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lunedì 30 settembre 2013
Recensione: BROKEN HOPE "Omen Of Disease"
CD | LP 2013 - century media
Nel corso degli anni '90 gli americani BROKEN HOPE sono stati uno dei gruppi più seguiti e rispettati nella feroce scena del death metal e, album indimenticabili come "Repulsive Conception" del 1995 o "Loathing" pubblicato nel 1997 (entrambi su Metal Blade), diventarono presto dei capitoli fondamentali per molti feticisti dell'underground. Finalmente dopo la conferma ufficiale della loro reunion la rinomata Century Media ci consegna il nuovo "Omen Of Disease", scritto e registrato da una line-up rinnovata che apre le porte a Damian "Tom" Leski (vocalist dei brutali Gorgasm) che, prende il posto del tanto rimpianto Joe Ptacek morto il 20 Gennaio 2010 all'età di 37 anni. Molti attendevano questo come-back album e fortunatamente i Broken Hope non hanno deluso le aspettative! "Omen Of Disease" rende piena giustizia alle potenzialità tecniche dei componenti del gruppo dell'Illinois, facendosi gustare a pieno con l'acquolina in bocca, complice anche l'appoggio/aiuto del grande musicista James Murphy (supervisore del disco). Lo storico chitarrista Jeremy Wagner si è armato nuovamente del suo strumento a sei corde per dimostrare a tutti le tante pregevoli doti, rendendole tangibili con il contributo degli altri membri coinvolti nel progetto. Chi si aspettava un passo falso da parte della band dovrà cucirsi la bocca e prendersi un lungo periodo di esilio! Gli statunitensi sono tornati in gran forma dopo quattordici anni di lungo silenzio. Senza sprecare altre parole inutili, consiglio l'ascolto di "Omen Of Disease" perché oltre ad avvalersi di un'ottima produzione ha in canna tredici colpi pronti a perforarvi il petto. LUNGA VITA BROKEN HOPE! Bellissima la copertina realizzata dal visionario Wes Benscoter (stesso artista dell'artwork di "Loathing") conosciuto per le sue collaborazioni con Slayer, Autopsy, Kreator, Mortician, Bloodbath, Torture Killer...
Contatti: brokenhope.com - facebook.com/brokenhopeofficial
TRACKLISTING: Womb of Horrors, Ghastly, The Flesh Mechanic, Rendered into Lard, Omen of Disease, The Docking Dead, Give Me the Bottom Half, Predacious Poltergeist, Blood Gullet, Carnage Genesis, Choked Out and Castrated, Incinerated.
Recensione: HATESPHERE "Murderlust"
CD 2013 - massacre records
Una lunga storia quella dei danesi HATESPHERE, nati vent'anni fa quando muovevano i primi passi con il nome Necrosis (utilizzato fino al 2001). Questa band è una di quelle che non ha mai gettato la spugna pur avendo attraversando tanti cambiamenti interni alla line-up (tranne il solido chitarrista Peter "Pepe" Lyse Hansen). Il lavoro dei nostri iniziava in quel periodo quando ancora bisognava rispettare delle regole ferree per tenersi ben saldi ad una determinata scena. La caparbietà del gruppo ha indotto i fans del thrash/death ad addentrarsi sempre più nelle maglie interne del loro sound sviluppato in 8 album pubblicati per varie label (Scarlet, Steamhammer, SPV, Napalm Records...). Nonostante il successo
di "Ballet Of The Brute" (2004) o "The Sickness Within" (2005), dal 2007 iniziò un periodo buio e decadente, reso ancor più triste dalla mediocre prova del precedente "The Great Bludgeoning" (2011). A rialzare le sorti e l'interesse nei confronti degli Hatesphere ci ha pensato la Massacre Records, offrendo loro un contratto che gli permette di ritornare con un album perlomeno dignitoso. Si può sentire il feeling delle chitarre, la potenza del drumming, l'incessante pompaggio del bassista, la cattiveria insita nelle vocals. "Murderlust" riesce a colpire con alcuni brani ben arrangiati, tra tutti vorrei citare "Pandora’s Hell" (gestita con un groove efficace), la travolgente "The Violent Act" e "Refill The Chest" circoncisa dal riffing veloce che molto deve agli svedesi At The Gates. Tra alti e bassi gli Hatesphere di "Murderlust" lasciano fluire la musica in modo naturale, facendo trasparire spesse volte la grande resa ritmica e il buon gusto compositivo. Nel complesso un lavoro sufficiente/sincero, piacevole da ascoltare, ma lontano dalle ispirate releases del passato.
Contatti: hatesphere.com - facebook.com/hatesphere666
TRACKLISTING: Murderlust, Pandora's Hell, Fear Me, The Violent Act, Punishable by Death, In Process, Iconoclast, Darkest of Forces, Refill the Chest, Assassin (Muse Cover).
domenica 29 settembre 2013
Recensione: VORTEX "Kali Yuga"
DIGI CD 2013 - cyclic law
Fin dalle origini la musica dark ambient scuote attraverso aspetti molto forti, con dei tempi di marcia maledettamente oscuri e lenti, altre volte invece, alcuni compositori preferiscono alzare il tiro incorporando dei beat pesanti o militaristi, condizionati da tamburi compatti che vanno a percuotere l'ascoltatore con un impatto fisico davvero marcato. VORTEX giunge al suo tanto atteso terzo album (pubblicato dalla canadese Cyclic Law Rec.). L'apocalisse sonora del nuovo full-length richiama le fosche atmosfere della mitologia Indù, l'Età del Ferro, il Kali Yuga; tematiche antiche che il musicista modella nel suo concept per evidenziare i tempi disastrosi nei quali tutti siamo destinati a perire. Quello che c'è di interessante in Vortex è l'atteggiamento con cui lui edifica il proprio sound, un modus operandi avanzato e completamente diverso dalla media, capace di esporsi senza nessun tipo di limite. La proposta di "Kali Yuga" emerge da luoghi inquietanti, nascosti dalla polvere del tempo, perché è li che annida il destino di ogni essere vivente. Le mappe sepolte vengono rilette da Vortex dopo una meticolosa ricerca personale per comprendere quanto resta da vivere all'umanità. Lui entra in connessione con i morti, con le mummie, con le anime tormentate per farsi indicare il sentiero che porta nell'Ade. La teatralità musicale si alimenta attraverso le svariate masse delle 11 canzoni, davvero imponenti nella loro spirale evocativa. Vortex ha deciso di collaborare con altri importanti musicisti in modo da ottenere un risultato di notevoli dimensioni: i tedeschi M.M.Ra (artista coinvolta nell'ambient music) e il chitarrista Patrick Kilian della band post/punk Rome Asleep. Dopo sei anni di esperienza/carriera, Marcus S. continua a renderci partecipi del suo cerimoniale autentico, vertiginoso, da brividi! Esempio incredibile di pura creatività. Da non perdere! Disco disponibile dall'8 Ottobre 2013.
Contatti: cycliclaw.com
TRACKLISTING: Kali Yuga Anthem, Confusion, Dawn of the Iron Age, Gods of the Desert, Prayer for the Iron Age, Techno Crisis, Kali Yuga Ritual, Corruption, Martial Destiny, Sadness Remains (Lament), Kalki the Destroyer.
sabato 28 settembre 2013
Recensione: ASEPTIC VOID "Psychosis"
DIGITAL ALBUM 2013 - cryo chamber
I suoni meccanici sullo spazio delle sette composizioni, colpiscono così violentemente da invadere l'involucro sensoriale, paralizzandolo dal suo interno. Gli elementi dark e ambient dell'immaginario creato da ASEPTIC VOID, si confondono in una comune bestiale deformazione. Un unico grido racchiuso nel buio, così teso / risonante da diventare eccessivo nelle proprie implicazioni espressive. Proprio questa grave oscurità permanente estesa sull'identità viscerale del compositore, consente all'ascoltatore di addentrarsi lentamente nell'incubo, da qualsiasi ingresso posizionato provvisoriamente. Le idee che caratterizzano l'album "Psychosis" non si discostano da quelle di molti altri progetti del genere, anche se, qui, il tema portante è unitario. Si tratta di un lavoro dai toni decadenti, criptici, necessari all'artista affinché l'insieme si possa delineare!! La progressione tematica di "Psychosis" non concede distrazioni, ed è il mezzo naturale per trasmettere determinati significati. I lamenti sonori si contrastano con la quiete dell'ambiente circostante, ma è impossibile contenere l'impulso autodistruttivo che si trova nel cuore dell'artista che, è disposto a tutto pur di ottenere ciò che vuole. Aseptic Void sputa sulla carne espellendo quantità eccessive di negatività, propagata nelle nostre orecchie con la mobilità delle sole note, a tratti fulminanti e traumatiche. Con tali mezzi, la musica espressa ha la capacità di saper sollecitare lo spirito dei più attenti in modo imprevedibile. Simon Heath della Cryo Chamber (mente pulsante dei progetti Atrium Carceri / Sabled Sun), continua a pubblicare valide realtà musicali resistenti all'urto dell'asettica contemporaneità. Vorrei far presente che Aseptic Void è anche conosciuto per l'ottimo lavoro espresso sul video gioco Slender Woods. Insomma, l'italiano Davide T merita la vostra attenzione!
Contatti:
cryochamber.bandcamp.com/album/psychosis
facebook.com/asepticvoid
TRACKLISTING: Contagion, Soliloquy, Spasm, Movement, Psychosis, Canto, Missing.
venerdì 27 settembre 2013
Intervista: AVULSED - "IL GIORNO DEGLI ZOMBI"
GLI SPAGNOLI AVULSED SONO TORNATI A DIVORARE LE LORO VITTIME E LO FANNO CON IL NUOVO ALBUM "RITUAL ZOMBI". CHIUNQUE SIA UN FANATICO APPASSIONATO DEL DEATH METAL BRUTALE CONOSCERA' SICURAMENTE QUESTA FORMAZIONE, GIUNTA AL VENTIDUESIMO ANNO DI ONORATA ATTIVITA' / CARRIERA. NATURALMENTE NON PASSA IN SECONDO PIANO IL NOME DEL LORO CANTANTE/FRONTMAN 'DAVE ROTTEN'. PERSONAGGIO NOTO, CHE HA DATO UNA BUONA SPINTA ALL'UNDERGROUND ESTREMO, GRAZIE ALLA SUA STORICA ETICHETTA DISCOGRAFICA: LA REPULSE RECODS (OGGI DENOMINATA XTREEM MUSIC). E' UN GRANDISSIMO PIACERE AVERLI SULLA MIA SON OF FLIES WEBZINE. PER QUESTA INTERVISTA HO PRIMA CONTATTATO DAVE, MA IL SINGER, PRESO DAI TANTI IMPEGNI PER LA SUA LABEL HA PREFERITO PASSARMI I CONTATTI DEL BASSISTA. ANCHE TANA SI E' DIMOSTRATO UNA PERSONA GENTILE E FIERA DEGLI AVULSED. LE RISPOSTE ALLE DOMANDE LO DIMOSTRANO!
1. Ciao Tana. Allora, che succede in questo periodo? Come va la vita in Spagna?
- Ciao Christian! Al momento non posso lamentarmi di nulla. Abbiamo da poco pubblicato il nostro nuovo album "Ritual Zombi", alcune settimane fa, quindi, siamo tutti entusiasti del nostro lavoro ed è forte la voglia di colpire il più possibile on the road!
2. Allora, ricapitolando tutto: sono 22 anni di carriera, sei album all'attivo e molte altre pubblicazioni (demo, eps, dvd, compilation...). Giusto? Come siete riusciti a rimanere vivi e attivi nel corso degli anni?
- Non è così difficile rimanere in vita, haha! Amiamo tutto quello che facciamo, questo è il punto più importante. Siamo muniti della stessa illusione che avevamo molti anni fa, ci piace stare negli Avulsed... a tempo indeterminato / non-stop! Questo gruppo, nel corso degli anni, è diventato una famiglia, un modo per gioire / divertirci tutti insieme e quindi adattarci perfettamente alla band. Se sai cosa desideri davvero, la vita non è così difficile con il proprio gruppo.
3. Il nuovo album "Ritual Zombi" è già disponibile! Possiamo iniziare da questa nuova release? Parlami un po' delle nuove canzoni...
- Ok, prima di tutto, il titolo "Ritual Zombi" è in lingua spagnola haha. Volevamo qualcosa in spagnolo che fosse semplice da capire in inglese. Una sorta di tributo alle nostre radici e ovviamente un omaggio ad una grandissima band: i maestri DEATH!
Per questa nuova release, ci siamo concentrati di più sul primo materiale degli Avulsed. Ogni disco del gruppo ci rappresenta in pieno, ma, questa volta volevamo essere gli stessi di quindici anni fa. Il lavoro è veloce, groovy nei momenti necessari, orecchiabile... rispecchia la purezza del nostro sound. Abbiamo utilizzato un intro, un intermezzo e un outro, qualcosa che non avevamo mai fatto prima. Tutto doveva essere adatto al concept delle lyrics, oggi basato sugli zombie. In esso è racchiuso quel feeling che evidenzia la fine del genere umano, tutto ciò... viene fuori attraverso la progressione dell'album.
Il materiale sugli Zombie è davvero un grande elemento su cui scrivere. Si tratta di una gamma molto ampia di soggetti/visioni, ed è dannatamente divertente affrontarli. Siamo tutti appassionati di cinema e letteratura horror, così si decise di trascorrere un buon periodo a preparare tutta la musica, pensando alle nostre radici musicali, e anche di più, ogni volta che Dave Rotten, il nostro cantante, veniva in sala prove con una nuova idea per i testi.
4. Come si è sviluppata la produzione del disco? Puoi descriverci il processo che l'ha caratterizzata?
- Iniziammo a lavorare sull'album "Ritual Zombi" quasi due anni fa. Ma, purtroppo, ci fu un cambiamento di line-up da affrontare, e quindi da subito cercammo un nuovo batterista (Osckar Bravo), da li, iniziammo a provare tutte le vecchie canzoni per continuare con il nostro programma dal vivo, prima di affrontare il nuovo materiale. Questa situazione ha comportato un ritardo nei nostri piani, ma, dopo tutti questi momenti, cambiamenti, continuammo a scrivere e provare i nuovi brani. Nei primi mesi del 2013 registrammo tutto presso La Casa del Ruido, il mixaggio venne fatto ai Moontower Studios per poi arrivare al mastering del grande Dan Swano nei suoi Unisound Studios. E' stata una lunga strada, ma siamo davvero orgogliosi e soddisfatti dei risultati ottenuti.
5. Come ci si sente ad aver sviluppato uno stile personale? Il death metal della vecchia scuola è uno dei generi più importanti nella musica metal underground, ovviamente per molte persone/fans il vostro gruppo è diventato davvero importante. Come è stato possibile suonare personali
ed esprimersi in maniera differente rispetto ai tanti altri musicisti in questo settore musicale?
- Beh, ogni band ha diverse influenze e radici. La maggior parte delle formazioni dei primi e metà anni '90 sono inclusi in diverse grandi scene musicali. Si sente nella "scena svedese", o nella scena di Tampa e sapete esattamente di cosa si sta parlando. Ci sono stati molti grandi gruppi... ma non c'è stata mai, parlando del suono, una vera scena spagnola, o almeno, non così influente. Così la maggior parte dei gruppi qui in Spagna ha cercato di sviluppare un proprio sound, separatamente dal resto. D'altra parte, abbiamo anche utilizzato alcune influenze musicali della classica musica spagnola che sono una parte del nostro suono... Insomma, non saprei con precisione cosa dire, haha! Facciamo quello che ci piace, entusiasmandoci con questo.
6. Che cosa è cambiato nella band dopo l'uscita dell'album "Nullo (The Pleasure of Self-Mutilation)"? Sembra organico il nuovo songwriting!
Come descriveresti il suono/stile di "Ritual Zombi"?
- Ovviamente, a parte il cambio di line-up, questa volta abbiamo voluto qualcosa di più classico nel suono (sì, la parola adatta potrebbe essere "organico") e sul mix. Non volevamo dei suoni di batteria troppo puliti, o qualsiasi cosa "overproduced". Alla fine, desideriamo solo suonare in studio come suoniamo dal vivo, quindi in modo ruvido e dark...
7. Che tipo di sensazioni volevate trasmettere con questo devastante album?
- Buona domanda. Prima di tutto, facciamo ogni cosa per soddisfare noi stessi. Vogliamo essere orgogliosi di quello che abbiamo fatto, infatti, la prima esigenza è agire nel proprio modo di pensare. Noi amiamo e ci divertiamo con il Death Metal prima di tutto come fan, quindi con la nostra musica cerchiamo di ottenere quello che ci piacerebbe ascoltare
se dovessimo andare ad un live di qualsiasi altra band che apprezziamo. Headbanging, mosh pits, intensità. Questo è il Death Metal, non è vero?? E sul materiale lirico, ci piace scrivere di horror, gore e del lato oscuro dell'essere umano. Facciamo le cose come devono essere fatte.
8. "Ritual Zombi" è il titolo dell'album. Perché questa scelta?
- "Ritual Zombi" (scritto in Spagnolo, haha), come ti ho detto prima, è il titolo del nuovo lavoro, ma chiunque parli inglese potrà comprendere. E' breve, racchiude l'idea di base dei testi sugli Zombie, ed è appunto un omaggio ai padroni del genere: i Death! Abbiamo anche registrato la loro cover "Zombie Ritual"! A volte è bene dare uno sguardo al passato
e a tutte quelle band responsabili di averci coinvolto in questa musica!
9. Ho apprezzato il nuovo artwork! Cosa puoi dirmi sull'artista Juanjo Castellano?
- E' impressionante! Juanjo Castellano è uno dei migliori artisti in questo momento. Ha avuto perfettamente le nostre stesse idee e, ha fatto quello che, senza alcun dubbio, è l'artwork più avulso mai fatto prima! Sapevamo del suo lavoro svolto in passato con altre band, ma questa volta, ha migliorato sè stesso! Grazie mille Juanjo!
10. Sono Horror/Splatter gli argomenti da voi trattati fin dal lontano 1991! E i testi di "Ritual Zombi" non fanno eccezione. Che cosa li ispira?
- Come ho detto prima, "Ritual Zombi" non è esattamente un concept album, ma c'è un concept nei testi. Gli Zombie! Così, per la prima volta, c'è gore, horror e splatter, ma sempre legati al mondo degli zombie.
11. Cosa puoi dirmi sul tuo compagno di band Rotten Dave e della sua etichetta discografica Xtreem Music Records (ex. Repulse)...
- Rotten è sempre stato un amante intransigente del death metal, fin dagli inizi. Riviste, etichette, collaborazioni, molti side projects... Ha fatto molte cose per la nostra scena, e di continuare a farlo tutti i giorni... A parte questo, lui è il mio compagno di band e il mio buddie, haha!
12. Dopo la realizzazione di questo ultimo album, quali sono i vostri piani per la fine del 2013, inizi del 2014?
- Penso che la maggior parte delle band vorrebbe la stessa cosa che ti dirò ora. Suonare dal vivo il più possibile! Siamo davvero fortunati. Il verbo degli Avulsed è diffuso quasi in tutto il mondo! E vogliamo ancora continuare a fare tutto questo. Dovrebbe essere grande andare a visitare alcuni paesi del Sud America che non abbiamo mai visto prima. Ci stiamo lavorando proprio ora, passo dopo passo...
13. Tana, Grazie per l'intervista! Buona fortuna con tutto!
- Grazie Christian! Grazie per l'interesse negli Avulsed!
CONTATTI: xtreemmusic.com - facebook.com/1991Avulsed
AVULSED line-up:
Dave Rotten - Voce
Cabra - Chitarra
Juancar - Chitarra
Tana - Basso
Osckar - Batteria
RECENSIONE:
AVULSED "Ritual Zombi" LP | CD | TAPE 2013 - xtreem music records
giovedì 26 settembre 2013
Recensione: DOOMRIDERS "Grand Blood"
DIGITAL | CD | 12"LP 2013 - deathwish inc.
C'è gente che si fa coinvolgere dalla musica attraverso le tante droghe, i DOOMRIDERS preferiscono narcotizzare gli ascoltatori facendoli andare in spazi desertici, sperduti, magari con l'aiuto di qualche bottiglia di birra ghiacciata. Penso sia il giusto modo per addentrarsi nella rovente dimensione sonora del nuovo "Grand Blood". Non so se c'è un vero concept che lega i brani, ma forse un filo conduttore potrebbe essere riscontrato . La cosa certa è che i 4 americani hanno deciso di porre l'accento sul lato più diretto: alcune canzoni pur durando dai 4:00 ai 5:00 minuti non appesantiscono durante l'ascolto. Mi piace la loro attitudine di fare delle sperimentazioni a mente aperta. Fortunatamente i Doomriders non si collocano tra le formazioni 'clone' degli ultimi periodi, perché in brani spediti come "Mankind", "Bad Vibes", "Back Taxes" troviamo l'immediatezza strappata agli anni '90, perciò con un taglio più sfrontato e datato. Il feeling ricrea un Déjà vu primitivo che riporta inevitabilmente indietro nel tempo. Questo terzo full-length è sorretto da influenze contrastanti, un'opera adrenalinica nella quale l'equilibrio tra la consistenza delle parti diventa omogeneo solo dopo svariati ascolti. Ciò significa che c'è ancora gente a cui piace suonare musica seria, sanguigna, coinvolgente e, che si fa scoprire lentamente. Oggi è veramente difficile rimanere puri, perché gli input provenienti dalla vita quotidiana possono influenzare indirettamente qualsiasi musicista. Infatti analizzando attentamente i contenuti del lavoro notiamo come dalle carnose arterie di "Grand Blood" vengano fuori: viscido death'n'roll, hardcore, metal e compressioni post davvero mozzafiato (maggiormente accentuate nei passaggi lenti). Questo non è stoner, ma possiede svariate similitudini con quel sound, lo stesso gusto, l'impeto pastoso ed escapista. I nostri decidono semplicemente di tirar fuori le palle e sfornare un disco heavy come si deve. Ogni singolo componente si impegna al massimo mettendoci personalità, ed è spiazzante notare la grande somiglianza tra la timbrica vocale del rinomato Nate Newton (bassista dei Converge, qui impegnato alla voce/chitarra) e Lou Koller dei newyorkesi Sick Of It All. In definitiva "Grand Blood" è un lavoro solidissimo, scorrevole, che presenta diversi spunti interessanti e uno spiccato gusto per la forma canzone. Viste le potenzialità espresse finora credo sia giusto dargli grande attenzione. Se lo meritano! Gruppo di sicura affidabilità che cresce passo dopo passo, giorno dopo giorno... insomma che cresce nel migliore dei modi. Registrato ai God City Studios da Kurt Ballou (Converge), l'artwork è curato da Thomas Hooper, mentre del packaging se ne sono occupati Ryan Patterson (Coliseum) E J. Bannon (Converge). La città di Boston ci riserva sempre delle belle emozioni. Verrà pubblicato il 15 Ottobre 2013 dalla Deathwish Inc. su CD e 12"LP, disponibile anche in Digital.
Contatti: facebook.com/pages/DOOMRIDERS/53771008100 - deathwishinc.com
TRACKLISTING: New Pyramids, Mankind, Grand Blood, Bad Vibes, Dead Friends, Death in Heat, We Live in the Shadows, Gone to Hell, Back Taxes, Father Midnight.
mercoledì 25 settembre 2013
Recensione: OFGHOST "Audiocorpse"
DIGITAL | CD 2013 - autoprodotto
Sami, ha scelto il nome OFGHOST, per incanalare verso l'apparato uditivo il suo messaggio criptato. Il titolo "Audiocorpse" copre una vasta gamma di significati ed è questa caratteristica peculiare che spinge a porsi delle domande durante lo scorrere dei minuti del disco. Può trattarsi di un sentimento reale, immaginario, un qualcosa di vero e nascosto, oppure semplicemente di una metafora. I brani della tracklist sprigionano forti sentimenti, fugaci e malsani, 12 capitoli macchiati da un alone denso e scuro, sul quale appaiono evidenti le premonizioni del polistrumentista finlandese. Il dolore di Sami vive ed è questo tormento interiore a far sanguinare incessantemente le ferite aperte. Interessante ascoltare come vengono messe in atto tante idee/soluzioni differenti (a volte vincenti, in altre meno)... discretamente arrangiate per raggiungere il bersaglio. C'è una grande quantità di violenza in "Audiocorpse", molta della quale è fervida, ma nessun termine preciso può codificare la struttura dei brani. Oltre ad utilizzare chitarra e basso, Sami percuotere con le ultra veloci dinamiche della sua drum-machine. Colpiscono anche le influenti linee di pianoforte sezionate dalle lame affilate dei cyborg synth. "Audiocorpse" è un lavoro sperimentale, che si eleva a livelli apprezzabili. Buone le parti più lente. Ofghost assembla follia e imprevedibilità attraverso disumane orchestrazioni tra black e death metal. Insomma, degno di essere ascoltato a fondo affinché si instauri la sintonia giusta col le vostre percezioni. Sicuramente Sami non è intrappolato nei canoni imposti da qualcuno, però dovrà ugualmente definire meglio il tutto. Ho apprezzato la voglia di voler andare oltre gli standard. In ogni caso questa prima pubblicazione dell'ex. Fileofghosts non dispiace.
Contatti: ofghost.bandcamp.com/album/audiocorpse - facebook.com/OFGHOST
TRACKLISTING: Audiocorpseintro, Talking With Torso, The Nest of Death, Wormsatan, A Lie, Abzinth Zombies, Plug Me Out, Lo-Fi Death Lo-Fi Insanity, Life Is Shit Then You Die, Grey Metal, Who Is My God, Unnecessery (bonus track).
martedì 24 settembre 2013
Intervista: BLEACH EATER - "I DUE VOLTI DELLA PAURA"
CHI SEGUE SON OF FLIES W. AVRA' NOTATO NEGLI ULTIMI MESI LA MIA COSTANTE PROMOZIONE PER I DEATHSTER NEWYORKESI BLEACH EATER. UN IMPEGNO SERIO E DA ME AVVIATO GRATUITAMENTE, SENZA CHIEDERE UN CENTESIMO A QUESTI DUE DEATH METALLER DELLA GRANDE MELA. AVEVO SOLO VOGLIA DI FAR ASCOLTARE/GUSTARE LA LORO MUSICA NEL PANORAMA UNDERGROUND NOSTRANO, SUPPORTALI SENZA NESSUNO SCOPO LUCROSO. ED E' COSI' CHE DIVERSE WEBZINE E RIVISTE ITALIANE DI SETTORE HANNO PRESO IN CONSIDERAZIONE IL MIO OPERATO/LAVORO RISERVANDO PAROLE DAVVERO POSITIVE AL DEVASTANTE DEBUTTO "NIGHT WORK". LI RINGRAZIO TUTTI! CON IL CHITARRISTA/CANTANTE DON MILLARD VENNI A CONTATTO MESI FA, DOPO L'INTERVISTA FATTA AL RAPPER GORE ELOHIM, CAPO DELLA SUPERCOVEN REC. (LABEL CHE HA PUBBLICATO IL SU CITATO DISCO). DA QUAL MOMENTO, TRA NOI, SI E' CONSOLIDATA UNA BELLA AMICIZIA E STIMA RECIPROCA. "NIGHT WORK" ARDE NEL FUOCO MORTALE DEL DEATH METAL. UN LAVORO SENTITO, SOLIDO, PIENO DI RABBIA, CARATTERIZZATO DA UN SONGWRITING INTERESSANTE / DEGNO DI NOTA. I DUE COMPONENTI DEL PROGETTO HANNO RISPOSTO ALLE MIE DOMANDE. LA PAROLA A DON MILLARD E JAY HAILEY.
1. Il vostro album di debutto è stato pubblicato e si intitola "Night Work". Parliamo di questo full-length? È veramente intenso e veloce...
- Siamo d'accordo con quanto dici.
2. Buona parte del suono dei Bleach Eater sembra influenzato da grandi formazioni e anche molto brutali come Terrorizer, Morbid Angel, Exhumed. Ma grazie al vostro approccio musicale sembra di riviverle da un nuovo livello estremo. C'è qualcosa di vero in questo, e come siete arrivati a tale fusione di generi?
- Siamo sicuramente influenzati dalle prime death metal/grindcore band come Morbid Angel e Terrorizer, ma non pensiamo a ciò quando componiamo, la nostra musica viene fuori in modo naturale. Nella stessa misura (se non di più) prendiamo ispirazione da album che sono al di fuori dello spettro del genere metal o estremo, come l'hip-hop, soul, new wave, ecc. Ad esempio, l'album di Prince "Dirty Mind" ci influenza allo stesso modo di "Reek of Putrefaction" dei Carcass.
3. Quando scrivete le vostre composizioni, iniziate con un concept per tutte le canzoni, oppure accumulate le idee dei riff e le inserite su un filo conduttore? Insomma, preferite prima concettualizzare le songs sui testi, oppure generate la musica e successivamente scrivete le lyrics su di essa?
- Molte volte sviluppiamo specifiche idee e concept in modo da ottenere delle canzoni su tutto questo, poi scriviamo la musica che sembra giusta per ogni argomento. Altre volte, dobbiamo solo comporre un pezzo di musica e decidere quale sound sia migliore, lasciando che il concept venga fuori naturalmente. Quasi sempre i testi sono scritti per ultimo.
4. "Night Work" picchia con pugni che si alimentano su cattiveria death, gore, grind. Inoltre sono molti gli intro e i passaggi psychedelic. Puoi dirmi di più sulle vostre tracce?
- Per noi la sequenza dei suoni e la musica ha un senso. Tutti i passaggi musicali e i samples aiutano a creare l'atmosfera e le vibrazioni, come in un film. Essi creano una strada nella scena successiva. Ogni canzone è un racconto grintoso.
5. Che cosa ha ispirato il titolo dell'album? Da dove proviene la vostra ispirazione per le lyrics?
- "Night Work" è ciò che accade mentre la gente dorme. L'ispirazione per i testi arriva da molti luoghi diversi. Esperienze bizzarre, dall'occulto , allucinazioni, culture diverse, i miti, i cibi, la criminalità e spazi esterni. Questi sono solo alcuni esempi.
6. Il mastering del disco è stato curato da Scott Hull (Pig Destroyer, Agoraphobic Nosebleed). Cosa ha aggiunto di suo per il risultato finale?
- E' stato il tocco finale a perfezionare le dinamiche sonore del disco. Scott ha fatto in modo che tutto sembrasse devastante.
7. Come avete assemblato le idee per il video di "Den of the Lummox"?
- Quel video serve solo come accompagnamento visivo ed è costituito da diversi spezzoni, assemblati per viaggiare insieme alla canzone. Abbiamo fatto in modo che fuoriuscissero dalla traccia. Noi avevamo solo bisogno di alcune immagini che andassero avanti con essa. Questo è tutto.
8. Perché la decisione di collaborare con il rapper Gore Elohim della Supercoven Records?
- Perché no?
9. Secondo te la musica estrema è cambiata dai primi anni '90? Come e che cosa ti fa pensare tutto ciò?
- E' come qualsiasi altra cosa, esiste una sola volta, per un po', poi ha l'opportunità di diventare inquinata.
10. Don, cosa pensi quando le persone stupide dichiarano questa frase: "Il DEATH METAL?... Sì, è solo un sacco di rumore distorto e suoni vocali che si avvicinano al verso di un maiale appena infilzato." :)
- Haha. Non mi interessa davvero. Odiamo questa merda con tipi di voci simili ad un maiale (per mancanza di un termine migliore), come si può ascoltare nel nuovo "death metal". Se è questo che vuoi dire. (no, non volevo dire questo haha... /NdR).
11. Tre libri o dei film che tu consideri essenziali...
- Qualsiasi film con Richard Pryor e John Candy è essenziale.
12. Quali sono le vostre convinzioni filosofiche?
- Hmm... da qualche parte tra GG Allin, John Hughes e David Icke.
13. Voi vivete a New York... Questa grande città è una buona influenza per voi due?
- E' un ottimo posto. L'Hip-hop è cominciato qui.
14. Avete piani per il futuro?
- Stiamo lavorando su un video musicale. Ulteriori annunci saranno esposti al più presto. Many more experiments to come!
15 . Grazie per la vostra grande musica. Apprezzo la disponibilità nel rispondere all'intervista per i lettori di Son of Flies. Spero di vedervi presto in tour!
- Tante Grazie a te!
Contatti:
BAND:
HOMEPAGE: bleacheater.com
FACEBOOK: facebook.com/bleacheater
BANDCAMP: bleacheater.bandcamp.com
YOUTUBE: youtube.com/user/BleachEaterTV
E-MAIL: bleacheater@gmail.com
LABEL:
HOMEPAGE: goreelohim.com
FACEBOOK: facebook.com/GoreElohim
E-MAIL: supercoven5@yahoo.com
BLEACH EATER line-up:
Don Millard - Lead Vocals, Guitars
Jay Hailey - Vocals, Drums
RECENSIONE:
BLEACH EATER "Night Work" CD | LP 2013 - supercoven records
lunedì 23 settembre 2013
Recensione: WOLVSERPENT "Perigaea Antahkarana"
2xCD | 2xLP | DIGITAL 2013 - relapse records
Reduci da un grande album che li ha consacrati nel circuito drone/doom, i WOLVSERPENT (ex. Pussygutt dal 2005 al 2010) lasciano la 20 Buck Spin per accasarsi in una dimora discografica più elevata: la Relapse Records (mi sarei aspettato Southern Lord Recordings). Se devo essere chiaro/sincero, a primo ascolto, non ho trovato molte differenze tra "Blood Seed" (2010) e "Perigaea Antahkarana". Musicalmente non è cambiato nulla rispetto al passato. Piuttosto ci sono stati dei progressi nella scelta dei suoni, e senz'altro un migliore lavoro chitarristico/vocale. Il nuovo album sembra la conseguenza di una ossessiva ricerca interiore che frena nell'oscurità per razionalizzare la fine di un certo tipo di esistenza, quindi, poterla sostituire con l'inizio di un'altra vita. I Wolvserpent sono evocativi, come lo erano stati già sul precedente full-length, ma queste 5 canzoni (tutte molto lunghe, tranne l'opener "Threshold Gateway") non possiedono solo quei colori scuri, soffusi e interiorizzati su "Blood Seed". Tutto il clima rimane nebbioso, gelido, anche se poi concorrono spesso diversi altri sentimenti e stati d'animo derivati dalle esperienze interiori. Si tratta di un'evoluzione dettata da più ampi intrecci musicali rispetto a quelli disegnati precedentemente. I Wolveserpent ricercano il sound in cui la sperimentazione istintiva assume un ruolo primario. Elaborano un maggiore sviluppo delle atmosfere (l'esempio può essere "In Mirrors of Water", aperta da uno struggente violino e conclusa su veloci ritmiche black contrapposte al taglio funeral doom influenzato dal danese Nortt). Sono numerosi i gruppi in questo genere e la necessità di fare buona musica è diventata sempre più ristretta. L'accoppiata Brittany McConnell (batteria/violino), Blake Green (voce/chitarra), possiede qualcosa di speciale, quel qualcosa che la rende unica (forse è colpevole l'energia dettata dalla loro splendida/affascinante terra madre: Idaho). Comunque, lasciando da parte le coordinate geografiche, sicuramente fondamentali per una certa influenza, vi dico che i due musicisti mettono in atto un rituale sciamanico come pochi, pur rimanendo rinchiusi in specifiche gabbie settoriali. Ma, si sa, la musica ben riuscita scaturisce dalla chimica che purtroppo non tutti possono vantare. I Wolvserpent non sono schiavi di nessuno e, cercano di utilizzare molteplici varianti per celebrare la propria messa nera, tormentata da una timbrica che non è fissata da schemi precisi. Se non sapete come il sogno ha inizio, con l'ultimo "Perigaea Antahkarana" possedete tuttavia degli elementi seri per riconoscere le circostanze in cui si forma. Quando il corpo e la mente sono malati, anche i sogni diventano torbidi, paurosi, inquietanti, inverosimili. Lo stesso fenomeno constateremo quando il nostro spirito sarà oppresso da qualche grave preoccupazione o patema. I Wolvserpent emettono la sentenza in proposito e lo fanno con innata crudeltà, perciò la positività è, su tale argomento, disarmata e muta. Contate con loro gli ultimi giorni dell'umanità. ALBUM INTENSO! NERO COME LA PECE!
Contatti: wolvserpent.com - facebook.com/wolvserpent
TRACKLISTING: Threshold Gateway, Within the Light of Fire, In Mirrors of Water, A Breath in the Shade of Time, Concealed Among the Roots and Soil.
domenica 22 settembre 2013
Recensione: MASTER "The Witchhunt"
DIGITAL | CD | LP 2013 - FDA Rekotz
Il nome dei deathster MASTER circola nell'Underground da trent'anni ed è ormai legato a quello del genere estremo da loro proposto, ovvero l'old school death metal. Ed ecco che "The Witchhunt" oltre a testimoniare una lunghissima carriera, evidenzia senza mezze misure un'attitudine vera e inossidabile, nonostante il gruppo abbia anche attraversato momenti di fiacca, tra alti e pochi bassi (naturale che accada dopo un'attività longeva). Se conoscete i Master sapete cosa aspettarvi. Il riffing di base resta sempre discretamente efficace, infatti se si fa riferimento
ad una song ben riuscita come "Waiting to Die" (la quale si avvale sul finale di un pungente assolo), il lato migliore di questi musicisti torna
a farsi sentire prepotentemente. Sul dodicesimo album in studio il sound percuote severamente senza cambiare di una virgola. Gli undici brani ci vengono gettati contro con la giusta nevrosi e, pur non aggiungendo nulla agli stilemi ormai consolidati dai Master non mancano in aggressività. Per questo i più vecchi tra i lettori della mia webzine saranno d'accordo con quanto espresso finora.Già dai titoli si capisce che Paul Speckmann, Alex Nejezchleba, Zdeněk Pradlovský, restano legati fedelmente alla loro forte mentalità / identità, difficile da sostituire. Che dire altro? Di fronte a determinati ricordi il nuovo disco concepito dai Master risulta ancor più una piacevole conferma e non posso far altro che consigliare ai fans di lanciarsi all'acquisto. A buon intenditor...
Contatti: facebook.com/pages/Master/18521536017 - fda-rekotz.com
TRACKLISTING: The Witchhunt, Plans of Hate, Another Suicide, Waiting to Die, The Parable, God of Thunder, Remove the Clowns, Raise Your Sword, Wipe Out the Agressor, Manipulated to Exterminate, The American Dream.
sabato 21 settembre 2013
Intervista: ULCERATE - "I DISTRUTTORI DI TUTTO"
DOPO IL GRANITICO E VIOLENTISSIMO TERZO ALBUM "THE DESTROYERS OF ALL" DEL 2011, I NEOZELANDESI ULCERATE CELEBRANO IL LORO RITORNO DISCOGRAFICO CON IL MONUMENTALE "VERMIS", PUBBLICATO DALL'AMERICANA RELAPSE RECORDS. ALBUM CHE CONTRIBUISCE PESANTEMENTE ALL'EVOLUZIONE DI QUESTA INCREDIBILE FORMAZIONE, DEDITA AD UN DEATH METAL BRUTALE MA NELLO STESSO TEMPO BEN SUONATO E ARRANGIATO. OGGI IL LIVELLO QUALITATIVO DEI NOSTRI E' DIVENTATO ASSOLUTAMENTE IMPRESCINDIBILE. IL BATTERISTA JAMIE SAINT MERAT HA RISPOSTO ALLE MIE DOMANDE.
1. Ciao Jamie. Come te la passi in questo periodo?
- Attualmente sto rispondendo ad una serie di interviste, in più abbiamo pubblicato il nostro nuovo sito su internet da due giorni e stiamo provando per prepararci ai prossimi show a sostegno dell'ultimo album.
2. Perché avete deciso di formare gli Ulcerate?
- Ai tempi non c'era una decisione conscia di formare una band, davvero. E' accaduto mentre il chitarrista Mike ed io facevamo delle jam tra noi nella scuola superiore e alla fine si è materializzato lo sviluppo di idee per eventuali canzoni.
3. Il nuovo album intitolato "Vermis" uscirà a settembre per Relapse Records. Perché la scelta di questa etichetta discografica?
- Perché Relapse? Dopo aver lavorato con delle etichette più piccole per gli ultimi tre album, sentivamo l'esigenza esplorare altre opzioni. Dopo la pubblicazione di "Everything Is Fire", la Relapse si mise in contatto con noi chiedendoci se eravamo interessati ad una collaborazione. Abbiamo ricevuto e valutato le offerte di altre etichette, ma non era nulla che sentivamo giusto per noi, quindi, l'unica domanda formulata dalla nostra mente fu se andare o meno con Relapse, oppure muoverci in maniera indipendente. Anche se l'opzione si rivelava allettante, contemporaneamente non eravamo al 100% sicuriri che sarebbe stato il momento giusto per questa mossa, ma poi abbiamo capito che dovevamo solo concedere un po' di fiducia alla Relapse. E' stato fottutamente bello lavorare con loro. Sia la Willowtip che la Relapse ci hanno trattato bene.
4. Ora parliamo del nuovo album. E' sicuramente più intenso, aggressivo e tecnico di qualsiasi altro lavoro degli Ulcerate. Questa la mia sincera impressione! Sei d'accordo con me? La vostra è stata una grande progressione.
- Sono assolutamente d'accordo riguardo l'intensità e aggressività, sul versante tecnico non ne sono così sicuro, dipende da come ognuno tende a definire tale componente. La tecnica non è una priorità e ad essere onesto non è una cosa che mi interessa nella musica, è solo un altro strumento che hai a disposizione. "Vermis" è certamente un grande passo in avanti, sono davvero felice dell'approccio più duro e sul suono più disperato che abbiamo saputo catturare. Qeste canzoni risultano davvero interessanti da suonare, giorno dopo giorno.
5. Ascoltando il nuovo album "Vermis", gran parte della mia attenzione si è focalizzata sulla produzione. Gli elementi emozionali sul disco sono davvero incredibili.
- Grazie per le tue parole, Christian. Come ho già detto prima, utilizzando la composizione e gli arrangiamenti per creare interesse e tensione, piuttosto che una semplice raccolta di riff estremi. Molta della musica che ascoltiamo al di fuori del metal è un miscuglio di emozione e creazione di atmosfere particolari, così se possiamo utilizzare un approccio simile in un contesto death metal, siamo maggiormente soddisfatti, ed è proprio questo il tipo di lavoro che andiamo a fare. Sicuramente sono molto più eccitato quando le persone prestano attenzione a tutto il quadro, piuttosto che concentrarsi solo sulle prestazioni individuali.
6. Quali sono le difficoltà e le differenze maggiori tra esibirsi dal vivo e suonare per registrare un album, soprattutto in un contesto musicale come il vostro? Quando andate on stage, cercate di rimanere fedeli al sound generato in studio oppure volete cambiare qualcosa nell'approccio?
- Suonare dal vivo è come ottenere una deflagrazione. La registrazione è sia emozionante che stressante, anche perché si creano punti di riferimento importanti per la carriera della band. Se si fa un brutto spettacolo dal vivo può essere sempre cancellato senza problemi, ma disporre di un brutto album potrebbe davvero rovinare le cose. Quando registri la tua performance per un disco non c'è una liberazione catartica, perché stai solo facendo il massimo per mettere giù qualcosa che possa vivere per il resto della tua vita haha. Mentre, tornando alla tua domanda dove sottolinei l'eventuale possibilità di cambiare le cose suonando dal vivo, posso dirti che io quando mi esprimo on stage improvviso molto con il mio drumming, ma tutto è sempre basato sul quadro della canzone. Per il resto ci piace mantenere tutto il più fedele possibile all'originale.
7. Come ci si sente a vedere etichettati gli Ulcerate come una death metal band?
- Questa misura a noi va bene, ma non ho problemi a spiegare chi siamo se ce ne fosse bisogno, anche più in profondità di tutto questo. I tags creati per tanti sottogeneri sono davvero divertenti, anche se so che a un sacco di gente piace fare ciò per maggiore chiarezza! Il death metal ha sempre avuto un suono molto ampio fin dagli anni '80, penso ai Death, Morbid Angel, Entombed, i Bolt Thrower, e nessuna di queste band suonava allo stesso modo. Non mi ritrovo nella mentalità di questi ultimi giorni, in cui si cerca di inventare nuovi generi o etichette come 'post death metal'e 'technical death metal', a qualcuno che non utilizza tali termini può sembrare ridicolo haha.
8. "Of Fracture and Failure" (2007), "Everything Is Fire" (2009) e "The Destroyers of All" (2011) sono stati un vero successo per voi. Pensi che "Vermis" sia superitore ai precedenti tre lavori?
- Finora è stata molto travolgente, questa volta il responso è molto più grande, perciò tutto questo per noi è veramente fantastico. Sono davvero felice che siamo in grado di iniettare nuova linfa alla nostra musica, rendendola disponibile nel modo migliore, con zero compromessi e ancora in risonanza con la gente.
9. Mi piacciono molto i vostri incredibili artwork! Quanto è importante la copertina di un album?
- Di sicuro è importante quanto la musica. Non si può registrare della musica impressionante accompagnandola con un artwork di pessima fattura, potrebbe influenzare negativamente l'ascolto della stessa musica. L'estetica visiva è cruciale e nella mia mente ha bisogno di essere altamente individuale e personale, quindi deve riflettere il sound nella sua totalità.
10. Gli Ulcerate sono diventati un nome riconosciuto nella scena estrema, inoltre avete anche ottenuto un buono status all'interno del circuito death metal. Vista la vostra attuale posizione, avresti dei consigli da dare alle giovani band o ai musicisti che si ritrovano agli inizi del loro percorso artistico?
- La perseveranza e la determinazione sono le armi segrete. Devi amare questa forma musicale, dentro e fuori, perché la conferma immediata non arriverà mai. Ci sono voluti più di dieci anni per iniziare a vedere quale impatto avevamo sulla scena. Basta sapere e capire che addentrarsi in questo stile di musica non fa guadagnare dei soldi, inoltre rimarrà invariabile lo spendere una tonnellata di denaro nel periodo dei tour oltre che finanziare tutto il resto.
11. Quali sono i vostri piani per i prossimi mesi?
- Ci stiamo preparando per l'Australasian Tour 2013 che inizierà il mese prossimo, abbiamo qualcosa sulla carta per dicembre, e poi qualche altro ottimo tour in programma per il prossimo anno.
12. Jamie, grazie per la tua disponibilità. E' stato un vero piacere parlare con te. Buona fortuna! Lunga vita Ulcerate!
- Cheers. Grazie per le parole e per il tuo supporto, questo significa molto per noi! //J
CONTATTI: ulcerate-official.com - facebook.com/Ulcerate
ULCERATE line-up:
Paul Kelland - Voce/Basso
Michael Hoggard - Chitarra
Jamie Saint Merat - Batteria
RECENSIONE:
ULCERATE "Vermis" CD | 2XLP | DIGITAL 2013 - relapse records
venerdì 20 settembre 2013
Recensione: PELICAN "Forever Becoming"
CD | 2xLP 2013 - southern lord
Le ragioni di certe scelte sonore da parte di alcuni compositori non sono del tutto casuali, per questo motivo i PELICAN possono essere considerati tra gli esponenti più validi nel giro del post rock/metal strumentale (se così volete classificare la loro proposta). Le otto canzoni dimostrano le incredibili potenzialità di questi quattro dell'Illinois, oggi suddivisi tra Chicago e Los Angeles. "Forever Becoming" si presenta con "Terminal", brano perfetto per l'apertura dell'album: basso possente, ottime melodie di chitarra (incisive ma mai scontate), echi noise, ed un mood elettrico, irresistibile, praticamente una composizione impossibile da dimenticare se collegata all'attacco più tirato e martellante della seconda "Deny the Absolute". La formazione americana miscela con estrema agilità il meglio. La musica dei Pelican è incredibilmente suggestiva e intensa. Sorprende (ancora una volta) quando si espande con la pulsazione delle note che riescono sempre a pesare le giuste proporzioni fra gli innumerevoli ma egualmente fondamentali pezzi necessari alla costruzione del sound. Non più dei novellini, i Pelican hanno da tempo un proprio stile, in bilico tra sonorità sorrette dal duro groove e altre spinte dall'emozionalità. Il corso intrapreso dal precedente "What We All Come to Need" viene qui sublimato, e di quel disco, rimane solo un vago ricordo, proprio perché lo spirito magnetico di "Forever Becoming" affronta nuovi temi ed esplora ampi spazi ariosi mai attraversati prima. Tutto fluisce in armonia e la consapevolezza dei propri mezzi diventa il binario principale. Chi li ha amati continuerà a farlo, gli altri sono ancora in tempo per pentirsi! Esce a Ottobre su CD e doppio LP.
Contatti: pelicansong.com - facebook.com/pelicansong
TRACKLISTING: Terminal, Deny the Absolute, The Tundra, Immutable Dusk, Threnody, The Cliff, Vestiges, Perpetual Dawn.
giovedì 19 settembre 2013
Recensione: CULT OF LUNA "Vertikal II"
EP 2013 - indie recordings
Nessun problema ad ammettere di essermi avvicinato con molta cautela al nuovo EP dei CULT OF LUNA, soprattutto dopo aver consumato i travolgenti campionamenti monocromatici dello sperimentale "Vertikal" (pubblicato da Indie Recordings agli inizi del 2013). Sicuramente non volevo assaporare un boccone amaro! Ma sono bastati pochi attimi / minuti di "Vertikal II", per convincermi che mi trovavo davanti ad un lavoro caratterizzato dallo stesso immaginario, perciò da prendere in considerazione senza nessuna esitazione. Gli svedesi hanno semplicemente deciso di recuperare delle valide composizioni messe da parte dopo le sessioni di registrazione del su citato album (una scelta alquanto strana ma piuttosto prevedibile!!!). Lo stupefacente talento dimostrato nel corso dei tanti anni di attività (15) viene ulteriormente amplificato attraverso i segmenti ritmici delle quattro canzoni presenti: "ORO", "Light Chaser", "Shun The Mask" più il remix della voluminosa "Vicarious Redemption", che vede la partecipazione di Justin K. Broadrick. "Vertikal II" è un crescendo continuo di emozioni scure ed informali capaci di trasmettere un'atmosfera densa di richiami alla contemporaneità musicale. Su tutto emerge la timbrica del cantante, modulata sui toni elaborati delle tante particolari diversificazioni.
Nel complesso movimento "post" i Cult of Luna possiedono il loro posto d'onore. Gli appartiene per diritto.
Contatti: cultofluna.com
STREAMING: metalinjection.net/av/cult-luna-vertikal-ii-album-stream
TRACKLISTING: ORO, Light Chaser, Shun The Mask, Vicarious Redemption (Remix by Justin K. Broadrick).
mercoledì 18 settembre 2013
Recensione: MOURNING CLOAK "No Visible Light"
TAPE 2013 (Tiratura Limitata | 100 Copie) - headfirst! records
La decadenza della condizione umana si discioglie sulle note dell'album "No Visible Light". Il debutto ufficiale dei cinque americani MOURNING CLOAK provenienti da Greensboro-North Carolina, lascia intravedere una luce sbiadita e latente, emanata da un sole ormai ammalato. Le note del disco possono essere annoverate a pieno titolo nel movimento attuale del funeral doom. Ebbene non è un eufemismo affermare che "No Visible Light" potrebbe strapparli velocemente dal sottobosco per posizionarli ai piani alti del genere. Le ragioni sono diverse: prima di tutto perché la musica di questa band è cangiante, una comunione sanguigna di dinamiche ultra compresse/dirette, ma altrettanto interessanti e di forte impatto. Una sinfonia compatta nella quale sequenze chitarristiche dannatamente heavy si fondono con delle ritmiche cadenzate / disumane ("Erosion" la seconda traccia del disco ne è la dimostrazione). Le abrasive tonalità vocali di Scott Hughes/Kris Hilbert raggiungono ottimi risultati ed è lampante la loro dedizione per ottenere tali risultati. Un lavoro profondo, composto da sole tre tracce, lento nella sostanza, efferato quando sfocia nella sua oscurità. I Mourning Cloak sono una promessa. Hanno solo bisogno di migliorare alcuni elementi interni al sound. Mi darete ragione, ammesso che riusciate a rimanere lucidi nel torpore di "No Visible Light". Non
si può fare a meno di possederlo! E' disponibile su cassetta in tiratura limitata (100 copie).
Contatti: mourningcloaknc.com - mourningcloaknc.bandcamp.com
TRACKLISTING: No Visible Light, Erosion, White Halos.
martedì 17 settembre 2013
Recensione: SVART1 "Satanische Helden"
DIGITAL ALBUM | CD 2013 - industrial culture
Raimondo Gaviano mente pulsante del progetto SVART1 è uno dei compositori più validi e interessanti che la scena dark ambient / industrial italiana possa vantare. E' tornato per farci annegate nell'oscurità profonda della sua raggelante dimensione sonora. L'orrore dipinto dal musicista diventa il simbolo di una incontrollata evoluzione stilistica, forse, da un certo punto di vista, un'anticipazione concreta/realistica di quel che sarà il nostro triste destino. L'eretico "Satanische Helden" si pone agevolmente fra due versanti opposti: vivente e non-vivente, fra umano e tecnologico, balzando in primo piano grazie alla flessibilità critica che lo alimenta e contraddistingue da molti simili. La musica concepita da Svart1 è nata dai suoi stessi incubi interiori che non sono da meno di qualunque altro essere vivente si ritrovi a respirare con affanno in questa vita terrena, stuprata dallo sterile condizionamento materiale. Così, Gaviano entra nel torpore dell'immaginario collettivo violandolo ulteriormente, da solo lo circonda per poi annientarlo. Nei suoi tratti tecnici si colgono echi sonori dei migliori maestri del genere, ma si sente che il bestiale/cupo "Satanische Helden" è penetrato anche da una sentita / personale ricerca avanguardista. In esso, l'ascoltatore può abbandonarsi totalmente per poi seppellire meticolosamente la propria essenza sconfitta, molto prima che la tracklist si concluda. La tangibile originalità di Svart1 diventa il segno che lo rende "diverso"/"vincente"!!! Bisogna essere assolutamente felici di ascoltare artisti come Raimondo Gaviano. Lavoro notevole. Da avere assolutamente!
Contatti: svart1.bandcamp.com - svart1.altervista.org
TRACKLISTING: Baphomet, Abduxue [Voice Aleister Crowley], Ade, Ahriman Ante, Iblis, Angra Mainyu, Samael, Rashnu, Astaroth, Ahriman Post.
Recensione: LOTHORIAN "Welldweller"
DIGI CD 2013 - acid cosmonaut records
LOTHORIAN: Il nome di questa band belga pur non avendo nessun significato (come loro stessi mi specificarono sull'intervista pubblicata a Dicembre 2012) si presta bene al sound monolitico di "Welldweller". Premetto che il disco venne già recensito dal sottoscritto nel Novembre dello scorso anno, quando era disponibile solo in versione digitale. Oggi ritorno a parlare / ripresentare i Lothorian perché finalmente sono riusciti ad ottenere un importante contratto con l'italiana Acid Cosmonaut Records (Pugliese per l'esattezza). I due ragazzi dell'etichetta (Luca e Stefano) dopo aver dato alle stampe il debutto dei DSW, rinvigoriscono il proprio operato mettendo su supporto fisico il bellissimo "Welldweller", lavoro valido che viene allestito con un nuovo artwork e confezionato in un digi cartonato semplice ma molto professionale / ben curato graficamente. La musica multiforme si avvale di atmosfere crepuscolari per manifestarsi in tutta la sua pesantezza. Le sensazioni tracciate dai brani proiettano in luoghi nascosti, bui... e questi spazi sconosciuti / poco rassicuranti diventano il giusto accompagnamento durante l'ascolto. Perciò non andate a cercare tecnica su "Welldweller" perché difficilmente la troverete. In questo album, la cosa conta ben poco, visto che ci troviamo di fronte ad un lento massacro sonoro, registrato davvero bene, prodotto ancor meglio, opprimente e maligno come da tradizione. L'intera opera trasmette ansia soffocante e abominevole! Se avete voglia di urlare la vostra rabbia, ci sono i Lothorian pronti a farlo insieme a voi. Loro intanto se ne stanno rinchiusi in sala prove per ultimare il prossimo disco. Supportateli!
Contatti: facebook.com/Lothorianband - acidcosmonautrecords.bandcamp.com
TRACKLISTING: Witchhunt, Welldweller, Atmosphere, Doomsday Calling, Cult, Shallow Ground.
RECENSIONE 2012:
LOTHORIAN "Welldweller" DIGITAL ALBUM
INTERVISTA 2012:
LOTHORIAN - QUANDO IL FANGO FLUISCE NELLE VENE
lunedì 16 settembre 2013
Recensione: 65DAYSOFSTATIC "Wild Light"
CD 2013 - superball music
Gli inglesi 65DAYSOFSTATIC non tradiscono le attese dei postrocker più esigenti, nemmeno nei momenti semplici/simmetrici del nuovo full-length, perché le sonorità dominate da Rob, Joe, Paul e Simon non sono certo il film che gli ascoltatori si aspettano!! L'enigmatico e sfuggente "Wild Light" cattura a impatto con la sua particolare vena innovativa. Lenta proiezione dell'espressione matematica, destinata a ondeggiare su alcune particolari soluzioni tridimensionali del suono. Un risultato desiderato e materializzato, praticamente la prova del nove per la band proveniente da Sheffield, assente dalla scena musicale da due anni e con all'attivo cinque dischi (escluso quest'altro lavoro). Ci sono fortissimi rivali in questo genere, ma i 65Daysofstatic fanno leva su una personalissima forma ambientale per differenziarsi dai tanti progetti 'post'. La sola musica invoca il loro nome. Sicuramente l'estetica moderna di "Wild Light" deve molto all'elettronica, concepita per allontanarsi dal discorso iniziato nel 2004 con "The Fall of Math", anzi in alcuni momenti precisi sembra che l'insieme si ribalti oltre gli standard da noi conosciuti. Come nel caso delle bellissime "Prisms" e "Blackspots"... nelle quali l'aspetto camaleontico si amplifica su colori accecanti, dove la struttura di base è totalmente stravolta dalla creatività non comune dei nostri. Otto brani complessi (più una bonus track), condizionati pesantemente da esperimenti sonori accattivanti. Emotivamente interessanti se ascoltati attentamente, e questo potrà dare l'opportunità di abbandonarsi al loro strano delirio. Se predisposti bene alla complessità dei 65Daysofstatic la mente viaggerà liberamente in uno spazio universale. Meritano diversi ascolti. In Europa esce il 16 Settembre, negli USA il 29 Ottobre via Superball Music, mentre per Australia e Giappone se ne occuperanno due altre etichette: Bird’s Robe Records | Zankyo.
Contatti: 65daysofstatic.com
TRACKLISTING: Heat Death Infinity Splitter, Prisms, The Undertow, Blackspots, Sleepwalk City, Taipei, Unmake The Wild Light, Safe Passage, Doxxx Yrself (Bonus Track).
sabato 14 settembre 2013
Recensione: A STORM OF LIGHT "Nations to Flames"
CD | LP 2013 - southern lord
Nell'anno 2012, Josh Graham (ex. visual artist dei monumentali Neurosis) ha deciso di abbandonare la montagna sacra per dedicarsi / concentrarsi totalmente (anima e corpo) alla fertile terra dei suoi A STORM OF LIGHT, giunti con l'ultimo "Nations to Flames" al loro quarto album in soli sei anni dalla nascita. C'è una notevole differenza tra la band di Oakland e questo suo progetto musicale, proprio perché le precise scelte già fatte e intraprese da Graham dal primo full-length "And We Wept the Black Ocean Within" (2008) lo hanno portato a ridefinirsi istantaneamente sotto altre vesti, soffermandosi con buona inventiva su una ricerca più diretta, meno cervellotica, ma pur sempre dinamica / complessa, e che vede le alienanti visioni dei Mastodon ("Apostles of Hatred") o le terremotanti cavalcate degli High On Fire ("Disintegrate") come punto di riferimento principale nell'andatura della maggior parte dei pezzi... qui sporcati da un ruvido approccio 'noise' che a tratti per impeto, ruvidezza e cinismo ricorda i newyorkesi Crisis di "The Hollowing" (1997) come del più complesso "Like Sheep Led to Slaughter" (2004) o certi passaggi industriali/sperimentali dei Neurosis del monolitico "Through Silver In Blood" (1996). Ma la cosa che penetra con violenza l'udito è la componente tribale determinata dal drumming ossessivo di Billy Graves nello scorrere dei minuti del disco.
A completare un lavoro competitivo per intenzioni e risultati, ci pensa proprio lo stesso Josh con la sua prova vocale!! "Nations to Flames" è ulteriormente avvelenato dalla timbrica del cantante che si avvolge come un rettile su ogni riff pensato e suonato per l'album. Dalle 11 canzoni del lavoro si capisce in pieno l'entusiasmo di ogni componente. Perché gli A Storm of Light generano musica coinvolgente, qualcosa che viaggia tra istintività animalesca ed una marcata elaborazione ragionata. Poche davvero le lacune, seppur anch'esse ben amalgamate nel contesto sonoro delineato dai nostri. ...In definitiva, una release riuscita, destinata agli amanti della musica estrema composta/suonata col cervello. "Nations to Flame" va ascoltato e riascoltato senza pause. Uscirà il 17 Settembre su Southern Lord a differenza dei precedenti tre dischi pubblicati per Neurot Recordings e Burnig World Records. Salvatevi dalle macerie! AMEN
Contatti: astormoflight.com - facebook.com/astormoflight
TRACKLISTING: Fall, Apostles of Hatred, The Fire Sermon, Omen, Dead Flags, All the Shining Lies, Disintegrate, Lifeless, Soothsayer, You Are the Hunted, The Year is One.
venerdì 13 settembre 2013
Recensione: WINDHAND "Soma"
CD | 2xLP 2013 - relapse records
Nati nel 2008 i WINDHAND originari di Richmond - Virginia (USA), si sono impadroniti di un inquietante spettro capace di identificarli velocemente all'interno del movimento stoner/doom metal mondiale. I cinque musicisti (tra i quali spicca l'irresistibile vocalist Dorthia Cottrell) in pochi anni di attività hanno già consolidato uno stile ben definito... e se pur seguendo la dottrina del genere citato precedentemente, tirano fuori lo spirito voluminoso dei vermi striscianti nell'animo. Messo alle spalle il debutto omonimo del 2012 e lo split 2013 "Reflection of the Negative" realizzato con i Gough (residenti nella loro stessa città), ci richiamano all'attenzione con questo "Soma", che prosegue sulle medesime coordinate. Un approccio imperniato sull'estroso lavoro dei due chitarristi Asechiah Bogdan / Garrett Morris, arricchito dalle atmosfere vocali di Dorthia e irrobustito dalla mordace sezione ritmica gestita da Ryan Wolfe e Parker Chandler. La prima parte del disco insiste sulle stesse battute, ma dalla terza song "Feral Bones" i nostri sembrano espandere maggiormente l'eco risonante, pur lasciandolo fisicamente inalterato. Nascono così le fugaci "Evergreen", "Cassock", "Boleskin", affreschi realizzati con pennellate pastose, ricche di tanta materia incandescente. Sicuramente alla lunga i Windhand potrebbero stancare (è successo anche a me), però personalmente penso non si possa chiedere altro a questo genere. Musicalmente possono ricordare una versione acida degli Electric Wizard (!!!). In definitiva si tratta di una band in crescita. Attendo gli sviluppi futuri! Per ora la certezza è che nelle fosche e dense nebbie di Richmond, si nascondono bestie deformi e poco rassicuranti. Esce il 17 Settembre su Relapse Rec.
Contatti: facebook.com/WindhandVA - windhandva.bandcamp.com
TRACKLISTING: Orchard, Woodbine, Feral Bones, Evergreen, Cassock, Boleskin.
Intervista: GLACIAL FEAR - "DURI A MORIRE"
I GLACIAL FEAR SONO UN ESEMPIO CONCRETO DI LONGEVITA'!!! UNA FORMAZIONE DALLA PELLE DURA CHE NON HA MAI MOLLATO LA PRESA NONOSTANTE LE DIVERSE DIFFICOLTA' E LE TANTE VICISSITUDINI ATTRAVERSATE E SUPERATE. DA GENTE COME GIANLUCA, PEPPE, TATO ED ENZO SI PUO' SOLO PRENDERE IL BUON ESEMPIO! 21 ANNI DI ONORATA CARRIERA LA DICONO LUNGA SULLA PERSONALITA' DI QUESTI RAGAZZI PROVENIENTI DA CATANZARO. DA POCO RITORNATI ALL'ATTACCO CON IL NUOVO "EQUILIBRIUM PART.2". UN EP CHE MOSTRA L'ULTERIORE EVOLUZIONE NEL SOUND DEL GRUPPO CALABRESE. I GLACIAL FEAR RAPPRESENTANO LO ZOCCOLO DURO DELL'UNDERGROUND DI QUESTA FOTTUTA NAZIONE ITALIANA. A VOI LA PIACEVOLE CHIACCHIERATA CON IL CHITARRISTA MOLE'...
1. Ciao amico mio... Un piacere enorme ritrovarmi qui con te a parlare un po' in occasione di questo nuovo lavoro targato Glacial Fear. Beh, come te la passi in questo momento in quel di Catanzaro? Gianluca, noi due ci conosciamo da tantissimi anni e posso tranquillamente affermare di essere stato uno dei vostri primi sostenitori in Italia (considerando che avete iniziato nel lontano 1992, non considerando il periodo precedente quando la band si chiamava Desecration). Il vostro secondo EP "Atlasphere: the Burning Circle", uscito per Nosferatu Records nel 1995, segnò un periodo indimenticabile della mia vita (ero un adolescente, avevo solo quindici anni)... Poi, nello stesso anno ebbi anche la possibilità di vedervi dal vivo in provincia di Lecce. La location era l'allora conosciuto Neural di Corigliano d'Otranto. Fu bellissimo. Se non ricordo male vi feci pure una breve intervista per una radio locale che dava spazio ad un programma dedicato a sonorità rock e metal... Cosa ti porti nel cuore di quel live e di quegli anni? Era tutto così genuino tra la gente, si suonava o si andava a vedere un concerto con uno spirito differente... C'era il tape trading e tante altre grandi emozioni da condividere... Dopo tutto questo tempo passato, ci siamo rincontrati a Catanzaro e Messina in occasione dei live condivisi sullo stesso palco: tu con i Glacial Fear... io alla voce con i Cast Thy Eyes. Due esperienze che non dimenticherò, proprio per la stima/rispetto che nutro nei vostri confronti... Spero sia stato anche per te così...
- Questa lo so che non è un'intervista normale infatti mi sono armato di birrozza, weeda e tabacco per trascorrere una nottata con te! Grazie per le belle parole d'apertura, sai quanto la stima sia reciproca da anni!!! Che ti devo dire? La situazione a Catanzaro è la classica di una città di provincia del sud, con tutti i problemi legati alla mancanza atavica di lavoro, di strutture per giovani e oltre non mi prolungo; anche se dal punto di vista musicale c’è un fermento nuovo in quanto a bands e questo fa ben sperare, anche il coraggio di alcuni gestori di locali come l'Hemingway che ha puntato fino ad ora a sostenere il rock in tutte le sue forme... davvero apprezzabile! Vediamo che ci aspetta per l'inverno! Tornando al passato, come posso dimenticare la data del Neural, una delle serate più riuscite della band, i ricordi sono indelebili, i ragazzi del collettivo sono stati troppo in gamba, quel posto spaccava veramente, erano organizzati bene, quella sera addirittura è spuntato Rob ad un certo punto. Cannavò della Nosferatu rec di Catania, così dal nulla… Tutto fomentato, un deliriooo!!!!! Hai detto bene era l'epoca del tape trading, nastri che giravano da una parte all’altra del globo, mi devo metter di impegno a fare ordine nel cassettone delle tapes prima o poi!
2. Ok, torniamo al presente. Innanzi tutto complimenti sinceri e dovuti per il nuovissimo EP "Equilibrium Part. 2", davvero eccezionale...Secondo me questo lavoro ricalca in maniera particolare le caratteristiche della band: sono in armonia il lato aggressivo, melodico, innovativo ma allo stesso tempo ben radicato al vostro presente. Sei d'accordo?
- Grazie, ci fa piacere che tu abbia apprezzato! Questo lavoro ricalca esattamente quello che siamo nel 2013, abbiamo mutato alcuni aspetti del passato, siamo meno schematici e più istintivi. Non rinunciamo alle sparate in levare, alle dissonanze, ai groove, questo fa parte del dna dei Glacial Fear.
3. Sono passati tre anni dal precedente "Equilibrium Part. 1", quali sono state esattamente le ragioni di questa pausa e cosa vi ha fatto ritornare attivi? Se non ricordo male, Enzo (il vostro batterista) ha avuto qualche duro infortunio fisico da affrontare...
- Inizialmente avevamo pensato di pubblicare la seconda parte dell’EP nel 2010, un anno dopo di "Equilibrium Part. 1", poi c’è stato l’incidente di Enzo in moto che lo ha messo a dura prova (ferro e bulloni nella gamba per un anno) e ci siamo presi una dovuta pausa direi, in attesa che Enzo si potesse rimettere nuovamente in pieno, nella nostra sala prove ci vedevamo con Peppe (voce) e Tato (basso) per comporre i pezzi del secondo EP che di tanto in tanto mandavamo ad Enzo (con delle drums provvisorie). Verso la seconda metà del 2012 Enzo si riprese e iniziammo le prove. In meno di due mesi uscirono i cinque brani del nuovo "Equilibrium Part 2". Avevamo un arretrato accumulato dentro che sputammo in saletta e sbammmm "Equilibrium Part 2" nacque!
4. Perché avete deciso di dividere in due parti / uscite il concept di "Equilibrium"? Che cosa sta a significare il titolo dei due EP's?
- Inizialmente l'dea era stata quella di fare due vinili, poi optammo per il vinile sulla prima parte e cd + digital download per la seconda. Tutto il flash iniziale di questo EP è stata la visione del film Equilibrum del regista Kurt Wimmer del 2003 che mi ha subito fatto scattare la molla. L'equilibrio si mantiene con la menzogna nella città immaginaria chiamata Libria, dove tutte le emozioni sono state bandite per mantenere appunto l'equilibrio, la pace, la serenità. Il parallelo con la realtà quotidiana e le similitudini che ci ho trovato hanno scatenato la composizione di tracce come "Black Mountains", "Technicolor Society", "Adrenaline of the Night" e via dicendo...
5. Puoi parlarmi della tua nuova produzione? Hai puntato a qualcosa di particolare per renderla speciale? Ovviamente si è svolto tutto nel tuo studio personale...
- Si come per le precedenti uscite con i Glacial Fear abbiamo registrato nel mio Soundfarm e devo dire che siamo contenti del risultato anche perché è stato come non mai un lavoro di squadra! Nessun particolare accorgimento, se non un'accurata cura delle riprese. Insomma, un buon sound o lo riprendi bene dall’inizio oppure non lo riprendi più!!!
6. Le attuali nuove produzioni (in campo metal) svolgono un ruolo molto importante nella riuscita di un album, migliorando la resa finale. E' cambiato molto rispetto a vent'anni fa. Oggi le lacune dei gruppi o dei singoli componenti si possono tranquillamente nascondere con queste nuove tecnologie. Essendo tu un produttore e naturalmente un veterano nella scena italiana, cosa ne pensi al riguardo?
- Che poi li aspetto su uno stage tutti questi ipertriggerati e vediamo quanta sostanza c’è e quanto la tecnologia li aiuta!!! Si, ovviamente la tecnologia è cambiata, oggi si può nascondere molto come dici tu appunto e non so se è un bene. La prova del nove per me rimane il palco, sempre!
7. Se pensi al passato dei tuoi Glacial Fear hai dei rimpianti per qualcosa?
- Assolutamente No! Rimpianti?? E di che?? Mai.
8. Tu hai uno stile chitarristico molto particolare, nel quale convivono da sempre chiare sfumature tipiche dei grandissimi Voivod e tante altre caratteristiche inedite davvero interessanti. Quanto è stato importante per te un musicista come Piggy? Quali band sono state fondamentali per Gianluca Molè?
- Hai notato questa mia passione per Piggy! Ahhahaha... Ok si lo stile dei Voivod rimane una delle mie passioni di gioventù come pure quello dei Prong di Tommy Victor, i Killing Joke, i Ministry, Pitch Shifter e tanti altri.
9. Ci sono dei brani che più preferisci di questi due EP's? O, perlomeno, quali credi rappresentino al meglio gli attuali Glacial Fear?
- Non c’è una preferenza particolare, ma per la furia con cui la band li suona ti direi "Black Mountains", "Control", "Civil Failure", "Adrenaline of the Night"!
10. Vuoi spendere qualche parola sulla nuova interessante copertina? Come per "Equilibrium Part. 1", anche stavolta vi siete affidati all'operato del messinese Luciano della Boned Factory. I suoi lavori grafici sono veramente eccezionali. Come e in quale misura la sua persona e la sua arte è legata alla vostra musica?
- Luciano è una persona di quelle che ti danno il cuore, è un nostro amicone e pure lui chitarrista, sta facendo dei grandi lavori, veramente notevoli, come potevamo non affidarci a lui dopo la Parte 1, riesce a captare quello che vorremmo visualizzare sui nostri artwork, poi riesce con dei colpi di colore a rendere tutto molto crudo, ecco! Un grande.
11. Dal punto di vista lirico da dove cercate la fonte di ispirazione? I testi li scrive tutti Peppe?
- Abbiamo fatto a metà su questo EP, tra me e Peppe, intrecciando i miei testi con i suoi, creando un insieme di quadri che sono legati dal discorso del Film... tracciano un parallelo tra la nostra vita e quella vissuta nel movie Equilibrium, e comunque sono sempre storie di rivalsa sociale!
12. Dopo 21 anni passati insieme ai Glacial Fear, cosa ti spinge ancora ad andare avanti? Quali sono state le difficoltà più grandi per tenere in vita la band nonostante i cambi di line-up e le varie vicissitudini? Influisce il fatto di essere del Sud Italia?
- Le difficoltà ci sono e ci saranno sempre, siamo una band dell’estremo sud, lo sappiamo che per spostarci da qui al nord ci vuole un giorno ma non ci fermano i kilometri, siamo alla vecchia maniera. Ci piace girare col nostro backline, coi nostri ampli, sistemarci i pedalini per bene e partire \m/
13. Avete in programma di esibirvi dal vivo?
- CERTO! Il 27 settembre stiamo organizzando una serata al Teatro Pinelli Occupato a MESSINA e a fine Novembre/Dicembre avremo altre 3-4 date al centro nord, ancora da definire. Poi ovviamente da fine dicembre al nuovo anno inizieremo a pianificare nuovi live per Gen./Feb.
14. Gianluca, grazie per la tua pazienza, disponibilità e gentilezza. Come sempre un piacere parlare con te. Sono davvero felice di avervi sulla mia Son of Flies Webzine. Spero di rincontrarti presto di persona. Non dimenticherò mai i giorni passati a Catanzaro, i bei momenti, il vino salentino bevuto insieme, le risate, la vostra grande ospitalità... La bellissima gente incontrata e conosciuta in quella città. Siete Grandi. Lunga vita a voi tutti!
- Grazie lo diciamo noi a te che ancora ti sbatti per supportare la musica, grazie a te perché sei un grande artista (mi riferisco alla tua altra grande passione: la pittura!), sei un grande cantante nonché un formidabile amico di scorribande!!! Sicuro che ci incontriamo di nuovo perché dove batte lu FUECU la strada si incrocia! SIEMPRE!
CONTATTI: facebook.com/GlacialFear - glacialfear@yahoo.it
GLACIAL FEAR line-up:
Gianluca Molè - Chitarra
Peppe Pascale - Voce
Tato - Basso
Enzo Rotondaro - Batteria
RECENSIONE:
GLACIAL FEAR "Equilibrium Part. II" EP 2013 - autoprodotto
giovedì 12 settembre 2013
Recensione: CARCASS "Surgical Steel"
CD | LP 2013 - nuclear blast
Quando si ascolta un gruppo storico non si sa mai da che parte cominciare a raccontare (soprattutto se si conosce davvero bene la caratura del loro importante passato). Tutto dovrebbe focalizzarsi sulla musica, infatti è così che accade nelle mie recensioni, ma qualcosa in più si può evincere solo quando le sonorità concedono vibrazioni particolari. Mi affascinano i "movimenti interiori" dei tanti diversi musicisti, le circostanze che li generano. Premesso questo, l'effetto calamita verso una band scatta di rado e sicuramente in base a determinate combinazioni emotive, difficili da spiegare. E' qualcosa che accade...punto! Ho un compito preciso con la webzine che mi appassiona e mi consente di coinvolgere gli appassionati già prima di ascoltare un album. Amo addentrarmi nello spazio dei gruppi più interessanti e anche rinomati, per dipingere con le parole i flussi delle sonorità. Questo è molto importante, permette loro di avere un'idea esatta sui contenuti e dimostra quanto sia impegnativo il mio ruolo al di là dei gusti personali. Così il rapporto con la musica diventa maniacale, intimo... basato sul rispetto, cementato da attenti/ripetitivi ascolti. Non potrebbe essere diversamente oggi che mi ritrovo davanti i redivivi CARCASS di Jeff Walker! Sono tornati sulla scena dopo diciassette anni per ripetere la lezione ai tantissimi fan che li aspettavano desiderosi di sangue, e ai numerosi musicisti che per volontà / nostalgia ne hanno portato avanti la scomoda eredità (Exhumed, Impaled... i primi a venirmi in mente). "Surgical Steel" gioca a scacchi con l'ascoltatore per fargli cancellare le brutture del precedente "Swansong" uscito nel 1996. Bene, fortunatamente la partita si rivela una dura sfida, intensa/interessante, proprio perché i Carcass (finalmente) tornano ad emozionare, come meglio sanno fare (pur non raggiungendo i picchi straordinari dei primi lavori). Allora cosa portano di nuovo dopo la lunga ingiusta assenza? Ci regalano la possibilità di gustare un full-length valido, imprescindibile, suonato magistralmente a dimostrazione che quando la vecchia scuola lavora con la giusta causa e col cuore in mano ogni futile pregiudizio/giudizio viene messo in secondo piano. "Surgical Steel" è tecnicamente spaventoso! Ogni singolo componente dell'attuale line-up si dimostra all'altezza del nome, aiutando il songwriting ad allontanarsi dai lidi del grind classico per levigare nuovamente l'ossatura del tanto acclamato "Heartwork", con quel riffing unico che gli addetti ai lavori definirono senza mezze misure "maideniano". Per non parlare dei bellissimi assoli! C'è una nuova linfa che alimenta i Carcass, infatti Daniel Wilding - batteria | Ben Ash - Chitarra si rivelano dannatamente pronti e preparati a servire i grandi Bill Steer/Jeff Walker, tanto da diventare fondamentali in tutto e per tutto. Certamente, come ho detto prima, chi ha amato "Heartwork" non vedo perché non dovrebbe comprare il nuovo disco.... Naturalmente questo non significa prendere un prodotto di scarto. Mi è molto difficile ora come ora approfondire tale argomento, perché, "Surgical Steel" (nel bene e nel male) mi entusiasma. I dettagli sono determinanti. Rimango convinto che quello che ascolterete nell'album (a volume!!!), pur essendo in linea di massima una continuazione del su citato capolavoro, stupirà piacevolmente molta gente. Quindi senza soffermarci track by track, convinciamoci che i Carcass sono nuovamente tra noi per destabilizzarci e "Surgical Steel" è a disposizione per seviziare l'apparato uditivo. Colin Richardson & Andy Sneap hanno chiuso il cerchio. Bentornati MAESTRI!
Contatti: facebook.com/OfficialCarcass
TRACKLISTING: 1985, Thrasher's Abattoir, Cadaver Pouch Conveyor System, A Congealed Clot Of Blood, The Master Butcher's Apron, Noncompliance To ASTM F899-12 Standard, , The Granulating Dark Satanic Mills, Unfit For Human Consumption, 316L Grade Surgical Steel, Captive Bolt Pistol, Mount Of Execution.
mercoledì 11 settembre 2013
Intervista: GOD IS AN ASTRONAUT - "IL SUONO CHE SCUOTE L'ANIMA"
NE HANNO FATTA DI STRADA GLI IRLANDESI GOD IS AN ASTRONAUT,UNO DEI GRUPPI PIU' LUMINOSI E RINOMATI NELLO SPAZIO PROFONDO DEL POST ROCK STRUMENTALE, OGGI DI RITORNO CON IL NUOVO E AFFASCINANTE ALBUM INTITOLATO... "ORIGINS" (IL SESTO DELLA LORO DISCOGRAFIA). TUTTA L'ESPRESSIVITA' MULTIFORME DEI 5 MUSICISTI VIENE ESTESA SU DODICI BELLISSIME COMPOSIZIONI CHE MERITANO LA VOSTRA ATTENZIONE. UN CONCENTRATO DI ENERGIA PURA MODELLATA DAI NOSTRI PER EMOZIONARE L'ASCOLTATORE. NONOSTANTE I SUOI TANTI IMPEGNI E IL POCO TEMPO A DISPOSIZIONE, NIELS KINSELLA (NOTO BASSISTA DELLA FORMAZIONE) HA VOLUTO UGUALMENTE RISPONDERE ALLE MIE DOMANDE. RINGRAZIO ANCHE GIANCARLO DI BYLEC-TUM PROD. PER I CONTATTI.
Aggiungo che gli irlandesi hanno splendidamente scolpito queste sonorità sin dai loro inizi (nell'anno 2002), alimentando il flusso costante di uscite con una lenta combustione di tensione dinamica.
Ciao Niels. Un saluto a te e ti ringrazio per aver ritagliato del tempo per i lettori della mia webzine...
1. Avete pubblicato un nuovo album intitolato "Origins". Si tratta di una nuova direzione oppure voi 5 state andando dritti sulla vostra strada? Cosa volevate ottenere con questo disco? La vostra musica è incredibile! E qual è stato il percorso diretto che vi ha portato al titolo "Origins"?
- Abbiamo solo provato un nuovo approccio, non una completa reinvenzione, quindi un album che si espande sul nostro stesso sound. Per questo disco ci siamo avvalsi di un vero bassista (non elettronico), di voci / lyrics, linee di chitarra / suoni sperimentali, le già citate Bass Lines, diversi ritmi e nuove emozioni. Il titolo "Origins", in partenza, era il nome per la canzone "Weightless", ma capimmo subito che sarebbe stato perfetto per identificare il disco perché per prima cosa ci ricordò il motivo per cui iniziammo a fare musica, qualcosa che è legato alla gioia e all'amore di scrivere melodie capaci di trasmettere emozioni attraverso le canzoni.
2. Parliamo del nuovo interessante songwriting... Ottenete tutto in uno spazio o da una costante jam? Provare fino a quando viene fuori qualcosa di buono/valido? Insomma, come nasce una song dei God Is An Astronaut? Quanto tempo impiegate durante il processo di registrazione?
- Gran parte delle canzoni / lavoro non inizia in studio, per cercare di ampliarlo da lì. Su questo disco abbiamo cambiato la nostra tecnica di scrittura, vedendola più come una scultura, buttando giù tanti diversi suoni sperimentali di chitarra, scolpendoli nelle canzoni piuttosto che scrivere prima la melodia e la struttura degli accordi. Sono trascorsi circa 3 anni per comporre e registrare questo lavoro.
3. Qual è il vostro background musicale? Non tanto le vostre influenze, ma più in termini di formazione musicale e cose del genere...
- La maggior parte del gruppo ha coltivato un background musicale con i propri familiari per poi arrivare (ad un certo punto) ad essere coinvolti nel mondo della musica.Torsten ed io abbiamo iniziato a suonare in tenera età, cominciai a imparare la chitarra quando avevo appena 11 anni, mentre Lloyd cominciò a suonare la batteria anche prima, a 9 anni. Siamo tutti cresciuti in Irlanda negli anni '80 / primi'90, allora non c'erano tutte le attuali distrazioni come giochi per computer, internet ecc... Imparare a suonare uno strumento era ancora un passatempo eccitante. Noi suonavamo musica in diverse formazioni che spaziavano dal rock all'elettronica fin dai primi anni '90.
4. Le vostre canzoni sono strumentali ma possiedono alcuni titoli molto interessanti. Come si fa a dare un nome a composizioni che non hanno nessun testo?
- Il titolo della canzone è dato solo per soddisfare la musica, un sacco dei primi titoli erano stati influenzati dalla cultura dell'apocalisse.
5. God Is An Astronaut sono un progetto musicale fin dal lontano 2002. Qual è stato il motivo principale di questa longevità?
- Pubblicammo il nostro primo album "The End of the Beginning" nel 2002, ed era originariamente stato inteso come il nostro addio all'industria della musica, quindi decidemmo di finire con una release di cui andare davvero fieri. Fino a quel punto avevamo suonato musica per quasi dieci anni senza ottenere molto successo. Non c'erano aspettative così che ora vederci qui undici anni dopo è sicuramente una grande sensazione.
6. Niels, Grazie mille per il tuo tempo! Un commento finale o qualcosa da aggiungere? Buona fortuna con tutto...
Torneremo in Italia tra poche settimane! Siamo tutti molto eccitati di poter suonare nuovamente nella vostra nazione.
3 Ottobre - Live Forum - Via Di Vittorio 6 , 20090 Assago, Milano
4 Ottobre - Orion Club - Viale JF Kennedy 52 , 00043 Ciampino , Roma
CONTATTI: facebook.com/godiaa - superadmusic.com/god
GOD IS AN ASTRONAUT line-up:
Torsten Kinsella - Guitar/Synths/Efx Vocals
Niels Kinsella - Bass
Lloyd Hanney - Drums
Jamie Dean - Piano/Synths
Gazz Carr - Guitar
BAND PICTURES by: Derval Freeman
LIVE PICTURE by: Marcel Rudoletzky
RECENSIONE:
GOD IS AN ANSTRONAUT "Origins" CD 2013 - rocket girl
Recensione: CADAVERIA "Horror Metal - Undead Edition"
CD 2013 - bakerteam records
Quando nell'anno 2012 uscì il presente album era da tempo che i loro fan aspettavano con vera trepidazione la pubblicazione di un nuovo lavoro in studio e finalmente i CADAVERIA si decisero a metterlo al mondo dopo ben cinque lunghi anni. Inutile illustrare la biografia in questa recensione, quella la si può approfondire in qualunque momento dai diversi portali
di settore attivi su internet. Una cosa è certa: la presenza e il passato della cantante Cadaveria (ex. Opera IX) ha avuto sicuramente un suo peso rilevante all'interno della band, ma questo privilegio è servito più da scudo nel corso della ricerca musicale, oggi giunta ad una maturità che diventa sicuramente tangibile durante i vari ascolti di "Horror Metal"... Senza dubbio opera appagante se paraganata alle precedenti uscite, che li pone fra i nomi più importanti che la scena italiana ha in grembo. Questa "Undead Edition" stampata da Bakerteam Records contiene solo due tracce inedite (la selvaggia "Whispers Of Sin-Ancestral Remix" e la trascinante "Hypnotic Psychosis-Chaotic Remix)". Quest'ultima migliorata dalle nuove parti vocali, ri-registrate per l'occasione dalla performer Cadaveria. La tracklist del full-length non viene modificata. Forse un po' poco per una versione deluxe del disco, ma sicuramente non spetta a me giudicare le scelte volute da una formazione che ha le idee chiare sul suo presente. Posso solo ricordare a tutti le potenti basi groove della sezione ritmica dell'accoppiata Killer Bob/Marcelo Santos (trattasi di John ex. bassista dei Necrodeath | Flegias cantante stabile nel gruppo di Peso e soci) e i riff semplici ma taglienti cuciti da Frank Booth/Dick Laurent. Teatrale la prova vocale della singer (elemento fondamentale dell'attuale lineup). Nonostante la semplicità del sound, il feeling dark che pervade "Horror Metal" è coinvolgente per buona parte della durata, proprio perché ogni canzone fa storia a sé. I Cadaveria vedono la musica estrema come una continua progressione e per questo motivo potranno raggiungere traguardi importanti. Se verrà ricercata maggiore originalità l'orrore continuerà ad accompagnarci come un'ombra permanente.
Contatti: cadaveria.com
TRACKLISTING: Flowers In Fire, The Night’s Theatre, Death Vision, Whispers Of Sin, Assassin, The Days Of The After And Behind, Apocalypse, The Oracle (Of The Fog), Requiem, This Is Not The Silence, Hypnotic Psychosis.
Bonus Tracks: Whispers Of Sin (Ancestral Remix), Hypnotic Psychosis (Chaotic Remix).
martedì 10 settembre 2013
Recensione: KATATONIA "Dethroned & Uncrowned"
CD | 2xLP 2013 - kscope music
Cala la notte, ritornano gli svedesi KATATONIA e accade quello che un po' tutti si aspettano. La differenza sostanziale è che oggi il loro modo di pensare gioca liberamente con la sensibilità per raggiungere specifiche soluzioni ambientali. Può essere attraverso un titolo, una melodia, un pezzo di testo, una sola nota. I Katatonia dell'anno corrente, danno un peso notevole alla sostanza, contribuendo a questo processo evolutivo. "Dead End Kings" era più aggressivo, mentre sul nuovo disco utilizzano delle idee differenti a livello strutturale, per certi versi più distese. "Dethroned & Uncrowned" è altrettanto accattivante, solo più 'acoustic'. C'è gente che attualmente li sente cambiati/diversi o peggio prevedibili, personalmente penso siano diventati un gruppo completo e attento ad ogni reazione emotiva. Il trademark distintivo non è mai cambiato col passare degli anni! Suppongo che chi apprezza/ama la musica toccante dei cinque scandinavi continuerà a farlo indipendentemente da ciò che affermano gli altri. I Katatonia appaiono ispirati, evoluti, comunque in gran forma e ci raccontano con delicatezza momenti vissuti nella loro vita spirituale. Di questi tempi difficili siamo in tanti a desiderare emozioni 'vere' e fortunatamente i Katatonia si fortificano per donarcele. Ancora una volta non ci tradiscono, superando ogni aspettativa. UNA BAND FONDAMENTALE! E' la Kscope Music a pubblicare "Dethroned & Uncrowned".
Contatti: katatonia.com - kscope.com
TRACKLISTING: The Parting, The One You Are Looking for Is Not Here, Hypnone, The Racing Heart, Buildings, Leech, Ambitions, Undo You, Lethean, First Prayer, Dead Letters.