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domenica 10 aprile 2016

Recensione: SOPHIA "Unclean"
2016 - Cyclic Law




Il demone di Peter Bjärgö (Arcana, Karjalan Sissit) si è risvegliato per rivelarsi attraverso un tormento invasivo che non intende allontanarsi dal suo raggio d'azione. Un'ossessione più "sistematica" di quanto possa apparire a un primo ascolto. Parte dell'attrattività esercitata dal nuovo full-length sta proprio nella sua inafferrabilità. Invece di ammorbidire e sciogliere le tensioni, il compositore svedese ci afferra per le gambe e ci trascina in una dimensione da incubo, parallela a quella che siamo costretti a subire quotidianamente. Questo vuol dire essere condannati a rimanere inchiodati alle mura di cemento erette dall'esistenza stessa. Obbligo d'altra parte necessario per prendere coscienza della realtà e del declino che sta investendo i nostri corpi agonizzanti. In "Unclean" c'è il meccanismo che mette in movimento il castigo, e tale meccanismo viene regolato secondo il disegno stabilito da Bjärgö. La scelta di coinvolgere nuovamente Per Ählund e Stefan Eriksson nasce probabilmente come reazione personale al vissuto. Le dodici tracce sono la ineluttabile conseguenza di azioni guidate da squilibri psicologici. Ascolandolo nel buio di una stanza capirete perché l'intensità del sound fa rabbrividire. E' un album refrattario che ha la capacità di raccontare e descrivere frammenti di qualcosa che le parole non sono in grado di rendere. Ecco che i tragici eventi evocati da "Unclean" finiscono per insinuarsi sotto pelle. Ma d'altronde è una delle prerogative dell'ambient industrial cupo e ferroso. I SOPHIA esaltano uno stile personale, fuori dall'ordinario. Un altro monolite è stato piantato verticalmente nel terreno scandinavo.

Contatti: 

erebusodora.net/sophia
facebook.com/SophiaIndustrial
cycliclaw.com

TRACKLIST: The Unclean, II, Quiet Darkness, Greed Grin, V, The Drunk, Wardrobe, Steel Cathedral, IX, Nothing There Nothing Left, Where Steel Meets The Flesh, Mortus Mantrus