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martedì 27 dicembre 2016

Recensione: SABLED SUN "2148"
2016 - Cryo Chamber




In "2148" il grigiore trama per soffocare il sole. L'ispirazione di Simon Heath (Atrium Carceri, Cryo Chamber Rec.) si trasforma in costernazione. La sua inquietudine non trova nessun senso di pace. Ecco che, in questo caso specifico, non bisogna parlare in termini di cambiamento, quanto di sviluppo. Quello ideato dall'artista svedese è uno stile molto personale che si espande in differenti direzioni e, attraverso varie velocità. Nel circuito del dark ambient è determinante avere una mente creativa. Con questi suoni si vanno a stimolare percezioni sensoriali ben precise. Il vissuto di SABLED SUN è stato nuovamente delineato da elaborate soluzioni ambientali liberate in un presente già di per sé complesso e decadente. Un album di sicuro effetto.

Contatti: 

cryochamber.bandcamp.com/2148
facebook.com/Sabled-Sun

TRACKLIST: The Ark, A World Emptied, God is Binary, Overgrown, Discarded Children, Project Locus Arcadia, Black Void, Uplink, Conceived


venerdì 23 dicembre 2016

Recensione: ULVER "Riverhead - Original Motion Picture Soundtrack"
2016 - House of Mythology




L'inquietudine, la sensazione di estraniamento dalla realtà e la mancanza di orientamento ed equilibrio sono così intense nell'universo ulveriano, che ci si chiede se sia mai possibile sentirsi al sicuro ascoltandoli. Se gli ULVER potrebbero essere chiamati surrealisti, è per il loro interesse nel processo di creazione e distruzione. La compagine norvegese trasforma il "normale" in "anormale", producendo un allarmante senso di distacco da ciò che è da sempre percepito come conosciuto. Nella loro anima, i mondi si scontrano, i generi musicali si intersecano. Ed è questa la sostanza della colonna sonora dipinta per "Riverhead", film diretto dal regista canadese Justin Oakley. L'inesauribile espressività sta nella tesi degli opposti che si attraggono. Come già accaduto in passato, viene mobilitato ogni aspetto dell'Arte per esprimere una preziosa singolarità. L'unico modo possibile per definirli è cercare di interpretarli, mettendo a fuoco il percorso che coniuga post-rock, avant-garde, elettronica, psichedelia, ambient, drone, folk nordico. Nelle 15 tracce di "Riverhead" la matrice ambientale ha preso nettamente il sopravvento. Gli Ulver non smettono mai di stupire. Ecco cos'è il GENIO!

Contatti: 

ulver.bandcamp.com/riverhead-original-soundtrack
jester-records.com/ulver
houseofmythology.com

TRACKLIST: Riverhead, Dark Alley, Road to Town, In a Wooden Coat, Idle Hands Are the Devil's Playthings, Father's Feud, In Memoriam, Stoke the Fire, Bored of Canada, Hard Standing, Stalking, A Waste of Your Father's Life, Spiteful Things, The Hunt, Snake in the Grass


mercoledì 21 dicembre 2016

Recensione: SHRINE "Ordeal"
2016 - Cyclic Law




Si dice che ormai siamo nell'era in cui sono le tragedie a camminare, non più l'umanità fatta di carne e ossa. E' tutto vero, tutto maledettamente inquietante. La mente malata dell'essere umano non aiuta a migliore la sua esistenza. E' successo in passato, si ripete ancora nel presente. E, a tal proposito, si dimostra esemplare l'ultima colonna sonora scritta dal giovane artista bulgaro Hristo Gospodinov che, ha deciso di dedicarla al 30° anniversario del disastro di Chernobyl avvenuto il 26 aprile 1986. "Ordeal" è un disco sempre in moto, lontano da ogni forma di prevedibile narrazione e concentrato su un'espressività travolgente; perché il suono che urla tra le rovine è quello che spesso spinge alla riflessione. Ecco il MALE rivelato nel suo rimbombo devastante: l'evoluzione apparentemente ci semplifica l'esistenza, e non ci sono mai conseguenze, nell'immediato, da pagare. Il prezzo lo pagheremo lentamente, come un cancro maligno che ti mangia da dentro. Il dark ambient di SHRINE è da brividi!

Contatti: 

shrine-ambient.bandcamp.com/ordeal
shrine.me.uk
facebook.com/shrine.project 

TRACKLIST: Atomgrad, Radiant Skyline (Unit 4), The Silent Apocalypse, The Night That Hell Broke Loose, Under the Graphite Clouds, The Burden of Knowledge


lunedì 19 dicembre 2016

Recensione: SICK OF IT ALL "When The Smoke Clears"
2016 - Century Media Records




I newyorkesi SICK OF IT ALL tornano sulle scene con l'EP "When The Smoke Clears" per coronare una prestigiosa carriera che ormai ha raggiunto i trenta lunghi anni. Ed è sempre la Century Media Records a farsi carico della promozione di questo prodotto contenente cinque tracce inedite e un bellissimo book fotografico di 60 pagine. L'hardcore/punk di New York è un genere musicale che ha la sua storia, un suo seguito, uno zoccolo duro consistente, a prescindere dalle mode passeggere; questo si traduce in un'incredibile ondata di supporto, di rispetto da parte dei fan. I SOIA sono tuttora riconosciuti come una delle formazioni più influenti di tali sonorità, ma, ovviamente, è molto importante non dimenticare i momenti di splendore alternati ai periodi non facili. Con "When The Smoke Clears" la loro determinazione ne esce ancora una volta vittoriosa. Rispetto!

Contatti: 

sickofitall.com
facebook.com/sickofitallny

TRACKLIST: When The Smoke Clears, Black Venom, Doomed Campaign, Blood & Steel, Fortress


sabato 17 dicembre 2016

Recensione: ENDORPHINS LOST "Choose Your Way"
2016 - Six Weeks Records




Il nome della band di Seattle, il titolo scelto per questo full-length, i soggetti messi sulla copertina, rappresentano alla perfezione una visione alquanto satirica del mondo contemporaneo. Gli ENDORPHINS LOST non hanno peli sulla lingua e, con i loro testi espliciti, continuano a ripudiare un'umanità così paranoica che si rifiuta di comprendere le vere cause del proprio malessere. Concetti che, molto spesso, necessitano disperatamente di essere espressi. Una raccolta di brani violentissimi e un mix letale tra hardcore e grind/powerviolence ancora più efficace di prima. La breve durata della tracklist basta e avanza per illustrare le deformità mentali dell'animale fatto uomo. Ma attenzione, oggi è bene non farsi prendere da facili entusiasmi nella scena underground, proprio perché non tutti si rivelano autentici, e più di ogni altra cosa, premiabili! Personalmente, mi sento in sintonia con gli Endorphins Lost. Apprestatevi all'ascolto di "Choose Your Way".

Contatti: 

endorphinviolence.bandcamp.com/choose-your-way
facebook.com/EndorphinsLost 

SONGS: Learn To Forget, Shut In, Zipper Gang, Warm Body Targets, God. Family. Football, Choose Your Way, Lash Of Time, Nothing, Your Disease, Rambo Syndrome, Lesson Learned, Once In The Bloodstream, Facing The Knife, Torture Report


venerdì 16 dicembre 2016

Recensione: THE GREAT SAUNITES "Green"
2016 - Toten Schwan Records | Hypershape Records




"Green", la seconda parte di una trilogia iniziata nel gennaio 2016 con "Nero", emana innumerevoli sensazioni vibranti, mettendo in gran risalto sia l'espressività che l'energia dell'ondata lisergica generata dai due musicisti di Lodi, in arte THE GREAT SAUNITES. Attraverso queste note c'è il desiderio bruciante di estraniarsi dal nostro mondo per oltrepassare i confini dell'universo. Una sintassi strumentale fortemente dilatata, che gli permette di spaziare e di liberarsi nei lunghissimi voli pindarici. La psichedelia è l'elemento costante nel suono voluto dalla band, ed è proprio quello stile, più di ogni altro, a influire positivamente sullo svolgersi della trama. In certi generi musicali è difficile allontanarsi dai modelli conosciuti, ma, a loro modo, i The Great Saunites stravolgono la materia in modo tale da stordire l'ascoltatore durante l'immersione. L'atmosfera generale è fatta di alterazioni devianti e destabilizzanti. Nonostante non inventino niente di nuovo, vi sono alcuni particolari che vanno presi in considerazione.

Contatti:

thegreatsaunites.bandcamp.com/green
facebook.com/TheGreatSaunites

TRACKLIST: Dhaneb, Antares


giovedì 15 dicembre 2016

Intervista: FERAL - "FEROCI MASSACRATORI"






I DEATHSTER SVEDESI FERAL SONO UNA BAND ORMAI MATURA E IL NUOVO EP "FROM THE MORTUARY" NON FA CHE CERTIFICARE IL LIVELLO QUALITATIVO RAGGIUNTO. IL LORO CANTANTE DAVID NILSSON HA RISPOSTO AD ALCUNE MIE DOMANDE.

1. Ciao David. Piacere di ritrovarti. Sei libero di parlare del nuovo EP "From The Mortuary", quindi, partiamo pure con l'intervista...

- Grazie per esserti messo in contatto con me! E' un grande piacere.

2. La prima volta che ascoltai i Feral fu nel 2011 con l'album intitolato "Dragged to the Altar". Se devo essere sincero, ricordo di essere rimasto colpito dal groove delle canzoni racchiuse in quella release. Credi che il vostro stile sia migliorato nel corso degli anni?

- Beh, a direi il vero, non avevamo ancora trovato la nostra formula in quel periodo. Per completare "Dragged to the Altar" utilizzammo vecchi brani risalenti ai primi anni della band, ai nostri primi demo; canzoni come "Howling", "Graverobber" e le altre scritte per quel disco, come per esempio "Altar of Necromancy" e "Malevolent Summoning", suonano in modo differente rispetto al materiale composto successivamente. Oggi facciamo leva sulle stesse influenze, come allora, ma siamo decisamente migliorati come musicisti. Il bluesy groove e le melodie erano molto più prominenti sul primo album. Sono veramente in pochi a definirci "death'n'roll". I Feral sono una band death metal più pura, ma potrei anche aggiungere che, chi ascolta attentamente la nostra musica potrà percepire tante altre influenze, influssi che provengono dal thrash metal, dal rock classico, etc. Questa è la sostanziale differenza tra il presente e il passato dei Feral. Le nostre ultime canzoni sono più complete e stratificate.

3. Nelle tante interviste musicali si parla spesso di 'ispirazione', di 'influenze' e, in determinati settori di nicchia, gli influssi sono più o meno gli stessi, per esempio nella musica estrema. Voi come vi rapportate al riguardo?

- E' difficile da dire. Le nostre influenze non provengono da un'unica fonte. Il buon affiatamento tra noi è la ragione principale per cui siamo riusciti a completare in breve tempo questo EP. Sono trascorsi quattro anni tra il primo e l'ultimo album, proprio perché siamo stati impegnati in tour, e, successivamente, abbiamo preso delle decisioni importanti. In quel periodo eravamo davvero prolifici, ecco il motivo per cui la maggior parte dell'EP era già stato scritto durante le sessioni di "Where Dead Dreams Dwell". La line-up è stabile, quindi, continuiamo a comporre come dei veri pazzi. Vogliamo ottenere il meglio per ogni release in modo da raggiungere la piena soddisfazione. E' veramente importante avere le idee chiare ogniqualvolta sia va a completare un disco o, come in questo caso, un EP.

4. Ascoltando "From the Mortuary" si ha l'impressione che la band stesse suonando in presa diretta in un unico spazio. Sei d'accordo con me?

- Grazie Christian, sono davvero felice di sentirtelo dire! E sì, sono pienamente d'accordo con te. Come ho già detto prima, ora ci sentiamo più uniti perché stiamo tirando dritti nella stessa direzione, e questo si traduce in musica. Facciamo un sacco di prove prima di entrare in studio. Ci piace provare insistentemente i nostri pezzi, invece di scriverli e registrarli velocemente, come fanno alcune formazioni. Ciò significa che preferiamo conoscere bene le canzoni prima di inciderle. Così ognuno riesce a capire quello gli altri membri della band stanno facendo sul proprio strumento all'interno di ciascuna parte delle canzoni. Possiamo quindi modellare meglio lo stile individuale per migliorare la nostra musica. Non avrebbe senso registrare senza aver provato adeguatamente i singoli brani. E' divertente suonare tutti insieme nello stesso spazio, ed è proprio così che sono nate alcune delle canzoni. Sul nostro facebook c'è un vecchio video in cui Markus e Roger registrano la chitarra e la batteria in contemporanea, senza nessun tipo di click. Può succedere che decidiamo di registrare facendo affidamento su noi stessi, senza usare quel click che va a sincronizzare le parti di un brano.

5. Che cosa vi ha fatto decidere per il nome Feral?

- Volevamo un nome breve, invece di qualcosa di lungo e complicato. Feral si adattava veramente bene al nostro stile di musica. Noi suoniamo death metal nella forma più primordiale, senza fronzoli. It's ferocious, it's feral and it doesn't fit into domesticated environments :)

6. Ti ricordi qual è stato il primo album death metal di cui hai sentito parlare?

- Oh, questa è una domanda difficile! Penso sia stata la canzone "Hammer Smashed Face" dei CANNIBAL CORPSE? Per essere onesto, inizialmente pensai che quel brano fosse solo molto divertente, infatti, il mio interesse è cresciuto in un secondo momento. Ultimamente sono stato più coinvolto dal black metal, in particolare dalle classiche band norvegesi. Il primo album death metal che ho ascoltato è "Honour - Valour - Pride". Cannibal Corpse e Bolt Thrower sono state le prime band che ho approfondito e che mi hanno lasciato senza fiato! Ricordo la mia eccitazione nel periodo in cui stava per uscire "Those Once Loyal". Un altro grande momento è stato quando durante la mia adolescenza ascoltai per la prima volta "Soulless" dei Grave, ricordo che ai tempi frequentavo ancora la scuola. Sono quasi caduto dalla sedia ascoltando la voce di quell'album. Era maledettamente brutale! Una prova vocale davvero incredibile che non sarà mai superata.

7. Il momento più bello nella tua carriera da musicista?

- Beh, la cosa più bella è sicuramente l'interazione con i nostri fan. E' fantastico quando qualcuno apprezza quello che fai e ti contatta. Parlare con la gente dopo i concerti, ricevere delle email, leggere i messaggi dei fan, che sia su Facebook o su altri portali, è davvero stimolante e ti dà la spinta per andare avanti. I momenti più importanti della mia carriera? Beh, direi quando abbiamo ricevuto la prima offerta da una casa discografica. Il nostro primo tour è stata un'esperienza incredibile, ma anche la nostra esibizione allo Sweden Rock Festival ci ha regalato una grande soddisfazione. Però preferisco suonare in piccoli locali, proprio perché ti permette di stare a stretto contatto con le persone, come è successo in occasione del Deathfest di Göteborg agli inizi del 2016.

8. Grazie per l'intervista! TI AUGURO IL MEGLIO.

- Grazie per le tue belle domande e per il tuo continuo interesse nei confronti dei FERAL. Cheers!


CONTATTI:

cycloneempire.bandcamp.com/from-the-mortuary-ep
feral.se
facebook.com/feralswe


FERAL line-up:

David Nilsson - Voce
Viktor Klingstedt - Basso
Markus Lindahl - Chitarra
Roger Markström - Batteria


RECENSIONE: 
FERAL "From the Mortuary" 2016 - Cyclone Empire


mercoledì 14 dicembre 2016

Recensione: RASH "Skinner Box"
2016 - High Fashion Industries




Con "Skinner Box" i RASH assumono un atteggiamento sfrontato in quanto la loro musica è ispirata dalla corrente del punk/HC retrogrado, quello che non ammette compromessi, indipendentemente dal fatto che lo si accetti o meno. Ed è proprio la volontà ferrea dei nostri ad impedire qualsivoglia operazione seguace dell'attuale modernismo. Fregandosene altamente di chi osa giudicarli negativamente, ci mettono di fronte a delle composizioni fulminee che, in modo discontinuo, si rifugiano in ambienti noise-core facenti parte di un medesimo disegno criminoso. La precipitosa agitazione abbatte i muri che impediscono al sangue di fluire dal centro del corpo verso le estremità del cervello. La band di Chicago ha imparato in fretta a essere onesta con se stessa (in primis) e, successivamente, con tutti coloro che vivono tenendo ben stretto il coltello tra i denti. Il debutto "Skinner Box" non demorde, anche se soffre di ripetitività.

Contatti:

rashchicago.bandcamp.com/skinner-box

TRACKLIST: Rat, Standards, Roses, Hunting Humans, Stag, Swing, Tie, A Helping Hand Is A Helping Hand, Hypnotic Jesus, The Hole Under A Soap Box, Gas & Matches


lunedì 12 dicembre 2016

Recensione: KEITZER "Ascension"
2016 - F.D.A. Rekotz




Appena ho schiacciato il tasto play del mio lettore la furia dei tedeschi KEITZER non ha fatto altro che percuotermi con insistenza. Il sesto album "Ascension" si compone di brani vitali, perspicui, che mischiano episodi death metal a costanti attacchi grindcore, tranne l'acustica "Ritual". Il paragone che sorge spontaneo, a livello percettivo, è quello con gli americani Misery Index, artefici come i teutonici di un suono ibrido e dall'effetto addensato. La carrellata di soluzioni utilizzate mi consente di avere un idea chiara e precisa sulla loro marcia, nonché di ponderare attentamente i punti cardine entro cui si muove l'operato della band. La prepotente fisicità ha un peso piuttosto rilevante. Il feroce dinamismo è sempre in primo piano grazie al drumming del bestiale Tim Terhechte, musicista attento ai particolari e perciò in grado di mantenere alta la tensione durante la fruizione di "Ascension". Nulla da eccepire nemmeno sulla prova degli altri, ognuno dei quali mantiene la propria identità, il proprio ruolo. I Keitzer mostrano una notevole coesione nonostante non siano del tutto liberi da certe costrinzioni; nel senso che potrebbero senza dubbio ottenere qualcosa di più personale puntando ad una scrittura meno derivativa. Vale la pena di ascoltare.

Contatti: 

keitzer.bandcamp.com/ascension
facebook.com/keitzer

TRACKLIST: We Will Drown All of You in Blood, Ascension, Peace Was Never an Option, Übermensch, Ritual, Vengeance, Salvation, Conquistador, Black Silent Tides, Origins of Madness, Enemies of Existence, Wolves Among Us


domenica 11 dicembre 2016

Statistiche: 300.239 visite e 1.651 post su SON OF FLIES webzine




SON OF FLIES WEBZINE continua ad ottenere ottimi risultati. Fino ad oggi ho scritto e pubblicato 1.651 post. Il blog ufficiale ha superato 300.000 visite. Sono già trascorsi quattro anni da quando presi la decisione di fondare la Webzine.

Grazie per il SUPPORTO! Christian Montagna

SON OF FLIES WEBZINE celebrates more than 300.000 visitors from around the World and 1.651 post!

Thanks for your SUPPORT! Christian Montagna

sabato 10 dicembre 2016

Recensione: AXIS OF DESPAIR "Mankind Crawls"
2016 - Give Praise Records | Spela Snabbare Records




Il grindcore degli AXIS OF DESPAIR non potrà mai sembrare banale, nemmeno quando il suo potere distruttivo si manifesta in poco più di nove minuti. Questa è la durata del secondo EP degli svedesi. E' utile ricordare che non stiamo parlando di sprovveduti novellini, ma di artisti con attributi per suonare tale genere musicale. Nella line-up troviamo Anders Jakobson (ex-drummer di Nasum, Bloodshed, Masticate...), il bassista Oskar Pålsson (Relentless, Volturyon, ex-Coldworker), Kristofer Jankarls alla chitarra (Infanticide, Faustus), Joel Fornbrant dietro al microfono (Overtorture, ex-Coldworker). L'eccellente lavoro fatto per "Mankind Crawls" concede la possibilità di godere appieno delle loro capacità espressive nella fase esecutiva. Un'estremizzazione perfettamente livellata. L'intenzione è di mantenere un codice estremo di fondo, innestandolo nel presente con cura e meticolosità. Detto in maniera semplice: musica ispirata, produttiva ed evoluta. Non mancano i forti richiami ai Napalm Death della seconda metà dei 2000. Detto questo, quello che conta più di ogni altra cosa per me, è che gli Axis Of Despair siano tornati a colpire nel segno.

Contatti: 

spelasnabbarerecords.bandcamp.com/mankind-crawls
axisofdespair.com
facebook.com/axisofdespairsweden 

TRACKLIST: The Last Sight, En Vansinnesdans, Enclave, Under the Surface, Skulking, Life on Standby


venerdì 9 dicembre 2016

Recensione: RAVAGE RITUAL "Higher Power"
2016 - SJK Negative Records | Soaked In Torment Records




Due anni di distanza separano "Higher Power", ultimo album del quintetto finlandese, dal suo predecessore. La continuità tra i due lavori è chiara fin dai primi minuti dell'opener "True Religion", anche se la traccia si presenta con un ritmo vigoroso e rallentato. Il sound dei RAVAGE RITUAL è forte e penetrante, oltre a ciò, l'equilibrio tra pesantezza e melodia rimane costante per tutta la durata del disco. E' questo un altro modo per stimolare le percezioni di chi ama vivere sensazioni detonanti. La rabbia viene sputata fuori dalle viscere con un'energia acuta, organica, e nel contempo, non può essere ignorato lo spostamento d'aria generato da ogni passaggio. "Higher Power" ha una varietà di registri accettabile, è incalzante, a tratti soffocante, e si spinge in avanti come un enorme schiacciasassi. E' il batterista a fare la differenza, bravo nel saper manovrare a suo piacimento i diversi cambi di tempo dei pezzi, un valore significativo, soprattutto perché lo stile musicale proposto dai Ravage Ritual non è dei più personali/originali. Entusiasmanti i momenti in cui la formazione scandinava decide di compattarsi aumentando l'intensità in termini di velocità, dimostrando più coesione e maggiore determinazione. A conti fatti, nessuna rivoluzione o stravolgimento nel modo di essere e di agire, ma i miglioramenti sono evidenti. Potranno piacere sia ai tanti fanatici del metalcore che a quelli del death metal/grindcore.

Contatti: 

ravageritual.bandcamp.com/higher-power
facebook.com/ravageritual

TRACKLIST: True Religion, Mind Trap, Millenial Reign, God of War, Spiritual Power, Phobos, Deimos, Powered by Torment, Pedestal, Total Void






giovedì 8 dicembre 2016

Recensione: AGATHOCLES "Commence to Mince"
2016 - Selfmadegod Records




Quanti di voi non conoscono il nome dei belgi AGATHOCLES? Uno dei gruppi più prolifici della scena grindcore, attivi fin dagli '80. Agli inizi si facevano chiamare Necromantical Destructor, mentre dal 1985 al 1987 erano conosciuti come Hellsaw. Fatta la breve premessa, può essere utile far capire di chi sto parlando analizzando con poche parole il full-length "Commence to Mince". Se non ricordo male, dovrebbe essere il tredicesimo album dal lontano 1992. Inoltre, va tenuto in seria considerazione che, la maggior parte delle volte si sono affidati alla pratica dello split album; infatti, nel corso della lunghissima carriera hanno accumulato una valanga di pubblicazioni rivolte esclusivamente a un pubblico di nicchia. E non potrebbe essere altrimenti visto il genere trattato. I 34 minuti di durata della nuova release si trasformano in un assalto sonoro pilotato da ritmi spesso impazziti, esaltanti solo per chi è abituato a masticare queste sonorità. Eppure nella scattante aggressività gli Agathocles sono anche autoironici. La produzione è rigorosamente sporca ed il songwriting basilare, scheletrico e senza fronzoli. Ecco i motivi per cui "Commence to Mince" non riserverà brutte sorprese ai fan della band. Continuando ad ammettere la loro schiettezza di intenti, questi grinder non saranno MAI snobbati. Deciderete da soli da che parte state.

Contatti:

selfmadegod.bandcamp.com/commence-to-mince

SONGS: Bathing in Hate, Noise Abatement Crusaders, Snobhunt, Bad Space Cake, Opportunist Swines, Lights Off, I Piss as Defence, No More Faith, Freeze My Dear, Dark Marks, Black Evil Rays, From Market Place to More Space, Anarchist Spectrum Disorder, King of the Scene, Thanks Man!, Orgulho Americano, Why Do They Gaggle?, Demons in My Head, (Sh)out, Wasted Words, Interrupted, Flag Up your Arse, A Late Abortion, Different Direction, Opgefokt, The Only Honesty, Dadaesque Orange Attack, Hypotrips, Commence to Mince, Excellent Toilet Paper, And the Loser Is, Nazional Sozialist Security, In the City of Opportunists, Kill Thrill, Chinese End


mercoledì 7 dicembre 2016

Recensione: CHRONIC HANGOVER "Nero Inferno Italiano"
2016 - Minotauro Records




Volete sfruttare al massimo la potenza dell'impianto audio dello stereo? Allora potere provare con il sound dei capitolini CHRONIC HANGOVER. Dopo alcuni 'indispensabili' cambi di line-up, arrivano al traguardo del primo full-length grazie alla firma per la Minotauro Records. Ed è così che, messo alle spalle il demo del 2014 "Logicamente il Signore ci Punirà per Questo", danno un colpo deciso alla scena. La band, dotata di una buona personalità, si destreggia egregiamente tra sfuriate dal tiro stoner e ficcanti passaggi doomeggianti, mentre le incursioni psych richiamano il mondo musicale dei '70. Qui si va a cercare una fonte di soddisfazione che possa alimentare il desiderio di libertà artistica e di espressione. Lo si capisce dall'ampiezza delle continue oscillazioni di "Nero Inferno Italiano". Le canzoni hanno sete di rock roboante, in grado di indurre la crescita dei vari spostamenti sonori. L'interpretazione nervosa del loro cantante, il rifframa snello ed efficace, l'impeto della sezione ritmica; oltre a rimandare a un approccio più datato, vogliono essere di sicuro impatto, simboleggiando le dinamiche che contraddistinguono il lavoro. La produzione realizzata nei Kick Recording Studio per mano di Marco Cinghio Mastrobuono (conosciuto per il suo coinvolgimento negli Hour of Penance, Buffalo Grillz...), si inerpica sulla corazza che riveste "Nero Inferno Italiano", riuscendo a centrare l'obiettivo. Il risultato è godibile.

Contatti:

chronichangover.bandcamp.com/nero-inferno-italiano
facebook.com/Chronic-Hangover

TRACKLIST: Vituperio, Homunculus, Sociopatia, Regretudo, Tossine, Villa Triste, Alamut 2112, Nero Inferno Italiano, Lucifer In The Sky With Diamonds


martedì 6 dicembre 2016

Recensione: PUTRIFIED "The Flesh. The Scythe. The Tomb."
2016 - Unholy Prophecies




Con i PUTRIFIED di Stoccolma si torna nel passato. Questo secondo EP "The Flesh. The Scythe. The Tomb." può essere visto un po' come un documento che riassume, per filo e per segno, le caratteristiche sanguigne di gran parte delle band nate tra la fine degli '80, inizi '90, e fino ad allora sconosciute. Sei anni di carriera sono bastati per rafforzare la grinta annichilente del quartetto. Un'operazione che rispolvera un certo modo di suonare death/black metal. I brani, infatti, evocano l'essenza primigenia dei vecchi album del genere, quando la musica era meno articolata o forse sarebbe meglio dire, più scarna. I Putrified picchiano come dei dannati perché credono fermamente nelle proprie potenzialità, pur non apportando nessun elemento di innovazione. Si tratta solo di un songwriting perfetto per creare delle atmosfere peccaminose e malsane. E' questo il fondamento della loro ispirazione. Una prova sincera, quindi assai concreta.

Contatti:

unholyprophecies.bandcamp.com/the-flesh-the-scythe-the-tomb-7-ep
facebook.com/Putrified

TRACKLIST: Sarcophagus (Under The Lid), The Scythe Descends, Maleficium I, Devil's Whorehouse, Maleficium II, Morbid Tales


lunedì 5 dicembre 2016

Recensione: FERAL "From the Mortuary"
2016 - Cyclone Empire




Gli svedesi FERAL sono una band che ha molto da offrire all'attuale scena death metal, sia musicalmente che qualitativamente. "From the Mortuary" è il titolo del nuovissimo EP di questi deathster, desiderosi di mettersi sul serio in gioco per rivendicare certi ideali, combinando la brutalità tipica delle sonorità della vecchia scuola con degli aspetti più tecnici capaci di mozzare il respiro. La terza traccia "The Cult of the Head" è da brividi. Difficile non riconoscere il loro grande impegno e la loro dedizione alla causa. Lo ribadii con fermezza quando un anno fa ebbi la possibilità di recensire il precedente album in studio "Where Dead Dreams Dwell". "From the Mortuary" ci restituisce un gruppo in salute, un suono più 'caldo' e un feeling maledettamente retrò sulla produzione, curata negli Spiff and Pagan Hell Studios di Skellefteå. Mixaggio e mastering portati a termine dall'ex-chitarrista Petter Nilsson. Il ri-arrangiamento di "Relentless" dei leggendari Pentagram fa aumentare l'impatto dell'EP. Tutti i membri hanno contribuito con la loro personalità matura a rendere i Feral quello che sono oggi: una macchina da guerra inarrestabile. Per i fan del genere l'acquisto è obbligatorio.

Contatti: 

cycloneempire.bandcamp.com/from-the-mortuary-ep
feral.se
facebook.com/feralswe

TRACKLIST: The Hand of the Devil, Reborn in the Morgue, The Cult of the Head, The Rite, Necrofilthiac (2016), Relentless (Pentagram cover)


domenica 4 dicembre 2016

Recensione: CELEB CAR CRASH "People Are The Best Show"
2016 - 1981 Records




Energia, passione, dipendenza da rock. Sono queste le componenti basilari che brulicano sotto la pelle di questi giovani ragazzi italiani, attivi dal 2012 e forti di una tenace volontà di portare avanti il nome della propria band nella scena nazionale ed internazionale. Esibendosi dal vivo e sfruttando svariati canali promozionali, senza disdegnare quelli più in voga nel settore mainstream (Rock Tv compreso), sono riusciti a ottenere visibilità, indispensabile per dare la giusta spinta ad un sound fluido e radiofonico! Quindi, a parte le necessarie collaborazioni con Riccardo Pasini (Studio 73) e Riccardo Parenti (Elephant Studios), bisogna dire che i nostri ce la stanno mettendo tutta per ottenere riconoscimento, credito, buoni risultati. I CELEB CAR CRASH dimostrano la loro potente espressività con canzoni elettrizzanti, orecchiabili, spesso emozionali, perciò molto efficaci; prestando così le dovute attenzioni alla lezione impartita da artisti ben più blasonati quali Soundgarden, Pearl Jam, Stone Temple Pilots, Screaming Trees, Alice In Chains, tirando in ballo anche i Foo Fighters e gli Alter Bridge. Rispetto al debutto "Ambush!", siamo di fronte a un netto passo avanti. Ecco cosa vuol dire suonare rock alternativo in maniera professionale.

Contatti:

celebcarcrash.com
facebook.com/CelebCarCrash

TRACKLIST: Let me In, Because I'm Sad, The Whereabouts, Outdone, Hello 'Morning, Murder Party, January, Enemy's Desire, Stereo (The Body of Christ), Hangin' On A Rope, Nothing New Under The Sun, Nearly In Bloom


sabato 3 dicembre 2016

Recensione: VULTURES VENGEANCE "Where the Time Dwelt In"
2016 - Gates of Hell Records




I VULTURES VENGEANCE, sostenuti dalla Gates of Hell (sub-label della Cruz Del Sur Music), pubblicano l'EP "Where the Time Dwelt In" a distanza di sette lunghi anni dalla loro formazione; ma, pur essendo passato così tanto tempo, non si può dire che la band romana abbia deluso le migliori aspettative di tutti coloro che si erano precedentemente approcciati al demo "Rising", stampato nel 2015 in una tiratura limitata di 150 copie. Grazie alla firma del contratto con l'etichetta italiana hanno avuto la buona possibilità di documentare nel migliore dei modi quel che significa suonare dell'ottimo heavy metal vecchio stampo. "Where the Time Dwelt In" è un prodotto ben riuscito da ogni punto di vista. Ovviamente, dipende un po' da cosa cerca il singolo ascoltatore. E' anche vero però che, negli ultimi periodi, con il revival del genere molte delle attenzioni si sono focalizzate su giovani band non proprio meritevoli. Fortunatamente non è il caso dei Vultures Vengeance, una realtà coesa e più che commendevole. Le canzoni sono state realizzate col massimo della cura e dell'impegno. Intendiamoci, è il loro metodo di lavoro a funzionare adeguatamente. Il gruppo è stato in grado di ricreare quel sound glorioso già vissuto in pieno; comunque sia, un punto di riferimento indispensabile per tanti di noi e, indubbiamente, per parecchi musicisti, forse perché si è mantenuto coerente nei decenni. L'heavy metal non ammette compromessi, lo ami o no. La spontaneità del songwriting e gli arrangiamenti riusciti, permettono dunque all'intero EP di innalzarsi oltre la solita mediocrità. Vivamente consigliati.

Contatti:

vulturesvengeance.bandcamp.com/where-the-time-dwelt-in
gatesofhellrecords.com 

TRACKLIST: Intro, A Curse From Obsidian Realm, And The Wind Still Screams His Name, On a Prisoner's Tale, Where The Time Stands Still


venerdì 2 dicembre 2016

Recensione: CAVERNICULAR "Cavernicular"
2016 - Hackebeil Records | Knochentapes | Rodel Records




I palermitani CAVERNICULAR nascono tra dicembre 2015 e gennaio 2016 per iniziare ad infierire sui nostri corpi con pesanti colpi di powerviolence e grindcore, anche se, analizzando attentamente tutte le tracce di questo debutto omonimo, si evidenzia l'amore per le sonorità HC/punk più datate. C'è la volontà di uscire allo scoperto, quasi per voler difendere a pugni chiusi l'attitudine pugnace dei tempi ormai andati. Ecco perché qui si possono citare gruppi storici quali Charles Bronson, Agathocles, Spazz, Infest, Yacøpsæ, i primissimi Napalm Death. Nessuna pretesa dunque, ma solo violenza allo stato più puro. Non stupitevi quindi se gli isolani dimostrano di voler andare subito al sodo. Tre dei quattro musicisti sono parte integrante degli Elevators to the Grateful Sky, ANF, Haemophagus, Undead Creep; mentre il batterista è un ex-membro dei Smuggler Brothers, LEARN, Shock Troopers. Per farla breve, l'EP in questione non avrebbe certamente sfigurato nella scena underground italiana di fine anni '80 e inizi '90. Avete l'opportunità di ascoltare un lavoro impietoso e ricco di accelerazioni da infarto. Dal vivo, se ne vedranno delle belle. Forza ragazzi, dateci dentro. Sarà disponibile su cassetta (Hackebeil Records, Knochentapes) e 7" (Rodel Records).

Contatti:

cavernicular.bandcamp.com/releases
facebook.com/Cavernicular

SONGS: Deto-nation - Annihilation Alert (Coup D'état), Wires, Wreckage, Stare Down - Balls Explode, Deprived, Intent, Vile Manipulation, Archaic Game, Killing Bias, Doctrine Junkies, Fine Day for a Bomb Raid, Equality?, No Way to Start, Triggered to React


giovedì 1 dicembre 2016

Intervista: SENTIENT HORROR - "OLTRE IL BUIO DELLA MORTE"






I SENTIENT HORROR DEL NEW JERSEY HANNO TUTTE LE CARTE IN REGOLA PER FARSI LARGO TRA LE NUOVE LEVE DEL DEATH METAL. IL PRIMO FULL-LENGTH "UNGODLY FORMS" SI CANDIDA AD ESSERE UNO DEI MIGLIORI DISCHI DEL 2016. HO DECISO DI CONTATTARE MATT MOLITI, IL CANTANTE/CHITARRISTA DEL GRUPPO AMERICANO. L'UNICO MODO PER SAPERNE DI PIU' RIGUARDO QUESTO INTERESSANTE DEBUTTO.

1. Ciao Matt. Quali sono le sensazioni che bruciano dentro di te quando pensi al debut album "Ungodly Forms"? Avete avuto abbastanza tempo per la strutturazione dell'intero disco?

- Ciao! Sì, le mie sensazioni sono molto positive. Tutti i brani sono stati provati e suonati dal vivo per almeno due mesi, e questo è avvenuto prima di iniziare a registrarli. Eravamo davvero preparati quando siamo entrati in studio per le sessioni di registrazione. Ora sono felice che il disco abbia visto la luce!

2. La collaborazione con il musicista/produttore Dan Swanö ha influenzato in qualche modo il processo di scrittura?

- Il suo coinvolgimento non ha influenzato direttamente il processo di scrittura, ma io sono sempre stato un grande fan del suo operato negli Edge of Sanity e nei Bloodbath. Entrambi i gruppi, in particolar modo i primi, sono stati una grandissima influenza per il mio modo di comporre musica.

3. Nel sound dei tuoi Sentient Horror plevalgono gli influssi provenienti dalla vecchia scuola del death metal, quindi, sarebbe giusto affermare che siete quattro musicisti interessati ad un impatto più immediato?

- Sì certo. Io preferisco gruppi più diretti, piuttosto che quelli dalla vena oscura. Con questo non voglio dire che mi piacciono solo le band artefici di una interpretazione musicale più immediata; ma di solito, i gruppi di un tempo sono quelli che preferisco maggiormente. I grandi del genere non potranno mai essere dimenticati.

4. Avete optato per un approccio differente mentre utilizzavate le vostre attrezzature?

- Abbiamo provato delle soluzioni interessanti durante il processo di registrazione. Damian Herring, che ha mixato il disco, ha utilizzato una precisa impostazione sul pedale HM2, in modo da ottenere un tono più chiaro della chitarra, pur mantenendo il classico suono motosega. Ora lo utilizziamo anche dal vivo e devo ammettere che fa la differenza.

5. Come descriveresti il ruolo delle chitarre in un gruppo death metal?

- Penso che il ruolo delle chitarre possa variare a seconda della band, ma la prima cosa da fare è cercare di ottenere dei riff ribassati. Credo che questa sia una procedura abbastanza universale in tutti gli stili del metal. Il metal inizia sempre da un grande riff.

6. In termini di crescita della band, cosa ti aspetti dal futuro?

- Questa è una gran bella domanda. Per essere onesto, non penso troppo al futuro. Avrò ulteriori risposte quando arriverà il momento di scrivere nuova musica. In ogni caso, cercherò sempre di continuare a crescere per sviluppare il nostro suono.

7. Potresti descrivere i tratti della tua personalità? Chi è Matt Moliti?

- Sono sempre stato un grande appassionato di musica, fin dalla giovane età. Mio padre ha suonato le tastiere ed è stato lui ad avvicinarmi alle band prog degli anni ’70. Ai tempi ero ancora molto piccolo. Ho iniziato a suonare la chitarra quando avevo circa 13 anni e poco tempo dopo mi sono approcciato al metal. Ho fatto molta pratica sul mio strumento, ecco perché in età adulta sono diventato un musicista professionista e un buon insegnante di chitarra. Mi sento molto fortunato per aver trovato il modo per guadagnarmi da vivere con la musica. Purtroppo, qualche anno fa mi è stata diagnosticata la "distonia focale", e questo ha limitato l'esatto funzionamento della mia mano sinistra. Sono stato costretto ad utilizzare alcune tecniche alternative. Infatti, usavo la mano destra per toccare le note durante la riproduzione di linee sonore più veloci. Per fortuna, ho recuperato un po' della mia destrezza, ma non sarà più come prima. Cerco di essere positivo per quanto mi è possibile, e forse, è proprio questo a rendere unico il mio modo di suonare. Oltre alla passione per la musica, mi piace passare il tempo libero ascoltando i miei vinili, giocare sul mio iPad o sul computer, e passare del tempo con la mia ragazza.

8. Quali sono i tuoi gruppi preferiti? Se riuscissi a guardare nella tua collezione di dischi, che cosa troverei?

- Oh man, it would be really eclectic. Un po' di tutto... dai Dismember, Carcass, Judas Priest, ai Rainbow, Genesis, King Crimson, etc. Gli ultimi album che ho acquistato? Il nuovo dei Fatalist, "Minds Eye" di Vinnie Moore, il primo album degli Angel Witch.

9. Sei coinvolto in altri progetti oltre ai Sentient Horror?

- Per nove anni, sono stato coinvolto in una band progressive/power metal chiamata Dark Empire. Erano molto diversi dai Sentient Horror. Ma negli ultimi periodi trascolsi con quel gruppo, il desiderio di suonare alcune cose più pesanti mi aveva pervaso, e questo si poteva capire ascoltando alcuni miei riff. Durante l'estate ho registrato degli assoli per un progetto Swedeath guidato dal mio amico Jonny Pettersson, che canta anche nei Wombbath e negli Ashcloud. Un altro mio amico, Andrew Atwood, attuale chitarrista degli Helstar, mi ha proposto di fare un gruppo in stile old school speed metal nella vena dei primi Running Wild / Rage. Attualmente siamo entrambi molto occupati, ma abbiamo già iniziato a provare alcune idee per le canzoni.

10. Grazie Matt. Vuoi aggiungere qualcosa per chiudere l'intervista?

- Grazie per aver ascoltato e recensito i Sentient Horror! Spero di poter suonare in Europa un giorno!


CONTATTI:

testimonyrecords.bandcamp.com/sentient-horror-ungodly-forms
facebook.com/sentienthorrorofficial


SENTIENT HORROR line-up:

Matt Moliti - Voce, Chitarra
Ian Jordan - Basso
Ryan Cardoza - Batteria
Jon Lopez - Chitarra


RECENSIONE:
SENTIENT HORROR "Ungodly Forms" - Testimony Rec | Redefining Darkness Rec


mercoledì 30 novembre 2016

Recensione: ANAAL NATHRAKH "The Whole of the Law"
2016 - Metal Blade Records




Quello che mi ha sempre colpito degli ANAAL NATHRAKH è la loro temeraria identità, artefice di un sound apocalittico, epico e maestoso allo stesso tempo. Al di là delle varie similitudini con i precedenti otto album già pubblicati, in "The Whole of the Law" non mancano altre valide incursioni strumentali dall'effetto incisivo e, naturalmente, moderni campionamenti digitali che spianano il terreno al prossimo fututo della band inglese. La dote di Mick Kenney (Irrumator) e Dave Hunt (V.I.T.R.I.O.L.) è proprio quella di riuscire ad afferrare ogni ascoltatore e tenerlo strettamente incatenato in una dimensione infernale, mantenendo viva la propria virile e inafferabile vena compositiva. La flessibilità delle undici canzoni la fa nuovamente da padrone, le quali mettono insieme tutti gli elementi inossidabili che, di bene in meglio, hanno altresì dato stabilità alla posizione del duo di Birmingham all'interno della scena estrema europea. L'aspetto grafico rappresenta alla perfezione i significati nascosti che ruotano instancabilmente intorno al tema trattato in questo disco ("il conflitto"). Gli Anaal Nathrakh non possono essere ancora paragonati a nessun'altra bestia, proprio perché non si conoscono altre belve affini dotate di una simile destrezza. Nel loro caso, l'innovazione non è da confondere con l'originalità! Quest'opera si può definire originale solo per ciò che i suoi autori sono stati in grado di fare, a prescindere dalla preparazione sul piano tecnico. Pertanto, va menzionata l'efficacia dei brani dal minutaggio più consistente; questo un dettaglio importante da sottolineare. Ho completato i ripetuti ascolti (almeno nove) prima di arrivare a descrivere con esattezza l'imperiosità di "The Whole of the Law". L'esperienza è stata altrettanto necessaria per mettere la mano sul fuoco sulla grandezza degli Anaal Nathrakh. Unici nel genere industrial black metal/grindcore.

Contatti: 

anaalnathrakh.bandcamp.com/the-whole-of-the-law
anaal-nathrakh.com
facebook.com/Anaalnathrakhofficial

TRACKLIST: The Nameless Dread, Depravity Favours the Bold, Hold Your Children Close and Pray for Oblivion, We Will Fucking Kill You, ...So We Can Die Happy, In Flagrante Delicto, And You Will Beg for Our Secrets, Extravaganza!, On Being a Slave, The Great Spectator, Of Horror and the Black Shawls


venerdì 25 novembre 2016

Recensione: INVOCATION SPELLS "The Flame Of Hate"
2016 - Suicide Records



Santiago del Cile è la città in cui agiscono questi INVOCATION SPELLS, reduci dai buoni risultati del secondo full-length "Descendent the Black Throne". Come da previsione, nulla è cambiato nel songwriting della band sudamericana, e non potrebbe essere altrimenti ogni qual volta si ritorna a parlare delle crudeli sonorità del thrash/death metal. Le nuove canzoni non si discostano da tutte quelle atmosfere ardite che hanno consolidato il loro maligno ed ostile trademark. La messa in pratica della rigorosa prova strumentale manifesta un fortissimo attaccamento ai generi citati poc'anzi. Gli Invocation Spells divorano l'intero apparato uditivo con una consapevolezza adeguata. Pero', bisogna anche aggiungere che i nostri non compongono nulla di personale, se si pensa a come abbiano deciso di alimentare la propria aggressività; ad ogni modo, possiedono le armi adatte per continuare la battaglia e farsi valere sul terreno affollato dell'underground.

Contatti:

facebook.com/InvocationSpells

TRACKLIST: Darkness Prevails, The Flame Of Hate, Nocturnal Silence, Messiah, Ride The Fire, Evil Mountains, The Invocation, Renegades Of The Light


mercoledì 23 novembre 2016

Recensione: VENEFIXION "Armorican Deathrites"
2016 - Iron Bonehead Productions




Bisogna riconoscere che in Francia non mancano gli adepti del culto del death/black metal oltranzista. Attualmente sono in tanti a fare tutto il possibile per imporre la propria rigida filosofia di vita attinente al modello dettato dai vecchi mentori del genere. I nuovi arrivati si fanno chiamare VENEFIXION, originari della Bretagna, regione situata nella zona nord-ovest della nazione transalpina. Dopo il primo demo 2015 "Defixio", il quartetto ha dato nuovamente alla Iron Bonehead Prod. la possibilità di stampare il loro nuovo EP. "Armorican Deathrites" rappresenta la vena maledetta di questi musicisti, con riff che mettono in evidenza il legame che unisce i nostri con le prime produzioni dei Morbid Angel, ma anche con i Possessed, Massacre, Morbid delle origini. Le tracce sono veloci, diaboliche, con una prova vocale davvero incisiva. La forte deflagrazione della sezione ritmica è davvero bestiale, come detto prima, dalla matrice prevalentemente old school. Se siete degli appassionati di tali sonorità, i contenuti battenti di "Armorican Deathrites" sapranno rapire la vostra attenzione. Seppur datato come stile, qui risulta essere funzionante alla perfezione.

Contatti:

venefixion.bandcamp.com/armorican-deathrites-2
facebook.com/Venefixion

TRACKLIST: Intro - Ar Vif (Le grimoire des Morts), An Ankou, Armorican Deathrites, Naia (The Black One)


domenica 20 novembre 2016

Recensione: DYSRHYTHMIA - "The Veil Of Control"
2016 - Profound Lore Records




Jeff Eber, Kevin Hufnagel, Colin Marston, possiedono le potenzialità e le doti tecniche per sagomare quelle emozioni convulse organizzate secondo precisi schemi ambientali, rivalutando l'importanza della sperimentazione complessa e sfaccettata. Nessuna barriera limitante ad impedire passaggi ardui o aleatori. Tutto ciò accade, oggi più di ieri. Nell'interminabile dimensione dei Dyshrythmia ogni minuscola assurdità può succedere. Questo modo di comporre ha permesso a questi tre musicisti di rendere possibile quello che sembra impossibile. Ed è proprio l'aumento della complessità strutturale, non quello delle varie metodologie prestabilite da un unico denominatore, ad evitare la rovina della vorticosa estrosità irregolare alla natura del gruppo statunitense. Quello che dovrebbe interessarci è la ricostruzione di dinamiche assurde secondo criteri non conosciuti, che inevitabilmente si traducono in pregi incontrastabili.

Contatti:

profoundlorerecords.bandcamp.com/the-veil-of-control
facebook.com/Dysrhythmia

TRACKLIST: The Veil of Control, Internal/Eternal, Black Memory, Selective Abstraction, Severed and Whole, When Whens End


sabato 19 novembre 2016

Intervista: PROFANAL - "FEDELI ALLA PROPRIA TENACIA"






QUANDO CREDI IN CIO' CHE FAI, NESSUNO PUO' FERMARTI! I PROFANAL LO STANNO DIMOSTRANDO CON LA LORO DEDIZIONE E PERSEVERANZA. IL NUOVO ALMUM "SUPREME FIRE", USCITO PER IRON TYRANT, RAPPRESENTA IL MANIFESTO CHE CERTIFICA LE BUONE CAPACITA' COMPOSITIVE DEI NOSTRI. IL MIO INTERLOCUTORE IN QUESTA INTERVISTA E' DANIELE, IL BASSISTA DEL GRUPPO TOSCANO.

1. Partiamo subito con l'analisi del nuovo full-length "Supreme Fire", lavoro che miscela impatto, tecnica e buoni arrangiamenti. Sei libero di presentarcelo nel migliore dei modi.

- Ciao a tutti! Grazie dello spazio concesso! Il nuovo "Supreme Fire" segue, 4 anni dopo, l'esordio "Black Chaos". L'attesa è stata lunga, ben 4 anni, intervallata da un 7". A seguito di "Black Chaos" c'è stata una lunga attività live, seguita dalla registrazione del succitato 7" e da tutta la fase di scrittura e arrangiamento del disco. Certo, 4 anni non sono pochi, ma con gli impegni di 5 persone che lavorano e tutto il resto non è così facile, e soprattutto, perché correre? Non siamo entrati in studio finchè tutto non è stato pronto e definito al 100%, e alla fine ne siamo usciti soddisfatti.

2. Le vostre radici affondano nel terreno duro del death metal europeo. Questo lo si poteva già capire ascoltando il vostro debutto. Alla luce dei fatti, quali sono le band che vi hanno indirizzato verso tale sound, e per quale motivo siete maggiormente attratti dallo stile svedese?

- Onestamente lo stile si è delineato in modo abbastanza spontaneo... Non so se per background o altro, ma già i primi riff che uscivano fuori erano sempre legati alla scuola svedese. Le band sono sempre i soliti numi tutelari, vale a dire Dismember, Nihilist/primi Entombed, primi Grave, God Macabre (band che anche con un solo disco ha esercitato una grandissima influenza su di noi), ma anche i cari vecchi Asphyx, Bolt Thrower nonché Possessed, primissimi Death, Venom e altri ancora... In poche parole l'ABC del metal estremo!

3. Esiste un qualche legame fra i vari brani di "Supreme Fire"? Una sorta di "concept"...

- In realtà no. Giusto la copertina è stata 'ispirata' ad una specie di tema, ma solo a livello visivo. In tal caso segnalo l'artwork, a nostro avviso veramente stupendo, della giovane Artista Bresciana Ivory Crux. Ha catturato a perfezione il feeling del disco.

4. A cosa si deve la scelta mirata di coinvolgere nei Profanal una voce femminile e non maschile? Eravate già amici con Rosy oppure vi siete conosciuti per caso? La sua timbrica si integra alla perfezione con i brani dei Profanal, vecchi e nuovi.

- Parlare di 'coinvolgere nel progetto' in questo caso è un errore, visto che i Profanal sono nati con e grazie a Rosy. Non siamo nati come progetto solitario di qualcuno che ha convolto altri, ma come band tra amici, ci siamo formati e affinati insieme, costruendo la musica e tutto il resto intorno a noi.

5. Vorrei sapere qualcosa in più sul dualismo chitarristico tra Kristian e Burchi. I due ragazzi mi sembrano molto affiatati e in ottima sintonia. Hanno background musicali differenti? E in che misura la sezione ritmica composta da te al basso e Nicco alla batteria ha partecipato al processo di composizione delle canzoni?

- Kristian è l'arteficie dei riff e di un po' tutta la base musicale, ma alla fine il lavoro avviene in sala prove con l'apporto di tutti. Il nostro background è simile, siamo tutti 'metallari tradizionalisti', amanti dei grandi classici, vale a dire heavy metal, thrash metal e death metal. I padri sono sempre quelli. A parte ciò tra tutti possiamo avere ascolti 'extra', ma che non hanno nessuna influenza sul sound Profanal.

6. Cosa è cambiato nel vostro approccio alla musica nell'arco di tempo tra "Black Chaos" e "Supreme Fire", quindi dal 2012 al 2016?

- In modo assoluto non è cambiato nulla. Lo stile è quello, oramai è consolidato, e quello vogliamo dire con la nostra musica. I cambiamenti, ma più che cambiamenti li definirei 'affinamenti', ci sono ovviamente stati, lavorando su particolari che magari non ci avevano appagato al 100% su "Black Chaos". Ma tutte cose molto naturali e 'spontanee', senza imporci nulla. Migliorie naturali che vengono semplicemente suonando.

7. Qual è stata la vostra reazione mentre ascoltavate per la prima volta il disco completamente finito?

- Di enorme soddisfazione! Siamo veramente felici del risultato. Già tutto il processo in studio, al quale abbiamo partecipato attivamente, è stato appagante, e il risultato non poteva che essere migliore di così, per quanto mi riguarda! Ora vedremo se la critica sarà entusiasta come lo siamo noi.

8. Quali sono le differenze principali tra suonare dal vivo e in studio per un gruppo come i Profanal? Vi siete già spinti oltreconfine per dei concerti? Se sì, vorrei sapere i nomi dei gruppi cui avete condiviso il palco.

- Per noi suonare dal vivo è fondamentale, direi che forse è il punto più importante per i Profanal. Fare un disco perde molto senso se poi non lo si ripropone dal vivo, per quanto ci riguarda! Possiamo quasi dire che scriviamo musica per portarla dal vivo! Certamente, abbiamo suonato più volte all'estero, Germania, Olanda, Francia, Svizzera, Belgio, Lituania. In Lituania per esempio abbiamo diviso il palco coi Dead Congregation, con i quali abbiamo suonato anche in Italia. Per il resto abbiamo diviso il palco con Entombed, Grave, Proclamation, Archgoat, Asphyx, Malevolent Creation, Incantation.

9. Che ve ne pare del nuovo album degli Asphyx?

- Ascoltato poche volte ma una mezza delusione. A mio avviso largamente inferiore ai due precedenti.

10. Ci sono dei gruppi italiani che stimate in modo particolare?

- Assolutamente, in Italia le ottime band non mancano. In campo death metal più classic posso citare i Voids of Vomit, Funest, Necro, Blood of Seklusion, Slowly Suffering, Gravesite, Uncreation e Ekpyrosis. Altre ottime band Extirpation, Baphomet’s Blood, Mefitic. Segnalo anche, in campo heavy metal, gli Axevyper, dove suona anche il nostro batterista Nicco.

11. Programmi da rispettare in questo periodo? Oppure se ci sono progetti in preparazione.

- Visto che è uscito il disco, come ovvio che sia, parte la promozione live. Siamo stati fermi un anno per via del disco, non vediamo l'ora di risalire sui palchi, la prima il 19 Novembre al release party al Titty Twister a Parma. Oltre a quella data, diverse altre date in via di definizione, soprattutto in luoghi dove non abbiamo mai suonato.

12. Grazie per l'intervista. C'è qualcosa che vorresti aggiungere?

- Grazie del supporto e dello spazio, per gli aggiornamenti su date ed altro seguiteci su facebook e per comprare il merch cercate il nostro bandcamp!


CONTATTI:

profanal.bandcamp.com
facebook.com/Profanal


PROFANAL line-up:

Rosy - Voce
Kristian - Chitarra
Burchi - Chitarra
Daniele - Basso
Nicco - Batteria


RECENSIONE:
PROFANAL "Supreme Fire" 2016 - Iron Tyrant


venerdì 18 novembre 2016

Recensione: HIEROPHANT "Mass Grave"
2016 - Season of Mist




Che gli HIEROPHANT fossero un gruppo affiatato lo si era intuito con i precedenti tre album in studio, ma sul nuovo "Mass Grave" la proposta dei ravennati viene ulteriormente estremizzata e portata al limite dell'ira e dello spasimo, con uno slancio che, a mio avviso, non era ancora stato sprigionato del tutto negli altri capitoli. Oggi è ben visibile il punto di raccordo situato tra la nerboruta radice del death metal/grindcore e il progressivo avanzamento di sonorità sludge/doom metal, per così dire, più claustrofobiche. Quindi l'impulso hardcore è stato accantonato. Ed è proprio nei profondi solchi delle dieci canzoni che risiede l'infocato entusiasmo della band formatasi nelle zone umide dell'Emilia-Romagna. Già l'artwork introduce un idioma fosco, sgraziato, che alimentato dalla sua intensità, non può più fare a meno di esternare il fascino torvo per la decadenza della civiltà moderna. La timbrica straziata del chitarrista e cantante Lollo (bassista dei The Secret) si immerge nella mestizia e si aggrappa alla frenetica irruenza di una minaccia alquanto significativa. Il fremito del nemboso "Mass Grave" è perfettamente scandito dall'azione incalzante della negatività ferina. E ammettiamolo pure, fin dagli inizi questi musicisti hanno dato prova delle loro grandi potenzialità. Con gli Hierophant la francese Season of Mist ha fatto centro.

Contatti:

hierophant.bandcamp.com
facebook.com/HIEROPHANTKVLT

TRACKLIST: Hymn of Perdition, Execution of Mankind, Forever Crucified, Mass Grave, Crematorium, In Decay, Sentenced to Death, The Great Hoax, Trauma, Eternal Void


giovedì 17 novembre 2016

Recensione: ZORA "Scream Your Hate"
2016 - Autoproduzione




Quello degli ZORA è un brutal death metal d'impatto, putrido, ma anche provocatorio, come solo questo genere estremo sa essere. La combattività dei calabresi esplode in pieno volto con la prima "Dripping", una traccia che dà vita a quello che io definirei un assalto musicale deciso, privo di fronzoli e manovrato a dovere da tre musicisti intenti ad omaggiare la più malsana tradizione radicata nella malattia compositiva. L'atmosfera di morte e depravazione pervade ogni sfaccettatura di "Scream Your Hate", il successore di "Gore" del 2010. Mostrando il disfacimento delle carni e la decomposizione dei cadaveri, gli Zora danno un senso di continuità ad una carriera iniziata nel 2003 e battezzata con il demo uscito nel 2004 ("Dismember Human Race"). E se il cantato del bassista Tato può vagamente ricordare il growl dei '90 dello zombesco Chris Barnes, il martellamento insistente di Giampiero Serra e le rasoiate inferte dalle sei corde di Glk Molè riescono a riesumare parte delle nefandezze contenute in album quali "Butchered at Birth" (1991), oppure "Tomb of the Mutilated" (1992), entrambi considerati vere e proprie pietre miliari in materia. Sono certo che aggiungendo molti più blast beat e migliorando la tecnica vocale, il sound degli Zora potrà veramente dare filo da torcere a tantissime altre realtà underground. Dopo tredici anni di attività, è giunto il momento di osare un po' di più. Testi e songwriting di "Scream Your Hate" sono stati architettati da Giuseppe "Tato" Tatangelo, mentre del riarrangiamento dei brani se n'è occupato Gianluca Molè. Avanti così ragazzi.

Contatti: 

zora.bandcamp.com/scream-your-hate-full-length
facebook.com/Zoraband

TRACKLIST: Dripping, Outcast, Blinded, Slave of Mind, Refuse, Trapped Mosquito, Banquet of Flesh, Abracadacab, Scream Your Hate


mercoledì 16 novembre 2016

Recensione: SUPERJOINT "Caught Up in the Gears of Application"
2016 - Housecore Records




Phil Anselmo è stato negli anni della lunga carriera uno dei pesi massimi delle sonorità metal internazionali, un frontman animalesco, carismatico, acclamato dalle folle di sostenitori dei seminali Pantera (e non solo). Ma i suoi fan, chi più chi meno, stanno cominciando a prendere coscienza del fatto che il cantante della Louisiana è invecchiato e che la sua voce sta logorandosi di conseguenza. Invecchiamento non vuol dire "cadere", infatti, saper vivere al massimo, senza paure e catene, significa anche saper invecchiare. Qui bisogna tenere prevalentemente in considerazione il modo in cui ha vissuto la vita, sempre al limite. Ecco perché non è un caso se Anselmo continua a raccogliere consensi sia dal pubblico che dalla critica. La profonda passione per la musica ha sicuramente evitato l'istantaneo sgretolamento della sua popolarità. Svariati i gruppi noti e meno conosciuti che lo hanno tirato in causa: Down, Arson Anthem, Philip H. Anselmo & the Illegals, Necrophagia, Viking Crown, Christ Inversion, Scour, Southern Isolation... Invece, per i Superjoint Ritual, progetto da lui fondato nel '93 con l'unico intento di fornire all'industria musicale soluzioni credibili nell'ambito dell'hardcore/metal, è stato costretto a risolvere alcune questioni legali; per cui, la scelta di cambiare il nome (oggi SUPERJOINT) era indispensabile per portare avanti la baracca. Della vecchia line-up sono rimasti l'amico di lunga data Jimmy Bower (chitarra) e Kevin Bond (chitarra), mentre il bassista Stephen Taylor e il drummer Joey Gonzalez (entrambi già coinvolti nei suoi The Illegals) prendono il posto dei precedenti membri Joe Fazzio e Hank Williams III, sostituendoli senza farli rimpiangere troppo. Ascoltandoli attentamente, i Superjoint non sono per niente originali però hanno la capacità di stare sul palco, di attirare la gente e di fare in modo che i loro cinque strumenti non si sovrappongano in maniera sconclusionata. Questo "Caught Up in the Gears of Application" ha una carica sfrenata ed è la miscela esplosiva che lo caratterizza a fare sì che i brani diventassero davvero fatali, sebbene, nell'insieme, non conservino/dicano nulla di così eccezionale. Anche se un po' datata, la rabbia primitiva dei nostri ha un ritmo incalzante ed un'asprezza che colpiscono e fanno male. L'immediatezza e l'urgenza dei riff, la velocità, l'istintività, l'attitudine sgarbata, la sporcizia del suono, creano una suggestione molto vintage e un risultato praticamente coerente con i due album precedentemente usciti. Tra dubbi e certezze, i Superjoint si fanno valere. Ognuno, poi, si faccia pure la sua idea.

Contatti:

superjoint.bandcamp.com/caught-up-in-the-gears-of-application
facebook.com/Superjoint

TRACKLIST: Today and Tomorrow, Burning the Blanket, Ruin You, Caught Up in the Gears of Application, Sociopathic Herd Delusion, Circling the Drain, Clickbait, Asshole, Mutts Bite Too, Rigging the Fight, Receiving No Answer to the Knock