Pagine

lunedì 18 novembre 2019

IMPLORE - "MAI ARRENDERSI"






NE HANNO FATTA DI STRADA I TEDESCHI IMPLORE, PRIMA DI PASSARE SOTTO LE ALI PROTETTRICI DELLA RINOMATA CENTURY MEDIA. E' UNA BAND CAPARBIA CHE NON HA MAI SMESSO DI CREDERE NELLE PROPRIE POTENZIALITA' DURANTE I PRIMI SETTE ANNI DI ATTIVITA' NELL'UNDERGROUND, UNO DEI POCHI GRUPPI AD AVER DIMOSTRATO TANTA TENACIA E CARATTERE PER RIMANERE COSTANTEMENTE IN TOUR NEL VECCHIO CONTINENTE E IN TANTE ALTRE NAZIONI DEL MONDO. TUTTO QUESTO HA FATTO UN'ENORME DIFFERENZA. IL CANTANTE GABRIEL DUBKO E IL CHITARRISTA EDUARD PETRO SONO STATI I MIEI INTERLOCUTORI.

Ciao ragazzi. Ben ritrovati su Son of Flies webzine. Negli ultimi anni attorno agli Implore si sta addensando l'interesse di molti fan delle sonorità estreme; secondo voi, per quale ragione?

Petro: Probabilmente perché la musica scritta e suonata live dagli Implore è davvero interessante, mi viene da pensare a questo! Abbiamo ricevuto diversi feedback negli ultimi anni, sopratutto per il fatto che suoniamo molto spesso in giro, e questo è stato un punto di interesse per molti fan che hanno deciso di ascoltarci dal vivo, infatti tanta gente è rimasta colpita dalle nostre performance sul palco. Uno dei nostri punti di forza è che siamo sempre noi stessi, sopra e fuori dal palco. Non ci sono pretese, non cerchiamo di essere diversi da quelli che siamo, vogliamo solo divertirci facendo quello che amiamo, rimanendo fedeli a noi stessi e alle nostre idee. Credo che molta gente apprezza questo degli Implore.  

Quale pensi siano le diversità più evidenti rispetto ai precedenti album della band? Quali i punti di forza del nuovo “Alienated Despair”?

Petro: La line-up è in parte cambiata, ma anche i ruoli dentro la band sono stati leggermente modificati. Il punto di forza è senza ombra di dubbio la nostra sincerità. È il disco più onesto che abbiamo mai scritto. Le canzoni sono state sputate fuori senza filtri, lasciandoci guidare dal nostro istinto. Il suono e la produzione sono venuti fuori in base alle sensazioni che ci hanno trasmesso le canzoni. Credo che una produzione più pulita o più sporca non avrebbe dato ai pezzi il suono di cui avevano bisogno. Anche i testi sono cambiati un po', soprattutto perché Gabbo ha scritto in maniera più personale.

Ho notato che gli Implore non hanno mai mantenuto una lineup stabile nel corso degli anni, almeno così mi è sembrato di vedere e capire. Secondo il tuo personale punto di vista, ha influito il fatto di essere continuamente in tour?

Petro: Sì, devo dire che il fatto di essere continuamente in tour ha causato i continui cambi di lineup. Purtroppo non è facile andare in tour così spesso, e questo vuol dire investire tanta energia fisica ma anche mentale, a tal punto che uno rimane senza quando torna a casa. E molto difficile mantenere un equilibrio tra vita personale e vita con la band.  

Gabriel, fin dalle origini hai ricoperto il ruolo di cantante e bassista, oggi solo cantante. Perché questa tua decisione di abbandonare lo strumento a quattro corde? Ti trovi a tuo agio nell'impugnare solo il microfono?

Gabriel: Dopo l’uscita del vecchio batterista abbiamo deciso di rimanere in famiglia. Markus (chitarra) è passato alla batteria e successivamente abbiamo chiesto a uno dei nostri migliori amici di entrare negli Implore. Carol e un bassista incredibile ed è stato naturale passare il basso a lui. Tutto questo ci ha portato a rimanere nuovamente con una sola chitarra. La sua entrata ha fatto bene alla band e in ogni concerto che facciamo mi sento più a mio agio con il microfono in mano e senza il basso.  

E dal punto di vista tematico, di cosa trattano i testi di “Alienated Despair”? Il titolo mi sembra piuttosto chiaro ed esplicito! Chi vi conosce sa a cosa mirate.  

Gabriel: Tutto il concept del disco gira intorno alla pressione sociale che oggigiorno si impone sugli individui. Come questa pressione spinga tanta gente a sentirsi depressa, alienata e, purtroppo, in molti casi porti al suicidio. Il sistema è disegnato per far vincere solo il sistema e far perdere l’individuo.

Avevate fin da subito le idee chiare su che tipo di risultato volevate ottenere con questo nuovo album? In fin dei conti, resta ben marcata la vostra caratteristica e la capacità di scrivere trame distorte e violente degne di nota.

Petro: No... In realtà volevamo solo scrivere un disco onesto. Diciamo che le situazioni personali e collettive ci hanno portato a scrivere un album violento, infatti sia i pezzi che il suono hanno un forte impatto. Abbiamo scritto e registrato questo lavoro in un periodo difficile per tutti. Dopo mesi di inattività scaturita da esigenze personali del vecchio batterista, è andata a finire che lui stesso ha abbandonato la band lasciandoci in una situazione instabile. E' sempre un brutto colpo perdere un membro della band nel momento in cui si riprende l’attività. E' stato un periodo frustrante che, per fortuna, siamo riusciti a superare nel migliore dei modi.  

Vi crea problemi essere accostati a band come Trap Them, Rotten Sound, Converge? Sentite delle particolari affinità con i gruppi menzionati?

Petro: Non ci crea assolutamente nessun problema. Le band da te citate sono formazioni che seguiamo da anni e che ammiriamo. I Rotten Sound ci hanno aiutato molto nel corso della nostra carriera, ci hanno anche portato due volte in tour per tutta l’Europa. Keijo, il loro cantante, è stato di grande aiuto per la nostra firma con la Century Media. Adesso siamo in tour in Finlandia con il suo secondo gruppo: i Goatburner. I Rotten Sound sono sicuramente una delle band con cui abbiamo più affinità. Le influenze dei Trap Them e Converge non sono mai mancate nei brani degli Implore, come quelle di tanti altri gruppi diversi.

E se doveste voi individuare il periodo più difficile degli Implore? Non credo sia stato facile portare la band fino a questi livelli di qualità.

Petro: La fine dell’anno scorso e l’inizio di quest’anno. Prima per aver attraversato un periodo di inattività e poi per l’uscita del batterista nel momento in cui volevamo finire di scrivere e registrare il nuovo disco. Sono stati mesi difficili e in quel periodo non sapevamo come risolvere la situazione.  

Che progetti avete per il futuro?

Petro: Suonare il più possibile per promuovere il nuovo disco e continuare a lavorare come abbiamo sempre fatto. La lineup è stabile ed è la migliore che abbiamo mai avuto. I pezzi del nuovo disco sono i migliori che abbiamo scritto. Quando finiremo questo tour andremo in Asia e Giappone. A febbraio torneremo in tour nel sud dell’Europa (anche Italia), ma stiamo cercando di bloccare delle date negli Stati Uniti e per i prossimi festival estivi.

Grazie per l'intervista ragazzi.

Petro / Gabriel: Grazie a te!

Contatti:
facebook.com/imploreband
instagram.com/imploreofficial

IMPLORE line-up:
Gabriel Dubko - Voce
Eduard Petro - Chitarra
Carol Lieb - Basso, seconda voce
Markus Matzinger - Batteria

Recensione:
IMPLORE "Alienated Despair" - 2019