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martedì 30 luglio 2019

VICTIMS "The Horse and Sparrow Theory" - Relapse Records




Il vortice generato da "The Horse and Sparrow Theory" raddoppia il potere demolitore del trademark dei VICTIMS, gruppo svedese che ha sempre trovato nel crust-hardcore-punk le energie necessarie per espellere il dissenso che li ha giornalmente nutriti. La band calca le scene dal 1997 e con attitudine e dedizione ha saputo conquistarsi seguito e rispetto in tutto il mondo, perciò considerati una colonna portante del genere in questione. Il nuovo disco in studio, il settimo della loro discografia, rende ancora più concreta e tangibile la sensazione di malessere nei confronti di un ambiente esterno caotico e deturpato. Risulta fondamentale l'imponente produzione di "The Horse and Sparrow Theory", capace di rafforzare un collage fuligginoso orientato al deterioramento psico-fisico. Dunque, i veterani Victims continuano a fare quello che è più nelle loro corde, ampliando, con immutato coinvolgimento, la matrice stilistica che gli ha permesso di ritagliarsi un'ampia fetta di spazio nel circuito musicale che conta. Un lavoro equamente diviso: da una parte il flusso intenso di sensazioni ed emozioni serrate e intransigenti, dall'altra suggestioni grevi, taglienti, indicibili, che risuonano potenti come un tuono fuoriuscito dal grigio cielo notturno. Un grande, grandissimo album; ispirato, efficace, coerente con la loro storia.

Contatti:
victims.bandcamp.com/album/the-horse-and-sparrow-theory
facebook.com/victimsinblood

Songs:
The Horse and Sparrow Theory, The Birth of Tragedy, There's Blood on the Streets, We Fail, Fires Below, The Sea and Poison, Hell is Full of Good Intentions, Revenge of Our Fathers




lunedì 22 luglio 2019

BEHEADED "Only Death Can Save You" - Agonia Records




Quella del death metal è una storia che in più modi conosciamo a memoria, soprattutto per chi da decenni naviga nelle acque insanguinate del genere. Ogni giorno escono tonnellate di nuovi dischi, e potremmo anche aggiungere che gli orizzonti di tali sonorità assassine sono in continua espansione, ma, analizzando attentamente ciò che ci offre l'underground di oggi, quanti sono i lavori in studio degni veramente di nota? Non moltissimi, se ci soffermiamo sul piano strettamente qualitativo. La verità dei fatti è che la maggior parte dei veterani dettano le "regole" del gioco, e bisogna ammetterlo alla luce di un full-length monolitico, dinamico e furioso come "Only Death Can Save You". Il sesto sigillo dei deathster maltesi BEHEADED stacca il tagliando della coerenza stilistica, consegnandoci dei musicisti in gran forma che, con schiena ritta e petto in fuori, dimostrano di avere ancora tanta energia da vendere. Per quanti non lo sapessero la band è attiva dal 1991. Due gli italiani coinvolti nella lineup: il batterista Davide Billia (Hour of Penance, Antropofagus, Septycal Gorge, Coffin Birth) e il chitarrista Simone Brigo (Blasphemer), già visti in azione nella tempesta infernale scatenata dal precedente "Beast Incarnate" (2017). Uno dei gruppi più longevi della scena death metal europea, e "Only Death Can Save You" è la testimonianza della loro grandezza. Letali.

Contatti:
agoniarecords.bandcamp.com/album/only-death-can-save-you
facebook.com/BeheadedMT
twitter.com/BeheadedMT

Songs:
The Charlatan's Enunciation, Evil Be to Him Who Evil Seeks, A Greater Terror, Unholy Man, Embrace Your Messiah, The Papist Devil, Gallows Walk, Only Death Can Save You, From the Fire Where It All Began


martedì 16 luglio 2019

DEATHSPELL OMEGA "The Furnaces of Palingenesia" - Norma Evangelium Diaboli




Gli stimoli che danno concretezza alla musica distorta, dissonante e visionaria dei veterani DEATHSPELL OMEGA derivano da intrighi emersi da una miscela sonora assai variegata. Ebbene, l’essenza di questo universo "perturbante" è anch'essa rilevabile negli album dei Nostri, ormai gruppo di culto della scena black metal mondiale; anche se parlare solo di un progetto black metal risulterebbe riduttivo, e sono in molti a chiamarlo avant-garde black metal data la complessità della proposta. La loro natura metamorfica che "The Furnaces of Palingenesia" riesce a sottolineare perfettamente, è proiettata verso una realtà non comune sempre più definitivamente delegata alle profondità dell'infinito, adeguatamente perlustrate. I Deathspell Omega conservano una concreta passione per tutto ciò che non viene bagnato dalla luce, derivante dall’ossessione primigenia per l’oscurità. Questa ossessione spinge la band, guidata dal finlandese Mikko Aspa, a creare delle canzoni contorte, originali e sempre più raccapriccianti. E' musica progressiva nella migliore accezione possibile, in cui non solo le forze avverse si scontrano, dando vita ad un viaggio allucinato in un tunnel senza fine. Le composizioni contenute in "The Furnaces of Palingenesia" bruciano incessantemente come le fiamme dell'inferno. Dire consigliato sarebbe scontato. Imponenti.

Contatti: 
deathspellomega.bandcamp.com/album/the-furnaces-of-palingenesia 

Songs:
Neither Meaning nor Justice, The Fires of Frustration, Ad Arma! Ad Arma!, Splinters from Your Mother's Spine, Imitatio Dei, 1523, Sacrificial Theopathy, Standing on the Work of Slaves, Renegade Ashes, Absolutist Regeneration, You Cannot Even Find the Ruins…


lunedì 15 luglio 2019

CALL OF THE VOID - "LA VITA E' UNA LUNGA CADUTA"






SI INTITOLA "BURIED IN LIGHT" L'ULTIMO ALBUM DEGLI STATUNITENSI CALL OF THE VOID, PROVENIENTI DA DENVER, CAPITALE DEL COLORADO. UN DECISO PASSO IN AVANTI PER UNA DELLE FORMAZIONI PIU' INTERESSANTI DEL PANORAMA METAL DI OGGI. UN DISCO TENTACOLARE, ATTENTAMENTE LAVORATO E ARRANGIATO, CHE ASPIRA A PERDURARE NEL TEMPO. IL BATTERISTA GORDON KOCH HA RISPOSTO AD ALCUNE MIE DOMANDE.

In che modo siete giunti all'accordo con la Translation Loss Records, e cosa vi ha fatto decidere di firmare con questa etichetta?

- Inizialmente, eravamo in trattativa con Drew Juergens della Translation Loss anche per il nostro primo disco. Successivamente, Drew decise di farci andare verso la Relapse Records e dopo poco tempo riuscimmo a trovare l'accordo con loro. Finora abbiamo pubblicato due LP con Relapse Records e un EP con Translation Loss Records. Drew ci ha creduto fin dal primo giorno, quindi è stata una decisione molto facile da prendere.

Il vostro nuovo disco si intitola 'Buried In Light'. Avete provato a fare qualcosa di diverso questa volta? Mi riferisco alla fase compositiva.

- Due fondamentali novità. Abbiamo deciso di scrivere un concept album sul culto di Heaven's Gate: sul perché le persone abbandonano le loro vite per abbracciare la morte. Volevamo ottenere delle canzoni più oscure dando alla musica più tempo per respirare, aggiungendo profondità all'impatto generale.

Cosa ti rende orgoglioso di questo album?

- La consideriamo la nostra migliore produzione musicale, anche perché tutti avevano una storia da raccontare. Analizzare il dolore, sia fisico che emotivo. Volevamo essere aperti al nostro sentire.

Il titolo di questo album suona piuttosto heavy. Perché lo avete scelto?

- Avevamo commissionato un dipinto al nostro amico e artista Brian D'Agosta dopo aver terminato il processo di scrittura. Eravamo giunti al concept su cui basare i testi, ma solo dopo aver visto l'artwork abbiamo coniato il titolo dell'album. Si adatta perfettamente alla metafora da noi utilizzata, alla luce vivida della vita che ci seppellisce, una vita spezzata e indifesa.

Quando avete iniziato a lavorare al disco? Come descriveresti l'esperienza?

- Dopo i nostri tour con i Trap Them nel 2017 siamo riusciti ad acquistare un sacco di strumenti utili per le nostre registrazioni, e quindi avere la possibilità di lavorare a delle demo, settimanalmente. Le registrazioni ci hanno permesso di ascoltare in maniera obiettiva tutto il nostro materiale senza apportare modifiche cruciali. Volevamo ottenere dei brani più oscuri ma anche più lunghi, con meno elementi grindcore. Per quanto riguarda il concept, una volta deciso il tema da affrontare abbiamo esaminato le nostre vite personali per capire come potevano entrare in relazione con esso. E' sicuramente un trampolino di lancio nella nostra evoluzione come band. Le collaborazioni musicali con JR Hayes, e Blake Harrison dei Pig Destroyer hanno dato gli ultimi ritocchi a questo album. Siamo felici di aver ottenuto quello che desideravamo.

Pensi che questo sia un lavoro con cui l'ascoltatore ”medio” sarà davvero in grado di relazionarsi?

- Assolutamente. Ogni canzone è una vignetta, e ognuna di queste vignette racconta di come la vita può sconfiggere ognuno di noi, e perciò tutto quello che puoi desiderare per vivere è sentirti amato o sentirti parte di qualcosa di importante. Tenere in considerazione il tempo che si impiega per raggiungere e abbracciare certi sentimenti, le persone che decidiamo di seguire per ottenerli. Questo succede a tutti.

Ci sono differenze nello stile vocale rispetto ai vostri esordi?

- Dopo che il nostro primo cantante (Steve) lasciò la band, il chitarrista e membro fondatore Patrick Alberts decise di iniziare a cantare. Ci è voluto un po' di tempo affinché si sentisse a proprio agio in questo ruolo, ma riteniamo che oggi la musica sia migliore rispetto al passato e che la presenza scenica sia molto più minacciosa.

Quali nuovi dischi o artisti hai ascoltato durante il 2019?

- Martyrdod, Aoratos, Ivy Lab/Two Fingers collaboration, Darkthrone, SunnO))). I King Gizzard & the Lizard Wizard stanno facendo un album thrash, e devo dire che sembra fottutamente selvaggio.

Contatti:
callofthevoid.bandcamp.com/album/buried-in-light
facebook.com/CalloftheVoid303

CALL OF THE VOID line-up:
Gordon Koch - Batteria
Patrick Alberts - Chitarra, Voce
Alex Pace - Basso, Voce
Nathan Siegrist - Chitarra

Recensione:
CALL OF THE VOID "Buried In Light" - 2019


sabato 13 luglio 2019

CARNE - "UN NUOVO INIZIO ALL'INSEGNA DELL'HARDCORE"






QUANDO SI DESIDERA QUALCOSA, IL TEMPO SI TRASFORMA IN OPPORTUNITA'. TALE CONCETTO PUO' ESSERE VISTO COME LA CHIAVE DI LETTURA PER COMPRENDERE LE INTENZIONI DEI CARNE, MA E' ANCHE L'UNICO BINARIO DA PERCORRERE PER AVVICINARSI ALLA LORO ATTITUDINE INFUOCATA. UN NUOVO GRUPPO HARDCORE NELLE CUI FILA TROVIAMO IL CANTANTE LUCA MONOPOLI (EX-CHITARRISTA DEI GRANDI HOBOPHOBIC) E ALTRI MUSICISTI CON UN PASSATO NEI BRACCIA DI KALI E FENNEK. SONO ORGOGLIOSO DI POTER DARE IL MIO PERSONALE SUPPORTO A CHI, PER MOLTISSIMI ANNI, SI E' SBATTUTO E HA LOTTATO TENENDO ALTA LA BANDIERA DELL'HARDCORE ITALIANO. E TUTTO CIO', PARTENDO DAL SUD, DA TARANTO. LUCA CI PRESENTA LA BAND E IL DEMO 2019 D'ESORDIO.

Ciao Luca. E' un piacere dare spazio a te e alla tua nuova band, i CARNE. Conoscendo il tuo importante passato negli Hobophobic, volevo chiederti perché hai sentito l'esigenza di formare questo gruppo dopo tanti anni di militanza nell'underground musicale. Come vi siete conosciuti tra voi e in generale come sta andando l'accoglienza dei CARNE?

- Ciao Christian, e un piacere per me risponderti. Sinceramente il progetto in questione mi è stato proposto dal chitarrista Giovanni (Cardello), Claudio il bassista e Marco il batterista, rispettivamente ex Braccia di Kali e Fennek. Mi hanno proposto di fare qualche prova e vedere un po' di rimettersi in gioco, ed io ho accettato. In quel periodo, tra nuovi progetti e il trasferimento di Carmine, era impossibile l’impresa di suonare con HOBOPHOBIC, e quindi mi sono rimesso in ballo in questa maniera. Personalmente, avevo troppa voglia di suonare e dire la mia. D’altronde come diceva Halbert Heinstein, “chiusa una porta la puoi sempre riaprire” , e niente, solo che quando l’ho riaperta non c’erano più gli amici di una vita ma altri tre bravissimi ragazzi e musicisti, e non avrei intrapreso nessun progetto musicale se non con loro. L’accoglienza invece è andata molto bene sinceramene, abbiamo fatto 3 date a San Foca, Andria e Crispiano e devo dire che c’è stata una bellissima partecipazione, e delle belle critiche positive. Pare siamo partiti con il piede giusto e che gli sforzi fatti stanno dando i frutti desiderati, mai abbassare la guardia, dobbiamo comunque ancora impegnarci molto.

Da dove arrivano gli stimoli per continuare a scrivere musica così arrabbiata ed intensa?

- Gli stimoli non sono mai cessati di esistere, li abbiamo solo coltivati e maturati, ne son successe tante in questi anni e quindi ho molti spunti molte cose da dire, se tutto va bene ci avrete per un po’ davanti alle balle! Comunque gli stimoli mi vengono da ciò che vivo ogni giorno e da ciò che mi indigna, nonché da ciò che mi emoziona e che mi dà brividi sulla carne. Nei miei testi ci sono i miei pensieri, la voglia di dire e fare, ed anche qualcosa di me.

DIY è un termine che si associa soprattutto alla scena HARDCORE, e questo già a partire dai lontani anni '80. Cosa hai da dirmi al riguardo, avendo da sempre appoggiato questo tipo di etica legata a tale genere.

- Penso che il DIY è una scelta ragionata e voluta molti anni fa, dopo aver conosciuto determinate logiche e dinamiche, e che tutt’ora portiamo avanti, ci piace voler dire ciò che ci piace e muoverci con le nostre forze, ma le cose comunque stanno cambiando anche nell’ambito musicale hardcore, non è più come un po di tempo fa, molti hanno etichette, booking in cui c’è il rispetto della band e noi non abbiamo più il tempo di sbatterci per tutto, quindi non ci starebbe male la mano di qualcuno nel trovare date e nella produzione in generale. L’importante e che sia fatto nel rispetto di ciò che si vuole esprimere e del gruppo che mette la sua passione e sacrificio nella musica, e il concetto comunque non cambia si allargherebbe solo la schiera dei complici.

Secondo te l'Hardcore è un fenomeno di integrazione fra le tante persone che hanno la passione per questo tipo di musica, oppure, in generale, è più un'arma contro il sistema che ognuno può utilizzare a suo modo?

- Può essere entrambe ed una completa l’altra. Ovviamente una guerra puoi combatterla da solo, ma se al tuo fianco hai dei compagni fidati ciò diventa più intrigante e coinvolgente, ti da la forza di andare avanti e quindi nello stesso momento hai la voglia di reagire; la musica fa da collante, basare tutto e solo sulla musica forse farebbe perdere un po' la passione e il senso. Ho sempre inteso l’hardcore come fratellanza e minaccia per uno stato di cose.

Pensi che il livello di impegno sociale tra i gruppi punk/hardcore italiani sia ancora forte come negli anni '80 e '90?

- Si! Diciamo che sono cambiate le cose ma c’è molta gente che ancora si sbatte, molto diverso rispetto alle annate '80 e '90, ma c’è ancora del movimento positivo. Ci sono gruppi fedeli alla linea ed altri un po' meno, però a me è sempre piaciuto non etichettare e dare spazio ad ogni tipo di pensiero, non devi per forza essere militante, anche se per me è importante, fondamentale è che il messaggio non sia di tipo sessista, razzista o peggio fascista, almeno la comunicazione deve andare in una direzione ben precisa per tutti.

Mi è piaciuto il nome della band. CARNE, una singola parola dal forte impatto. Perché questa scelta?

- Ahahaha sono contento ti piaccia!! ho combattuto fino all’ultimo con i ragazzi per il nome, non piaceva tanto, ma io sapevo che avrebbe incuriosito e ho spinto molto affinché si scegliesse questo nome. La scelta del nome parte dalla varietà di messaggi che potesse far passare, da queste parti “CARNE!” è un insulto, è come alzare il dito medio per dire VAFFANCULO, ma ovviamente il significato non è quello, anche se ci starebbe. Il significato principale che mi ha spinto a scegliere questo nome è che è la carne che percepisce gli impulsi del cervello, il freddo, il caldo, la pelle d’oca, l’eccitazione i brividi li provi sulla carne! Io ho pensato a ciò che mi ha sempre provocato l’hardcore durante un concerto oppure dentro una iniziativa, le passioni che mi ha scaturito, le persone di cui mi ha fatto innamorare e rispettare, mi ha provocato molte sensazioni carnali ascoltarlo e suonarlo ed è principalmente per quel motivo che sono molto legato a questo nome come all’hardcore.

Vista la vostra esperienza consolidata nel circuito musicale, non si può negare che il vostro sound sia già maturo in questa prima uscita di 6 brani. L'essere parte dei CARNE ha in qualche modo modificato il vostro modo di lavorare in sala prove e in studio di registrazione?

- Ognuno di noi esce da varie esperienze musicali, e fortunatamente gli elementi dei CARNE ci hanno messo passione nello studio dello strumento, che poi si tramutano in sala prove e studio di registrazione in mera spontaneità e rispetto per i vari gusti musicali, ci completiamo nonostante ascoltiamo generi diversi e questo è un punto di forza, non ci fossilizziamo su scelte di un singolo elemento, ma sulla costruzione in base alle preferenze di tutti, non manca che i componenti dei CARNE mi diano alcune dritte sulle linee vocali o viceversa, c’è molto rispetto e studio nella costruzione delle canzoni. Abbiamo sfornato in brevissimo tempo queste 6 tracce ma comunque ci abbiamo lavorato parecchio sopra, anche a livello singolare, in casa, sul lavoro, ovunque mi trovassi io mi canticchiavo in continuazione le parti e i ragazzi come me cercavano soluzioni, riascoltavamo le registrazioni fatte per migliorare sempre di più il brano. Siamo rimasti molto soddisfatti da queste 6 tracce.

Durante la fase compositiva, sentivate un qualche genere di tensione?

- Forse all’inizio, sentivo la pressione di una nuova esperienza e rimettermi in gioco dopo tanto tempo, abbandonando la chitarra, mi dava quell’incertezza di ogni nuova esperienza o la paura di non riuscire, ma poi di quella paura mi sono nutrito e ho iniziato a studiare scrivere senza accontentarmi. Penso che sia stato lo stesso per tutti, forse per i ragazzi un po’ meno, loro già si conoscevano e suonavano insieme quindi erano già parecchio affiatati e consolidati, l’incognita potevo essere io.

Avete scelto il produttore Stefano Manca del Sudestudio di Guagnano (Lecce) per le sessioni di registrazione. Se non ricordo male, tu avevi già collaborato con lui. Parlaci di questa nuova esperienza per i CARNE. Quanti giorni avete trascorso nel suo studio?

- Si conoscevo Stefano da molto tempo, uno dei primi dischi DIY, consegnato agli HOBOPHOBIC da Roberto (CONTRO) e Graziano Convertino (SFC e DISCHIROZZI), era “Sunword” dei Suburban Noise dove proprio “lo Stefano” ci militava suonando il basso, rimanemmo impressionati da quel sette pollici e cambio la visione nell’interpretare la musica a quei tempi, penso nel 1995/96. Abbiamo registrato già da lui tempo fa, ma non con lui dietro al mixer bensì con Fabrizio Giannone (Belintesta per intenderci). Con i CARNE nel suo studio ci siam stati 2 giorni abbiamo fatto le riprese e un mezzo mixaggio degli strumenti in previsione di ritornare con altri 4 brani per poi far uscire il disco editato con i controcazzi. Sono stati 2 giorni di relax , ci siamo scialati, poi il posto lo permette, è una figata pazzesca, e ti mette addosso la tranquillità che devi avere quando devi registrare e concentrarti. Nonostante il pochissimo tempo per registrare 6 brani è uscito un prodotto valido e tutto è andato benissimo, sembrava di stare a casa!

I tuoi testi parlano di vita vissuta, di situazioni reali, nelle tue parole vedo il nero e il bianco, e soprattutto, sento una necessità di gridare il proprio dissenso per una serie di tanti motivi; ma percepisco anche una grande voglia di continuare a reagire e lottare a denti stretti. Non è difficile trovare l'ispirazione, considerando la situazione sociale che siamo costretti a vivere e sopportare. Sei d'accordo con le mie riflessioni? Cos'è per te la speranza?

- La speranza ti da la voglia di fare e continuare dire la tua, se non avessi speranza e voglia di mettermi in gioco non saremmo qui e il progetto probabilmente non avrebbe preso piede. C’è da dire che la speranza devi nutrirla sempre di nuovi stimoli, e sinceramente ne ho tantissimi intorno da bellissimi che mi danno soddisfazioni infinite come può essere mio figlio ed altri, fino ad arrivare invece a quelli che ti danno sconforto e voglia di spaccare tutto, questo binomio mi da l’ispirazione e la voglia di scrivere, e non lo faccio solo per me stesso ma per portare sempre più persone a volerlo fare, a spingere di accontentarsi mai, c’è da dire che se non ci fossero stati Marco, Giovanni e Claudio non sarei andato da nessuna parte probabilmente.

Dal punto di vista della promozione di questi vostri primi 6 brani, in che modo vi state muovendo? Verranno pubblicati su un supporto audio fisico?

- Abbiamo prodotto una demo totalmente DIY anche nella masterizzazione, per riuscire a dare un supporto fisico in previsione di un 12” pollici con uscita prevista per il nuovo anno.

Quali sono i musicisti che vi hanno maggiormente influenzato nel corso della vostra carriera e quali sono le bands che reputi ancora oggi “fondamentali”.

- I musicisti che ci influenzato sono svariati, ascoltiamo di tutto, dal metal al punk all’hip hop e anche altro, abbiamo voglia di metterci tutto in questo progetto e non fossilizzarci su roba già esistente, ma dare una impronta personale e unica, questo sarà un lavoro difficile da fare, ma è una sfida e un obiettivo che ci siamo prefissi. Band che reputo ancora fondamentali sono un po’ e fanno parte tutte del panorama italiano, ultimamente ho ascoltato l’ultimo album dei COLLE DER FOMENTO, che non conoscevo tanto, mi sono anche ritrovato senza volerlo con concetti simili anche nel linguaggio, che avevo scritto nei miei testi prima di ascoltare il loro ultimo album “Adversus”. Ci accomuna nei testi questa voglia di raccontare un po del passato e di questa rinascita lenta ma efficace senza compromessi, sempre sul pezzo e sempre nel panorama hardcore, sputando in faccia le nostre idee passioni così come ci va di farlo senza fare mai un passo indietro o omologarci ad un sound cche potrebbe andare di “moda” in questo momento. SOLO HARDCORE. Poi spunti e influenze li ho sempre presi da svariati gruppi italiani tipo i BY ALL MEANS, Melo mi ha insegnato e ho sempre apprezzato la cattiveria nel suo linguaggio la schiettezza e la rabbia che trasmetteva tramite la voce, poi ci sono i FRAMMENTI e molti altri, anche gruppi oltreoceano. La musica invece spazia un po’ su varie idee di quattro teste, dal rock’n’roll al metal all’hardcore al grunge al rap un bell’amalgama insomma.

Che rapporti avete con la scena Hardcore italiana? Umanamente parlando.

- La scena hardcore Italiana? Non vedo l’ora di rincontrare tutti, già sono emozionantissimo al pensiero di tornare a suonare in posti in cui non torno da tanto tempo, e rincontrare vecchi e nuovi amici per condividere il palco chiacchierate e bevute!

Grazie per la disponibilità, vi auguro il meglio.

- Grazie a te ancora Christian a presto, e ti abbracciamo forte. Grazie del supporto che ci dai da sempre!!! Baci e abbracci a tutti da Luca, Claudio, Marco e Giovannni.

Contatti:
carnehardcore.bandcamp.com
facebook.com/carnehardcore
instagram.com/carnehardcore

CARNE line-up:
Luca: voce, testi
Marco: batteria
Giovanni: chitarra
Claudio: basso

Recensione: 
 CARNE "Demo 2019" - Autoproduzione




mercoledì 10 luglio 2019

GROUND "Mourn Innocence" - Autoproduzione




Grindcore/powerviolence per gli statunitensi GROUND, gruppo che già dall'artwork mi ha riportato alla mente il feeling teso verso la tradizione del genere. Le undici canzoni, sempre impetuose e dal taglio slabbrato, danno vigore all'assalto sonoro cinico e anticonformista, lo stesso cui il quartetto del New Jersey ci aveva abituati con le precedenti releases. Questa è la riprova che l'underground è pieno zeppo di realtà valide, e l'esempio dei Ground calza a pennello! La band non utilizza le mezze misure, fregandosene dell'originalità. La brevità dell'album non deve trarre in inganno: il nuovo "Mourn Innocence" dimostra come, in uno stile musicale così inflazionato, si possa ancora tirar fuori dei riff schiacciasassi e ritmiche intricate. Anche il singer non è da meno: capace di alternare screaming e growling vocals estremizzati all'ennesima potenza. In chiusura potrete ascoltare "No More...feelings", cover dei Despise You. Non è musica per tutti, ma una certezza per gli amanti del grind.

Contatti: 
 groundnj.bandcamp.com/album/mourn-innocence
facebook.com/groundnj

Songs:
Compassion Fatigue, Most Likely to Recede, Motel Succubi, Gridlocked, Delusions of Grandeur, Larcenous Facade, Plastic Makes Perfect, Deject, Plausible Deniability, Mourn Innocence, Intent to Fall 01:43


venerdì 5 luglio 2019

NORDVARGR "Tantum Melior" - Cyclic Law




Non c'è dubbio sul fatto che lo svedese NORDVARGR stia marchiando a fuoco la scena dark ambient/death industrial mondiale, come musicista e compositore, nella figura di un tiranno oscuro che, spaziando tra forme di un'arte marziale e contagiose inquietudini personali, si è fatto portavoce delle stesse con autentica e pregevole maestria. Uno stile consolidato che è il risultato di molti anni di "militanza" nel circuito underground, per cui non sarebbe neanche scontato constatare come questa release sia l'ennesima prova di forza per Henrik Nordvargr Björkk. Il gicante scandinavo ci mette davanti ad un immaginario spaventoso ma spirituale, ben ambientato e progettato, coinvolgendo alcuni suoi amici e collaboratori lasciati liberi di esprimere le proprie interpretazioni delle canzoni presenti nella precedente opera intitolata "Metempsychosis" (2018). Gli artisti coinvolti sono nomi di punta di un certo tipo di sonorità (MZ.412, Ordo Rosarius Equilibrio, Vassafor, Visions, Kristoffer Oustad, Spetsnaz, Michael Idehall, Thorofon, The Benjolin Codex). L’orrore si insinua sottopelle riuscendo a colpire in modo violento ed energico, perpetuando e alimentando la pesante sensazione di sconforto. In "Tantum Melior" il tormento non ha occhi, arriva nelle stanze nascoste dell'anima per un sentiero lungo e angusto. L'enorme impatto sonoro è di grande efficacia. Una sentenza che distrugge rovinosamente.

Contatti: 
nordvargr.bandcamp.com/album/tantum-melior
facebook.com/hnordvargr

Songs:
MZ. 412 "Into the cycle of all and nothing", Ordo Rosarius Equilibrio "Sweet Death Triumphant", Vassafor "At the crossroads of immortality", Visions "Invocation for a malignant spirit", Kristoffer Oustad "Sweet Death Triumphant", Spetsnaz "Salve Teragmon", Michael Idehall "Manifestation", Thorofon "Sweet Death Triumphant", The Benjolin Codex "Consolamentum"


mercoledì 3 luglio 2019

ELEVATORS TO THE GRATEFUL SKY - "LE PROFONDITÀ DELL'IO"






CHI POSSIEDE IL DONO DELLA CREATIVITA' E' DESTINATO A CREARE GRANDI COSE. GLI ELEVATORS TO THE GRATEFUL SKY POSSONO ESSERE CONSIDERATI COME UNA DELLE MIGLIORI BAND STONER ROCK CHE LA NOSTRA NAZIONE POSSA VANTARE, E NON C'E' BISOGNO DI GIRARE TROPPO INTORNO A QUESTO ARGOMENTO. PERCHE' QUELLO CHE CONTA VERAMENTE, E' IL FATTO CHE QUESTI 4 RAGAZZI PALERMITANI SONO RIUSCITI A CONFEZIONARE UN ALBUM INTERESSANTE SOTTO TUTTI I PUNTI DI VISTA. IL NUOVO "NUDE", MESSO IN COMMERCIO DALLA LABEL SOUND EFFECT, E' LA TERZA USCITA DISCOGRAFICA DEL GRUPPO SICILIANO. IL SINGER SANDRO DI GIROLAMO SI METTE A NUDO PER I LETTORI DI SON OF FLIES WEBZINE.

Ciao Sandro. Partiamo dai tempi che furono. Tu sei nato e cresciuto a Palermo? Com'è stata la tua infanzia e quando ti sei avvicinato al mondo dell'arte e della musica. Ho tirato in ballo l'arte perché sono a conoscenza che sei un creativo a 360°, un po' come me :)

- Ciao Christian! Anzitutto, grazie infinite per la tua disponibilità e sempre encomiabile gentilezza. Sì, sono nato a Palermo il 28 Ottobre del 1989. Ho vissuto un’infanzia molto felice e spensierata. Il mio approccio all’arte è stato fulmineo, sin dai miei primi anni di età, essendo figlio di un restauratore e di un architetto, sono sempre stato a contatto con quel mondo, sia per quanto concerne l’aspetto visivo che quello musicale (mio padre è uno sfegatato lirico amatore). Fondamentale, per la mia crescita personale è stato viaggiare (praticamente tutte le estati della mia vita, fino a 18 anni) con il camper, in Europa (mezzo che i miei comprarono, proprio poco dopo la mia nascita). Avere a che fare sin dalla tenera età con altre culture, vivere la strada, visitare musei e città d’arte, ha sicuramente avuto un grosso peso nella mia personale formazione. Per quanto riguarda la creatività, non mi pongo il problema… cerco di fare quello che sento, quando e come voglio. Se non potessi più esprimermi, penso che vivrei la frustrazione più grande. Com’è che diceva Layne Staley in Nutshell? “And yet I find, and yet I find, repeating in my head, if I can’t be my own, I’d fell better dead”.

Perché hai deciso di scegliere lo stoner rock come genere portante nel tuo attuale percorso artistico? Identificandoti in questo tipo di musica hai scoperto cose su di te che forse non conoscevi?

- Il mio approccio nel fare musica è iniziato con il metal estremo (principalmente, Death Metal). Verso i vent’anni, tramite amici vari (soprattutto Giorgio, il chitarrista degli Elevators to the Grateful Sky), sono venuto a conoscenza della scena stoner rock. A primo ascolto mi ha subito rapito. La forza del riffing, il groove martellante, i testi lisergici… non potevo che pensare: “questo genere è proprio fatto per me”. Ho sempre avuto, nella mia personalissima visione, che l’arte debba essere potenza allo stato puro (il famoso martello con cui scolpire il mondo di Vladimir Majakovskij) e lo stoner mi dava una possibilità in più per esprimere questa mia idea, in un modo nuovo, a cui non ero abituato. Altra cosa che contraddistingue me e i ragazzi degli ETTGS è sempre stato questo: “mettersi in gioco e non fossilizzarsi, mai”.

Parliamo del nuovo album degli ELEVATORS TO THE GRATEFUL SKY. Ascoltandolo attentamente, ho avuto la sensazione che in questo vostro lavoro ci sia un maggiore approccio passionale in termini creativi rispetto al passato. Dal punto di vista sonoro mi sembra più incentrato sulle atmosfere e sugli arrangiamenti che non sulle melodie e le ritmiche. Sei d'accordo con me?

- A mio avviso, questa volta, abbiamo affrontato il songwriting sotto una luce molto più matura. Ci siamo concentrati sì sulle singole canzoni, ma soprattutto sull’insieme, affinché il tutto risultasse una amalgama compatta, parlo non solo dei suoni o melodie, ma dei colori che l’album poteva essere in grado di restituire (in questo caso, purple is the colour).

Ci sono degli artisti o album che, in qualche modo, hanno influenzato la scrittura dell'ultimo disco? Mi riferisco a delle uscite discografiche pubblicate negli ultimi anni. Molti musicisti esprimono di non essere influenzati da altri gruppi o artisti, ma questo a me è sempre risultato piuttosto strano…

- Che un musicista non subisca l’influenza di altri gruppi o artisti, mi sembra una cazzata (e qui ci sta usare questo tono) bella e buona. La musica è un continuo rubare, sincretizzare e rielaborare da quello che è stato composto in precedenza. E’ così dalla notte dei tempi e sempre lo sarà. Per quanto riguarda le influenze (parlando di bands) che hanno caratterizzato la scrittura di questo disco, non posso fare a meno che citare: Soundgarden, Alice in Chains, Queens of the Stone Age, Kyuss, Yawning Man, Goatsnake, Mastodon, Dead Meadow, Earth, Cathedral, Tool e ovviamente i Black Sabbath.

Non vorrei sembrare inopportuno, ma nella vostra musica sento sempre dei forti riferimenti alle sonorità tipiche dei Queens of the Stone Age / Kyuss di Josh Homme. La sua figura, come musicista, è stata importante durante il tuo percorso artistico?

- La figura di Josh Homme è stata fondamentale per me. La sua cangiante creatività, l’eclettismo musicale e soprattutto il suo imporsi come frontman e lyric writer, hanno avuto sempre un forte ascendente per la mia crescita di cantante. Dai Kyuss ai Queens of the Stone Age, passando per i Them Crooked Vultures e gli Eagles of Death Metal… tutte le varie collaborazioni con artisti di eccezione, in primis le storiche Desert Sessions, il Rancho de la Luna… ragazzi, Josh Homme è uno dei sindaci del rock. Potremmo stare ore e ore a parlare della carriera del nostro Ginger Elvis, ma la sostanza non cambia. Homme è una figura fondamentale del mio personalissimo Olimpo. Mi sembra di essere stato chiaro.

Cosa è cambiato nel vostro modo di concepire musica? Gli anni passano, l'esperienza aumenta, le emozioni mutano nel corso del tempo... nulla rimane uguale. Siete tutti coinvolti nella fase compositiva?

- Principalmente cambiamo noi, come uomini e musicisti. Si migliora, soprattutto attraverso le difficoltà che la vita ti pone davanti giorno per giorno. Parlando strettamente di esperienza musicale, sicuramente Giorgio e Giulio hanno avuto la crescita più considerevole in questo periodo. Giorgio con i suoi vari progetti: Assumption, Haemophagus, Furious Georgie, Dolore, Sixcircles (con Sara dei Messa) ecc… e Giulio con il conservatorio e la Band Jazz di Palermo. Per quanto riguarda la fase compositiva, anni fa quando abitavamo nella stessa città, il coinvolgimento di tutti e quattro era totale. Adesso, ed è successo per Nude, dove ognuno di noi vive in diversi posti, il songwriting è principalmente stato curato da me e Giorgio.

Pensi si possa parlare di “evoluzione” analizzando il songwriting che ha caratterizzato “Nude”?

- Come detto prima, è sempre tutto un divenire, migliorare… ogni cosa è mutevole, soprattutto nella musica. Come diceva il caro Eraclito, tanto caro al nostro Giuseppe: “panta rei”.

Avete mai attraversato dei periodi bui, per quanto concerne le idee e l'ispirazione?

- Onestamente devo dire che siamo stati sempre abbastanza prolifici da questo punto di vista. Non ricordo particolari sindromi da “foglio bianco”. Giorgio è Giuseppe poi, sono sempre stati un fiume in piena. Una fabbrica di riff continua e qualitativamente impeccabile.

Come ti trovi nel ruolo di frontman? Immagino non sia sempre facile esprimere le proprie emozioni dietro un microfono, spogliarsi del proprio vissuto davanti all'ascoltatore.

- Mi trovo estremamente bene a dirti la verità! Stare al centro dell’attenzione, con le luci puntate, mentre tutti ascoltano cosa hai da dire, i sentimenti che metti sul piatto… penso che siano cose fondamentali per me. L’arte è comunicazione ed io sento il bisogno di comunicare, se non riesco in questo (neanche trasmettendo le mie emozioni ad una sola persona), posso dire tranquillamente di non essere riuscito nel mio dovere di cantante. Per fortuna, sembra che questo non accada eheheh…

“Nude”: qual è il significato di questo titolo?

- A dirti la verità hai anticipato la risposta con la domanda di prima: “spogliarsi del proprio vissuto”. Il concept dell’album è proprio questo, essere nudo di fronte l’arte, la musica e la poesia. Di fronte le proprie paure, i sogni e le speranze… nudo di fronte se stesso, trovando un nuovo io, lasciando morire la propria e passata icona.

Attualmente internet sembra essere uno strumento interessante e fondamentale per gli artisti (soprattutto emergenti), facendo riferimento alle piattaforme di Itunes, Spotify, Bandcamp, Deezer. Ma non pensi che possa essere negativo quando la maggior parte dell'utenza fa della musica digitale un “usa e getta”?

- A mio avviso tutte le piattaforme che le band, come noi, utilizzano, danno davvero un grande aiuto affinché la musica possa arrivare al più largo pubblico possibile. Se l’utenza fa di questo un “usa e getta”, come dici tu, quello è solamente un problema loro. La musica va sentita e non ascoltata.

Qual è l'aspetto migliore e quello peggiore dell'essere un musicista nel Sud Italia?

- Quello migliore è sicuramente far parte di un retaggio fortemente eterogeneo, il che ti porta quasi inconsapevolmente, a produrre un qualcosa sicuramente molto più personale e atipico rispetto ad altre scene italiane. L’aspetto peggiore è invece la difficoltà nel portare la propria musica in giro… la complessità organizzativa negli spostamenti, la mancanza di venues ed eventi, sono ahimè, una realtà che siamo abituati da tanti anni a vivere, ma l’amore per quello che si fa è sempre riuscito ad aiutarci nel superare questa tipologia di ostacoli.

Quali erano le tue aspettative quando decidesti di formare la band?

- Riuscire a trasmettere sentimenti e condividere le proprie emozioni con le persone. Sembra banale, scontato, ma è quello che maggiormente importa.

Parlaci un po' della tua creatività come grafico ed illustratore. Ho sempre apprezzato i tuoi lavori artistici.

- Ti ringrazio per i complimenti! La grafica e l’illustrazione sono sempre state espressioni fondamentali del mio modo di fare l’arte. Negli anni ho davvero lavorato tanto in questo ambito, soprattutto con bands appartenenti alla scena Siciliana (di qualsivoglia tipologia di genere). Tralasciando la produzione in sé, aiutare le persone nell’esprimere al meglio il concept dietro la loro musica, affinché il messaggio (anche da un punto di vista visivo) possa arrivare il più chiaramente possibile, non può far altro che rendermi orgoglioso.

Grazie per l'intervista e della tua disponibilità. Buona fortuna Sandro.

- Grazie mille a te Christian! Spero che il nostro ultimo album possa piacere agli ascoltatori e che trasmetta soprattutto un certo comfort... che dire di più!? Ragazzi, mi raccomando, sempre nel nome del rock!

Contatti:  
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ELEVATORS TO THE GRATEFUL SKY line-up:
Sandro di Girolamo: vocals and percussion
Giorgio Trombino: guitars, bass, alto saxophone, congas, keyboards, alternate lead vocals
Giuseppe Ferrara: rhythm guitars
Giulio Scavuzzo: drums, darbouka, tambourine, percussion, alternate lead vocals

Recensione: 
ELEVATORS TO THE GRATEFUL SKY "Nude"