martedì 30 settembre 2014

Recensione: KHOLD "Til Endes"
2014 - peaceville records




Lo schema compositivo dei norvegesi KHOLD non cambia di una virgola e mantiene inalterate tutte le caratteristiche che hanno consolidato la posizione dei nostri nella scena del black metal internazionale. Non ci sono particolari differenze se paragoniamo il nuovo "Til Endes" ai precedenti album del gruppo, sorretto dal chitarrista/cantante Gard. I riff di chitarra sono sempre serrati/taglienti e accompagnano bene le cavalcate ritmiche di una batteria presente e pulsante. Quindi, non aspettatevi dei mutamenti rilevanti perché i Khold riciclano quanto di buono fatto in passato per farlo risuonare all'ennesima potenza nel presente. Niente di più, niente di meno. Troverete una rilettura di "Troops Of Doom" dei Sepultura (qui denominata "Dommens Arme") che fa abbastanza effetto nel contesto del disco. Cosa potrei aggiungere altro? Basta ascoltare l'intero "Til Endes" per capire che il marchio di fabbrica della band è rimasto incisivo ma prevedibile. Chi si accontenta gode? Fate un po' voi...

Contatti: khold.net

TRACKLISTING: Myr, Skogens oye, Ravnestrupe, Dommens arme (Sepultura cover), Til endes, Det dunkle dyp, Avund, Hengitt.


lunedì 29 settembre 2014

Recensione: INTERNAL BLEEDING "Imperium"
2014 - unique leader




Long Island, New York è la base in cui vivono, respirano ed operano gli INTERNAL BLEEDING (nati nel lontano 1991). La band americana guidata dai membri storici Chris Pervelis (chitarra), Brian Hobbie (oggi passato alla chitarra) e il batterista Bill Tolley, ritorna con un nuovo album ed un fresco contratto per la già nota Unique Leader Record (etichetta che ha dato alle stampe numerosi dischi di rilievo all'interno del death metal). La nuova formazione completata da Jay Liff (basso) ed il potente vocalist Keith DeVito (che non ha nulla da invidiare ai precedenti Frank Rini, Ray Lebron e Jerry Lowe), sembra ben affiatata e decisa a fare molto male sia ai fan del gruppo che a quanti amano dilaniarsi mediante tali sonorità estreme. "Imperium" è stato prodotto dalla band e dal produttore Joe Cincotta presso i Full Force Studio (Suffocation, Dehumanized) di New York. La qualità messa a disposizione del lavoro non lascia dubbio alcuno tanto da risultare fin da subito vincente! La differenza sostanziale si evidenzia nel songwriting, visto che attualmente è molto più vicino ai Suffocation (Terrance Hobbs e Frank Mullen hanno preso parte ad alcune parti del full-length) o Dying Fetus, anche se non mancano i passaggi groove che hanno caratterizzato il ben riuscito "Driven to Conquer" del 1999 ("The Visitant"). La formazione non si risparmia durante lo scorrere dei minuti riservandoci delle pesanti martellate che fanno davvero male all'articolazione del corpo. Oggi, il passo in avanti è decisivo e rafforza lo status degli Internal Bleeding. Come sempre: onesti e dirompenti. Una garanzia. Bentornati.

Contatti: internal-bleeding.com - facebook.com/InternalBleeding


TRACKLISTING: Fabricating Bliss, The Visitant, The Pageantry of Savagery, Patterns of Force: Part I. The Discovery, Patterns of Force: Part II. Plague Agenda, Patterns of Force: Part III. Aftermath, Placate the Ancients, (In the) Absence of Soul, Castigo Corpus Meum.


domenica 28 settembre 2014

Recensione: PLASTIC VIOLINS OF DARKNESS "Spiral"
2014 - autoprodotto




Lo avevo atteso a lungo il nuovo album di Marc-André Mahn, mente del progetto PLASTIC VIOLINS OF DARKNESS e oggi che posso finalmente godere dell'ascolto posso diffondere le mie considerazioni su questo bravissimo musicista tedesco, impegnato su ogni strumento. Il ragazzo ha tutte le carte in regola per conquistare gli spiriti inquieti, dato che le sue sonorità lente e distese sono adatte ai bisognosi di vibrazioni forti e dal sapore introspettivo. Marc riesce a colpire l'ascoltatore facendo leva su ritmiche che penetrano l'anima ed è bello farsi trascinare dalle note composte ed arrangiate per Spiral, che giunge ad un anno di distanza dal precedente full-length. Un lavoro che già metteva in luce lo straordinario senso melodico e la drammaticità di un sound che era ancora influenzato dal post rock strumentale, ma che oggi va incontro a sonorità più panciute, cupe, ancorate alla tradizione del doom atmosferico. Insomma, uno stile ben consolidato e un songwriting di livello sanciscono l'attuale ottima forma del compositore. Complimenti!

Contatti: plasticviolinsofdarkness.bandcamp.com/spiral

TRACKLISTING: Anima In Herba, Spiral, Solstice.


venerdì 26 settembre 2014

Recensione: HORN OF THE RHINO "Summoning Deliverance"
2014 - doomentia records




Spesso, molti appassionati del metal estremo non si accorgono che le migliori realtà si annidano nell'underground più nascosto ed è sempre piacevole constatare come tali formazioni riescano ad edificare degli album competitivi al massimo che non sono da meno rispetto a molti di quelli confezionati per diversi musicisti già noti ed affermati. Gli spagnoli HORN OF THE RHINO potrebbero essere presi come esempio! La band proveniente da Bilbao ha le idee chiare ed è incredibile entrare nel merito della loro musica, un mix travolgente che spazia tra doom, death, thrash, sludge... "Summoning Deliverance" (quarto disco della loro discografia) a momenti viaggia su ritmiche forsennate, in atri, si rallenta notevolmente facendo colare tonnellate di rovente metallo fuso nelle nostre orecchie. Questi musicisti suonano incredibilmente bene e nonostante si affidino a dei generi abbastanza in voga negli ultimi anni, riescono ugualmente ad essere freschi, compatti e perché no... originali (prendete l'ultimo aggettivo con le doverose cautele, visto che siamo su territori lontani dal mainstream). Un album denso, possente, godibile, con una copertina azzeccata e dal sound roboante. Provare per credere!

Contatti: hornoftherhino.bandcamp.com - hornoftherhino@yahoo.es

TRACKLISTING: Awaiting The Scourge, Exvenhstench, Onward Through Domination, High Priest, Their Tombs, Deliverance Prayer, Drogg Öm Thraal, Grim Foreigners, Builder Of Carrion Effigies, An Excess Of Faith.




giovedì 25 settembre 2014

Recensione: HOPESEND "Bloody, Twilight...and Other Visions"
2014 - autoprodotto




Nati nel Salento alla fine del 2000 per volere di Ilario Suppressa e Giuseppe De Benedittis (ex-Terremoto) gli HOPESEND hanno da subito dimostrato tenacia e tanta passione per il thrash metal d'annata... quello che riporta a mostri sacri come i Metallica dei primi tre dischi o i teutonici Kreator / Sodom. Si, perché la colonna portante del loro sound si indurisce attraverso un'attitudine tanto schietta
e sincera quanto solida e priva di compromessi... come accadeva nei vecchi anni '80. Li ritroviamo oggi, nel 2014, così come li avevamo lasciati anni fa, anche se con una maggiore padronanza strumentale ed un approccio più professionale. Nervosi, incazzati, nostalgici, gli Hopesend vanno dritti a bersaglio, senza fronzoli! Niente da eccepire dal punto di vista della forma e della voglia di spaccare. I quattro salentini conoscono alla perfezione la materia trattata e la fanno girare con naturalezza. Quindi, non aspettatevi particolari aperture moderne, perché la band continua a diffondere il solito virus, quello che saprà avvelenare chi sostiene senza riserve queste sonorità. La produzione del disco (autoprodotto) non è per niente raffinata perciò rende giustizia all'impeto 'retro' riversato nei dieci brani (forse alcuni un po' troppo lunghi). "Bloody, Twilight...and Other Visions" ha da offrirvi tutto questo. Prendere o lasciare. "Remember" è la mia traccia preferita. Speriamo solo che, in futuro, i nostri utilizzino i loro mezzi per produrre musica sempre più interessante. Meritano il vostro Supporto. Avanti così ragazzi!

Contattifacebook.com/Hopesend

TRACKLISTING: The World In The Mirror, Bloody Vision, Remember, Brutality Under Soft Hair, From Here to Hell, The Seer, Tomorrow, Twilight Vision, Blackout, Kamikaze.


mercoledì 24 settembre 2014

Recensione: 7 SECONDS "Leave A Light On"
2014 - rise records




Ai tanti ritorni del 2014 dobbiamo aggiungere anche quello dei 7 SECONDS, storica band americana del punk/hardcore melodico, formati nel 1979 dai fratelli Kevin Seconds e da Steve Youth. Non c'è dubbio che oggi la formazione del Nevada suoni molto più pulita e compatta rispetto agli esordi considerando il fatto che di esperienza ne hanno accumulata tanta e che i tempi sono cambiati da quando il genere su citato iniziò a prendere piede sulle scene. Lo spirito è rimasto inalterato mentre la musica è diventata molto più curata ed evoluta. "Leave A Light On" (sedicesimo album pubblicato dalla Rise Records) suona energico, virile e diretto, melodico, incisivo, arriva dritto al cuore soprattutto quando i nostri spingono i loro brani su livelli più ampi ed accessibili, indispensabili a quanti amano tutte quelle sfumature sonore legate al passato ma anche alcune che si tengono ancorate all'attuale contemporaneità (la title track "Leave A Light On"). Gli arrangiamenti sono sempre ben curati ed è per questo motivo che risultano vincenti ed efficaci durante l'ascolto. La voce di Kevin Seconds è ispirata e tiene testa al tappeto sonoro costruito dalle diverse parti. I 7 Seconds continuano ad andare dritti per la loro strada e non è cosa da poco il fatto che siano riusciti a non mollare mai, rimanendo uniti per 30 lunghi anni. Ci sarà un perché? Da non sottovalutare.

Contatti: facebook.com/official7seconds

TRACKLISTING: Exceptional, Upgrade Everything, Slogan On A Shirt, I Have Faith In You, 30 Years (And Still Going Wrong), Leave A Light On, Empty Spots, Your Hate Mentality, My Aim Is You, Rage Quit, Heads Are Bound To Roll, Standing By Yourself, Someday - Some Way, Simple Or Absolute.




giovedì 18 settembre 2014

Recensione: HORNED ALMIGHTY "World of Tombs"
2014 - scarlet records




Se avete particolarmente a cuore il groove del black 'n' roll più velenoso e viscerale allora dovreste procurarvi tutti gli album dei danesi HORNED ALMIGHTY, nati nel 2002 e giunti con "World of Tombs" al quinto lavoro in studio, pubblicato per la Scarlet Records. Nulla è cambiato nel processo di scrittura di questi blackster europei ed è anche per tale motivo che le dieci canzoni pur non essendo originali sul piano strutturale riescono ugualmente a colpire duro nel segno. Puntando al sodo gli Horned Almighty risultano convincenti, quindi, nessuno dei loro seguaci rimarrà deluso dinanzi agli sforzi portati in musica. La formula sonora dei quattro musicisti non cede mai a compromessi e spazza via ogni ostacolo con una semplicità disarmante, come per esempio nella malvagia "In Torture We Trust Pt.1" (..molto vicina alle nere sfumature dei norvegesi Khold..) o nell'adrenalinica "Blessed by Foulness". Se cercate un album che sappia coinvolgervi nella sua schietta immediatezza, allora il mio consiglio è quello di non farvi scappare "World of Tombs". Fidatevi!

Contatti: hornedalmighty.com - facebook.com/hornedalmighty

TRACKLISTING: Intro, World of Tombs, Diabolical Engines of Torment, Unpure Salvation, Plague Propaganda, …of Flesh and Darkness, In Torture We Trust pt. II, This Unholy Dwelling, Blessed by Foulness, Twisted Mass of Burnt Decay (Autopsy cover).


mercoledì 17 settembre 2014

Recensione: NACHTMYSTIUM "The World We Left Behind"
2014 - century media




Mr. Blake Judd dopo aver attraversato la fase più buia della sua vita ritorna con i suoi NACHTMYSTIUM e lo fa dando alle stampe questo "The World We Left Behind" (nuovo vagito della loro lunga discografia). E non può essere messo in secondo piano il fattore X determinante: il disco viene considerato l'ultimo capitolo della tormentata storia del gruppo (come lo stesso musicista ha già affermato). Quello che si può sottolineare è che "The World We Left Behind" rappresenta l'ennesima prova di forza e coraggio che non potrà passare inosservata, visto il periodo storico che gli fa da cornice. I Nachtmystium dell'anno 2014 suonano con la medesima intensità delle origini ma nello stesso tempo riescono a differenziarsi dalla massa grazie ad un songwriting vario e mai banale. Le diverse influenze portate in musica non sono tanto importanti quanto necessarie per raggiungere un determinato livello artistico e ovviamente qualitativo (prendo ad esempio la traccia N°3 "Voyager" oppure "On the Other Side", posizionata alla fine del CD in analisi). Bravi nel tenersi distanti dai soliti parametri di genere, gli americani sono riusciti a mettere in evidenza uno stile personale che li ha resi celebri anche nel nostro vecchio continente. Oggi, molti esponenti del black metal dovrebbero continuare a ringraziare Blake Judd per il suo coraggio e la sua creatività, nonostante sia stato un artista instabile e tormentato dagli abusi di droghe. Perciò è giusto riconoscergli quanto di buono fatto in tanti anni di onorata carriera.

Contatti: metal-archives.com/Nachtmystium

TRACKLISTING: Intrusionm, Fireheart, Voyager, Into the Endless Abyss, In the Abscense of Existence, The World We Left Behind, Tear You Down, On the Other Side, Epitaph for a Dying Star.


lunedì 15 settembre 2014

Recensione: CANNIBAL CORPSE "A Skeletal Domain"
2014 - metal blade




I mastodontici CANNIBAL CORPSE, padri indiscussi del death metal più efferato, tornano con il nuovo "A Skeletal Domain", tredicesimo album in studio che mette in evidenza il meglio che si possa gustare. Ed è davvero una goduria poter constatare come il gruppo di Buffalo-NY non abbia mai perso un grammo della propria virilità nonostante i tanti anni di militanza consumati e vissuti nella scena del metal estremo. Il songwriting del disco si manifesta in tutta la sua compattezza e non credo ci sia bisogno di partorire ulteriori parole di elogio per tenerli ben stabili sul trono dei grandi. Se si punta alla qualità, non si può fare a meno di pronunciare il loro nome, visto il peso che i nostri hanno avuto nell'evoluzione del genere su citato. In queste dodici composizioni non vi è un preciso richiamo spazio temporale, ma è evidente come Alex Webster e soci abbiano voluto smembrare quanto fatto in passato per assaporare meglio ciò che hanno da proporre nel presente... un presente mai così vivo e pulsante. I Cannibal Corpse riescono a stare sempre un passo in avanti rispetto a tanti colleghi impegnati nel settore e non è un caso se ancora oggi la musica dalla band non delude. Tenete ben in mente che la pratica dell'originalità può essere attivata anche in un contesto musicale così risoluto e "A Skeletal Domain" ne è il giusto testamento. Veramente pochi riescono a controllare i propri strumenti con una tale perizia tecnica e, di conseguenza, il proprio sound. Due aspetti che troppo spesso vengono trascurati. Un nuovo punto di partenza è stato battezzato nel sangue. Onore e Gloria ai Maestri.

Contatti:  metalblade.com/cannibalcorpse

TRACKLISTING: High Velocity Impact Spatter, Sadistic Embodiment, Kill or Become, A Skeletal Domain, Headlong into Carnage, The Murderer's Pact, Funeral Cremation, Icepick Lobotomy, Vector of Cruelty, Bloodstained Cement, Asphyxiate to Resuscitate, Hollowed Bodies.


lunedì 8 settembre 2014

Recensione: KRIEG "Transient"
2014 - candlelight records




Il black metal confezionato dagli americani KRIEG colpisce in maniera decisa andando a toccare le profondità dell'animo umano. L'esperienza accumulata nel tempo ha giocato un ruolo fondamentale (..considerate che sono attivi dal lontano 1995), ecco perché il nuovo "Transient" suona così eloquente ed inquieto dalla prima all'ultima nota. Nulla è lasciato al caso all'interno di ogni brano e si capisce fin da subito che i nostri hanno le idee chiare sul piano da seguire. L'ossessività del songwriting gioca un ruolo fondamentale ed è il fattore dominante che riesce a far emergere tutta la potenza espressiva messa in moto sul disco. Un'aggressività animalesca che, spesso, aggredisce con più forza quando viene controllata. Lo stile è sempre quello tipicamente 'Krieg', ma se bisogna confrontare "Transient" ai precedenti lavori, beh, posso dire che si posiziona su di un livello superiore. Ed è così che la compattezza del loro sound convincerà quanti continuano
a seguirli con attenzione.

Contatti: candlelightrecordsusa.bandcamp.com/transient

TRACKLISTING: Order of the Solitary Road, Circling the Drain, Return Fire, To Speak With Ghosts, Atlas With a Broken Arm, Time, Winter (Amebix cover), Walk With Them Unoticed, Ruin Our Lives, Home, Gospel Hand.


sabato 6 settembre 2014

Recensione: FUNERARY "Starless Aeon"
2014 - midnite collective




Se la SOFFERENZA che si annida nell'esistenzialismo umano ha un senso logico, beh, posso affermare con certezza che gli americani FUNERARY (provenienti dall'Arizona) lo sanno rappresentare nel giusto modo. "Starless Aeon" (questo il titolo del debut album) preferisce far male dissacrando l'apparato uditivo dell'ascoltatore e puntando alla sostanza strumentale, senza girare intorno a schemi preconfezionati o indirizzati ad un pubblico legato al movimento mainstream. Niente di tutto questo! La musica dei cinque di Phoenix si espande lentamente attraversando le fitte nebbie notturne che gli fanno da cornice. I Funerary vogliono solo rievocare le torbide sensazioni del Funeral Doom più cupo e opprimente facendo girare melodie e distorsioni che puzzano di marcio dall'inizio alla fine. E non si può che subire la stessa punizione ogni volta che il disco consuma la sua durata sotto i colpi di una lunga lama arrugginita che si sgretola col passare del tempo. Niente di nuovo viene proposto sul piano strutturale ma se siete dei veri seguaci del genere concedetegli un po' di attenzione. Lo meritano.

Contatti: funerarydoom.bandcamp.com - facebook.com/funerarydoom

TRACKLISTING: Coerced Creation, Atonement, Beneath the Black Veil, Starless Aeon, Depressor.




venerdì 5 settembre 2014

Recensione: EARTH "Primitive and Deadly"
2014 - southern lord recordings




Ritorna Dylan Carlson accompagnato dai suoi numerosi incubi e deliri che, nel corso degli anni, sono diventati parte fondamentale e linfa vitale per la bestia EARTH. Si, perché di fantasmi questo musicista ne ha dovuti sopportare ed esorcizzare in quantità spropositate e non è difficile immaginare perché proprio lui abbia deciso di fare un passo indietro per ripresentarsi sulle scene in tutto il suo affascinante / acido splendore. "Primitive and Deadly" si distacca dagli ultimi due capitoli composti dalla band, riportando a galla i suoni fluttuanti, suadenti e gli aspetti pachidermici del bellissimo "The Bees Made Honey in the Lion's Skull" (2008). La vita a volte prende le forme di un tunnel, un tunnel lungo e minaccioso (!!!)... Carlson, questo, lo sa molto bene, ed è assolutamente estasiante riviverlo grazie alla musica del disco in questione, nel quale appare lo sciamano Mark Lanegan (guest di 'lusso' in "There Is a Serpent Coming" e nella traccia conclusiva "Rooks Across the Gate") oltre che la brava Rabia Shabeen Qazi dei Rose Windows nella fiammeggiante "From The Zodiacal Light". La poesia contagiosa sprigionata dai brani scorre lenta lungo la linea della spina dorsale fino a penetrare insistentemente il morbido tessuto cutaneo e rilasciare quelle che comunemente vengono riconosciute come 'EMOZIONI'. Se volete viaggiare con l'immaginazione potete usare "Primitive and Deadly" come binario per raggiungere mete lontane e, Dylan sarà il pilota di fiducia lungo tale insolita traversata. Gli Earth sono una piacevole certezza nel panorama musicale contemporaneo!

Contatti: facebook.com/thronesanddominions

TRACKLISTING: Torn by the Fox of the Crescent Moon, There Is a Serpent Coming, From the Zodiacal Light, Even Hell Has Its Heroes, Rooks Across the Gate.




martedì 2 settembre 2014

Recensione: ORIGIN "Omnipresent"
CD 2014 - agonia records




Gli ORIGIN non hanno bisogno di particolari presentazioni visto che oggi rappresentano uno dei punti di riferimento nel panorama del death metal a stelle e strisce. Il nuovo album intitolato "Omnipresent" non delude le aspettative e si colloca tra le migliori uscite dell'anno. Esperienza e solidità compositiva emergono prepotenti tanto da non ingannare quanti li attendevano dopo l'uscita del precedente "Entity" del 2011. Non è un caso se le caratteristiche della band americana si riconfermano con solidità. Tecnica e velocità d'esecuzione non arrestano la loro corsa, colpiscono con violenza, spingendo a tappeto quanti amano farsi del male con tali sonorità. Le differenze rispetto al passato si sentono e, a ben vedere, sono il vero colpo vincente di questo CD. Il sound terremotante della sezione ritmica e l'impeto tagliente delle chitarre, diventano le armi vincenti, indispensabili per abbattere ogni eventuale dubbio. Ottima la prova del vocalist Jason Keyser! Non c'è un attimo di stanca. Insomma, i fan degli Origin non rimarranno delusi. Bella la cover di Kill Yourself degli S.O.D.

Contatti: facebook.com/Origin

TRACKLISTING: All Things Dead, Thrall:Fulcrum:Apex, Permanence, Manifest Desolate, The Absurdity of What I Am, Source of Icon O, Continuum, Unattainable Zero, Redistribution of Filth, Obsolescence, Malthusian Collapse, The Indiscriminate, Kill Yourself (S.O.D. cover).