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mercoledì 10 ottobre 2018

Recensione: GERDA "Black Queer"
2018 - Wallace | Shove | Bloody Sound Fucktory | Sonatine Produzioni




"Black Queer" è un disco sofferto e sentito, in cui la matrice noise è il binario utilizzato dalle emozioni sempre in bilico tra disagio e rabbia, attrazione e rigetto. I GERDA lasciano che la realtà sia la realtà e che le cose prendano il loro corso, un modo di assorbire il flusso della vita che dura fin dall'anno 1997, quando questi musicisti di Jesi iniziarono a sentire il bisogno di fare musica propria. In pratica ci confrontiamo con un gruppo ben rodato in grado di generare un sound viscerale, insidioso, alquanto articolato, perciò indispensabile per un certo tipo di coerenza musicale. Le sette canzoni emergono per le particolari trame strumentali adoperate, facendo di "Black Queer" una cura per chi non può fare a meno di tali sonorità. I Gerda non mostrano segni di cedimento, sebbene non vi sia mai un momento in cui si cambi radicalmente registro o tonalità. Ogni vibrazione arroventata si alimenta dal sudore, dal sangue coagulato e da un'attitudine incorruttibile. Lacerante la rilettura di "Figlia", cover dei Vel ("Black Queer" è dedicato allo scomparso Francesco Villotta, voce e chitarra del gruppo marchigiano). Un altro passo avanti è stato fatto. Molto, molto bene.

Contatti: 
gerda1.bandcamp.com/album/black-queer
facebook.com/Gerdanoise

TRACKLIST: Jeg Kjører inn i Tunellen, Luleå TX, Mare, Terzo Regno, Hafenklang, Notte, Figlia, Theme