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martedì 10 febbraio 2015

Recensione: SPOOK THE HORSES "Rainmaker"
2015 - Independent




Molto spesso le ore di Pioggia ininterrotta riescono a purificare l'anima dal torpore, da quella sporcizia che appesantisce il nostro corpo violato. Ci sono alcuni individui, artisti, musicisti, che si concentrano su di essa canalizzando parte della sua energia per determinare risultati positivi oppure negativi. I neozelandesi SPOOK THE HORSES appartengono a questo sciame di esseri viventi in continua mutazione, corpi instabili che si nutrono dell'energia dell'Universo per spingersi oltre e rompere le barriere del suono. Il linguaggio quasi cinematografico del nuovo album autoprodotto "Rainmaker" rende visibili stati d'animo vibranti. Si, perché ti devi spingere sempre più in profondità per rintracciare quelle emozioni che diventano veramente tangibili solo quando gli elementi giusti si aggregano. Le tracce del disco possiedono tridimensionalità, potenza, ampiezza. L'album è come una grande stanza vuota al buio, ci si entra, e dato che l'oscurità permane, la mente si distende, si annulla, e una quantità di cose che accadono lì dentro divengono manifeste. Con lo scorrere dei minuti ci si rendere conto di ciò di cui si ha paura, o di ciò che si ama, e tutto fluttua come in un sogno... un sogno permanente vissuto ad occhi aperti. Nella musica degli Spook The Horses circola un'atmosfera che ti rapisce per portarti in un luogo sperduto illuminato dalla luce rossastra del crepuscolo. A volte sono le cose più astratte ad apparire veramente belle. "Rainmaker" è stato mixato a Melbourne da Sam Sproull (Shihad, Cairo Knife Fight, Gatherer) e masterizzato a Stoccolma dal rinomato Magnus Lindberg (Cult of Luna, The Ocean, Kongh). Mi sento di consigliarli a chi si identifica in generi musicali quali post-metal, post-rock, atmospheric post-hardcore.

Contatti:

spookthehorses.bandcamp.com
facebook.com/spookthehorses

TRACKLISTING: Footfall, Widening, Overburden, Flood, The Saint, Saboteur, Drought, Below Our Time