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venerdì 15 settembre 2017

Recensione: PRIMITIVE MAN "Caustic"
2017 - Relapse Records




Probabilmente mai nessuno, come gli statunitensi PRIMITIVE MAN, è stato capace di portare alla superficie gli incubi nascosti, la follia e i lati oscuri della società odierna, tutto questo grazie ad un sound che non può che essere definito con un aggettivo: apocalittico. Di fatto Ethann Lee McCarthy sembra alimentarsi della sofferenza che fugge e incessantemente si trasforma. Una sensibilità sviluppata per le sonorità sludge/doom/ noise, oltre all'influenza esercitata sull'ascoltatore dall'ambiente che lo circonda, e inesorabilmente si trova fusa, nel corpo delle canzoni. "Caustic" ci conduce verso un marcato senso di cupezza, era inevitabile che ciò succedesse. La lucida consapevolezza del loro marchiare a nero mi riempie di ammirazione, e rimango qui (scioccato) davandi al fascino del sublime grigiore di un universo di ceneri. Bisogna comunque avere una certa disposizione mentale, in modo da poter apprezzare appieno la fredda crudeltà dei Primitive Man. Solidi come il cemento armato.

Contatti:

primitivemandoom.bandcamp.com
facebook.com/primitivemandoom

TRACKLIST: My Will, Victim, Caustic, Commerce, Tepid, Ash, Sterility, Sugar Hole, The Weight, Disfigured, Inevitable, Absolutes