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martedì 15 aprile 2014
Intervista: BOLOGNA VIOLENTA - "L'IRA OMICIDA"
CON GRANDE PIACERE HO DECISO DI DARE SPAZIO AL MUSICISTA ITALIANO NICOLA MANZAN, COMPOSITORE DEL PROGETTO BOLOGNA VIOLENTA. UN ARTISTA AUDACE CHE HA UN SUO PRECISO E PARTICOLARE MODO DI INTENDERE LA MUSICA ALL'INTERNO DEL PANORAMA ESTREMO NAZIONALE. LUI HA VOLUTO APPROFONDIRE IL SUO ULTIMO ALBUM "UNO BIANCA" PER I LETTORI DI SON OF FLIES WEBZINE...
1. Ciao Nicola, prima di tutto devo dirti di aver trovato il nuovo album di Bologna Violenta abbastanza complesso ma a suo modo molto intenso e coinvolgente. Sicuramente non è un lavoro di facile assimilazione. Sei d'accordo con me?
- Credo che sia il lavoro più complesso e completo che abbia mai fatto. Ho deciso di essere molto rigoroso nel riportare in musica quanto accaduto duranti i peggiori crimini della banda, quindi ogni riff, ogni rumore e qualsiasi cosa si senta nel disco è funzionale al racconto. Ho cercato di dare una certa fluidità ai pezzi, per quanto possibile, ma le storie raccontate non sono così lineari, quindi, più che la ricerca della struttura perfetta del brano, ho cercato di rappresentare a livello sonoro l’idea che mi sono fatto io di quei momenti. Non a caso ho allegato anche una guida all’ascolto in cui ci sono i passaggi salienti dei crimini e quindi, in un certo qual modo, la struttura stessa di ogni composizione. L’idea era quella di creare delle brevi colonne sonore da ascoltare leggendo la guida per far sì che la musica non fosse fine a se
stessa.
2. Come pensi di aver evoluto il tuo sound dopo l'album "Utopie e Piccole Soddisfazioni"? Ritieni di aver raggiunto una certa maturità artistica?
- Innanzitutto devo dire che è la prima volta in cui un disco di BV ha gli archi in ogni traccia. Avevo cominciato timidamente con Il Nuovissimo Mondo, poi con Utopie e Piccole Soddisfazioni ho cominciato a prendere confidenza con gli arrangiamenti adatti a questo tipo di musica e con l’ultimo full-length mi sono buttato a capofitto nella scrittura di arrangiamenti orchestrali che potessero fungere non solo da collante fra varie parti, ma anche da vero e proprio mezzo di espressione. Senza gli archi questo disco non avrebbe l’intensità emotiva che invece ha. Negli ultimi due anni ho lavorato molto in studio, sia come musicista che come produttore e quindi penso (e spero) anche di essere migliorato sotto questo aspetto. Non so se sia da considerare "maturità artistica", più che altro mi rendo conto di riuscire con più facilità a mettere in musica ciò che ho in testa.
3. Come mai la scelta di occuparti dell'organizzazione criminale chiamata "Uno Bianca"? Argomento piuttosto complesso o se mi consenti 'scomodo' per molti. Quanto tempo hai impiegato per raccogliere tutto il materiale necessario per delineare / completare il concept?
- La banda della Uno Bianca ha operato in larga parte a Bologna e provincia. Volevo fare un disco che parlasse della città sotto uno dei suoi aspetti più oscuri e tristi e questo mi sembrava il più adatto, anche per una questione prettamente "strutturale". Ho iniziato ad interessarmi dei fatti una decina di anni fa, quando sono andato a vivere a Bologna, poi a fasi alterne mi sono documentato in vari modi, a volte anche parlando con persone che incontravo e casualmente mi parlavano di questa o quella vicenda. Negli ultimi mesi, poi, mentre registravo, ho cercato di andare più a fondo per trovare le informazioni utili e (nel caso dei video) di immagini di repertorio che facessero al caso mio.
4. Che idea ti sei fatto tu di questa sanguinosa vicenda storica? Una delle tante accadute in Italia...
- Mi sono fatto l’idea che si sia trattato di un delirio di poche persone che ha generato dolore in moltissime altre. Ci sono moltissime teorie riguardanti queste vicende, ma spesso mi sembrano dei deliri infondati. Se poi devo contestualizzare questa storia all’interno della storia italiana, cado nello sconforto più totale, visto che ho l’impressione
che sia l’ennesima vicenda affrontata male e risolta peggio.
5. Parliamo un po' dell'immagine che accompagna il tuo album... Perché hai deciso di utilizzare una foto vera e propria? L'impatto è notevole!
- Lo so, l’impatto è notevole, ma volevo che questo fosse un disco pesante anche visivamente. E’ una foto scattata dopo uno degli assalti della banda e secondo me riassume in sé molte componenti della sua storia: innanzitutto la componente razziale (nella lunga lista dei delitti si contano anche attacchi a campi Rom e a persone di colore),
c’è una Fiat Uno, ci sono gli agenti della Polizia (che guardano attoniti la scena) e c’è la morte, che ha contraddistinto una buona parte dei crimini. Non volevo mettere qualcosa in copertina che potesse far pensare a qualcosa di ironico o comunque di diverso da quello che è il disco.
6. Il nuovo disco sembra portare ancora oltre gli standard della tua musica, evolvendo il lato tecnico ed aumentando l'aspetto atmosferico delle trame sonore: come sei riuscito ad ottenere un risultato simile essendo l'unica mente / compositore del progetto? Il risultato è molto cinematografico. Immagino non sia stato facile...
- Come dicevo sopra, ho fatto delle strutture su cui avrei costruito i pezzi e da lì ho costruito prima la parte ritmica, poi quella melodica e armonica, cercando di ricreare delle atmosfere che sottolineassero i vari accadimenti. A dire la verità non so se sarei riuscito a raggiungere lo stesso risultato lavorando con altre persone, in genere ho un’idea ben chiara di ciò che voglio ottenere e lavoro senza sosta finché non sento di aver raggiunto il risultato che speravo. Ho cercato di mettere insieme la mia anima di musicista classico con gli ascolti più estremi che faccio attualmente e il risultato penso sia esattamente ciò che sono ora come musicista. Il risultato doveva essere cinematografico, dal mio punto di vista.
7. Che cosa prevedono i tuoi piani per il futuro?
- Al momento sono in tour, ma ho già idee e un po’ di materiale per dare un seguito a questo disco, anche se non ho dei piani ben precisi per il futuro. Intanto cerco di far sentire i pezzi nuovi a più gente possibile, poi si vedrà!
8. Nicola, ti faccio un’ultima domanda: Di recente hai collaborato con Mitch Harris (chitarrista dei Napalm Death) per il suo nuovo progetto denominato MENACE. Qual è stato il tuo contributo per l'album "Impact Velocity"? Sei soddisfatto del tuo operato?
- Sono molto soddisfatto del mio operato, non posso negarlo. E’ stato un lavoro lungo un anno e mezzo, tra una cosa e l’altra. Mitch mi ha chiesto se potevo arrangiare un po’ di pezzi per un suo progetto personale ed ha cominciato a mandarmi dei provini molto grezzi ma molto interessanti. Ho arrangiato e registrato gli archi sulla maggior parte dei pezzi che compongono l’album, su alcuni ho registrato dei synth e su un paio anche il basso. E’ stato un lavoro molto duro, ma il risultato a mio avviso è davvero notevole, molto lontano da quello che ha fatto fino ad ora ognuno di noi. Oltre a me nel disco ci sono anche Shane Embury (che non ha bisogno di presentazioni), Derek Roddy (batterista di Malevolent Creation, Hate Eternal e molti altri, uno dei mostri sacri del brutal death metal) e Fred Leclerq (bassista dei Dragonforce), quindi ognuno arrivava da esperienze molto diverse, ma nel momento di registrare o di arrangiare avevamo tutti lo stesso tipo di energia e di feeling e le cose sono funzionate a meraviglia.
9. Grazie per l'intervista! Buona fortuna per tutto.
- Grazie a te per lo spazio ed il supporto!!!
CONTATTI: bolognaviolenta.com - facebook.com/bolognaviolenta
BOLOGNA VIOLENTA line-up:
Nicola Manzan - Compositore, Polistrumentista
RECENSIONE:
BOLOGNA VIOLENTA "Uno Bianca" CD 2014