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martedì 31 marzo 2015

Recensione: GODSPEED YOU! BLACK EMPEROR
"Asunder, Sweet And Other Distress"
2015 - Constellation Records




Atteso con trepidazione dai fan di mezzo mondo, il ritorno sulle scene dei canadesi GODSPEED YOU! BLACK EMPEROR si materializza proprio oggi (31 Marzo) con l'uscita di "Asunder, Sweet And Other Distress", quinto full-length pubblicato a poco più di due anni di distanza da "Allelujah! Don't Bend! Ascend!". Questa creatura ammaliante che prende il nome da un oscuro documentario giapponese in bianco e nero del 1976 diretto da Mitsuo Yanagimachi, ha in larga parte stravolto i canoni di vari generi musicali apparentemente in contrasto (post-rock sperimentale, avantgarde music, drone e ambient). I Godspeed You! Black Emperor hanno generato nuovamente un prodotto camaleontico e complesso, capace di catturare e sorprendere l'ascoltatore, proiettato quasi senza volerlo in un vortice interno alla discontinuità spazio-temporale. Se si dovessero quantificare le opinioni degli appassionati, i GY!BE emergerebbero senz'altro come uno dei più grandi gruppi rock dei tempi moderni, e non è un caso che quando una formazione contemporanea così influente registra qualcosa di nuovo e avventuroso, se pur nella riconoscibilità dei sedimenti stilistici, venga chiamata in causa l'eredità di diversi musicisti del passato che sono entrati a far parte della storia. La nuova "scatola magica" (Asunder, Sweet And Other Distress) conferma che la band proveniente da Montréal continua ad essere imbattibile, non solo qualitativamente ma anche per l'alto grado di stranezza raggiunto. L'alone di mistero che ha contribuito al loro successo resta immutato. Quest'Opera d'Arte evocativa ci attende al crepuscolo, prima che la notte subentri alla luce ormai debole del giorno morente. Registrato da Greg Norman. Fondamentali!

Contatti:

brainwashed.com/godspeed
facebook.com/Godspeed-You-Black-Emperor
cstrecords.com

TRACKLISTING: Peasantry or 'Light! Inside of Light!, Lambs' Breath, Asunder - Sweet, Piss Crowns Are Trebled


lunedì 30 marzo 2015

Recensione: INFECTED CHAOS "The Wake Of Ares"
2015 - Metal Music Austria




Debutto più che positivo quello confezionato dagli INFECTED CHAOS, band austriaca che esordisce per l'etichetta Metal Music Austria. "The Wake Of Ares" è un album di old school death metal a tutti gli effetti, suonato con la consistenza e l'efficacia dei grandi nomi, e registrato in maniera eccelsa. Per presentarsi al grande pubblico, i nostri lanciano un urlo di dimensioni imponenti che sono certo lascerà il segno su quanti adorano questo tipo di musica. Si tratta sempre di death metal possente come nella migliore tradizione, ma è innegabile che ci troviamo all'ascolto di un gruppo che possiede capacità e feeling; tutti i musicisti coinvolti nel progetto sono molto preparati (ottima prova dei due chitarristi, anche nella fase solista). L'energia proveniente dal genere è notevole! Gli Infected Chaos hanno scritto, curato e arrangiato una vera e propria martellata sul cranio. Provate voi a resistere all'urto delle prime tre tracce posizionate dopo l'intro di apertura "Rotting in Chains", ossia "Devours the Light", "Ninth Circle", "The Arson Anthem". L'impatto del songwriting e la professionalità con cui è stato affrontato rendono "The Wake Of Ares" davvero imperdibile. Consigliati agli amanti di Asphyx, Hail of Bullets, Dismember e Bloodbath. Da non perdere.

Contatti:

metalmusicaustria.bandcamp.com/the-wake-of-ares
facebook.com/InfectedChaos

TRACKLISTING: Rotting in Chains, Devours the Light, Ninth Circle, The Arson Anthem, Wolves in thy Pantheon, Code of I.C., Awaking Into Nightmare, Strike from the Sky, Ia - God of War, The Silent Monoliths of Grandeur, Blooddawn Resistance, On the Sea of Grief


Recensione: MORGOTH "Ungod"
2015 - Century Media Records




Quando si parla di Death Metal Europeo il nome dei MORGOTH è tra i primi che vengono in mente, soprattutto per il contributo dato alla scena agli inizi dei '90 (indimenticabili i primi due lavori della band: "Cursed" del 1991 e il successivo "Odium" uscito nel 1993). Oggi, a distanza di diciannove lunghi anni dal precedente "Feel Sorry for the Fanatic" fa piacere rivederli nuovamente in azione con l'ultimo "Ungod", anche se dispiace non ritrovare nell'attuale line-up il cantante Marc Grewe. Fortunatamente Karsten "Jagger" Jäger non lo fa rimpiangere più di tanto e quindi posso ritenermi abbastanza soddisfatto della resa finale del come-back album, proprio perché non viene mai meno in intensità ma soprattutto in qualità. Gli attuali Morgoth sono epigoni della "classica" tradizione dello stile teutonico e quella che poteva sembrare una mossa azzardata (la reunion, appunto), in realtà ha aiutato questi musicisti tedeschi a distinguersi da tanti altri vecchi death metallers, destinati a finire nell'oblio dopo qualche anno. I cinque hanno garantito il meglio, tenendosi distanti da eventuali cambiamenti che difficilmente avrebbero pagato. Insistono nel proporre dei pezzi energetici, ruvidi quanto basta per essere pilotati dalla voce abrasiva e dilaniante di Karsten. Un esempio evidente è la quintessenziale "Voice of Slumber", che mescola con discrezione elementi del passato e del presente, con un groove efficace. Fra i brani più riusciti "Snakestate", "Black Enemy", "Traitor", "Nemesis" e la suggestiva title track strumentale. In "Ungod" c'è tutto quello che lecitamente ci si poteva aspettare dal ritorno dei Morgoth, e non è poco.

Contatti:

morgoth-band.com
facebook.com/MorgothOfficial

TRACKLISTING: House of Blood, Voice of Slumber, Snakestate, Black Enemy, Descent into Hell, Ungod, Nemesis, God Is Evil, Traitor, Prison in Flesh, The Dark Sleep


domenica 29 marzo 2015

Recensione: INVERTED "The Age of Harvest"
2015 - Grindhouse Music




L'Italia è una Nazione prolifera per i musicisti appartenenti alla scena death metal e formazioni come gli INVERTED continuano a tenere alta la bandiera della musica estrema tricolore. Gli obiettivi dei ragazzi di Treviso (giunti al secondo album in studio) possono essere molteplici mentre la loro violenza esecutiva rimane il mezzo d'azione per conseguire ogni fine. Stiamo parlando di gente che viaggia in parallelo al sound dettato dai migliori Morbid Angel e ne esalta in maniera eccelsa il lato più drammatico. Questi Inverted (attivi dal 2008) avanzano distruttivi attraverso composizioni di media durata (non potrebbe essere altrimenti), canzoni per larga parte serrate e valorizzate da repentini cambi di tempo nelle quali vengono alternate visioni catastrofiche ad atmosfere mai confortevoli. Non si scherza in brani quali "Across the Snow to Nowhere", "Vexilla Prodeunt Regis Inferni", "Tunguska", "Towards the Summit of No Return". I nostri vogliono mettere KO l'ascoltatore servendosi di quella perizia tecnica indispensabile per colpire le sue parti deboli. Death Metal ferale, dunque, per 30 minuti di musica spezza-collo magistralmente eseguita. Bastano poche righe per dire che il nuovo "The Age of Harvest" è sicuramente uno dei migliori dischi di inizio anno. Supportateli.

Contatti:

metalmusicaustria.bandcamp.com/the-age-of-harvest
facebook.com/invertedmatter

TRACKLISTING: Abiura, Across the Snow to Nowhere, Caves, Vexilla Prodeunt Regis Inferni, E.R. Weapons, Tunguska, Towards the Summit of No Return, Clear Sky


sabato 28 marzo 2015

Intervista: ENABLERS - "IL FLUSSO DEL TEMPO"






SONO FELICE DI AVER AVUTO L'OPPORTUNITA' DI INTERVISTARE I CALIFORNIANI ENABLERS (PROVENIENTI DA SAN FRANCISCO). LE RISPOSTE CHE MI SONO STATE DATE DA JOE GOLDRING, PETE SIMONELLI E KEVIN THOMSON PERMETTONO DI CAPIRE COSA SI NASCONDE DIETRO IL NUOVO ALBUM "THE RIGHTFULL PIVOT", OLTRE CHE DARCI LA POSSIBILITA' DI CONOSCERE L'ATTITUDINE DI UNA DELLE FORMAZIONI PIU' INTERESSANTI DEL CIRCUITO POST-ROCK. UN RINGRAZIAMENTO SPECIALE VA A MAGNUS DELLA CREATIVE ECLIPSE PR. PER AVERMI MESSO IN CONTATTO CON QUESTI GRANDI MUSICISTI.

1. Oggi è un giorno speciale perché sono molto felice di parlare con voi. La mia prima domanda è la seguente: Guardando al presente ma tenendo in considerazione il vostro passato, quanto è stata importante l'evoluzione per una band come gli Enablers? Siete soddisfatti e felici dei risultati raggiunti fino ad oggi?

JG: E' tutto più divertente. La nostra analisi con ciò che stiamo facendo è molto più costruttiva che distruttiva. Oggi abbiamo maggiore fiducia nel nostro operato.

PS: Si, oggi è molto più divertente.

KT: Il songwriting degli Enablers si modella grazie alle nostre capacità e cambia anche in relazione alle esperienze di vita personali.

2. Potete illustrarci l'attuale processo di scrittura degli Enablers? Quando scrivete un nuovo album, preferite affidarvi ad uno specifico stato d'animo per completare tutte le tracce, oppure create delle singole canzoni per poi tentare di fonderle insieme?

PS: Non c'è mai stato un tono specifico in quello che creiamo. E' un modello in costante mutamento.

JG: Può essere una composizione fatta da Kevin, oppure da Joe, ma anche una combinazione tra le due parti. Ovviamente non mancano le canzoni improvvisate.

KT: Cerco di essere "ricettivo" quando scrivo delle canzoni e non voglio che siano troppo difficili da dirigere, quindi le cose non vanno mai in una direzione particolare. Di solito quando una composizione è adatta alla band la modifichiamo o la arrangiamo per determinare la sua poetica.

3. Come descrivereste il nuovo album "The Rightful Pivot" a quanti non lo hanno ancora ascoltato?

JG: E' un disco rock che evita di essere troppo rock. Gli arrangiamenti e le composizioni sono più in linea con una struttura narrativa. Il fatto che nella band ci siano due chitarre, una batteria e soprattutto un cantante narratore, ci distingue dalla maggior parte dei gruppi rock. Perché noi non seguiamo un approccio di genere guidato da qualcosa di premeditato. Le nostre canzoni possono avventurarsi in numerosi territori sia come tempi che come arrangiamenti.

4. Pete, vorrei sapere di cosa trattano i nuovi testi. In che modo porti i tuoi pensieri su carta?

PS: Ciò che scrivo sono delle poesie e non le ho mai volute considerare come 'testi'. Vengono adattate sulla musica e quindi restano sempre tali. Quando scrivo, mi siedo e ho bisogno di stare del tempo da solo, potrei farlo ovunque, sulla base di varie curiosità personali.

5. Il tour che state facendo celebra il decimo anniversario della band? Quali sono le vostre considerazioni su di esso fino a questo punto?

KT: Non abbiamo mai pensato di celebrare i dieci anni di attività con un tour, però sì, sono dieci anni fino a questo punto! Abbiamo un nuovo Lp da promuovere e l'impulso è quello di suonare in giro la nostra musica e vedere i nostri amici. So far, this tour has delivered.

6. Qual è la vostra opinione sulla scena post-rock di oggi? Sono sempre incuriosito da quello che i miei interlocutori ascoltano nel loro tempo libero. Avete dei gruppi che preferite oppure delle releases (attuali o più datate) che amate riascoltare?

KT: Veramente non ho mai seguito attentamente la scena post rock. I miei ascolti possono variare. Potrei andare da "Harvest" di Neil Young a Satie che suona le melodie di Coltrane.

JG: Io non mi sento sicuro nell'esprimermi sulla scena post rock, ma ci sono delle band che mi piacciono: Suzanne Silver, Picore, Torticoli.

7. Ho conosciuto la vostra band diversi anni fa, utilizzando i canali della rete, sfogliando delle riviste musicali e leggendo delle vostre interviste su vari blog; quindi, voglio chiedervi: Cosa ne pensate di Internet e delle possibilità che concede a quanti vogliono promuovere la propria musica? Appoggiarsi al web può aiutare? Inoltre, vorrei sapere se vi gratifica quando trovate il nome degli Enablers tra le influenze di altre giovani band...

KT: A dire il vero sto ancora imparando su questo genere di cose. Sono certo che per i gruppi che hanno raggiunto il nostro livello o che hanno voluto proseguire in un certo modo, Internet è stato sicuramente indispensabile. Usare i canali del web è molto importante per il booking e per restare in contatto con i nostri fan, e quest'ultima cosa mi piace veramente. Ma sono anche il primo a tenere le distanze dai media, perciò non ho molto da dire sui siti musicali o sugli attuali blog. Rispondendo alla seconda parte della tua domanda, posso dirti che essere menzionati tra le influenze di altri gruppi può essere di aiuto ma nello stesso tempo può diventare controproducente. Noi Enablers non ci glorifichiamo attraverso le opinioni degli altri. La cosa più soddisfacente per me è vedere una stanza piena di persone che godono della nostra musica. Questo è quello che piace a tutti noi.

8. Non finirò mai di ringraziarvi per questa piacevole intervista e spero che la prossima volta io possa intervistarvi di persona. Avete qualcosa da aggiungere per i lettori di Son of Flies webzine?

JG: Send recipes! Thank you!


CONTATTI:

enablers.bandcamp.com
facebook.com/Enablers
atypeekmusic.com


ENABLERS line-up:

Joe Goldring - Chitarra
Kevin Thomson - Chitarra
Pete Simonelli - Voce
Sam Ospovat - Batteria


RECENSIONE:
ENABLERS "The Rightful Pivot" - Atypeek Music | Exile on Mainstream


venerdì 27 marzo 2015

Recensione: SATOR "Sator"
2015 - Taxi Driver Records




Il doom metal/sludge non è solo l'esclusiva di Inghilterra o Stati Uniti, e questo lo si era già capito da tempo. Da diversi anni ormai, anche la nostra Nazione si trova ad accudire dei gruppi che hanno nel proprio DNA il seme drogato di certe sonorità; infatti, se si va a scrutare in maniera attenta nel ventre caldo della scena italiana la lista potrebbe risultare abbastanza lunga. Numerose le realtà nostrane degne di nota. I nuovi arrivati sono i liguri SATOR, nati a Genova nel 2013. Traendo ispirazione da alcuni mentori del genere come Black Sabbath, Eyehategod, Pentagram, Saint Vitus, Electic Wizard (i primi che mi vengono in mente), ma anche da formazioni molto più recenti, i Sator dimostrano fin da subito di essere determinati e concreti. La band ha curato tutto nei dettagli, a partire dal bellissimo artwork che campeggia sulla copertina. La produzione, come l'intero songwriting, fanno la differenza per potenza e dinamicità. Nonostante questo album omonimo sia quindi soltanto il loro debutto, merita attenzione. Il gruppo va tenuto in considerazione per un motivo ben preciso: rilegge il sound dei Mostri Sacri citati poc'anzi mettendoci tanta passione e una buona dose di carattere. L'impatto è efficace perché ci permette di ascoltare quello stile oggi 'ben noto' in una chiave molto emotiva. L'operato dei Sator è preciso, professionale, meritevole. Questa è la maniera giusta di suonare tale musica. Potete gustare il disco tramite la pagina bandcamp, oppure acquistando la tape messa in commercio dal 16 Febbraio. E come se non bastasse, il prossimo Maggio la Taxi Driver Records pubblicherà un'edizione limitata in vinile.

Contatti: 

taxidriverstore.bandcamp.com/sator
facebook.com/SATORdoom
taxidriverstore.com

TRACKLISTING: Sparrow Is Coming Back, Pneumonia, Last Breath, Erased


giovedì 26 marzo 2015

Recensione: DOWNFALL OF NUR "Umbras de Barbagia"
2015 - Avantgarde Music




Quello del polistrumentista argentino A. è black metal oscuro, epico, votato ad un atteggiamento totalmente anti-commerciale. La teatralità di DOWNFALL OF NUR è un flusso continuo, che sale nel crescendo dell'album. "III - The Downfall of Nur" e la title track potrebbero essere prese come parametro di riferimento principale, proprio perché possiedono tutte le migliori caratteristiche del sound architettato dal musicista attivo nella città balneare di Valeria del Mar (situata nella parte orientale della provincia di Buenos Aires). Il debut album è superiore ad ogni plausibile aspettativa! Supportato dalla nostrana Avantgarde Music, l'artista Sudamericano mostra una naturale propensione verso il metal ombroso, e ciò trova piena conferma in questo "Umbras de Barbagia", contenente delle tracce dannatamente roventi, ben calibrate, a tratti smussate da vari influssi acustici accattivanti. Bisogna immergersi totalmente nella musica del disco per capire di cosa si sta parlando, ed è doveroso sottolinearlo in sede di recensione. A. è abile ad alternare alle furiose scorribande messe in moto dal session drummer P. passaggi più complessi, interludi folk, a volte meditativi, che danno un taglio netto alle parti meno ragionate ("The Golden Age", "Ashes"). Il tutto consta di cinquantaquattro minuti di sonorità intense, non prive di una certa ossessività, ma mai carenti in emozionalità. Se i Downfall of Nur continueranno così, potranno senz'altro ritagliarsi uno spazio di rilievo sull'Olimpo degli Dei del black metal. E per venire al punto si facciano avanti i seguaci del genere.

Contatti:

http://avantgardemusic.bandcamp.com/umbras-de-barbagia
facebook.com/JhanasNur
avantgardemusic.com

TRACKLISTING: Intro, The Golden Age, The Downfall of Nur, Ashes, Umbras de Barbagia


Intervista: LUPERCALIA - "IL FASCINO DELL'UNDERGROUND"






IN ITALIA ESISTONO POCHE PERSONE CHE SONO RIUSCITE A GUADAGNARSI STIMA E RISPETTO ALL'INTERNO DELLA SCENA UNDERGROUND. GIANLUCA MOLE' APPARTIENE A QUESTA FRANGIA DI PRESCELTI. OLTRE AD ESSERE IL MEMBRO FONDATORE DEI CALABRI GLACIAL FEAR E' LA MENTE CHE, NEL LONTANO 1996 DIEDE VITA AL PROGETTO LUPERCALIA. A DISTANZA DI TANTI ANNI, IL MUSICISTA DI CATANZARO HA DECISO DI PUBBLICARE UNA RACCOLTA DI TRACCE CHE POTRANNO ESSERE UTILI A QUANTI TRA VOI NON HANNO MAI SENTITO PARLARE DI QUESTO GRUPPO. LASCIO A LUI LA PAROLA...

1. Ciao Gianluca, cosa ne dici di iniziare l'intervista parlando un po' della tua avventura come Lupercalia. Da dove è nata l'idea di iniziare a comporre qualcosa di differente rispetto ai tuoi Glacial Fear? Puoi descriverci le fasi salienti del tuo progetto parallelo, soprattutto per chi ancora non lo conosce?

- Era il 1996 quando abbiamo messo su questa band parallela ai Glacial Fear, eravamo io ed il tastierista Deathead all'epoca, si sono unite una componente black ed una molto Gobliniana e sono stati incisi la maggior parte dei brani che oggi troviamo nella raccolta "Complete Darkness". Prima un demo nel 1997 (per Amica Silentia lunae) e successivamente un MCD nel 1999 (The Moaming age), ed un brano che originariamente doveva uscire su vari sampler ma che poi non abbiamo utilizzato, fu inciso nel 1998 (Soulless Pray). Ho sempre ascoltato parecchio black metal ed in quel periodo ero anche parecchio impegnato con la mia Piccola produzione Occult Shop Prod., con la quale ho anche pubblicato uno split tape di Buzrael, che era la prima incarnazione dei Lupercalia!

2. Fin dal principio hai deciso di occuparti dell'intero processo di songwriting. Se non ricordo male sei l'unico membro compositore. Perché tale scelta?

- Beh diciamo che non ho fatto proprio tutto da solo, una grossa mano in fase di arrangiamento l'ho avuta da Deathead che con il suo tocco ha reso le composizioni molto oscure, e in alcuni casi (Eliogabalo, Club Des Haschischins) ho solo arricchito e completato composizioni che avevano già una propria forma ben definita!

3. Oggi il mio entusiasmo personale è generato dalla nuova raccorda su tape a tiratura limitata intitolata "Complete Darkness", uscita per la tua etichetta CMI Productions. Cosa ti ha spinto a realizzarla?

- Con CMI Prod. ci stiamo muovendo per riportare a nuova vita vecchi demo, vecchie discografie che sono li e che aspettano solo che qualcuno ci metta mano per dar loro nuova luce e magari far conoscere ai più giovani quello che di buono circolava in quegli anni. Dopo aver riascoltato il tutto abbiamo deciso che era cosa buona e giusta partire con questa raccolta, sempre con quella mentalità underground che ci ha contraddistinto per tutti questi anni!

4. Pensi che nella tracklist della raccolta ci sia un brano portate che meglio rappresenta l'essenza di Lupercalia?

- Ce ne sono alcuni che rappresentano bene l'essenza: Asleep Inside The Mist, Soulless Pray, Shadowfest...



5. Perché la decisine di comporre una nuova song nel 2014 ("The Wrath")? Dobbiamo aspettarci un nuovo album in futuro?

- Il brano "The Wrath" rappresenta la chiusura di un ciclo, in questo caso la degna chiusura di un periodo che va dal '97 al 2014. Avevo questo brano da tempo ma solo lo scorso hanno ho deciso di dargli una forma definitiva. Al momento non so neanche io cosa aspettarmi, di sicuro se ci sarà qualcosa di nuovo, sarà qualcosa di molto violento e differente rispetto al passato, vedremo!!!

6. Sei uno dei musicisti storici della scena italiana e quindi viene naturale chiederti quali differenze riscontri tra l'underground degli anni '90 e quello del nuovo millennio? Tante cose sono cambiate. Qual è la cosa che più ti rende fiero di ciò che hai fatto come persona e come artista? Hai dei rimpianti, ricordi, speranze...?

- Beh come avere rimpianti, ci siamo vissuti il più bel periodo dell'underground, quello in cui ti leccavi centinaia di francobolli, mandavi tape in giro per il mondo, ogni giorno arrivava un pacchetto con roba ultra marcia, non si vive di rimpianti, ma di bei ricordi quello si... e negli ultimi periodi vedo un rifiorire di attività in ambito underground con centinaia di nuove distro in giro, pacchetti che ricominciano a girare come una volta, ovviamente internet ha avuto il suo ruolo in questa trasformazione, ma bisogna pure dire che per un periodo abbastanza lungo personalmente mi sono fermato con le attività della distro per dedicarmi magari ad altro (Calabrian Metal Inferno Fest, il mio lavoro con il service ecc), quindi ritrovo con piacere persone e sensazioni che avevo un po' perso di vista!

7. Grazie per l'intervista. Buona fortuna anche per il nuovo album dei Glacial Fear. Puoi chiudere l'intervista come meglio credi...

- Grazie a te per questa chiacchierata e grazie per continuare a portare avanti con la stessa metalità di sempre una webzine che è sempre più un punto di riferimento! Thx


CONTATTI:

cmiproductions.bandcamp.com/releases
facebook.com/cmiprods


LUPERCALIA line-up:

Gianluca Molè - Polistrumentista


RECENSIONE:
LUPERCALIA "Complete Darkness" 2015 - CMI Productions


mercoledì 25 marzo 2015

Recensione: THREESTEPSTOTHEOCEAN "Migration Light"
2015 - Shove Records | Sangue Disken | Tokyo Jupiter Records




I meneghini THREESTEPSTOTHEOCEAN sono una di quelle band che hanno ben chiaro in mente il concetto di progressione stilistica. Si, perché il terzo full-length "Migration Light" suona come un nuovo passo in avanti rispetto alle ultime cose fatte dai nostri, un lavoro coerente con quell'immaginario universale che si modifica progressivamente. Le sette composizioni rappresentano la maturazione artistica di quattro musicisti vogliosi di scoprire nuove frontiere innovative ("Dust Bowl" e "Wooden Shelter"). L'approccio è più fluido, dilatato, emotivo, ed entra in sintonia con il modus operandi della scena "post" tanto in voga oggi. I battiti dei Threestepstotheocean riprendono la cadenza di gruppi già noti, ma va anche detto che a questi ragazzi non manca la voglia di osare per trovare altre strade. E per quanti non avessero mai avuto saggio della loro bravura, "Migration Light" sarà utilissimo per conoscerli meglio. A mio parere, la chitarra di Andrea Sacchetti è la forza trainante dell'intero disco, in un vorticoso intrecciarsi di riff groove e fraseggi psichedelici da capogiro ("Sulaco"). L'epicità del songwriting resta invariata, la tensione ha guadagnato profondità e il risultato finale è davvero sorprendente. Consigliati!

Contatti:

threestepstotheocean.bandcamp.com/migration-light
facebook.com/threestepstotheocean

TRACKLISTING: They, Sur, Dust Bowl, Sulaco, I end, Wooden Shelter, Primordial Leavers


martedì 24 marzo 2015

Intervista: VANESSA VAN BASTEN - "UNA PURA DISINTEGRAZIONE"






E' UN'OPERAZIONE DA VIVERE, CONDIVIDERE E APPREZZARE, QUELLA MESSA IN ATTO DAI NOSTRANI VANESSA VAN BASTEN. RIPORTARE CIOE' ALLA LUCE QUATTRO CANZONI ESTRATTE DAL CAPOLAVORO "DISINTEGRATION" DEGLI INGLESI THE CURE, POSIZIONATO NELLA LISTA DEI MIGLIORI ALBUM DI TUTTI I TEMPI. A PRESENTARE L'EP PUBBLICATO DALLA TAXI DRIVER RECORDS E' MORGAN BELLINI.

1. Ciao Morgan. Grazie per aver accettato di rispondere alle mie domande. Lo apprezzo molto.

- Figurati, sono io a ringraziare te perché tra l'altro mi capita di leggere la tua webzine ogni tanto.

2. La vostra proposta è indubbiamente eterogenea, intensa, caratterizzata da componenti emozionali molto marcate. Quanto vi rappresenta veramente la definizione "post-rock band"? Che cosa significa, oggi, creare musica di un certo tipo in un paese come il nostro?

- Partendo dalla connotazione geografica, vivere e fare musica in Italia non è così terribile. Per tante cose siamo ancora messi bene. Però tutto sommato non è tanto rilevante, gran parte della mia attività è svolta in solitudine e potrei farlo ovunque. Non pretendo guadagni in termini di soldi, come saprai mi limito a produrre musica 'da studio' e il mio obiettivo è solo potermi mantenere questo vizio senza rimetterci. Inizialmente era diverso, lavoravo come DJ e facevo concerti; adesso tira comunque un'aria diversa. Non voglio proporti l'ennesima analisi negativa del momento che sta vivendo il paese. Forse una volta la mia tendenza a trascendere la realtà materiale con questa musica era una scelta estetica, ora è una vera necessità. La società in cui viviamo è corrotta e va evitata, mi rifugio volentieri nelle meraviglie del cosmo e nella solitudine.

3. Parlando proprio del nuovo "Disintegration": penso che le quattro canzoni dei Cure da voi scelte siano tra le più belle di quel disco e messe in successione sprigionano sensazioni uniche, toccanti e profonde. Perché avete deciso di riproporle in una chiave di lettura personale? Tutto questo è solo un omaggio ad una delle vostre fonti di ispirazioni principali?

- Le quattro canzoni scelte sono tra quelle che a conti fatti rendevano di più e sono tra quelle che preferisco dell'album originale, anche se avrei voluto includere anche 'Pictures of You' e 'Prayers for Rain'. Comunque non parlerei tanto di 'chiave personale'. I pezzi sono estremamente fedeli a livello di arrangiamento e questo disco voleva essere un tentativo di applicare il nostro sound pesante e atmosferico ad alcune delle più belle canzoni di sempre. Egoisticamente abbiamo goduto di questa bellezza in prima linea. Abbiamo suonato i Cure in tutto e per tutto, non c'è stata la minima volontà di cambiare nulla, ma non si tratta in realtà di una forma di fanatismo o idolatria, è stata un'occasione per proporre musica senza l'onere di doverla scrivere così bene, ammesso di esserne in grado.

4. I Vanessa Van Basten hanno sempre cercato di fare la differenza nel circuito musicale, e anche questo nuovo lavoro lo dimostra in maniera decisa! Possiamo considerare "Disintegration" come un vero e proprio album oppure è solo una parentesi a parte per ottenere una forma di gratificazione personale?

- Ti ringrazio, confermo che non abbiamo mai cercato di sfruttare mode o scene, noi siamo sempre andati per la nostra strada, fortunatamente non abbiamo mai sentito il peso di dover avere una personalità a tutti i costi o di dover accontentare qualcuno (cosa che capita se hai un pubblico più vasto del nostro ad esempio). Questo 'Disintegration' è una parentesi che chiude un percorso, ma si colloca bene nella nostra discografia e lo rifarei.



5. L'EP suona piuttosto naturale e spontaneo: vi siete lasciati andare all'improvvisazione? Dal punto di vista tecnico, come avete lavorato su queste quattro tracce alla luce di un'esperienza, ormai, decennale?

- La lavorazione è stata relativamente lunga e impegnativa. Potrà sembrarti quasi folle, ma dapprima ho registrato tutto l'album (intendo tutte e 10 le canzoni) con la drum machine e suonando più o meno a memoria (conosco molto bene il disco...). Ho sottoposto il tutto a Lorenzo Fragiacomo per il cantato e ho valutato dove la sua voce era più efficace. Per la cronaca Lorenzo avrebbe potuto cantare molto bene anche 'Plainsong' e 'Closedown'. A quel punto mi sono rivolto a Valente per la batteria e ci siamo fatti due o tre giorni in un buco fatiscente qua in centro a Trieste, dove in passato provavano i Thunderstorm (poi divenuti Rhapsody!). Non ti dico con quali mezzi abbiamo registrato i tamburi, sarebbe uno smacco alle tecnologie attualmente disponibili. Quattro microfoni in totale, attraverso un mixer che aveva solo tre canali funzionanti su otto (ho dovuto aggiungere un mixerino a parte), il tutto in una traccia stereo, senza poter intervenire successivamente sul mix. Ascoltavamo un paio di volte gli originali e poi Valente partiva. Poi il taglio di quasi tutto il disco, semplicemente perché non riuscivo a sentirlo piacevolmente tutto di fila anche (ma non solo) a causa della sua lunghezza, e la designazione dei cantanti per queste quattro canzoni. Le chitarre le ho registrate a un volume assurdo, con le cuffiette in-ear come monitor coperte da quelle da edilizia. Mixato tutto in casa in due giorni, l'ho mandato in Spagna perché mi piaceva il suono di un vinile dei Celeste che ho nella mia collezione, ho cercato il contatto sulla copertina del disco. Diciamo che l'improvvisazione è a zero, ma la spontaneità non manca.

6. Non avete mai avuto il timore di deludere i fan più esigenti della band di Robert Smith?

- Fin dall'inizio ero consapevole della diffusione limitata del disco e che sarei stato fedele all'originale in modo maniacale. Se lo facessero i Coldplay, che raggiungono milioni di fans e sicuramente gli stessi Cure, le cose sarebbero diverse, la responsabilità sarebbe stata molto maggiore...

7. La copertina è veramente splendida. Chi è l'artista che ha curato l'immagine?

- Si chiama Jessica Rassi, ha un laboratorio a Genova e si sta dando molto da fare tra poster e grafiche varie, sta crescendo moltissimo e adoro quello che ha fatto per noi. Tra l'altro suona nei Mope, dove milita anche il bassista dei Vanessa, Stefano, il loro disco di esordio è molto interessante.

8. Pensi che tra il sound dei The Cure e quello dei Vanessa Van Basten ci sia un legame?

- Beh si, sicuramente... I Cure sono uno dei gruppi più atmosferici e profondi che conosco, e hanno segnato un po' tutto il periodo tra i 18 e i 21 anni della mia vita. Inoltre essendo noi in gran parte strumentali, abbiamo sempre dovuto affidarci a melodie in primo piano che in pratica sostituiscono la voce, una tecnica da loro spesso usata nonostante Smith canti (e bene). A pensarci meglio ci accomuna anche un certo eclettismo di fondo, anche se loro hanno sempre cercato di declinare il Rock nel Pop, mentre a noi tutto ciò non verrà mai richiesto. A tutto questo possiamo aggiungere anche una visione un po' tragica della vita, la tendenza a mostrare l'oscurità attraverso lampi di luce.

9. Quanto sono cambiati i Vanessa Van Basten, in termini di suoni e produzione, in questi anni?

- Non moltissimo. Ho cercato di migliorare la strumentazione dove era quasi necessario, ma uso ancora più o meno le stesse apparecchiature de 'La Stanza di Swedenborg'. Quello che è migliorato nel tempo è il mio modo di usarle, ora sono più abile nel tirare fuori qualcosa di decente da questi rottami...

10. A questo punto della vostra carriera: quali sono le vostre ambizioni?

- Come Vanessa Van Basten, se avremo l'occasione di far coincidere musica e vita lavorativa, ci piacerebbe tornare sul palco per proporre il nostro materiale migliore in sede live. Al momento non penso a registrare con questo moniker. E' da un po' di tempo che sto scrivendo canzoni vere e proprie, mi piacerebbe portarle live e fare un disco. Forse farò tutto da solo, con delle macchine, cui aggiungerò chitarre cosmiche e voce. Vedremo, nel frattempo celebro questi 10 anni e la chiusura del cerchio.

11. Grazie per l'intervista. Buona Fortuna.

- Grazie a te, continua così.


CONTATTI:

taxidriverstore.bandcamp.com/disintegration-ep
facebook.com/pages/Vanessa-Van-Basten
taxidriverstore.com


VANESSA VAN BASTEN line-up:

Morgan Bellini - Chitarra, Voce, Extras
Stefano Parodi - Basso
Roberto Della Rocca - Batteria


RECENSIONE:
VANESSA VAN BASTEN "Disintegration" 2015 - Taxi Driver Records


Recensione: AUTOKRATOR "Autokrator"
2015 - Iron Bonehead Productions




Il progetto AUTOKRATOR nasce in Francia nel 2014 per volontà di L.F., compositore di N.K.V.D. Anche per questa sua nuova creatura il musicista transalpino ha deciso di chiedere manforte ad altri figuri coinvolti nella scena estrema: Oleg I (Batteria), Volkov (Sampling), David Bailey (Voce), Brandon L (Voce). Ne viene fuori un assalto sonoro martellante, con il quale dichiarano guerra all'ascoltatore e alle indifese linee nemiche. Ed è proprio per questo motivo che l'artista ha condotto la produzione in terreni più ruvidi e pesanti rispetto alle releases di N.K.V.D. Il risultato finale è un death/doom metal lento e ripetitivo che spesso si incatena a sonorità drone/martial/industrial. "Autokrator" è capace di passare con autorevolezza dalle atmosfere guerresche presenti nella title track o in "Optimus Princeps", alle aggressioni da infarto espulse da "Exsuperator", "The Tenth Persecution", "Imperial Whore", "The Filth Pig of Rome". La band prorompe dalle viscere dell'Inferno e per affermarsi si poggia su ingranaggi metallici immuni alla corrosione. Il concept si realizza nella totale sofferenza per fare piazza pulita di un mondo polveroso e destinato al crollo definitivo. I contenuti del debut album seppur non originalissimi vi faranno precipitare in trincea. La versione su vivile verrà pubblicata dalla Iron Bonehead Productions. 

Contatti:

autokrator.bandcamp.com
facebook.com/autokratormetal
ironbonehead.de

TRACKLISTING: The Tenth Persecution, Exsuperator, The Filth Pig of Rome, Autokrator, Qualis Artifex Pereo, Sit Divus - Modo Non Vivus, Imperial Whore, Optimus Princeps


lunedì 23 marzo 2015

Intervista: DØDHEIMSGARD - "L'OMBRA DELLO SCORPIONE"






VENTI ANNI DI ONORATA CARRIERA CORONATI CON UN NUOVO ALBUM ASSOLUTAMENTE IMPERDIBILE. I DØDHEIMSGARD, DALL'ALTO DELLA LORO LUNGA ESPERIENZA, HANNO ANCORA UNA VOLTA SAPUTO IMPARTIRE UNA GRANDE LEZIONE DI STILE ALL'INTERO PANORAMA DELLA MUSICA METAL. POTENZA, TECNICA, INTELLIGENZA COMPOSITIVA, FOLLIA E CLASSE ARTISTICA LA DICONO LUNGA SU QUESTA FORMAZIONE NORVEGESE. HA RISPOSTO ALLE MIE DOMANDE IL CANTANTE BJØRN ALDRAHN DENCKER.

1. Ciao Bjørn. Per prima cosa va detto che questo è il ventesimo anno di attività per la band, perciò viene spontaneo chiederti cosa ne pensi della vostra carriera fino ad oggi.

- Oh man, è stato un lungo percorso. Ricordo ancora quella serata all'Elm Street Rock Cafè di Oslo dove Vicotnik ed io decidemmo di formare questa band parlandone davanti ad una birra. Tornando indietro nel tempo posso dire che un sacco di cose sono accadute da allora e forse `siamo stati un po' troppo improduttivi e pigri nel corso degli anni. Naturalmente tutto questo non ha giovato alla band, ma penso che in futuro le cose possano sempre cambiare. Abbiamo composto degli ottimi brani per "A Umbra Omega". Questo nuovo album segna un nuovo inizio per la band.

2. Sono rimasto colpito positivamente da "A Umbra Omega". Un album a dir poco spettacolare! Le canzoni sono piuttosto lunghe e complesse, ma anche compatte e arrangiate magistralmente. Come siete riusciti a consolidare questa fusione di influenze molto differenti?

- Sì, sicuramente è stato un disco molto impegnativo da fare. Ricordo ancora quando ascoltai le canzoni registrate su un demo risalente al 2013. Rimasi stupito dal sentimento che fuoriusciva da quelle tracce e dalla precisione con cui erano state suonate. Tutte le strutture avevano qualcosa in comune con la musica classica. Certo, non sono mai stato un appassionato di tale genere, ma ogni tanto lo ascolto. Fui stregato dalla sensazione di incanto e da tutte le emozioni provate e vissute durante l'esperienza. Quello può essere veramente considerato come un differente regno del suono. Inizialmente materializzai le linee vocali nella mia testa e successivamente le misi in pratica durante una mia performance vocale per la band in un festival nell'estate del 2013.

3. Qual è per voi la sfida più grande nel processo di scrittura per i Dødheimsgard?

- Il fatto stesso che l'inglese non sia la mia lingua madre rappresenta una forma di sfida. Il mio vocabolario è molto limitato e questo rende difficoltosa la scrittura dei testi. Cerco di utilizzare delle buone parole modellandole su una linea più sottile. Naturalmente mi aiuta leggere dei libri scritti in inglese, ma purtroppo non ho la pazienza di fare ciò. Leggo poco, però è sempre meglio di niente.

4. Fino a che punto hai bisogno di arrangiare le tue metriche vocali in modo da farle funzionare nel quadro musicale dei Dødheimsgard?

- Io alterno vari elementi, aggiungendo o togliendo dei versi. Lavoro in questo modo fino a quando il tutto non si adatta alla perfezione.

5. Come è stata l'esperienza della registrazione con i tuoi compagni di band?

- Odio essere in studio, lo trovo orribile. Ho sfidato la loro pazienza, ma ci sono anche stati dei momenti piacevoli. Ovviamente è bello quando le cose funzionano bene. Mi viene il mal di testa quando penso a tutte le ripetizioni in fase di registrazione oppure ai riascolti continui dei brani. Quella è la fase più noiosa, hehe.



6. Dimmi di te come cantante. La tua voce e la performance sul nuovo "A Umbra Omega" sono assolutamente incredibili.

- Grazie. Io faccio solo ciò che mi viene in mente. Mi piace essere un cantante, mi fa sentire vivo. Adoro la ferocia delle linee vocali perché sono in grado di esprimere la mia aggressività, ma anche gli aspetti più vulnerabili del mio registro emotivo sono stati molto soddisfacenti. Mi piace giocare e variare con le corde vocali per esprimere al meglio me stesso, hehe.

7. C'è un concept preciso dietro la musica e i testi di "A Umbra Omega"?

- Si, è un viaggio nell'oscurità del subconscio. Tutti i testi sono la guida, dipingono un quadro infernale molto emotivo e la disperazione stessa prende per mano l'ascoltatore. E' un album che può essere utile per esplorarsi dentro. Solo attraverso il buio e la follia si può trovare l'illuminazione e la propria realtà.

8. Quanto del tempo quotidiano è assorbito dai Dødheimsgard rispetto agli altri impegni di vita?

- Dipende dalle attività. Allo stato attuale molti giorni sono spesi per questioni legate alla band. Inoltre molto tempo lo impiego nel mio lavoro come tatuatore. Sono impegnato ventiquattro ore al giorno, ma va bene così, perché mi piace andare avanti in questo modo. Ogni mezzo è necessario al fine di ottenere qualcosa di buono e per raggiungere un obiettivo.

9. Com'è la musica norvegese in questo periodo? Qual è la tua opinione al riguardo?

- Non ho nulla da esprimere al riguardo. Sono felice stando da solo con le cose che mi piace fare. Il mondo può navigare a suo modo per quel che mi riguarda. ;)

10. Quali sono i vostri progetti futuri? Avete intenzione di fare qualche spettacolo dal vivo per promuovere questo album?

- Si, prima di tutto suoneremo all'INFERNO Festival nel mese di aprile di quest'anno, poi `ci sarebbe l'intenzione di fare almeno due tour, uno in Finlandia e l'altro nel Regno Unito, e penso che arriverà dell'altro in futuro.

11. Grazie per l'intervista!

- My pleasure and thank you all the same ;)


CONTATTI:

facebook.com/DODHEIMSGARD
peaceville.com


DØDHEIMSGARD line-up:

Vicotnik - Chitarra
Aldrahn - Voce
L.E. Måløy - Basso
Sekaran - Batteria
Thunberg - Chitarra


RECENSIONE:
DØDHEIMSGARD "A Umbra Omega" 2015 - Peaceville Records


domenica 22 marzo 2015

Recensione: BEDEMON "Child of Darkness"
2015 - Relapse Records




Un sound inconfondibile per una band di assoluto valore! Affermazioni più che plausibili, visto e considerato che i BEDEMON sono stati i primi a suonare doom in America. I più giovani tra voi dovrebbero anche venire a conoscenza che da una costola di questa bestia presero vita i grandissimi Pentagram (Geof O'Keefe, Bobby Liebling, Randy Palmer erano parte dei Bedemon). La raccolta intitolata "Child of Darkness" (pubblicata nel 2005 da Black Widow) viene ristampata su CD/LP dalla Relapse Records e contiene il materiale registrato agli inizi della loro carriera (correva l'anno 1973); per questo motivo, nessuno dovrà rimanere spiazzato dalla resa sonora piuttosto grezza e basilare delle master tapes in questione. Le quindici composizioni sono sorrette dall'intensa energia allucinogena dei '70 e perciò potrebbero risultare abbastanza ardue da affrontare; ma se saprete interpretarle nel giusto modo, vedrete che pian piano arriveranno ad esplodervi nel cervello come un'acido lisergico in grado di causare pesanti alterazioni della percezione. I fantasmi e le ombre del passato prendono nuovamente forma attraverso questa retrospettiva. Che il sabba nero abbia inizio.

Contatti:

bedemon.bandcamp.com/child-of-darkness
bedemon.com
facebook.com/bedemondoom
relapse.com

TRACKLISTING: Child of Darkness, Enslaver of Humanity, Frozen Fear, One-way Road, Serpent Venom, Last Call, Drive Me to the Grave, Into the Grave, Skinned, Through the Gates of Hell, Touch the Sky, Child of Darkness, Time Bomb, Nighttime Killers, Axe to Grind


sabato 21 marzo 2015

Intervista: EMBRYO - "IL GENE DELL'AUTODISTRUZIONE"






CON IL LORO NUOVO ALBUM I CREMONESI EMBRYO CI REGALANO EMOZIONI DAVVERO INTENSE, UN DEATH METAL VIOLENTO, ISPIRATO E SUONATO CON GRANDE MAESTRIA. HO CONTATTATO IL SINGER ROBERTO PASOLINI PER UNA PIACEVOLE CHIACCHIERATA.

1. Ciao Roberto. Prima di tutto vorrei ringraziarti per la disponibilità. Riascoltavo il vostro nuovo album omonimo mentre preparavo l'intervista. Una bella mazzata.

- Piacere mio. Grazie a te per l'opportunità. E' sempre piacevole sentire che anche altri apprezzano quello che abbiamo fatto.

2. Cosa vi ha portato a formare la band?

- Credo fosse la voglia di fare musica più "pesante" rispetto a quella che avevamo fatto fino a quel momento: Eugenio e gli altri venivano da un progetto heavy metal/power, io ero in un gruppo heavy-thrash, ma tutti apprezzavamo sonorità e gruppi della scena death metal (sia scandinava che americana) e volevamo suonare e comporre musica che potesse avere lo stesso impatto e la stessa "forza".

3. Gli Embryo, in 14 anni di attività, hanno pubblicato dei dischi validi e ben suonati. Dopo tanto tempo passato nell'underground, cosa vi spinge a continuare più determinati che mai?

- Fondamentalmente siamo dei pazzi scatenati... ahahahah a parte gli scherzi, credo che la passione sia alla base di tutto, la passione e la voglia, nonostante tutto e tutti, di inseguire un sogno adolescenziale, che non ci ha mai abbandonati. A questo aggiungi anche una certa dose di "sana presunzione", se mi passi il termine, che ci fa pensare di riuscire a comporre ottima musica e che questa possa trovare un posto di rilievo anche tra le migliaia di band e di album che escono attualmente.

4. Parliamo di questo nuovo "Embryo" uscito per "logic(il)logic". Vi ritenete soddisfatti? Hai carta bianca per presentarlo ai lettori di Son of Flies Webzine.

- Assolutamente soddisfatti, anche perché possiamo permetterci (non avendo pressioni esterne) di far uscire un album solo quando siamo completamente convinti della sua bontà e quando siamo pienamente soddisfatti della sua riuscita. "Embryo" è un album importante perché rappresenta la maturità: dopo aver capito con "No God Slave" qual era la direzione giusta per noi, oggi abbiamo focalizzato meglio le nostre energie, mantenendo quanto di buono avevamo fatto, ma correggendo quelle che potevano essere delle ingenuità. Abbiamo sviluppato alcune peculiarità del nostro suono e allo stesso tempo lo abbiamo portato in avanti inserendo novità tecniche, sia a livello di accordatura delle chitarre che a livello di suono. Per la prima volta, poi, grazie all'ingresso di Nicola, abbiamo un suono di basso potente e "presente" che ha contribuito a dare maggiore spessore anche al resto della musica, facendo risaltare ancora di più il lavoro fatto da Simone con degli arrangiamenti di tastiera semplicemente spettacolari. Come avrai capito, nonostante i pezzi siano scritti da Eugenio, ognuno ha contribuito a far sì che "Embryo" fosse un album di cui andare fieri.

5. Sono d'accordo, l'album rappresenta un ulteriore sviluppo nel vostro sound! L'approccio estremo è molto più raffinato rispetto al passato e nuovi elementi sono stati introdotti. Quale pensi sia stata la difficoltà maggiore da affrontare durante le sessioni di registrazione?

- Sinceramente durante le registrazioni non credo ci siano stati particolari problemi e/o difficoltà: come per il precedente "No God Slave", ci siamo affidati alle sapienti e abilissime mani di Simone Mularoni, che oltre a essere bravissimo da un punto di vista puramente tecnico, è anche una persona che riesce a metterti nelle condizioni migliori per poter registrare con la tranquillità necessaria a farti rendere al meglio. Considera anche che, come al solito, ci siamo presentati in studio preparati, sapendo perfettamente quello che avremmo dovuto fare e qual era il risultato che volevamo ottenere; diciamo che il lavoro più duro è stato fatto prima di arrivare in studio, in fase di composizione, per cercare di raggiungere quello che ti dicevo prima, mantenere un certo trademark, ma inserire elementi che ci permettessero di evolvere ancora.

6. Perché il titolo omonimo "Embryo"? Riassume bene il significato di ogni testo dell'album? Lo considerate un concept?

- "Embryo" semplicemente perché rappresenta alla perfezione quello che è la band, la musica che proponiamo, la convinzione di ognuno di noi nel percorso che stiamo facendo insieme, insomma quello che si sente nel disco è quello che siamo. Da un punto di vista lirico non parlerei di concept nel senso classico del termine: non c'è una storia da raccontare, non ci sono personaggi, ruoli o altro, c'è un feeling che lega tutti i brani, quello si. I testi sono riflessioni personali sul percorso che mi ha portato ad essere la persona che sono adesso, ci sono le illusioni, le disillusioni, la rabbia, la frustrazione, l’odio per quello che ci circonda, per certe derive che stanno distruggendo quanto fatto in miliardi di anni di evoluzione. Ci sono le mie emozioni e le mie sensazioni, il mio punto di vista e il mio percorso, ma mi piace pensare che i testi siano abbastanza aperti a differenti interpretazioni e che chiunque voglia leggerli possa trovare degli spunti per riflettere sulla propria condizione.



7. Ci sono delle band alle quali vi sentite particolarmente legati?

- Questa è una domanda la cui risposta occuperebbe pagine e pagine se dovessimo rispondere singolarmente... Comunque credo che alcune band ci mettano tutti d'accordo, e penso a Meshuggah, Fear Factory, Strapping Young Lad/Devin Townsend e Behemoth; sono band che amiamo e rispettiamo molto perché ognuna rappresenta anche degli aspetti della nostra musica. Poi visto che sono io a rispondere, ti dico che i Death sono e rimarranno una grandissima fonte d’ispirazione per me.

8. Cambio totalmente argomento: Secondo te, cosa bisognerebbe fare per superare la difficilissima situazione sociale, politica ed economica italiana? Te lo chiedo perché tutto questo malessere, in un modo o nell'altro, penalizza anche tutta quella gente creativa della nostra Nazione, tutti quei ragazzi che faticano a coltivare i propri sogni. Risulta sempre più frustrante sorreggere il peso delle tante difficoltà giornaliere, la carenza di denaro, la mancanza di prospettive per il futuro...

- Purtroppo sono estremamente pessimista riguardo il futuro dell'Italia (la i minuscola è voluta...): una Nazione che non impara MAI dai propri errori e continua imperterrita a perseverare nella corruzione, nel nepotismo e nella difesa dell’interesse personale è destinata a morire. Parafrasando un famosissimo film, questo è un paese per vecchi, ma per pochi avidi (di potere, di soldi, di popolarità...) vecchi che non sanno farsi da parte e che lasciano la grande maggioranza dei loro coetanei a "godersi" la misera pensione che percepiscono continuando a mantenere figli e nipoti senza un lavoro, senza prospettive e con un futuro tutt'altro che roseo davanti. Stante le colpe di chi ha governato e governa, c'è una grossa fetta di italiani che preferisce piangersi addosso, incolpare gli altri e rimanere "immobili" ad aspettare l’aiuto di qualcuno; questa è un'altra ragione del declino inesorabile che abbiamo imboccato. L'Italia vera si vede solo nelle difficoltà e nelle tragedie (spesso e volentieri causate da noi stessi, vedi frane e allagamenti conseguenze di un dissesto idrogeologico di cui siamo i soli responsabili...), ma non si può pensare di far crescere le future generazioni nell'angoscia per mostrare loro il lato migliore di questo paese. La ricetta più efficace per uscire da questa situazione è un cambio profondo di mentalità, di pensiero e di azione che possano ridare fiducia alle persone facendo sì che "chi sbaglia paga", che chi si comporta onestamente non viene calpestato e deriso, che i soldi delle tasse siano spesi per migliorare le condizioni di vita di tutti e non dei soliti noti. Ho evitato volontariamente di entrare nel merito economico-finanziario della questione perché prima vanno poste solide basi "sociali" e solo in seguito si può pensare di sviluppare un discorso "monetario"; senza le fondamenta le case sono destinate a crollare, ed è quello che sta succedendo in questo momento. Probabilmente verranno messe delle "pezze", come si è sempre fatto in questo Paese, e ci saranno momenti meno claustrofobici, ma senza una radicale (e non nel senso del partito...) trasformazione mentale, per l'Italia (e anche per le altre nazioni più o meno "sviluppate") non ci sarà futuro.

9. Tornando alla band: Come procede sul fronte live? Riuscite a suonare in Italia e oltreconfine?

- Diciamo che non essendo una tribute band non suoniamo tutti i fine settimana, ma qualche locale che ancora rischia facendo suonare gruppi che propongono musica propria c'è. Il problema principale è che tutti si lamentano dell'assenza di locali disposti a dare spazio a band originali (da intendere come band che non fanno cover/tributi), ma quando qualcuno ci prova, immancabilmente, la maggior parte di quelli che si sono lamentati fino al giorno prima, se ne stanno a casa/avevano già un altro impegno/erano malati/ecc. e di conseguenza le serate (organizzate spesso e volentieri con la massima serietà e professionalità, alla faccia della solita disorganizzazione italica) finiscono per essere lontanissime dalle aspettative di band e gestori. All'estero la situazione sembra essere migliore (non ovunque, ovviamente), ma come da noi, devi conoscere "le persone giuste" che possono darti la possibilità di dimostrare il tuo valore, altrimenti non hai la minima possibilità di "entrare nel giro". Prossimamente avremo alcune date in Italia (il 3 aprile a Calenzano (FI) l’Arrogante Brutal Fest III con Coram Lethe, Unison Theory, Screaming Banshee, Strangers In Death e l'11 aprile al Vampyria Gothic Cafè di Reggio Emilia con i Nyarlathotep) prima di partire per un tour europeo con Melechesh, Keep Of Kalessin e Tribulation che ci vedrà impegnati per 25 date in 30 giorni nel mese di maggio. Alla fine non è così drammatica la situazione dai.

10. Come siete entrati in contatto con il batterista Francesco Paoli dei Fleshgod Apocalypse?

- Mi piacerebbe poterti raccontare qualche aneddoto divertente e intrigante, ma la verità è che Eugenio gli ha scritto un messaggio su Facebook e Francesco... ha risposto! Ci ha detto di inviargli la pre-produzione dei pezzi e che, nel caso gli fossero piaciuti, ci avrebbe aiutato con le parti di batteria. Gli sono piaciuti! Ahahahah pur tra mille impegni è riuscito a preparare i brani e registrarli alla grande rimanendo costantemente in contatto con noi durante tutta la fase di preparazione e registrazione, veramente gentilissimo ed estremamente disponibile... oltre che mostruoso, ma quello già si sapeva.

11. Che obbiettivi vi siete prefissi per il nuovo anno 2015? Grazie per l'intervista.

- Vogliamo riuscire a promuovere l’album nel migliore dei modi, suonando il più possibile e portando la nostra musica al maggior numero di persone. Ci piacerebbe riuscire a suonare in regioni in cui non siamo mai stati (e sono moltissime, specialmente al sud) e incontrare tutte quelle persone che ci hanno dimostrato, nel corso degli anni, il loro sostegno e il loro apprezzamento, bevendoci una birra insieme dopo il concerto e facendoci quattro risate. Grazie ancora Christian per l’opportunità e per la bellissima recensione, speriamo di poterci vedere presto per un'ottima birra (o vino, o altro... ahahahah). Un saluto a tutti i lettori di SON OF FLIES WEBZINE, a presto!!! Di seguito troverete tutti i link a cui potete trovarci e gli indirizzi mail tramite cui contattarci.


CONTATTI: 

facebook.com/EMBRYO.DeathMetal
youtube.com/EmbryoChannel
i.instagram.com/embryo_official
mobile.twitter.com/EMBRYOmetalband

Paolo Rossi (General Manager): paolorossi1905@gmail.com
Mail: embryo5.Death@gmail.com
Press Contact: promotion@atomicstuff.com

EMBRYO line-up:

Roberto Pasolini - Voce
Eugenio Sambasile - Chitarra
Nicola Iazzi - Basso
Simone Solla - Tastiere
Enea Passarella - Batteria
Francesco Paoli - Session Drums sull'album "Embryo"

RECENSIONE:
EMBRYO "Embryo" 2015 - logic(il)logic Records


venerdì 20 marzo 2015

Recensione: URO | CORRIDOIOKRAUT "Pocca!"
2015 - Independent




Sono passati solo due anni dal precedente EP omonimo, ma non si può dire che i salentini URO siano rimasti con le mani in mano nel frattempo, e questo nuovo split con i conterranei CORRIDOIOKRAUT (progetto elettronico nel quale milita Alberto Scarpello, batterista degli stessi URO) ne è la dimostrazione. "Pocca!" è sicuramente la loro opera più ambiziosa e forse la quadratura di un cerchio che si stringe in maniera perfetta grazie all'intersezione fra queste entità assolutamente complementari, se pur differenti musicalmente. Si tratta di un lavoro affascinante, dove è rilevante il rapporto simbiotico fra post-rock, elettronica, ambient e drone. Il grande impiego di synth e campionatori diventa fondamentale per amalgamare adeguatamente tutti quei suoni vibranti messi in movimento dal chitarrista Jory Stifani. Altrettanto importante il contraccolpo della sezione ritmica, capace di bilanciare l'energia del dualismo all'interno dello split. Credo sia stata proprio la necessità di sperimentare e osare a dare ulteriore punteggio ad entrambe le compagini. Il flusso dei cinque brani è emozionante, avvolgente, pregno di idee visionarie; e viene amplificato dalla bravura di ogni singolo componente coinvolto. I nostri arricchiscono un sound organico per definizione di concetti e significati che vanno ben al di là di ciò che traspare a prima vista. "Pocca!" è quindi l'occasione perfetta per fare il punto della situazione sul presente delle due formazioni leccesi. I tre pezzi degli URO sono stati prodotti da Stefano Manca presso il Sudestudio a Campi Salentina (Lecce), mentre dei due brani composti dai Corridoiokraut se n'è occupato Michele Leucci, membro di questi ultimi. Il lavoro sarà disponibile su CD a tiratura limitata (100 copie) dalla fine di Marzo, per lo streaming e download potete già affidarvi ai portali di Bandcamp e Rockit. La scena italiana ha bisogno di Artisti così in gamba. Complimenti ragazzi!

Contatti:

uroband.bandcamp.com/album/pocca
rockit.it/uro/album/pocca
facebook.com/pages/URO
facebook.com/Corridoiokraut
sudestudio.com

TRACKLISTING:

URO Nappi, Zagabria, Hai sentito di Jory?
CORRIDOIOKRAUT Hoppiciolla, GemelleOlsenOlsen


giovedì 19 marzo 2015

Recensione: BLACK FLAME "The Origin of Fire"
2015 - Avantgarde Music




Questa è una delle band più rappresentative della scena estrema italiana, i piemontesi BLACK FLAME, attivi sin dall'anno 1998 e con già alle spalle cinque album, escludendo questo "The Origin of Fire" che, segna il nuovo contratto discografico con la nostrana Avantgarde Music. La loro formula compositiva votata ad un death/black metal oscuro e maligno è diventata ancora più acuta, articolata e incisiva. A livello personale, mi sembra che il nuovo full-length sia un grande passo in avanti in termini di composizione (in primis) e produzione. Le canzoni scritte per "The Origin of Fire" hanno lo scopo di trascinarci attraverso un ampio spettro di emozioni terrificanti. Solidi, grintosi e ispirati, i Black Flame sanno quale sentiero seguire per raggiungere la vetta del vulcano in eruzione. Ed è proprio questa grandiosità di manifestazione a non lasciare dubbio alcuno sulla natura del male. Solo trattando materiale di prima scelta si possono ottenere grandi risultati e i quattro musicisti di Andezeno ce lo dimostrano chiaramente. Sebbene non manchino dei margini di paragone con svariati Mostri Sacri del genere, la produzione dei Black Flame riesce sempre a spiccare per qualità e risolutezza. Il puzzle di "The Origin of Fire" svela un quadro d'insieme inquietante che è ben visibile durante il primo giro completo. A livello compositivo è anacronistico pensare che le cose possano tornare come un tempo, ma anche che il processo evolutivo possa fermarsi o invertirsi. L'importante è sempre fare ciò che si vuole. I Black Flame meritano la vostra attenzione. Da non perdere!

Contatti:

avantgardemusic.bandcamp.com/the-origin-of-fire
black-flame.net
facebook.com/officialblackflame
avantgardemusic.com

TRACKLISTING: Wandering Hermit, My Temple of Flesh, Unholy Cult of Rejection, Under the Bridge of Illusions, On the Trail of the Serpent, The Fire Union, The Demiurge, Wounded Torment, The Gateway of the Sun, Lucifer Rising


Recensione: KALIYA "Kaliya"
2015 - Independent




I texani KALIYA ritornano più spietati che mai con il loro nuovo album omonimo autoprodotto. La formazione di Dallas aveva già fatto sentire la propria efferatezza sul precedente "Annihilator" (2011) e oggi, complice una maggiore padronanza strumentale, ci bastonano per la seconda volta dimostrando di non avere nessuna pietà. Il suono di "Kaliya" è grumoso, dannatamente heavy e si attorciglia come un rettile velenoso sulle devastanti strutture ritmiche concepite dai nostri. Le undici canzoni del disco sono piuttosto variegate e ricordano il marchio di fabbrica dei finlandesi Rotten Sound, spostandosi con agilità da feroci esplosioni di brutalità a rocciosi mid-tempo, indispensabili per imprimere il groove perfetto al songwriting. Non ci troviamo di fronte ad un capolavoro, questo è certo, ma la compattezza e la spinta travolgente dei brani annichiliscono severamente. Se volete ascoltare del grindcore/death metal suonato con cognizione di causa dovete fare vostro "Kaliya", vedrete che non ve ne pentirete.

Contatti: kaliyamusic.bandcamp.com - facebook.com/kaliyamusic

TRACKLISTING: Resistance/Response, Left for Dead, The Hunter/The Prey, Human Meat, Sins of the Father - Passed to the Son, Altered By the Mind of Another, To Spite the Face, The Exiled, Blind Are the Men to the Siren, All Will be Forgotten, All Will be Forgiven, Descent to Dystopia


mercoledì 18 marzo 2015

Recensione: IRON REAGAN "Spoiled Identity"
2015 - A389 Recordings




Ascoltare 15 brani in quattro minuti di musica fa sicuramente effetto. Ebbene si, gli americani IRON REAGAN, provenienti da Richmond (Virginia), sono soliti utilizzare un minutaggio conciso e diretto per sputarci in faccia la loro attitudine anticonvenzionale (la stessa cosa successe nei due precedenti album: "Worse Than Dead" del 2013 e "The Tyranny of Will" uscito lo scorso anno). Pur essendosi formati recentemente (nel 2012) per volere di alcuni attuali ed ex-membri dei vari Municipal Waste, Cannabis Corpse, Darkest Hour, Suppresion, hanno spinto sull'acceleratore per bruciare le tappe, dimostrando di non avere nulla da invidiare a diverse formazioni già affermate nella scena metal odierna, la stessa che fa leva su tre generi musicali ben noti ai tanti metallari di vecchia data: crossover/hardcore-punk/thrash metal. Queste composizioni (13 B-Side + 2 tracce inedite: "U-Lock The Bike Cop" e "Glockin' Out"), inizialmente pubblicate sul numero di giugno 2014 della nota rivista Decibel Magazine (per la Decibel Flexi Series), vengono ristampate su vinile 12" a tiratura limitata dall'etichetta A389 Recordings. Gli Iron Reagan puntano alla sostanza, e così poco importa se alla fine ogni canzone suona un po' come la precedente. Perché questa è la verità. "Spoiled Identity" è il solito concentrato di violenza isterica, ma anche divertente, un lavoro nervoso e sfrontato che vi prenderà a calci nel culo. E in questo caso, non c'è altro da fare che subire la violenza. Il mastering del breve EP è stato curato da Scott Hull dei Pig Destroyer, Agoraphobic Nosebleed. Alzate il volume, qui l'headbanging è assicurato.

Contatti:

a389recordings.bandcamp.com/iron-reagan-spoiled-identity
facebook.com/IRONREAGAN

TRACKLISTING: Tounge Tied, The Living Skull, I'm Regret, Zero Gain, One Shovel Short Of A Funeral, Spoiled Identity, Your Kids an Asshole, The Hungry Male (Of Wall St.), Cops Don't Like Me, I Don't Like Cops, Declaration Of War, I Spit on Your Face/Grave, Court Adjourned, The Hill Witch, U-Lock The Bike Cop, Glockin' Out


martedì 17 marzo 2015

Recensione: KRAKOW "Amaran"
2015 - Dark Essence Records




L'Arte non è veicolata ad un solo 'significato'. Certe volte bisogna sforzarsi di essere coraggiosi al punto di stravolgere le idee iniziali per ottenere qualcosa di coinvolgente. I KRAKOW, a distanza di due anni dal secondo "Diin", tornano ad alimentare un suono carico di emozioni ossessive, scandite, ovviamente, dai ritmi declamatori della loro ultima fatica intitolata "Amaran". Entrare nell'ottica di questo disco è stata impresa piuttosto difficile, dato che i quattro musicisti norvegesi hanno composto dei brani lenti, più ostici e meno convenzionali. In alcuni momenti la narrazione si sofferma solenne sul minimo particolare ("Vitriol", "Pendulum"), mentre in altri si focalizza su esperimenti oppressivi, ai limiti della musica drone/ambient ("Of Earth"). "Amaran" muta spesso la sua forma, ed è anche tale aspetto a renderlo poco accessibile. Con lo scorrere dei minuti svela un'identità che sfugge a qualsiasi regola e ci porta davanti a un precipizio profondo e dirupato, nel quale gli echi delle melodie e le frequenze delle stesse distorsioni vanno oltre le apparenze ("Luminauts"). Tutte peculiarità, queste, che fanno ben sperare per il futuro. Forse sono ancora in una fase di assestamento. Non trascurate la vostra capacità di percezione per trarre le dovute conclusioni.

Contatti: krakowofficial.com - facebook.com/krakowband

TRACKLISTING: Luminauts, Atom, Genesis, Vitriol, Pendulum, Of Earth, Ten Silent Circles