venerdì 29 aprile 2016

Recensione: DROUGHT "Rudra Bhakti"
2016 - Avantgarde Music




Devo ammettere di non essere mai stato un fanatico del black metal, pur avendone seguito con grande interesse le origini e l'evoluzione; ma ciò non toglie che riesca comunque a stanare e apprezzare quelle realtà che si distaccano dalla media, ampliando i confini di questo genere musicale. Le mie preferenze vanno a quei musicisti sconosciuti che si proiettano oltre l'aggressione caotica e "nonsense". Gli italiani DROUGHT sebbene abbiano prodotto un EP di debutto efferato e bestiale, dimostrano di avere delle potenzialità ben consolidate. Titolo e artwork di "Rudra Bhakti" riportano in musica la primordialità di una delle deità vediche più antiche e potenti della religione induista, ed proprio dall'apertura ambientale di "Suryanamaskara (entering the gate of the raging sun)" che l'oscura narrazione comincia, nella maniera più introspettiva possibile. Sarebbe riduttivo basare il mio giudizio personale su ogni singolo pezzo perché il lavoro deve essere considerato come un blocco unico. I Drought hanno già raggiunto un livello invidiabile, per cui possono continuare a comporre seguendo la libertà della propria ispirazione. Attendo fiducioso il primo full-length. "Rudra Bhakti" è disponibile via Avantgarde Music.

Contatti: 

avantgardemusic.bandcamp.com/rudra-bhakti 
droughtcult.com
facebook.com/droughtcult

TRACKLIST: Suryanamaskara (Entering the Gate of the Raging Sun), Fire Breating (Urdva Kundali Arise), Reveal the Unlight (Sudden Awareness), Collapse of Maya (Transfiguration of the Warrior)




giovedì 28 aprile 2016

Recensione: MORTICHNIA "Heir to Scoria and Ash"
2016 - Apocalyptic Witchcraft Recordings




Il debutto dei MORTICHNIA seppellisce qualsiasi dubbio sul loro approccio compositivo, agghiacciante ed empirico. Deathspell Omega, Bethlehem, Mgła appaiono essere i riferimenti permanenti di un disco che dall'inizio alla fine non tradisce le ipnotiche atmosfere tanto in voga nei primi anni '90 (non è un caso se ho menzionato il gruppo di Jürgen Bartsch). Penso che non ci sia nulla di strano nel cercare il proprio suono e una propria spiritualità in contrasto con l'appiattimento generale che sta soffocando l'attuale panorama metal. "Heir to Scoria and Ash" esalta gli opposti più rigogliosi e disperati. Ogni traccia possiede una sua personalità, eppure il risultato sembra omogeneo. Perciò bisogna approfondire attentamente. Alcuni dei passaggi melodici sono in controtendenza, rispetto alle parti intransigenti, ma è un sali e scendi capace di rientrare velocemente nel modus operandi della band di Dublino. Il senso di ipnosi che accompagna i brani rappresenta un manifesto esclusivo per questi musicisti irlandesi. Credo che "Heir to Scoria and Ash" sia nettamente superiore alla maggior parte delle uscite underground del 2016.

Contatti: 

facebook.com/mortichniaband
apocalypticwitchcraft.bandcamp.com/heir-to-scoria-and-ash 
apocalypticwitchcraft.co.uk

TRACKLIST: Searing Impulse, Carrion Proclamation, The Waning, A Furious Withering, Heir




mercoledì 27 aprile 2016

Recensione: KEOSZ "Be Left to Oneself"
2016 - Cryo Chamber




La musica dello slovacco Erik Osvald scivola dall'alto verso il basso alla conquista di nuovi territori desolati, forzando così l'evanescente confine dell'atmosfera terrestre. Provate ad ascoltare questo "Be Left to Oneself" e anche voi rimarrete ammaliati dalle sue capacità compositive. L'incastro dei tanti suoni, uno nell'altro, è dinamico e persuasivo. A differenza degli altri artisti entrati a far parte del vasto roster della Cryo Chamber, KEOSZ punta a una trama dalla qualità trascendentale. Qui il suono ambient è un segno dei tempi, una striscia di luce continua. E nulla avrebbe potuto illustrare questo immaginario con più forza e più significato dell'operato di Erik. Chi vorrà cimentarsi nell'ascolto del disco, potrà quindi interagire, o comunicare, con visioni abbaglianti e magnetiche. Una è la verità: "Be Left to Oneself" si manifesta in tutta la sua bellezza, ritirandosi dalla prevedibilità. Un lavoro sorprendente.

Contatti: 

cryochamber.bandcamp.com/be-left-to-oneself 
facebook.com/KeOSzMusic 
cryochamberlabel.com

TRACKLIST: Be Left to Oneself, Occurred, Forfeited, Forlorn, Traitor, Insecure, Clearance, Low Down, Before the End




lunedì 25 aprile 2016

Recensione: TREHA SEKTORI "Acermeh"
2016 - Self-Released




Dehn Sora (TREHA SEKTORI) è un vero genio della dark ambient music, ma è anche un artista a 360 gradi: ammantato di mistero, potente ed evocativo quanto ineccepiblile. A proteggerlo fin dai suoi esordi c'è un'aura buia come la notte. L'EP "Acermeh" respira a polmoni aperti e succhia linfa da un'atmosfera quasi liturgica (penso al cantato e ai cori presenti nelle 5 tracce). Un rituale claustrofobico in cui si insinuano i sentimenti più intimi del musicista francese, ormai rispettato e apprezzato nel campo della musica sperimentale. Uno spirito creativo rimasto inalterato negli anni. Trovare le parole appropriate per descrivere il valore di Treha Sektori è assai difficile, dato che il suo sound non ha nulla di ovvio o convenzionale. Queste songs, tutte registrate dal vivo, alimentano delle ficcanti esplosioni emotive, scandite, ovviamente, da un tocco unico e inconfondibile. Dehn Sora è sempre stato interessato a ridefinire il lato oscuro dell'esistenza e un lavoro come questo inevitabilmente finisce per influenzare l'ascoltatore. L'Arte non è vincolata a un solo significato: bisogna essere davvero coraggiosi al punto di stravolgere completamente le forme più ovvie per ottenere un risultato sorprendente. Treha Sektori si esprime lasciandosi alle spalle qualcosa di immortale.

Contatti:

trehasektori.bandcamp.com/acermeh
trehasektori.com
facebook.com/trehasektori 

TRACKLIST: Acermeh 04 12 15, Acermeh 03 10 15, Acermeh 05 06 15, Acermeh 12 10 15, Saheh Fernah


domenica 24 aprile 2016

Recensione: NEW ZERO GOD "Short Tales & Tall Shadows"
2016 - Self-Released




Il gruppo greco si rifà vivo a un anno di distanza da "Zona Pericolosa", reimmergendosi in quella dimensione new wave che ha molti punti in comune con il post-punk e il gothic rock, per cui anche oggi bisogna ricordare The Cure, Joy Division, Bauhaus, Sisters of Mercy. L'affresco che ne esce fuori, rappresenta una sorta di summa del materiale composto dai grandi colossi. La copertina, come il titolo scelto per il disco, possiedono significati simili, incarnati da questi musicisti di Atene. Purtroppo i brani accolgono tanti influssi derivativi, ma fortunatamente sono stati amalgamati con professionalità. La componente dark è necessaria per far danzare gli spettri che vagano in un unico gelido grembo privo di uscite. Pur essendo un nome "minore" i NEW ZERO GOD meritano di essere ascoltati. Risultano poco penetranti i suoni scelti dalla band. In altre parole, si sarebbe dovuto puntare su una produzione più corposa nelle medio basse. I miglioramenti non devono basarsi solo sulle capacità strumentali. Ora è giunto il momento di fare qualche passo in avanti.

Contatti:

newzerogod.bandcamp.com/short-tales-tall-shadows
newzerogod.com
facebook.com/NewZeroGodPages

TRACKLIST: King Pest The First, Deadly Dollhouse, Garden Of Mazes, Cloud Of Dreams, Shut Up, Down The Rabbit Hole, My Reaper, Bastards, She's Electrified, Ouroboros




giovedì 21 aprile 2016

Recensione:
THE DAWN "The Dawn's Hard Reboot Protocol: THE GRIEVING PROCESS"
2016 - Trendkill Recordings




"The Dawn's Hard Reboot Protocol: THE GRIEVING PROCESS" dei francesi THE DAWN è un album inquieto. Non si direbbe, ascoltando i primi 3 minuti. In realtà questo terzo lavoro era già pronto da due anni, ma solo di recente sono riusciti a trovare un deal con la Trendkill Recordings, etichetta che ha deciso (inseme ai quattro ragazzi di Marsiglia) di pubblicarlo su CD. Hanno atteso un bel pò. Il loro stile è schiavo della disperazione e dell'annichilimento distruttivo. Lentamente accresce quella sofferenza emotiva collocabile nell'ambito dello sludge/doom metal, o giù di lì. Pur esprimendosi con intensità, i The Dawn faticano a differenziarsi dalla massa. Purtroppo è veramente diffile non cadere nelle solite deformazioni strumentali. Ecco perché risultare interessanti e originali non è mai impresa facile. All'improvviso arrivano anche dei brevi colpi di scena inaspettati: sfuriate grindcore/mathcore e sequenze primitive di chiara derivazione black. Non sono dei musicisti sprovveduti, ma resto dell'idea che debbano ancora trovare una vera identità. Servirebbe più attenzione sopratutto sugli arrangiamenti. Dategli un ascolto. Se non fa per voi, passate oltre.

Contatti:

the-dawn.bandcamp.com/the-dawns-hard-reboot-protocol-the-grieving-process
facebook.com/thedawnhxc

TRACKLIST: The Dawn's Hard Reboot Protocol: THE GRIEVING PROCESS


mercoledì 20 aprile 2016

Intervista: NOVEMBRE - QUANDO I SOGNI DIVENTANO REALTA'






COME HO GIA' AFFERMATO NELLE MIE RIGHE DELLA RECENSIONE DI "URSA", IL RITORNO DISCOGRAFICO DEI NOVEMBRE E' DA CONSIDERARSI UNO DEGLI EVENTI PIU' IMPORTANTI DI QUEST'ANNO. LA GENIALITA', L'ECLETTISMO E IL FASCINO DECADENTE DELLA FORMAZIONE ROMANA HA DA SEMPRE SUSCITATO L'ATTENZIONE DI UN PUBBLICO ESTREMAMENTE ESIGENTE, ABITUATO A VARCARE OGNI LIMITE. UNA REALTA' CHE NON HA MAI TRASCURATO IL BUON GUSTO PER LA COMPOSIZIONE E CHE E' STATA CAPACE DI OSARE, RINNOVANDOSI E RIMETTENDOSI CONTINUAMENTE IN DISCUSSIONE. IL LEADER CARMELO ORLANDO CI RACCONTA PARTE DEL PASSATO E DEL PRESENTE DELLA SUA CREATURA. UNA DELLE PERSONE PIU' UMILI E GENTILI CHE IO ABBIA MAI POTUTO CONOSCERE. QUI DI SEGUITO IL RESOCONTO DI UNA LUNGA E APPROFONDITA AUDIO INTERVISTA. E' STATO UN GRANDE ONORE PER ME, VISTO CHE LI SEGUO FIN DAL LONTANO 1994.

1. Ciao Carmelo. Piacere di ritrovarti. Ricordo ancora le nostre lettere che ci siamo scambiati ai tempi del vostro debutto "Wish I Could Dream It Again..." (1994). Sono ormai trascorsi più di vent'anni. A proposito di ciò, volevo sapere se dopo la pubblicazione di quell'album c'è stato un momento in cui ti sei accorto che le cose stavano iniziando a girare per il verso giusto.

- Ciao. Ben trovato anche tu. Sì, mi ricordo che quando uscì qull'album qualcosa cominciò a cambiare, soprattutto le lettere che ci arrivavano avevano uno stampo diverso da quelle che ricevevamo quotidianamente come Catacomb, e mi riferisco alle prime lettere scritte dai vari fanzinari e da qualche fan sparso per il mondo. Cominciavano a scriverci non solo ragazzi ma anche ragazze. Erano lettere scritte con passione, con tanta poesia, qualcuno addirittura metteva qualcosa di particolare all'interno, come per esempio delle foglie. Si vedeva che c'era una passione più da fan, ed era una cosa cui non eravamo per niente abituati e che mi lasciò molto sorpreso, e ovviamente mi fece capire che il gruppo veniva recepito in maniera molto diversa rispetto a come viene recepita una normalissima band death metal.

2. Pensi che i buoni risultati e gli ottimi responsi ottenuti con "Wish I Could Dream It Again..." abbiano influenzato la lavorazione del secondo "Arte Novecento" del 1996, e ovviamente, di tutti gli altri album scritti successivamente? Oppure ogni cosa è arrivata in modo naturale, passo dopo passo.

- Mah, guarda, non ci ho mai pensato. Solitamente quando vengono scritti i pezzi, vengono composti sull'impulso del momento. Mi ricordo che "Arte Novecento" fu scritto abbastanza velocemente in garage insieme agli altri membri del gruppo, per cui (probabilmente) venne fuori un po' più debole di "Wish...", anche perché fu realizzato in un tempo molto minore. Il primo disco aveva circa tre anni di lavoro alle spalle, mentre "Arte Novecento" ne ebbe qualche mese, penso cinque o sei mesi in totale.

3. Ho una curiosità da chiederti: Perché decideste di ri-registrare quel primo album cambiando poi il titolo e caratterizzandolo con un artwork differente? Personalmente, ritengo che "Wish I Could Dream It Again..." sia perfetto così com'è, anche con i suoi piccoli "difetti" (scusa se mi permetto). L'ho sempre considerato un lavoro unico, spontaneo, maestoso. Sinceramente parlando ho ascoltato poche volte "Dreams d'Azur" del 2002, proprio perché adoro le magnifiche atmosfere della pubblicazione del 1994. Cosa ne pensi delle mie personali considerazioni?

- Il motivo per cui decidemmo di ri-registrare "Wish..." fu per un motivo prettamente tecnico, cioè non fu possibile passare tutto quel materiale che avevamo dalle vecchie bobine ai macchinari moderni degli anni 2000. Nella prima computer recording c'erano danni su alcune parti di bobina, alcune cose furono perdute, per cui risultava molto difficile rimettere a posto tutte le casse. Le parti di tastiera del tastierista stavano in un floppy disk... pensa un po' tu. Non fu possibile fare semplicemente un remix. Insieme agli altri ragazzi valutammo l'ipotetica possibilità di ri-pubblicarlo esattamente così com'era, ma decidemmo di non farlo perché il risultato finale sarebbe stato insoddisfacente. Anche se quei tanti difetti ad alcuni ascoltatori possono piacere, a noi non piacevano, per cui fummo in qualche modo costretti a ri-registrare tutto, ma non fummo nemmeno troppo felici perché era un lavoro davvero titanico (un'ora e dieci minuti di album).

4. Molto spesso, ascoltando i vostri dischi, mi chiedo quale particolare chimica abbia generato il suono dei Novembre. Te lo espongo perché avete sempre avuto uno stile unico e riconoscibile.

- Cosa dirti sul nostro sound? Non saprei. Tu sei della vecchia scena, quindi penso ricorderai che dal '91 al '93 vennero pubblicati dei lavori completamente fuori dal mondo, per quanto riguarda "creatività". Ai tempi l'underground death metal europeo era una fabbrica di cose incredibili, per cui noi cercavamo di stare un pochettino al ritmo di quella roba così fuori dal comune. I nomi sarebbero davvero troppi da elencare. A parte i grandi gruppi come Paradise Lost, My Dying Bride, Anathema, Tiamat... c'erano una marea di band underground che erano davvero incredibili. In quel periodo il trend era un po' quello di fare cose fuori dal normale e credo che quella cosa mi sia rimasta un po' nel DNA, perciò mi auguro che funzioni (sorride, NdR).

5. Veniamo al presente. "Ursa" segna il ritorno sulle scene dei Novembre a ben 9 anni di distanza da "The Blue". Cos'è cambiato in questo lungo periodo di tempo? Il songwriting vede solo la tua firma, oppure anche quella di Massimiliano Pagliuso?

- Allora, quest'album è stato completamente scritto da me, a casa mia con il mio computer. Dopo aver visto e sentito Massimiliano, lui decise di non cambiare nulla perché non c'era niente da toccare, però ci siamo ripromessi di lavorare insieme e di persona per il prossimo lavoro. Probabilmente sarà un mini Lp e la sfida sarà di riuscire a superarci e fare ancora meglio. Sono sicuro riusciremo a raggiungere l'obiettivo. Se vogliamo fare un riassunto di cosa è cambiato... beh, probabilmente oggi riesco a scrivere i pezzi interamente da solo, senza l'aiuto degli altri, nel senso che non essendo mai stato un amico dei computer, ho sempre e solo avuto bisogno di un aiuto per registrare la mia roba. Una canzone come te la immagini in testa e come viene registrata, sono due cose completamente diverse. Per cui se riesco a fare tutto in prima persona, con i mie tempi, senza nessuno che mi dica "quando e come fare", è chiaro che sono anche in grado di snellire dove c'è da snellire o aggiungere altri elementi. Probabilmente solo così un brano viene più equilibrato. Questa è la principale differenza rispetto al passato.



6. Il nuovo lavoro si snoda velocemente grazie alla produzione: pulita, potente, evocativa. Si tratta ancora una volta di una scelta ben precisa? Come si sono svolte le sessioni di registrazione? E come mai avete deciso di affidarvi nuovamente a Dan Swanö per il mixaggio e mastering?

- Per quanto riguarda la registrazione degli strumenti, quella è una cosa che non ha alcun peso, anche perché, noi abbiamo registrato soltanto le linee di chitarra, basso e batteria, mentre Swanö ha solo ri-amplificato tutto, perciò è come se in realtà fossimo andati fisicamente in Svezia a registrare. Quando Dan Swanö ci chiese che album volevamo prendere come riferimento (penso che lui prenda sempre dei suoni di riferimento), noi gli abbiamo chiesto di concentrarsi maggiormente sull'ultimo disco dei Nightingale e quello dei Witherscape, proprio perché ci piacciono molto queste sue produzioni brillanti, grosse, e secondo me lui ha fatto anche meglio dei suoi lavori. Forse, verso la fine, al nostro disco mancavano solo un po' di basse (sugli 80 hertz, utilizzando il termine tecnico), ma poi sono stati aggiunti e così è venuto fuori "Ursa". Un lavoro ottenuto con un budget veramente basso e che può competere con dei dischi enormi registrati con budget molto più alti.

7. Puoi dirmi qualcosa sull'artwork creato da Travis Smith? In che modo abbraccia i tuoi testi?

- Travis ha cominciato a lavorare a questa copertina già molto tempo fa, però c'è da dire che inizialmente non stavamo andando da nessuna parte perché quello che veniva fuori non mi entusiasmava. Ad un certo punto gli ho proposto io un'idea, e cioè di fare una sorta di "Nascita di Venere" di Botticelli. Ovviamente creata secondo una sua visione. Gli mandai pure una jpeg dell'immagine. La Venere doveva avere in braccio un orso, che naturalmente si collegava con il titolo del disco. Dopo mesi di scarsi risultati arrivò questa incredibile copertina (sorride, NdR). L'immagine è molto particolare perché sembra dipinta, ma in realtà è solo frutto di photoshop. Ci sono pezzi di persona assemblati, le gambe o forse il volto è stato disegnato, mentre l'orso credo lo abbia fotografato in uno zoo. E' riuscito ad ottenere un lavoro spaventoso che ha le sembianze di un dipinto botticellesco o michelangiolesco. E' un'opera straordinaria.

8. Alla luce dei tanti anni di esperienza e dopo aver dato alle stampe 8 album immensi, come definiresti lo stile musicale che contraddistingue i Novembre?

- Come definirei il nostro stile? Guarda, non ne ho la più pallida idea. Penso che alla fine è sempre una forma di death, doom, gothic... l'area musicale è quella. Questa è l'unica cosa che posso dire.

9. Pensi che l'assenza di tuo fratello dietro le pelli abbia influito sul processo di composizione di "Ursa"? Ovviamente non mi riferisco sul piano strumentale o strutturale, ma su quello prettamente emotivo; visto che insieme avete condiviso tante esperienze.

- Mah, non credo. Io ho sempre composto i pezzi in una sorta di trance, per cui sono sempre stanto immerso nel mio mondo, nel mio subconscio. Il mondo esterno l'ho sempre lasciato fuori e quindi non credo che ci sia questa grande differenza.

10. Attualmente, il corpo dei Novembre è sorretto principalmente da te e da Massimiliano Pagliuso. In merito a ciò, volevo chiederti come vi state organizzando per il nuovo tour italiano e per i futuri live.

- Per i nostri live, come credo che ormai sappiate già, la nostra line-up è composta da Massimiliano Pagliuso alla chitarra, Fabio Fraschini al basso (lui ha già suonato con noi in diversi altri album), e poi ci sono questi due strepitosi musicisti di Lecce: i fratelli Ferilli. Giuseppe e Carlo suonano nei Silvered, un gruppo straordinario. Sono dei ragazzi che hanno dato una nuova linfa vitale perché sono bravissimi tutti e due, e mi permettono di concentrarmi sulla mia voce senza suonare la chitarra, perciò di preoccuparmi di molte meno cose e di essere meno stressato. Loro possono suonare praticamente tutto, non ci sono canzoni dei Novembre che non possiamo fare insieme, quindi sono spariti quei problemi che, spesso, c'erano in passato. Adesso abbiamo un repertorio molto più vasto da cui prendere, da cui scegliere, perciò credo che ci vedrete in giro per l'Italia ancora per un po'.



11. Quali sono gli aspetti positivi e negativi legati al fatto di essere così esposti a livello mediatico (non solo in Italia)? Immagino non sia semplice reggere i ritmi promozionali di un nuovo disco.

- Devo dire che al nostro livello non siamo ancora una band stressata. Certo, ci stanno delle interviste fissate dalla casa discografica inglese con degli orari e in dei precisi giorni settimanali, appuntamenti a ore strane, soprattutto per i giornali americani, però non è ancora una cosa da manicomio. Sicuramente i livelli stressanti sono più avanti e per band che vendono molto più di noi.

12. Quanto è cambiato Carmelo Orlando rispetto a quei primi giorni che diedero il via alla tua carriera artistica? Quali sono i tuoi ricordi più belli del periodo post-adolescenziale?

- Sicuramente a quel tempo ero molto più rigido e intransigente (sorride, NdR), un po' per carattere e un po' perché sapevo che non era facile fare strada con la reputazione che abbiamo noi in Italia, che come sappiamo è quella che è. Siamo un popolo di perecottari, un popolo più nordafricano che europeo. Perciò, sapevo che se volevo andare da qualche parte non potevo permettermi di avere a che fare con dei perditempo o con i soliti buffoni che si incontrano nella vita, alle nostre latitudini (sorride, NdR). Con i ragazzi che suonavano con me nei primi anni sono stato molto rigido. Bisognava venire in orario alle prove, si doveva fare questo, quello... Insomma, c'erano delle vere e proprie regole da rispettare, che poi, pian piano, ho abbandonato perché pesavano anche a me. Crescendo impari bene certe cose, probabilmente anche perché i risultati li abbiamo ottenuti e perciò non c'è più stato bisogno di un certo rigore.

13. C'è qualcosa che non rifaresti o rifaresti in modo diverso?

- Col senno di poi, sicuramente alcuni album del passato li rifarei in maniera differente, probabilmente mi approccerei a certi problemi in modo diverso, meno impulsivo. Oggi dall'alto dei nostri 40 anni ci ritroviamo ad avere dei rapporti molto più civili con le persone di questo ambiente, rapporti più pacati, ci si innervosisce di meno da entrambe le parti. Questo è quello che si guadagna col tempo, la capacità di riflettere e contare fino a dieci prima di mettere sentenza.

14. Dell'attuale scena metal italiana che cosa ne pensi?

- Dunque, l'attuale scena metal italiana è migliorata incredibilmente in questi ultimi cinque anni e sono venuti fuori dei gruppi doom (perciò vicini al nostro genere musicale) che prima di un cinque o sei anni fa ce li potevamo sognare. A parte i Silvered, perché magari sembrerei troppo di parte, ci sono band come i Plateau Sigma, gli Apneica, oppure L'Alba di Morrigan. Ultimamente ho sentito anche dei gruppetti che hanno fatto dei demo, ragazzi veramente bravi perché hanno capito cos'è l'armonia, la musica, e anche se sono ancora acerbi hanno già chiaro che cosa vuol dire fare un pezzo armonico, un qualcosa che era completamente assente anni fa. Perciò sono contento di come stanno andando le cose.

15. Ci sono delle band o degli album che ti hanno particolarmente colpito negli ultimi dieci anni? Qualcuno che abbia saputo veramente sbalordirti.

- Negli ultimi anni ho scoperto gli Isis, un gruppo che mi piace molto, e i God Is An Astronaut. Non conoscevo il loro genere e devo dire che mi ha lasciato positivamente colpito.

16. Il diffondersi del free-download ha senza ombra di dubbio logorato la bellezza e il fascino della musica. Tutto è cambiato rispetto a vent'anni fa. L'abitudine "usa e getta" è ormai diffusa nelle vite di tantissimi individui (giovani e meno giovani). Sembra che oggi la qualità conti a ben poco. Cosa ne pensi tu che appartieni alla mia stessa generazione cresciuta con il tape trading e lo scambio di lettere scritte a penna?

- Io sono un po' meno rigido nei confronti del download perché comunque anche ai nostri tempi c'erano degli album che li compravi e li rivendevi il giorno dopo. Voglio dire, noi qui a Roma avevamo Disfunzioni Musicali e li compravamo tutto perché i soldi c'erano, i dischi costavano un po' di meno, ma la settimana successiva all'acquisto portavamo indietro il settanta per cento di quello che avevamo preso. Adesso è tutto gratuito mentre all'epoca ci si perdeva qualche migliaio di lire, ma alla fine i gruppi venivano buttati nel cestino come se niente fosse. Se siamo stati costretti a ricorrere al peer-to-peer è solo perché le case discografiche sono state avide e non hanno abbassato i prezzi negli anni '90. Avrebbero dovuto abbassare i costi dei CDs come promisero, quindi anziché spostarsi dalle 25.000 o 20.000 lire alle 18.000 lire, salirono verso le 38.000 lire, rendendo indispensabile l'invenzione di un peer-to-peer. Si sono autodistrutti. Perciò è vero che l'avidità colpisce l'avido, e per questo oggi ci ritroviamo un po' tutti in questa situazione. Si ricomincia da capo perché è stato distrutto un grande impero, e quindi pian piano lo si ricostruisce dalle rovine.

17. Carmelo, grazie di cuore per aver accettato di rispondere alle mie domande per la webzine. Lo apprezzo tanto anche perché nutro profonda stima nei tuoi confronti. Buona fortuna per tutto. Te lo meriti.

- Grazie a te e a presto.


CONTATTI:

novembre.co.uk
facebook.com/Novembre
peaceville.com


NOVEMBRE line-up:

Carmelo Orlando - Chitarra, Voce (1990-)
Massimiliano Pagliuso - Chitarra (1995-)

Live Sessions 2016:

Fabrizio Fraschini - Basso
Giuseppe Ferilli - Chitarra
Carlo Ferilli - Batteria


RECENSIONE:
NOVEMBRE "Ursa" 2016 - Peaceville Records




martedì 19 aprile 2016

Recensione: BARBARIAN "Cult of the Empty Grave"
2016 - Hells Headbangers Records




Già in apertura di recensione posso affermare che i BARBARIAN sono sempre risultati credibili, proprio perché fin dagli inizi hanno dimostrato un sincero attaccamento alle loro radici, utilizzando una scrittura grezza e di valore per i sostenitori di quella corrente stilistica che non ha mai smesso di brillare nelle fiamme ardenti alimentate dalla vecchia scuola. Sto parlando dell'heavy, speed, thrash metal distillato e poi invecchiato come il whiskey d'annata. Nella nostra Nazione sono in pochi ad avere la possibilità di sedere sul trono di legno precedentemente occupato (quasi interamente) da un'orda di combattenti selvaggi e armati fino al collo. Non posso fare a meno di citare Celtic Frost, Venom, Motörhead, Bathory, Exciter, Hellhammer, i primi Metallica. Questo "Cult of the Empty Grave" non aggiunge nulla di nuovo a quanto espresso dalla band fiorentina nel demo d'esordio del 2010 (limitato a 99 copie e successivamente ristampato su LP dalla Doomentia Records), nelle tre tracce dello split con i siculi Bunker 66 e in "Faith Extinguisher" (l'ultimo pubblicato per l'etichetta chiamata in causa poco fa). La tendenza a regredire è sempre la stessa, ma nei brani dei Barbarian ha uno scopo preciso. Ovviamente quest'ultimo messaggio potrà essere compreso solo da chi conosce bene gli specifici connotati di tale musica. La marcia primigenia della violenza si mantiene prepotente e arrogante lungo tutta la durata del disco. Solo i veri fan e i peggiori figli di puttana sapranno come consumare i contenuti rozzi di "Cult of the Empty Grave". Perciò o dentro o fuori!

Contatti:

hellsheadbangers.bandcamp.com/cult-of-the-empty-grave
facebook.com/barbarianmetal
hellsheadbangers.com 

TRACKLIST: Bridgeburner, Whores of Redemption, Cult of the Empty Grave, Absolute Metal, Supreme Gift, Bone Knife, Remorseless Fury




lunedì 18 aprile 2016

Recensione: VICTIMS "Sirens"
2016 - Tankcrimes Records




Tutti i seguaci dell'hardcore/punk avranno da oggi un motivo in più per essere orgogliosi dei VICTIMS, storico gruppo svedese che ha iniziato a grondare sudore nel 1997. I nuovi pezzi sono sfrontati, il suono sporco, abrasivo e la performance rancorosa del cantante/bassista Johan Eriksson è sempre una garazia assoluta, il che rende "Sirens" un altro tassello importante nella discografia del gruppo di Stoccolma, spesso inglobato all'interno delle mura del crust/d-beat. Insomma, si tratta di uno stile riconoscibile, bastardo e inclemente, come vuole la tradizione, quindi, non si può pretendere chissà quali modifiche ad un modo di agire rimasto in larga parte fedele al timbro inglese e alle sue origini, risalenti agli anni ottanta. I Victims sono la miglior sintesi possibile tra i generi musicali succitati. Se rispettate quei principi, "Sirens" è un lavoro che fa al caso vostro. Personalmente mi sento più legato ai primi tre dischi in studio (Neverendinglasting, In Blood, Divide and Conquer). Ma questa è solo una puntualizzazione.

Contatti: 

bandcamp.tankcrimes.com/sirens
victimsinblood.com 
facebook.com/VICTIMS

TRACKLIST: Walls, Errors, Reverse, Seven, Storm, Turn, Promises, Heal, Sirens, Behind, Questions, Ashes




Recensione: IZŌ "s/t"
2016 - Acid Cosmonaut




Gli IZŌ di Lecce esordiscono per la Acid Cosmonaut Rec., etichetta che ha investito tempo e denaro per supportare l'inventiva dei vari Dust Storm Warning, Lothorian, Manthra Dei, Mindwarp e Brain Pyramid. Interpretare le intenzioni di questa nuova realtà nostrana nata nel 2013, non è stata impresa molto ardua. Gli astronauti salentini preferiscono compiere un lungo e tortuoso tragitto per raggiungere lo spazio, ma per affrontare tale viaggio non utilizzano metodi innovativi di rilievo, diversamente da quanto accade nella metodologia di lavoro di altri loro simili. Voglio che il concetto sia chiaro, per non creare confusione. Gli IZŌ possono vantare un approccio discretamente vigoroso, sempre in bilico tra passato e soprattutto presente. Il disco omonimo va ascoltato con cautela, con una certa predisposizione mentale, perché in grado di trasportare da un punto a un altro dell'universo senza la benché minima esitazione. Le divagazioni strumentali si fanno gustare appieno, grazie a una ricerca accuratamente condotta. Un sound caustico che ha a che fare con le forme psichedeliche dello stoner e del post metal. A colpire poi è il fatto che i nostri conoscono quello che suonano, e perciò compongono con entusiasmo al fine di favorire la cura degli arrangiamenti. Essenziale e indovinata la scelta di osare un po' di più nei fraseggi dilatati. I cinque brani successivi al breve intro si evolvono gradualmente con frequenti cambi d'atmosfera, un divenire intriso di chiaroscuri emotivi modellati in musica. Anche la buona registrazione, edificata in modo sapiente, potrà competere con il resto delle produzioni straniere. Non è poco dopo soli tre anni di attività. Ora bisogna cercare di prendere le distanze dalla ripetitività e agire su una maggiore varietà. Questo è l'unico modo per non risultare troppo derivativi.

Contatti: 

acidcosmonautrecords.bandcamp.com/izo
facebook.com/Izoband
acidcosmonautrecords.blogspot.it

SONGS: Izo (Intro), We are what we are, Hikikomori, Kikusai, EuTONEsia, MudMut (Outro)

domenica 17 aprile 2016

Recensione: DEFTONES "Gore"
2016 - Reprise Records




Non vi è dubbio che la scelta di utilizzare un artwork così particolare è per i DEFTONES simbolo di interpunzione, al fine di rendere più chiaro il senso della loro continua mutazione. Ma la migrazione di qualsiasi tipo di uccello è anche sinonimo di grande libertà. I significati racchiusi in "Gore" diventano emblema del coraggio e del carisma al servizio di un ideale stilistico maturato negli anni. Nella dimensione della formazione californiana, la musica è importante quanto il concetto che sta alla base dei testi e ha la sottile funzione di svelare ciò che non si può vedere alla luce del sole. A differenza di tantissime altre band "mainstream", i Deftones non approfondiscono le condizioni di positività e negatività in rapporto alla natura intrinseca delle stesse, bensì l'essenza specifica di una condizione che possiede una potenza mistica singolare. La miscela di melodia e aggressività è ben presente nella resa dettagliata di ogni passaggio. Questa espressione artistica è in movimento, però, si è fatta più scarna e allusiva. Un'esuberanza "apparente" che potrebbe trarre in inganno gli ascoltatori attenti. A me "Gore" è piaciuto molto. "Phantom Bride" vede la partecipazione di Jerry Cantrell degli Alice In Chains.

Contatti: deftones.com

TRACKLIST: Prayers/Triangles, Acid Hologram, Doomed User, Geometric Headdress, Hearts/Wires, Pittura Infamante, Xenon, (L)MIRL, Gore, Phantom Bride






sabato 16 aprile 2016

Recensione: INTERMENT "Scent of the Buried"
2016 - Pulverised Records




Gli INTERMENT (nati dai resti mortali dei Beyond) emergono nuovamente dal buio come i miti degli Dei scomparsi e poi risorti. Una storia segnata da varie vicissitudini quella del gruppo di Johan Jansson e Kennet Englund, ma non per questo meno interessante di tante altre, soprattutto se si fa riferimento al percorso artistico di tutti quei musicisti assolutamente intoccabili che, sul finire dei gloriosi anni ottanta, gettarono le fondamenta per il death metal svedese, diventato poi genere di culto nei decenni successivi. Già dal precedente album in studio "Into the Crypts of Blasphemy" (dato in pasto ai cannibali dell'underground nel 2010, dopo cinque demo e il primo split con i Funebrarum), si capiva chiaramente la caratura degli Interment, oggi confermata da "Scent of the Buried". Non meravigliatevi, perciò, se vi troverete travolti da un lavoro bestiale da mozzare il fiato. L'attacco eloquente di "Death and Decay" (la traccia di apertura) non fa prigionieri. L'impeto irrefrenabile dei nostri scatena una tormenta di ira iconoclasta che può far tornare in mente l'essenza furibonda dei tanto compianti Dismember. Buon sangue non mente, mai. Da sottolineare anche la straordinaria fluidità con cui scorrono i dieci pezzi, nonostante la presenza di una ferrea attitudine stilistica. Il processo creativo non si è fermato, ma allo stesso tempo la formazione scandinava ha scartavetrato e ridipinto per bene lo stesso materiale che dura ormai dai primi anni novanta. Tutto passa dalle mani esperte dei veterani di guerra. Sempre e comunque. Massimo Rispetto!

Contatti: 

interment666.bandcamp.com/scent-of-the-buried
interment.se
facebook.com/interment 
pulverised.net 

SONGS: Death And Decay, Sinister Incantation, Chalice Of Death, Repugnant Funeral, Scent Of The Buried, Rise Of The Dead, Unholy Upheaval, Dawn Of Blasphemy, Skullcrushing Carnage, Nailed To The Grave


venerdì 15 aprile 2016

Intervista: ATRAMENT - IL MONDO E' UN LUOGO DI TORMENTO ETERNO






DOPO IL DEMO DI DUE BRANI USCITO LO SCORSO ANNO, GLI ATRAMENT DI OAKLAND TORNANO IN SCENA CON IL PRIMO FULL-LENGTH INTITOLATO "ETERNAL DOWNFALL", UN CONCENTRATO DI AGGRESSIVITA' ESPLOSIVA.

1. Un saluto a voi ragazzi. Vi chiedo di presentare la band ai lettori della mia SON OF FLIES, webzine focalizzata anche su sonorità estreme.

- Grazie per l'intervista! La band ha iniziato a suonare alla fine del 2014. Volevamo mettere in piedi un gruppo punk influenzato da sonorità metal. Dopo alcune prove e la composizione dei primi brani, noi quattro (Chad, Sam, James e Mattia) decidemmo di formare gli Atrament. Da quel momento sono state scritte undici canzoni. Due le trovate nel nostro demo del 2015 e le altre nove nell'LP di debutto. Fino ad oggi abbiamo fatto quattro/cinque live. Cercheremo di raggiungere il nord-ovest del Pacifico entro la fine dell'anno.

2. L'album di debutto "Eternal Downfall" è stato pubblicato in America e in Europa grazie a tre etichette: Argento Records, Broken Limbs Records e Sentient Ruin Laboratories. Come siete entrati in contatto con loro?

- A Mattia piaceva il materiale uscito per Argento Records e per Broken Limbs Laboratories, e quindi ha pensato che sarebbe stata la scelta più giusta affidarsi a queste due etichette. Siamo molto grati a Mike, Cleo e Peter per aver pubblicato "Eternal Downfall"! Tutto questo è grandioso. Mattia gestisce la Sentient Ruin e con questo marchio aveva già dato alle stampe delle tapes di altri suoi gruppi.

3. Questo lavoro è più compatto e si focalizza meglio sugli elementi che vi interessano maggiormente. Sei d'accordo con me?

- Ci siamo concentrati per ottenere un killer album. Doveva essere punk. Penso che abbia una buona spinta. Siamo riusciti a rendere interessanti i suoi contenuti, dall'inizio alla fine. L'obiettivo è stato raggiunto.

4. Da dove traete ispirazione? Le influenze cambiano con il passare degli anni?

- Credo che buona parte dell'ispirazione della mia musica provenga dal girare il mondo per suonare e passare del tempo con i miei amici, vecchi e nuovi. Anche Pete Sandoval e Mick Harris sono stati fondamentali. Quei ragazzi erano fottutamente incredibili.

5. Che tipo di tematiche avete affrontato nei testi dell'album?

- "The misery of humankind"... questo influenza i nostri testi. Non siamo la migliore specie...

6. Quanto è stato importante lavorare con Greg Wilkinson?

- Greg ha sempre fatto un ottimo lavoro in fase di registrazione e per il debutto "Eternal Downfall" ha ottenuto il suono che desideravamo. Siamo tutti amici e questo ci ha permesso di trascorrere dei bei momenti mentre registravamo.

7. Quali sono i vostri progetti futuri?

- Scrivere un altro album, suonare dal vivo, e continuare a bere. Grazie per l'intervista. Grazie a tutti coloro che hanno acquistato il demo o il nostro LP!


CONTATTI:

atrament.bandcamp.com
facebook.com/blackatrament
argentorecords.com
brokenlimbsrecordings.net 
sentientruin.com


ATRAMENT line-up:

Chad - Batteria
James - Chitarra
Sam - Basso
Mattia - Voce


RECENSIONE:
ATRAMENT "Eternal Downfall" 2016 Argento | Broken Limbs | Sentient Ruin


giovedì 14 aprile 2016

Recensione: ATRIUM CARCERI "Archives I​-​II"
2016 - Cryo Chamber




Gli incubi visionari creati da ATRIUM CARCERI e la maestria con la quale vengono diretti scatenano un certo grado di attrazione irreversibile, esacerbata dal fatto che si tratta di energia straordinariamente intensa. Simon Heath decide di aprire gli archivi personali con lo scopo di dare nuova vita a ciò che aveva lasciato in sospeso anni fa. Un disco non si può considerare finito finché non è finito, e la sola maniera per saperlo è rimanere in contatto con la propria anima. In questo "Archives I-II" il significato abituale della parola "oscurità" supera i limiti consueti, affinché avvertissimo quella profonda sensazione di assurdità. L'opera si espande in tutta la sua spigolosa complessità. Lo scopo principale rimane quello di evidenziare le zone d'ombra, e nascondere quei colori che si separano uno dall'altro, sebbene in modo involontario. L'artista svedese afferra le sue idee e le manipola con lucidità. E' difficile rimanere indifferenti di fronte a stimoli di tale portata. I due lunghi brani sono stati utili per sedare il mio corpo mentre era sospeso nel vuoto. Fatelo vostro.

Contatti:

cryochamber.bandcamp.com/archives-I-II 
facebook.com/Atrium-Carceri
cryochamberlabel.com

TRACKLIST: Archives I, Archives II


mercoledì 13 aprile 2016

Recensione: MISERABLE FAILURE "Unheimlich"
2016 - Kaotoxin Records




Martellano come dei dannati i MISERABLE FAILURE. I musicisti francesi ci puniscono selvaggiamente con quest'altra carneficina stampata su cassetta dalla Kaotoxin (le copie disponibili saranno solo 100). Non curanti dei danni provocati con il precedente EP "Hope" (recensito su Son of Flies) e i tre split pubblicati tra il 2013 e il 2014, si ostinano a mutilare il nostro apparato uditivo con un songwriting barbaro e spinto fino allo spasimo. L'assalto sonoro è racchiuso in quattro composizioni che, messe insieme, durano solo due minuti. Si tratta principalmente di grindcore sanguinoso, sulla stessa scia delle altre releases. I vocalizzi di Bleu, seppur malati di sentimenti di ostilità, si mantengono perfettamente udibili e su ottimi livelli di intensità. Una nota di merito anche alla produzione, proprio perché si adatta al genere suonato dai transalpini. Ora mancherebbe solo un album per almeno 900 secondi di cattiveria. I MF potrebbero diventare i leader della scena grind francese. Acquistando la tape riceverete la toppa del gruppo: "Never Stop The Sadness". L'artwork di "Unheimlich" è una "FIGA"ta! Di seguito un link fornito dalla label.

Contatti: 

msrblflr.bandcamp.com/unheimlich
facebook.com/msrblflr 
kaotoxin.com 

SONGS: Asperger Syndrom, Toska (pt.1: le temps ne guérit rien), Author of his own misfortune, Obombration (omega)


martedì 12 aprile 2016

Recensione: ZIPPO "After Us"
2016 - Apocalyptic Witchcraft Recordings




E' questione abbastanza nota e risaputa che gli abruzzesi ZIPPO siano una formazione valida (anche in sede live, da quello che si vocifera sul loro conto). "After Us", il quarto album in studio a poco più di 10 anni di carriera, traccia una lunga linea dai marcati richiami agli anni novanta, rileggendo in modo pragmatico gli spartiti dello stoner californiano e del grunge/rock tossico fuoriuscito dalle siringhe sparse per i sobborghi della città di Seattle. In merito a ciò, la mia opinione personale parte dal presupposto che di ogni conoscenza esiste un modello adeguato che può essere impartito alle uscite contemporanee. Attualmente molti gruppi sono caratterizzati da uno stile spesso riciclato, da una costante tendenza a prediligere certi modi di elaborare la propria scrittura piuttosto che altri. Ecco perché penso che la libertà espressiva non ha nulla a che fare con l'originalità. Accade di frequente. La realtà dei fatti è che i pescaresi realizzano le loro migliori prestazioni quando riprendono gli elementi già usati e consumati dai grandi maestri. I riff di chitarra si sovrappongono tuttavia su piani circolari alternando momenti più duri ad altri meno dirompenti, e lo stesso discorso può essere fatto sia per la sezione ritmica che per la prova vocale. "After Us" lo interpreto come un viaggio a fasi alterne, che può lasciare ampio spazio alle multiformi interpretazioni di ogni singolo ascoltatore. Sono commendevoli per buona coesione, ma a parte la bravura a livello strumentale, svariati passaggi del disco sanno di già sentito, perciò impregnati dall'odore stantio di muffa. Non è escluso che gli Zippo possano piacere a tanta altra gente.

Contatti: 

apocalypticwitchcraft.bandcamp.com/after-us 
zippomusic.it
facebook.com/zippomusic

TRACKLIST: Low Song, After Us, Comatose, Familiar Roads, Adrift (Yet Alive), Stage 6, Summer Black, The Leftovers


lunedì 11 aprile 2016

Intervista: UXO - "UNA PERFETTA COESIONE DI INTENTI"






L'UNDERGROUND MUSICALE E' UNA CONTINUA FUCINA DI GRUPPI EMERGENTI, ALCUNI DEI QUALI, VENGONO MESSI IN MOTO DA MUSICISTI DI TUTTO RISPETTO. GLI UXO, LA NUOVA BAND DI CHRIS SPENCER DEGLI UNSANE E STEVE AUSTIN DEI TODAY IS THE DAY, SONO VALIDI TESTIMONI DELLA VITALITA' DI UN GENERE COME IL NOISE ROCK. UN DEBUTTO SORPRENDENTE E IMPERDIBILE. DOPO TANTI ANNI DI MILITANZA NELLA SCENA, I DUE AMERICANI NON TEMONO I SEGNI DEL TEMPO. DI SEGUITO IL RESOCONTO DI UNA BREVE INTERVISTA CON IL CANTANTE/CHITARRISTA NEWYORKESE.

1. Ciao Chris. E' un piacere ritrovarti e scambiare due chiacchiere. E' la terza intervista che mi concedi, ma oggi non si parlerà degli Unsane o dei The Cutthroats 9. Hai la possibilità di introdurre la tua nuova band: gli UXO. Quando hai iniziato questa esperienza musicale con Steve Austin dei Today Is The Day e gli altri due musicisti?

- Circa 2 anni fa ho avuto l'opportunità di raggiungere Steve nel Maine. Era da tempo che volevamo fare qualcosa insieme, e così abbiamo iniziato a lavorare su alcune tracce per un possibile album.

2. Cosa hai da dirmi su questo debutto? Quanto tempo ci avete messo per comporre la musica e scrivere tutti i testi? E' stato un processo lungo e faticoso?

- Dopo aver buttato giù delle idee, Steve decise di coinvolgere Patrick Kennedy (batteria) e Aarne Victorine (basso). Una volta ottenuta la base delle tracce, siamo rimasti in stretto contatto per sviluppare tutto il materiale a disposizione. E da allora abbiamo lavorato a distanza, ognuno per conto proprio, ma per lo stesso scopo. Il processo di scrittura è stato bello perché ha preso forma lentamente. Ci siamo presi il tempo necessario per completarlo.

3. "Uxo" suona bene, fresco, intenso emotivamente, graffiante, grazie ad una perfetta combinazione di stile e originalità. Perciò volevo sapere se continuerete su questa strada.

- Mi auguro che io e Steve saremo in grado di registrare un altro disco. Al momento sono abbastanza impegnato con gli Unsane e Steve con i TITD, quindi sarà difficile lavorare su del nuovo materiale in tempi brevi.

4. Scrivere musica significa guardare avanti, migliorare le prestazioni e spingersi oltre i limiti. Tu hai dei momenti precisi in cui preferisci comporre la tua musica? E' qualcosa che scatta in modo automatico oppure hai bisogno di uno specifico stato d'animo?

- Sono abbastanza fortunato. Potrei comporre in qualsiasi momento.

5. Pensi che la musica degli UXO riesca a far emergere una visione più politicizzata? Te lo chiedo tenendo conto del nome della band.

- Penso che tutta la musica che ho scritto fino ad oggi, a prescindere dai gruppi che mi vedono coinvolto, non ha mai racchiuso delle teorie o visioni politiche. "The U.S. is so fucked up politically that I'd prefer not to stay away from that".

6. Continuerete a dedicarvi a questo progetto musicale?

- Si.


CONTATTI:

reptilianrecords.com/uxo-self-titled-lp-cd
facebook.com/UXOOFFICIAL


UXO line-up:

Steve Austin - Chitarra, Voce
Chris Spencer - Chitarra, Voce
Pat Kennedy - Batteria
Aarne Victorine - Basso


RECENSIONE: 
UXO "Self-Titled" 2016 - Reptilian Records


domenica 10 aprile 2016

Recensione: SOPHIA "Unclean"
2016 - Cyclic Law




Il demone di Peter Bjärgö (Arcana, Karjalan Sissit) si è risvegliato per rivelarsi attraverso un tormento invasivo che non intende allontanarsi dal suo raggio d'azione. Un'ossessione più "sistematica" di quanto possa apparire a un primo ascolto. Parte dell'attrattività esercitata dal nuovo full-length sta proprio nella sua inafferrabilità. Invece di ammorbidire e sciogliere le tensioni, il compositore svedese ci afferra per le gambe e ci trascina in una dimensione da incubo, parallela a quella che siamo costretti a subire quotidianamente. Questo vuol dire essere condannati a rimanere inchiodati alle mura di cemento erette dall'esistenza stessa. Obbligo d'altra parte necessario per prendere coscienza della realtà e del declino che sta investendo i nostri corpi agonizzanti. In "Unclean" c'è il meccanismo che mette in movimento il castigo, e tale meccanismo viene regolato secondo il disegno stabilito da Bjärgö. La scelta di coinvolgere nuovamente Per Ählund e Stefan Eriksson nasce probabilmente come reazione personale al vissuto. Le dodici tracce sono la ineluttabile conseguenza di azioni guidate da squilibri psicologici. Ascolandolo nel buio di una stanza capirete perché l'intensità del sound fa rabbrividire. E' un album refrattario che ha la capacità di raccontare e descrivere frammenti di qualcosa che le parole non sono in grado di rendere. Ecco che i tragici eventi evocati da "Unclean" finiscono per insinuarsi sotto pelle. Ma d'altronde è una delle prerogative dell'ambient industrial cupo e ferroso. I SOPHIA esaltano uno stile personale, fuori dall'ordinario. Un altro monolite è stato piantato verticalmente nel terreno scandinavo.

Contatti: 

erebusodora.net/sophia
facebook.com/SophiaIndustrial
cycliclaw.com

TRACKLIST: The Unclean, II, Quiet Darkness, Greed Grin, V, The Drunk, Wardrobe, Steel Cathedral, IX, Nothing There Nothing Left, Where Steel Meets The Flesh, Mortus Mantrus


sabato 9 aprile 2016

Recensione: FISTER | TEETH "Split"
2016 - Broken Limbs Recordings




A mettere a dura prova i nostri nervi ci pensano i californiani TEETH e i FISTER del Missouri. Entrambe le formazioni, legate tra loro da un punto di vista stilistico, ci sanno fare; anche se, bisogna dire che i secondi hanno accumulato un'esperienza più lunga, visto e considerando che sono attivi dal 2009, mentre i primi dal 2014. Ma non temete, perché sia i Teeth che i Fister riescono ad aggirare la sindrome della durevolezza per regalarci uno split album che, per impatto e sostanza, si dimostra onesto e incorruttibile. I due gruppi utilizzano lo stesso tridente per colpirci al ventre, e i tre rebbi metallici che lo compongono hanno nomi precisi: sludge - stoner - doom metal. Il 7" uscito per la newyorkese Broken Limbs Recordings, potrebbe risultare appetibile per i tanti appassionati di tale ibrido musicale in cui l'effetto sonoro predomina sul contenuto vero e proprio. Quali sono le differenze tra le proposte? Pochissime a dire il vero. Se nei Fister predomina un incedere prettamente animalesco, grave e primigenio, nel sound dei Teeth la collera viene leggermente smorzata tenendola immersa per alcuni momenti in un contenitore arrugginito pieno di acido lisergico ("To Lay Upon Blistered Thorns"). Lascio a voi l'ardua sentenza.

Contatti: 

fister.bandcamp.com 
facebook.com/fisterdoom
teethband.bandcamp.com
facebook.com/Teethofficial

TRACKLIST: 

FISTER - We All Die Tonight
TEETH-  Lament of the Spineles, To Lay Upon Blistered Thorns


venerdì 8 aprile 2016

Intervista: MORGUE - "IL RICONOSCIMENTO DEL MALE"






IL SOUND MALEVOLO DEI FRANCESI MORGUE FA GIRARE VORTICOSAMENTE GRINDCORE, DEATH/BLACK METAL, SLUDGE... CON UNA FEROCIA CHE LASCIA BASITI. NON C'E' POSTO PER LA POSITIVITA' NEL TERZO FULL-LENGTH "DOORS OF NO RETURN" (GIA' CANDIDATO AD ESSERE UNO DEI MIGLIORI ALBUM DEL 2016). ORA LA PAROLA PASSA A MAGNUS LOBIERSSON.

1. Ciao Magnus. Ti ringrazio per la tua disponibilità. Come vanno le cose nell'ultimo periodo?

- Ci siamo rimessi a suonare nel 2012 e dopo vari live abbiamo iniziato a lavorare sul nuovo materiale. Ci sono voluti 3 lunghi anni per completare questo album. Alla fine del 2014 si è aggiunto un secondo chitarrista. "Doors Of No Return" è stato registrato nell'estate del 2015. All'inizio del 2016 ha visto la luce grazie a due etichette: la Basement Apes e la Trendkill & Fatass. Nel febbraio di quest'anno siamo stati in tour in Francia per 10 giorni, insieme ai nostri amici Michel Anoia. E' stato un piacere vederli suonare dal vivo. Nei prossimi mesi faremo altri concerti (soprattutto nei fine settimana), e tutto ciò sarà divertente. Tutti noi suoniamo in un'altra band: i 400 The Cat. Lo stile musicale è diverso da quello dei Morgue. Anche con questo gruppo farevo dei live. Ultimamente siamo stati abbastanza impegnati.

2. Il vostro ultimo album "Doors Of No Return" è sorprendente. Sul piano compositivo avete fatto sicuramente dei passi da gigante. Quali sono le tue personali considerazioni riguardo questo lavoro in studio?

- Beh, le mie impressioni personali sono più o meno le stesse degli altri componenti che, insieme a me, hanno lavorato duro per completare "Doors Of No Return". I nostri sentimenti sono diversi. Mi piace l'album. Siamo stati in grado di creare qualcosa di più vario. Ultimamente ho smesso di ascoltarlo perché avevo bisogno di staccare da quel materiale. Come puoi immaginare, quelle canzoni hanno occupato la mia mente per lungo tempo, hahahahaha. Tutti noi siamo abbastanza soddisfatti del modo in cui suona il disco. Non è facile ottenere tali risultati, e soprattutto, è stato impegnativo cercare di non ripeterci in fase di scrittura.

3. Visto che lo hai anticipato nella precedente risposta, ora lascio a te la possibilità di parlare approfonditamente del songwriting.

- Come ho detto poco fa, a volte è difficile scrivere il materiale per i Morgue. Non siamo il tipo di band che compone a ritmi veloci. Lavoriamo duramente per sentirci soddisfatti di ciò che produciamo, quindi, spesso frantumiamo e poi ricostruiamo i pezzi. Volevamo assolutamente evitare di ripeterci, ecco perché abbiamo fatto le cose con calma. L'album è stato pubblicato un paio di mesi fa perciò al momento non abbiamo in programma di scrivere altre canzoni per i Morgue. Attualmente siamo occupati con i 400 The Cat. Stiamo componendo le songs per il secondo full-length. Tutto questo avrà i suoi tempi, forse abbastanza lunghi.

4. Il disco suona contorto, tecnico e brutale. Mi è piaciuto smembrare "Doors Of No Return" proprio perché ho trovato del materiale molto vario, dirompente e dannatamente valido all'interno di esso. Devo dire che siete davvero bravi ad arrangiare i vostri brani.

- Sì, spero che la gente che ascolterà il disco arriverà alle tue stesse conclusioni. Abbiamo puntato a dare un'anima ad ogni singola canzone. Non volevamo ottenere solo un mucchio di riff che si susseguono. Ci sono così tante band là fuori che suonano brutali, oscure, ma le loro canzoni non hanno consistenza. Ecco, noi volevamo evitare tutto questo. Siamo stati impegnati in questo gruppo per tanto tempo e ovviamente siamo riusciti ad evolverci, di anno in anno, ascoltando qualsiasi tipo di musica. Spesso le nostre influenze non hanno nulla a che fare con il metal. "Doors Of No Return" è strightforward ed estremo. Le strutture dei nostri pezzi sono varie e riescono a distinguerci da tanti nostri coetanei.

5. Cosa ha ispirato il titolo e il concept dell'album?

- Il concept è basato principalmente su dei sentimenti molto personali, trasformati poi in testi e canzoni. Il titolo del disco l'ho estrapolato da un film biografico di un cantante ben noto, haha. Lo scopo di questa musica è una sorta di sbocco per i cattivi sentimenti, o qualcosa di simile. I temi di "Doors Of No Return" sono cresciuti in me negli ultimi anni e, naturalmente, il messaggio non è dolce; liricamente parlando.

6. Prossimi programmi?

- Abbiamo diversi concerti imminenti, e stiamo lavorando per questo. Se c'è qualcuno che vuole fissare delle date per i Morgue può contattarci. Per chi cerca maggiori info su di noi, può visitare la nostra pagina di facebook. facebook.com/official.morgue

7. Grazie per l'intervista. Buona fortuna!

- Grazie a te Christian, per il tuo tempo e per l'attenzione che ci hai riservato. Lo apprezziamo. Keep up the good work!


CONTATTI:

morguecult.bandcamp.com
facebook.com/official.morgue


MORGUE line-up:

Magnus
John-mickael
Gjerom
Patreek


RECENSIONE: 
MORGUE "Doors Of No Return" 2016 - Basement Apes | Trendkill | Fat Ass






giovedì 7 aprile 2016

Recensione: UNIVERSE217 "Change"
2016 - Ván Records




Dopo un periodo di "attenta" ricerca all'interno della scena heavy/doom metal, riesco a tirare fuori un disco davvero elettrizzante, composto da musicisti che stanno raccogliendo quello che hanno seminato in 11 anni di storia. Con il nuovo "Change", i greci UNIVERSE217 sono giunti al quarto lavoro in studio, senza tenere conto del loro materiale contenuto negli EPs e split album. Niente male il percorso artistico di Tanya e soci. Le doti canore della singer di Atene danno prova di un grandissimo talento e di un'eccelsa maturità. La chiara sensazione è che intorno al sound dei nostri si stia creando uno spazio immaginario d'interscambio tra elementi moderni e radici hard (ascoltate la title track). Un insieme di influssi, richiami, input e rielaborazioni di svariate sonorità retrò. "Change" è suggestivo, monolitico e maestoso. C'è tantissima energia nella visione musicale di questa creatura, ma anche tanta eleganza, nella definizione più nobile del termine. Una forma rinascimentale del doom, se capite cosa intendo. La realtà non lascia dubbio alcuno. Il risultato è travolgente.

Contatti:

universe217.bandcamp.com/change
facebook.com/universe217
youtube.com/user/Universe217band 

TRACKLIST: Undone, Counting Hours, Here Comes, Rest Here, Burn, Call, Change




mercoledì 6 aprile 2016

Intervista: NEID - "CON IL SANGUE AGLI OCCHI"






I NEID FANNO RITORNO CON IL LORO "ATOMOXETINE". IL GRINDCORE/DEATH METAL DELLA BAND DI VITERBO RACCHIUDE VELOCITA', CATTIVERIA E ATMOSFERE PREGNE DI DOLORE E DELIRIO. MUSICISTI CON LE IDEE CHIARE, PER QUESTO MOTIVO NON FATICANO A FAR EMERGERE LE PROPRIE POTENZIALITA'. HA RISPOSTO ALLE MIE DOMANDE IL CHITARRISTA ANGELO VERNATI.

1. Ciao Angelo. Ci puoi sottolineare rapidamente i momenti più importanti che hanno segnato la carriera dei Neid?

- Salve a tutti! Ricordo con piacere ogni nostro tour, se fate un giro nel nostro canale You Tube, potrete trovare vari tour report, e video live su vari palchi esteri. Siamo molto affezionati al tour a Cuba del 2014, siamo stati la prima band grind italiana a suonare in quell'isola bellissima! E come non citare la Russia, ormai la nostra seconda casa, dopo tre tour in quel paese enorme!

2. Ci sono stati dei cambi di line-up negli ultimi anni?

- Nel 2007-2008, ci sono stati 2 cambiamenti sul piano chitarristico: Giulia, attuale chitarrista delle Saturnine (Doom Crust), e Federico, ora negli Hostiliter (Crust Black). Nel 2009 è entrato Giacomo, attuale mio compagno di chitarre, e io, ultimo arrivato.

3. Parliamo del nuovo "Atomoxetine". E' intenso, veloce, aggressivo, ben suonato e arrangiato. Questa la mia sincera impressione. La vostra è stata una progressione costante, di anno in anno. Sei d'accordo con me?

- Ti ringrazio! In ogni disco ci mettiamo il sangue, nonostante negli ultimi anni, siamo stati abbastanza veloci in ogni stesura dei nostri lavori. Dal 2010 ad oggi, abbiamo registrato due album in studio, un mini cd, uno split con gli Agathocles, e vari brani per compilation.

4. In questo disco gli elementi interessanti sono tanti. Quali sono i migliori secondo il tuo punto di vista?

- E' interessante, e piacevole, ascoltare quel pizzico in più di death metal, che abbiamo aggiunto alla nostra ricetta, pur non nascondendo le nostre radici con la musica punk HC. Ammettiamo che amiamo il metallo! HHHhhahahhah!

5. Chi si è occupato della registrazione, mixaggio e mastering?

- Emiliano Natali si è occupato di tutto, come ormai fa da tanti anni con noi! Nel suo "Fear No One Studio", ci sono un sacco di bei giocattolini, per far felice un musicista! Bravissimo fonico, ha lavorato anche su gli ultimi album degli Aborym. Su "Atomoxetine", ci ha dedicato anche un bellissimo master analogico, che giova in modo superbo al disco!

6. Cosa vi ha portato al titolo "Atomoxetine"?

- L'Atomoxetine è un farmaco che si usa per combattere il deficit dell'attenzione. Volevamo rappresentare la situazione malsana, contorta di alcuni comportamenti del nostro cervello, che al giorno d'oggi, è sottoposto a continui lavaggi mediatici, bombardamenti giornalistici, notizie vere o false? I risultati sono spaventosi: adulti, giovani a volte bambini... completamente ipnotizzati e rapiti da uno stupido i phone, vivendo nel buio di una schiavitù/controllo silenzioso, privi di passioni e vitalità. Cervelli apatici. Non ci sarà nemmeno una forza nel domani...

7. Perché la decisione di collaborare con i tre musicisti coinvolti nel lavoro?

- In ogni nostro disco ci piace ospitare amici! E' una nostra mentalità. Su Atomoxetine, abbiamo avuto il piacere di avere ZILATH MEKLHUM dei Voltumna, i nostri fratelli del viterbese, ALESSIO LEOCADIA degli SBS, grandissima band grind italiana, ed in fine la ciliegina sulla torta, DAVE DICTOR degli storici MDC, il quale abbiamo avuto la fortuna di conoscerci e diventare amici, dopo aver condiviso insieme il palco. Direi che ci ha fatto un enorme regalo! E' un onore per noi averlo sul disco!

8. Come nascono le canzoni dei Neid? Immagino siano anche il frutto di tante prove e sacrifici.

- Solitamente me ne occupo io. Scrivo da solo a casa, e porto tutto in saletta. E' li che sviluppiamo insieme ogni singolo riff. Scrivo anche i testi di mio polso, anche se a volte, mi piace farmi aiutare da alcuni amici dalla "penna forte", più forte della mia. Su Atomoxetine il testo di di "Satisfy My Hunger" è stato scritto da Pamela dei Mefitica, nostra carissima amica. Invece "Memory May Kill The Need", è stato scritto da Andrea Ferretti, un grande personaggio, poeta della nostra città. Il testo è un suo piccolo tributo ai nostri amati Negazione.

9. Sei soddisfatto del vostro percorso artistico fino ad oggi?

- Assolutamente si! Non vedo l'ora di mettermi a scrivere ancora!

10. Com'è la scena metal a Viterbo. Si muove qualcosa dalle vostre parti? Locali che concedono spazi per suonare dal vivo?

- Live Club non ce ne sono più ormai. I concerti ce li facciamo da soli, magari in stile "basement", come fanno in America, ossia dei concerti privati. Ti assicuro che vengono una bomba! Da qualche anno organizziamo il nostro festival estivo, il TUSCIA HC FEST, che ormai è diventato un appuntamento fisso (nell'ultima edizione c'erano più di 400 persone!). Se non ci sono locali che ci ospitano, non preoccuparti, noi non restiamo a bocca asciutta! A Viterbo la scena c'è, ed è viva!

11. Puoi accennarci qualcosa sui vostri piani futuri? Lascio a te le ultime parole. Grazie per l'intervista.

- Ma grazie a te! Per noi è sempre un piacere fare quattro chiacchiere, e supportare le piccole, (ma grandi) webzine, sappiamo quanto sacrificio, ma soprattutto il grande cuore, che c'è dietro! Abbiamo appena presentato il nuovo disco a Roma, abbiamo altre date nei prossimi mesi in Italia, stiamo attendendo delle nuove conferme per altri tour. Suoneremo all'ANTI TREND Festival in Repubblica Ceca, stiamo per cominciare le riprese del video clip della traccia "Painting Death"... insomma... direi che siamo al lavoro! NON TOGLIETECI GLI OCCHI DI DOSSO! VI ASPETTIAMO SOTTO IL PALCO, SARA' UN VERO PIACERE PER NOI VIOLENTARVI LE ORECCHIE! NON DIMENTICATEVI DI PRENDERE LA VOSTRA COPIA DI ATOMOXETINE! CONTATTATECI! WE NOISE FOR YOU!


CONTATTI: 

neid.bandcamp.com/releases
facebook.com/neidhc


NEID line-up:

Guru Renato - Voce
Capò - Batteria
Il Socio - Basso
Angioletto - Chitarra
Giacomino - Chitarra


RECENSIONE: 
NEID "Atomoxetine" 2016 - Sliptrick Records