URO) impegnato ai synth, sampler, loops, voci e Michele "Rafelo" Leucci (dei Micheal and the Teeth) al basso, synth, strumentini auto costruiti. La sinergia tra le parti è veramente profonda anche perché entrambi sono coinvolti nei già rodati !Gato de Marmo!. Si capisce da subito che lo scopo principale è quello di modellare sonorità sperimentali ed ambientali segnate da un suggestivo e toccante trasporto emotivo. I nostri, non si risparmiano e, abbandonandosi totalmente in queste atmosfere dilatate, arrivano dritti al cuore dell'ascoltatore, senza calpestare vie secondarie o artificiali. C'è in questo processo una concretezza di contenuti tale da sostituire ogni altra possibilità fittizia. In questo modo i CorridoioKraut possono esprimersi al meglio, perché l'individuo e la sua materia sono parte del mondo caotico e come tale può avere la fortuna di sezionarla / smembrarla per cucirgli una veste completamente opposta e delirante. Questo album ".dov'eraleiaquell'ora." ne è la riprova! Con tali caratteristiche, la musica dei nostri ha la capacità di annullare la realtà che ci circonda, di sollecitare lo spirito in modo imprevedibile e spesso accidentale. Ciò che ho apprezzato maggiormente delle 8 tracce è che si snodano su di un minimalismo accorto che punta a far emergere la fluidità dell'insieme. Non è la singolarità di ogni pezzo a fare la differenza ma il processo creativo vissuto in una totale integralità. Il primo passo è stato fatto! Ci sono le qualità per spingersi ancora oltre e provare nuove soluzioni.

Contatti: corridoiokraut.bandcamp.com - facebook.com/Corridoiokraut

TRACKLISTING: Gozzi, Fabregas, Luxie, Freshness, Sarmengula, Toffanin, Gobon_pt1, Gobon_pt2.


Recensione: MYSTIFIED "Eschate Thule"
DIGITAL ALBUM 2014 - cryo chamber




Thomas Park in pianta stabile nella città di Saint Louis (Missouri), osa rappresentare i suoi deliri interiori con forza liberatrice. Park non si fa intimidire dai tanti colleghi impegnati nel circuito del dark ambient né distogliere dalle loro rispettive opere musicali. Questo suo lavoro "Eschate Thule" attrae in modo evocativo e richiama un simbolismo che, scava nell'animo umano per cercare delle precise risposte o quantomeno delle possibili soluzioni al dramma esistenziale. Così servendosi del progetto MYSTIFIED crea la propria opera, lacerata tra gelide ossessioni, mettendo in discussione se stesso e i sacri principi di un genere sempre più in crescita. Di questa battaglia condotta del tutto consapevolmente, restano le tracce di un destino piuttosto oscuro. All'Arte la libertà assoluta! Non vi è dubbio che la scelta di determinate orchestrazioni è per Thomas simbolo di purezza (quella strettamente legata all'azione del soggetto immerso nell'universo dipinto da canzoni quali "Frozen Vapor", "Northwest Passage"). Così la musica racchiusa in questo disco diviene emblema della determinazione al servizio di un evidente modello estetico. Mystified trasmette vibrazioni attraenti, anche se a tratti risulta un po' troppo ripetitivo. Siamo comunque ben oltre gli standard. Speriamo solo che in futuro possa allargare i suoi orizzonti e crescere ancora.

Contatti: 

cryochamber.bandcamp.com/eschate-thule 
facebook.com/pages/Mystified

TRACKLISTING: Bering Strait, Frozen Vapor, Deep in the Tundra, Patriotic Exploration, Northwest Passage, Whiteout.




giovedì 22 maggio 2014

Recensione: RETURN FROM THE GRAVE "Gates of Nowhere"
CD 2014 - argonauta records




Non sono niente male questi RETURN FROM THE GRAVE. Il loro stoner rock è sicuramente ricco di grinta ma bisogna anche sottolineare che, solo dopo diversi ascolti l'intera opera diventa piuttosto intrigante/stimolante. Le latitudini stilistiche sono in primis quelle dei vecchi Black Sabbath (quindi di metà anni '70), infatti, il suono della band veneta (tutti i membri provengono dai dintorni di Venezia) scorre rutilante e magnetico, intenso; come se si stesse ascoltando un 'vero classico' del passato (!). L'energia dispensata è talmente consistente da scagionarli dall'accusa di plagio o, peggio ancora, di opportunismo (la voce di Semenz ricorda molto spesso le corde del folletto Ozzy). I RFTG ci sanno fare, suonano davvero bene e con passione: i loro 7 brani non danno tregua e risultano la degna continuazione di una certa scuola di pensiero. Forse, non tutti saranno d'accordo con la mia opinione, e comunque, resta il fatto che, il mood è garantito dalla prima traccia "Words In Words" alla finale "Inside Human Soul's (2014)". Particolarmente sperimentale l'approccio nella lisergica e riuscita "River In The Sky". All'interno del nuovo full-length "Gates of Nowhere" l'involuzione stilistica è decisamente palpabile, però le varianti messe a disposizione del lavoro vengono arrangiate con gusto e padronanza. Questa è musica senza tempo, suonata col cuore prima che con la testa. Ora, partendo dalle ottime potenzialità, bisognerà superare l'ostacolo maggiore: trovare una formula compositiva più personale. Se così sarà, protemo vantarci di un'altra stella nata per brillare a lungo. Forza ragazzi. Siamo sulla buona strada. Il disco è stato masterizzato da Richard Whittaker ai FxGroup Studios di Londra (...personaggio che vanta collaborazioni con mostri sacri come SAINT VITUS, THE WHO, BLACK SABBATH e ROLLING STONES). Un'altra freccia all'arco della Argonauta Records.

Contatti: 

returnfromthegrave.bandcamp.com
facebook.com/returnfromthegrave
argonautarecords.com

TRACKLISTING: Intro, Words in Words, Canter of the Will, The Rage of Rays, Uncovered Fate, River in the Sky, Inside Human’s Soul.


Intervista: ELEVATORS TO THE GRATEFUL SKY - "CUORE PULSANTE"






ARRIVANO DALLA BELLA PALERMO GLI ELEVATORS TO THE GRATEFUL SKY, UNO DEI GRUPPI PIU' CONVINCENTI DEL SUD ITALIA. IL LORO OTTIMO ALBUM DI DEBUTTO INTITOLATO "CLOUD EYE" (PUBBLICATO DALLA TRANSUBSTANS REC.) NON MANCHERA' DI EMOZIONARE QUANTI COME ME AMANO LE CALDE E SANGUIGNE SONORITA' LEGATE AL MIGLIORE STONER/ROCK. HO AVUTO IL PIACERE DI INTERVISTARE IL VOCALIST SANDRO E IL CHITARRISTA PRINCIPALE DELLA BAND, GIORGIO.

1. Ciao. Vorrei cominciare con una domanda 'necessaria' e diretta: perché si sono formati gli Elevators to the Grateful Sky?

Sandro: Anzitutto ciao anche a te Christian! Grazie per averci concesso questa intervista e per tutto il lavoro che svolgi su "Son of Flies". Gli ETTGS si sono formati principalmente da un'esigenza mia e di uno dei due chitarristi, Giuseppe. La motivazione fondamentale era, dopo anni di "militanza" in generi estremi (in particolare Brutal Death), cercare di intraprendere nuove sonorità appartenenti, decisamente, a tutt'altri lidi musicali. L'influenza che Giorgio (il chitarrista solista) ha avuto nei nostri confronti, riguardo ascolti e conoscenza delle svariate "scene",
è stata determinante prima e dopo la formazione della band.

2. Ti andrebbe di tracciare una breve biografia della band?

Sandro: Certamente. In breve gli ELEVATORS TO THE GRATEFUL SKY sono stati fondati da me e Giuseppe, dopo l'esperienza che entrambi abbiamo vissuto con un particolare progetto, un duo brutal death chiamato Omega. Poi, in seguito, è stato convocato dietro le pelli, Giulio (Horcus) e infine il caro Giorgio (con cui suonavo già negli Undead Creep, ma che contava e conta partecipazioni in svariate formazioni, tra cui: Furious Georgie, Haemophagus, Smuggler Brother, Sergeant Hamster ecc.).

3. Allora, che cosa hai da dire a proposito del vostro debut "Cloud Eye" uscito già diversi mesi fa? A mio avviso un lavoro ben fatto ed anche caratterizzato da ottime coordinate musicali...

Sandro: Ti ringrazio. Guarda, rimanendo il più oggettivo possibile se potessi descriverlo con una parola utilizzerei: "Multicolore" (anche attraverso le grafiche ho voluto esprimere questo). Abbiamo cercato di variare il più possibile tra generi e influenze, cercando di mantenere l'accezione più o meno corretta di "stoner", per quanto comunque in fin dei conti non piace catalogarci più di tanto. L'introduzione comunque di spunti derivati dal genere come il doom o lo psychedelic e l'aggiunta di stravolgimenti non del tutto comuni alla maggior parte delle band di questa scena (come i fiati in Red Mud, l'armonica in Ridernaut o il raggae in Cloud Eye), sicuramente ci aiutano a prendere un pò d'aria. Facciamo un pò quello che ci pare, senza rimanere ingabbiati in paletti formali, prendendo un pò di qua e un pò di là. E' un compito difficile, anche perchè si rischia di tradire quello che è il principo del "less is more", ma se si apprendono certe cose e si entra in una certa mentalità ci si può riuscire. Almeno, se non vi abbiamo annoiato o non avete gettato il cd dalla finestra, forse, ci siamo riusciti.

4. Potresti parlarmi della fase di produzione / registrazione di questo lavoro?

Sandro: Il cd è stato inciso molto prima della sua uscita sotto la label Transubstans Records. Il tutto si è svolto qui a Palermo alla 21esimo Livello di Pietro Pitingaro, mentre tutte le tracce vocali sono state registrate da Peter Ventimiglia (meglio conosciuto come Shy Kidx, il quale tramite Epitaph Rec., sta esportando la sua Dub Step palermitana in giro per il mondo). Ad essere sincero mentre eravamo in studio sentivamo che stava uscendo un qualcosa di più o meno valido, o almeno per noi lo era e lo è. Abbiamo lavorato con tutto l'amore possibile, credeteci, e spero che questo possiate intuirlo pezzo per pezzo. Altre "chicche" da Novella 2000, riguardano coincidenze che sono accadute durante la fase di recording. Ad esempio, quasi ogni volta che Giorgio finiva la sua take squillava il telefonino del producer, Pit, incredibilmente a tempo con il riff suonato precedentemente o per quanto riguarda l'assolo in "The Moon Digger" il wah-wah (sempre di Giorgio) andò completamente per i fatti suoi riproducendo un suono quasi da synth, che abbiamo poi lasciato e che potete sentire nella suddetta canzone. Non so chi di voi se ne accorto, ma quella è davvero una chitarra.

5. Il vostro sound risente dell'influenza del vecchio stoner/rock oltre che di altre svariate influenze. In particolar modo mi vengono in mente
i padri Kyuss... La classificazione 'stoner' vi sta stretta?

Giorgio: in realtà non più di tanto. Certo, ogni genere musicale, nei primi anni di sviluppo, “cerca” la propria natura nel buio dell’assenza (o quasi) di riferimenti stilistici. Questo proprio perché si cerca di superare i riferimenti diretti al passato e le accademie. Detto ciò, noi possiamo tranquillamente essere inseriti nel filone stoner contemporaneo, ma la nostra passione per ogni genere musicale (...surf music, musica concreta, dub vecchio stile, space rock, hip-hop, free jazz, doom metal) ci spinge a fregarcene se un nostro pezzo non suona al 100% in linea con lo standard stoner rock odierno. Istinto e divertimento giocano un ruolo essenziale nel songwriting.



6. Di cosa trattano i testi delle canzoni? Hai delle argomentazioni a cui tieni maggiormente? E in che modo si ricollegano all'artwork del disco?

Sandro: Davvero una bella domanda, soprattutto per quanto riguarda questo parallelismo che, in effetti, si può intuire tra grafiche e testi (anche perchè l'idiota che si occupa di entrambi sono io). Bhè, il tutto è legato a quelli che possiamo chiamare, in modo molto semplice e da prima elementare, i "mondi delle persone". Stati d'animo, esperienze personali, visioni e sogni. In molti c'è una forte dose onirica legata al vissuto quotidiano e alla speranza di trovare un qualcosa che poi in fin dei conti effettivamente non c'è o magari anche migliorare se stessi, semplicemente guardando il mare e il cielo della nostra terra (Sirocco, Ridernaut, Turn in my Head, Stonewall ecc). In altre troviamo schietti squarci, un pò bucolici a dire la verità, di nottate passate fino a l'alba a distruggersi con gli amici, l'alcohol, le ragazze e la musica (Red Mud, Sonic Bloom, Handful of Sand); difatti nella canzone "Cloud Eye" consiglio proprio: "verso questa vita, beviamocela fino a morire". Altre ispirazioni ancora sono scenari di psichedelia e fantasia pura, come scuola '70s insegna (The Moon Digger). Ritornando al discorso del collegamento con l'artwork di copertina, bhè. Stati d'animo molto vari corrispondono a vari colori. Sogni e speranze modificano le linee di ciò che vedi in qualcosa di fantastico e fuori dal mondo. Spero che abbiate capito. Comunque personalmente sono molto appassionato dei classici disegni "stoner" puntinati (all'Heavy Days in Doomtown a Copenhagen c'è un'ottima rassegna al riguardo durante il fest). John Dyer Baizley è uno dei miei artisti preferiti.

7. Musicalmente, invece, quali sono i brani a cui siete più legati? E perché?

Sandro: Principalmente, per me, sono un due/tre. "Ridernaut" perchè a dire la verità un pò mi rappresenta. Questa voglia di uscire e abbandonare tutto seguendo la tua strada. Essere circondato solamente dalle montagne, dal mare e dal cielo (siamo molto legati alla nostra terra e ai suoi paesaggi, Palm Desert gli fa un baffo) per poi trovare magari un "rifugio" in qualcosa o in qualcuno (sta a voi capirlo), fa parte di me al 100%. "Sirocco" è un'amara presa di coscienza; molte volte ti rendi conto che "certe cose non s'anno proprio da fà!". Magari per il periodo, magari non avevi capito chi veramente avevi davanti o chi eri o sei tu. Ahimè non puoi avere pieno controllo della vita e la stessa comunicazione viene spesse volte fraintesa. Rimane soltanto uno sbiadito amarcord. Ma tanto alla fine come dice il caro Josh Homme, "lose is more, than hesitate". Si è sbagliato, pazienza. Rimangono solo gli errori e le colpe, da entrambe le parti. Tutto il resto non ne vale più la pena. "Red Mud" rappresenta questi anni di spensieratezza passati con tutti i miei amici, a bere, ridere, scherzare e a cui voglio davvero un gran bene. Soprattutto ai ragazzi degli ETTGS, che chiamarli "amici" sarebbe un'offesa. "Fratelli" mi sembra più opportuno.

8. Ritieni che l'attuale line-up del gruppo possa reggere a lungo? Noto un buon affiatamento tra le diverse parti coinvolte nel progetto...

Sandro: Con i ragazzi sento che potrei fare qualunque cosa, sono ottimi musicisti nonchè persone fantastiche. Sta tutto nella fortuna di poter accedere a certi canali discografici e cominciare ad essere più o meno conosciuti. Noi ce l'auguriamo. Modestamente penso che qualche chance di andare molto avanti la potremmo avere. Chi vivrà vedrà.

9. Che ambizioni avete, e che tipo di obbiettivi vi siete posti con questo CD? Cosa state facendo per promuoverlo al meglio?

Sandro: Bhè sicuramente speriamo che crei una solida base, per un futuro salto di qualità, non solo dal punto di vista musicale, ma anche e soprattutto discografico. Per quanto riguarda la promozione, io personalmente, ho mandato mail a qualunque 'zine sulla faccia della terra (ehehe). Giorgio si è occupato più che altro della distribuzione fisica. L'album ha avuto praticamente, quasi sempre, un ottimo riscontro e di questo ne siamo onorati. Cerchiamo di suonare il più possibile tra concerti (come con i Black Rainbows qualche mese fa) e festival sparsi, ma non avendo alle spalle ne un'agenzia di booking ne contatti vari e molto difficile "salire" in Europa e in giro per l'Italia. Cerco ogni giorno di dedicarmi in parte alla promozione (quando Ingegneria permette), però è molto difficile. Ad ogni modo non mollo. Ringrazio comunque tutte le persone che fino adesso ci hanno dato una mano come: Marco Gargiulo di Mag-Music, Mario Ruggeri e Claudio Sorge di Rumore, Marilena Moroni di Doomantia, i ragazzi della Transubstans e dell'Acid Cosmonaut e ovviamente anche te!

10. Hai delle particolari sensazioni sull'attuale movimento musicale underground della nostra Nazione? E delle band / realtà del Sud Italia cosa puoi dirmi?

Giorgio: tanti gruppi interessanti, idee fantastiche in circolo (nella nostra città Airfish, Indicative, Laya, Kali Yuga sono solo alcuni dei nomi più interessanti; se ampliassimo il campo al contesto italiano faremmo notte!) in continuo confronto con imbarazzanti carenze logistiche e concezioni medievali sulla retribuzione della musica dal vivo. Ma la situazione rimane comunque molto stimolante e siamo orgogliosi di aver dato un minimo contributo al cosiddetto movimento underground.

11. Che tipo di musica ascolti negli ultimi periodi?

Sandro: Per adesso molto stoner rock per l'appunto. Stavo focalizzando il mio interesse sulle ultime uscite dei Truckfighters, Red Fang, Fu Manchu ecc però anche sui vecchi classici come il primo dei Danzig o qualcosa più seventies come i Captain Beyond. Ho sempre bisogno, comunque, di tornare a roba estrema come Autopsy, Pungent Stench, Death Breath, Magrudergrind (pure se quest'ultimi appartengono a tutt'altro filone) ecc.

12. Non mi resta che salutarvi e augurarvi il meglio per il vostro futuro! Grazie per la disponibilità.

Sandro: Come detto all'inizio, grazie infinite Christian! Speriamo che tutto possa solo andare meglio, a risentirci! Saluti da Palermo!



Contatti: 

elevatorstothegratefulsky.bandcamp.com
facebook.com/ElevatorstotheGratefulSky
metaversus.press.promo@gmail.com


ELEVATORS TO THE GRATEFUL SKY line-up:

Sandro: Voce
Giorgio: Chitarra, Basso, Backing Vocals, Armonica
Giuseppe: Chitarra
Giulio - Batteria, Percussioni


RECENSIONE:
ELEVATORS TO THE GRATEFUL SKY "Cloud Eye" CD - transubstans rec








mercoledì 21 maggio 2014

Recensione: MONOLITH "Louder"
EP 2014 - autoprodotto




Arrivano da Pavullo nel Frignano (Modena) questi MONOLITH, autori di un primo EP che racchiude 3 pezzi di buona fattura. I 4 ragazzi della band emiliana (Andrea Marzoli, Max Carlos Codeluppi, Riccardo Cocetti, Enrico Busivanno) presentano nel migliore dei modi il loro sound stoner/rock che diverte per la sua dinamica prorompente/spontanea. Una prova accessibile che mette in mostra le buone qualità compositive dei nostri, impegnati a dare sostanza al corpo delle composizioni, sorrette nel migliore dei modi anche dalla prova esaltante del cantante/chitarrista. Le tenaci melodie costruite per "Louder" ricordano vagamente le sistematiche oscillazioni dei vecchi Alice In Chains (provate ad ascoltate la conclusiva "Smelly Desert") come quelle dei più stralunati Queens of the Stone Age ("If!?"). Pur essendo un lavoro breve riesce a coinvolgere fin delle prime note e questo è un punto di forza da non sottovalutare. Sono certo che se loro continueranno su questa rotta otterranno più di una solida soddisfazione. Supportateli perché lo meritano.

Contatti: facebook.com/MonolithRock - soundcloud.com/monolithrock

TRACKLISTING: The Scarred, "If!?", Smelly Desert


Recensione: NUX VOMICA "Nux Vomica"
CD 2014 - relapse records




Con il passare degli anni il catalogo della Relapse Records si amplia a ritmo incessante, tanto che attualmente l'etichetta americana può vantare un numero considerevole di gruppi con un interessante spessore artistico (l'elenco sarebbe troppo lungo!). A questa lista non posso fare a meno di inserire i nuovi entrati NUX VOMICA, provenienti dalla città indipendente di Baltimore (Maryland), e attualmente attivi in quel di Portland nello stato dell'Oregon. La tangibile costernazione evocata dalla copertina del disco diventa come un coltello nella piaga o, se vogliamo metterla su di un piano visionario, una finestra al di là della quale, si manifestano le peggiori azioni dell'uomo moderno. Tutte le influenze centrifugate da questo gruppo danno vita ad una forte variazione dei campi di pressione, temperatura, densità e velocità del flusso presente nei tre lunghissimi brani (tutti superano i dieci minuti). Le onde sonore di "Nux Vomica" si allineano partendo da una base prettamente crust / hardcore (Tragedy?!?) per poi diramarsi verso disfunzioni disperate che vanno a sollecitare due generi musicali più apocalittici come il black metal, post-hardcore (per intenderci, quello generato da formazioni come i padri Neurosis e i più giovani Downfall of Gaia), anche se non mancano quelle cupe divagazioni tipiche delle bestie cullate dalla Southern Lord di Mr.Anderson (Khanate, Wolves in the Throne Room sono i primi che mi passano per la mente). Al giorno d'oggi è molto difficile apprezzare una band che si dilunga così tanto su di un unico pezzo, ma stranamente e fortunatamente i Nux Vomica non annoiano mai perché capaci di non fossilizzarsi sul solito e sterile appellativo. Sono certo che la loro esperienza maturata nel tempo (avendo iniziato nel '03), ha avuto un ruolo non indifferente nella scrittura dei brani. Questi musicisti oltre che artefici di un ottimo sound distorto, riescono anche ad essere dannatamente suggestivi ("Choked at the Roots") perciò è quasi impossibile non sentirsi coinvolti dalle note espresse sul disco omonimo che, spesso, si illumina di luce propria senza particolari affanni. Ascoltando la musica composta dai Nux Vomica ci si sente come martiri o vittime della loro lotta interna. Fate vostro questo lavoro!

Contatti: nuxvomicaband.bandcamp.com - facebook.com/nuxvomicaband

TRACKLISTING: Choked at the Roots, Reeling, Sanity Is for the Passive.


martedì 20 maggio 2014

Recensione: HEROD "They Were None"
CD 2014 - mighty music




I veleni tossici del post-metal (come viene comunemente codificato dalle nuove generazioni) si sono allargati a macchia d'olio anche nella poco chiacchierata Svizzera ed era inevitabile vederli contagiare velocemente numerosi musicisti della scena contemporanea, attivi al di la delle Alpi (lasciando da parte per un attimo i noti e validi Knut di Ginevra). Nel caso degli HEROD non è difficile trovare dei margini di paragone con dei simili più blasonati del genere, ma quello che a me interessa è cercare di spiegare in breve cosa siano stati in grado di trasmettere (né più né meno) attraverso l'album di debutto "They Were None" (prodotto da Julien Fehlmann). A impatto si potrebbe pensare che gli Herod non hanno molta personalità (in parte è la chiara verità!). Se è vero che il loro sound è ancora parzialmente derivativo, le canzoni sono comunque composte con una certa tensione che, va a percuotere l'atmosfera generale. Purtroppo, il problema principale è la 'prevedibilità' delle idee portate in musica che alla lunga calpestano l'attenzione dell'ascoltatore, soprattutto quando i nostri abusano delle ritmiche martellanti prese agli inimitabili e unici Meshuggah. Nessuna delle tracce riesce a superare la media e colpire la mia attenzione. L'intero album si trascina spesso nei meandri della noia. Tirando le doverose somme, gli Herod potrebbero essere considerati solo dei discreti mestieranti, tolto ciò, dovranno puntare sull'originalità
se vorranno avere qualche altra chance nell'affollata scena odierna.

Contatti: herod.bandcamp.com/they-were-none - facebook.com/HerodNoise

TRACKLISTING: The Fall, The Glory North, Inner Peace, Northern Lights, Sad Hill part 1, We are the failure, Albert Fish, Betraying Satan, Watch'em die, No forgiveness for vultures, Sad Hill part 2.


lunedì 19 maggio 2014

Intervista: FUNEST - "NEL FREDDO ABBRACCIO DELLA MORTE"




TRA LE TANTE BAND ITALIANE CHE TENGONO ALTA LA BANDIERA DEL DEATH METAL CI SONO ANCHE I LOMBARDI FUNEST. I NOSTRI SONO DEDITI AD UN SOUND MOLTO VIOLENTO E DIRETTO, INFLUENZATO DALL'IRRESISTIBILE VECCHIA SCUOLA!! HO INTERVISTATO M. & D. PER CONOSCERE MEGLIO LA LORO STORIA.

1. Iniziamo questa intervista con una breve biografia della band.

M: Ciao Christian, i Funest nascono nell'inverno del 2012 a Milano da M. (Phobic) alla chitarra/voce e come principale compositore dei brani e da D. (Torment – Phobic) come batterista e stilatore della maggior parte dei testi che hanno composto “Desecrating Obscurity”. La band nel corso di questi due anni si è esibita live inizialmente con Eros (Terrorsaw - Extirpation) di supporto al basso sostituito poi dall'attuale E. e MMF dai Fuoco Fatuo come secondo chitarrista. Il logo è disegnato da A.Th dai cursed BLACK OATH.

2. Allora, ti andrebbe di illustrarmi le caratteristiche salienti del vostro debut "Desecrating Obscurity"?

M: Il nostro primo full-lenght “Desecrating Obscurity” è appena uscito
ad Aprile 2014 per la Memento Mori Records in versione Cd in tiratura di 1000 copie. Tutto ciò che riguarda la parte grafica che lo contiene dall'artwork al layout è stato creato dall'artista spagnolo (e bassista della death metal band Decapitated Christ) Cesar Valladares Fernandez! I 12 brani che lo compongono nascono tra il 2013 e il 2014 registrati dal grandissimo ARK agli A.D.S.R studios di Milano 4 dei brani contenuti nel disco hanno fatto parte del nostro debut- demo del 2013 “Funest” per Unholy Domain Records in versione Tape (200 copie) e per Eternal Tombs Records per la versione Cd-r (50 sold-out). Nel cd è presente forse uno dei cantanti del gruppo che tra i tanti ha ispirato M. alla composizione del disco, ovvero Johan Jansson degli immensi INTERMENT (Swe).

3. Cosa mi puoi dire invece del processo di composizione? Come si è evoluto rispetto al vostro primo demo?

M: La composizione totale spetta tutta a M. che ha pensato e scritto tutti i brani (compresi Intro e Irterlude ) un lavoro quasi maniacale basandosi su ogni singola nota o sfumatura dei riff e per ogni strumento. I testi sono stati scritti invece da D. tranne per “Catacomb Torture (Mutilator From The Grave)”, “Obsession For Desecration” scritti da M.
e per “Blessed Shepherd of Decline” scritta da nostro fratello Jericho, cantante della nostra altra Death Metal band PHOBIC. Per quanto riguarda l'evoluzione, alcuni dei brani, (nonostante il suono risulti essere lo stesso macigno) sono stati composti e registrati in 3 periodi diversi.
Il primo ad Agosto per l'uscita del demo, gli altri tra il 2013/ 2014 e alcuni nel Marzo 2014 ma non penso ci sia un'evoluzione vera e propria, magari forse alcune delle canzoni nell'ultimo periodo sono sicuramente con un impronta più marcata nel genere. La sostanza è sempre quella di far qualcosa di semplice e non troppo complesso ma che non cada nella monotonia. Heabanging, beers and blasphemy.

4. Prima di entrare in studio di registrazione avete avuto l'opportunità di suonare le nuove canzoni dal vivo? Se si, credi sia stato un passo utile per raggiungere il risultato che si può ascoltare su disco?

M: Si, abbiamo esordito live nel febbraio 2013 di supporto ai modenesi Valgrind e Blasphemous Noise Torment. Da li a prima dell'uscita del disco abbiamo condiviso il palco con Vomitory, Anatomia, Pyrexia, Beheaded, Undergang, Unfathomable Ruination sempre in Italia.

D: Ci è capitato di suonare pezzi nuovi in sede live, cerchiamo sempre di portarci avanti preparando più pezzi possibili per degli eventuali live, ma non sempre ci riusciamo, anche per problemi legati alla line-up. Un’aspetto negativo è che essendo un pezzo non ancora pubblicato, nessuno lo conosce, ma serve anche per capire come risponde il pubblico ad un brano nuovo.

5. Il disco "Desecrating Obscurity" è venuto fuori esattamente come vi aspettavate? Chi si è occupato della produzione? Quanto tempo avete trascorso in studio?

M: Non è uscito come volevamo, ma MEGLIO di come ci aspettavamo/volevamo! Il tutto merito al grandissimo Ark, degli A.D.S.R studios di Milano, che ha saputo percepire alla perfezione il sound che volevamo uscisse fuori, stando dietro ad ogni richiesta. M. si è occupato del suono delle chitarre e Mr Ark ha fatto tutto il resto, compreso quella melodia funerea con la tastiera contenuta nell'ultimo traccia (Deranged Baptism) come chiusura del disco. È una persona affidabile,seria e professionale, che conosce perfettamente il suo lavoro. Un elogio particolare va anche alla sua immensa pazienza!

D: Concordo con M., siamo rimasti più che soddisfatti del risultato, appena finito di ascoltare il master siamo rimasti a bocca aperta, non credevamo alle nostre orecchie, e poi sì, Ark è davvero una grande persona e un grande professionista, non ho mai lavorato così bene in studio come con lui. Nonostante sul cd ci sia scritto “registrato tra agosto 2013 e marzo 2014” le ore effettive trascorse in studio sono molto meno di quanto si possa pensare, anche perché abbiamo cercato di arrivare in studio il più preparati possibile.

6. Il titolo "Desecrating Obscurity" è piuttosto classico per un gruppo come il vostro. A cosa si riferisce nel caso dei Funest?

D: Il titolo l’ho ideato io cercando qualcosa che fosse coerente sia alla musica che ai testi, sia quelli scritti da me che agli altri. Non sono stato a pensare se fosse classico o meno, credo che nel contesto generale nel quale è stato concepito l’album sia un titolo azzeccato,che si fondi perfettamente con le caratteristiche dei nostri pezzi e coi testi, ho pensato più all’impatto che ad altro,ci voleva qualcosa di diretto ma allo stesso tempo oscuro e malvagio.





7. La copertina del vostro album parla chiaro! Quell'immaginario si lega alla perfezione con il sound death metal di cui siete autori. Immagino che anche i testi seguono determinate coordinate...

D: Certamente, tutti i testi e relativi titoli seguono un filo conduttore ben preciso. Per quello che riguarda quelli scritti da me, oltre che il classico tema anticristiano e antireligioso, dell’ipocrisia e della falsità nascoste dietro a simboli sacri, della fede che rende schiavi, del male mascherato da bene, ho cercato di esaltare il lato sofferente, doloroso e dannato della vita. Ad essere sincero non ho faticato molto a trovare ispirazione, mi è bastato prendere esempio dal mondo marcio in cui viviamo, dalla realtà che ci circonda.

M: Come spiegato prima l'artwork è stato creato sotto direttiva nostra da Cesar Valladers che cura tutto ciò che riguarda la parte grafica delle band sotto etichetta Memento Mori. Ha saputo anche lui creare in maniera perfetta uno scenario che possa rappresentare il significato delle atmosfere e ferocia dei nostri pezzi.

8. Come siete venuti a contatto con l'etichetta Memento Mori?

M: Subito dopo l'uscita del demo nell'Agosto 2013 per Unholy Domain ed Eternal Tombs siamo stati contattati da varie etichette per la produzione dell'album e tra quelle che ci ha convinto di più è stata la proposta di Boss Raul della Memento Mori, uno di quelli che il death metal se lo mangia mattina e sera. Conoscevamo ovviamente già l’ottima fama di Raul
e della sua etichetta quindi non abbiamo avuto problemi a prendere una decisione su chi puntare per l'uscita del disco, dandoci anche una mano per le spese delle registrazioni.

9. Tornando a parlare di concerti. Avete già in programma delle date in Italia o all'estero?

M: Si, in questo periodo stiamo programmando un tour nell’est-europea coi nostri amici terroni Cadaver Mutilator per Agosto 2014, 2 settimane di devasto totale e come altra data confermata abbiamo il Malta Death Fest III. Abbiamo qualcos'altro in ballo ma ancora tutto da definire.

10. Cambiando argomento, vorrei sapere cosa ne pensi tu di questa sorta di rinascita del death metal dal taglio swedish, un genere che, fino a pochi anni fa, sembrava destinato ai soli fan più vecchi. Quali sono secondo te, i gruppi che hanno contribuito al meglio a questa rinascita del genere?

D: Domanda interessante. A mio parere è vero in parte, non c’è mai stato un grande seguito dello swedish in Italia come lo aveva il death metal classico di scuola americana o europea…ci si limitava ad ascoltare quasi solo i gruppi più noti della scuola svedese, come i vari Entombed, Dismember, Grave, Unleashed... le band underground dalla Svezia erano semisconosciute alla maggior parte delle persone... per esempio gli stessi Interment, che probabilmente sono il gruppo che maggiormente ha contribuito a questa “rinascita”, fino a 5-6 anni fa, senza ombra di dubbio erano semisconosciuti, non li ascoltavano in molti... altri gruppi della cosiddetta “nuova ondata swedish” che ha contribuito molto secondo me sono Entrails, Demonical, Miasmal, Death Breath... ma potrei citarne altri. Credo ad ogni modo che sia solo un bene il ritorno a queste sonorità... penso sia un genere che merita di essere approfondito molto più di quanto lo si faccia attualmente.

11. Quali sono le vostre influenze musicali oltre ai padri fondatori del death metal europeo / americano?

D: Io e M. abbiamo gli stessi gusti, in principio quando abbiamo deciso di fondare i Funest eravamo assolutamente d’accordo sullo stile da perseguire, ossia tipico sound swedish con influenze death metal derivante dai primi Autopsy, Death... da come si può intuire dai riffs e dalle parti di batteria “tupatupa”. Per ciò che riguarda le principali influenze di stampo swedish invece, ovviamente oltre ai classici Entombed, Dismember,Grave, Carnage... cito in particolare i Nirvana 2002, ci hanno profondamente influenzato, abbiamo passato periodi ad ascoltare quasi solo loro per farci illuminare ahaha. Come mie band preferite e di maggior ispirazione non posso non citare Vomitory, God Macabre, Necrophobic, Gorement e Crematory... ma l’elenco è ancora lungo!

M: Le ispirazioni principali sono quelle sopracitate da D. ne più ne meno.

12. Lascio a te le ultime parole. Grazie per l'intervista!

Funest: Grazie a te Christian per l’opportunità concessaci, ricordiamo che il nostro album di debutto “Desecrating Obscurity” è disponibile sul sito www.memento-mori.es o ordinabile direttamente da noi.



CONTATTI: funest.bandcamp.com - facebook.com/Funestdeathmetal


FUNEST line-up:

M. - Chitarra, Voce
D. - Batteria
E. - Basso

RECENSIONE:
FUNEST "Desecrating Obscurity" CD 2014 - memento mori



domenica 18 maggio 2014

Recensione: SINISTER "The Post-Apocalyptic Servant"
CD 2014 - massacre records




I SINISTER non sono più la band di un tempo e questa è cosa già risaputa. Purtroppo, non sono l'unico a ricordarlo in sede di recensione. Se da un lato la formazione olandese continua ad imporsi per impatto e coerenza, dall'altro, manca di originalità, di quell'illuminazione che ha segnato
i loro 3 album migliori ("Cross the Styx" - 1992, "Diabolical Summoning" - 1993, e l'incredibile "Hate" del 1995), lavori che fanno ormai parte di una parentesi molto lontana, aperta e chiusa con il vecchio cantante Mike dan Mastrigt (ex-Houwitser); anche se, devo ammettere di aver apprezzato l'altrettanto abrasivo e schizofrenico "Aggressive Measures" (1998) con alla voce Eric de Windt (ex-Severe Torture, ex-Prostitute). Nei costanti mutamenti subiti da questo gruppo, andrebbero elencati i numerosi cambi di line-up che, si sa non sempre hanno giovato al songwriting degli album usciti tra il 2001 e il 2008. Nonostante ciò, hanno saputo superare con dignità ogni avversità, mantenendo quell'affiatamento e caparbietà utili per proseguire una carriera lunga e invidiabile. Una band che ha sempre saputo sacrificarsi a costo di non gettare la spugna (l'esempio lampante potrebbe essere il loro membro storico Aad Kloosterwaard, passato dietro al microfono dopo esser stato il batterista dei primi dischi). "The Post-Apocalyptic Servant" non aggiunge nulla di nuovo, ma quanto meno mantiene una certa costante stilistica. Consigliato solo ai fan e agli amanti del death metal più schietto e sincero. Non aspettatevi altro. Nella 'limited edition' troverete le cover di: "Fall from Grace" (Morbid Angel) "Deadly Inner Sense" (Paradise Lost), "Unstoppable Force" (Agent Steel) più il video di "The Science of Prophecy". Questo è tutto!

Contatti: facebook.com/SinisterOfficial

TRACKLISTING: The Science of Prophecy, The Masquerade of an Angel, The Saviour, The Post-Apocalyptic Servant, The Dome of Pleasure, The Macabre God, The Sculpture of Insanity, The Art of Skin Decoration, The End of All that Conquers, The Burden of Mayhem.

LIMITED EDITION: Fall from Grace (Morbid Angel Cover), Deadly Inner Sense (Paradise Lost Cover), Unstoppable Force (Agent Steel Cover), The Science of Prophecy (Video)


sabato 17 maggio 2014

Recensione: MISERY INDEX "The Killing Gods"
CD 2014 - season of mist




Quando il bassista/cantante Jason Netherton abbandonò i Dying Fetus tra il 2000 e il 2001, iniziai a seguire con una profonda dedizione il suo nuovo percorso musicale maturato in grembo ai seminali MISERY INDEX (mai nome più appropriato, facendo riferimento alle tematiche trattate), tanto da arrivare a consumare fino al midollo ogni release della loro carriera decennale (13 per l'esattezza gli anni trascorsi dalla nascita). Se ci penso ancora, incredibile fu l'effetto che ebbe su di me l'EP di debutto "Overthrow" (2001), probabilmente il lavoro più ingenuo e genuino (se pur breve nella durata) partorito dagli americani e lanciato sui nostri crani con il contributo dell'allora sconosciuta Anarchos Records. Inoltre, non va dimenticata la collaborazione con il devastante drummer Kevin Talley. Con il passare dei giorni le ambizioni e le prospettive della formazione del Maryland si fecero ampie ed è così che giunsero prima i più compatti e 'dettagliati' "Retaliate" - 2003, "Discordia" - 2006 (escludendo tutti gli split confezionati in parallelo) poi, i tasselli della consacrazione "Traitors" - 2008 e il contorto/tecnico "Heirs to Thievery" - 2010. A che punto sono arrivati oggi i Misery Index? Ad un punto in cui la crescita artistica dei singoli ha raggiunto un livello di tutto rispetto, ma va anche aggiunto che l'avanzamento in fase di songwriting ha portato delle formule sonore un po' distanti dal tiro selvaggio delle origini. Magari i fans più intransigenti potrebbero storcere il naso dopo aver ascoltato il nuovo "The Killing Gods" che, se pur ben suonato ed arrangiato, manca di forza animalesca e perché no, 'grezza'. Personalmente li preferivo quando erano in grado di comporre quei brani più scarni ed immediati, tenuti in bilico sul filo del rasoio (tra old-school death/grind e hardcore). Qui, non mancano dei buoni passaggi, come nella caotica "The Harrowing" oppure nella breve e scatenata "Sentinels", però, in linea di massima, rimangono pochi i momenti veramente esaltanti. A conti fatti, l'impressione che mi sono fatto è che i Misery Index attuali non riescono ad evitare alcuni cali di tensione che, inevitabilmente vanno a danneggiare alcune parti del disco. Peccato per il mezzo passo falso. Mi sarei aspettato qualcosa in più da una band di questa caratura.

Contatti: miseryindex.com - facebook.com/MiseryIndex

TRACKLISTING: Urfaust, The Calling, The Oath, Conjuring the Cull, The Harrowing, The Killing Gods, Cross to Bear, Gallows Humor, The Weakener, Sentinels, Colony Collapse, Heretics.




venerdì 16 maggio 2014

Recensione: INFECTION CODE "La Dittatura del Rumore"
CD 2014 - argonauta records




Era l'anno 1999 quando gli italiani INFECTION CODE esordivano con l'EP di debutto "H.I.V. 999", un lavoro fuori dalle righe per quei tempi, servito da trampolino di lancio per balzare all'interno dell'underground musicale nostrano. In tutti questi anni, la band di Alessandria ha superato il suo perimetro, penetrando lo spazio di diverse etichette discografiche (2KK Records, New LM Records, Beyond Productions) con le quali è riuscita a pubblicare quattro dischi, escludendo questo ultimo "La Dittatura del Rumore" (in uscita il 2 Giugno 2014 via Argonauta Records). Non si può rimanere indifferenti dinanzi ad un disco come questo, perché la sua complessità disturbante trafigge le molteplici inquietudini dell'umano sentire, risultando poco adatta ai palati troppo raffinati ed educati.
La trasmissione su cui vengono presentati i sette brani dovrebbe essere approfondita adeguatamente (prima di ogni altra cosa), per ottenere la possibilità di interiorizzarli nelle giuste dosi. Il nucleo delle note ruota nell'ambito astratto della forma, dove gli equilibri naturali non vengono preservati, ma tormentati senza remore. La cattiveria noise, industrial, post metal ritorna a farsi sentire con la medesima densità, riducendo così la distanza di sicurezza tra chi ascolta e l'onda d'urto che precipita dall'alto. Emergendo dallo sconvolgimento esecutivo, il sound è irrimediabilmente segnato dalla virulenza della nostra epoca che, su "La Dittatura del Rumore" diventa un prezioso indizio di verità. Qui, c'è quello che io amo definire "disagio esistenziale" che, per quanto doloroso, è indispensabile per creare determinate sonorità. Lo spettro dei Godflesh e dei Neurosis di "Through Silver in Blood" (1996) è sempre in agguato ("Profondopiomborosso", "Omniasuntcommunia"). Probabilmente il cantato in lingua italiana viene utilizzato per enfatizzare le sfumature di nero riversate nei testi. Ci tengo a sottolinearlo nuovamente: questi Infection Code non sono adatti a tutti! Cercate di non sottovalutarli.

Contatti: facebook.com/infectioncode - argonautarecords.com

TRACKLISTING: Miasma, Lottacontinua, Vuotavertigine, Maledesistere, Profondopiomborosso, Ilsensodellacondanna, Omniasuntcommunia.


Intervista: SAL SOLARIS - "L'ORIGINE DELLA SPECIE"






ARRIVA DALLA RUSSIA IL PROGETTO DARK / INDUSTRIAL / AMBIENT DENOMINATO SAL SOLARIS. I DUE MEMBRI COINVOLTI, KONSTANTIN MEZER E IVAN NAPREENKO CONTINUANO A DARE LINFA ALL'INTERNO DEL CIRCUITO METTENDO IN SCENA UN SUONO TANTO OSCURO QUANTO PERCUSSIVO, DECADENTE ED EVOCATIVO. DOPO VARI RITARDI, QUESTA INTERVISTA E' FINALMENTE ARRIVATA.

Quali sono state le emozioni che vi hanno portato a intraprendere questo strada nel 1990? Perché il nome SAL SOLARIS?

Konstantin Mezer: Alla fine del 1990 stavo facendo musica per conto mio, ma era l'autunno del '98 quando ho assemblato due tracce con un nuovo suono distintivo. Ed è proprio da quel momento che ho deciso di mettere su un nuovo progetto. Poi venne chiamato Sal Solaris. Per un anno e mezzo ho fatto musica elettronica sotto i due moniker - VLD e Телооператор. Quanto emerse il nome dei Sal Solaris questi altri progetti avevano già cessato di esistere. Per quanto riguarda le emozioni principali è molto difficile parlarne ora... Beh, in primo luogo, un profondo amore per la musica, che è una di quelle poche caratteristiche incondizionate che possiedo. In secondo luogo, era una specie di convulso tentativo di costruire comunicazione con la gente. Il termine 'sal solaris' o 'sale solare' è preso da un articolo di Alexander Dugin sulla newspaper detta Limonka, rilasciato dal National Bolshevik Party nel 1997. Secondo il testo il termine ha origini alchemiche e sottolinea alcuni nuovi mezzi del "Sé". Cioè, essere liberi dall'illusione della così detta coscienza individuale. «Questo sale è un'anima che non conosce alcun 'io' statico, e non si identifica con l' 'ego'. Un'anima che realizza il suo obiettivo primario, la fusione superiore e inferiore, trasfigurando dalla parte più bassa a quella più alta. Lo stato dell'anima non cade. Trovare un modo per tornare dai labirinti di una specifica illusione» ecc. Non voglio dire che sono d'accordo con tutte le idee che Dugin ha trasmesso in quei giorni. Il nome Sal Solaris è comunque ancora attuale: noi, esseri umani, sopravvalutiamo la nostra coscienza. E' triste e divertente allo stesso tempo.

Ivan Napreenko: Ho preso parte al progetto Sal Solaris nel 2005, al tempo ero profondamente affascinato dal cosiddetto post-industrial ed ero anche impaziente di partecipare a qualcosa di simile. Kostya andava bene con esso. Oggi le idee di Dugin suonano piatte e a dir poco ingannevoli, ma mi piace ancora il nome, è forte e pieno di poesia.

2. Avete pubblicato una nuova compilation per il progetto SAL SOLARIS, intitolata "Die Scherben 2004-2010". Perché questa scelta? State anche lavorando a del nuovo materiale?

SS: I nostri amici delle etichette e distro KultFront / Zhelezobeton (questi alcuni link: http://www.discogs.com/label/46759-KultFront, http://zhb.radionoise.ru/eng/news.html) ci hanno suggerito di farlo.
Noi lavoriamo lentamente, ma siamo più pronti a dare qualche song per questa o quella raccolta piuttosto che impegnarci a completare un LP. Inoltre partecipiamo a diverse collaborazioni. Il 22 maggio la label Cyclic Law pubblicherà il nostro split con Reutoff. Loro sono i nostri migliori amici e uno dei progetti più audaci della scena postindustriale su scala globale. Lo split è chiamato "Eigengrau", e il suo titolo sarà 'Beyond the Principles'. Si riferisce al concetto psicoanalitico della vita umana interiore guidato da due principi. Il nostro ambiente sobrio (molto più ritmico di prima) esprime il principio di realtà che trattiene le unità dell'anima. I fremiti post-industriali dei Reutoff sono sinonimo di desiderio umano. Preso nel suo insieme questo disco è un'ipotesi: c'è un posto in cui un essere umano può essere libero da se stesso, libero dalla tirannia di quei principi. 70 minuti di musica, ogni progetto presenta tre brani originali e una cover. Abbiamo in programma anche una collaborazione con Oleg Heinali, un grande musicista proveniente da Kiev (https://soundcloud.com/heinali), inoltre ci occuperemo di alcuni grandi compositori morti, quindi siamo alla ricerca di un'esperienza stimolante. Sono previste anche alcune compilation: quella del Talamo IV festival e una colonna sonora di un libro con la prima traduzione russa di poesie di Franz Kafka. Ultimo ma non meno importante, abbiamo ancora a cuore la volontà di completare il nostro album solista, la prima volta dal 2001.

3. I miei brani preferiti dell'album sono "Rotten Reverie", "With Me", "Star"... Così stavo pensando che forse c'è qualche sorta di doppio significato dietro i titoli di queste canzoni...

SS: "Rotten Reverie" è una cover per i nostri amici provenienti dalla città di Rostov, il progetto dark-electro è denominato Sleetgrout. Non sapevamo nulla dell'idea iniziale, abbiamo solo seguito i nostri istinti. "With Me" non ha nessun mistero e nessun doppio significato: il campione di voce è tratto dal film di David Lynch "Fuoco Cammina Con Me" (Fire Walk With Me). Tra l'altro è il primo brano fatto con Ivan Napreenko. "Start" è presa dal vinile split con Stahlwerk 9 dedicato al programma spaziale sovietico. Il significato è chiaro, si tratta di una colonna sonora per attraversare la gravità terrestre. È un salto nello spazio
per raggiungere l'orbita. Così la seconda traccia dallo stesso split,
«На орбите», è esattamente sulla rotazione attorno al pianeta.

4. Nel vostro sound ascolto molte buone vibrazioni. Come descrivereste la vostra musica a qualcuno che non vi ha ancora conosciuto?

Konstantin Mezer: Quiver e concentration. Curiosity. Qualcosa di ansioso nell'angolo dell'occhio. Cognition.

Ivan Napreenko: Immaginate che, in questo momento, mentre state leggono queste righe, su Giove ruggisce un uragano che dura da tre secoli almeno, e la velocità del vento supera 500 chilometri all'ora. Proprio in questo istante. Se vi sentite in sintonia con questo nella parte posteriore della vostra mente, allora dovreste sapete che cosa rappresentano i Sal Solaris. Si tratta di suoni autistici e tranquilli per delle persone che usano la fantasia.



5. C'è chiaramente un flusso di diverse influenze musicali nella vostra musica. Utilizzate un particolare input per questo percorso creativo?

Konstantin Mezer: Sal Solaris sviluppa delle impressioni musicali di tempi lontani. Veniamo da una vasta gamma di fonti che vanno dal black metal francese ai synth minimali o alla più strana offbeat techno americana.

Ivan Napreenko: Siamo un duo, e spero ancora che ognuno di noi abbia la propria voce. Di solito i nostri ruoli si distribuiscono così: facciamo un complotto, una storia, una traccia 'narrata'. Ma non ci sono regole rigide, così ogni cosa si materializza in molti modi diversi.

6. La vostra musica è davvero profonda e controversa. Da dove prendete l'ispirazione?

Konstantin Mezer: Ho appena saputo cos'é l'ispirazione. Non avevo mai chiamato 'ispirazione' nessuna delle mie emozioni. Quello che faccio per Sal Solaris è assemblare, tagliando secondo il mio senso di necessità, cercando di prevedere in che modo influenzerà gli ascoltatori. Si tratta di un processo molto razionale, ma lo ritengo emotivamente armonioso. Comunque io sono un ingegnere, non un creatore.

Ivan Napreenko: Anch'io mi blocco quando penso all'ispirazione. Per me Sal Solaris è un blackbox in senso cibernetico della parola: sull'input c'é il mondo ed io in esso. All'interno c'è qualcosa. Ma se vuoi che io risponda alla tua domanda direi che oltre la musica vengo 'ispirato' dal suono stesso. E mi stimola quando il suono si fa molto duro, abrasivo o ipnotico, ecc. Io non sono molto sicuro se è l'ispirazione ad influire sui paesaggi sonori dei Sal Solaris, ma per me è importante tenere a mente che il nostro progetto tratta della neotenia, conquista lo spazio interno ed esterno, nonché una promessa che il mondo può essere molto
più equo, più libero e naturalmente più interessante rispetto allo stato attuale dell'egemonia neoliberista.

7. Cosa succede durante una performance dal vivo dei Sal Solaris? Ho visto alcune foto e video che mi hanno incuriosito...

Konstantin Mezer: Ho un equilibrio nel panico seguendo coerentemente le mie istruzioni pre-concepite. Come si può vedere sulle foto sono molto concentrato, quindi sono totalmente me stesso. Questa è la differenza principale tra i Sal Solaris e i miei dj set.

Ivan Napreenko: Le nostre serate sono roller-coaster: si sa in anticipo che cosa accadrà, ma è sempre possibile animare lo spettacolo con i gesti drammatici delle mani e con le labbra storte, con elementi improvvisati intendo. Una parte molto importante di una performance dal vivo è la video arte. I nostri migliori video sono realizzati da VJ Oleg Potiy da Rostov.

8. Sal Solaris si distingue da ogni altro industrial / dark ambient act presente sulle scene. Qual è la vostra forza motrice?

SS: As everybody thinks he/she is somebody. Tutto ciò che possiamo fare è prendere le tue parole senza commentarle.

9. Grazie per l'intervista! Quali sono i vostri progetti per questo 2014?

SS: Cercare di fare una grande presentazione dal vivo della release di Reutoff, preparare il nostro album da solisti... and not to become burnt-out neurotics in modern Russia, where wildest capitalism and medieval obscurantism has entered in an ugly marriage.



CONTATTI: salsolaris.bandcamp.com - facebook.com/salsolaris

SAL SOLARIS line-up:

Konstantin Mezer
Ivan Napreenko

RECENSIONE:
SAL SOLARIS "Die Scherben 2004​​-​​2010" CD 2013 - kultFront | zhelezobeton