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venerdì 30 settembre 2016

Recensione: NEVERLIGHT HORIZON "Dead God Effigies"
2016 - Great Dane Records




"Dead God Effigies" è un album veemente e abbastanza tecnico che presenta un netto miglioramento rispetto alle prime due prove in studio dei belgi NEVERLIGHT HORIZON, approdati oggi alla francese Great Dane Records. Le canzoni lasciano trasparire repentini cambi di velocità, contrapposti a rallentamenti angosciosi in grado di rafforzare il groove della proposta. Necessaria la decisione di perfezionare gli arrangiamenti sulle strutture del riffing e sulle dinamiche delle parti ritmiche, in modo da garantire una maggiore efficacia del wall of sound. La prima fase della battaglia prende il via con "Useless Humanity", sicuramente una di quelle tracce adatte per aprire in maniera adeguata un disco come "Dead God Effigies". Le martellate insistenti inferte al capo e alla bocca non lasciano scampo nemmeno nello scorrere dei successivi sette brani, tutti proporzionati all'impegno profuso dai musicisti coinvolti nel gruppo, vivo e vegeto fin dal lontano 1999. Non siamo ai livelli dei maestri del genere, ma uscire allo scoperto con un full-length come questo, dopo nove anni di silenzio, non è cosa da poco. I Neverlight Horizon sono indirizzati su una precisa impronta stilistica, che attinge a piene mani dall'insano repertorio di Deeds of Flesh, Malevolent Creation, Beheaded. Per ora può bastare.

Contatti: 

neverlighthorizon.bandcamp.com/dead-god-effigies
facebook.com/NeverLight.horizon66 

TRACKLIST: Useless Humanity, Drowning Blackness, The Awakening, Dead God Effigies, Diabolic Mask of War, From Black Liquid to Extinction, God of Suffering, Desperate Final Assault


giovedì 29 settembre 2016

Recensione: ASPHYX "Incoming Death"
2016 - Century Media Records




Ecco il tanto atteso ritorno sulle scene degli storici ASPHYX, gruppo che nel corso di una lunga e prestigiosa carriera, fatta di album granitici e di numerosi concerti in giro per il mondo, ha già ampiamente dimostrato di avere la stoffa e le migliori capacità per affinare canzoni dal forte impatto. A questo si può aggiungere l'enorme seguito, rispetto, supporto dei deathster più incalliti, quelli che sanno pesare il valore della formazione olandese, e che, ovviamente, non hanno MAI sottovalutato il messaggio intrinseco del vecchio death metal. Vi sembra poco? "Incoming Death" ci guida in un altro viaggio attraverso la bestialità di un sound muscoloso e brutale, influenzaro da dosi massicce di doom / thrash metal. Davvero esemplare la prova di Martin van Drunen (voce) e Paul Baayens (chitarra), ma non bisogna assolutamente sottovalutare le prestazioni di Alwin Zuur (basso) e Stefan Hüskens (batterista molto preparato, che ha il difficile compito di sostituire il membro fondatore Bob Bagchus). La qualità del lavoro è alta, anche se personalmente mi sento maggiormente legato all'andamento dei dischi precedenti a "Deathhammer". Nulla da dire sull'efficacia delle registrazioni effettuate nei collaudati Tom Meier Studio | Mörser Studio, e sull'eccellente missaggio e masterizzazione ad opera del grande musicista-produttore svedese Dan Swanö. Quanto basta per ammettere che gli Asphyx rimangono tra i gruppi più ispirati dell'intera scena estrema europea. Onore e Gloria!

Contatti:

asphyx.nl
facebook.com/officialasphyx

TRACKLIST: Candiru, Division Brandenburg, Wardroid, The Feeder, It Came from the Skies, The Grand Denial, Incoming Death, Forerunners of the Apocalypse, Subterra Incognita, Wildland Fire, Death: the Only Immortal




mercoledì 28 settembre 2016

Recensione: BLOODBEAT "Murderous Art"
2016 - Autoproduzione




Nulla è cambiato nell'approccio compositivo dei BLOODBEAT, conosciuti lo scorso anno con il demo "Into Death". La struttura dei nuovi brani mi fa vivere una specie di déjà-vu, una buona occasione per tornare indietro con la mia memoria, quando nel periodo post-adolescenziale mi scatenavo in camera alzando il volume sui primi dischi degli olandesi Pestilence. Tracce seriali come "Into Death", "Medical Skull", "Infected", "Trapped in Concrete", "Reborn Into Demise", funzionano molto bene (probabilmente gli episodi migliori di questo disco). Potrei dire: gran risultato col minimo sforzo. Sarà che mi sono piaciuti fin da subito, ma questo lavoro dalla durata di 42 minuti riesce ad essere esauriente, quindi superiore alla media degli esordi in campo death metal. Abbiamo di fronte un gruppo onesto che potrà accontentare gli aficionados del genere. "Murderous Art" rappresenta un buon inizio per i ragazzi di Berlino.

Contatti:

https://bloodbeat.bandcamp.com/murderous-art 
facebook.com/BloodbeatBB 

TRACKLIST: Art, Into Death, Parasite, Deadly Road, Trapped in Concrete, The Nameless Madman, Medical Skull, Nightmare Scenarios, Worst Instant, Infected, Reborn into Demise, Murderous Art, Demonic






martedì 27 settembre 2016

Recensione: BRUTALLY DECEASED "Satanic Corpse"
2016 - Doomentia Records




Fin dai primi anni '90 la crescita del movimento grindcore/death metal di Praga ha sfornato combattenti di rilievo, generando così sonorità potenti di buona fattura. Nel bel mezzo dell'affollata scena underground dell'Est Europa si fanno largo i BRUTALLY DECEASED, quintetto armato fino al collo che aveva già fatto parlare di sé nel 2014, complice il furibondo "Black Infernal Vortex" (primo full-length stampato dalla Doomentia Records, ma successore di "Dead Lovers' Guide", disponibile via Lavadome Prod.). Ed è così che lo stile musicale racchiuso nel nuovo "Satanic Corpse" continua a rimane identico per ciò che riguarda il songwriting: perfettamente in linea con lo swedish sound dei seminali e influenti Dismember. Come da previsione, la botta c'è e fa anche un certo effetto, nonostante i nostri non siano da considerarsi dei veterani. Ciò che potrete gustare, è puro death metal, niente meno... niente più. La spinta dei Brutally Deceased è incisiva, delirante, forsennata; tenacemente melodica, soprattutto se si fa riferimento al lavoro svolto dai due chitarristi Tomáš Halama e Marek Štembera. Nel complesso tutto è ben bilanciato, perciò un forte applauso per questi deathster della Repubblica Ceca è pressoché d'obbligo.

Contatti: 

brutallydeceased.bandcamp.com
facebook.com/brutallydeceased

TRACKLIST: The Art of Dying, The Disclosure (In the Circle of Thy Bowels), Hostile Earth, Epoch of Self-Denial, Where No Gods Dare, Ruthless Cleansing, Withstanding the Funeral, At One with the Dead, In Torment We Shall Strive


lunedì 26 settembre 2016

Recensione: VERMIN WOMB "Decline"
2016 - Translation Loss Records | Throatruiner Records




Nati per volere del corpulento Ethan McCarthy (Primitive Man, Withered, ex-Keep) e di Zach Harlan (ex-Withered, ex-Keep), conosciuti anche per un vissuto nei defunti Clinging To The Trees Of A Forest Fire, i VERMIN WOMB non concedono tregua. L'attacco dall'elevata durezza, riporta in vita le peggiori atrocità riversate in musica. Per dare in qualche modo un senso di continuità tra "Decline" e il precedente EP "Permanence", hanno deciso di non cambiare le carte in tavola. Sembra che a questi bastardi freghi poco o niente di regalare qualche sorpresa ai seguaci delle sonorità più annichilenti. L'unica priorità? Colpire frontalmente per frantumarci le ossa. Impossibile citare una traccia a scapito delle altre. I Vermin Womb evitano di stravolgere quella formula collaudata che spazia dal grindcore al death metal. "Decline" è meritevole di attenzione.

Contatti:

verminwomb.bandcamp.com
facebook.com/Verminwomb

TRACKLIST: Entomb, Industrialist, Disrepair, Present Day, Rank & File, Pitiless, Age of Neglect, Inner World, Slave Money, Cancer


sabato 24 settembre 2016

Recensione: NEUROSIS "Fires Within Fires"
2016 - Neurot Recordings




Per me è sempre stato un grande privilegio poter ascoltare la musica dei NEUROSIS, leggere i testi, captare il messaggio che si cela dietro di essi. In questo modo la parola 'privilegium' acquista tutto il suo antico fascino, lo stesso fascino che infonde nell'immaginario di questi Mostri Sacri provenienti dalla città di Oakland (USA). Il loro sound si origina in ambienti nascosti, da qualcosa operante al di fuori della coscienza e, tale processo di genesi, installa e codifica nella mente le emozioni più recondite, quelle scosse improvvise e spiazzanti che, si possono sentire su pelle attingendo linfa da contenuti spesso difficili da interpretare. Inutile far scorrere la loro biografia in queste righe, basti sapere che la storia dei Neurosis è caratterizzata da una discografia immune alle intemperie del tempo. Veri e propri padri per coloro che hanno deciso di esplorare il terreno delle sonorità progressive, comunemente identificate come post (post-hardcore, post-metal, post-sludge). Ma oggi, purtroppo, devo affermare la mia triste verità! "Fires Within Fires" è un disco che si posiziona al di sotto delle migliori aspettative, privo di quel ritmo incalzante, di quel rilievo e quel mordente di una volta. Il dramma si contorce su se stesso nel suo lento spingersi verso la fine. Quando la realtà è veramente difficile da accettare, dobbiamo cercare di non vedere solo quello che vogliamo vedere. Omnia tempus habent.

Contatti:

neurosis.bandcamp.com/fires-within-fires
neurosis.com
neurotrecordings.com
facebook.com/officialneurosis

TRACKLIST: Bending Light, A Shadow Memory, Fire Is The End Lesson, Broken Ground, Reach


venerdì 23 settembre 2016

Recensione: TRAP THEM "Crown Feral"
2016 - Prosthetic Records




Per alcuni musicisti la vita è fatta di scelte mirate, irreversibili, e la preziosa dose di consapevolezza e perseveranza può sicuramente aiutare a evitare di perder tempo, soprattutto quando non si vuole né sbagliare né mentire lungo il proprio tragitto, quando si conosce per filo e per segno la misurazione della propria attitudine. Gli statunitensi TRAP THEM ritornano a bastonare come un tempo, servendosi di brani più scarni e meno ragionati, con una scrittura più spontanea che, inevitabilmente si annoda intorno a quel filo resistente indispensabile per tenere unito il passato al presente. "Crown Feral" spazza via tutti i dubbi che avevano macchiato di grigio i ripetuti ascolti di "Blissfucker", a mio avviso un lavoro non convincente, anche se coerente con certe risonanze. Due anni sono bastati per far bruciare nuovamente la subitanea immediatezza e, cosa alquanto basilare, quella frenesia assassina debitrice alle loro prime pubblicazioni discografiche. L'animalesco Ryan McKenney (voce) e Brian Vincent Izzi, chitarrista dal tocco accelerato e riconoscibile, tirano fuori il meglio in 32 minuti di musica. Questo "Crown Feral" è irruento, in parte innovativo, composto da una formazione affiatata (con i già rodati Brad Fickeisen | Galen Baudhuin), sicura di sé e dei propri mezzi. Qui troverete ciò che desiderate da un disco micidiale, capace di elevare all'ennesima potenza l'onda d'urto generata dall'estremizzazione sonora.

Contatti: 

trapthem.bandcamp.com
facebook.com/TrapThem

TRACKLIST: Kindred Dirt, Hellionaires, Prodigala, Luster Pendulums, Malengines Here - Where They Should Be, Speak Nigh, Twitching in the Auras, Revival Spines, Stray of the Tongue, Phantom Air


mercoledì 21 settembre 2016

Intervista: HAUNTED - "INFESTATI DA ENERGIE SENZA TEMPO"






I CATANESI HAUNTED SONO FAUTORI DI UN SOUND FOSCO, CONCISO E PENETRANTE, DECISAMENTE AVVOLGENTE NELLA SUA FORMA. IL DEBUTTO OMONIMO, USCITO PER LA TWIN EARTH RECORDS, E' SENZA DUBBIO UNA DELLE RELEASE PIU' INTERESSANTI DEGLI ULTIMI MESI. ANDIAMO A CONOSCERLI MEGLIO APPROFONDENDO LE PAROLE DELLA CANTANTE CRISTINA CHIMIRRI.

1. Ciao Cristina. E' trascorso solo un anno da quando avete deciso di formare gli Haunted, ma ascoltando il disco di debutto ho percepito che il tempo trascorso è bastato per ponderare le scelte in merito allo stile musicale da seguire. Puoi presentare la band ai lettori della webzine?

- Ciao Christian. Solo 365 giorni in cui non abbiamo ponderato che strada prendere, abbiamo solo deciso di percorrerla insieme. Tutto ha avuto inizio quando Francesco Bauso (chitarra) e Frank Tudisco (basso) hanno meditato, durante una passeggiata tra i boschi, di formare una band. Questo evento ha funzionato da catalizzatore per gli altri componenti. Valerio Cimino (batteria), amico di Bauso, arriva da una sludgy-doom band, Torpore, mentre io decido di lanciarmi nell'avventura quasi per caso; ecco che arriva Francesco Orlando (chitarra), amico di Frank e bandmate insieme a lui nel progetto Hog Truck. Ognuno di noi ha portato un bagaglio musicale rilevante da cui attingere e un potenziale creativo inestimabile.

2. Perchè avete scelto HAUNTED come nome del gruppo?

- La ricerca del nome può davvero essere complicata. Partivamo da una consapevolezza: identificazione. Volevamo che il nome della band fosse lo specchio degli effetti che la musica sortisce su di noi. Perché è così che ci sentiamo: “infestati”, completamente invasati e persi in una dimensione, in una sorta di astrazione da sé che diviene qualcos'altro. Insomma, il nostro nome è una presa di coscienza di ciò che siamo e di ciò che vorremmo trasmettere.

3. “Haunted” è un lavoro molto spontaneo, quasi essenziale nei contenuti, e questo si riflette nella sua corposità. Cosa ne pensi a riguardo?

- Naturale, quasi fisiologico. Abbiamo dovuto solo generarlo, ma era già stato creato da qualche parte, nei nostri corpi, nelle nostre menti. Il lavoro è stato di eviscerazione, confluenza ed armonizzazione degli elementi.

4. Ci puoi dire qualcosa dei primi giorni in cui eravate chiusi in sala prove per lavorare alla stesura dei brani? Come sono sorte le prime idee?

- Giorni concitatissimi. Tante idee e suggestioni. Spesso era una concatenazione di guizzi creativi. Un riff e poi rafting tra mille acque. Attingevamo dalle esperienze e dalle influenze di ognuno e ci ritrovavamo a convergere nello stesso mare. Accade allora che esca fuori un titolo, Slowthorn, ad esempio, e di farsi veicolare da un impulso. Poi c'è il momento in cui si deve trovare un ordine a questo marasma: ci si trova a parlare di strutture, dinamiche e linee. Ma i nostri brani sono la falla di un processo logico.

5. Puoi parlare delle tue liriche e il rapporto dei significati con la vostra musica?

- Scrivo i testi (ad eccezione di Wacthtower scritto da Frank) in completa osmosi con ciò che mi circonda. Poi cerco di stillare dal mio vissuto gli stati d'animo che mi servono per mettere nero su bianco quello che sento. Ovviamente, partecipano al processo di scrittura, gli stimoli visivi e uditivi, quali film, libri, musica, che saturano le parole. Nei miei testi, le storie sono funzionali al mood, si uniformano allo stereotipo dell'occulto, della stregoneria, dell'oscurità e celano coscienze nascoste, cose non dette, proprie del sentire inesplicabile. Sondare ciò che è sopito, che è messo a tacere e sepolto. E' il coraggio di guardarsi allo specchio. I testi sono la nostra musica e viceversa.

6. La tua voce ha la qualità di non lasciare nulla al caso e le tue tonalità vocali possiedono quel magnetismo utile per tenere sospeso l'ascoltatore. Ti faccio i miei complimenti. Come sei arrivata a questi buoni risultati? Hai studiato canto oppure hai sviluppato le tue doti canore da autodidatta?

- Doverosi i miei ringraziamenti, Christian. Non possiedo tecnica canora, non ho mai studiato. Quello che ho è il frutto di anni di ascolto, esperienza e di sana, sanissima vocazione. Nel tempo, però, ho sperimentato e maturato molto, spingendo il mio registro in traiettorie variegate al fine di trovare una dimensione in cui potesse viaggiare libero.

7. Sono convinto che la componente sonora e visiva sono sempre state fondamentali in un genere musicale come il doom metal. Vorrei sapere il tuo punto di vista a riguardo. Chi ha realizzato l'artwork del disco?

- Credo che la Musica debba coinvolgere tutti sensi. Solo quello uditivo sarebbe limitato e limitante. Credo, perciò, che una qualsiasi band debba necessariamente curare anche le componenti propriamente visive, debba vestire il proprio suono e non solo ai fini dello spettacolo, ma soprattutto per “chiarire” ciò che si ha intenzione di comunicare, per evitare una rete di equivoci su ciò che si è. Ci siamo affidati al genio creativo di Sandro Di Girolamo e ne siamo grati.

8. Come siete entrati in contatto con la Twin Earth Records?

- Hanno ascoltato i nostri demo che non esistono.

9. Quali sono gli obiettivi alla base della nascita degli Haunted? Cosa vi aspettate dal futuro?

- Riuscire a restituire al mondo parte delle energie che assorbiamo; energie che sono state trasmutate dalle nostre individualità e rigettate sotto forma di messaggio sonoro. Riuscire a comunicare così come si sente è una delle cose più ardue da realizzare. Credo sia questo l'obiettivo alla base del nostro progetto: comunicare. E' appena uscito il nostro primo full-lenght per la Twin Earth Records, stiamo preparando un tour e lavoriamo a nuovi brani. Siamo già nel nostro futuro.

10. Grazie per l'intervista. Buona fortuna.

- Grazie a te, Christian.


CONTATTI: 

twinearthrecords.bandcamp.com/haunted
facebook.com/deathontenlegs

HAUNTED line-up:

Fancesco Bauso - Chitarra
Cristina Chimirri - Voce
Valerio Cimino - Batteria
Francesco Orlando - Chitarra
Frank Tudisco - Basso

RECENSIONE:
HAUNTED "Haunted" 2016 - Twin Earth Records


martedì 20 settembre 2016

Recensione: MUSIC, BLOOD AND SPIRIT: The Life and Work of Erik Danielsson
2016 - Artax Film | Shadow Records




"Avere passione significa potersi concedere di perdersi in qualcosa". E' una frase piuttosto azzeccata per tracciare il profilo artistico di Erik Danielsson (nome intero: Karl Erik Stellan Danielsson, nato il 21 Giugno del 1982), meglio conosciuto come il frontman dei WATAIN, uno dei gruppi black metal più influenti e rivoluzionari del panorama mondiale estremo, fondati nel 1998. Nel cortometraggio "Blood And Spirit: The Life and Work of Erik Danielsson", che è parte di una trilogia pensata e realizzata dal giovane regista Claudio Marino (Artax Film), il musicista scandinavo si racconta in soli venti minuti, ripercorrendo parte della sua vita, delle scelte e della passione che lo ha portato a considerare i Watain l'unica priorità. Ovviamente non è stato tralasciato l'aspetto religioso dei suoi testi e l'importanza data al sangue e al fuoco durante le loro esibizioni dal vivo. Personaggio schivo e defilato, sebbene sia acclamato come uno dei migliori performers degli ultimi anni e malgrado l'immagine spettrale utilizzata sui palchi di mezzo mondo, Erik dimostra di essere una persona sincera, determinata, sensibile all'Arte, profonda. Pellicola sintetica ed esplicita al tempo stesso per via dei temi trattati, perfezionata nei minimi dettagli, fedele alla realtà dei fatti. "Blood And Spirit" ha ottenuto diversi "meritati" riconoscimenti, e questo è un aspetto da non sottovalutare. E' importante sottolineare che, Claudio Marino ha diretto anche dei video musicali per artisti rinomati come Ghost e Tid, oltre ad essere l'art director di marchi imponenti quali American Express, LÓreal, Universal (solo per citare alcuni nomi). Il francese Dehn Sora (A.K.A. Treha Sektori) ha realizzato la colonna sonora del filmato. Documento da avere, visto e considerato che Erik Danielsson è raccontato e si racconta in maniera interessante.

Contatti:

claudiomarino.com/artax
musicbloodandspirit.com
templeofwatain.com
shadowrecords.se
trehasektori.bandcamp.com 

TRACKLIST: I, II   
MUSIC: Treha Sektori




domenica 18 settembre 2016

Intervista: SPURN - "GUIDATI DALLA FOLLIA"




GLI SPURN SONO UNA FORMAZIONE CANADESE ALL'ESORDIO, CHE SI PRESENTA COME UNA BESTIA FEROCE ASSETATA DI SANGUE. IL LORO ALBUM (AUTOPRODOTTO) E' UNA VERA E PROPRIA MANNA CADUTA DAL CIELO. E' IL CHITARRISTA RORY BABKIRK A PARLARCI DI "COMFORT IN NOTHING".

1. Ciao Rory. Cominciamo con una rapida panoramica di ciò che è accaduto alla band negli ultimi mesi.

- Da poco abbiamo iniziato il processo di composizione per il prossimo album. Siamo entusiasti di incorporare un sacco di nuove idee e riff nel nuovo materiale. Cerchiamo di trovare nuovi modi per suonare snervanti e disgustosi. Vogliamo offrire musica vibrante. Quando possiamo, mettiamo da parte qualsiasi impegno personale in modo da cercare di godere il più possibile nello stare insieme per fissare i tasselli delle canzoni.

2. Quali sono le tue personali considerazioni sul vostro primo album?

- Posso dire che con questo album abbiamo ottenuto quello che volevamo. Tutti sono molto felici delle loro prestazioni. Non ci consideriamo dei perfezionisti perché vogliamo ottenere uno stile crudo e violento. Ci sono state solo delle piccole modifiche alle canzoni. Con questo primo album la nostra esperienza è cresciuta, perciò da ora in poi sappiamo come trovare le tonalità che desideriamo. E’ stata una fortuna lavorare con delle persone che hanno dato un grande contribuito per raggiungere dei buoni risultati. Siamo anche sorpresi delle tante reazioni positive. Le recensioni provenienti da tutto il mondo ci hanno spiazzato.

3. Parlaci del songwriting.

- Tutto inizia dai miei riff e dalle mie idee. Cerco sempre di mettere insieme una valida struttura di base, ruvida e aggressiva. Tod (il nostro batterista) si aggrega con altre idee per creare il tappeto di fondo. Questo è davvero interessante perché le diverse parti strumentali possono essere sviluppate in un sound del tutto nuovo. Successivamente, Jacob (il bassista) aggiunge le sue note e decide come svilupparle. Dal momento che gli Spurn si avvalgono di un chitarrista, lasciano la totale libertà alla chitarra e al basso, in modo da creare accenti diversi quando le canzoni lo richiedono. C'è da dire che Jacob può anche aggiungere dei riff se lo ritiene opportuno. Todd (il cantante) va a chiudere il cerchio con le sue metriche vocali. Ognuno di noi da il suo contributo per lo sviluppo della struttura delle canzoni.

4. Qual è la sfida più difficile da superare per una band come gli Spurn?

- L'intero processo di scrittura è andato abbastanza liscio. Ogni canzone racchiude ciò che più ci emoziona. Non puntiamo solo all’aggressività del sound, ma l’intenzione è quella di trasmettere delle sensazioni forti e delle atmosfere intense.



5. Come fate a rendervi conto quando tutto è perfetto e completo?

- Cerchiamo di essere costantemente produttivi in modo da raggiungere la piena soddisfazione. Tutto quello che ci emoziona lo teniamo. Grazie alle nostre precedenti esperienze con altre band siamo riusciti a capire come far funzionare determinate cose. Diventa stressante se le canzoni vengono modificate continuamente.

6. Cosa si cela nei testi di "Comfort In Nothing"?

- Spesso parliamo di attuali questioni politiche. Sentiamo l’esigenza di dire la nostra su determinati argomenti (“Refugees”, “Next Time”, “Quota To Meet”), ma ci sono anche un paio di canzoni con testi che affrontano temi molto personali (“Old Man”, “Comfort In Nothing”). Con i vari testi cerchiamo di essere diretti e allo stesso tempo interessanti.

7. La vostra concezione musicale è cambiata nel corso del tempo?

- Suppongo che in una certa misura si sia modivicata. Quando abbiamo iniziato volevamo fare qualcosa sulla falsariga di “I Don't Care Where I Go When I Die” dei Gaza, ma ci piaceva anche il sound degli Ulcerate. Volevamo creare un mix di quelle sonorità. Credo che in breve tempo siamo stati in grado di inserire diverse influenze nel nostro sound. Non esiste nessuna limitazione in ciò che componiamo.

8. Grazie per l'intervista.

- Grazie per il supporto e per l’interesse in quello che facciamo.


CONTATTI: 

spurn.bandcamp.com
facebook.com/SpurnBand


SPURN line-up:

Rory Babkirk - Chitarra
Tod Quinlan - Batteria
Jacob ryan - Basso
Todd Fraser - Voce


RECENSIONE: 
SPURN "Comfort In Nothing" - Autoproduzione


sabato 17 settembre 2016

Recensione: KRYPTS "Remnants of Expansion"
2016 - Dark Descent Records




I finlandesi KRYPTS rimangono sotto l'ala protettrice dell'americana Dark Descent per ritornare in scena con il successore dell'ottimo "Unending Degradation". Una band è come un pittore, puoi passare notti intere a dipingere e periodi senza riuscire a ottenere niente di soddisfacente, ma quando arriva l'ispirazione, ogni meccanismo si va ad incastrare negli spazi che fanno emergere dal buio una determinata vibrazione di una certa quantità di energia. La ricchezza musicale di "Remnants of Expansion" ce lo rivela senza inibizioni. E' il miglior immaginario creato finora e conferma la solidità di questi musicisti dentro una maturità espressiva magnetica e implacabile. Al di là di tutto, i Krypts hanno il merito di riportare le movenze ipnotiche e cerebrali del death/doom metal al loro stato più inquietante: quello di un genere che, per necessità, continua a sporcare di sangue il terreno dell'underground. Elementi fondamentali di un disco riuscito, pienamente coerente con la rigidità di certi principi, eppure già rivolto al futuro di queste sonorità. "Remnants of Expansion" segna un grande ritorno nel circuito della musica di nicchia. Meritano il nostro rispetto e la nostra considerazione. Fidatevi! L'uscita è prevista per il 28 Ottobre.

Contatti:

darkdescentrecords.bandcamp.com/remnants-of-expansion
facebook.com/Kryptsdeath

TRACKLIST: Arrow of Entropy, The Withering Titan, Remnants of Expansion, Entrailed to the Breaking Wheel, Transfixed


giovedì 15 settembre 2016

Recensione: DEATHCROWN "Linving Hell"
2016 - Lost Apparitions Records




Quando penso a Richmond mi vengono in mente gruppi noti come Gwar, Lamb of God, Alabama Thunderpussy, Municipal Waste etc., ma quella città degli Stati Uniti d'America, capitale del Commonwealth della Virginia, ha dato alla luce numerosi guerrieri underground appartenenti alla scena estrema, tutto ciò senza particolari difficoltà. Oggi vi voglio presentare questi DEATHCROWN, compagine death metal che arriva all'esordio discografico con il distruttivo EP "Linving Hell". I cinque deathster operano in maniera brutale, e tale atteggiamento risoluto li rende accostabili a formazioni ben più conosciute e longeve. Potrei tirare in ballo gli svedesi Grave, Entombed, Dismember, senza dimenticare i danesi Konkhra e Illdisposed. I Deathcrown, nelle cui fila troviamo ex membri di Disinterment, Plague the Suffering, Immortal Avenger, The Kris Norris Projekt; hanno sviluppato il proprio sound facendolo aderire ad una struttura sempre retrò, creando qualcosa di trascinante. Tutti gli assoli di chitarra sono stati curati veramente bene. La loro proposta non è niente male, anche se non bisogna aspettarsi troppo. Ascoltateli attentamente e fatevi un'idea. Il primo passo "fondamentale" è stato fatto, vedremo cosa accadrà in futuro.

Contatti: 

deathcrown.bandcamp.com/LivingHell
facebook.com/deathcrownband 

TRACKLIST: God Is a Lie, I'm Living Hell, No Silence Like the Grave, The Witch Hammer


mercoledì 14 settembre 2016

Recensione: SANITYS DAWN "The Violent Type"
2016 - Power It Up Records




Quello dei SANITYS DAWN è un gradito ritorno che conferma quanto fatto di buono in ventisei anni di carriera. Una realtà in grado di rappresentare al meglio quel tipo di grindcore ignorante e privo di pretese. Ricordo di aver conosciuto questi pazzoidi tedeschi ai tempi del loro terzo album in studio ("Mangled in the Meatgrinder"), release pubblicata nel 1998 e che acquistai direttamente dalla Headfucker Records (ne approfitto per madare un caro saluto a Carlo e Raffaella, ovunque essi siano. NdR). Tornando ai volgari Sanitys Dawn... Beh, che dire di "The Violent Type"? La sostanza rimane sempre la stessa. Il nuovo EP uscito per la Power It Up Records è farcito con sei brani sfrontati, arricchiti fra l'altro da voci urlate al limite dell'isteria. Undici minuti in totale, prevalentemente suonati a ritmi veloci. I Sanitys Dawn confermano lo zoccolo duro di un'attitudine prepotente e minimalista. Ci siamo intesi?

Contatti: 

sanitysdawn.bandcamp.com/the-violent-type-ep
facebook.com/sanitysdawn

TRACKLIST: I'm Bored, Extremist, Waiting for My Savior, Consume, Your God of Paranoia, (Life in a) Rat Trap


martedì 13 settembre 2016

Recensione: GEVURAH "Hallelujah!"
2016 - Profound Lore Records




GEVURAH è il moniker di questa band canadese, ma Geburah (גבורה) è anche il grande Signore della Paura e della Severità, il Sacerdote sacrificale dei Misteri, il Fuoco Sacro, è il disordine, l'entropia. Una Forza che si dirama in distinte suddivisioni interne. Tale forza sta nel suo potere attrattivo e coagulante, soprattutto quando la sua rigorosa ascensione potrebbe essere letale più del Male stesso da estirpare. Ecco che qui l'esperienza magico-spirituale è una vera Dimostrazione di Risolutezza. "Hallelujah!", primo full-length per il duo del Québec, è un atto di sacrificio che si converte quasi istantaneamente in energia ardente ed evocativa, vigoria attiva in uno spazio-temporale in perenne movimento. Facenti parte della corrente religious black metal, anche in questi sette capitoli c'è molto da aspettarsi in termini di ampliamento, poiché il fattore essenziale sta soprattutto nel saper esprimere sempre qualcosa di diverso in un genere ormai stantio da anni. Lo stile dei Gevurah rimane maestoso; ecco quindi passaggi rapidi e invasati alternati a mostruose orchestrazioni d'atmosfera che, mediante un processo morboso pugnalano con insistenza l'introspezione psicologica di chi ascolta il disco. Sono rimasto affascinato da "Hallelujah!", sebbene le canzoni siano di lunga durata (tutte si spingono oltre i sei minuti, escludendo la strumentale "Lifting the Veils of Da'at"). Se state cercando qualcosa di monumentale unito alla creatività, non commettete il peccato di voltare le spalle ai musicisti di Montréal. L'aura raggelante dei Gevurah è da tenere in seria considerazione. Denis Forkas ha dipinto l'immagine di copertina.

Contatti:

profoundlorerecords.bandcamp.com/hallelujah
profoundlorerecords.com

TRACKLIST: The Fire Dwelling Withinm, Cosmic Putrefaction, Un feu indomptable, Lifting the Veils of Da'at, Temple Without Form, Dies Irae – Lacrimosa, הַלְּלוּיָהּ


lunedì 12 settembre 2016

Recensione: CERECLOTH "This Temple Is a Grave"
2016 - Bloodsoaked Records




"This Temple Is a Grave" è un demo di sole tre tracce che in crescendo ci porta verso l'ennesimo esempio di death metal compatto e diretto, frutto del diligente lavoro svolto da questa nuova formazione svedese denominata CERECLOTH. L'approccio è pur sempre combattivo, anche se i quattro hanno deciso di esprimersi facendo leva su ritmi cadenzati e pregni di rabbia. Tutto si manifesta in 12 minuti, quanto basta per farci capire e sentire che l'intenzione principale è quella di attenersi alle vili sonorità dei '90, le uniche ad aver rivoluzionato uno dei generi musicali più pesanti del globo. Credo sia una visione corretta e non suggerita da bassi fini di adulazione. Dato che il singer Magnus Ödling (Setherial, My Own Grave, Blackwinds, Gluttony, Ex-Diabolical) è già conosciuto all'interno della scena metal, la band non farà fatica a ritagliarsi il proprio spazio in ambito estremo. Se apprezzate le vecchie composizioni degli inglesi Bolt Thrower, fatevi avanti senza esitare un attimo. Ci sono i presupposti per continuare a far bene. Ora bisogna puntare più in alto, soprattutto per ciò che riguarda il songwriting. Attendo fiducioso. La cassetta limitata a 100 copie è ordinabile via Bloodsoaked Records.

Contatti:

bloodsoakedrecords.bandcamp.com/this-temple-is-a-grave
facebook.com/cereclothsweden
bloodsoakedrecords.bigcartel.com

TRACKLIST: Strangling The Saint - Strangling The Prophet, This Temple Is A Grave, May Your Corpse Become The Instrument


domenica 11 settembre 2016

Recensione: SHRINE OF INSANABILIS "Tombs Opened by Fervent Tongues"
2016 - W.T.C. Productions




Ciò che emerge prepotentemente dall'EP "Tombs Opened by Fervent Tongues" dei tedeschi SHRINE OF INSANABILIS è un austero attaccamento alle proprie convinzioni ideologiche, al proprio background musicale, a delle precise scelte sonore. Una colata rovente di metal mefistofelico sempre in bilico tra il black oltraggioso e frequenti concessioni al rifframa acuminato tipico del death metal svedese. Andando indietro con la memoria, a molti di voi potrebbe sembrare logica l'associazione stilistica con svariati gruppi della scena scandinava, ma qui è importante tenere al guinzaglio le seppur riconoscibili similitudini tra questa band e le compagini più apprezzate e osannate dagli appassionati o addetti ai lavori. Il debutto del settembre 2015 ("Disciples of the Void") metteva in risalto una serie di tracce notevoli; composte, suonate e arrangiate in maniera egregia. Oggi la stessa e identica cosa si può dire delle due suite incluse nel breve capitolo confezionato ancora una volta dalla nota etichetta World Terror Committee. Un esempio significativo di quanto sia fondamentale non fermarsi sui soliti riferimenti di genere. Digisleeve EP | Gatefold 7", le versioni disponibili del lavoro.

Contatti: 

wtcproductions.bandcamp.com/tombs-opened-by-fervent-tongues 
facebook.com/ShrineOfInsanabilis

TRACKLIST: Burning Voice, Hamartia


venerdì 9 settembre 2016

Recensione: VOIDFILLER "Voidfiller"
2016 - Not Enough Records




Il crust/punk non è musica per ambire a chissà quale carriera, ma è quel tipo di suono prepotente fatto per autentici figli di puttana. Non è un caso se la maggior parte dei musicisti dediti a queste sonorità sgarbate preferiscono continuare a grondare sudore in piccoli buchi sotterranei, squallidi e puzzolenti come topaie; sia che si tratti di sale prove o di luoghi sconosciuti per esibirsi dal vivo. La formazione svedese non fa nessuna eccezione in questo senso. Si chiamano VOIDFILLER e provengono dalla città di Malmö. Grazie alla loro attitudine rabbiosa, il crust vive e pulsa incessantemente. A cosa serve l'effetto novità?!? L'importante è rivoltarsi contro le massime autorità, ubriacarsi e schiacciare il piede sull'acceleratore come dei pazzi fuori controllo. Comunque sia, rimane un genere furioso e sincero. Tutto il resto serve a ben poco.

Contatti: 

voidfiller.bandcamp.com/s-t
facebook.com/Europeandisaster 

TRACKLIST: Behind The Walls, After 10, The Weight, Rest, Auto-Charity, Sworn, Fill The Void, Crumble, Much And Many, Open Water




giovedì 8 settembre 2016

Recensione: GATECREEPER "Sonoran Depravation"
2016 - Relapse Records




Vuoi suonare old school death metal? Allora devi farlo in maniera decisa e determinata. Non c'è altra scelta se l'intenzione è quella di portare avanti la tradizione. Perciò per risultare assolutamente credibile, devi agire ed essere fedele a delle regole precise! Insomma, bisogna attenersi per filo e per segno al modus operandi elaborato con molta meticolosità dai precursori del genere. Gli americani GATECREEPER sono pronti a dare il loro "serio" contributo a quel suono estremo palesemente debitore ai dischi che hanno gettato le fondamenta di questo stile musicale. Dopo un EP e tre split di chiara derivazione statunitense (con i vari Young and in the Way, Homewrecker, Outer Heaven, Scorched, Take Over and Destroy), i 5 deathster dell'Arizona firmano un contratto con la Relapse Records, etichetta discografica che il 7 ottobre renderà disponibile, attraverso i suoi canali commerciali e promozionali, il primo "Sonoran Depravation". Ogni passaggio puzza di già sentito, ma nonostante tale precisazione, la resa finale del lavoro è buona e punta dritto in faccia. Le songs (ognuna delle quali agisce per conto proprio) rivelano la grezza schiettezza dei Gatecreeper. Ibrido perfetto tra la scuola svedese e quella che ha reso famoso il medesimo movimento musicale al di là dell'oceano. Siete stati avvisati.

Contatti: 

gatecreeper.bandcamp.com
gatecreeper.com
facebook.com/gatecreeper

TRACKLIST: Craving Flesh, Sterilized, Desperation, Rotting as One, Stronghold, Patriarchal Grip, Lost Forever, Flamethrower, Grotesque Operations


mercoledì 7 settembre 2016

Recensione: HAUNTED "Haunted"
2016 - Twin Earth Records




Fin dai primi anni '80 il territorio italiano ha fatto nascere e crescere numerose realtà musicali attive all'interno del filone metal, questo è poco ma è sicuro, e nessuno me ne voglia se approfitto della presente recensione per affermare (mettendolo nero su bianco) che, gran parte dei migliori gruppi nostrani provengono proprio dal Sud della penisola. Tutto ciò è storia! I fatti ricordano piuttosto da vicino quanto avvenne in passato. Quella storia si ripete a distanza di tempo, ancora nel segno della vittoria. Le mie personali dichiarazioni potrebbero far emergere dalla mente alcuni aspetti essenziali su cui è bene riflettere per capire in che modo la scena sudista risulti unica nel panorama nazionale (e non solo). Oggi il ferro rovente viene battuto sull'incudine dagli HAUNTED, formazione catanese che esordisce con il primo disco omonimo stampato dall'etichetta americana Twin Earth Records (Bastard Lord, Black Betty, Starchild). La band siciliana abbraccia una visione di matrice esoterica, lasciando da parte qualsiasi soluzione di derivazione desertica. Sotto questo aspetto, il loro modo di interpretare il doom metal è apparsa la scelta più ovvia, soprattutto in virtù dell'immaginario utilizzato, che come si può vedere dalla copertina dipinta con tonalità mortuarie, mostra contiguità con il genere proposto. Attivi da circa un anno, sono autori finora del demo "Rehearsal", del singolo "Silvercomb" (uscito in versione digitale a giugno) e del disco in questione. Musicalmente la proposta non è tra le più originali, però aderisce con forza ai dettami dei maestri inglesi, i vecchi Black Sabbath in primis, e a quelli dei Cathedral ed Electric Wizard. La cantante Cristina Chimirri utilizza il suo strumento in maniera davvero esemplare, amplificando così il pathos dell'opera. Gli stregoni Haunted, che sono senza ombra di dubbio "doom" fino al midollo, vanno supportati e messi su un palco.

Contatti:

twinearthrecords.bandcamp.com/haunted
facebook.com/deathontenlegs

TRACKLIST: Nightbreed, Watchtower, Silvercomb, Slowthorn, Haunted


martedì 6 settembre 2016

Recensione: HYPONIC "前行者"
2016 - Weird Truth Productions




Quello degli HYPONIC è un funeral doom metal profondo e sferzante. I due cinesi hanno compiuto un ulteriore passo verso l'oscurità. Tutto ciò è stato confermato con 前行者 (il terzo full-length della loro discografia). Questi musicisti del paese del Sol Levante seguono una strada intuitiva e tortuosa, con lo scopo di avvicinarsi il più possibile a scenari bagnati dalla luce sfocata di sentimenti privi di colore. Le esperienze passate sono state importanti per assicurare il raggiungimento di certi risultati sul piano compositivo. C'è poco da fare, i nostri non mollano la presa nemmeno quando decidono di modellare un certo tipo di sonorità lisergiche (飄流), lasciandoci così intravedere spartiti tutt'altro che banali. Nel complesso, il disegno degli HYPONIC funziona ed è piuttosto tormentato. L'abilità del musicista consiste anche nel capire la qualità del suono e ciò che può consentire alle singole tracce. Roy e Wah hanno imparato alla perfezione le regole cruente del doom metal, a tal punto da concedere un'esperienza sensoriale fatta di spaventose allucinazioni. Il malessere interiore (sentito come energia attiva) non potrà mai essere negato.


Contatti: 

hyponic.bandcamp.com/releases
facebook.com/HYPONIC.page

TRACKLIST: 前行者, 誅滅零八, 最後陳述, 寧劈不回, 飄流, Intro

lunedì 5 settembre 2016

Recensione: SURRA "Tamo na Merda"
2016 - Autoproduzione




I SURRA parlano di quanto faccia schifo questa fottuta società, ma anche dei loro continui disagi personali. Urlare, non tanto per la necessità di ribadire quanto già detto da molti altri individui, ma solo per avere la possibilità di vomitare con rabbia repressa tutto ciò che si è costretti a ingoiare e sopportare giornalmente. Provengono dal Brasile (Santos, São Paulo), quindi potete immaginare cosa possa essere accaduto nelle vite dei tre ragazzi. Mi è bastato osservare l'artwork e leggere il titolo ("Tamo na Merda") per farmi un'idea precisa sulla proposta musicale. Non poteva essere nient'altro che crossover-thrash metal. La semplicità delle canzoni e la schiettezza dei concetti, fa capire la mentalità dei Surra. La scrittura in sé non è nulla di speciale, ma l'impeto dell'album basta per farne un sincero manifesto di protesta. Prendere o lasciare.

Contatti:

surrahardcore.bandcamp.com/tamo-na-merda
facebook.com/surrahardcore

SONGS: Não Escolha, Peso Morto, Embalado pra Vender, Tamo na Merda, O Errado e o Certo, Daqui pra Pior, 7 a 1, Tô Fora Dessa Merda, Nasce Cresce Morre e Some, Faz o Fácil, Gratidão, Aceitar é o Caralho, Não tem Boi


sabato 3 settembre 2016

Recensione: BANISHER "Oniric Delusions"
2016 - Deformeathing Production




La Polonia è quasi sempre stata sinonimo di qualità per ciò che concerne il death metal più brutale (ovviamente non solo quello rappresentato dai veterani Vader, Behemoth, Decapitaded...), ecco perché la maggior parte delle band che affollano lo stato situato nell'Europa centrale non fanno che confermare tale tesi, sorretta da prove solide e resistenti come il cemento armato. I BANISHER, formatisi nel 2005, possono giocare le loro carte a viso aperto, senza preoccuparsi più di tanto di quanti li hanno preceduti. In poche parole: giovani sì, ma con le idee ben chiare sul da farsi. Se ricordate, nel 2014 scrissi una recensione abbastanza positiva a proposito del precedente disco "Scarcity". A distanza di soli due anni, i ragazzi di Rzeszów dimostrano di essere migliorati, segno di un impegno serio e costante. La formula è piuttosto conosciuta: violenza e tecnica si inseguno vorticosamente per dare rilievo a un sound veloce, massiccio e articolato. L'impatto dei Banisher trova il suo perno attorno al growl di Szczepan Inglot, cantante che sa gestire lo spazio vocale inteso come campo d'azione (ascoltate le sue diverse modulazioni). "Oniric Delusions" non presenta nulla di innovativo, ma non soffre nemmeno di cali di tono. Questo è già di per se un buon risultato. Siamo sulla buona strada.

Contatti: 

deformeathing.bandcamp.com/oniric-delusions
banisher.pl
facebook.com/banisherofficial

SONGS: Axes to Fall, Human Factor, The Iconoclast, Notion Materialized, Synthetic Euphoria, Confront the Mass, The Fatal Parable of a Certain Mercenary




giovedì 1 settembre 2016

Recensione: MERCYLESS "Pathetic Divinity"
2016 - Kaotoxin Records




I MERCYLESS (Merciless dal 1987 al 1991) sono una band francese ben nota nella scena death metal. Per cui, se avete collezionato una gran quantità di dischi estremi dei gloriosi '90, di certo ricorderete il loro debutto "Abject Offerings" (ormai risalente al 1992). Il quartetto si rifà vivo nell'anno in corso dopo "Unholy Black Splendor" (2013), conciso album di transizione che, con qualche affanno, consacrava il ritorno avvenuto nel 2011. Ancora oggi l'influenza dei Pestilence, Asphyx, primi Gorguts e Possessed si sente davvero tanto, ma in ogni caso "Pathetic Divinity" mi ha saputo fornire più di quanto mi aspettassi. Vero è anche che questi Mercyless hanno sempre avuto una buona padronanza strumentale, senza mai peccare di ristagno compositivo, di gesti artificiosi o di tecnicismi di sorta. La scrittura equilibrata è governata da continui cambi di tempo che ci permettono di osservare le varie sfaccettature delle composizioni, sicuramente più vigorose di quelle del passato. Un gruppo in continua evoluzione, tenuto in piedi da musicisti appassionati, e armati di quella autenticità tipica di chi non ha bisogno dell'autocelebrazione per andare avanti con risolutezza. Qui c'è la capacità di esercitare un controllo totale sulle dinamiche punitive delle canzoni, che non lasciano nulla al caso. Sarà disponibile dal 7 ottobre. Da tenere bene a mente.

Contatti:

facebook.com/mercylesscult
kaotoxin.com

TRACKLIST: Blood of Lambs, Pathetic Divinity, A Representation of Darkness, My Name Is Legion, Exhort the Heretic, Left to Rot, Eucharistic Adoration, Christianist, How Deep Is Your Hate?, Liturgiae