COME HO GIA' AFFERMATO NELLE MIE RIGHE DELLA RECENSIONE DI "URSA", IL RITORNO DISCOGRAFICO DEI NOVEMBRE E' DA CONSIDERARSI UNO DEGLI EVENTI PIU' IMPORTANTI DI QUEST'ANNO. LA GENIALITA', L'ECLETTISMO E IL FASCINO DECADENTE DELLA FORMAZIONE ROMANA HA DA SEMPRE SUSCITATO L'ATTENZIONE DI UN PUBBLICO ESTREMAMENTE ESIGENTE, ABITUATO A VARCARE OGNI LIMITE. UNA REALTA' CHE NON HA MAI TRASCURATO IL BUON GUSTO PER LA COMPOSIZIONE E CHE E' STATA CAPACE DI OSARE, RINNOVANDOSI E RIMETTENDOSI CONTINUAMENTE IN DISCUSSIONE. IL LEADER CARMELO ORLANDO CI RACCONTA PARTE DEL PASSATO E DEL PRESENTE DELLA SUA CREATURA. UNA DELLE PERSONE PIU' UMILI E GENTILI CHE IO ABBIA MAI POTUTO CONOSCERE. QUI DI SEGUITO IL RESOCONTO DI UNA LUNGA E APPROFONDITA AUDIO INTERVISTA. E' STATO UN GRANDE ONORE PER ME, VISTO CHE LI SEGUO FIN DAL LONTANO 1994.
1. Ciao Carmelo. Piacere di ritrovarti. Ricordo ancora le nostre lettere che ci siamo scambiati ai tempi del vostro debutto "Wish I Could Dream It Again..." (1994). Sono ormai trascorsi più di vent'anni. A proposito di ciò, volevo sapere se dopo la pubblicazione di quell'album c'è stato un momento in cui ti sei accorto che le cose stavano iniziando a girare per il verso giusto.
- Ciao. Ben trovato anche tu. Sì, mi ricordo che quando uscì qull'album qualcosa cominciò a cambiare, soprattutto le lettere che ci arrivavano avevano uno stampo diverso da quelle che ricevevamo quotidianamente come Catacomb, e mi riferisco alle prime lettere scritte dai vari fanzinari e da qualche fan sparso per il mondo. Cominciavano a scriverci non solo ragazzi ma anche ragazze. Erano lettere scritte con passione, con tanta poesia, qualcuno addirittura metteva qualcosa di particolare all'interno, come per esempio delle foglie. Si vedeva che c'era una passione più da fan, ed era una cosa cui non eravamo per niente abituati e che mi lasciò molto sorpreso, e ovviamente mi fece capire che il gruppo veniva recepito in maniera molto diversa rispetto a come viene recepita una normalissima band death metal.
2. Pensi che i buoni risultati e gli ottimi responsi ottenuti con "Wish I Could Dream It Again..." abbiano influenzato la lavorazione del secondo "Arte Novecento" del 1996, e ovviamente, di tutti gli altri album scritti successivamente? Oppure ogni cosa è arrivata in modo naturale, passo dopo passo.
- Mah, guarda, non ci ho mai pensato. Solitamente quando vengono scritti i pezzi, vengono composti sull'impulso del momento. Mi ricordo che "Arte Novecento" fu scritto abbastanza velocemente in garage insieme agli altri membri del gruppo, per cui (probabilmente) venne fuori un po' più debole di "Wish...", anche perché fu realizzato in un tempo molto minore. Il primo disco aveva circa tre anni di lavoro alle spalle, mentre "Arte Novecento" ne ebbe qualche mese, penso cinque o sei mesi in totale.
3. Ho una curiosità da chiederti: Perché decideste di ri-registrare quel primo album cambiando poi il titolo e caratterizzandolo con un artwork differente? Personalmente, ritengo che "Wish I Could Dream It Again..." sia perfetto così com'è, anche con i suoi piccoli "difetti" (scusa se mi permetto). L'ho sempre considerato un lavoro unico, spontaneo, maestoso. Sinceramente parlando ho ascoltato poche volte "Dreams d'Azur" del 2002, proprio perché adoro le magnifiche atmosfere della pubblicazione del 1994. Cosa ne pensi delle mie personali considerazioni?
- Il motivo per cui decidemmo di ri-registrare "Wish..." fu per un motivo prettamente tecnico, cioè non fu possibile passare tutto quel materiale che avevamo dalle vecchie bobine ai macchinari moderni degli anni 2000. Nella prima computer recording c'erano danni su alcune parti di bobina, alcune cose furono perdute, per cui risultava molto difficile rimettere a posto tutte le casse. Le parti di tastiera del tastierista stavano in un floppy disk... pensa un po' tu. Non fu possibile fare semplicemente un remix. Insieme agli altri ragazzi valutammo l'ipotetica possibilità di ri-pubblicarlo esattamente così com'era, ma decidemmo di non farlo perché il risultato finale sarebbe stato insoddisfacente. Anche se quei tanti difetti ad alcuni ascoltatori possono piacere, a noi non piacevano, per cui fummo in qualche modo costretti a ri-registrare tutto, ma non fummo nemmeno troppo felici perché era un lavoro davvero titanico (un'ora e dieci minuti di album).
4. Molto spesso, ascoltando i vostri dischi, mi chiedo quale particolare chimica abbia generato il suono dei Novembre. Te lo espongo perché avete sempre avuto uno stile unico e riconoscibile.
- Cosa dirti sul nostro sound? Non saprei. Tu sei della vecchia scena, quindi penso ricorderai che dal '91 al '93 vennero pubblicati dei lavori completamente fuori dal mondo, per quanto riguarda "creatività". Ai tempi l'underground death metal europeo era una fabbrica di cose incredibili, per cui noi cercavamo di stare un pochettino al ritmo di quella roba così fuori dal comune. I nomi sarebbero davvero troppi da elencare. A parte i grandi gruppi come Paradise Lost, My Dying Bride, Anathema, Tiamat... c'erano una marea di band underground che erano davvero incredibili. In quel periodo il trend era un po' quello di fare cose fuori dal normale e credo che quella cosa mi sia rimasta un po' nel DNA, perciò mi auguro che funzioni (sorride, NdR).
5. Veniamo al presente. "Ursa" segna il ritorno sulle scene dei Novembre a ben 9 anni di distanza da "The Blue". Cos'è cambiato in questo lungo periodo di tempo? Il songwriting vede solo la tua firma, oppure anche quella di Massimiliano Pagliuso?
- Allora, quest'album è stato completamente scritto da me, a casa mia con il mio computer. Dopo aver visto e sentito Massimiliano, lui decise di non cambiare nulla perché non c'era niente da toccare, però ci siamo ripromessi di lavorare insieme e di persona per il prossimo lavoro. Probabilmente sarà un mini Lp e la sfida sarà di riuscire a superarci e fare ancora meglio. Sono sicuro riusciremo a raggiungere l'obiettivo. Se vogliamo fare un riassunto di cosa è cambiato... beh, probabilmente oggi riesco a scrivere i pezzi interamente da solo, senza l'aiuto degli altri, nel senso che non essendo mai stato un amico dei computer, ho sempre e solo avuto bisogno di un aiuto per registrare la mia roba. Una canzone come te la immagini in testa e come viene registrata, sono due cose completamente diverse. Per cui se riesco a fare tutto in prima persona, con i mie tempi, senza nessuno che mi dica "quando e come fare", è chiaro che sono anche in grado di snellire dove c'è da snellire o aggiungere altri elementi. Probabilmente solo così un brano viene più equilibrato. Questa è la principale differenza rispetto al passato.
6. Il nuovo lavoro si snoda velocemente grazie alla produzione: pulita, potente, evocativa. Si tratta ancora una volta di una scelta ben precisa? Come si sono svolte le sessioni di registrazione? E come mai avete deciso di affidarvi nuovamente a Dan Swanö per il mixaggio e mastering?
- Per quanto riguarda la registrazione degli strumenti, quella è una cosa che non ha alcun peso, anche perché, noi abbiamo registrato soltanto le linee di chitarra, basso e batteria, mentre Swanö ha solo ri-amplificato tutto, perciò è come se in realtà fossimo andati fisicamente in Svezia a registrare. Quando Dan Swanö ci chiese che album volevamo prendere come riferimento (penso che lui prenda sempre dei suoni di riferimento), noi gli abbiamo chiesto di concentrarsi maggiormente sull'ultimo disco dei Nightingale e quello dei Witherscape, proprio perché ci piacciono molto queste sue produzioni brillanti, grosse, e secondo me lui ha fatto anche meglio dei suoi lavori. Forse, verso la fine, al nostro disco mancavano solo un po' di basse (sugli 80 hertz, utilizzando il termine tecnico), ma poi sono stati aggiunti e così è venuto fuori "Ursa". Un lavoro ottenuto con un budget veramente basso e che può competere con dei dischi enormi registrati con budget molto più alti.
7. Puoi dirmi qualcosa sull'artwork creato da Travis Smith? In che modo abbraccia i tuoi testi?
- Travis ha cominciato a lavorare a questa copertina già molto tempo fa, però c'è da dire che inizialmente non stavamo andando da nessuna parte perché quello che veniva fuori non mi entusiasmava. Ad un certo punto gli ho proposto io un'idea, e cioè di fare una sorta di "Nascita di Venere" di Botticelli. Ovviamente creata secondo una sua visione. Gli mandai pure una jpeg dell'immagine. La Venere doveva avere in braccio un orso, che naturalmente si collegava con il titolo del disco. Dopo mesi di scarsi risultati arrivò questa incredibile copertina (sorride, NdR). L'immagine è molto particolare perché sembra dipinta, ma in realtà è solo frutto di photoshop. Ci sono pezzi di persona assemblati, le gambe o forse il volto è stato disegnato, mentre l'orso credo lo abbia fotografato in uno zoo. E' riuscito ad ottenere un lavoro spaventoso che ha le sembianze di un dipinto botticellesco o michelangiolesco. E' un'opera straordinaria.
8. Alla luce dei tanti anni di esperienza e dopo aver dato alle stampe 8 album immensi, come definiresti lo stile musicale che contraddistingue i Novembre?
- Come definirei il nostro stile? Guarda, non ne ho la più pallida idea. Penso che alla fine è sempre una forma di death, doom, gothic... l'area musicale è quella. Questa è l'unica cosa che posso dire.
9. Pensi che l'assenza di tuo fratello dietro le pelli abbia influito sul processo di composizione di "Ursa"? Ovviamente non mi riferisco sul piano strumentale o strutturale, ma su quello prettamente emotivo; visto che insieme avete condiviso tante esperienze.
- Mah, non credo. Io ho sempre composto i pezzi in una sorta di trance, per cui sono sempre stanto immerso nel mio mondo, nel mio subconscio. Il mondo esterno l'ho sempre lasciato fuori e quindi non credo che ci sia questa grande differenza.
10. Attualmente, il corpo dei Novembre è sorretto principalmente da te e da Massimiliano Pagliuso. In merito a ciò, volevo chiederti come vi state organizzando per il nuovo tour italiano e per i futuri live.
- Per i nostri live, come credo che ormai sappiate già, la nostra line-up è composta da Massimiliano Pagliuso alla chitarra, Fabio Fraschini al basso (lui ha già suonato con noi in diversi altri album), e poi ci sono questi due strepitosi musicisti di Lecce: i fratelli Ferilli. Giuseppe e Carlo suonano nei Silvered, un gruppo straordinario. Sono dei ragazzi che hanno dato una nuova linfa vitale perché sono bravissimi tutti e due, e mi permettono di concentrarmi sulla mia voce senza suonare la chitarra, perciò di preoccuparmi di molte meno cose e di essere meno stressato. Loro possono suonare praticamente tutto, non ci sono canzoni dei Novembre che non possiamo fare insieme, quindi sono spariti quei problemi che, spesso, c'erano in passato. Adesso abbiamo un repertorio molto più vasto da cui prendere, da cui scegliere, perciò credo che ci vedrete in giro per l'Italia ancora per un po'.
11. Quali sono gli aspetti positivi e negativi legati al fatto di essere così esposti a livello mediatico (non solo in Italia)? Immagino non sia semplice reggere i ritmi promozionali di un nuovo disco.
- Devo dire che al nostro livello non siamo ancora una band stressata. Certo, ci stanno delle interviste fissate dalla casa discografica inglese con degli orari e in dei precisi giorni settimanali, appuntamenti a ore strane, soprattutto per i giornali americani, però non è ancora una cosa da manicomio. Sicuramente i livelli stressanti sono più avanti e per band che vendono molto più di noi.
12. Quanto è cambiato Carmelo Orlando rispetto a quei primi giorni che diedero il via alla tua carriera artistica? Quali sono i tuoi ricordi più belli del periodo post-adolescenziale?
- Sicuramente a quel tempo ero molto più rigido e intransigente (sorride, NdR), un po' per carattere e un po' perché sapevo che non era facile fare strada con la reputazione che abbiamo noi in Italia, che come sappiamo è quella che è. Siamo un popolo di perecottari, un popolo più nordafricano che europeo. Perciò, sapevo che se volevo andare da qualche parte non potevo permettermi di avere a che fare con dei perditempo o con i soliti buffoni che si incontrano nella vita, alle nostre latitudini (sorride, NdR). Con i ragazzi che suonavano con me nei primi anni sono stato molto rigido. Bisognava venire in orario alle prove, si doveva fare questo, quello... Insomma, c'erano delle vere e proprie regole da rispettare, che poi, pian piano, ho abbandonato perché pesavano anche a me. Crescendo impari bene certe cose, probabilmente anche perché i risultati li abbiamo ottenuti e perciò non c'è più stato bisogno di un certo rigore.
13. C'è qualcosa che non rifaresti o rifaresti in modo diverso?
- Col senno di poi, sicuramente alcuni album del passato li rifarei in maniera differente, probabilmente mi approccerei a certi problemi in modo diverso, meno impulsivo. Oggi dall'alto dei nostri 40 anni ci ritroviamo ad avere dei rapporti molto più civili con le persone di questo ambiente, rapporti più pacati, ci si innervosisce di meno da entrambe le parti. Questo è quello che si guadagna col tempo, la capacità di riflettere e contare fino a dieci prima di mettere sentenza.
14. Dell'attuale scena metal italiana che cosa ne pensi?
- Dunque, l'attuale scena metal italiana è migliorata incredibilmente in questi ultimi cinque anni e sono venuti fuori dei gruppi doom (perciò vicini al nostro genere musicale) che prima di un cinque o sei anni fa ce li potevamo sognare. A parte i Silvered, perché magari sembrerei troppo di parte, ci sono band come i Plateau Sigma, gli Apneica, oppure L'Alba di Morrigan. Ultimamente ho sentito anche dei gruppetti che hanno fatto dei demo, ragazzi veramente bravi perché hanno capito cos'è l'armonia, la musica, e anche se sono ancora acerbi hanno già chiaro che cosa vuol dire fare un pezzo armonico, un qualcosa che era completamente assente anni fa. Perciò sono contento di come stanno andando le cose.
15. Ci sono delle band o degli album che ti hanno particolarmente colpito negli ultimi dieci anni? Qualcuno che abbia saputo veramente sbalordirti.
- Negli ultimi anni ho scoperto gli Isis, un gruppo che mi piace molto, e i God Is An Astronaut. Non conoscevo il loro genere e devo dire che mi ha lasciato positivamente colpito.
16. Il diffondersi del free-download ha senza ombra di dubbio logorato la bellezza e il fascino della musica. Tutto è cambiato rispetto a vent'anni fa. L'abitudine "usa e getta" è ormai diffusa nelle vite di tantissimi individui (giovani e meno giovani). Sembra che oggi la qualità conti a ben poco. Cosa ne pensi tu che appartieni alla mia stessa generazione cresciuta con il tape trading e lo scambio di lettere scritte a penna?
- Io sono un po' meno rigido nei confronti del download perché comunque anche ai nostri tempi c'erano degli album che li compravi e li rivendevi il giorno dopo. Voglio dire, noi qui a Roma avevamo Disfunzioni Musicali e li compravamo tutto perché i soldi c'erano, i dischi costavano un po' di meno, ma la settimana successiva all'acquisto portavamo indietro il settanta per cento di quello che avevamo preso. Adesso è tutto gratuito mentre all'epoca ci si perdeva qualche migliaio di lire, ma alla fine i gruppi venivano buttati nel cestino come se niente fosse. Se siamo stati costretti a ricorrere al peer-to-peer è solo perché le case discografiche sono state avide e non hanno abbassato i prezzi negli anni '90. Avrebbero dovuto abbassare i costi dei CDs come promisero, quindi anziché spostarsi dalle 25.000 o 20.000 lire alle 18.000 lire, salirono verso le 38.000 lire, rendendo indispensabile l'invenzione di un peer-to-peer. Si sono autodistrutti. Perciò è vero che l'avidità colpisce l'avido, e per questo oggi ci ritroviamo un po' tutti in questa situazione. Si ricomincia da capo perché è stato distrutto un grande impero, e quindi pian piano lo si ricostruisce dalle rovine.
17. Carmelo, grazie di cuore per aver accettato di rispondere alle mie domande per la webzine. Lo apprezzo tanto anche perché nutro profonda stima nei tuoi confronti. Buona fortuna per tutto. Te lo meriti.
- Grazie a te e a presto.