Pagine

mercoledì 30 maggio 2018

Intervista: THROANE "IL CODICE DEL TEMPO"






THROANE RAPPRESENTA QUANTO DI MEGLIO CI SIA ATTUALMENTE IN AMBITO POST BLACK METAL. L'ARTISTA FRANCESE DEHN SORA (LA STESSA MENTE DIETRO IL PROGETTO DARK AMBIENT DENOMINATO TREHA SEKTORI) CONTINUA IL SUO PERCORSO FATTO DI ATTENTA RICERCA, NON SOLO MUSICALE, MA ANCHE VISIVA. "PLUS UNE MAIN A MORDRE", NUOVO FULL-LENGTH SU DEBEMUR MORTI, ESCE A MENO DI UN ANNO DI DISTANZA DAL PRECEDENTE ALBUM DI DEBUTTO. DAVANTI ALLA SUA ARTE E' DAVVERO DIFFICILE RESTARE INDIFFERENTI.

1. Ciao Dehn. Potresti iniziare con una breve sintesi del nuovo "Plus Une Main À Mordre"? Quali le maggiori differenze rispetto al precedente album di debutto?

- Tutto iniziò dopo la pubblicazione di «Derrière-Nous, La Lumière». Il processo di creazione venne suddiviso in due fasi, ma facendo leva su un unico e preciso stato d'animo: l'urgente necessità di creare. Dopo averlo scritto e registrato, decidetti di collaborare con le stesse persone con cui lavorai al primo full-length di debutto. Samuel e Gregoire da Cortez. Gregoire ha suonato le parti di batteria, mentre Samuel si è occupato sia del mixaggio che del mastering finale. Ho sentito un maggiore "calore" nelle nuove composizioni, e questo mi ha aiutato a capire quale direzione seguire per ottenere il miglior suono possibile. La produzione è colma di tensione. Si sa che non è sempre facile cercare di accettare gli errori, trascurando la sensazione di voler cambiare alcune cose. Poi, c'è anche il desiderio di prendersi più tempo per perfezionare suoni e dettagli. Personalmente sto ancora cercando un equilibrio in tutto questo.

2. Il dolore influenza la tua attitudine e/o creatività? Che sensazioni provi mentre sei assorbito nel vortice della creazione?

- Devo dire che il dolore è uno dei motori principali. Fare musica, per quanto mi riguarda, può portare a un totale paradosso. Non c'è molto spazio per il divertimento. Ho bisogno del dolore, ma questo mi fa molto male. Ne ho bisogno per mantenermi in equilibrio. Il mio è un processo doloroso, ed è come un loop. Sono alla ricerca di qualcosa che non posso definire, quindi ogni suono, ogni rumore che sto creando, non fanno altro che cercare quegli elementi che non riesco a spiegare. Mi sento al sicuro quando mi distacco dalla relatà e da ciò che mi gira intorno. Purtroppo, non sono mai soddisfatto di me stesso. Ogni giorno sono sempre in preda al dubbio. Quando si parla di creazione, sento come il bisogno di andare in battaglia, e per raggiungerla devo sentire il sudore e il sangue su me stesso. Ma la ricompensa del raggiungimento vale il sacrificio.

3. C'è stato un particolare tipo di suono o influenze che diresti siano state la tua più grande ispirazione per perseguire l'espressione creativa di te stesso?

- Non c'è mai stata un'influenza diretta. Ricordo solo di aver avuto molta rabbia all'inizio. Avevo bisogno di suonare qualcosa di diretto, e sentivo la necessità di urlare. Ma non volevo nemmeno darmi un pugno per niente. Non avevo alcun piano quando ho iniziato come Throane. In realtà, devo dire che questo progetto mi ha in parte salvato.

4. Hai qualche tecnica o metodo che utilizzi abitualmente per aiutare la tua musica a rimanere coerente e coinvolgente?

- Sono probabilmente il musicista meno tecnico in circolazione. Io non faccio nulla di particolare, semplicemente «vado», mi spingo fino in fondo. Non seguo mai la logica. Provo a scrivere e basta. Lavoro senza dei piani prestabiliti. Qualunque sia il metodo, il risultato è molto importante. In generale non ho alcuna tecnica di base, cerco solo di ricreare quello che ho in mente in un dato momento. Riesco a trovare la mia coerenza nel momento in cui sono circondato da un sacco di stress e da disturbi d'angoscia. Affronto sempre tutto e cerco di non ripetermi. Ultimamente ho lavorato su alcuni suoni di Treha Sektori. Tutto era abbastanza naturale per me. Così ho iniziato a "imparare” il sitar, lo studierò fino in fondo, per trovare il modo di raggiungere la fiamma che sto cercando.

5. Che cosa fa la differenza nella tua musica rispetto al resto delle sonorità metal della scena odierna?

- Non posso rispondere a questa tua domanda. Non so quanta gente sia veramente interessata a quello che faccio. Sono felice nel momento in cui creo la mia musica e mi sento davvero onorato quando le persone mi dicono di riuscire ad entrare in una sorta di connessione intima con essa. Ma io ho la sensazione di non sentirmi parte di niente, come un emarginato o uno straniero. Sono sempre nel mezzo. Sento di non appartenere a nessuna scena. Penso di sentirmi collegato con diversi individui provenienti da più di una scena. Non so cos'altro dire. Comunque non sono meglio di nessun'altra band.

6. Quali sono alcune delle più grandi sfide che hai dovuto superare nella tua carriera artistica?

- Dal vivo mi sento in una costante sfida. Per me essere davanti a un pubblico è una violenza totale. Quando suono dal vivo, mi trovo spesso ad aprire per band che sono totalmente opposte a Throane. La sfida è lì ogni volta. Sento gli occhi della gente che non si aspetta un tipo di sound come il mio. Direi che, in generale, la creazione di musica è una sfida costante. Sono sopravvissuto all'apertura per i grandi Neurosis, questo significava tutto per me, poiché loro hanno avuto un grande impatto sulla mia persona. Arrivando poi a finire un video e un brano musicale per un concerto dei Church of Ra l'anno scorso, o anche quando suonai in un festival in cui ero l'unico musicista ambient. Comunque, in futuro ci saranno sempre più sfide.

7. Cosa significa per te essere Throane nel 2018?

- Significa che i miei occhi si bagnano, a causa del sudore o delle lacrime. «Exhaustion is will», stavo pensando a questa frase l'altro giorno. Ha senso su ciò che Throane rappresenta per me attualmente.

8. Quali band uscite negli ultimi anni hanno attirato la tua attenzione?

- Recentemente ho scavato molto nel suono di Dodecahedron, Heilung, Hangman's Chair, Chants from Mongolia.

9. Al di fuori della musica, quali sono alcuni dei tuoi hobby preferiti?

- Non sento di avere qualche hobby. Il mio lavoro quotidiano è collegato alla creazione. Tutta la mia vita gira intorno alla musica e a tutto ciò che è visuale. E non è un qualcosa per intrattenermi.

10. Grazie mille per aver risposto a questa mia intervista.

- Grazie mille a te.


CONTATTI: 
throane.bandcamp.com/plus-une-main-a-mordre
facebook.com/throane

THROANE line-up:

Dehn Sora - Polistrumentista

RECENSIONE: 
THROANE "Plus Une Main À Mordre" 2017 - Debemur Morti Productions




martedì 29 maggio 2018

Recensione: CHRCH "Light Will Consume Us All"
2018 - Neurot Recordings




Non è da tutti esordire in maniere indipendente, e dopo soli tre anni, riuscire a firmare un contratto discografico con la Neurot Recordings. Eppure i californiani CHRCH ce l'hanno fatta. Fedeli ad un doom/sludge metal grasso e distorto, questi musicisti mettono in evidenza il loro penetrante orientamento stilistico, ben chiaro fin dalle prime note dilatate dell'opener "Infinite Return". Tumultuosi, ma anche magnetici nel tempo e nello spazio, i Chrch riescono ad essere maestosi quando le canzoni lo richiedono, senza inchiodare le idee a schemi predefiniti. Il suono di "Light Will Consume Us All" è una sorgente di luce intensa che scalda lo spostamento irregolare delle tonalità vocali della cantante Eva Rose (ora melodiche, ora aggressive); raccontando di un viaggio in un universo spaziale parallelo. Ed ecco che qui il concetto non è fatto di visioni mostruose. Il tappeto sonoro creato dalla band serve per calarsi in una dimensione extra-sensoriale, perché qualsiasi viaggio verso ciò che non si conosce è già di per sé una scoperta. L'intensità aumenta dopo svariati ascolti.

Contatti: 
churchdoom.bandcamp.com/album/light-will-consume-us-all
facebook.com/chrchdoomca

TRACKLIST: Infinite Return, Portals, Aether


martedì 22 maggio 2018

Recensione: BONG "Thought and Existence"
2018 - Ritual Productions




Il drone/doom possiede profondità. E' come una grande apertura: ci si entra, e dato che l'oscurità permane, la mente umana si distende, e una quantità di cose che accadono lì dentro divengono manifeste. Non esiste alcun problema di tempo, può accadere qualunque cosa. Agli inglesi BONG piacciono gli spazi in cui la gente ama smarrirsi per rinconciliare tutte le entità contrapposte. Per questo credo che in dischi come "Thought and Existence" sia il flusso di tensione e rilassamento delle note ad essere veramente interessante, quanto evocativo. Lasciamo andare tutto fino in fondo: quello che ci assorbe è davvero qualcosa di imponente. Validi.

Contatti: 
ritualproductions.bandcamp.com/album/thought-and-existence-2
facebook.com/BONGDOOMUK

TRACKLIST:


venerdì 18 maggio 2018

Recensione: VISIONS & PHURPA "Monad"
2018 - Cyclic Law




Il peso del vuoto mostruosamente espanso piega la volta dell'atmosfera, un caos imponderabile che non cessa di regnare. Il tiranno di luce e di buio è sopra di noi; si nasconde, è occultato nel fondo di ogni cosa "visibile" e "invisibile", ma è lì; vicinissimo e minaccioso. Così ogni vibrazione presente in "Monad" porta in sé questa gelida immortalità. Tutto ciò che è nudo, spoglio, senza gioia e senza tristezza, ricopre indefinitamente questo universo privo di colore. I PHURPA di Alexey Tegin, e il progetto VISIONS di Frederic Arbour (boss della Cyclic Law) si addentrano in una camera oscura dove si ergono le forze che hanno già completamente trasformato la nostra esistenza terrena. Un'energia senza limiti, diretta al proprio culmine, dell'ignoto che precede la vita. Qui i cicli, le stagioni, il tempo sono stati abbattuti. Il mondo che non ha luogo si prepara nel flusso denso di "Monad". Disturbanti ed evocativi.

Contatti: 
cycliclaw.bandcamp.com/album/monad

TRACKLIST: Ascendance, Fohat, Monad, Reminiscense


mercoledì 16 maggio 2018

Recensione: URO "CABBA!"
2018 - Autoproduzione




C'è veramente di tutto nel caleidoscopio dei salentini URO, protagonisti di una carriera iniziata nel Novembre del 2011 e passata all'insegna di sperimentazioni fluttuanti tra psych-post-rock e suggestive insenature elettroniche. Quello che più colpisce è l'interessante opera di ricerca che ha portato questi musicisti a esaminare minuziosamente certi tipi di suoni strumentali, filtrandoli a proprio piacimento (com'è giusto che sia). Due lunghe composizioni che se da un lato emergono per una attenta ricercatezza strutturale, dall'altro vengono coniugate ad una iconografia visionaria alquanto originale. "CABBA!" è un album dal respiro profondo e liberatorio, dalle tinte forti e abbaglianti, ma anche dalla singolare enfasi espressiva che si traduce in divagazioni dal sapore intenso. "Alca + Tilacina", "Quagga + Ritina" sono state studiate, suonate, arrangiate per essere diverse nella forma, bensì non contrastanti, né troppo omogenee. D'altra parte il songwriting degli URO rende perfettamente a fuoco la loro particolare impronta. L'Arte in nome dell'Arte! Non c'è bisogno di aggiungere altro. Registrato e mixato da Mirco Quarta presso il Km97 di Lecce, masterizzato in Canada da Ryan Morey.

Contatti: 
uroband.bandcamp.com/album/cabba
facebook.com/URO 

TRACKLIST: Alca + Tilacina, Quagga + Ritina




mercoledì 9 maggio 2018

Recensione: FISTER "No Spirit Within"
2018 - Listenable Records




Nuovo album per i FISTER, formazione tra le più quotate all'interno della scena sludge/doom metal, che dopo quasi dieci anni di onorata carriera e quattro dischi all'attivo, senza tenere in considerazione tutti gli altri lavori portati alla luce nel corso del tempo, non ne vuole proprio sapere di alleggerire la propria impronta musicale. Ne saranno felici i numerosi fan di questi suoni lancinanti. I Fister sono sempre stati un gruppo dal tocco pesantissimo e dal sound 'riff-oriented', ma ascoltando "No Spirit Within" non è difficile captare in esso un "sapore" diverso. E ci sono voluti nove anni per esprimere al meglio lo straordinario potenziale della band proveniente da Saint Louis. Dischi così consistenti, compatti, ben fatti non si trovano su tutti gli scaffali. I Fister hanno finalmente affinato la loro espressione in modo da non risultare scontati o peggio ripetitivi, creando musica angosciosa valorizzata sia dalla composizione che dall'arrangiamento dei brani. Il limite di "No Spirit Within", forse, risiede proprio nella sua eccessiva monoliticità, figlia di un genere sprezzante che sembra essere un cappio attaccato al collo. D'altronde questa è la realtà dei fatti e c'è poco da fare. Qui si sente il dolore del corpo e dall'animo umano, e la scelta del nichilismo di fronte ad un'esistenza che appare priva di senso in una forma di sadomasochismo ossessivamente autopunitivo. "No Spirit Within" è la conferma che aspettavamo. Una vera garanzia!

Contatti: 
listenable-records.bandcamp.com/album/no-spirit-within
facebook.com/fisterdoom

TRACKLIST: Frozen Scythe, Disgraced Possession, Cazador, I Am Kuru, No Spirit Within, Heat Death, Star Swallower


domenica 6 maggio 2018

Recensione: PETRIFICATION "Hollow of the Void"
Sentient Ruin Laboratories | Memento Mori | Dawnbreed Rec. | To the Death Rec.
2018




I PETRIFICATION agiscono dove vivono le vere radici del death metal, quello genuino e marcescente. "Hollow of the Void" ci aiuta a capire il perché, ancora oggi, alcuni death metaller rimangono fieramente legati a quella scena estrema che, quasi trent'anni fa, mise a ferro e fuoco il terreno dell'underground. L'operato della band statunitense rispecchia appieno quest'animo retrò, rivelandosi una compagine nostalgica che vuole vomitare la propria estremizzazione sonora in maniera regressiva. La forza dei Petrification è il loro essere immuni ai cambiamenti avvenuti nel tempo: il growling cavernoso, il rifframa datato e tagliente, e la devastante sezione ritmica, sono destinati a miete numerose vittime nel segno del ritorno alle origini; impegnandosi in una buona rilettura che conferisce all'album un carattere deciso e risoluto. Insomma, massima devozione alla causa, in primo luogo. Una presa di posizione forte da parte dei Petrification. Ottimo debutto.

Contatti: 
sentientruin.bandcamp.com/album/hollow-of-the-void
facebook.com/petrificationdm

TRACKLIST: Prelude, Arachne Exsanguine, Technological Assimilation, Summon Horrendous Destruction, Hollow of the Void, Interlude, Hymn of Charon, Stagnation of Transmigration, Desecrators of Conscious Entropy, Devouring Abysm, Conclusion


giovedì 3 maggio 2018

Recensione: DYSPHORIA "Foul Ashes Of Deceit"
2018 - Pathologically Explicit Recordings




Una nuova uscita e un nuovo inizio per i deathster americani DYSPHORIA, considerando il fatto che la band ha mosso i suoi primi passi nel 1992 da un'idea di James Genenz dei Jungle Rot, Rich Canamar (Violent Wisdom) e Nick Hernandez (Heavens Decay, Stone Magnum, ex-Kommandant, ex-Violent Wisdom). A ciò va aggiunto che questo ritorno discografico deve essere preso in considerazione soprattutto perché sono passati ben venticinque anni dall'ormai datato primo demo "Day of Atonement", quindi quale modo migliore per presentare i Dysphoria a quanti non hanno ancora avuto modo di ascoltare la loro proposta brutale? E non possiamo considerarli dei novellini o mestieranti! "Foul Ashes Of Deceit", oltre a contenere dei brani (riregistrari) presenti nel demo succitato, racchiude delle nuove bordate: implacabili in quanto a suoni e arrangiamenti, efficacemente strutturate per rispondere nel migliore dei modi alle esigenze dei fan del genere. Tutto gira a favore di un full-length che rende finalmente giustizia al ruolo dei Dysphoria nel circuito death metal e che li pone sullo stesso piano di altre band più blasonate, riconosciute storicamente come tra le migliori. La release in questione è davvero valida, perciò in questo caso si può dire che il fine giustifichi i mezzi. Apprezzerete il lavoro svolto per "Foul Ashes Of Deceit" se vi piacciono le sonorità di Waco Jesus, Internal Bleeding, Pyrexia, Dying Fetus. Godiamoceli fino in fondo, qualunque cosa succeda nel futuro.

Contatti: 
pathologicallyexplicit.bandcamp.com/album/dysphoria-foul-ashes-of-deceit 
facebook.com/thetruedysphoria

TRACKLIST: Agnostic Plea, Impending Conflict, Thorn Torn Brow, I Am Nameless, Foul Ashes of Deceit, Labyrinth Treshold, In Tears of Blood, Moral Decay


mercoledì 2 maggio 2018

Recensione: GRANDIOSE MALICE "The Eternal Infernal"
2018 - Hells Headbangers




Black/death metal: una definizione che negli ultimi dieci anni ha assunto molteplici significati, vista la grande quantità di sottogeneri presenti nella scena estrema. Ma per i GRANDIOSE MALICE, progetto nato per volere del chitarrista Tregenda (ex-Black Witchery, morto nel 2016), fieramente ancorato al sound degli anni '80/'90, il principio guida è sempre stato quello di suonare blasfemo e old fashioned. Non sono di certo una band innovativa, eppure gli americani Grandiose Malice, con all'attivo un demo (diventato poi questo album pubblicato dalla Hells Headbangers), godono di una buona fama nel circuito metal di nicchia; nonostante siano stati attivi solo per un anno (dal 2015 al 2016). Heavy, speed, thrash, black metal sono le pietanze di cui si nutrono questi due predatori (alla voce e batteria troviamo il musicista Matt Glaser dei Galactic Massacre, ex-Frost & Fury, ex-S.P.O.R.K.). La volontà è quella di sostenere la morte e la distruzione di ogni cosa. "The Eternal Infernal" si impone con fermezza sui gruppi emergenti che spesso attirano con i loro dischi una critica facilmente entusiasmabile. Ecco spiegata la grandezza di Tregenda (RIP).

Contatti: 
grandiosemalice.bandcamp.com/album/the-eternal-infernal
facebook.com/GrandioseMalice

TRACKLIST: R U Hexperienced?, The Messenger, The Illusion, The Eternal Infernal, Bell - Book and Chalice, Days of Our Lies, Bonce Dance, Forgotten / Consequence of Survival, Dull Union


martedì 1 maggio 2018

Recensione: AURA NOIR "Aura Noire"
2018 - Indie Recordings




Dalla Norvegia arriva una ventata gelida che porta con se un album che ha il potere di suonare maligno, diretto e tormentoso, toccando note capaci di tornare indietro nel tempo. Gli AURA NOIR se ne fregano di tutto e di tutti, continuando a proporre quello che piace a loro, né più né meno. Coerenti con se stessi in primis (!), assoluto distacco nei confronti del music business odierno, e un'attitudine assolutamente "no compromise". Il sound del nuovo disco è una via di mezzo tra il black/thrash metal degli '80 e quello di inizi '90, con l'aggiunta di una grande energia, derivata da un'attività live degna di nota. Questo "Aura Noire" suona decisamente old-school e non rinuncia mai all'atmosfera, garantita da un riffing che racchiude l'essenza della ferocia primigenia per cui gli Aura Noir sono diventati celebri. L'ennesima conferma per una delle migliori metal band dell'underground. Non rimarrete delusi.

Contatti: 
auranoir.bandcamp.com/album/aura-noire
facebook.com/auranoirofficial 

TRACKLIST: Dark Lung of the Storm, Grave Dweller, Hell's Lost Chambers, The Obscuration, Demoniac Flow, Shades Ablaze, Mordant Wind, Cold Bone Grasp, Outro