martedì 30 giugno 2015

Recensione: JUNGLE ROT "Order Shall Prevail"
2015 - Victory Records




Ritorna in azione la storica formazione del Wisconsin: i redivivi JUNGLE ROT. I deathster americani bruciano nuovamente le tappe e a soli due anni di distanza da "Terror Regime" si rimettono in gioco con questo "Order Shall Prevail" che, li tiene ancora legati alla Victory Records. L'impeto delle loro sonorità non è mutato e come si usa dire, squadra che vince non si cambia, anche se nella band è entrato un nuovo batterista (Joey Muha). Questi quattro musicisti puntano sul groove e non sulla velocità, perciò come potete ben immaginare lo stile rimane tale e quale, lo stesso delle precedenti releases. Ci troviamo infatti al cospetto di un album un po' noioso che non aggiunge nulla di significativo al marchio di fabbrica dei nostri. Si può solo affermare che i brani di "Order Shall Prevail" mantengono una sufficiente intensità, ma nulla di entusiasmante. Nella quarta song "Fight Where You Stand" viene coinvolto un certo Max Cavalera (Soulfly, Cavalera Conspiracy, ex-Sepultura, ex-Nailbomb). I Jungle Rot procedono senza mai evolversi ed è proprio questo il limite più grande. Ci vuole ben altro per farmi esaltare veramente. Una nota di merito per la bella copertina realizzata dall'artista Gyula Havancsak.

Contatti: jungle-rot.com - facebook.com/igotjunglerot

TRACKLIST: Doomsday, Paralyzed Prey, Blood Revenge, Fight Where You Stand (feat. Max Cavalera), Order Shall Prevail, The Dread Pestilence, I Cast The First Stone, E.F.K., Trench Tactics, Nuclear Superiority


lunedì 29 giugno 2015

Recensione: THE CLEARING PATH
"Watershed Between Earth And Firmament"
2015 - Independent




Gabriele Gramaglia è uno di quei musicisti che può realmente suonare ciò che desidera, oltrepassando così ogni barriera di genere. Basta ascoltare il suo primo album intitolato "Watershed Between Earth And Firmament" per accorgersi come non ci sia una canzone uguale all'altra, e questo già di per se è un aspetto importantissimo. THE CLEARING PATH ha dato forma a sei gemme di grande valore (!). La cosa che impressiona maggiormente è la bravura con cui questo giovane ragazzo riesce ad elaborare ed arrangiare le sue idee riversate nel suono. Una prova singolare che avvolge fin dalla traccia iniziale "Holy Waters". La scrittura di Gramaglia ferma ogni moto esterno e fa emergere spontaneamente la colluttazione delle innumerevoli, inesauste, fratture interne. L'indizio principale si rivela nel gesto estremo che traspare da una oscillazione inquieta, instabile, disagiata. Nessuna chiave di lettura che non sia quella insita nella musica. La lotta sconvolgente avviene nella gamma dei colori contrastanti del disco d'esordio. "Watershed Between Earth And Firmament" percorre un vasto itinerario di espressioni diverse, ma è la qualità di fondo a colpire positivamente l'ampiezza delle mie percezioni. Ciò che rimane in mente dopo l'ascolto è un riflesso dipendente da una sollecitazione d'origine oggettiva. Mi auguro per lui sia solo l'inizio e soprattutto, che possa trovare la spinta giusta da parte di qualche buona etichetta.

Contatti: facebook.com/The-Clearing-Path

TRACKLIST: Holy Waters, Sacred Mountain, Goddess Aura, Atop The Throat - My Glance Cautiously Surveys The Depths, My Wild Goose Chase, This River Will Carry Me Towards The Grandest Light.


domenica 28 giugno 2015

Recensione: PROFANATOR "Mvtter Vicivm"
2015 - Chaos Records




Gli autori di questo "Mvtter Vicivm" non devono essere confusi con i musicisti che diedero vita a "Extintion of Humanity", demo del 1988. Gli unici punti in comune tra le due formazioni sono tre: il nome PROFANATOR, il genere musicale e la loro provenienza geografica (Messico). Tenete conto che il vecchio gruppo di Monterrey (Nuevo León) è ormai defunto da lungo tempo, quindi, cerchiamo di focalizzarci su questi ragazzacci dello Stato del Querétaro, attivi dal 1999 e con alle spalle altri due album in studio. Il thrash metal dei cinque è saldamente ancorato alla scuola teutonica, Kreator su tutti, infatti, il feeling sporco che anima le 8 tracce di "Mvtter Vicivm" giunge rapidamente al dunque: veloce, senza compromessi, lontano da qualsiasi raffinatezza. La band riconferma di voler rivisitare con profonda passione e attitudine un passato autentico e mai dimenticato, un concentrato di cinica aggressività in grado di far rivivere certe sensazioni già collaudate nella metà degli anni ottanta. Questo è un disco d'impatto che sa come accoltellare il cuore avvelenato dei thrash metaller più nostalgici. Lavoro prevedibile, ma coinvolgente nella sua struttura portante. La vecchia fiamma brucia ancora.

Contatti:

chaos-records.bandcamp.com/mvtter-vicivm
facebook.com/ProfanatorOficial
chaos-records.com

TRACKLIST: Mvtter Vicivm, A Plague is Rising, Wormedm, Narcocracy, Point Of No Return, She-Wolves Kalashnikov, From the Womb to Tomb, Life Is not


sabato 27 giugno 2015

Recensione: BITTER END "Illusions of Dominance"
2015 - Deathwish Inc.




Terzo album per i texani BITTER END, dopo ben 5 anni di silenzio. Inizio subito col dire che la band proveniente da San Antonio continua a suonare coerentemente con uno stile definito, accostabile a vari combattenti di strada quali Agnostic Front, Biohazard, Terror, Cro-Mags, Madball, Sick Of It All, un suono chiaramente 'hardcore' in tutto e per tutto. Perciò chi ha apprezzato i precedenti lavori "Climate Of Fear" (2007) e "Guilty as Charged" (2010) non potrà farsi scappare il validissimo "Illusions of Dominance" (Deathwish Inc.). Ancora brani pomposi sorretti da gang vocals compatte e capaci di sprigionare una violenza verbale disarmante. Tutta la rabbia repressa va spurgata velocemente servendosi delle note giuste (ascoltate "Power and Control", "Truth Lies Fear", "Realm of Despair", la vigorosa e ritmata "Conversations With Death"). Ecco quindi che l'urgenza del gruppo saprà come purificare le frustrazioni degli appassionati di queste sonorità, ribaltandoli in un mosh pit furibondo. Ad onor del vero, il nuovo full-length è un'uscita che in 30 minuti riesce a sintetizzare il meglio dell'HC mascolino. Peccato solo che nella prima decade i Bitter End abbiano avuto molta meno fortuna di altri loro colleghi. L'invito è quello di non disperare, perché i nostri sono pronti alla vendetta.

Contatti:

bitterendband.bandcamp.com/illusions-of-dominance
facebook.com/bitterend
deathwishinc.com

TRACKLIST: Power and Control, Truth Lies Fear, Realm of Despair, Long Time Gone, The Crushing Madness, Conversations With Death, Sting of Betrayal, Pleasure and Pain, Into the Unknown, No Man's Land




venerdì 26 giugno 2015

Recensione: CUT UP "Forensic Nightmares"
2015 - Metal Blade Records




Se avete particolarmente a cuore il death metal non potete ignorare gli svedesi CUT UP, una delle promesse in casa Metal Blade Rec. Il titolo del debutto, come l'artwork di copertina, si ricollegano all'aspetto brutale della musica. Se poi aggiungiamo il fatto che possiedono una padronanza strumentale molto forte, il gioco è fatto. I membri del gruppo svolgono il loro mestiere con professionalità invidiabile, e possono far leva su un notevole bagaglio di esperienze personali. Andreas Björnson, Erik Rundqvist, Anders Bertilsson e Tobias Gustafsson vantano un passato di tutto rispetto nei vari Vomitory, Obscure, Torture Division, Coldworker etc. "Forensic Nightmares" non dice nulla di nuovo, ma quello che esprime si fa apprezzare con facilità. Come da previsione, i Cut Up non rinnegano nemmeno la matrice più old-school. Se sia un tratto vincente sarete voi a deciderlo. Ritmiche sostenute, chitarre/basso ruggenti, e una voce che fa da corazza ad un sound monolitico e viscerale, questi i colpi sparati a bruciapelo dal primo full-length. Death metal classico, energico, restio nel piegarsi a qualsiasi compromesso commerciale. I Cut Up sono una band intransigente, vera e assolutamente granitica.

Contatti: cutupofficial.com - facebook.com/cutupofficial

TRACKLIST: Enter Hell, Burial Time, Remember the Flesh, A Butchery Improved, Brain Cell Holocaust, Forensic Nightmare, Camouflesh, Order of the Chainsaw, Stab And Stab Again, Bunker Z16, Dead and Impaled




giovedì 25 giugno 2015

Recensione: GRAVES "Fides Ad Nauseam"
2015 - DIY




Il mio obiettivo principale è quello di andare a scavare nel profondo underground per farvi conoscere il meglio che la musica estrema possa offrire in questo 2015. Oggi voglio presentarvi i neozelandesi GRAVES, giunti al debutto autoprodotto intitolato "Fides Ad Nauseam", un lavoro dai contenuti animaleschi, sempre al limite del grindcore più ostile e travolgente. Come un fulmine a ciel sereno, il gruppo ha confezionato un prodotto validissimo che può dare del filo da torcere a molte formazioni già affermate, e come dicevo poc'anzi, tenete presente che questi ragazzi di Auckland sono dei perfetti sconosciuti. Esordienti ma dannatamente motivati a spaccarvi le ossa! Dopo un 7" e uno split con i Conniption, il quartetto si riaffaccia sulle scene con una prova di forza convincente. Non c'è nulla da obiettare. Il pregio dei Graves è quello di avere una buona capacità nell'intersecare la potenza dei riff di chitarra ad una sezione ritmica che frantuma ogni cosa capiti loro a tiro (il basso è suonato da una ragazza). Per non parlare di quanto è lancinante la voce di Richie, l'odio fatto persona. Il disco (di breve durata) soddisferà i fan del genere, potete mettere la mano sul fuoco. Teneteli d'occhio.

Contatti:

gravesnz.bandcamp.com/fides-ad-nauseam
facebook.com/gravesnz

SONGS: Hatred, Collapse, Flesh, Choke, Scorn, Vermin, Suffer, Skitliv, A Nation Sleeps


mercoledì 24 giugno 2015

Recensione: MEXICAN WEREWOLF "Luck"
2015 - Unholy Empire Recording Co.




Gli americani MEXICAN WEREWOLF, provenienti da Chicago, sono una botta di adrenalina che farà esplodere il vostro impianto stereo. La sostanza non cambia rispetto al precedente "MXWF" (2013)! Il punto è che a questi tre musicisti non importa nulla di allontanarsi dal loro ormai collaudato punk/hc, spesso viziato da un riffing rock'n'roll davvero travolgente; perciò, piuttosto che comporre qualcosa di diverso o più originale, i Mexican Werewolf hanno preferito aumentare la tensione degli strumenti, oltre che il wattaggio degli amplificatori. Limitandosi a riabbracciare sonorità vecchio stampo, il trio risulta ugualmente vincente. Il tutto grazie ad una manciata di canzoni scarne, ben arrangiate e registrate come il genere comanda. A questo contribuisce positivamente la graffiante prova vocale del singer Rick Linus. Anche se con il passare degli anni la musica cambia e si evolve, in determinati ambiti musicali tutto ciò non avviene. Meglio così! E' sempre una questione di scelte personali. Non perdete tempo, stappate un paio di birre ghiacciate e alzate il volume.

Contatti:

mexicanwerewolf.bandcamp.com/luck
facebook.com/MexicanWerewolf

TRACKLIST: Year of the Kraken, Now You Will Learn About Loss, Robocop V Maniac Cop, Has His Father's Eyes, John Carpenter's Escape From Chicago.


martedì 23 giugno 2015

Recensione: HALSHUG "Blodets Bånd"
2015 - Southern Lord Recordings




Il male ha invaso la nostra esistenza, trasformando il nostro modo di vivere. Tutto adesso è differente: i nostri atti, i rapporti, le parole, i desideri, i ritmi giornalieri, le sofferenze, perché ogni cosa risponde alle leggi spietate del frenetico progresso. Una verità risaputa, ma da molti volutamente accantonata. Fortunatamente, c'è ancora gente che ha voglia di reagire. I danesi HALSHUG non intendono adeguarsi alla massa e, servendosi della propria musica rabbiosa (un velenoso crust punk/d-beat hardcore), contrastano l'attuale addomesticamento sociale per cercare di smuovere le coscienze assuefatte e sfiduciate degli ascoltatori. Questi musicisti tentano dunque di sviluppare una critica alla natura dell'uomo moderno, alla sua essenza contorta, che è parte integrante del sistema di dominio. I brani presenti in "Blodets Bånd" affrontano gli aspetti più crudi della questione, passando attraverso i luoghi comuni della cattiva disinformazione. Va da sé che a qualcuno non piaceranno i contenuti di questo disco, qualcun altro forse volterà le spalle sentendosi tirato in causa, qualcun altro ancora si limiterà a urlare di gioia dinanzi a tanta violenza. Chi ha il coltello dalla parte del manico ha sempre ragione. Come ho già detto in apertura di recensione, "Blodets Bånd" è un lavoro di parte, quindi gli Halshug vanno dritti al punto. Adatto agli amanti di Discharge, Victims, Skitsystem, Nuclear Death Terror e Wolfbrigade.

Contatti:

halshugsl.bandcamp.com/releases
facebook.com/halshugcph

TRACKLIST: Gudsforladt, Afmagt, Inferno, Knal, Blodets Band, Total Destruktion, Yderste Rand, Kvaelende Frygt


lunedì 22 giugno 2015

Recensione: PRO-PAIN "Voice of Rebellion."
2015 - SPV | Steamhammer Records




Armati di cazzottiere e coltelli affilati, i PRO-PAIN fanno ritorno in strada per urlare la loro rabbia ribelle. Nulla è cambiato dall'anno 1991, in effetti, il gruppo vuole solo picchiare con cattiveria e senza fronzoli, come ha sempre fatto da 24 anni a questa parte, avvalendosi del solito groove infuocato forgiato tra hardcore e thrash metal a stelle e strisce. Qui ci sono solo calci e pugni in faccia per tutti. Il marchio di fabbrica nato nei peggiori quartieri di New York è inconfondibile, e questi 'figli di puttana' non possono essere esclusi dalla lista delle formazioni che hanno dato un contributo serio per l'affermazione di certe sonorità! Piacciano o meno, i Pro-Pain non deluderanno i fan, proprio perché continuano ed essere sinceri, efficaci e soprattutto, battaglieri. La lunga militanza non ha fatto altro che rafforzarli nel carattere. "Voice of Rebellion." è la voce dei disadattati, dei reietti, di chi ha fallito nella vita e non ha mai avuto diritto di parola nella società; ma il disco, può anche diventare la colonna sonora per chi vuole scendere in piazza e lottare contro il sistema capitalistico, prima ancora che i fumi pungenti dei lacrimogeni svanissero nell'aria. Siete pronti per la nuova guerriglia? Fatevi avanti!

Contatti:

pro-pain.com
facebook.com/PRO-PAIN-OFFICIAL-PAGE

TRACKLIST: Voice of Rebellion, No Fly Zone, Righteous Annihilation, Souls on Fire, Take It to the Grave, Age of Disgust, Bella Morte, Cognitive Dissonance, Blade of the Cursed, Crushed to Dust, Enraged, Hellride, DNR (Do Not Resuscitate), Fuck This Life


domenica 21 giugno 2015

Recensione: TEETHGRINDER "Misanthropy"
2015 - Lifeforce Records




Dopo il 7" "Hellbound" uscito nel 2014, gli olandesi TEETHGRINDER si sono accordati con la Lifeforce Records per la pubblicazione del primo lavoro, album che li conferma su una posizione di rilievo nel lotto delle nuove proposte dell'anno in corso. Il grindcore del quartetto è suonato con padronanza invidiabile e fa ben sperare per il futuro. La chitarra emerge dal contesto anche quando le canzoni vengono messe a freno (la traccia di apertura "Rites of Sorrow", poi, "Iron Jaw", "187", la lunga title track conclusiva), e questa è una peculiarità invidiabile. Il drumming preciso e furibondo (come da manuale), usato con sapiente misura, non fa altro che aumentare l'energia distruttiva del loro sound, che ha qualcosa dei finlandesi Rotten Sound. I riferimenti alla band di Keijo Niinimaa sono espliciti, e onestamente, preferisco questo ad un ennesimo tentativo di far girare i soliti due o tre accordi scontati, sparati a folli velocità. Non mancano le bordate che risentono del death metal diretto e cadenzato ("Death of the Individual"). Buona la prova isterica del cantante. In poche parole, se siete alla ricerca di un bel disco estremo, scommettete sui Teethgrinder.

Contatti:

teethgrindernl.bandcamp.com
facebook.com/Teethgrinder
lifeforcerecords.com

TRACKLIST: Rites of Sorrow, Hope in Death, Waste, Desolation, Death of the Individual, Vitriol, Iron Jaw, Discomfort, 187, Plagued by Existence, Abandoned Light, Misanthropy



sabato 20 giugno 2015

Recensione: DAWN OF AZAZEL "The Tides of Damocles"
2015 - Independent




I neozelandesi DAWN OF AZAZEL grazie al costante impegno sono riusciti ad ottenere una formula sonora che non si fossilizza sul solito miscuglio di stampo americano, e come i conterranei Ulcerate, stanno ampliando il loro raggio d'azione per colpire le attenzioni di pubblico e critica. Il quarto album, "The Tides of Damocles", è un lavoro di stile eseguito da musicisti abili nel saper proporre delle articolazioni valide. L'effetto è evocativo, tanto che qui si può parlare di technical death metal. Le 10 canzoni incalzano con lo scorrere dei minuti, e di certo non c'è modo di annoiarsi. Oggi, i Dawn of Azazel, sono ancora più contorti, incentrati sull'ossessività, sul crescendo emotivo che impazzisce costantemente per cercare di deviare dai soliti richiami di genere. E' un ritorno più vario ed allo stesso tempo organico. Il disco riassume perfettamente tutte le influenze musicali del gruppo, per questo motivo, potrà soddisfare una larga fascia di death metaller. La strada in salita non è mai facile da percorrere e affrontare ma, a conti fatti, è quella più gratificante. Non fate l'errore di ignorarli.

Contatti:

dawnofazazel.bandcamp.com/album/the-tides-of-damocles
facebook.com/dawnofazazel

SONGS: Strike First-Strike Hard-Strike Often, Irresistible, Vassalplasty, The Odious Tides, Forever Enduring-Always Ready, Controlled Burn, Progeny of Pain, The Eagles Grasp, Damocles, Tarnished Gold


venerdì 19 giugno 2015

Recensione: KHOST "Corrosive Shroud"
2015 - Cold Spring




Gli inglesi KHOST, provenienti da Birmingham, trovano la loro identità tra le rovine dei tanti capannoni dismessi, ed è proprio da li che questi due individui traggono la giusta ispirazione. Damian Bennett (Carthage, Deathless) e il compagno Andy Swan (Iroha, Final, Atrocity Exhibition) respirano coscientemente le polveri dell'amianto in modo da arricchire un sound ruvido, filtrato, assordante e di non facile fruizione, soprattutto per chi non è predisposto a certe dinamiche doom/industrial. Il secondo album "Corrosive Shroud" scava nella desolazione umana per sviluppare una personale visione sull'alienazione contemporanea. La scansione temporale dell'opera è la sola pista praticabile per poter delineare il profilo dei Khost in modo razionale e coerente, questo perché il nuovo capitolo è la logica conseguenza del debutto "Copper Lock Hell" (2014), è la fase di un processo ciclico in continuo mutamento. Tutta la colonna sonora è una catena di azioni e reazioni, così il full-length non è mai finito finché non ha concluso il suo giro completo. Deve essere così non per indurre in confusione l'ascoltatore, ma affinché si percepisca il vero significato dei suoi contenuti. Pochi elementi si allontanano dagli schemi consueti. Opere come questa sono concepite in maniera tale da essere comprese da un numero limitato di eletti. Infatti, non rimane molto spazio per i dubbi o per futili pregiudizi. Nella release è stato coinvolto Eugene Robinson, vocalist degli Oxbow e altri ospiti. Più che una semplice sorpresa.

Contatti: facebook.com/khostband - coldspring.co.uk

TRACKLIST: Avici, Revelations Vultures Jackals Wolves, Black Rope Hell, A Shadow On The Wound, Inversion, Forgery, Red Spot, Bystander, VMIH, Avici, Hostage Remix


giovedì 18 giugno 2015

Recensione: FIGHT AMP "Constantly Off"
2015 - Brutal Panda Records




I FIGHT AMP (Fight Amputation) sono dei pazzi furiosi. Questa formazione, nata nel 2003, è cresciuta nella bolgia di Philadelphia e possiede gli attributi per cementare ulteriormente la propria permanenza all'interno del circuito punk/noise/sludge d'oltreoceano, dopo un demo, quattro dischi + vari split e un EP. Il gruppo è padrone degli strumenti e continua ad avere le idee chiare sugli obiettivi da raggiungere, ovvero prenderci a calci in faccia senza nessuna pietà, mantenendo quel groove micidiale che non lascia scampo, come i maestri Melvins, Dead Kennedys, Fudge Tunnel, Unsane, Nirvana hanno insegnato. E i Fight Amp sanno dove colpire per procurare danni permanenti. "Constantly Off" è caratterizzato da frequenti cambi di tempo, da chitarre taglienti, da sonorità quadrate che a tratti possono ricordare gli EyeHateGod di New Orleans. L'ascolto provoca veramente la sensazione di una violenta caoticità isterica ben controllata. Il trio della Pennsylvania ha impastato tutto quello che gli girava per la testa, alternando momenti di parossismo sonoro a passaggi, viceversa, maggiormente organizzati. La cosa positiva è che il risultato finale, pur non essendo memorabile, riesce ugualmente a coinvolgere e creare tensione nel minutaggio delle tracce. Ecco quindi la testimonianza di un buon album di genere. Grazie alle prove vocali del chitarrista Mike McGinnis e del bassista Jon Dehart, l'esperienza garantisce una spinta elettrizzante in bilico tra nervosismo istintivo e cinica arroganza di strada. Un nome che merita attenzione. "Constantly Off" è disponibile in vinile 12" o CD.

Contatti:

fightamp.bandcamp.com
fightamp.com
facebook.com/FightAmp
brutalpandarecords.com

TRACKLIST: Ex Everything, Survival Is Strange, Leveling In A Dream, You Don't Wanna Live Forever, I Perceive Reptoids, Happy Joyful Life


mercoledì 17 giugno 2015

Recensione: FERAL "Where Dead Dreams Dwell"
2015 - Cyclone Empire




Ci sono gruppi che hanno il pregio di non far sentire la mancanza dei vecchi padri del death metal, quelli non più attivi nella scena musicale. Questi individui, per volontà propria, scelgono di portare avanti la tradizione con determinazione, dando un messaggio ben preciso ai seguaci del genere. Nel caso dei FERAL, parliamo della scuola svedese. Nati nel 2007, i deathster di Skellefteå riversano su disco fisico tutta la loro spiccata personalità, come era successo sull'annichilente "Dragged to the Altar" (2011). Forse li avete già conosciuti in altre vesti (dal 2003 al 2006 si facevano chiamare Valmer & Hook). La band è ispirata e infatti la presente release ("Where Dead Dreams Dwell") prende le distanze dalla precedente pur mantenendo intatto uno stile ormai inconfondibile. I Feral potrebbero colmare il vuoto lasciato dai Dismember, e sarebbero pronti per raccoglierne l'eredità. Sicuramente la Svezia può contare su tante nuove leve, ma questi bastardi hanno una marcia in più rispetto a molti connazionali. Il sound sguinzagliato dai nostri è davvero impressionante. Mai un attimo di stanca, non un attimo di sosta. I Feral possono vantarsi perché sanno scrivere delle belle canzoni e dal forte impatto. L'assalto tellurico di "Where Dead Dreams Dwell" è una garanzia di assoluta qualità che solo poche formazioni scandinave avrebbero potuto fornire. Questo è poco ma sicuro. L'artwork è stato realizzato da Costin Chioreanu. Dateci dentro con l'acquisto!

Contatti:

cycloneempire.bandcamp.com/where-dead-dreams-dwell
feral.se
facebook.com/feralswe
cyclone-empire.com

TRACKLIST: Swallowed by Darkness, Creatures Among the Coffins, As the Feast Begins, Suffering Torment, Carving the Blood Eagle, Inhumation Ceremony, The Crawler, Overwhelmed, Mass Resurrection, Succumb to Terror


martedì 16 giugno 2015

Recensione: GOBLIN REBIRTH "Goblin Rebirth"
2015 - Relapse Records




Da una costola dei leggendari Goblin, traghettati da Claudio Simonetti, sono nati i GOBLIN REBIRTH, nei quali è coinvolta la storica sezione ritmica del Maestro italiano (Fabio Pignatelli al basso e il batterista Agostino Marangolo). La formazione è stata completata con il tastierista Aidan Zammit (vecchia conoscenza per chi segue i Goblin), Giacomo Anselmi (Chitarra) e Danilo Cherni (tastiere). I cinque musicisti riportano in auge con grande maestria il fascino tenebroso delle sonorità dei '70/'80. Avete in mente le atmosfere dei migliori film thriller/horror nostrani di quei tempi? Nel debutto omonimo siamo vicini a quel tipo di sensazioni. E' il mistero a creare una sorta di calamita tra i diversi brani, perché ovunque ci sia qualcosa di ignoto si sviluppa una grande attrazione. I su citati Goblin hanno sicuramente una logica ben precisa, ma il frammento Goblin Rebirth, tolto da quel corpo mostruoso, assume un eccezionale valore di astrazione ambientale. A volte, durante l'ascolto, alcuni ricordi si svelano, e le emozioni mi pervadono. Il resoconto che questi artisti hanno dato del proprio passato è emerso, sotto forma di una serie di istantanee perfettamente delineate, che non di rado combinano la sperimentazione all'eclettismo. In "Goblin Rebirth", l'anima teatrale dell'arte Nazionale possiede un'energia unica. L'etichetta scelta per la pubblicazione del disco è la Relapse Records.

Contatti:

goblinrebirth.bandcamp.com
facebook.com/Goblin.Rebirth

TRACKLIST: Requiem For X, Back In, Book Of Skulls, Mysterium, Evil In The Machine, Forest, Dark Bolero, Rebirth


lunedì 15 giugno 2015

Recensione: DEW-SCENTED "Intermination"
2015 - Metal Blade Records




Ancora una volta mi trovo in totale disaccordo con la maggior parte dei recensori in ambito metal. Il motivo è semplice: troppo spesso si ascolta la musica superficialmente, soprattutto quando qualcuno ha delle scadenze da rispettare o troppo materiale da smaltire. Quando lo capiranno che i dischi non vanno valutati mettendo in play solo due o tre canzoni? Quando la smetteranno di attivare questa futile modalità di massa? Penso che gli addetti ai lavori (quanti quelli veri?) preferiscono facilitarsi la vita facendo il solito e scontato copia incolla di frasi rubate a terzi, e quindi, ottenere quelle righe indispensabili per riempire lo spazio messo a disposizione dai giornali di settore. L'auto celebrazione è condizione dell'ego. Non è difficile accorgersene. Succede spesso! L'esempio possono essere le numerose stroncature riservate al nuovo disco dei DEW-SCENTED. Ne stanno dicendo di cotte e di crude (comprese le cattiverie gratuite). Comunque, ogni artista o musicista che sia, è libero di esprimersi come crede. Ora, è arrivato il momento di mettere un punto e dire la mia.

Con questo ultimo "Intermination", i tedeschi Dew-Scented si riaffermano nuovamente come una delle formazioni più massicce, coerenti e determinate del vecchio continente, pur avendo attraversato dei momenti difficili in passato, dovuti soprattutto ai continui cambi di line-up. A dispetto dei tantissimi giovani musicisti inesperti dediti al riciclo di sonorità thrash/death metal, il gruppo guidato dal singer e membro fondatore Leif Jensen, mantiene ancora oggi una posizione di tutto rispetto all'interno della scena estrema europea e giunge al traguardo del decimo album in ben ventitrè anni di onorata carriera. Certo, i Dew-Scented non saranno mica gli Slayer, i Testament, o i Kreator, però, hanno sicuramente il carisma e l'esperienza dei grandi e la perseveranza dei più testardi. I veri fan e la stessa Metal Blade Records lo sanno molto bene, per questo motivo non smettono di sostenerli. Non c'è la necessità di segnalare un brano rispetto ad altri, ma il tridente presente dopo l'intro iniziale ("On a Collision Course", "Scars of Creation", "Affect Gravity") fa decisamente male. Altra composizione riuscita e dal fortissimo impatto è "Ode to Extinction" (alzate il volume!). La grande capacità dei Dew-Scented risiede nel saper valorizzare al meglio ogni loro brano, inserendo la giusta dose di variazioni e mantenendo viva quella vile immediatezza di base, utile per non appesantire chi ascolta. Bella la cover dei Repulsion ("Radiation Sickness") posizionata alla fine della tracklist. Tirando le somme: l'impatto non manca, la grinta è quella di sempre, e per fortuna, lo stile non è stato snaturato, anche se risente di certe soluzioni moderniste, moderatamente calcolate. Cosa pretendete da una compagine che ha accumulato così tanti anni sul groppone ed è ancora capace di suonare della buona musica violenta? Piaccia o meno, questa è la mia opinione personale. Bentornati!

Contatti: dew-scented.net - facebook.com/dewscented

SONGS: Declaration of Intent (Intro), On a Collision Course, Scars of Creation, Affect Gravity, Means to an End, Ode to Extinction, Demon Seed, Power Surge, Ruptured Perpetually, Living Lies, Atavistic, Reborn, Radiation Sickness (Repulsion cover)




domenica 14 giugno 2015

Recensione: HIGH ON FIRE "Luminiferous"
2015 - eOne Music




"Luminiferous" riconferma il valore degli americani HIGH ON FIRE, guidati come sempre dal guerriero Matt Pike, già chitarrista degli Sleep. Questo nuovo album è il figlio più bastardo della loro discografia perché a suo modo ha ereditato i geni aggressivi dei precedenti lavori in studio, ma allo stesso tempo è anche un mix di diversi stili e periodi musicali, perciò, potrà soddisfare una vasta gamma di pubblico, oltre ai fan di vecchia data. Siamo nel 2015 e ancora una volta si è avuta la riprova di quanto gli High On Fire possano essere decisivi nel panorama della musica heavy. Non c'è ombra di dubbio, la band di Oakland fa la differenza su disco e dal vivo. Dopo aver consolidato uno stile energico, personale e riconoscibile, hanno raffinato meticolosamente tutti gli arrangiamenti per renderlo più dinamico ed elastico. I risultati ottenuti negli ultimi 5 anni sono da incorniciare con l'acciaio puro. In questa recensione, dare un giudizio a "Luminiferous" non è affatto facile proprio per il valore del prodotto stesso. Pare che Pike e soci provino un enorme gusto a dare dimostrazione di forza, in un vortice di soluzioni profonde, viscerali e collaudate. I 54 minuti del full-length riusciranno a tenervi incollati davanti allo stereo. Volete sapere se ho qualcos'altro da aggiungere? Si, gli High On Fire rasentano la perfezione e continuano imperterriti a propugnare la propria miscela esplosiva e il proprio messaggio. Da avere.

Contatti: highonfire.net - facebook.com/highonfire

SONGS: The Black Plot, Carcosa, The Sunless Years, Slave the Hive, The Falconist, Dark Side of the Compass, The Cave, Luminiferous, The Lethal Chamber


sabato 13 giugno 2015

Recensione: AION "Verses of Perdition"
2015 - Goathorned Productions




Gli svizzeri AION partecipano spiritualmente alla pena dei dannati con lo scopo di raggiungere il più angoscioso stato di perdizione dell'anima. Il titolo del debutto ("Verses of Perdition") indica il sentiero tortuoso a chiunque si presti all'ascolto. Un sound maledetto, dipinto con pochi colori cupi, densi e pastosi, gli stessi che da subito mettono in risalto la visione sinistra dei tre musicisti provenienti da Sion, capoluogo del Canton Vallese. Le raffigurazioni bestiali presenti nel loro universo si confondono spesso in una comune deformazione, al punto da non consentire l'individuazione di alcun significato specifico. Gli Aion rinunciano alla normale forma canzone del black metal per sconvolgerla nel suo interno. Questo è il procedimento scelto per trasformare qualcosa che proviene direttamente dall'inconscio. Ogni dettaglio, qui, ha certamente una fonte e una propria ragione, più o meno contratta e ben distinta. Le furiose accelerazioni strumentali, le grevi oscillazioni rallentate e le deviate modulazioni della voce, precipitano in un'unica fossa comune. Lo spartito è già in sé raccapricciante, di conseguenza, agisce con veemenza sulla poetica del trio. Da provare!

Contatti:

a-i-o-n.bandcamp.com/releases
goathorned.com

TRACKLIST: I, II, III, IV, V


venerdì 12 giugno 2015

Recensione: GENITAL GRINDER "Abduction"
2015 - Eyes of the Dead Productions




I mantovani GENITAL GRINDER, attivi come Mass Slaughter dal 1990 al 1991, sono riusciti a sopravvivere ai tanti alti e bassi e solo ora hanno avuto la possibilità di pubblicare il primo full-length intitolato "Abduction". Ovviamente, dal nome stesso si può ben capire che questi ragazzi non demordono affatto e ci danno dentro suonando del feroce e spietato brutal death metal. I Genital Grinder rimangono assolutamente devoti ad un certo tipo di attitudine, perciò, quanto espresso sul disco non può mentire. Stilisticamente parlando rispettano per filo e per segno le varie regole dettate dai gruppi più blasonati della scena, cosa alquanto prevedibile avendo a che fare con gente che non ha voglia di piegarsi alle mode passeggere. La struttura portante conferita ad ogni canzone è devastante, velocissima, e non presenta delle digressioni strumentali fuori contesto. Questi cinque musicisti sanno come colpire a martellate il cranio degli appassionati di tali sonorità. A fare la vera differenza: "Start To Run", "Everybody Killing", "Call Of The Scarab", le migliori di "Abduction". In coda alla tracklist troverete "Serial Killer" e "Trial", due bonus tracks prese dal promo del 2002. Rimane solo qualche ingranaggio arrugginito da ripulire, ma siamo già su buoni livelli. L'ira è il braccio armato dei Genital Grinder, quindi, guardatevi alle spalle. Registrazioni, mixaggio e mastering sono stati effettuati presso gli Sliver Music Studio da Luca Cocconi e Simone Sighinolfi, la copertina è opera di Mark (Mindrape Art).

Contatti:

facebook.com/GenitalGrinderMN
facebook.com/eyesofthedeadprods

TRACKLIST: Arise, Red scream, Game over, Ufo, Undead, Start to run, Everybody killing, Terrifying eviration, Call of the Scarab, Serial killer (bonus track), Trial (bonus track)


giovedì 11 giugno 2015

Recensione: OBESE "Kali Yuga"
2015 - Argonauta Records




Sebbene siano ancora agli inizi, gli OBESE hanno le idee ben chiare, e vi posso confermare che, in quanto a potenza non sono inferiori a nessuna delle band operanti nel circuito dello stoner/sludge. Se l'intenzione era quella di scrivere un album solido e consistente dall'inizio alla fine, direi che l'obiettivo è stato pienamente centrato. Il suono roccioso è di una potenza dilagante e mette a punto ciò che di buono è stato scritto per questo "Kali Yuga". Le composizioni non puntano sull'originalità, ma si fanno apprezzare per la loro rozzezza metallica. Per gli Obese contano solo due cose: picchiare duro sugli strumenti e farci scuotere la testa ripetutamente. Le abilità strumentali dei nostri mantengono intatto lo spirito volgare che anima tale genere musicale, cosa non da poco visto e considerato che al giorno d'oggi, molta più gente ha bisogno di quantità elevate di sostanza per raggiungere l'orgasmo. "Kali Yuga" è un vero e proprio omaggio al verbo di alcune grandissime formazioni americane. E' un caso se ascoltando la prorompente "The Bitter Blast" si assapora il sudore acido dei vecchi Queens of the Stone Age? Il gruppo olandese ha trovato il modo per rendere il cibo secco più appetibile. Onesti ed efficaci. Potete acquistare la vostra copia direttamente dalla Argonauta Records.

Contatti:

facebook.com/obeseofficial
argonautarecords.com

TRACKLIST: Enion, Rite Of Fire, Kali Yuga, The Bitter Blast, Red As The Sun, Steamroller, Down The Gauntlet, Bow, Begetter Dead Letter


mercoledì 10 giugno 2015

Recensione: SUNSET IN THE 12TH HOUSE "Mozaic"
2015 - Prophecy Productions




Quello dei SUNSET IN THE 12TH HOUSE è un post rock psichedelico ricercato e atmosferico, e non c'è modo migliore per descriverlo. Il nome della band rumena si riferisce alla matrice astrologica in cui la dodicesima casa è la dimora effettiva del subconscio, quindi, come da manuale, il concept scelto si fonde alla perfezione con un sound particolare che ha profonde radici nella musica sperimentale di metà anni ottanta ("Seven Insignia", "Arctic Cascades"), anche se, il quartetto lo rende attuale mediante un approccio molto più moderno. Non mancano passaggi meditativi nei quali vengono enfatizzati dei suoni orientali che fanno presa durante la fruizione, e forse, saranno proprio quelli a stimolare maggiormente l'attenzione dell'ascoltatore (la quarta "Desert's Eschaton"). In questo senso, "Mozaic" è un disco interessante, con tanti buoni spunti, ma va anche aggiunto che, a tratti, il loro songwriting risulta un po' slegato. Manca qualcosa che possa fare da catalizzatore. Particolare è l'attacco della conclusiva "Rejuvenation", influenzato dagli ultimi Rush. La scelta di utilizzare la voce in due sole canzoni la trovo davvero inappropriata, proprio perché, a mio avviso, i Sunset In The 12th House rendono meglio sull'impalcatura strumentale. Per il futuro servirà più attenzione sugli arrangiamenti.

Contatti:

sunset-in-the-12th-house.bandcamp.com/releases
facebook.com/sunsetinthe12thhouse


TRACKLIST: Seven Insignia, Arctic Cascades, Paraphernalia Of Sublimation, Desert's Eschaton, Ethereal Consonance, Rejuvenatio


Intervista: KATATONIA - "LA LUNGA STRADA"






NEL MOMENTO IN CUI HO AVUTO LA CERTEZZA CHE JONAS RENKSE AVREBBE RISPOSTO ALLA MIA INTERVISTA PER SON OF FLIES WEBZINE SI E' IMMEDIATAMENTE CHIUSO UN ALTRO CERCHIO PERFETTO. OGGI SONO PARTICOLARMENTE FELICE PERCHE' IL MIO COSTANTE IMPEGNO STA CONTINUANDO A DARE I SUOI FRUTTI. HO CONTATTATO IO STESSO IL RINOMATO CANTANTE SVEDESE. QUESTO IL RESOCONTO DELLA NOSTRA BREVE CHIACCHIERATA.

1. Ciao Jonas. Quest'anno i Katatonia hanno festeggiato il 24° anno di attività ed è importante ricordarlo a tutti i lettori. Dal lontano 1991 sono trascorsi tanti anni e nel tempo la band è progredita notevolmente. Siete passati dai primi suoni doom metal ad uno stile che spazia dal gothic metal (se così si può definire) al post-rock più emozionale. Inoltre, oltre ad aver raggiunto la maturazione artistica, siete stati in grado di superare i momenti difficili (tra cambi di line-up e problemi vari). Cosa puoi dirci sul vostro lungo cammino?

- Beh, credo che la nostra sia stata una progressione piuttosto naturale, avvenuta nel corso degli anni. La crescita artistica si è rivelata molto importante per trovare il nostro vero sound. Abbiamo affinato i dettagli per renderci conto della direzione musicale intrapresa. Ci siamo sempre focalizzati sul lato oscuro delle cose, ma, variando continuamente le sonorità, in modo da renderle più interessanti sia per noi stessi che per l'ascoltatore.

2. Non siete mai stati una band convenzionale e sono certo che ancora oggi continuate ad avere le idee chiare quando si tratta di scrivere un nuovo album. Ci sono degli aspetti positivi o negativi nel creare musica di questo genere?

- Si, non ci siamo mai imposti cosa fare o quale direzione seguire, né tantomeno abbiamo ascoltato dei consigli per ottenere più successo. Siamo sempre andati avanti dettando le nostre condizioni. Il lato positivo è, naturalmente, l'essere in grado di concretizzare le proprie decisioni sapendo che tutto nasce dal cuore. In questi giorni non c'è nulla che mi faccia pensare a qualcosa di negativo. Forse, quando ero più giovane, desideravo quel successo che non arrivava mai.

3. I Katatonia hanno sempre avuto il vantaggio di essere un gruppo unico e dall'enorme potenziale suggestivo. A proposito delle mie affermazioni, potrei prendere come esempio il vostro ultimo "Sanctitude". Mi puoi dire qualcosa di più su questo album dal vivo?

- Nel maggio del 2014 abbiamo fatto un tour di 10 date a supporto del nostro album "Dethroned & Uncrowned" che, è la versione rielaborata di "Dead End Kings". Dal momento che avevamo già rivisitato alcune delle canzoni della nostra discografia, decidemmo di unirle insieme per creare qualcosa di speciale in un evento molto particolare. Racchiudere uno dei concerti dei Katatonia in un DVD è stato incredibile. Registrarlo presso la splendida Union Chapel di Londra si è rivelata la scelta giusta, se così si può dire!

4. Qualche anno fa avete già incorporato elementi acustici nella vostra musica, infatti, è la seconda volta che vi presentate in queste vesti. Da dove nasce l'idea di immortalare questo live e per di più in una location così elegante e magica?

- Sempre per una sfida personale! Inoltre, come ho già detto prima, tutto è avvenuto in maniera naturale perché avevamo già sperimentato qualcosa di acustico sull'album "Dethroned & Uncrowned".

5. Sono certo che i fan vorrebbero sapere qualche anticipazione sul vostro prossimo disco. Siete già in fase di composizione? Cosa ci sarà di nuovo? Quali le differenze rispetto ai precedenti album in studio?

- Il materiale sarà molto vario, come da tradizione. Si andrà da parti più suadenti, dark, a sonorità acustiche davvero tormentate, fino ad arrivare a passaggi più pesanti ed heavy. Abbiamo ancora tanto lavoro da fare. Sicuramente sarà un disco molto interessante.

6. Jonas, ti ringrazio di cuore per la tua gentilezza e per la grande disponibilità. E' stato un vero onore intervistarti. Ti auguro il meglio!

- Grazie a te per avermelo chiesto. Il piacere è tutto mio!


CONTATTI:

katatonia.com
facebook.com/katatonia
kscopemusic.com


KATATONIA "Sanctitude" Live Performers:

Jonas Renkse - Voce, Chitarra
Anders Nyström - Chitarra Acustica, Backing Vocals
Bruce Soord - Chitarra Acustica, Piano, Backing Vocals
Niklas Sandin - Basso Acustico
JP Asplund - Percussioni
Silje Wergeland - Guest Vocals


RECENSIONI:
KATATONIA "Sanctitude" 2015 - Kscope Music
KATATONIA "Last Fair Day Gone Night" 2014 - Peaceville Records


martedì 9 giugno 2015

Recensione: THE GRAND ASTORIA "The Mighty Few"
2015 - Independent




Risulta davvero difficile adattare la musica dei russi THE GRAND ASTORIA in un genere specifico, proprio perché ora si sta parlando di musicisti col la "M" maiuscola che non sono affatto predisposti ad accontentarsi delle solite soluzioni sonore spremute fino allo stremo dalla maggior parte dei gruppi dello stoner-rock. Qui ascoltare è molto più piacevole e costruttivo! Per questo motivo, dopo aver consumato il nuovo "The Mighty Few", posso tranquillamente richiamare generi di ricerca come il jazz, la fusion e la psichedelia meno irruente, mescolati insieme con grande gusto e una profonda consapevolezza, figlia di un ampio background musicale. Con il sesto full-length, la formazione di San Pietroburgo ha cambiato nuovamente le carte in tavola, scegliendo un approccio più complesso ma riflessivo, perciò mai intuibile. Tutto muta lentamente in un costante oscillare tra momenti allungati e altri amplificati da una forte tensione elettrica. Nella prima traccia "Curse of the Ninth" aleggia il fantasma dei The Mars Volta. I nostri giocano con le ritmiche, con strumenti a fiato dai toni vellutati, echi frastagliati e riverberi allucinati, riff fugaci, dinamiche di piano, fraseggi ipnotici e persino ampie variazioni post rock, quelle tanto care al carismatico Steven Wilson oppure agli eclettici e bizzarri The Kilimanjaro Darkjazz Ensemble ("The Siege"). E' eccezionale Kamille Sharapodinov, cantante, chitarrista, compositore del progetto che, ancora una volta ha dato prova di grande versatilità vocale ed interpretativa. Due sole lunghe suite che crescono incessantemente ad ogni ascolto. Senza allontanarsi troppo dai solchi già tracciati, i The Grand Astoria hanno scritto un altro lavoro da non perdere. Parlare di questi ragazzi è un piacere, sia perché approfondiscono ogni nota con forbita eloquenza, sia perché si rivelano ai palati raffinati con estrema generosità. Classe Pura!

Contatti:

thegrandastoria.bandcamp.com/the-mighty-few
facebook.com/TheGrandAstoria

TRACKLIST: Curse of the Ninth, The Siege


lunedì 8 giugno 2015

Intervista: NIBIRU - "IL TEMPIO DELLA PERDIZIONE"






NELLA VITA TERRENA NON E' MAI SEMPLICE TROVARE UN EQUILIBRIO INTERIORE E SOLO LO SCORRERE DEL TEMPO AIUTA A RENDERE LE COSE PIU' CHIARE PER POTER PROSEGUIRE IL PROPRIO VIAGGIO, SENZA AVERE BISOGNO DI GUARDARSI INDIETRO. PER ALCUNI ARTISTI LA MUSICA E' UNA VIA DI FUGA, UN BINARIO CHE ALLONTANA DALLA REALTA' MATERIALE E PORTA IN LUOGHI SCONOSCIUTI DOVE SI PUO' AGIRE INDISTURBATI. ARDATH, VOCE E CHITARRA DEI NOSTRANI NIBIRU, CI ACCOMPAGNA NEL SUO TEMPIO OSCURO.

1. Ciao A. In questo nuovo album "Padmalotus" vi sono dimensioni cupe, oscure, ma allo stesso tempo lisergiche. Cosa vi proponete di esplorare con questo progetto musicale?

- Nibiru dall'origine non è partito con l'idea consapevole di esplorare un qualche universo interiore o esteriore che sia, ma è stato quasi una terapia inconscia che, con totale istinto e libertà compositiva ci ha sollevato dalle costrizioni quotidiane rendendo i momenti di composizione stranianti, intensi, vivi di propria essenza. "Padmalotus" fa parte di questo percorso non studiato, è collegato imprescindibilmente a "Caosgon" e "Netrayoni". Il vero viaggio? Ascoltare senza interruzione tutti e tre i nostri lavori, perché prende forma un universo inscindibile, un unico organismo psichedelico, dopo nulla sarà uguale. Personalmente ascolto molto spesso i nostri lavori e non per auto celebrazione, non sono proprio il tipo, ma perché riesco a trovare ad ogni ascolto sempre momenti, passaggi, risvolti, sensazioni che risultano in qualche modo nuove, l'incredibile intensità, la libertà compositiva nel momento della registrazione mi fa suonare quasi in trance, solo successivamente realizzo con ascolti incessanti il lavoro svolto... Sono per me istanti ineguagliabili.

2. Non avete il timore di distogliere l'attenzione dell'ascoltatore meno preparato a questo tipo di sonorità, per via delle numerose coordinate stilistiche del vostro lavoro?

- Non ci siamo mai posti il problema e non per mancanza di rispetto verso i nostri ascoltatori ma esclusivamente perché tutto il lavoro è nato spontaneamente, ognuno di noi arriva da influenze musicali uguali, simili, diverse, unito al fatto che nelle nostre esperienze passate abbiamo sempre composto musica nostra e mai cover. E' evidente che unendo il tutto nel progetto Nibiru non poteva che prendere forma qualcosa di assolutamente nuovo e particolare che, può piacere o meno, di certo colpisce.

3. Qual è il vostro approccio al processo di scrittura? Le canzoni nascono ancora allo stesso modo?

- Tutto è sempre nato da un riff di chitarra o basso, un ritmo di batteria, da lì comincia un cammino compositivo fatto di improvvisazione a volte estrema ("Netrayoni"), a volte più strutturata, come è accaduto in "Padmalotus", in particolare per quanto riguarda basso e batteria, la mia chitarra segue sempre linee malate e dissonanti. Il nuovo disco "Padmalotus" è supportato da riff di chitarra più regolari suonati da Siatris. Gli stati psicofisici alterati aiutano non poco questo processo compositivo, fondamentale l'alienazione da ogni forma di paranoia, ansia o responsabilità che già condiziona giornalmente il nostro approccio alla vita.

4. Se dovessi descrivere "Padmalotus" con delle visioni o immagini, quali lo rappresenterebbero al meglio?

- Uomo consunto, steso in un letto a baldacchino, lenzuola sudaticce di colore indefinito, lamenti sopiti prendono forma dalle sue membra, la testa sprofonda nel morbido cuscino macchiato dal sangue che incancrenito spurga dalle orecchie e dagli occhi mentre un sorriso sarcastico sembra indicare la via più breve per martirizzare la propria infinita dipendenza da qualsivoglia feticcio idealizzato... Violento spasmo finale... Urla, lamenti... Tutto tace... Passi leggeri, la figura si avvicina allo specchio e finalmente vede chiaramente oltre di esso.

5. Dei Nibiru mi ha sempre colpito la totale assenza di legami con un preciso stile musicale. Da dove traete le maggiori ispirazioni?

- Vero, non esiste per noi un preciso stile musicale, la nostra musica nasce a sensazione, tanti gli anni passati ad ascoltare svariati generi, dalla new wave, all'ambient, dal black metal al death, dallo stoner al grunge e non solo, tutto ciò ci porta in universi inesplorati ed è quello che più volte ci è stato riconosciuto. La sintonia tra noi ci permette di essere un unico tramite compositivo, sono momenti unici che portano astinenza durante le giornate distanti dal nostro tempio, vorrei morire senza morte in ogni singolo istante compositivo, l'unico modo per non farsi sfiorare dagli inganni della mente, l'unico modo possibile per comporre un album come "Netrayoni".

6. Che importanza ricopre la tua voce nel sound della band e in base a quale criterio scegli le soluzioni da adoperare?

- Il mio modo di cantare è fatto di lamenti, urla malate, disperazione, evocazioni ritualistiche, il tutto raramente calcolato, segue sensazioni create dall'incedere della musica, segue la trance dell'istante, di quel particolare momento di quiete o di assoluta disperazione che necessita di sfogo, evidente nei live dove in certi casi divento ingestibile, ma non certo per calcoli o spettacolo mi lascio semplicemente trasportare dalla musica di Nibiru e prendono forma le ipnotiche parti vocali.



7. Cosa puoi dirmi sul titolo del nuovo disco?

- Il titolo rappresenta il loto, Padma in tibetano ha quel significato. L'idea è stata di Siatris, il loto nasce nel fango, in acquitrini, per poi ergersi al di fuori di essi libero da impurità. Ciò rappresenta un percorso, un punto di passaggio, le radici rimangono solide nel fango e quell'ipotetica illuminazione non è altro, per quanto mi riguarda, che una nuova illusione, un susseguirsi di falsi risvegli verso nuovi e più complicati condizionamenti, più complicati perché illudono la persona di essere finalmente consapevole di una condizione che in realtà diventa una gabbia indistruttibile.

8. Puoi parlare brevemente di ciascun brano, e il rapporto tra liriche e musica?

- "Krim" può essere inteso come un mantra del fuoco dove bruciare l'IO diabolico, il brano più vicino alle sonorità di "Netrayoni", nato come totale improvvisazione. "Ashmadaeva" in persiano significa "spirito del giudizio", nome che il cristianesimo ha tramutato in Asmodeus. Questo è il primo pezzo scritto per "Padmalotus", il primo con una struttura più marcata . "Trikona" in sanscrito significa triangolo, fine meditativo e significati vari a seconda di come è posto, pezzo che per me ha un forte impatto live con un incedere psicotico. "Khem" l'antico nome dell'Egitto significa anche nero, il brano più lungo dell'intero cd che alterna violenza a ritmiche più sludge con un inserto ambient gestito da Ri e Siatris, già avvezzi a certi generi musicali. Le liriche di Nibiru sono la recita, la ripetizione mantrica delle 48 chiavi Enochiane che colloco nei pezzi a seconda delle sensazioni e le vibrazioni che ricevo di volta in volta creando un rituale instabile e instancabile.

9. Secondo te, oggi, quali sono i vantaggi, e quali gli svantaggi di firmare con un'etichetta discografica?

- "Caosgon" e "Netrayoni" sono stati autoprodotti, per scelta, e ne siamo stati assolutamente soddisfatti. "Padmalotus" era già pronto a livello di pezzi quando abbiamo conosciuto Gero e Argonauta Records. L'empatia è stata immediata e, credimi, non ci capita spesso. Da quel momento si è deciso di iniziare una collaborazione che reputo molto importante, Argonauta è una label dove si lavora con professionalità e concretezza lasciando assoluta libertà compositiva alle band, questo ci ha convinti a iniziare questo percorso che può portare nuove possibilità per entrambe le parti. Ad oggi, svantaggi non ne vedo, nel caso ci attiveremo per risolverli, ma la comunicazione, che in Argonauta è imprescindibile, è la vera differenza che permette un confronto schietto e rispettoso oltre che amichevole.

10. Chi sono i Nibiru come persone?

- Persone concrete, non ci piacciono parole buttate alla cazzo solo per creare attese e falsi miti, come nella vita privata anche nella musica, se non di più, abbiamo obiettivi ben precisi, dedichiamo tempo, fatica, esperienza per sentirci pienamente consapevoli di aver dato sempre il massimo. Questi tre anni hanno rivelato una band indubbiamente decisa a scuotere un panorama musicale spesso retorico e stanco, ma è ciò che piace oggi, la semplice banalità per non sforzare troppo cervelli atrofizzati. Non voglio ritrovarmi un giorno ad avere rimpianti per non avere dato il massimo in una determinata situazione, se decido di mettermi in gioco lo faccio senza alcun risparmio e il più delle volte, l'impegno è ripagato, se poi ciò non accade nulla avrò da rimproverarmi.

11. Oltre alla musica quali sono gli interessi a cui ti dedichi?

- Scrivo poesie malate che molto spesso diventano testi, non in Nibiru, essendo il linguaggio scelto l'enochiano, ma in progetti passati (Opthalidon) e chissà in futuro. Letture varie, da Aleister Crowley a Austin Osman Spare fino ad arrivare a Nietzsche e Evola e biografie principalmente legate al mondo della musica. Ma Nibiru occupa la maggior parte del mio tempo compositivo e non solo.

12. Chi o che cosa cancelleresti da questo mondo decadente?

- La noia, ormai la maggior parte delle persone vivono senza dare alcuna importanza alla vita stessa, ripetendo in maniera meccanica i soliti superficiali e banali atteggiamenti, e non mi riferisco alle giornate di lavoro ma al tempo libero che diventa per i più un film già letto, senza entusiasmo, senza stimoli, senza voglia di scuotersi da un torpore inquietante, anzi, diventa comodo ciondolare senza una meta, crogiolarsi nel proprio universo costruito in perfetta, ma inconscia solitudine, tutto, però, nell'assurda consapevolezza di essere davvero invincibili, invincibilmente annoiati. Per fortuna questo non mi riguarda, osservo con attenzione e ne faccio monito ogni qualvolta mi sfiora un secondo di apatia.

13. Quale messaggio vorresti che i vostri ascoltatori apprendessero dalla musica dei Nibiru?

- Nibiru deve essere ascoltato, vissuto, posseduto con intenso distacco da ogni interferenza esterna, solo così il viaggio diventa senza una meta, straripante di psichedelici, destabilizzanti e infiniti universi dove tutto è rarefatto, estraneo dove non esistono opinioni condizionate.

14. Progetti Per il futuro?

- Parecchi, stiamo già impostando pezzi per il prossimo CD, alcuni dei quali rimasti fuori da "Padmalotus" che rischiava di essere un nuovo doppio album; suonare Live, abbiamo già date da adesso entro la fine dell'anno, alcune confermate altre che presto comunicheremo, stiamo lavorando per un tour Europeo ed è solo da ufficializzare la nostra presenza in un importante festival in primavera il prossimo anno. Inoltre ci piacerebbe concretizzare l'uscita di "Padmalotus" anche su vinile, viste le numerose richieste. Nibiru è vivo, pericolosamente vivo.


CONTATTI: 

nibiru666.bandcamp.com
nibirum.com
facebook.com/nibiruritual
argonautarecords.com


NIBIRU line-up:

Ardath - Chitarra, Voce
Ri - Basso, Sintetizzatori
Siatris - Batteria, Percussioni, Chitarra, Screaming, Didgeridoo, Virus


RECENSIONE:
NIBIRU "Padmalotus" 2015 - Argonauta Records


Recensione: OBLIVIONIZED "Life Is a Struggle, Give Up"
2015 - Secret Law Records




Tra i numerosi gruppi ascoltati negli ultimi mesi ce ne sono alcuni che hanno capito veramente come scrivere della musica interessante, e tra questi, devono essere presi in considerazione gli inglesi OBLIVIONIZED, che dopo il debut demo autoprodotto, un EP del 2011 intitolato "Abhorrent Evolution" e tre split di comune accordo con i vari Plague Widow (USA), Razoreater (UK), Human Cull (UK) se ne sono venuti fuori con "Life Is a Struggle, Give Up", primo album effettivo targato Secret Law Records. Una cosa è incredibile: alla fine degli anni novanta, ad infrangere le regole più convenzionali erano pochissimi coraggiosi, attivi soprattutto nella scena estrema d'oltreoceano; mentre da dieci anni a questa parte, la situazione è degenerata radicalmente un po' ovunque, sia in meglio, che in peggio, dipende sempre da che punto viene analizzato tale processo di evoluzione matematica. I ragazzi di Londra, attivi dal 2008, tengono bene in mente le folli diramazioni strumentali dei più conosciuti esponenti del circuito mathcore, ma anche di quelli presenti nel giro del technical death metal, grindcore, noise, perciò, appoggiandosi su fondamenta solide come il cemento armato, si impegnano al massimo delle possibilità per cercare una direzione personale e dare una scossa alla scena europea. Importantissime le qualità tecnico compositive dei tre. Per farvi capire che tipo di sonorità abbiamo di fronte, potrei scomodare gruppi ben noti quali The Dillinger Escape Plan, Car Bomb, Gigan, Ion Dissonance, Cephalic Carnace, Pig Destroyer, Gorguts, As The Sun Sets, Converge, primi Today Is The Day. "Life Is a Struggle, Give Up" mi ha letteralmente violentato durante i mie ripetuti e approfonditi ascolti. Oggi, posso certificare con esattezza di non aver riscontrato momenti deboli o poco efficaci nel flusso impazzito dell'intero disco. Tutto è stato bilanciato adeguatamente. Molto bravi, complimenti.

Contatti:

oblivionized.bandcamp.com/life-is-a-struggle-give-up-lp-2015
facebook.com/Oblivionized
secretlawrecords.com

TRACKLIST: Lower Your Expectations, Cry Yourself to Ash, 57% Old, Your Mouth Is a Wound, Life Is a Struggle Give Up, Whore Dogs, like Everyone Else, I Pity You, No Lifer, You're Spineless




domenica 7 giugno 2015

Recensione: KING PARROT "Dead Set"
2015 - Housecore Records | Agonia Records | EVP/Rocket




Secondo album per gli australiani KING PARROT che, a mio parere, sono stati fin troppo osannati negli ultimi periodi. "Dead Set" è sicuramente un lavoro onesto, sfrontato e immediato, ma niente che faccia gridare al miracolo. Sembra quasi che in questa vicenda il ruolo di prim'ordine lo abbia avuto il loro rinomato produttore (il Signor Phil Anselmo). Si, perché se non fosse stato per il muscoloso cantante della Louisiana, questo lavoro non avrebbe ottenuto tale visibilità mediatica. Ne sono più che convinto. Perciò, mi chiedo, come mai si siano create così tante aspettative intorno al nuovo "Dead Set" (con tutto il rispetto per la band!). Fatta la premessa, posso continuare dicendovi che le composizioni aggrediscono in maniera piuttosto diretta, a dimostrazione che i King Parrot rimangono fedeli a se stessi e a quelle sonorità rigorosamente in linea con la precedente produzione partorita nel 2012 ("Bite Your Head Off"). Titoli come "Anthem of The Advanced Sinner", "Hell Comes Your Way", "Like A Rat", "Home Is Where The Gutter Is", "Punisher" faranno la felicità di chi sballa per il thrash metal/grindcore suonato alla vecchia maniera. Questa è la dimostrazione che spesse volte, affidandosi ad un buon tutor di formazione può far emergere dalla massa, a prescindere dalle qualità intrinseche di un prodotto. A buon intenditor poche parole.

Contatti:

agoniarecords.bandcamp.com/dead-set
facebook.com/kingparrotband

TRACKLIST: Anthem of the Advance Sinner, Need No Savior, Hell Comes Your Way, Like a Rat, Tomorrow Turns to Blood, Home Is Where the Gutter Is, Sick in the Head, Punisher, Reject, Dead Set




sabato 6 giugno 2015

Recensione: DEMIURGON "Above the Unworthy"
2015 - Ungodly Ruins Productions




I DEMIURGON sono una nuova realtà italiana che ha saputo colpire le mie attenzioni grazie ad un album eccellente, sotto tutti i punti di vista. Fa sempre piacere prendere atto che la nostra Nazione può continuare a vantare una buona e prolifica scena death metal, soprattutto perché tanti dei nostri musicisti non risultano inferiori a nessuno, nonostante alcuni di essi siano molto giovani. "Above the Unworthy" è un tornado sonoro travolgente che lascia dietro di sé distruzione e polvere. L'onda d'urto generata da questo loro debutto messo in commercio dall'etichetta Ungodly Ruins Productions è resa ancora più devastante dalla tremenda padronanza strumentale, da una poderosa registrazione, e dall'ottimo lavoro svolto da Stefano Morabito, artefice sia del mixaggio che del mastering presso i 16th Cellar Studios. L'esperienza maturata nel tempo in grembo agli Hatred (la precedente band in cui hanno militato alcuni dei ragazzi dei Demiurgon) ha dato sicurezza ai death metaller di Modena. Nelle canzoni del primo disco si possono ascoltare delle idee e soluzioni strumentali davvero pregevoli, anche se, inevitabilmente, molte di queste vanno a ricalcare il territorio già battuto incessantemente da autentici pezzi da novanta come Immolation, Behemoth, Hate Eternal, Hour of Penance. E' vero che le nuove tecnologie analogiche favoriscono la resa finale della maggior parte dei dischi odierni, però non ci si deve solo focalizzare sulla qualità sonora, bisogna anche dare le giuste attenzioni alla musica e capire cosa ha da offrirci. Beh, in questa sede posso affermare che gli emiliani di qualità ne hanno davvero parecchie, e fortunatamente direi. Per farla breve, i Demiurgon promettono bene, infatti oltre ad essere dei compositori preparati, non sono da considerarsi delle reclute. Se dal vivo saranno in grado di riproporre la stessa potenza se ne vedranno delle belle. Ottima prova. Avanti così!

Contatti:

ungodlyruinsproductions.bandcamp.com/above-the-unworthy
facebook.com/Demiurgon
demiurgon.bigcartel.com


TRACKLIST: Rex Mundi, Chastisement of Innocence, Pillars of an Inverted Creation, Dead Land Seasons, Apogee of a Collapsing Humanity, Freedom Indoctrination, World's Zenith, Defective Perception, The Shapeless Almighty, Birth of a New Light




venerdì 5 giugno 2015

Recensione: OSCULUM INFAME "The Axis of Blood"
2015 - Battlesk'rs Productions




Li aspettavo al varco per constatare se sarebbero stati in grado di concepire un altro valido full-length e, senza tradire le aspettative, non solo gli OSCULUM INFAME hanno saputo rispondere con grande stile, ma si sono spinti ben oltre confezionando un piccolo gioiello nero marchiato col sangue. Il nuovo "The Axis of Blood" è l'espressione massima di un lavoro di squadra, di una compagine determinata, agguerrita e capace di offrire dell'ottimo black metal in cui la violenza non è più solo fine a se stessa, ma viene utilizzata sapientemente e canalizzata con ardore all'interno del corpo delle tracce. Questa è la prova del nove, l'album della svolta (il secondo in studio in 20 anni di storia, tralasciando i vari demo ed EPs) per il quale posso dire di essere rimasto pienamente soddisfatto per quanto riguarda l'impatto di ogni strumento. Ora le cose sono cambiate in meglio e credo che l'attuale line-up sia l'ideale per per poter continuare ad esprimere certe idee. Il gruppo francese non ha snaturato il proprio sound in quanto continua a scrivere musica coerente. La differenza sostanziale rispetto al passato è racchiusa e custodita nel cuore dell'attuale processo di scrittura, ampliato con una massiccia dose di ispirazione (si innalzano imperiose le varie "Cognitive Perdition of the Insane", "Let There Be Darkness", "Inner Falling of the Glory of God", "Solemn Faith"). Anche l'artwork mortifero privo di colori dimostra che l'onestà attitudinale è rimasta la stessa: "totalmente sacrilega". A prescindere dalle mie considerazioni positive, i fan e gli appassionati del black metal sanno di poter contare sul potenziale ardente degli Osculum Infame. Fatelo vostro.

Contatti:

facebook.com/pages/Osculum-Infame
battleskrs.com

TRACKLIST: ApokalupVI, Cognitive Perdition of the Insane, Kaoist Serpentis, My Angel, Absolve Me Not!, Let There Be Darkness, Inner Falling of the Glory of God, White Void, Asphyxiated Light, I in the Ocean of Worms, Solemn Faith