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lunedì 31 marzo 2014

Recensione: ANARCHOS "Descent Into The Maelström"
MCD | MLP 2014 - vic records | chaos records




TRUE DEATH METAL! Non ci sono altre parole per descrivere questo debut EP degli olandesi ANARCHOS. "Descent Into The Maelström" è piuttosto fedele alle ambientazioni distorte dei tempi, venti minuti feroci e distruttivi nei quali l'orgia di riff taglienti non lascia scampo. L'impatto è buono e ci mostra una formazione preparata, capace di scrivere discrete trame strumentali, garantendo così un assalto frontale roccioso, grazie anche ad una produzione veramente all'altezza. Gli Anarchos firmano un death metal solido, abbastanza riconoscibile, ma comunque portatore di quel feeling rabbioso e marcio che è sicuramente caratteristica peculiare dell'old school. "Descent Into The Maelström" piacerà ai più nostalgici, anche perché di attuale ha ben poco, o sarebbe meglio dire che 'non ha nulla'! L'originalità non è certo la forza dei nostri e nemmeno sembra essere una loro priorità (!!!). Il sound granitico del presente EP è una sorta di rimpasto dei vecchi gloriosi scenari partoriti dalle band che hanno scritto parte della storia, perciò non potrà mai fare la differenza all'interno del panorama estremo odierno. Le 5 canzoni death oriented (semplici e dirette) non dicono molto pur seguendo determinate regole. Anche dopo pochi ascolti devo constatare come il lavoro in oggetto sia privo di momenti tali da renderlo riconoscibile o, quantomeno, capace di emergere dalla massa.

Contatti: anarchos.bandcamp.com - facebook.com/anarchos666

TRACKLISTING: Anointing Of The Sick, Morbid Ways To Decay, The Great Black Death, Sarggeburt, Tales Of The Mutilated Remains.


domenica 30 marzo 2014

Recensione: TOMORROWILLBEWORSE "Down the Road of Nothing"
CD 2014 - bylec-tum productions | avantgarde music




Il titolo dell'album di debutto dei piemontesi TOMORROWILLBEWORSE (attivi dal 2011 e attualmente in pianta stabile in Gran Bretagna) è abbastanza significativo se rapportato ai suoi drammatici contenuti. L'estensione dei nostri appare evidente mediante simboli dai variopinti significati, dove la stessa musica può essere metabolizzata alla perfezione solo da chi ha il dono di penetrare la fitta foschia che separa la dimensione intima dell'IO dal mondo esterno, appartenente ad una società sempre più sconfitta e in perenne declino. Le note generate dai 2 musicisti Kenosis (cantante, compositore) e R. (testi, artwork) dipingono un flusso lento, enigmatico, insolubile, nel quale i passaggi black metal sono vestiti sia da un'aura ruvida, spettrale che sperimentale al contempo. L'ascolto del disco "Down the Road of Nothing" è impegnativo, perciò va iterato più volte. Certamente solo pochi di voi riusciranno a cogliere i significati reali che si celano dietro un tale progetto musicale che unisce tutta la profondità concettuale in esso racchiusa mista ad un'analisi cinica sulla disperata condizione umana attuale. Nonostante il songwiting del progetto segua una costante ritmica (a momenti troppo lineare, ripetitiva), riesce ugualmente a raggiungere dei picchi struggenti capaci di toccare l'animo di chi fruisce attentamente dell'intera opera. Piene di buone soluzioni sono le parti più lente e sofferte, mentre quelle che aumentano il tiro si mantengono su livelli standard. C'è da dire che i Tomorrowillbeworse hanno sviluppato ed arrangiato in modo attento ed oculato delle varianti stilistiche utili all'ascoltatore per comprendere i simbolismi portati in musica. Nove tracce per raccontare le innumerevoli frustrazioni e dolore di vivere. Considerando poi che a supportarli ci sono due label italiane come la Avantgarde Music e la Bylec-Tum Productions, è facile prevedere che l'album avrà anche una buona distribuzione e un discreto seguito. E' disponibile su di un elegante digipack CD.

Contatti:

tomorrowillbeworse.bandcamp.com
facebook.com/Tomorrowillbeworse
avantgardemusic.com
bylec-tum.com

TRACKLISTING: You Need a Warm Smile and a Cold Blade (Intro), Distressing Range, Vestigia nulla retrorsum, Étouffer l'instinct de survie avec dose précise de ressentiment, Fragments, If You Listen - You Can Hear Them Chewing, Never Liked Flowers - Until I Saw Your Grave, Aesthetics of Discouragement, Down the Road of Nothing.




sabato 29 marzo 2014

Recensione: TELLUSIAN "Collision"
CD 2014 - autoprodotto




Gli svedesi TELLUSIAN (nati nel 2010) provengono dalla città di Malmö e grazie a questo "Collision" dimostrano di avere la stoffa per diventare una band di tutto rispetto nel circuito della musica estrema europea. La loro determinazione riesce a costruire qualcosa di sentito, assolutamente fugace. Facendo leva su strutture mai scontate, offrono una performance a dir poco convincente ed una tracklist ricca, ben bilanciata, dinamica nel suo complesso. Ciò che colpisce da subito è la grande quantità di idee partorite dai quattro scandinavi, ed è altrettanto esaltante constatare come i nostri riescano a gestirle per creare un lavoro originale e fuori dagli schemi. Sono davvero bravi a sfuggire da un copione già sentito e risentito tante volte, ed è anche per questo motivo che "Collision" piace fin dalle prime battute (soggettivamente parlando). Ogni strumento è ben valorizzato dalla produzione, diventando così uno dei punti vincenti del disco in analisi. La musica dei Tellusian è camaleontica perciò destinata a quanti di voi amano soluzioni meno stabili nella sostanza. Tutto ciò in virtù di un songwriting in grado di mettere a fuoco le potenzialità del gruppo ed un contesto sonoro assai interessante. Creatività e passione sembrano essere le armi dei quattro, arrivando a regalarci un condensato articolato in tutte le sue sfaccettature, a tratti opposte. Ma si sa, gli opposti spesse volte si attraggono e nel caso dei Tellusian queste varie componenti sembrano diventare velocemente credibili. Difficile definire in parole povere cosa sono in grado di fare questi ragazzi. Si viaggia su territori fertili dove i frutti nascono dai semi del metal, rock, grind, noise.. Insomma una vasta gamma di sensazioni! In poche parole, hanno le carte in regola per potersi stabilire su un livello di tutto rispetto.

Contatti: tellusian.bandcamp.com - facebook.com/Tellusian

TRACKLISTING: Rivalry, The Collyer Brothers, Saw Collector, In the Wake of Circuses and Parades, Wolf in Sheep's medicine, Idiotens dilemma, Bastard Street, Armour to Paper, Terminal, Collision.


venerdì 28 marzo 2014

Intervista: CRIPPLE BASTARDS - "SANGUE NERO COME LA PECE"






GLI ITALIANI CRIPPLE BASTARDS NON HANNO BISOGNO DI PRESENTAZIONI, PERCHE' FORTI DI UNA CARRIERA LUNGA E LONGEVA! SONO IN GIRO DA PIU' DI VENT'ANNI E, NONOSTANTE IL PESO DEL TEMPO NON HANNO INTENZIONE DI MOLLARE LA PRESA, INFATTI CONTINUANO IMPERTERRITI A SFORNARE ALBUM DI QUALITA' INTRISI DI VIOLENZA ASSASSINA. L'ATTITUDINE, LA COERENZA E LA PERSEVERANZA RIPAGANO SEMPRE! HO CONTATTATO IL LEADER GIULIO "THE BASTARD" PER SAPERNE DI PIU' SULL'ULTIMO FULL-LENGTH "NERO IN METASTASI", PUBBLICATO DALLA RELAPSE REC. RINGRAZIO ANCHE LUCA PRANDINI PER LA DISPONIBILITA'.

1. Ciao Giulio. E' veramente un piacere averti sulla mia SON OF FLIES webzine! Ti ringrazio per la tua disponibilità. Allora, ti andrebbe di illustrarmi le caratteristiche salienti di "Nero in Metastasi"? Dov'è stato registrato/mixato e con chi?

- È il nostro sesto album, registrato e mixato nell’estate 2013 allo Studio Fredman di Gotheburg, Svezia da Fredrik Nordström. Le voci invece sono state incise in Italia al Toxic Basement. Il disco è composto da 18 brani, stilisticamente è sia una progressione di quanto iniziato con il precedente “Variante Alla Morte” che l’enfatizzazione di tutti quelli che sono stati i punti di forza del nostro suono attraverso gli anni, dall’impronta Hardcore alle bordate ultraveloci che attingono dalle radici del genere con cui siamo cresciuti.

2. Ascoltando l'intero album ho avuto l'impressione che sia una specie
di summa delle vostre vecchie sonorità, naturalmente con una produzione molto più curata e per certi versi 'pulita' (concedimi il termine). Sei d'accordo con la mia visione?

- Non è solo una summa delle vecchie sonorità, come dicevo – c’è anche molto di quanto era stato iniziato nel precedente “Variante Alla Morte”, quindi parti più complesse, la commistione di una miriade di influenze, il lavoro ultra-arrangiato delle due chitarre con l’introduzione del nuovo componente Wild Vitto, una maggiore attenzione a dettagli di produzione che hanno permesso di arrivare a un amalgama molto più compatto e aggressivo rispetto a prima. Quindi da un lato progressione, dall’altro un occhio al passato, cercando di fondere al meglio queste
due componenti.

3. Musicalmente parlando, come descriveresti la vostra evoluzione nel corso degli ultimi anni?

- Nel periodo dell'album “Misantropo a Senso Unico” e in parte anche di “Desperately Insensitive” buona parte del song-writing era completamente gestito da me. Con il consolidarsi dell’attuale line-up, il grande stacco evolutivo è partito nel momento in cui abbiamo iniziato a lavorare in squadra, ciascuno di noi mettendo idee e spunti nella composizione di ogni brano. È stato un processo complicato e lento ma senza dubbio la scelta determinante che ci ha portati a non ristagnare sugli schemi prevedibili del genere, a progredire verso qualcosa di personale e creativo, sempre proiettato in avanti con prospettive di crescita.

4. Pensi che "Nero in Metastasi" sia l'album definitivo dei Cripple B.? Possiamo considerarlo come l'ennesimo passo verso una continua e veloce evoluzione? Vi ritenete soddisfatti del prodotto finale?

- Siamo tutti totalmente soddisfatti del prodotto finale ma la parola “definitivo” per noi non esiste, nessun nostro disco suona simile a un altro e sicuramente in futuro ci saranno ulteriori passi avanti e cambiamenti.




5. Perché il titolo "Nero in Metastasi"? Il suo messaggio diretto racchiude il significato che si cela dietro ogni testo dell'album? E' davvero forte l'immagine di copertina! Non so per quale motivo, ma a impatto mi viene da pensare al malessere di numerosi esseri deviati, ovvero quei disturbi del desiderio sessuale da parte di soggetti cresciuti ma con preferenze verso chi è ancora in età pre-puberale. E' solo la mia immaginazione, oppure lo sguardo di quella bambina vuole far emergere indirettamente tali condotte illecite? E' attendibile la mia visione? Oppure c'è di più?

- La copertina non c’entra nulla con tematiche sessuali o pre-puberali, ha a che fare con un disastro ambientale degli anni 70, ma non mi va di dare molti dettagli a riguardo perché il bello di questo artwork sta anche nelle chiavi di interpretazione che lascia e quindi non voglio spiegarlo in ogni suo dettaglio. Il titolo dell'album ha a che fare con il parallelismo costante dei testi tra degrado dei rapporti sociali, apatia, morte della passione o di ogni input vitale nella società odierna e la crescita di un tumore nei suoi vari stadi e ripercussioni psicologiche su chi lo affronta.

6. Come è arrivato il contratto con la rinomata Relapse Records? Immagino non sia stato difficile per una band come la vostra (con una lunga storia alle spalle) arrivare a questo traguardo? Vi aspettano dei tour oltreoceano?

- Siamo appena rientrati da un tour fantastico in Giappone e Australia,
a Maggio andremo negli States per la quinta volta. Il contratto vero e proprio con la Relapse è arrivato nel 2010, prima avevamo realizzato un EP con loro, da tempo eravamo in contatto e si parlava di eventuali collaborazioni future... Credo che il passo decisivo che ha smosso le acque sia stato l’impatto lasciato dal precedente “Variante Alla Morte”, il tipo di produzione, il fatto che Shane Embury dei Napalm Death (che l’aveva fatto uscire per la sua F.E.T.O. Records) l’avesse presentato molto bene al personale Relaps... Hanno influito molto anche le nostre due comparse al Maryland Death Fest di Baltimore dove è praticamente presente tutta la scena estrema dell’East Coast.

7. Di cosa trattano i tuoi nuovi testi? C'è un filo conduttore che li lega?

- L’argomento base e il filo conduttore è già illustrato nella risposta precedente dove mi chiedevi del titolo. Sui testi aggiungerei che oltre al fattore sociale vs tumorale, su questo album c’è un ritorno a episodi più diretti e vendicativi legati ad esperienze vissute in prima persona, come “Promo-Parassita” contro l’inutilità di determinate agenzie di booking con cui ci siamo scontrati e “Sconfitto di Ritorno” che ritrae la miseria di alcuni veterani Punk/HC anni 80 ritirati in ballo da social network e dalla nostalgia del periodo di revival che stiamo attraversando.

8. Cosa mi puoi dire del tuo vivere quotidiano (al di fuori della band) in questa Nazione ormai morta e sepolta! Dove c**** andremo a finire? Quali sono le tue opinioni al riguardo?

- Non ho molto da dire, nel mio quotidiano cerco di vivere il più isolato possibile senza gente tra i coglioni, non ho grandi opinioni sulla realtà sociale del nostro paese perché cerco di starne alla larga scremando il più possibile la sfera dei rapporti e il cosiddetto senso di comunità. Ho un lavoro indipendente che mi appassiona moltissimo, il resto è solo star male e fattori stressogeni, per citare proprio un testo dall’ultimo album “Fuori dalle mura di casa, si accende il mio scenario di guerra, terreno minato da chi ho intorno…”

9. Come sono andate le date del vostro ultimo tour?

- Decisamente bene, in particolare il Giappone è stato un’esperienza indimenticabile.

10. Anticipazioni sulle prossime mosse dei Cripple Bastards?

- Ci saranno svariate sorprese a livello di uscite – sia per quanto riguarda materiale nuovo sia per chi sta diventando matto a reperire alcune rarità del passato, ma è ancora un po’ presto per annunciarle.

11. GRAZIE per l'intervista. Buona Fortuna!

- Grazie a te per il sopporto e lo spazio concesso...



CONTATTI:

cripple-bastards.com
facebook.com/cripplebastards


CRIPPLE BASTARDS line-up:


Giulio The Bastard - Voce
DK - Chitarra
Schintu the Wretched - Basso
Al Mazzotti - Batteria


RECENSIONE:
CRIPPLE BASTARDS "Nero In Metastasi" CD | LP 2014 - relapse rec



giovedì 27 marzo 2014

Recensione: HUMAN INFECTION "Curvatures In Time"
CD 2014 - blast head records




Se cercate del buon brutal death metal di stampo americano il quartetto denominato HUMAN INFECTION potrebbe fare al caso vostro. Credetemi! La seconda uscita dei nostri (che segue il debutto "Infest to Ingest" del 2011) ci consegna una band preparata che non nasconde l'amore sviscerato per i newyorkesi Suffocation. Si capisce velocemente quanto il gruppo di Frank Mullen e soci abbia fatto scuola a questi ragazzi della Virginia. Gli Human Infection non sono affatto male, e devo dire che la Blast Head che ha deciso di metterli sotto contratto, per certi aspetti, ci ha visto giusto. L'approccio di ogni singolo è abbastanza efficace, anche se non è il massimo in quanto ad originalità. Una cosa è certa, la band tiene il passo con agilità, mantenendosi fedele alle regole del gioco... insomma dimostra di sapersi muovere bene all'interno del genere, costruendo delle canzoni che si rinvigoriscono nello scorrere dei minuti grazie ai riff assassini del chitarrista Andrew Mathews e ai cambi di tempo fulminei di C.J. Giles (drummer del gruppo). Non da meno il vocalist Andrew Brown e il bassista Hank James, aggressivi/incisivi al punto giusto. Non mancano, naturalmente, alcuni ingredienti tipici della scuola europea, come per esempio in "Sacrificial Skies", traccia ben riuscita e che risente delle sonorità maligne dei polacchi Behemoth. Piaccia o meno, il nuovo album "Curvatures In Time" è un episodio rabbioso che lascia trasparire la fede e la passione dei musicisti coinvolti nel progetto. Il combo americano non deluderà quanti di voi apprezzano questa musica così brutale. Buona la produzione!

Contatti: 

facebook.com/HumanInfectionband 
blastheadrecords.bandcamp.com/curvatures-in-time

TRACKLISTING: Intro, Celestial, Devastation, Ex-Nihilo, Decay Inheritance, In Vain, Sacrificial Skies, Impending Purificat, ionLesser Being, Curvatures in Time.




mercoledì 26 marzo 2014

Intervista: ALLOCHIRIA - "IL DECLINO DELL'UOMO MODERNO"






GLI ALLOCHIRIA SONO UNA GIOVANE BAND PROVENIENTE DA ATENE, MA NONOSTANTE SIANO SOLO AL DUBUTTO, QUESTI RAGAZZI GRECI HANNO LE IDEE CHIARE SUL LORO OPERATO ALL'INTERNO DELLA SCENA SLUDGE / DOOM METAL. L'ALBUM DI DEBUTTO "OMONOIA" E' IL PUNTO DI PARTENZA PER QUESTA CHIACCHIERATA...

1. Il vostro album di debutto è fuori e si intitola "Omonoia". Parliamo di questo full-length? E' davvero intenso e potente. Sei d'accordo con me?

Stavros: Beh, quando abbiamo iniziato la composizione di questo album avevamo in mente di fare qualcosa che fosse simile ad una emulazione delle emozioni di una persona che vive in una grande città, con la sua solita routine, raccontare i suoi giorni uguali... la depressione, la mancanza di speranze... Così siamo d'accordo con te, contenti di essere riusciti a trasmettere l'intensità e la rabbia che volevamo.

2. Il sound degli Allochiria sembra influenzato dallo sludge/doom metal ma anche da diverse band sperimentali del genere... C'è qualche verità in questo? Come siete arrivati a questa fusione? Come si potrebbe descrivere la vostra musica?

Ted: Il fatto è che siamo una band di cinque elementi e ognuno di noi è stato influenzato da cose diverse, che hanno inconsciamente contribuito alla nostra musica. La scena sludge è sicuramente una delle nostre più grandi influenze, ma non è l'unica. Vorrei descrivere la nostra musica semplicemente come musica degli Allochiria.

3. Puoi dirmi di più sui vostri brani?

Irene: Tutte le canzoni trattano della società moderna e l'influenza che questa ha sulla psicologia dell'uomo. Si parla di vita quotidiana, della monotona routine, della rabbia, o addirittura pensieri suicidi, e altro ancora. Proprio come la psicologia e il comportamento di una persona, le nostre canzoni non sono "stabili", non seguono un modello e non abbiamo avuto un particolare orientamento musicale durante la loro composizione.



4. Cosa ha ispirato il titolo dell'album? Da dove arriva l'ispirazione per le lyrics?

Irene: Avevamo già deciso il concept che avrebbe caratterizzato l'album: "la vita urbana e miserabile della gente di oggi". Così ho iniziato a scrivere i testi per le canzoni tenendo in mente questo concetto. Non era difficile ottenere ciò perché tutti viviamo in una società come questa, perciò posso dire che la nostra ispirazione proviene dalle nostre vite ed esperienze personali. "Omonoia" in greco significa "pace", ma è anche il nome della piazza centrale di Atene, che, onestamente, non ci ricorda nessun sentimento di pace e armonia. Quindi questo doppio significato della parola è stato il motivo più importante per cui abbiamo scelto di utilizzarla per il nostro primo album.

5. Tutto sembra abbastanza pesante e atmosferico sulla registrazione. Che tipo di attrezzatura è stata utilizzata?

John: I nostri ingranaggi principali sono due Gibson Les Paul Studio , una testata Mesa Boogie Transatlantic TA-15 con un Orange Cabinet, un Orange Rocker 30 Combo, un basso Schecter Stilleto Studio con una testata EBS Fafner 1, e un EBS Cabinet, più un sacco di effetti. Utilizziamo la stessa attrezzatura per i concerti, ovviamente la medesima venne usata per la registrazione di "Omonoia", con l'aggiunta di ad alcuni Marshall, delle chitarre Ibanez a 7 corde, più una chitarra acustica.



6. Ci sono delle variazioni interessanti nel materiale di "Omonoia". Ritieni ci sia complessità all'interno di questa pesantezza strumentale?

Stavros: Durante la fase di composizione abbiamo solo improvvisato e mescolato idee diverse, e questo è avvenuto in ogni pezzo dell'album. Qualcosa che è venuta in maniera naturale. Naturalmente ci sono alcune parti che sono complicate, ma la maggior parte dell'album non lo è...

7. Com'è la scena metal ad Atene?

Stef: La scena metal di Atene sta affrontando un lungo periodo di fioritura. Ci sono molte band con materiale ispirato! Siamo molto orgogliosi di essere parte di questa scena e cercare di contribuire quanto più possibile.

8. Qual è il prossimo passo per la band? Grazie per l'intervista!

Ted: Bene, ora vogliamo andare in tour il più possibile. Inoltre vorremmo pubblicare uno split con alcune altre band locali. Ma il nostro obiettivo principale è "Omonoia" e speriamo sarà ascoltato in molti luoghi diversi e da molte persone. Thank you for the invitation!



CONTATTI: allochiria.bandcamp.com - facebook.com/Allochiriatheband


ALLOCHIRIA line-up:

Irene - Voce
John - Chitarra
Stef - Batteria
Steve - Chitarra
Ted - Basso

RECENSIONE:
ALLOCHIRIA "Omonoia" CD 2014 - autoprodotto



martedì 25 marzo 2014

Recensione: PROSTITUTE DISFIGUREMENT "From Crotch To Crown"
CD 2014 - willowtip records




Nel filone del death metal europeo ci sono nuove leve che hanno raggiunto un ottimo status e che fanno ben sperare per il futuro di questa musica. I PROSTITUTE DISFIGUREMENT (attivi dal 2000) non fanno eccezione, infatti il nuovo "From Crotch To Crown" è uno di quegli album che non può essere ignorato dai seguaci più estremi. Le premesse erano più che confortanti, ma l'ultima fatica dei nostri aumenta di qualità rispetto al già buono "Descendants of Depravity" (quarto album pubblicato nel 2008) e perciò ha tutte le caratteristiche per essere considerato un vero e proprio perno nel suo genere. Le 10 tracce che completano questo ritorno discografico abbattono ogni barriera possibile ed immaginabile, portando questi cinque musicisti dei Paesi Bassi ad un livello superiore. La varietà delle canzoni e delle soluzioni scelte permettono alla band di creare un lavoro dinamico e interessante dal punto di vista del songwriting. Ci sono dei passaggi che li avvicinano ad alcuni mostri sacri (Cannibal Corpse?!?!), ma in un campo come questo è piuttosto naturale trovare dei punti di collegamento con i più vecchi della scena. I Prostitute Disfigurement non assumono mai il ruolo di 'mestieranti', perché la loro esperienza riesce ad andare oltre le solite contaminazioni. Non oso immaginare cosa saranno in grado di provocare dal vivo questi ultimi brani.. probabilmente una vera e propria Mattanza! In definitiva sono rimasto più che soddisfatto durante l'ascolto dell'intero full-length e sono felice di suggerirvelo. Quanto di meglio ci si poteva aspettare da un'entità come questa. Letali!

Contatti: willowtip.bandcamp.com/from-crotch-to-crown

TRACKLISTING: Only Taste for Decay, Battered to the Grave, Crowned in Entrails, Dismember the Transgender, Under the Patio, From Crotch to Crown, Glorify Through Cyanide, Set Forth to Annihilate, Compulsive Beheading Disorder, Reduced to Stumps.




Recensione: MASSACRE "Back from Beyond"
CD | LP 2014 - century media




Sono passati 23 anni dal primo full-length d'esordio intitolato "From Beyond" eppure gli americani MASSACRE hanno avuto la forza di tornare in carreggiata nel 2012 con "Condemned to the Shadows" l'EP pubblicato dalla Century Media Records. Dopo tanto girovagare nel buio questi musicisti hanno finalmente trovato il tempo di chiudersi in studio e dedicarsi alla scrittura del loro nuovo album "Back from Beyond" (..titolo eloquente ed appropriato). Devo ammettere di essere rimasto abbastanza spiazzato dalla loro ultima fatica che a mio parere non aggiunge niente a quanto detto in precedenza. Rick 'Rozz' DeLillo (chitarra) e Terry Butler (basso) tirano fuori 14 brani abbastanza potenti, facendosi accompagnare da altri due individui ben preparati: Ed Webb (Voce), Mike Mazzonetto (batteria). La ricetta è sempre la medesima e il quartetto floridiano non fatica a far girare certi riff/ritmiche incisive, ricche di groove, anche se non molto originali nella corporatura. E' la verità purtroppo!! Premetto che non sarò di certo io a fargli il quarto grado, ma mi permetto solo di mettere in luce questa cupa staticità che inevitabilmente non gioverà al presente della band. C'è da affermare che la produzione 'bombastic' permetterà di assaporare al meglio il sound aggressivo dei nostri (curata e pulita fino al midollo). Limitandomi ad un commento esclusivamente musicale, direi che questo album di death metal classico piacerà ai fanatici del gruppo e soprattutto a quanti di voi respirano ancora nelle atmosfere del passato. Solo così troverete pane per i vostri denti! A tutti gli altri suggerisco di volgere lo sguardo altrove... perché "Back from Beyond" non è un disco che passerà alla storia.

Contatti: massacremetal.com - facebook.com/MassacreFlorida

TRACKLISTING: The Ancient Ones, As We Wait to Die, Ascension of the Deceased, Hunter's Blood, Darkness Fell, False Revelation, Succumb to Rapture, Remnants of Hatred, Shield of the Son, The Evil Within, Sands
of Time, Beast of Vengeance, Back from Beyond, Honor the Fallen.


lunedì 24 marzo 2014

Intervista: OCCULTATOR - "LA REINCARNAZIONE DEL PASSATO"






I SICILIANI OCCULTATOR FANNO PARTE DI UNA CERCHIA DI MUSICISTI FEDELI AI PRINCIPI DELLA VECCHIA SCUOLA, QUELLA CHE AFFONDA LE PROPRIE RADICI NELLA GENUINITA' E SCHIETTEZZA SONORA. LA DETERMINAZIONE DEI TRE AIUTA A CAPIRE PERCHE' ALCUNI INDIVIDUI DECIDONO DI PRENDERE DETERMINATE DECISIONI. GLI APPASSIONATI DEL THRASH D'ANNATA SAPRANNO APPREZZARLI.

1. Ciao. Puoi tracciare una breve biografia degli Occultator e dirmi perché avete avuto l'esigenza di intraprendere questo nuovo percorso musicale?

Damien Thorne: Ciao, semplicemente abbiamo sentito "l’urgenza" di suonare qualcosa in stile brazilian thrash anni '80, veloce, semplice e con poca tecnica (cosa quest’ultima che ci riesce benissimo) e poi perché a Messina non c’è davvero un cazzo da fare.

2. Consideri questo progetto più come uno sfogo personale, diverso dagli altri progetti in cui siete coinvolti oppure è solo un punto di partenza su altri obiettivi che vi siete prefissati?

Animal Profanator: Ovviamente non nascondiamo di essere tre repressi incredibili, ma non è per questo che facciamo questa musica, "credo e spero", ad ogni modo la nostra passione per il thrash lercio e zozzo come il filone brasiliano dei primi Sepultura, Sarcofago, Chakal, Sextrash, Panic, e i primissimi tedesconi Destruction e Kreator non fa altro che dare una grossa impronta alle nostre creazioni musicali. Non da meno la nostra passione per l’horror cinematografico e letterario, come anche le nostre passioni nerd relative a fumetti, modellismo, videogame e altro ancora. Non abbiamo obiettivi prefissati e non credo ne avremo mai, ci interessa soltanto riuscire a sfornare la nostra musica fino a quando ci resteranno dita per poterla suonare…

3. In che modo la vostra città e provenienza, influenza il songwriting degli Occultator?

Painkiller: Sono certo che, in qualche modo, il nostro stile sia influenzato dalla nostra provenienza ma il fattore "X" non saprei spiegarlo a pieno. Noi viviamo la nostra musica e la nostra amicizia rinchiusi in sala prove, li dentro, rispetto alla nostra città, non ci manca niente!

4. Puoi accennarci qualcosa sulla fase compositiva di "Exorcize the Exorcist" e sulla sua rispettiva registrazione in studio? Chi si è occupato della produzione e in quale studio avete preferito dimorare
per le riprese?

Animal Profanator: Provare nella nostra sala è la cosa che più ci soddisfa, ed è proprio in questi lerci momenti di passione nerd musicale che riusciamo a tirar fuori quello che realmente vorremmo sentire in un pezzo thrash metal. La creazione vera è propria inizia nella stanza di Painkiller che da buon chitarrista inizia a sfornare riff allo stato primordiale (in alcuni rari casi io e Damien portiamo qualche riff da provare in sala), subito dopo c'è il monta e smonta della struttura del brano e dell’arrangiamento cercando di non cadere nel plagio ma nemmeno di far qualcosa di nuovo (non sia mai !!!) ...mantenendo quel poco di originalità che spero ci contraddistingua un minimo dalle altre band. Fatto ciò, una volta raccolti i brani necessari, ci si muove per la registrazione sempre nella nostra sala prove "From the Crypt Studio".
Con gli Occultator preferiamo registrare semi Live creando una base di batteria e chitarra, a cui andremo ad aggiungere basso voci e assoli, il nostro intento è quello di non avere un suono pulito ma omogeneo e che sappia di vecchio (quindi poco editing di correzione e molto gain e zozzerie varie). Praticamente facciamo tutto quello che non andrebbe fatto in una registrazione "standard".

5. A chi ritieni possa rivolgersi la vostra musica, nello specifico?

Painkiller: Si rivolge a tanti nostalgici / simpatizzanti degli anni '80, nello specifico a quelli che li hanno vissuti e che quindi sanno quanto è stato fantastico quel periodo. Ovviamente anche chi si avvicina adesso al genere, può prendere spunto dalla nostra musica per arrivare a chi ha dato inizio a questo filone. Ma sopratutto la nostra musica si rivolge a chi non sa stare a braccia conserte di fronte ad un palco!




6. Il vostro è un sound molto grezzo e mi riporta alle origini del death thrash. Suonare questa musica per voi è solo la scelta di un genere musicale estremo che sia il più datato possibile o c'è qualcosa di più profondo sotto?

Painkiller: Credo che sia un insieme di cose. Abbiamo passato tanto tempo a sbattere la testa sul death metal e sulla tecnica, la precisione e la pulizia, ma adesso posso dire che non c'è niente che ci dia più soddisfazioni di un concetto diretto, ingenuamente essenziale e primitivo; tutto ciò rende breve quella distanza che di solito c'è tra prestazione perfetta e divertimento. A questo aggiungerei anche uno sfrenato amore per il grottesco, per il passato e per l'irriverenza sui falsi miti...la copertina e i contenuti di "Exorcize the Exorcist" dicono tutto.

7. Anche l'artwork di cui godete è molto diretto e si accompagna più che bene al tipo di musica che siete soliti proporre...

Damien Thorne: Si, l’immagine del tipo ossesso che si strappa le vesti è davvero molto suggestiva, proviene da un vecchio manuale di esorcismi, l’abbiamo un po’ modificata perché calzasse meglio con il titolo e ci è sembrata perfetta.

8. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una vera e propria esplosione dello sludge / doom metal. Che cosa ne pensate a tal proposito, e come spiegate queste correnti periodiche? In fin dei conti è sempre stato così nel fluire degli anni. C'è stato il boom del death... poi quello del black metal.... e via dicendo...

Painkiller: Questa è una domanda complicata, molti defender risponderebbero dicendo che ascoltano lo stesso genere da sempre e che non sanno cosa sia la moda. Una visione più realista ci porterebbe alla conclusione che poche cose al mondo sono insensibili alle mode del momento e, appunto, il fluire degli anni ci rende palese questo meccanismo. Secondo la mia esperienza personale, posso dire che la scena del metal estremo -quella dalle produzioni ed esecuzioni perfette- stava iniziando a saturarsi di band che tendevano sempre di più ad omologarsi: stessi suoni, stesse voci, stesse strutture. Posso dire che questa ventata old school -più che necessaria- era annunciata. Come premesso, nessuno si salva da questi corsi e ricorsi, quindi temo che stia accadendo lo stesso anche con alcune categorie del doom, lo avverto dagli ascolti che faccio ogni giorno.

9. Negli Occultator quali differenze e quali analogie ci sono con il progetto Bunker 66?

Damien Thorne: Bah, non saprei, a parte la mia presenza mi sembra roba diversa, probabilmente lo stesso livello di approssimazione musicale magari.

10. Domanda d'obbligo: State già pensando ad un seguito per "Exorcize the Exorcist"?

Painkiller: La risposta è si. Direi che non ci stiamo solo pensando, stanno cominciando a nascere nuove idee e qualche pezzo ha già preso forma!

Damien Thorne: Yes, of course, i nostri cervelli malati sono sempre in attività, appena possiamo registriamo la roba nuova.

Animal Profanator: Si certo!

11. Grazie per l'intervista...

Damien Thorne: Ma grazie a te!

Painkiller: Grazie a te per lo spazio e per la passione che dedichi ogni giorno alla musica e alla tua zine!

Animal Profanator: Grazie a te e a alle persone come te...



CONTATTI: facebook.com/occultator - occultator666@gmail.com

OCCULTATOR line-up:

Damien Thorne - Basso, Voce
Painkiller - Chitarra
Animal Profanator - Batteria

RECENSIONE:
OCCULTATOR "Exorcize The Exorcist" EP 2013 - eternal tombs rec



domenica 23 marzo 2014

Recensione: NOCTURNAL BREED "Napalm Nights"
CD | 2xLP 2014 - agonia records




"Napalm Nights" segna il ritorno dei norvegesi NOCTURNAL BREED, cavalieri dell'apocalisse e fieri portabandiera del retro thrash/black metal anni '80, quello fedele alle regole del genere e che non concede nessun tipo di compromesso. Attivi dal lontano 1996 i nostri hanno consolidato la propria attitudine, pubblicando cinque album di tutto rispetto (oltre che vari EPs, demo, singoli...). Sono passati ben sette anni dal precedente "Fields of Rot" (realizzato sempre dalla Agonia Records), ma i musicisti in questione non hanno perso un grammo della loro violenza e lo hanno dimostrato su ogni brano del presente disco (a tratti epico ed ispirato); nel quale appare anche un guest speciale (Nocturno Culto dei Darkthrone). E' ormai scontato pensare e dire che un album come questo è adatto solo a chi si nutre di tali sonorità, perché per i restanti la sostanza potrebbe risultare datata o peggio scontata. Niente da eccepire o da far gridare al miracolo per quel che concerne la musica dei nostri. Per i Nocturnal Breed non è cambiato nulla, a parte il fatto che sono invecchiati. Sono vivi con la stessa energia e convinzione degli esordi e per questo motivo faranno la gioia dei puristi! Se avete particolarmente a cuore la vecchia scuola rimarrete pienamente soddisfatti.

Contatti: agoniarecords.bandcamp.com/napalm-nights

TRACKLISTING: The Devil Swept The Ruins, Speedkrieg, Cursed Beyond Recognition, The Bitch Of Buchenwald, Napalm Nights, Thrashiac, Dawn Campaign... Flamethrower Ridge, Under The Whip, Dragging The Priests, Krigshisser.


sabato 22 marzo 2014

Recensione: TWILIGHT "III:Beneath Trident’s Tomb"
CD 2014 - century media




Tutto potevo immaginare, tranne che il rinomato Thurston Moore (ex-Sonic Youth) entrasse a far parte degli americani TWILIGHT! Ovviamente questa news oltre che spiazzare abbastanza, riesce anche ad iniettare ulteriore linfa al progetto in se, donandoci la possibilità di ascoltare più di una novità sul piano strumentale. Della formazione originale rimangono solo Imperial (Krieg) e Wrest (Leviathan), mentre Scott Conner (Xasthur) Aaron Turner (Isis), Tim Lehi (Draugar), Blake Judd (Nachtmystium) fanno ormai parte del passato. Da sottolineare il coinvolgimento del noto Sanford Parker (guitars, keyboards) e di Stavros Giannopoulos (guitars). Quello che stupisce in "III:Beneath Trident’s Tomb" è la ricchezza di contenuti che lo caratterizzano, una colata di acciaio fuso che avanza lentamente per inondare un lavoro che colpisce dalla prima all'ultima nota, e ciò basta ad alzare il livello qualitativo rispetto a "Monument to Time End" del 2010. Il nuovo full-length è meno crudo del suo predecessore, ma non delude in quanto a varietà di riff e ritmiche (basta abbandonarsi alle travolgenti note di "Swarming Funeral Mass", "Seek No Shelter, Fevered Ones" per rendersene conto). Tutte le atmosfere violente cucite dai 5 di Chicago sono struggenti, dolorose, per certi versi controverse. Lo stile è sempre quello tipicamente "Twilight", la differenza è che oggi i nostri si posizionano un gradino sopra perché capaci di suonare qualcosa di più coraggioso e delirante. Le strutture black rimangono riconoscibili, anche se vengono imbastardite in ogni traccia da fraseggi noise/industrial/rock davvero vincenti. Oggi, i suoni raccapriccianti messi in atto da questi musicisti d'oltreoceano sconfinano nella devianza più nichilista ed è un vero piacere sentirli penetrare e stuprare il nostro apparato uditivo. Un disco da non perdere!

Contatti: facebook.com/TwilightBlackMetal

TRACKLISTING: Lungs, Oh Wretched Son, Swarming Funereal Mass, Seek No Shelter Fevered Ones, A Flood Of Eyes, Below Lights.




venerdì 21 marzo 2014

Recensione: THE FOREIGN RESORT "New Frontiers"
CD 2014 - BLVD records




Ritornano indietro nel tempo i danesi THE FOREIGN RESORT e lo fanno sulle splendide note della new wave d'annata, quella che lega a se il post punk di vecchia generazione, lo stesso che ha reso celebri gruppi del calibro di The Cure, Fields Of The Nephilim, Bauhaus, Gang of Four, Joy Division, ma anche Jesus & Mary Chain. Per farla breve, il meglio che si poteva e si può citare ancora oggi in sede di recensione. Devo dire, sinceramente, di aver assaporato un album sensazionale (sotto ogni punto di vista), che riesce a trasportare già dall'iniziale "Dead End Roads". "New Frontiers" è un lavoro trasversale che si immerge nel flusso del sangue dopo pochi ascolti e perciò rende difficile un'analisi che non sia superficiale. Un sacco di elementi diversi presenti nelle singole canzoni vanno a favore della band stessa e, quello che emerge dal risultato finale è un battito pulsante e ben articolato, completato dalle fluttuanti idee / componenti elettroniche che si dispongono lungo il tortuoso tracciato dei nostri. Nonostante questi musicisti siano legati saldamente alle basi dei generi su citati, riescono ugualmente a superare la prova del tempo, grazie ad un songwriting fresco e costantemente dinamico ("Flushed" o "Landslide" sono l'esempio lampante). Nove tracce dalle quali lasciarsi cullare, per un ritorno alla grinta, al rumore e alle abrasive sensazioni del passato. Senza ombra di dubbio, questa è una delle prove più equilibrate che io abbia ascoltato negli ultimi periodi, per questo motivo ve la consiglio.

Contatti: theforeignresort.bandcamp.com - facebook.com/theforeignresort

TRACKLISTING: Dead End Roads, Breaking Apart, Alone, Flushed, Dead Leaves, New Frontiers, Quiet Again, Landslide, Dark White.




giovedì 20 marzo 2014

Statistiche: 91.734 visite / visitors per SON OF FLIES webzine




E' trascorso un anno e 6 mesi dalla nascita di SON OF FLIES.
Ho già scritto e pubblicato 821 posts (tra recensioni, interviste, etc.).
Il blog ufficiale della webzine è stato visitato da 91.734 utenti da tutto il mondo. Grazie per il SUPPORTO! Christian Montagna


20th March 2014 - SON OF FLIES WEBZINE Celebrates 91.734 visitors from around the World. I published 821 posts in one year and six months!
THANKS FOR YOUR SUPPORT! Stay Tuned!
Christian Montagna



Contatti:
christianmontagna.blogspot.it
facebook.com/chris.son.of.flies
facebook.com/son.of.flies.webzine
chris.sonoflies@yahoo.it


Recensione: MOPE "Mope"
CD 2014 - taxi driver records




Che anche la nostra Nazione avesse una scena solida nel circuito "doom, sludge, drone" più sperimentale era ormai chiaro da tempo. Ma che questa stesse anche alimentando delle entità musicalmente accattivanti è un bel risultato. I liguri MOPE (provenienti da Genova) si confermano da subito tra le migliori formazioni italiane.. grazie alla professionalità dei 4 musicisti coinvolti nel progetto: Fabio Cuomo (Eremite), Stefano Parodi (Vanessa Van Basten), Jessica Rassi, Sara Twinn (Folagra). Figli di un dio sconosciuto e deviato, i nostri si fanno spazio nella dimensione più astratta del genere proponendo una commistione di varie allucinazioni provenienti dalle aree urbane dimenticate o semplicemente da luoghi bui
e lontani. Per questi motivi, i Mope, troveranno dimora presso quanti, tra voi, stanno cercando emozioni / suoni di qualità e, sopratutto che risultino sfuggenti nella libera originalità. Non potete capire le mie parole finché non avrete tra le mani questo capolavoro assoluto. Questa unione d'intenti, riesce a tirare fuori il meglio venendo a contatto con le viscere della terra. E' chimica voluminiosa quella che unisce i membri dei Mope e sono convinto che nessuno potrà mai contraddirmi al riguardo. L'intera opera è la giusta colonna sonora per accompagnare questi giorni grigi e il sax di Sara Twinn diventa l'ingranaggio fondamentale affinché il dramma risultasse perfettamente verosimile... risultasse ancora più toccante e malinconico. Non mi capitava da molti anni di provare simili brividi (forse dal 2009 quando venni a contatto con Carboniferous degli ZU), ecco spiegata la mia teatralità verbale. In una società in cui la modalità 'usa e getta' ha preso il sopravvento, i Mope sembrano andare controcorrente, ondeggiando al di là delle futili / sterili apparenze. Insomma, una speranza vincente nel percorso della ricerca esistenziale. Acquistatelo, consumatelo e veneratelo. Pubblicato dall'italiana Taxi Driver Records.

Contatti: taxidriverstore.bandcamp.com/mope - facebook.com/mopeband

TRACKLISTING: Old Grey Street, Doomed To Feed The Ground, La Caduta.


mercoledì 19 marzo 2014

Intervista: EXHALE - "ROTTA DI COLLISIONE"






IL GRINDCORE MESSO IN ATTO DAGLI SVEDESI EXHALE E' DI NOTEVOLE SPESSORE! "WHEN WORLDS COLLIDE", LORO TERZO ALBUM IN STUDIO, E' UNO DI QUEI LAVORI CHE NON DEVE MANCARE NELLA COLLEZIONE DI OGNI APPASSIONATO DEL GENERE!!! HO CHIACCHIERATO CON JOHAN, UNO DEI MEMBRI DEL GRUPPO...

1. Ciao Johan. Potresti illustrarci una breve storia degli Exhale, magari accennando qualcosa sulle vostre passate esperienze musicali.

- Hey! Abbiamo pubblicato altri due album prima di "When Worlds Collide", precisamente "Prototype" e "Blind". La band è stata fondata nell'estate del 2004 dal chitarrista Johan e dal batterista Gustav. Dal momento che entrambi erano cresciuti con gruppi estremi come Brutal Truth, Napalm Death, Nasum e simili grindcore-acts il loro pensiero è stato: "grind is the shit, let’s make some". Quasi subito pubblicammo un demo denominato "Die Inside" e grazie a quel lavoro ottenemmo un contratto discografico. Il primo album "Prototype" vide la luce nel 2006 su Emetic Records e così girammo l'Europa e gli Stati Uniti, quel giro comprendeva anche un live al Maryland Death Fest. Dopo ci furono dei cambi di line-up. Il secondo album "Blind" venne pubblicato nel 2010 per l'etichetta olandese Dark Balance. Suonammo di più dopo l'uscita di quel disco. Successivamente, cambiammo ancora alcuni membri nella formazione. Ora il nostro terzo album è già disponibile. La versione CD è uscita per Pulverised Records mentre l'LP verrà messo presto in commercio da Power It Up.

2. Prima di tutto devo farvi i complimenti per il vostro ultimo lavoro "When Worlds Collide". Dopo tre mesi dall'uscita, qual è la tua opinione su di esso e quali sono state le reazioni dei fan rispetto agli album precedenti?

- Grazie! Siamo davvero soddisfatti di "When Worlds Collide". E' venuto come avevamo programmato! E' brutale, dinamico, un ottimo sviluppo dal precedente "Blind". Il nostro nuovo cantante Martin è adatto alla misura della nostra musica. Di gran lunga il miglior cantante che abbiamo mai avuto. Finora le reazioni dei fan e dei media sono state veramente buone. Abbiamo ricevuto un sacco di ottime recensioni!

3. Quali sono i vostri obiettivi per questo album?

- In questo momento stiamo cercando di fissare alcune date per promuovere l'album. Dal momento che abbiamo anche delle famiglie e un lavoro a tempo pieno. A volte può risultare difficile far funzionare tutto per tutti i membri della band. Ma speriamo di state il più possibile on the road e proporre il nuovo materiare.

4. Dopo l'ultimo lavoro "Blind" è stato difficile costruire il materiale per questo nuovo "When Worlds Collide"?

- No, volevamo che suonasse abbastanza veloce. "Blind" è un buon disco, infatti oltre ad essere brutale è anche caratterizzato da un sacco di strutture death metal. Per questo nuovo album volevamo creare qualcosa
di più dinamico. Dopo aver accordato le nostre chitarre un po' più giù, iniziammo a scrivere musica. Abbiamo registrato 21 canzoni e 14 sono parte di "When Worlds Collide". Speriamo di riuscire a pubblicare le restanti 7 tracce su qualche split o in un EP.

5. Questo album sembra aver stabilito un sound definitivo! Sei d'accordo con questo?

- Sì, sono d'accordo. Abbiamo cambiato un bel po' il suono sui nostri diversi album, ma ora siamo riusciti a trovare quello adatto agli Exhale. Probabilmente il prossimo disco suonerà come questo.



6. Riguardo i testi, c'è un tema specifico o una particolare idea alla base del nuovo CD?

- Scriviamo delle cose che non ci piacciono in questo mondo. Politici, per lo più corrotti, guerre, e quel genere di cose.

7. Vi siete separati dalla Dark Balance per giungere ad un accordo con
la Pulverised Records. Pensi che questo porterà con sé alcun cambiamento sulla vostra carriera?

- Ci auguriamo che possa portare un po' più di attenzione verso la band. La Pulverised è abbastanza nota nell'underground. Maybe it can take us to a trip to Asia? That would have been awesome!

8. Sei in grado di darci una visione chiara su cosa possiamo aspettarci dal prossimo album? Ci sono dei titoli o delle indicazioni musicali che ci puoi illustrare? Quando potremmo vedere o sentire un nuovo lavoro o delle nuove canzoni degli Exhale?

- Abbiamo alcuni nuovi brani che attualmente stiamo completando. Sembrano brutali! Finora il nuovo materiale suona come "When Worlds Collide", ma con ulteriori sviluppi. Forse registreremo un nuovo lavoro nel 2015. Ma, come ho detto prima, abbiamo sette brani inediti che vorremmo pubblicare. Tra questi ce ne sono alcuni davvero assassini, purtroppo messi da parte perché "When Worlds Collide" durava già 37 minuti.

9. Con quali gruppi avete girato? Quali sono quelli con cui vorreste andare in tour?

- La maggior parte dei nostri tour sono stati condivisi con delle band locali e a loro sostegno. Con Misery Index, Dying Fetus, Suffocation, Entombed, Cattle Decapitation avremmo fatto un killer tour!

10. Quando guardi agli inizi degli Exhale, cosa ti viene in mente? Oggi, cosa pensi del gruppo?

- Quando iniziammo non avevamo un vero e proprio obiettivo con la band. Volevamo solo suonare musica veloce e bere birra. Finora il viaggio con gli Exhale è stato davvero impressionante! Siamo stati in giro per dieci anni e spero di poterlo fare per altri dieci. We have a lot more to bring to the world!

11. Grazie per l'intervista!

- Grazie per il supporto! Cheers!



CONTATTI: exhaleswe.com - facebook.com/officialexhale

EXHALE line-up:

Martin Brzezinski - Voce
Johan Wold Ylenstrand - Chitarra
Gustav Elowson - Batteria
Johan Fogelberg - Basso
Andreas Allenmark - Chitarra

RECENSIONE:
EXHALE "When Worlds Collide" CD 2013 - pulverised records





martedì 18 marzo 2014

Recensione: MONDKOPF "Hadès"
CD | LP 2014 - in paradisum




Arriva dalla Francia questo potentissimo album di Industrial/Experimental Electronic intitolato "Hadès". L'artefice di tale lavoro è MONDKOPF. Non c'è che dire, il compositore riesce ad elaborare un sound complesso e ben articolato / arrangiato, tanto da coinvolgermi pienamente già dal primo ascolto. Un discorso musicale letale che assume dimensioni impossibili da trascurare. L'obiettivo principale di Mondkopf è uno: fare tremare tutte le pareti del vostro appartamento! Una consapevolezza aumentata a tal punto da rendere efficace e tellurica ogni canzone presente in "Hadès". Si sente che il musicista è a suo agio con tutto quello che concerne questa idea sonora e si prova grande piacere mentre la si fa scorrere tutta d'un fiato. L'aura che circonda questo progetto è assolutamente positiva e non mi sarei mai immaginato una tale ampiezza distruttrice. Mondkopf è un'oscura bestia che crea in un modo irresistibile e abile un concept artistico unico. L'esperienza accumulata nel tempo ha portato la giusta armonia tra le diverse parti, completando un meccanismo complesso ma nello stesso tempo mobile e ben oleato. La spinta non rallenta mai la corsa e per questo l'intero album piacerà molto ai seguaci del genere. Una garanzia nel campo dell'elettronica di spessore. Consigliato!

Contatti: inparadisum.bandcamp.com/album/had-s - facebook.com/Mondkopf

TRACKLISTING: Hadès I, Eternal Dust, Cause & Cure, Immolate, Here Come The Whispers, Hadès II, Absences, The Stars Are Falling, We Watched The End, Hadès III.


Recensione: TREHA SEKTORI "Endessiah"
CD | LP 2013 - cyclic law




Mi capita raramente di recensire materiale datato sulle pagine della mia webzine, ma se accade, avviene per la giusta causa. Ecco perché ho scelto di dare spazio al 3° strepitoso full-length del progetto francese TREHA SEKTORI (pur essendo uscito un anno fa). Anche io, reputo Dehn Sora uno degli artisti più interessanti del panorama dark ambient internazionale! Lo ha dimostrato in passato e continua a dimostrarlo ancora facendo leva sulle proprie immense doti creative. Stiamo parlando di musica con la 'M' maiuscola, quella che raramente ci capita di ascoltare!!! Già ai tempi dell'esordio ("Demeh Sorh Kahena" - 2006) Sora dimostrò, che abbastanza paradossalmente si trovava spesso lontano dal resto della scena, avendo cominciato fin da subito a prendere le giuste distanze, seguendo così il proprio distinto sentiero. Le manifestazioni mostruose di "Endessiah", si estendono su un unico grido isolato, in un miscuglio di colori evocativi (blu, nero e bianco) di insostenibile violenza controllata; nascosti tra strutture di sostegno che segnano un'invisibile e instabile dimensione produttiva. L'intero sviluppo dell'opera di Dehn Sora e questo altissimo suo genio creativo, rivelano una grandezza che non ha pari, che ha sempre bisogno di particolari codici per essere analizzata. L'accordo dissonante tra lo spazio della solitudine dell'uomo e quello dell'artista abbatte le barriere di genere e, grazie a ciò, libera tutte le forze magnetiche che istantaneamente vanno ad avvolgere il corpo dell'ascoltatore, come se un viscido rettile deforme si abbracciasse alla vulnerabile massa muscolare. La performance è fatta di spirito e carne ed è l'emanazione di queste due componenti che va catturata (provate a visionare i video dell'artista!!). Questo "Endessiah" è uno dei lavori che nel modo più assoluto permettono di conoscere come per Treha Sektori la musica sia diventata l'elemento / mezzo che fa diventare reale il mondo introspettivo. Una parola: Geniale!

Contatti: trehasektori.com - facebook.com/Treha-Sektori

TRACKLISTING: Berh Ehn Confession, Vocerah, Solvah, Vorah Esyeh Konteriah, Despraorehn, Alterah Ethi Endessiah.




lunedì 17 marzo 2014

Intervista: DIRGE - "LE OSCILLAZIONI DEL TEMPO"






I FRANCESI DIRGE SONO UNA DI QUELLE BAND CHE TI RIMANGONO IN TESTA PER LUNGO TEMPO, CAPACI DI CALIBRARE UN SOUND UNICO, AVVOLGENTE, DEGNO DI NOTA. ATTIVI DA ORMAI VENT'ANNI, QUESTI MUSICISTI PARIGINI HANNO SAPUTO CONSOLIDARE LA LORO ATTIVITA' ALL'INTERNO DEL CIRCUITO POST-METAL. OGGI, IL 6° NUOVO ALBUM "HYPEION" VIENE PRESENTATO IN QUESTA INTERVISTA. HANNO RISPOSTO ALLE MIE DOMANDE DUE MEMBRI DEL GRUPPO, IL CHITARRISTA STEPHANE L. E IL BATTERISTA ALAIN B.

1. Ciao Stéphane. C'è stato un vuoto di 3 anni tra "Elysian Magnetic Fields" e "Hyperion". Perché?

Stéphane: Per noi, è stato un intervallo di tempo piuttosto normale. Abbiamo sempre bisogno di tempo per ritrovare le energie utili a noi stessi, in termini di creazione. In un certo senso, avevamo bisogno di 'cancellare' dalla nostra mente il precedente album "Elysian Magnetic Fields", al fine di ottenere un inizio migliore partendo da zero, con nuove idee. Noi, sappiamo perfettamente come costruire una canzone per
i Dirge, sappiamo come farla suonare bene, quindi non ci siamo mai persi nell'iniziare un nuovo album. Inoltre, siamo stati in tour tra il 2011
e il 2012, e questo ci ha tenuto lontano per un po' dal nostro studio.

2. Quindi, quale direzione avete preso con il nuovo album e in che cosa differisce dal vostro precedente lavoro?

Stéphane: Non c'erano particolari idee oppure preconcetti quando abbiamo iniziato a lavorare su quello che sarebbe poi diventato "Hyperion". Noi non diciamo mai a noi stessi "dai, facciamo qualcosa di più veloce o più atmosferico", le cose scorrono sempre naturalmente. La forma finale del disco è il risultato di una grande quantità di piccoli dettagli ottenuti durante il processo di scrittura, durante il processo di registrazione e durante il processo di mixaggio. Le cose non smettono mai di evolversi e talvolta trasformarsi in qualcosa di molto diverso dalla forma originale. Così i nostri album non appaiono mai come una "scienza esatta", perché un ampio spazio è lasciato per esperimenti e percorsi accidentali. Quindi se pensate che questo nuovo disco abbia una direzione particolare, potrete avere la vostra personale 'lettura' di "Hyperion", in base a ciò che vi aspettate, a ciò che sapete di noi, a quello che avete conosciuto tramite il nostro album precedente, oppure semplicemente seguendo una personale sensibilità. Ma onestamente, non posso illustrarvi come si differenzia dai nostri precedenti lavori. Tutto quello che so è che "Hyperion" segue lo stesso filo conduttore, la propria evoluzione nella nostra discografia ma prendendo una strada diversa, perché non abbiamo mai voluto ripeterci.

3. A proposito del tuo ultimo lavoro, la prima volta che ho ascoltato "Hyperion" ho avuto questa impressione di modernità...

Stéphane: Spero di sì. Per esempio, non siamo più nel 2003 per registrare una copia del nostro terzo album "And Shall The Sky Descend", perché non avrebbe alcun senso! Quindi, grazie. Sono d'accordo con te, anche se non so a che tipo di modernità ti stai riferendo. Come sempre abbiamo provato diversi suoni ed effetti, suonando con alcuni patterns elettronici, qua e là, questo rende il materiale di "Hyperion" qualcosa di fresco.



4. Tutte le canzoni sono molto suggestive. Il disco era anche destinato
a suonare come una vera e propria colonna sonora oppure è qualcosa che è successo spontaneamente?

Alain: Mai calcolato nulla, perché abbiamo sempre amato quel tipo di atmosfere. Da parte mia, posso dire che può essere stato influenzato dai Pink Floyd.

Stéphane: Noi siamo sempre stati amanti di un certo tipo di materiale vicino ad uno stile cinematografico, colonne sonore o gruppi che suonano pezzi 'soundscape' (Pink Floyd, Fields Of The Nephilim, Lycia, Godspeed You! Black Emperor!). Sviluppiamo questo aspetto atmosferico all'interno della nostra musica da dieci anni. "Hyperion" è semplicemente più etereo, ha più synth e suoni avvolgenti, che a volte possono dare questo impatto simile ad una "colonna sonora".

5. Da dove prendete le vostre influenze per scrivere musica?

Alain: Abbiamo tutti influenze diverse e un background musicale diverso, ma alla fine, secondo i nostri desideri creativi ci riuniamo nei Dirge, anche perché abbiamo una mentalità abbastanza open-minded.

6. Liricamente, sviluppate diversi temi?

Stéphane: Tutte le tracce portano sempre le stesse idee, ma sviluppate in direzioni diverse, con differenti punti di vista. Questo non è un concept album che si snoda intorno ad un soggetto principale, come è accaduto nel caso di "Elysian Magnetic Fields" e del suo tema portante. A me non piace analizzare i nostri testi, non voglio che vengano disincarnati con una spiegazione semplice e inutile. Le persone sono libere di trovare ciò che vogliono all'interno di quelle parole.



7. Il suono che avete con i Dirge può essere associato nella scena post-metal più atmosferica che negli ultimi anni è cresciuta davvero molto. Secondo te, quali sono le differenze tra i Dirge e tutti questi altri gruppi? Qual è la forza motrice nella vostra musica?

Stéphane: Vedo e capisco il legame comune che abbiamo con questa scena e il perché siamo associati a questo movimento denominato post. Siamo stati etichettati sotto tanti sottogeneri (post-metal, post-hardcore, sludge atmosferico, noise-core etc) che oggi non mi interessano più. E' parte del gioco. Stavamo facendo le nostre cose molto prima che questa scena crescesse e lo faremo ancora quando questa scomparirà, quindi non è così importante.

8. Come si fa a bilanciare la vita on the road con quella personale?

Alain: Ovviamente, non è sempre facile conciliare tutto (la famiglia, il lavoro e la band), ma il gruppo rimane una priorità ed è parte di una vita equilibrata...

9. Quali sono le tue aspettative personali per il nuovo anno?

Alain: Vogliamo che questo nuovo album venga ben accolto e, naturalmente, vorremmo suonare dal vivo e per questo continueremo a conciliare tutto.

10. Qual è il prossimo passo per i Dirge?

Stéphane: Noi saremo in tour in Polonia e forse in Germania il prossimo maggio. And we wish playing more gigs in the months to come as playing live is half of the Dirge's raison d'être.

11. Grazie per l'intervista.

Stéphane/Alain: Grazie a te!



CONTATTI: dirge.fr - dirgeparis.bandcamp.com - facebook.com/DIRGE.fr

DIRGE line-up:

Marc T. - Chitarra, Voce, Programming
Alain B. - Batteria
Stéphane L. - Chitarra
Luz - Basso

RECENSIONE:
DIRGE "Hyperion" CD 2014 - debemur morti productions





domenica 16 marzo 2014

Recensione: SKORNEG "Foehn"
CD 2014 - malignat records




L'obiettivo principale di SKORNEG è quello di scrivere un disco con brani che possano evocare qualcosa di memorabile, dotati di un suono dinamico, oscuro, avvolgente, e che si rifacesse al dark ambient di qualità. Avendo consumato tonnellate di album del genere, posso tranquillamente affermare che il musicista ci sa fare e, "Foehn", diventa immediatamente il chiaro collegamento per spiegare la vera natura della sua musica... l'archetipo più evidente per dipingere la sua volontà. Le cupe ambientazioni chiuse nell'involucro esistenziale mi risucchiano in una dimensione astratta, difficile da analizzare. Il bianco e il nero si uniscono per scavare il letto di un fiume in piena, che non rallenta mai la sua corsa. Tutta la sua energia penetra nella terra per scuotere la superficie sottostante, solo così le note di "Foehn" possono dare vigore a ciò che verrà o dovrà accadere. Di carattere temporaneo, il disco si potrebbe immaginare come una sorta di "anticamera" del Purgatorio per la maggior parte di coloro che, pur essendo in "stato di pena", necessariamente devono transitarvi per perfezionare la loro purificazione morale e spirituale prima della scalata successiva. Il canadese Skorneg ha già raggiunto un buon livello espressivo, vedremo cosa ci riserverà in futuro.

Contatti: malignantrecords.com/releases/4789

TRACKLISTING: Skorneg, Serac, Foehn, Sherpas.


sabato 15 marzo 2014

Recensione: DRÅP "En Naturlig Död"
CD 2014 - autoprodotto




I DRÅP ci prendono a calci nel culo! Si, perché senza dubbio sono tra le formazioni più interessanti ascoltate di recente. Joachim Lyngfelt e soci mettono subito le cose in chiaro, dimostrando di voler fare sul serio (e andare giù pesante), componendo dieci brani schizoidi e incredibilmente aggressivi. Provenienti da Sundsvall (SWE) ma nettamente lontani dalla massa post-moderna, preferiscono pestare in maniera diretta facendo leva su di un incontaminato e violento crust / hardcore d'annata, una fiammata letale che arde sulla benzina che scorre nei solchi di "En Naturlig Död". I DRÅP, in questo debutto, mostrano una sicurezza disarmante, tanto che le influenze che animano l'essenza dei nostri si fondono velocemente in un'unica e coesa massa incandescente. 4 ragazzi dall'attitudine ferrea, che pur non proponendo nulla di nuovo mantengono inalterati i connotati che caratterizzano l'urto di questa musica ribelle, andando a pescare adeguatamente il meglio, tirando fuori sonorità claustrofobiche, ciniche che si adattano alla perfezione al concept del CD. Tutti gli strumenti suonano come un'unica entità organica, vibrante, capaci di alimentare passaggi in cui si possono intravedere le torbide atmosfere della realtà quotidiana. Il fatto che i brani siano immediati, brevi, li rende anche più 'facili' da ascoltare e soprattutto da metabolizzare... per quanto possa essere semplice assimilare tale pestaggio sonoro."En Naturlig Död" è un irresistibile concentrato di rabbia spinto al massimo. Se amate le impetuose movenze di Skitsystem, Wolfbrigade (ex-Wolfpack), Victims... dovete assolutamente sostenerli. Un disco da consumare ad alto volume!

Contatti: facebook.com/pages/DR%C3%85P/305747579538779

TRACKLISTING: Preparat, Avsked, Förstörd, Häktad, Horblod, Nekad Till Vård, Vedergällning, Höstmörker, Ett Hopplöst Fall, En Naturlig Död.


venerdì 14 marzo 2014

Recensione: COMEBACK KID "Die Knowing"
CD 2014 - victory records




Ebbene si, ritornano anche i COMEBACK KID, una band che nel corso della lunga carriera ha consolidato il suo status nel panorama dell'hardcore. In dodici anni di vita, questi musicisti canadesi ci hanno deliziato con il loro potente ma al tempo stesso ben calibrato mix aggressivo. Bravi nel tenere fede alle origini del genere senza abbandonare la volontà di spingersi verso altri orizzonti. Il suono dei nostri è caratterizzato
dal voluminoso / dirompente guitar-work, spesso stemperato da intrecci melodici presenti nei passaggi di quasi tutte le tracce. I Comeback Kid sono degni di nota e il nuovo "Die Knowing" piacerà indubbiamente nella sua globalità: un concentrato di riff che faranno la gioia di chi ama l'hc più aperto e dinamico. Canzoni quali "Lower the Line", "I Depend,
I Control", "Somewhere in This Miserable...", "Losing Speed", la dicono lunga sulla vena compositiva dei ragazzi provenienti d'oltreoceano. Anche la voce riesce a coprire bene lo spazio messo a disposizione dal tappeto sonoro. Forse i Comeback Kid, non sono adatti a molti, ma a prescindere dai gusti personali, bisogna donargli i giusti meriti. Un flusso tirato, sfuggente e al tempo stesso pulito nell'insieme. Non mancano fraseggi punkeggianti ("Didn't Even Mind"). In definitiva un full-length valido, dal carattere pulsante, forse non eccezionale in originalità, però capace di rappresentarli nel migliore dei modi.

Contatti: comeback-kid.com - facebook.com/Comeback.Kid

TRACKLISTING: Die Knowing, Lower the Line, Wasted Arrows, Losing Sleep, Should Know Better, I Depend - I Control, Somewhere in This Miserable..., Beyond, Unconditional, Didn't Even Mind, Full Swing, Sink in.